Doppio.
Paramenti bianchi.
Mario Caffaro Rore, Ritratto di Don Bosco, Torino, 1941. |
Giovanni
Melchiorre Bosco nacque il 16 agosto 1815 in una modesta cascina nella frazione
collinare “I Becchi” di Castelnuovo d'Asti (ora Castelnuovo Don Bosco): era
figlio degli umili contadini Francesco Bosco e Margherita Occhiena. Perso il padre
a causa di una polmonite che lo condusse alla morte (12 maggio 1817) ed educato
dalla madre, mostrò meraviglie di sé fin dalla prima età. Infatti di indole
mite ed incline alla pietà, si comportava con singolare autorità tra i suoi
pari, dei quali cominciò a dividere le risse, comporre le facili risa, fermare
in tempo le parole turpi e gli scherzi lascivi. Allora si diede da fare per chiamarli
a sé con parole gioiose, per inserire preghiere nei giochi, per riferire con
stupenda abbondanza e dolcezza i discorsi sacri che aveva udito in chiesa, per
portare i fanciulli a ricevere convenientemente quanto prima e quanto più
frequentemente i sacramenti della Penitenza e della Eucaristia. Anche la
bellezza modesta del volto, la dolcezza dei costumi e il candore di una vita
innocentissima attraevano a lui gli animi di tutti. Benché, oppresso dalla
povertà della famiglia, avesse speso l'adolescenza piena di travagli e fatiche,
in ciò solo gioioso e fiducioso in Dio desiderò di essere investito del
sacerdozio.
Finalmente
esaudito nei desideri, entrò nel seminario della città di Chieri (30 ottobre
1835), ove più alacremente, sotto il maestro don Giuseppe Cafasso, sia avanzò nella
scienza dei santi sia si dedicò allo studio della sacra dottrina dei costumi. Il
29 marzo 1841 ricevette l'ordine del diaconato, il 26 maggio incominciò gli
esercizi spirituali di preparazione al sacerdozio che ricevette il 5 giugno
1841 nella Cappella dell'Arcivescovado di Torino (Chiesa dell'Immacolata Concezione). Ma lì da una parte incitato
dall'inclinazione della volontà, dall'altra da un istinto superiore, il novello
sacerdote don Giovanni Bosco convertì il suo animo ai giovanissimi, per
trasmetter loro le fondamenta della sapienza cristiana. Siccome che il loro
numero cresceva di giorno in giorno, non senza ispirazione celeste, e superate
aspre e lunghe difficoltà, collocò una sede stabile e duratura per radunarli in
quella parte della città che è nota come Valdocco, e si dedicò totalmente a
quella cosa.
Poco
dopo invero, con l'aiuto della Beata Vergine Maria e Madre di Dio, che a lui da
bambino nei sogni faceva intravedere il futuro, don Giovanni Bosco decretò di fondare
la Società dei Salesiani (1854), il cui compito doveva essere sopratutto
guadagnare per Cristo le anime dei giovani. Allo stesso modo si incaricò di
costituire una nuova famiglia di sacre vergini, cioè le Figlie di Maria
Ausiliatrice (1872), che preso appunto il nome dalla Madre di Dio Ausiliatrice
dirigessero le giovanissime nelle vie del Signore. Infine, a queste due
fondazioni aggiunse un pio gruppo di ausiliari per favorire le opere dei
Salesiani con l'impegno e la preghiera. Pertanto in breve accadde che
conferisse grandissima utilità sia alla società cristiana sia a quella civile.
Infiammato
infatti di zelo per le anime, non risparmiò nessun lavoro e nessuna spesa, per
far scaturire, in lungo ed in largo per il mondo, luoghi di ricreazione dei
giorni di festa per i giovanissimi, ospizi per gli orfani, scuole per i giovani
operai, luoghi per allevare ed educare i bambini e chiese. Parimenti non cessò
di tutelare la fede nei luoghi subalpini con la parola e l'esempio, di
dedicarsi alla scrittura, all'edizione e alla divulgazione di ottimi libri per
tutta l'Italia, e, più spesso mandandoli alle genti infedeli, di propagare gli
annunci del Vangelo. Semplice e retto uomo di Dio, pronto ad ogni opera buona,
fiorì di ogni tipo di virtù, che nutriva un ardore di carità accesissimo. Con
la mente sempre rivolta a Dio e pieno di carismi superiori, il santissimo uomo
non sembrava né farsi spaventare dalle minacce, né farsi stancare dalle fatiche, né
farsi schiacciare dalle preoccupazioni, né turbarsi nelle avversità. Raccomandò ai suoi soprattutto tre opere di
pietà: che frequentassero il più possibile la sacra Confessione e la santa
Comunione, che fossero devoti con grandissimo amore a Maria Ausiliatrice, che
fossero ossequiosi al Sommo Pontefice come figli devotissimi. E non va
trascurato di dire che in circostanze difficilissime, più di una volta fu
accanto al Romano Pontefice, per temperare i mali derivati dalle leggi create in
quel tempo contro la Chiesa.
