giovedì 31 gennaio 2019

San Giovanni Bosco, Confessore

Doppio.
Paramenti bianchi.

Mario Caffaro Rore, Ritratto di Don Bosco, Torino, 1941.
Giovanni Melchiorre Bosco nacque il 16 agosto 1815 in una modesta cascina nella frazione collinare “I Becchi” di Castelnuovo d'Asti (ora Castelnuovo Don Bosco): era figlio degli umili contadini Francesco Bosco e Margherita Occhiena. Perso il padre a causa di una polmonite che lo condusse alla morte (12 maggio 1817) ed educato dalla madre, mostrò meraviglie di sé fin dalla prima età. Infatti di indole mite ed incline alla pietà, si comportava con singolare autorità tra i suoi pari, dei quali cominciò a dividere le risse, comporre le facili risa, fermare in tempo le parole turpi e gli scherzi lascivi. Allora si diede da fare per chiamarli a sé con parole gioiose, per inserire preghiere nei giochi, per riferire con stupenda abbondanza e dolcezza i discorsi sacri che aveva udito in chiesa, per portare i fanciulli a ricevere convenientemente quanto prima e quanto più frequentemente i sacramenti della Penitenza e della Eucaristia. Anche la bellezza modesta del volto, la dolcezza dei costumi e il candore di una vita innocentissima attraevano a lui gli animi di tutti. Benché, oppresso dalla povertà della famiglia, avesse speso l'adolescenza piena di travagli e fatiche, in ciò solo gioioso e fiducioso in Dio desiderò di essere investito del sacerdozio.
Finalmente esaudito nei desideri, entrò nel seminario della città di Chieri (30 ottobre 1835), ove più alacremente, sotto il maestro don Giuseppe Cafasso, sia avanzò nella scienza dei santi sia si dedicò allo studio della sacra dottrina dei costumi. Il 29 marzo 1841 ricevette l'ordine del diaconato, il 26 maggio incominciò gli esercizi spirituali di preparazione al sacerdozio che ricevette il 5 giugno 1841 nella Cappella dell'Arcivescovado di Torino (Chiesa dell'Immacolata Concezione). Ma lì da una parte incitato dall'inclinazione della volontà, dall'altra da un istinto superiore, il novello sacerdote don Giovanni Bosco convertì il suo animo ai giovanissimi, per trasmetter loro le fondamenta della sapienza cristiana. Siccome che il loro numero cresceva di giorno in giorno, non senza ispirazione celeste, e superate aspre e lunghe difficoltà, collocò una sede stabile e duratura per radunarli in quella parte della città che è nota come Valdocco, e si dedicò totalmente a quella cosa.
Poco dopo invero, con l'aiuto della Beata Vergine Maria e Madre di Dio, che a lui da bambino nei sogni faceva intravedere il futuro, don Giovanni Bosco decretò di fondare la Società dei Salesiani (1854), il cui compito doveva essere sopratutto guadagnare per Cristo le anime dei giovani. Allo stesso modo si incaricò di costituire una nuova famiglia di sacre vergini, cioè le Figlie di Maria Ausiliatrice (1872), che preso appunto il nome dalla Madre di Dio Ausiliatrice dirigessero le giovanissime nelle vie del Signore. Infine, a queste due fondazioni aggiunse un pio gruppo di ausiliari per favorire le opere dei Salesiani con l'impegno e la preghiera. Pertanto in breve accadde che conferisse grandissima utilità sia alla società cristiana sia a quella civile.
Infiammato infatti di zelo per le anime, non risparmiò nessun lavoro e nessuna spesa, per far scaturire, in lungo ed in largo per il mondo, luoghi di ricreazione dei giorni di festa per i giovanissimi, ospizi per gli orfani, scuole per i giovani operai, luoghi per allevare ed educare i bambini e chiese. Parimenti non cessò di tutelare la fede nei luoghi subalpini con la parola e l'esempio, di dedicarsi alla scrittura, all'edizione e alla divulgazione di ottimi libri per tutta l'Italia, e, più spesso mandandoli alle genti infedeli, di propagare gli annunci del Vangelo. Semplice e retto uomo di Dio, pronto ad ogni opera buona, fiorì di ogni tipo di virtù, che nutriva un ardore di carità accesissimo. Con la mente sempre rivolta a Dio e pieno di carismi superiori, il santissimo uomo non sembrava né farsi spaventare dalle minacce, né farsi stancare dalle fatiche, né farsi schiacciare dalle preoccupazioni, né turbarsi nelle avversità. Raccomandò ai suoi soprattutto tre opere di pietà: che frequentassero il più possibile la sacra Confessione e la santa Comunione, che fossero devoti con grandissimo amore a Maria Ausiliatrice, che fossero ossequiosi al Sommo Pontefice come figli devotissimi. E non va trascurato di dire che in circostanze difficilissime, più di una volta fu accanto al Romano Pontefice, per temperare i mali derivati dalle leggi create in quel tempo contro la Chiesa.
Completò il corso della vita, colmo di tali e tante opere e fatiche, a Torino, il 31 gennaio nell'anno della salute 1888, a 73 anni. Illustre per molti miracoli, il Pontefice massimo Pio XI lo inseriva nell'ordine dei Beati, il 2 giugno 1929; cinque anni dopo, nella solennità della Santa Pasqua (1° aprile 1934), nel diciannovesimo secolo dal completamento della Redenzione del genere umano, mentre i popoli confluivano a Roma da tutto il mondo, lo inseriva negli ordini dei Santi.

