Doppio.
Paramenti bianchi.
Dopo
San Paolo, il padre degli anacoreti, celebrato il 15 gennaio, la Santa Chiesa ci invita oggi ad onorare
Sant'Antonio, il padre dei cenobiti, la cui vita ci è nota soprattutto
attraverso la Vita Antonii, opera
agiografica scritta da Sant'Atanasio, vescovo di Alessandria, che conobbe
Antonio e fu da lui coadiuvato nella lotta contro l'arianesimo.
Antonio
nacque verso il 250 da una famiglia nobile e cristiana di agricoltori nel
villaggio di Coma, attuale Qumans in Egitto. Verso i 18-20 anni rimase orfano
dei genitori, con un ricco patrimonio da amministrare e con una sorella minore
da educare. Un giorno entrando in chiesa e avendo udito quelle parole del
Vangelo: «Se vuoi essere perfetto, va' e vendi quanto hai, e dallo ai poveri e
avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi» (Matt 19:21), come se fossero
rivolte a se stesso, credé dover subito ubbidire a Cristo Signore. Venduto
pertanto ogni suo avere e distribuitone tutto il danaro ai poveri, e affidata
la sorella a una comunità di vergini, libero allora da ogni impedimento,
intraprese a menare sulla terra un genere di vita celeste: si dedicò alla vita
ascetica dapprima davanti alla sua casa, poi nel deserto al di fuori del paese.
Ma siccome discendeva nell'arena ad un pericoloso combattimento, stimò dover
aggiungere allo scudo della fede onde era armato, il sussidio delle altre
virtù; e si accese di tanto ardore per acquistarle, che si sforzava d'imitare
chiunque gli sembrasse eccellere in qualche virtù.
Francisco de Zurbaran, Sant'Antonio Abate,
1664.
|
Nessuno
pertanto fu più continente di lui, nessuno più vigilante. Nella pazienza, nella
dolcezza, nella misericordia, nell'umiltà, nel lavoro, nello studio delle
divine Scritture superava tutti. Aveva tale orrore d'incontrarsi e di parlare
cogli eretici e scismatici, specie se Ariani, che diceva non doversi neppure
avvicinarli. Dormiva per terra quando ve lo costringeva un necessario sonno.
Amò così il digiuno, che non mangiava prima del tramonto del sole, e non
spegneva la sete che coll'acqua; né si rifocillava con alcun cibo o bevanda
prima del tramonto del sole, e spesso anche si asteneva dal cibo per due
giorni; spessissimo passava la notte in preghiera. Antonio divenuto così un
vero soldato di Dio, il nemico del genere umano assalì il santissimo giovane
con varie tentazioni, ch'egli vinse col digiuno e coll'orazione. Ma nonostante
le sue numerose vittorie su satana, Antonio non si credeva sicuro, perché
conosceva le innumerevoli arti di nuocere del diavolo.
Perciò,
nel 285 si ritirò in una vastissima solitudine dell'Egitto, in una fortezza
romana abbandonata con una fonte sorgiva sul monte Pispir, dove progredendo
ogni giorno nella cristiana perfezione, giunse a disprezzare talmente i demoni
- i cui assalti erano tanto più violenti quanto più Antonio diveniva forte a
resistere - fino a rimproverarli della loro debolezza. La sua santità attirò
ben presto le anime desiderose di veder trionfare in loro, con una più grande
perfezione, la regalità divina del Cristo. Legislatore novello, egli diede loro
«la dottrina e la regola di vita che aveva ricevuto da Dio nella preghiera»
(Epistola). A Sant'Antonio, primo degli abati, risale l'istituzione della vita
monastica in comune (cenobio), nella quale si formano le anime di elezione,
sempre pronte, come il loro padre in Dio, a ricevere il Signore, quando verrà a
trarle di questo mondo (Evangelium). Antonio sovente eccitava i suoi discepoli
a combattere contro il diavolo, e insegnava loro con quali armi poter vincere: «Credete
a me, fratelli, diceva, satana teme le pie veglie, le preghiere, i digiuni, la
povertà volontaria, la misericordia e l'umiltà, massimamente poi l'amore ardente
a Cristo Signore, al cui solo segno della santissima croce fugge spossato».
Egli poi divenne sì formidabile ai demoni, che molti posseduti da essi
nell'Egitto, invocato il nome di Antonio, erano subito liberati.