Completò
il corso della vita, colmo di tali e tante opere e fatiche, a Torino, il 31 gennaio nell'anno
della salute 1888, a 73 anni. Illustre per molti miracoli, il Pontefice massimo
Pio XI lo inseriva nell'ordine dei Beati, il 2 giugno 1929; cinque anni dopo,
nella solennità della Santa Pasqua (1° aprile 1934), nel diciannovesimo secolo
dal completamento della Redenzione del genere umano, mentre i popoli
confluivano a Roma da tutto il mondo, lo inseriva negli ordini dei Santi.
IL SOGNO DELLE DUE
COLONNE IN MEZZO AL MARE
Don Bosco il 26 maggio (1862) aveva promesso ai giovani di raccontar loro
qualche bella cosa nell'ultimo o nel penultimo giorno del mese. Il 30 maggio dunque
raccontò alla sera una parabola o similitudine come egli volle appellarla.
«Vi
voglio raccontare un sogno. È vero che chi sogna non ragiona, tuttavia io, che
a voi racconterei persino i miei peccati, se non avessi paura di farvi scappar
tutti e far cadere la casa, ve lo racconto per vostra utilità spirituale. Il
sogno l'ho fatto solo alcuni giorni fa.
Figuratevi
di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio, sopra uno scoglio isolato e
di non vedere altro spazio di terra, se non quello che vi sta sotto i piedi. In
tutta quella vasta superficie delle acque si vede una moltitudine innumerevole
di navi ordinate a battaglia, le prore delle quali sono terminate da un rostro
di ferro acuto a mo' di strale, che ove è spinto ferisce e trapassa ogni cosa.
Queste navi sono armate di cannoni, cariche di fucili, di altre armi di ogni
genere, di materie incendiarie, e anche di libri, e si avanzano contro una nave
molto più grossa e più alta di tutte loro, tentando di urtarla col rostro, di
incendiarla o altrimenti di farle ogni guasto possibile.
A quella maestosa nave arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle, che da lei ricevono i segnali di comando ed eseguiscono evoluzioni per difendersi dalle flotte avversarie. Il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici.
In mezzo all'immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l'una dall'altra. Sovra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, a' cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: - Auxilium Christianorum; - sull'altra, che è molto più alta e grossa, sta un'Ostia di grandezza proporzionata alla colonna e sotto un altro cartello colle parole: Salus credentium. Il comandante supremo sulla gran nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli, pensa di convocare intorno a sé i piloti delle navi secondarie per tener consiglio e decidere sul da farsi. Tutti i piloti salgono e si adunano intorno al Papa. Tengono consesso, ma infuriando il vento sempre più e la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi. Fattasi un po' di bonaccia, il Papa raduna per la seconda volta intorno a sé i piloti, mentre la nave capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna spaventosa.
Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portar la nave in mezzo a quelle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte ancore e grossi ganci attaccati a catene. Le navi nemiche si muovono tutte ad assalirla e tentano ogni modo per arrestarla e farla sommergere. Le une cogli scritti, coi libri, con materie incendiarie di cui sono ripiene e che cercano di gettarle a bordo; le altre coi cannoni, coi fucili e coi rostri: il combattimento si fa sempre più accanito. Le prore nemiche l'urtano violentemente, ma inutili riescono i loro sforzi e il loro impeto. Invano ritentano la prova e sciupano ogni loro fatica e munizione: la gran nave procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta ne' suoi fianchi larga e profonda fessura, ma non appena è fatto il guasto spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano.
Sogno delle due colonne, Basilica-Santuario Maria Ausiliatrice,
rione Valdocco, Torino (Piemonte), XIX sec.