IL SOGNO DELLE DUE COLONNE IN MEZZO AL MARE
Don Bosco il 26 maggio (1862) aveva promesso ai giovani di raccontar loro qualche bella cosa nell'ultimo o nel penultimo giorno del mese. Il 30 maggio dunque raccontò alla sera una parabola o similitudine come egli volle appellarla.

«Vi voglio raccontare un sogno. È vero che chi sogna non ragiona, tuttavia io, che a voi racconterei persino i miei peccati, se non avessi paura di farvi scappar tutti e far cadere la casa, ve lo racconto per vostra utilità spirituale. Il sogno l'ho fatto solo alcuni giorni fa.
Sogno delle due colonne, Basilica-Santuario Maria Ausiliatrice,
rione Valdocco, Torino (Piemonte), XIX sec.
Figuratevi di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio, sopra uno scoglio isolato e di non vedere altro spazio di terra, se non quello che vi sta sotto i piedi. In tutta quella vasta superficie delle acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, le prore delle quali sono terminate da un rostro di ferro acuto a mo' di strale, che ove è spinto ferisce e trapassa ogni cosa. Queste navi sono armate di cannoni, cariche di fucili, di altre armi di ogni genere, di materie incendiarie, e anche di libri, e si avanzano contro una nave molto più grossa e più alta di tutte loro, tentando di urtarla col rostro, di incendiarla o altrimenti di farle ogni guasto possibile.
A quella maestosa nave arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle, che da lei ricevono i segnali di comando ed eseguiscono evoluzioni per difendersi dalle flotte avversarie. Il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici.
In mezzo all'immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l'una dall'altra. Sovra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, a' cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: - Auxilium Christianorum; - sull'altra, che è molto più alta e grossa, sta un'Ostia di grandezza proporzionata alla colonna e sotto un altro cartello colle parole: Salus credentium. Il comandante supremo sulla gran nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli, pensa di convocare intorno a sé i piloti delle navi secondarie per tener consiglio e decidere sul da farsi. Tutti i piloti salgono e si adunano intorno al Papa. Tengono consesso, ma infuriando il vento sempre più e la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi. Fattasi un po' di bonaccia, il Papa raduna per la seconda volta intorno a sé i piloti, mentre la nave capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna spaventosa.
Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portar la nave in mezzo a quelle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte ancore e grossi ganci attaccati a catene. Le navi nemiche si muovono tutte ad assalirla e tentano ogni modo per arrestarla e farla sommergere. Le une cogli scritti, coi libri, con materie incendiarie di cui sono ripiene e che cercano di gettarle a bordo; le altre coi cannoni, coi fucili e coi rostri: il combattimento si fa sempre più accanito. Le prore nemiche l'urtano violentemente, ma inutili riescono i loro sforzi e il loro impeto. Invano ritentano la prova e sciupano ogni loro fatica e munizione: la gran nave procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta ne' suoi fianchi larga e profonda fessura, ma non appena è fatto il guasto spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano.
E scoppiano intanto i cannoni degli assalitori, si spezzano i fucili, ogni altra arma ed i rostri; si sconquassan molte navi e si sprofondano nel mare. Allora i nemici furibondi prendono a combattere ad armi corte; e colle mani, coi pugni, colle bestemmie e colle maledizioni.
Quand'ecco che il Papa, colpito gravemente, cade. Subito coloro, che stanno insieme con lui, corrono ad aiutarlo e lo rialzano. Il Papa è colpito la seconda volta, cade di nuovo e muore. Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici; sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio. Sennonché appena morto il Pontefice un altro Papa sottentra al suo posto. I Piloti radunati lo hanno eletto così subitamente, che la notizia della morte del Papa giunge colla notizia dell'elezione del successore. Gli avversari incominciano a perdersi di coraggio. Il nuovo Papa sbaragliando e superando ogni ostacolo, guida la nave sino alle due colonne e giunto in mezzo ad esse, la lega con una catenella che pendeva dalla prora ad un'ancora della colonna su cui stava l'Ostia; e con un'altra catenella che pendeva a poppa la lega dalla parte opposta ad un'altra ancora appesa alla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata.
Allora succede un gran rivolgimento. Tutte le navi che fino a quel punto avevano combattuto quella su cui sedeva il Papa, fuggono, si disperdono, si urtano e si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre. Alcune navicelle che hanno combattuto valorosamente col Papa vengono per le prime a legarsi a quelle colonne.
Molte altre navi che, ritiratesi per timore della battaglia si trovano in gran lontananza, stanno prudentemente osservando, finché dileguati nei gorghi del mare i rottami di tutte le navi disfatte, a gran lena vogano alla volta di quelle due colonne, ove arrivate si attaccano ai ganci pendenti dalle medesime, ed ivi rimangono tranquille e sicure, insieme colla nave principale su cui sta il Papa. Nel mare regna una gran calma».