Nel
311, durante la persecuzione dell'imperatore Massimino Daia, Antonio tornò ad
Alessandria per sostenere e confortare i martiri. Non fu oggetto di persecuzioni
personali. In quell'occasione il suo amico Sant'Atanasio scrisse una lettera
all'imperatore Costantino I per intercedere nei suoi confronti. Tornata la
pace, Antonio, pur sostenendo una delle lotte più rudi contro l'arianesimo, e
con Sant'Atanasio, che l'onorava della sua amicizia, difendendo vittoriosamente
il dogma della divinità di Cristo, visse i suoi ultimi anni nel deserto della
Tebaide, nell'Alto Egitto, pregando e coltivando un piccolo orto per il proprio
sostentamento. Era tanta la fama della sua santità, che l'imperatore Costantino Magno e i
suoi figli si raccomandavano per lettera alle sue preghiere.
Giunto
infine all'età di centocinque anni, avendo già innumerevoli imitatori del
genere di vita che egli aveva istituito, radunati i suoi monaci e date loro
istruzioni sulla regola perfetta della vita cristiana, illustre per santità e
miracoli se ne andò in cielo, il 17 gennaio 356. Venne sepolto dai suoi
discepoli in un luogo segreto.
Dopo
il ritrovamento del luogo di sepoltura nel deserto egiziano per divina rivelazione, le reliquie furono
prima traslate nella città di Alessandria e sepolte nella chiesa di San Giovanni Battista, intorno alla metà del VI secolo, al
tempo dell'imperatore Giustiniano. Poi, a seguito dell'occupazione araba
dell'Egitto, furono portate a Costantinopoli (670 circa). Nell'XI secolo il
nobile francese Jaucelin (Joselino), signore di Châteauneuf, nella diocesi di
Vienne, le ottenne in dono dall'imperatore di Costantinopoli e le portò in
Francia nel Delfinato. Qui il nobile Guigues de Didier fece poi costruire, nel
villaggio di La Motte aux Bois che in seguito prese il nome di
Saint-Antoine-l'Abbaye, una chiesa che accolse le reliquie poste sotto la
tutela del priorato benedettino che faceva capo all'abbazia di Montmajour
(vicino ad Arles, in Provenza, Francia).
Manifestiamo, ad imitazione di Sant'Antonio, la nostra partecipazione alla divinità di Nostro Signore Gesù Cristo con la
perfezione della nostra vita.
Mattia Preti, Sant'Antonio Abate, Collezione d'Arte M (privata), 1628 circa. |
Meditando
la dottrina celeste, i Santi hanno compreso che la prosperità dei cattivi è
ingannatrice e che solo i giusti sono veramente felici.
INTROITUS
Ps 36:30-31. Os justi
meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde
ipsíus. Ps 36:1. Noli aemulári in
malignántibus: neque zeláveris faciéntes iniquitátem. ℣. Glória Patri, et
Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et
in saecula saeculórum. Amen. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus
loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus.
Ps
36:30-31. La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla
con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio. Ps 36:1. Non invidiare i
malvagi e non essere geloso degli operatori di iniquità. ℣. Gloria al Padre e
al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei
secoli dei secoli. Amen. La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la
sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio.
Gloria
ORATIO
Orémus.
Intercessio nos,
quaesumus Domine, beati Antonii Abbatis commendet: ut, quod nostris meritis non
valemus, ejus patrocinio assequamur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium
tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia
saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
L'intercessione
del beato Antonio Abate ci raccomandi presso di Te, o Signore, affinché per
il suo patrocinio otteniamo ciò che non possiamo conseguire con i nostri
meriti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e
regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
Come
Mosè, i Santi Abati, superiori di monasteri, ebbero spesso un grande ascendente
sulla società del loro tempo e sempre si sono distinti per la loro fede e per
la loro mansuetudine.
LECTIO
Lectio libri
Sapientiae.
Eccli
45:1-6.
Diléctus Deo et
homínibus, cujus memória in benedictióne est. Símilem illum fecit in glória
sanctórum, et magnificávit eum in timóre inimicórum, et in verbis suis monstra
placávit. Gloríficávit illum in conspéctu regum, et jussit illi coram pópulo
suo, et osténdit illi glóriam suam. In fide et lenitáte ipsíus sanctum fecit
illum, et elégit eum ex omni carne. Audívit enim eum et vocem ipsíus, et
indúxit illum in nubem. Et dedit illi coram praecépta, et legem vitae et
disciplínae.
Lettura
del libro della Sapienza.
Eccli
45:1-6.