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A quella maestosa nave arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle, che da lei ricevono i segnali di comando ed eseguiscono evoluzioni per difendersi dalle flotte avversarie. Il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici.
In mezzo all'immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l'una dall'altra. Sovra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, a' cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: - Auxilium Christianorum; - sull'altra, che è molto più alta e grossa, sta un'Ostia di grandezza proporzionata alla colonna e sotto un altro cartello colle parole: Salus credentium. Il comandante supremo sulla gran nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli, pensa di convocare intorno a sé i piloti delle navi secondarie per tener consiglio e decidere sul da farsi. Tutti i piloti salgono e si adunano intorno al Papa. Tengono consesso, ma infuriando il vento sempre più e la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi. Fattasi un po' di bonaccia, il Papa raduna per la seconda volta intorno a sé i piloti, mentre la nave capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna spaventosa.
Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portar la nave in mezzo a quelle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte ancore e grossi ganci attaccati a catene. Le navi nemiche si muovono tutte ad assalirla e tentano ogni modo per arrestarla e farla sommergere. Le une cogli scritti, coi libri, con materie incendiarie di cui sono ripiene e che cercano di gettarle a bordo; le altre coi cannoni, coi fucili e coi rostri: il combattimento si fa sempre più accanito. Le prore nemiche l'urtano violentemente, ma inutili riescono i loro sforzi e il loro impeto. Invano ritentano la prova e sciupano ogni loro fatica e munizione: la gran nave procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta ne' suoi fianchi larga e profonda fessura, ma non appena è fatto il guasto spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano.
E
scoppiano intanto i cannoni degli assalitori, si spezzano i fucili, ogni altra
arma ed i rostri; si sconquassan molte navi e si sprofondano nel mare. Allora i
nemici furibondi prendono a combattere ad armi corte; e colle mani, coi pugni,
colle bestemmie e colle maledizioni.
Quand'ecco
che il Papa, colpito gravemente, cade. Subito coloro, che stanno insieme con
lui, corrono ad aiutarlo e lo rialzano. Il Papa è colpito la seconda volta,
cade di nuovo e muore. Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici;
sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio. Sennonché appena morto il
Pontefice un altro Papa sottentra al suo posto. I Piloti radunati lo hanno
eletto così subitamente, che la notizia della morte del Papa giunge colla
notizia dell'elezione del successore. Gli avversari incominciano a perdersi di
coraggio. Il nuovo Papa sbaragliando e superando ogni ostacolo, guida la nave
sino alle due colonne e giunto in mezzo ad esse, la lega con una catenella che
pendeva dalla prora ad un'ancora della colonna su cui stava l'Ostia; e con
un'altra catenella che pendeva a poppa la lega dalla parte opposta ad un'altra
ancora appesa alla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata.
Allora succede un gran rivolgimento. Tutte le navi che fino a quel punto avevano combattuto quella su cui sedeva il Papa, fuggono, si disperdono, si urtano e si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre. Alcune navicelle che hanno combattuto valorosamente col Papa vengono per le prime a legarsi a quelle colonne.
Allora succede un gran rivolgimento. Tutte le navi che fino a quel punto avevano combattuto quella su cui sedeva il Papa, fuggono, si disperdono, si urtano e si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre. Alcune navicelle che hanno combattuto valorosamente col Papa vengono per le prime a legarsi a quelle colonne.
Molte
altre navi che, ritiratesi per timore della battaglia si trovano in gran
lontananza, stanno prudentemente osservando, finché dileguati nei gorghi del
mare i rottami di tutte le navi disfatte, a gran lena vogano alla volta di
quelle due colonne, ove arrivate si attaccano ai ganci pendenti dalle medesime,
ed ivi rimangono tranquille e sicure, insieme colla nave principale su cui sta
il Papa. Nel mare regna una gran calma».
Don Bosco a questo punto interrogò Don Rua: - Che cosa pensi tu di questo racconto?
Don Rua rispose: - Mi pare che la nave del Papa sia la Chiesa, di cui esso è il Capo: le navi gli uomini, il mare questo mondo. Quei che difendono la grossa nave sono i buoni affezionati alla santa Sede, gli altri i suoi nemici, che con ogni sorta di armi tentano di annientarla. Le due colonne di salute mi sembra che siano la divozione a Maria SS. ed al SS. Sacramento dell'Eucarestia.