Don Bosco a questo punto interrogò Don Rua: - Che cosa pensi tu di questo racconto?
Don Rua rispose: - Mi pare che la nave del Papa sia la Chiesa, di cui esso è il Capo: le navi gli uomini, il mare questo mondo. Quei che difendono la grossa nave sono i buoni affezionati alla santa Sede, gli altri i suoi nemici, che con ogni sorta di armi tentano di annientarla. Le due colonne di salute mi sembra che siano la divozione a Maria SS. ed al SS. Sacramento dell'Eucarestia.
Don Rua non parlò del Papa caduto e morto e Don Bosco tacque pure su di ciò. Solo soggiunse: - Dicesti bene. Bisogna soltanto correggere un'espressione. Le navi dei nemici sono le persecuzioni. Si preparano gravissimi travagli per la Chiesa. Quello che finora fu, è quasi nulla a petto di ciò che deve accadere. I suoi nemici sono raffigurati nelle navi che tentano di affondare, se loro riuscisse, la nave principale. Due soli mezzi restano per salvarsi fra tanto scompiglio! - Divozione a Maria SS. - Frequenza alla Comunione, adoperando ogni modo e facendo del nostro meglio per praticarli e farli praticare dovunque e da tutti. Buona notte!

Le congetture che fecero i giovani intorno a questo sogno furono moltissime, specialmente riguardo al Papa; ma Don Bosco non aggiunse altre spiegazioni.
Intanto i chierici Boggero, Ruffino, Merlone e il signor Chiala Cesare descrissero questo sogno e ci rimangono i loro manoscritti. Due furono compilati il giorno dopo la narrazione di Don Bosco, e gli altri due trascorso maggior tempo: ma vanno perfettamente d'accordo e variano solamente per qualche circostanza, che l'uno omette e l'altro nota.
(Memorie biografiche di San Giovanni Bosco, Vol. VII, Capitolo 18, pp. 169-172)




Il testo biblico dell'Introitus, che si riferisce al re Salomone, è qui applicato al Santo che oggi celebriamo. Nel medesimo testo la vastità del cuore significa la vastità d'intelligenza.

INTROITUS
3Reg 4:29. Dedit illi Deus sapiéntiam, et prudéntiam multam nimis, et latitúdinem cordis, quasi arénam quae est in líttore maris. Ps 112:1. Laudáte, pueri, Dóminum, laudáte nomen Dómini. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Dedit illi Deus sapiéntiam, et prudéntiam multam nimis, et latitúdinem cordis, quasi arénam quae est in líttore maris.

3Reg 4:29. Dio gli diede sapienza, grandissima prudenza ed un cuore vasto come la spiaggia del mare. Ps 112:1. Lodate, o servi di Dio, il Signore; benedite il suo nome. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Dio gli diede sapienza, grandissima prudenza ed un cuore vasto come la spiaggia del mare.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui sanctum Joánnem Confessórem tuum adolescentium patrem et magístrum excitásti, ac per eum, auxiliatríce Vírgine María, novas in Ecclésia tua famílias floréscere voluísti: concéde, quaesumus; ut eódem caritátis igne succénsi, ánimas quaerere, tibíque soli servíre valeámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che in san Giovanni, tuo confessore, hai suscitato un padre e un maestro dei giovani, e per mezzo di lui, ausiliatrice la Vergine Maria, hai fatto fiorire nella tua Chiesa nuove famiglie religiose: fa', te ne preghiamo, che con lo stesso spirito di carità zeliamo la salvezza delle anime e a te solo serviamo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Philippénses.
Philipp 4:4-9.
Fratres: Gaudéte in Dómino semper: íterum dico, gaudéte. Modéstia vestra nota sit ómnibus homínibus: Dóminus prope est. Nihil sollíciti sitis; sed in omni oratióne et obsecratióne, cum gratiárum actióne, petitiónes vestrae innotéscant apud Deum. Et pax Dei quae exsúperat omnem sensum, custódiat corda vestra et intelligéntias vestras, in Christo Jesu. De cétero, fratres, quaecúmque sunt vera, quaecúmque púdica, quaecúmque justa, quaecúmque sancta, quaecúmque amabília, quaecúmque bonae famae, si qua virtus, si qua laus disciplínae, haec cogitáte. Quae et didicístis, et accepístis, et audístis, et vidístis in me, haec agite: et Deus pacis erit vobíscum.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Filippesi.
Philipp 4:4-9.
Fratelli, rallegratevi sempre nel Signore; lo ripeto, rallegratevi. La vostra dolcezza sia nota a tutti: il Signore è vicino. Non vi affannate per niente, ma in ogni cosa manifestate a Dio i vostri bisogni con preghiere e suppliche, unite a rendimento di grazie. E la pace di Dio, che sorpassa ogni immaginazione, custodisca i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. Del resto, o fratelli, tutto quello che è vero, che è puro, che è giusto, che è santo, che è amabile, tutto quello che dà buona fama, che è virtuoso, che è degno di lode, sia oggetto dei vostri pensieri. Quello che da me avete imparato e ricevuto e udito, e in me avete veduto, fatelo. Allora il Dio della pace sarà con voi.