Fu
amato da Dio e dagli uomini: il suo ricordo è benedizione. Lo rese glorioso
come i santi e lo rese grande a timore dei nemici. Per la sua parola fece
cessare i prodigi e lo glorificò davanti ai re; gli diede autorità sul suo
popolo e gli mostrò una parte della sua gloria. Lo santificò nella fedeltà e
nella mansuetudine; lo scelse fra tutti i viventi. Gli fece udire la sua voce;
lo introdusse nella nube oscura e gli diede a faccia a faccia i comandamenti,
legge di vita e di intelligenza.
GRADUALE
Ps
20:4-5. Dómine,
praevenísti eum in benedictiónibus dulcédinis: posuísti in cápite ejus corónam
de lápide pretióso. ℣. Vitam pétiit a te, et tribuísti ei longitúdinem diérum
in saeculum saeculi.
Ps
20:4-5. Lo hai prevenuto, Signore, con dolci benedizioni: hai posto sul suo
capo una corona di gemme preziose. ℣. Vita ti ha chiesto, a lui l'hai concessa,
lunghi giorni in eterno, senza fine.
ALLELUJA
Allelúja, allelúja.
Ps 91:13. ℣. Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur.
Allelúja.
Alleluia,
alleluia. Ps 91:13. ℣. Il giusto fiorirà come palma e crescerà come un
cedro del Libano. Alleluia.
Gli
orientali, usando lunghe vesti, le raccoglievano ai fianchi con cintura,
allorché lavoravano, per essere più spediti nei loro movimenti. Dovendo
attendere di notte il padrone, i servi stavano pronti colle lampade accese.
Così i santi furono spediti nel bene e si tennero pronti alla venuta del
Signore.
EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii
secúndum Lucam.
Luc
12:35-40.
In illo témpore:
Dixit Jesus discípulis suis: Sint lumbi vestri praecíncti, et lucernae ardéntes
in mánibus vestris, et vos símiles homínibus exspectántibus dóminum suum,
quando revertátur a núptiis: ut, cum vénerit et pulsáverit, conféstim apériant
ei. Beáti servi illi, quos, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántes: amen,
dico vobis, quod praecínget se, et fáciet illos discúmbere, et tránsiens
ministrábit illis. Et si vénerit in secúnda vigília, et si in tértia vigília
vénerit, et ita invénerit, beáti sunt servi illi. Hoc autem scitóte, quóniam,
si sciret paterfamílias, qua hora fur veníret, vigiláret útique, et non síneret
pérfodi domum suam. Et vos estóte paráti, quia, qua hora non putátis, Fílius
hóminis véniet.
Seguito
✠ del santo
Vangelo secondo Luca.
Luc
12:35-40.
In
quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: I vostri fianchi siano cinti ed
accese nelle vostre mani le lucerne, come coloro che aspettano il loro padrone
quando torni da nozze, per aprirgli appena giunge e picchia. Beati quei servi
che il padrone, arrivando, troverà desti. In verità vi dico, che, cintosi, li
farà sedere a tavola e si metterà a servirli. E se giungerà alla seconda
vigilia e se giungerà alla terza vigilia e li troverà così, beati loro!
Sappiate però che se il padrone conoscesse in qual ora viene il ladro,
veglierebbe senza dubbio, e non si lascerebbe sfondare la casa. E anche voi
tenetevi pronti, perché, nell'ora che non pensate, verrà il Figlio dell'uomo.
Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 13 sui Vangeli.
La lettura del santo Vangelo, fratelli carissimi, è chiara. Ma affinché, per la sua stessa semplicità, non sembri a qualcuno troppo elevata, esaminiamola brevemente in modo che la sua esposizione sia chiara per quelli che la ignorano, senza essere gravosa per quelli che la conoscono. Il Signore dice: Siano cinti i vostri fianchi. Noi cingiamo i fianchi, quando freniamo con la continenza i movimenti della carne. Ma poiché è poco astenersi dal male, se ciascuno non si applica ancora, e con assidui sforzi, a fare il bene, subito si aggiunge: e le lucerne siano accese nelle vostre mani. Noi teniamo in mano le lucerne accese, quando diamo al nostro prossimo con le buone opere esempi che lo illuminano. A proposito di tali opere il Signore dice: La vostra luce risplenda davanti agli uomini, affinché essi vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.
OFFERTORIUM
Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 13 sui Vangeli.