Don
Rua non parlò del Papa caduto e morto e Don Bosco tacque pure su di ciò. Solo
soggiunse: - Dicesti bene. Bisogna soltanto correggere un'espressione. Le navi
dei nemici sono le persecuzioni. Si preparano gravissimi travagli per la
Chiesa. Quello che finora fu, è quasi nulla a petto di ciò che deve accadere. I
suoi nemici sono raffigurati nelle navi che tentano di affondare, se loro
riuscisse, la nave principale. Due soli mezzi restano per salvarsi fra tanto
scompiglio! - Divozione a Maria SS. - Frequenza alla Comunione, adoperando ogni
modo e facendo del nostro meglio per praticarli e farli praticare dovunque e da
tutti. Buona notte!
Le congetture che fecero i giovani intorno a questo sogno furono moltissime, specialmente riguardo al Papa; ma Don Bosco non aggiunse altre spiegazioni.
Intanto
i chierici Boggero, Ruffino, Merlone e il signor Chiala Cesare descrissero
questo sogno e ci rimangono i loro manoscritti. Due furono compilati il giorno
dopo la narrazione di Don Bosco, e gli altri due trascorso maggior tempo: ma
vanno perfettamente d'accordo e variano solamente per qualche circostanza, che
l'uno omette e l'altro nota.
(Memorie biografiche di San Giovanni Bosco, Vol. VII, Capitolo 18, pp. 169-172)
(Memorie biografiche di San Giovanni Bosco, Vol. VII, Capitolo 18, pp. 169-172)
Il
testo biblico dell'Introitus, che si riferisce al re Salomone, è qui applicato
al Santo che oggi celebriamo. Nel medesimo testo la vastità del cuore significa
la vastità d'intelligenza.
INTROITUS
3Reg
4:29. Dedit illi
Deus sapiéntiam, et prudéntiam multam nimis, et latitúdinem cordis, quasi
arénam quae est in líttore maris. Ps
112:1. Laudáte, pueri, Dóminum, laudáte nomen Dómini. ℣. Glória Patri, et
Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et
in saecula saeculórum. Amen. Dedit illi Deus sapiéntiam, et prudéntiam multam
nimis, et latitúdinem cordis, quasi arénam quae est in líttore maris.
3Reg
4:29. Dio gli diede sapienza, grandissima prudenza ed un cuore vasto come la
spiaggia del mare. Ps 112:1. Lodate, o servi di Dio, il Signore; benedite il
suo nome. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel
principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Dio gli diede sapienza,
grandissima prudenza ed un cuore vasto come la spiaggia del mare.
Gloria
ORATIO
Orémus.
Deus, qui sanctum
Joánnem Confessórem tuum adolescentium patrem et magístrum excitásti, ac per
eum, auxiliatríce Vírgine María, novas in Ecclésia tua famílias floréscere
voluísti: concéde, quaesumus; ut eódem caritátis igne succénsi, ánimas
quaerere, tibíque soli servíre valeámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum,
Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per
omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
O
Dio, che in san Giovanni, tuo confessore, hai suscitato un padre e un maestro
dei giovani, e per mezzo di lui, ausiliatrice la Vergine Maria, hai fatto
fiorire nella tua Chiesa nuove famiglie religiose: fa', te ne preghiamo, che
con lo stesso spirito di carità zeliamo la salvezza delle anime e a te solo
serviamo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e
regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
LECTIO
Léctio Epístolae Beáti
Pauli Apóstoli ad Philippénses.
Philipp
4:4-9.
Fratres: Gaudéte
in Dómino semper: íterum dico, gaudéte. Modéstia vestra nota sit ómnibus
homínibus: Dóminus prope est. Nihil sollíciti sitis; sed in omni oratióne et
obsecratióne, cum gratiárum actióne, petitiónes vestrae innotéscant apud Deum.
Et pax Dei quae exsúperat omnem sensum, custódiat corda vestra et intelligéntias
vestras, in Christo Jesu. De cétero, fratres, quaecúmque sunt vera, quaecúmque
púdica, quaecúmque justa, quaecúmque sancta, quaecúmque amabília, quaecúmque
bonae famae, si qua virtus, si qua laus disciplínae, haec cogitáte. Quae et
didicístis, et accepístis, et audístis, et vidístis in me, haec agite: et Deus
pacis erit vobíscum.