GRADUALE
Ps 36:3-5. Spera in Dómino, et fac bonitátem, et inhábita terram, et pascéris in divítiis ejus. ℣. Delectáre in Dómino, et dabit tibi petitiónes cordis tui; revéla Dómino viam tuam et spera in eum, et ipse fáciet.

Ps 36:3-5. Spera in Dio e pratica il bene, dimora nella terra e cibati delle sue ricchezze. ℣. Deliziati nel Signore, ed Egli ti darà quanto brami; raccomanda a Dio il tuo procedere; affidati a Lui ed Egli agirà.

ALLELUJA
Alleluija, alleluja. Ps 73:21. ℣. Pauper et inops laudabunt nomen tuum. Alleluja.

Alleluia, alleluia. Ps 73:21. ℣. Il povero e il bisognoso loderanno il tuo nome. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluia e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 60:4-6. Factus es spes mea, Dómine: turris fortitúdinis a fácie inimíci. ℣. Inhabitábo in tabernáculo tuo in saecula: prótegar in velaménto alárum tuárum. ℣. Quóniam tu, Deus, exaudísti oratiónem meam: dedísti hereditátem timéntibus nomen tuum.

Ps 60:4-6. Mia speranza sei stato, o Signore: torre fortissima davanti all'avversario. ℣. Per i secoli abiterò, o Dio, nella tua tenda: troverò riparo all'ombra delle tue ali. ℣. Poiché tu, o Dio, hai esaudito la mia preghiera: a coloro che temono il tuo nome hai concesso un'eredità.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 18:1-5.
In illo témpore: Accessérunt discípuli ad Jesum dicéntes: Quis, putas, major est in regno coelórum? Et advocans Jesus párvulum, státuit eum in médio eórum, et dixit: Amen dico vobis, nisi convérsi fuéritis, et efficiámini sicut párvuli, non intrábitis in regnum coelórum. Quicúmque ergo humiliáverit se sicut párvulus iste, hic est major in regno coelórum. Et qui suscéperit unum párvulum talem in nómine meo, me súscipit.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 18:1-5.
In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli chiesero: Chi è dunque il più grande nel regno dei cieli? E Gesù, chiamato a sé un fanciullo, lo pose in mezzo a loro e disse: In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli. Chi dunque si farà piccolo come questo fanciullo, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà nel mio nome un fanciullo come questo, accoglie me.

Omelia di San Giovanni Crisostomo.
Omelia 60 sul cap. 18 di Matteo.
Vedi in quanti modi ci induce il Signore alla cura altresì dei fratelli minori? Pertanto non dirai: quello è un fabbro, o un calzolaio, un agricoltore, un ignorante, tanto da disprezzarlo. Infatti, affinché tu non cada in tale esempio di male, valuta attentamente in quanti modi ti induce, perché tu ti comporti modestamente e abbia cura di loro. Mise un fanciullo in mezzo e disse: Diventate come fanciulli; e: Chiunque avrà accolto un tale piccolo, accoglie me; e: Chi lo avrà scandalizzato, patirà massime pene. Se dunque Dio tanto gode del piccolo che è stato trovato, perché tu disprezzi quelli che Dio cura con tanta sollecitudine, mentre bisognerebbe dare la propria anima per uno di questi piccoli? Anzi tanta è la cura che Dio ha dell'anima, da non risparmiare nemmeno suo Figlio. Perciò, vi prego, che dal primo mattino quando usciremo di casa, abbiamo questo solo scopo e questa sollecitudine prima di tutto, che salviamo chi sta per cadere. Non parlo qui del pericolo visibile: infatti, questo non è nemmeno un pericolo; ma del pericolo dell'anima, che il diavolo prepara per gli uomini.
Il vizioso, mi dici, si tollera a fatica. E dunque devi congiungerti con l'amore a lui, per toglierlo dal vizio, per convertirlo e condurlo alla virtù. Ma non dà ascolto, dici, né accetta consigli. Ma da dove lo sai? L'hai esortato e ti sei dato da fare per correggerlo? L'ho spesso esortato, dirai. Quante volte? Più spesso: una volta e di nuovo. E ciò chiami più spesso? Anche se l'avessi fatto per tutta la vita, non bisognava né smettere né disperare. Non vedi in qual modo Dio ci esorta sempre tramite i Profeti, gli Apostoli, gli Evangelisti? E allora? Forse che adesso facciamo tutto bene? Forse siamo perfetti in tutto? Niente affatto. Forse allora che ha smesso di ammonirci?
Nulla certo è tanto prezioso quanto l'anima: cosa infatti giova all'uomo, se avrà guadagnato il mondo intero, ma avrà subito danno invero alla sua anima? Davvero l'amore delle ricchezze perverte e distrugge ogni cosa, e toglie il timore di Dio, occupando le anime come un tiranno la rocca. Pertanto trascuriamo la salvezza nostra e dei nostri figli. Da questo una grande stupidità; da questo i figli diventano più vili dei servi. E perché parlo dei servi? Se uno ha un mulo, ha molta cura di fornirsi di un ottimo cocchiere, non vizioso, non dedito ai furti e al bere, non ignorante del suo mestiere; ma se sia il caso di dare un precettore a un figlio, scegliamo il primo che capita a caso e senza discernimento, benché di questa arte non ce ne sia una maggiore. Cosa è pari a quell'arte che si dedica a dirigere l'anima e a formare la mente e l'indole del giovane? Chi è fornito di tale facoltà, è bene che mostri più diligenza, che un qualsiasi pittore o scultore.