La lettura del santo Vangelo, fratelli carissimi, è chiara. Ma affinché, per la sua stessa semplicità, non sembri a qualcuno troppo elevata, esaminiamola brevemente in modo che la sua esposizione sia chiara per quelli che la ignorano, senza essere gravosa per quelli che la conoscono. Il Signore dice: Siano cinti i vostri fianchi. Noi cingiamo i fianchi, quando freniamo con la continenza i movimenti della carne. Ma poiché è poco astenersi dal male, se ciascuno non si applica ancora, e con assidui sforzi, a fare il bene, subito si aggiunge: e le lucerne siano accese nelle vostre mani. Noi teniamo in mano le lucerne accese, quando diamo al nostro prossimo con le buone opere esempi che lo illuminano. A proposito di tali opere il Signore dice: La vostra luce risplenda davanti agli uomini, affinché essi vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.
Sono due quindi le
cose che vengono comandate: cingere i fianchi e tenere le lucerne, cioè la
castità deve risplendere nel nostro corpo e la luce della verità nelle nostre
opere. Infatti l'una cosa senza l'altra non può assolutamente essere gradita al
nostro Redentore: né colui che compie opere buone, finché non abbandoni le
sozzure della lussuria, né colui che eccelle per la sua castità ma non si
esercita nelle opere buone. Né la castità dunque è una grande virtù senza le
opere buone, né le opere buone possono valere qualcosa senza la castità. Ma
anche se si osservano i due comandamenti, rimane il dovere, per chiunque si
tratti, di tendere con la speranza alla patria superna e di non star lontano in
alcun modo dai vizi soltanto per l'onore di questo mondo.
E voi siate come coloro che aspettano il loro padrone quando torni dalle nozze, per aprirgli subito appena giungerà e picchierà alla porta. Il Signore in verità viene quando si affretta al giudizio; picchia poi quando, con gli affanni della malattia, ci avverte che ormai la morte è vicina. Noi gli apriamo subito, se lo riceviamo con amore. Non vuole infatti aprire al giudice che picchia, colui che ha paura di uscire dal corpo e ha timore di vedere questo giudice, che ricorda di aver disprezzato. Ma chi è tranquillo per la sua speranza e per il suo modo di agire, apre subito a chi picchia, perché accoglie con gioia il giudice; e, quando è vicino il tempo della morte, egli si rallegra pensando ad una gloriosa retribuzione.
E voi siate come coloro che aspettano il loro padrone quando torni dalle nozze, per aprirgli subito appena giungerà e picchierà alla porta. Il Signore in verità viene quando si affretta al giudizio; picchia poi quando, con gli affanni della malattia, ci avverte che ormai la morte è vicina. Noi gli apriamo subito, se lo riceviamo con amore. Non vuole infatti aprire al giudice che picchia, colui che ha paura di uscire dal corpo e ha timore di vedere questo giudice, che ricorda di aver disprezzato. Ma chi è tranquillo per la sua speranza e per il suo modo di agire, apre subito a chi picchia, perché accoglie con gioia il giudice; e, quando è vicino il tempo della morte, egli si rallegra pensando ad una gloriosa retribuzione.
OFFERTORIUM
Ps
20:3; 20:4.
Desidérium ánimae ejus tribuísti ei, Dómine, et voluntáte labiórum ejus non
fraudásti eum: posuísti in cápite ejus corónam de lápide pretióso.
Ps
20:3; 20:4. Hai soddisfatto il desiderio del suo cuore, Signore, non hai
respinto il voto delle sue labbra e hai posto sul suo capo una corona di gemme
preziose.
SECRETA
Sacris altáribus,
Dómine, hóstias superpósitas sanctus Antonius Abbas, quaesumus, in salútem
nobis proveníre depóscat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui
tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula
saeculorum. Amen.
Per
intercessione del santo abate Antonio, o Signore, queste offerte deposte
sull'altare giovino alla nostra salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.
PRAEFATIO
COMMUNIS
Vere dignum et
justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine
sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem
majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli
coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum
quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione
dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et
terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini.
Hosánna in excélsis.
È
veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere
grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le
Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i
Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro
canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di
lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che
viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.
COMMUNIO
Luc
12:42. Fidélis
servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in
témpore trítici mensúram.
Luc
12:42. Fedele e saggio è il servitore che il Signore ha preposto alla sua casa:
perché al tempo conveniente dia il cibo che spetta a ciascuno.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Prótegat nos,
Dómine, cum tui perceptióne sacraménti beátus Antonius Abbas, pro nobis intercedéndo:
ut et conversatiónis ejus experiámur insígnia, et intercessiónis percipiámus suffrágia.
Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in
unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Ci
protegga, o Signore, insieme al tuo sacramento che abbiamo ricevuto l'intercessione
del beato Antonio abate, affinché della sua vita seguiamo gli esempi e della
sua protezione sentiamo gli effetti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo
Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per
tutti i secoli dei secoli. Amen.