Lettura
dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Filippesi.
Philipp
4:4-9.
Fratelli,
rallegratevi sempre nel Signore; lo ripeto, rallegratevi. La vostra dolcezza sia
nota a tutti: il Signore è vicino. Non vi affannate per niente, ma in ogni cosa manifestate a Dio i vostri bisogni con preghiere e suppliche, unite a
rendimento di grazie. E la pace di Dio, che sorpassa ogni immaginazione,
custodisca i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. Del resto, o
fratelli, tutto quello che è vero, che è puro, che è giusto, che è santo, che
è amabile, tutto quello che dà buona fama, che è virtuoso, che è degno di lode,
sia oggetto dei vostri pensieri. Quello che da me avete imparato e ricevuto e
udito, e in me avete veduto, fatelo. Allora il Dio della pace sarà con voi.
GRADUALE
Ps
36:3-5. Spera in
Dómino, et fac bonitátem, et inhábita terram, et pascéris in divítiis ejus. ℣.
Delectáre in Dómino, et dabit tibi petitiónes cordis tui; revéla Dómino viam
tuam et spera in eum, et ipse fáciet.
Ps 36:3-5. Spera in Dio e pratica il bene, dimora nella terra e cibati delle sue
ricchezze. ℣. Deliziati nel Signore, ed Egli ti darà quanto brami; raccomanda a
Dio il tuo procedere; affidati a Lui ed Egli agirà.
ALLELUJA
Alleluija,
alleluja. Ps 73:21. ℣. Pauper et
inops laudabunt nomen tuum. Alleluja.
Alleluia,
alleluia. Ps 73:21. ℣. Il povero e il bisognoso loderanno il tuo nome.
Alleluia.
Dopo
Settuagesima, omessi l'Alleluia e il suo Versetto, si dice:
TRACTUS
Ps
60:4-6. Factus
es spes mea, Dómine: turris fortitúdinis a fácie inimíci. ℣. Inhabitábo in
tabernáculo tuo in saecula: prótegar in velaménto alárum tuárum. ℣. Quóniam tu,
Deus, exaudísti oratiónem meam: dedísti hereditátem timéntibus nomen tuum.
Ps
60:4-6. Mia speranza sei stato, o Signore: torre fortissima davanti
all'avversario. ℣. Per i secoli abiterò, o Dio, nella tua tenda: troverò riparo
all'ombra delle tue ali. ℣. Poiché tu, o Dio, hai esaudito la mia preghiera: a
coloro che temono il tuo nome hai concesso un'eredità.
EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum
Matthaeum.
Matt
18:1-5.
In illo témpore:
Accessérunt discípuli ad Jesum dicéntes: Quis, putas, major est in regno coelórum?
Et advocans Jesus párvulum, státuit eum in médio eórum, et dixit: Amen dico
vobis, nisi convérsi fuéritis, et efficiámini sicut párvuli, non intrábitis in
regnum coelórum. Quicúmque ergo humiliáverit se sicut párvulus iste, hic est
major in regno coelórum. Et qui suscéperit unum párvulum talem in nómine meo,
me súscipit.
Seguito
✠ del
santo Vangelo secondo Matteo.
Matt
18:1-5.
In
quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli chiesero: Chi è dunque il
più grande nel regno dei cieli? E Gesù, chiamato a sé un fanciullo, lo pose in
mezzo a loro e disse: In verità vi dico: se non vi convertirete e non
diventerete come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli. Chi dunque si
farà piccolo come questo fanciullo, costui è il più grande nel regno dei cieli.
E chi accoglierà nel mio nome un fanciullo come questo, accoglie me.
Omelia
di San Giovanni Crisostomo.
Omelia
60 sul cap. 18 di Matteo.