OFFERTORIUM
Ps 33:12. Veníte, fílii, audíte me: timórem Dómini docébo vos.

Ps 33:12. Venite, figliuoli, ascoltatemi: vi insegnerò il timor di Dio.

SECRETA
Súscipe, Dómine, oblatiónem mundam salutáris Hóstiae, et praesta: ut, te in ómnibus et super ómnia diligéntes, in glóriae tuae laudem vívere mereámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Accetta, o Signore, questa offerta pura, che sarà Ostia salutare; e concedici che, amandoti in tutto e sopra tutto, viviamo a lode della tua gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Rom 4:18. Contra spem in spem crédidit, ut fíeret pater multárum géntium, secúndum quod dictum est ei.

Rom 4:18. Ebbe fede, sperando contro ogni speranza; perciò divenne padre di molte genti, secondo la promessa avuta.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Córporis et Sánguinis tui, Dómine, mystério satiátis, concéde, quaesumus; ut, intercedénte sancto Joánne Confessóre tuo, in gratiárum semper actióne maneámus: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Nutriti del tuo Corpo e del tuo Sangue, ti preghiamo, o Signore, che per intercessione di san Giovanni, confessore tuo, possiamo vivere in un atto di perpetuo ringraziamento: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

mercoledì 30 gennaio 2019

Santa Martina, Vergine e Martire

Semidoppio.
Paramenti rossi.

Pietro Berrettini da Cortona, Santa Martina rifiuta di adorare gli idoli,
Galleria Palatina in Palazzo Pitti, Firenze (Toscana), XVII sec.
Il culto di Santa Martina fu introdotto in Roma tardivamente. Il suo nome cominciano a ricordarlo i Martirologi del secolo IX, al 1° di gennaio.
Martina, vergine romana del III secolo, figlia di un console e di un'illustre famiglia, perse i genitori fin dai più teneri anni. Infiammata dall'ardore della pietà cristiana, distribuì ai poveri con mirabile liberalità le ricchezze onde abbondava. Sotto l'imperatore Alessandro Severo, avuto l'ordine di venerare i falsi dei, respinse con somma libertà l'enorme delitto. Perciò percossa con verghe a diverse riprese, dilaniata con uncini, con unghie di ferro e con cocci, avute tagliuzzate tutte le membra con spade acutissime, unta con grasso bollente, infine fu condannata alle bestie dell'anfiteatro; dalle quali uscita miracolosamente illesa, e gettata su di un rogo ardente, ne uscì fuori incolume con un nuovo prodigio.
Alcuni dei suoi carnefici, colpiti dalla novità del miracolo, e tocchi dalla grazia di Dio, abbracciarono la fede di Cristo, e dopo parecchi tormenti avuta tronca la testa, riportarono la gloriosa palma del martirio. Alle sue preghiere si ebbero terremoti, cadde fuoco dal cielo tonante, e furono atterrati i templi degli dei e le loro statue consumate. Dalle sue ferite uscì talvolta del latte col sangue, e dal suo corpo emanò uno splendore chiarissimo e un odore soavissimo: a volte fu vista innalzata sopra un trono reale cantare insieme cogli esseri celesti le divine lodi.
Esasperato il giudice per questi prodigi, e principalmente per la costanza della Vergine, ordinò che le si amputasse la testa; dopo che essa fu tagliata, si udì una voce dal cielo che la chiamava fra i Beati, tremò tutta la città, e molti adoratori degli idoli si convertirono alla fede di Cristo.
Il sacro corpo di Martina, martirizzato sotto il pontificato di Sant'Urbano I (intorno al 226), fu ritrovato sotto il sommo Pontefice Urbano VIII (1634), nell'antichissima chiesa a lei dedicata da papa Onorio I nel VII secolo, al carcere Mamertino, ai piedi del colle Capitolino, insieme coi corpi dei santi Martiri Concordio, Epifanio e Compagni; poi con solenne rito e pompa, fu riposto nello stesso luogo ricostruito in migliore forma e ornato più decentemente - l'attuale chiesa dei Santi Luca e Martina, presso l'arco di Settimio Severo, nel Foro Romano -, con gran concorso di popolo e con letizia di tutta Roma.


Pietro Berrettini da Cortona, Madonna con Bambino e Santa Martina, XVII sec.


Le Sante Martiri non hanno esitato a confessare altamente la loro fede avanti ai tiranni. L'Introitus fa risaltare il coraggio di queste pie donne.

INTROITUS
Ps 118:46-47. Loquébar de testimóniis tuis in conspéctu regum, et non confundébar: et meditábar in mandátis tuis, quae diléxi nimis. Ps 118:1. Beáti immaculáti in via: qui ámbulant in lege Dómini. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Loquébar de testimóniis tuis in conspéctu regum, et non confundébar: et meditábar in mandátis tuis, quae diléxi nimis.

Ps 118:46-47. Parlavo dei tuoi precetti alla presenza dei re e non ne arrossivo: e meditavo sui tuoi comandamenti che ho amato grandemente. Ps 118:1. Beati gli uomini di retta condotta che camminano nella legge del Signore. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Parlavo dei tuoi precetti alla presenza dei re e non ne arrossivo: e meditavo sui tuoi comandamenti che ho amato grandemente.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui inter cétera poténtiae tuae mirácula, étiam in sexu frágili victóriam martyrii contulísti: concéde propítius; ut, qui beátae Martínae Vírginis et Mártyris tuae natalítia cólimus, per ejus ad te exémpla gradiámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che fra gli altri prodigi della tua potenza compisti anche quello di dare al sesso fragile la forza del martirio: fa' che noi, che celebriamo l'anniversario della beata Martina vergine e martire tua, imitando i suoi esempi avanziamo verso di te. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

L'autore dell'Ecclesiastico ringrazia Iddio d'averlo liberato da molti e gravi pericoli in cui era incorso. La Santa Chiesa applica questo passo della Scrittura Santa alle Vergini che subirono il martirio e restarono fedeli a Dio in mezzo ai più grandi tormenti.

LECTIO
Léctio libri Sapiéntiae.
Eccli 51:1-8; 51:12.
Confitébor tibi, Dómine, Rex, et collaudábo te Deum, Salvatórem meum. Confitébor nómini tuo: quóniam adjútor et protéctor factus es mihi, et liberásti corpus meum a perditióne, a láqueo linguae iníquae et a lábiis operántium mendácium, et in conspéctu astántium factus es mihi adjútor. Et liberásti me secúndum multitúdinem misericórdiae nóminis tui a rugiéntibus, praeparátis ad escam, de mánibus quaeréntium ánimam meam, et de portis tribulatiónum, quae circumdedérunt me: a pressúra flammae, quae circúmdedit me, et in médio ignis non sum aestuáta: de altitúdine ventris inferi, et a lingua coinquináta, et a verbo mendácii, a rege iníquo, et a lingua injústa: laudábit usque ad mortem ánima mea Dóminum: quóniam éruis sustinéntes te, et líberas eos de mánibus géntium, Dómine, Deus noster.

Lettura del libro della Sapienza.
Eccli 51:1-8; 51:12.
Ti voglio lodare, o Signore mio Re: ti voglio glorificare, o Dio, mio salvatore. Voglio celebrare il tuo nome, perché sei stato il mio aiuto e il mio protettore, e hai liberato il mio corpo dalla perdizione, dal laccio della lingua perversa e dalle labbra di quelli che ordiscono menzogne, e in faccia ai miei avversari ti sei fatto mio protettore. E nella tua grande misericordia mi hai liberato da leoni ruggenti pronti a divorarmi, dalle mani di chi cercava l'anima mia, e dal potere delle tribolazioni, onde io fui circondato. Mi hai scampato dalle spire delle fiamme, che mi avvolgevano, cosicché in mezzo al fuoco non sentii il bruciore. Mi hai liberato dal seno profondo degli inferi e dalla lingua impura, e dalle parole bugiarde, da un re iniquo e dalla lingua ingiusta. Fino alla morte l'anima mia benedirà il Signore, poiché Tu liberi quelli che ti aspettano con pazienza, e li salvi dalle mani dei nemici, Signore Dio nostro.

GRADUALE
Ps 44:8. Dilexísti justítiam, et odísti iniquitátem. . Proptérea unxit te Deus, Deus tuus, óleo laetítiae.

Ps 44:8. Hai amato la giustizia, e odiato l'iniquità. . Perciò il Signore, tuo Dio, ti ha unto con l'olio di letizia.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 44:15-16. . Adducéntur Regi Vírgines post eam: próximae ejus afferéntur tibi in laetítia. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 44:15-16. . Le vergini dietro di lei saranno condotte al Re; le sue compagne saranno condotte a Te con gioia ed esultanza. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Veni, Sponsa Christi, áccipe corónam, quam tibi Dóminus praeparávit in aetérnum: pro cujus amóre sánguinem tuum fudísti. Ps 44:8. . Dilexísti justítiam, et odísti iniquitátem: proptérea unxit te Deus, Deus tuus, óleo laetítiae prae consórtibus tuis. Ps 44:5. . Spécie tua et pulchritúdine tua inténde, próspere procéde et regna.