Vedi in quanti
modi ci induce il Signore alla cura altresì dei fratelli minori? Pertanto non
dirai: quello è un fabbro, o un calzolaio, un agricoltore, un ignorante, tanto da
disprezzarlo. Infatti, affinché tu non cada in tale esempio di male, valuta
attentamente in quanti modi ti induce, perché tu ti comporti modestamente e
abbia cura di loro. Mise un fanciullo in mezzo e disse: Diventate come
fanciulli; e: Chiunque avrà accolto un tale piccolo, accoglie me; e: Chi lo
avrà scandalizzato, patirà massime pene. Se dunque Dio tanto gode del piccolo
che è stato trovato, perché tu disprezzi quelli che Dio cura con tanta
sollecitudine, mentre bisognerebbe dare la propria anima per uno di questi
piccoli? Anzi tanta è la cura che Dio ha dell'anima, da non risparmiare nemmeno
suo Figlio. Perciò, vi prego, che dal primo mattino quando usciremo di casa,
abbiamo questo solo scopo e questa sollecitudine prima di tutto, che salviamo
chi sta per cadere. Non parlo qui del pericolo visibile: infatti, questo non è
nemmeno un pericolo; ma del pericolo dell'anima, che il diavolo prepara per gli
uomini.
Il vizioso, mi
dici, si tollera a fatica. E dunque devi congiungerti con l'amore a lui, per
toglierlo dal vizio, per convertirlo e condurlo alla virtù. Ma non dà ascolto,
dici, né accetta consigli. Ma da dove lo sai? L'hai esortato e ti sei dato da
fare per correggerlo? L'ho spesso esortato, dirai. Quante volte? Più spesso:
una volta e di nuovo. E ciò chiami più spesso? Anche se l'avessi fatto per
tutta la vita, non bisognava né smettere né disperare. Non vedi in qual modo
Dio ci esorta sempre tramite i Profeti, gli Apostoli, gli Evangelisti? E
allora? Forse che adesso facciamo tutto bene? Forse siamo perfetti in tutto?
Niente affatto. Forse allora che ha smesso di ammonirci?
Nulla certo è
tanto prezioso quanto l'anima: cosa infatti giova all'uomo, se avrà guadagnato
il mondo intero, ma avrà subito danno invero alla sua anima? Davvero l'amore
delle ricchezze perverte e distrugge ogni cosa, e toglie il timore di Dio,
occupando le anime come un tiranno la rocca. Pertanto trascuriamo la salvezza
nostra e dei nostri figli. Da questo una grande stupidità; da questo i figli
diventano più vili dei servi. E perché parlo dei servi? Se uno ha un mulo, ha
molta cura di fornirsi di un ottimo cocchiere, non vizioso, non dedito ai furti
e al bere, non ignorante del suo mestiere; ma se sia il caso di dare un precettore
a un figlio, scegliamo il primo che capita a caso e senza discernimento, benché
di questa arte non ce ne sia una maggiore. Cosa è pari a quell'arte che si
dedica a dirigere l'anima e a formare la mente e l'indole del giovane? Chi è
fornito di tale facoltà, è bene che mostri più diligenza, che un qualsiasi
pittore o scultore.
OFFERTORIUM
Ps
33:12. Veníte,
fílii, audíte me: timórem Dómini docébo vos.
Ps
33:12. Venite, figliuoli, ascoltatemi: vi insegnerò il timor di Dio.
SECRETA
Súscipe, Dómine,
oblatiónem mundam salutáris Hóstiae, et praesta: ut, te in ómnibus et super
ómnia diligéntes, in glóriae tuae laudem vívere mereámur. Per Dominum nostrum
Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus
Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Accetta,
o Signore, questa offerta pura, che sarà Ostia salutare; e concedici che,
amandoti in tutto e sopra tutto, viviamo a lode della tua gloria. Per il nostro
Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con
lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
PRAEFATIO
COMMUNIS
Vere dignum et
justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine
sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem
majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli
coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum
quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione
dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et
terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini.
Hosánna in excélsis.
È
veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere
grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le
Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i
Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro
canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di
lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che
viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.
COMMUNIO
Rom
4:18. Contra
spem in spem crédidit, ut fíeret pater multárum géntium, secúndum quod dictum
est ei.
Rom
4:18. Ebbe fede, sperando contro ogni speranza; perciò divenne padre di molte
genti, secondo la promessa avuta.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Córporis et
Sánguinis tui, Dómine, mystério satiátis, concéde, quaesumus; ut, intercedénte
sancto Joánne Confessóre tuo, in gratiárum semper actióne maneámus: Qui vivis
et regnas cum Deo Patre, in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula
saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Nutriti
del tuo Corpo e del tuo Sangue, ti preghiamo, o Signore, che per intercessione
di san Giovanni, confessore tuo, possiamo vivere in un atto di perpetuo
ringraziamento: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo
Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.