Vieni, o sposa di Cristo, ricevi la corona che per l'eternità ti ha preparato il Signore, per amore del quale hai versato il tuo sangue. Ps 44:8. . Tu hai amato la giustizia e hai odiato l'empietà, perciò Dio, il tuo Dio, ti ha consacrata con olio di letizia, a preferenza delle tue compagne. Ps 44:5. . Nello splendore della tua bellezza incedi, avanza trionfante e regna!

Quando avveniva un matrimonio presso gli Ebrei, le giovani amiche della sposa, l'accompagnavano con lampade accese allorché la sera delle nozze andava dallo sposo per il banchetto nuziale. Nostro Signore Gesù Cristo paragona il regno dei cieli a cinque di queste vergini che sono prudenti, per aver portato una provvista di olio per alimentare le loro lampade.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 25:1-13.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis parábolam hanc: Símile erit regnum coelórum decem virginibus: quae, accipiéntes lámpades suas, exiérunt óbviam sponso et sponsae. Quinque autem ex eis erant fátuae, et quinque prudéntes: sed quinque fátuae, accéptis lampádibus, non sumpsérunt oleum secum: prudéntes vero accepérunt óleum in vasis suis cum lampádibus. Moram autem faciénte sponso, dormitavérunt omnes et dormiérunt. Média autem nocte clamor factus est: Ecce, Sponsus venit, exíte óbviam ei. Tunc surrexérunt omnes vírgines illae, et ornavérunt lámpades suas. Fátuae autem sapiéntibus dixérunt: Date nobis de óleo vestro: quia lámpades nostrae exstinguúntur. Respondérunt prudéntes, dicéntes: Ne forte non suffíciat nobis et vobis, ite pótius ad vendéntes, et émite vobis. Dum autem irent émere, venit sponsus: et quae parátae erant, intravérunt cum eo ad núptias, et clausa est jánua. Novíssime vero véniunt et réliquae vírgines, dicéntes: Dómine, Dómine, aperi nobis. At ille respóndens, ait: Amen, dico vobis, néscio vos. Vigiláte ítaque, quia nescítis diem neque horam.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 25:1-13.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo e alla sposa. Ma cinque di esse erano stolte e cinque prudenti. Le cinque stolte, nel prendere le lampade, non presero l'olio con sé; le prudenti, invece, insieme con le lampade presero anche l'olio, nei loro vasi. Tardando a venire lo sposo, si assopirono tutte e si addormentarono. Ma a mezzanotte si udì un clamore: Ecco viene lo sposo! Uscitegli incontro. Allora tutte le vergini si alzarono e prepararono le loro lampade. E dissero le stolte alle prudenti: Dateci un po' del vostro olio, poiché le nostre lampade stanno per spegnersi. Risposero le prudenti dicendo: Non basterebbe né a noi, né a voi: andate piuttosto dai rivenditori e compratevene. Mentre esse andavano, giunse lo Sposo; e quelle che erano pronte entrarono con lui alla festa nuziale, e la porta fu chiusa. All'ultimo momento, giunsero anche le altre vergini, dicendo: Signore, Signore, aprici. Ma egli rispose: In verità vi dico, non vi conosco. Vigilate, dunque, poiché non sapete né il giorno né l'ora.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 12 sui Vangeli.
Spesso vi raccomando, fratelli carissimi, di fuggire le opere cattive e di evitare la corruzione di questo mondo, ma quest'oggi la lettura del santo Vangelo mi costringe a dirvi di stare molto attenti a non perdere il merito delle vostre buone opere, di non cercare, nel bene che fate, il favore o la stima degli uomini, di impedire che si insinui in voi il desiderio della lode e di agire in modo che, quanto appare di fuori, non sia dentro vuoto di ricompensa. Il Redentore infatti ci parla di dieci vergini, e le dice tutte vergini; eppure non tutte hanno meritato di essere ammesse al soggiorno della beatitudine, perché alcune di esse, mentre cercavano una gloria esteriore della loro verginità, non si curarono di mettere dell'olio nelle loro lampade.
Ma prima dobbiamo chiederci che cosa sia il regno dei cieli, o perché lo si paragoni a dieci vergini, ed anche quali vengano dette vergini prudenti e quali vergini stolte. Mentre infatti è certo che nessun reprobo entrerà nel regno dei cieli, perché questo viene paragonato anche a delle vergini stolte? Dobbiamo sapere che spesso nel linguaggio sacro la Chiesa del tempo presente viene chiamata regno dei cieli. Onde altrove il Signore dice: Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, e toglieranno dal suo regno tutti gli scandali. Certamente in quel regno di beatitudine, dove c'è la suprema pace, non si potranno trovare scandali da togliere.
Ciascuno vive in un corpo che ha cinque sensi; il numero cinque poi, raddoppiato, dà dieci. E, poiché la moltitudine dei fedeli comprende ambedue i sessi, la santa Chiesa si dice simile a dieci vergini. E poiché in essa i cattivi si trovano mescolati coi buoni e i reprobi con gli eletti, giustamente viene paragonata a delle vergini prudenti ed anche a delle vergini stolte. Infatti ci sono molti che vivono nella continenza, che si guardano dagli appetiti esteriori, e dalla speranza sono portati ai beni interiori, che mortificano la propria carne, e anelano alla patria celeste con tutta la forza del loro desiderio, agognano i premi eterni, e non vogliono ricevere lodi umane per le loro fatiche. Questi certamente non ripongono la loro gloria nelle parole degli uomini, ma la nascondono nella loro coscienza. E ci sono poi molti che affliggono il loro corpo con l'astinenza, ma per questa stessa loro astinenza cercano gli applausi degli uomini.

OFFERTORIUM
Ps 44:15; 44:16. Afferéntur Regi Vírgines post eam: próximae ejus afferéntur tibi in laetítia et exsultatióne: adducéntur in templum regi Dómino.

Ps 44:15; 44:16. Le vergini dietro a lei sono condotte al Re; le sue compagne sono condotte a Te con gioia ed esultanza; sono introdotte nel palazzo del Re.

SECRETA
Súscipe, Dómine, múnera, quae in beátae Martínae Vírginis et Mártyris tuae solemnitáte deférimus: cujus nos confídimus patrocínio liberári. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Accetta, o Signore, i doni che ti offriamo nella festa di santa Martina, tua vergine e martire, per il cui patrocinio confidiamo di essere liberati. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Ps 118:78; 118:80. Confundántur supérbi, quia injúste iniquitátem fecérunt in me: ego autem in mandátis tuis exercébor, in tuis justificatiónibus, ut non confúndar.

Ps 118:78; 118:80. Siano confusi i superbi, poiché compirono iniquità contro di me: io infatti mi eserciterò nei tuoi comandamenti e nella tua giustizia per non essere confusa.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Auxiliéntur nobis, Dómine, sumpta mystéria: et, intercedénte beáta Martína Vírgine et Mártyre tua, sempitérna fáciant protectióne gaudére. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
I misteri che abbiamo ricevuto, o Signore, ci aiutino e, per l'intercessione di santa Martina, tua vergine e martire, ci facciano godere della sempiterna protezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

martedì 29 gennaio 2019

San Francesco di Sales Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa

Doppio.
Paramenti bianchi.

La Santa Chiesa oggi celebra la festa di San Francesco di Sales, Dottore della Chiesa (Introitus), che attinse a questa scienza del Verbo Incarnato (Graduale) e come Lui, colla sua dolcezza (Oratio), operò conversioni che erano prodigi.
Francesco, al secolo François, primogenito di tredici figli, nacque in Alta Savoia nel castello di Sales (donde il cognome della famiglia) presso Thorens-Glières, il 21 agosto 1567, dai pii e nobili genitori, Francesco I de Nouvelles, signore di Boisy, e Francesca de Sionnaz. Fin dai più teneri anni diede indizio della santità futura colla sua innocenza e gravità di costumi.
San Francesco di Sales contempla il Sacratissimo Cuore di Gesù.
Ancora adolescente istruito nelle scienze liberali, si diede tosto a Parigi allo studio della filosofia e della teologia e, perché non mancasse nulla alla cultura del suo spirito, ottenne a Padova con somma lode la laurea in diritto canonico e civile. Nel santuario di Loreto rinnovò il voto di perpetua verginità, che aveva già fatto a Parigi: dal voto della quale virtù non poté mai essere distolto né da nessun artifizio del diavolo né da nessun attrattiva dei sensi. Ritornato in patria, fu nominato avvocato del Senato di Chambéry (capoluogo della Savoia), ma ricusò tal gran dignità per ascriversi alla milizia clericale, deludendo così le aspettative paterne.
Indi ordinato sacerdote il 18 dicembre 1593, e fatto parroco della chiesa di Ginevra, adempì così perfettamente i doveri del suo ufficio, che il vescovo Claudio di Granier lo destinò banditore della parola di Dio (Epistola) per la conversione dall'eresia dei Calvinisti dello Chiablese (o Chablais) e delle popolazioni confinanti con Ginevra. Egli intraprese questa spedizione con animo lieto, ma ebbe a soffrire le più dure prove: spesso gli eretici lo cercarono a morte e lo perseguitarono con diverse calunnie ed insidie. Ma fra tanti pericoli e lotte, rifulse sempre la sua inalterabile costanza; e protetto dall'aiuto di Dio, si narra aver ricondotto alla fede cattolica settantaduemila eretici, tra i quali molti illustri per nobiltà e dottrina.
Morto il vescovo Claudio di Granier, che aveva designato di farselo dare per coadiutore già nel 1599, egli fu consacrato vescovo da Vespasiano Gribaldi arcivescovo di Vienne, l'8 dicembre 1602. Durante gli anni del suo episcopato nella chiesa di Ginevra sparse per ogni dove i raggi della sua santità, e si rese illustre per lo zelo della disciplina ecclesiastica, l'amore della pace, la misericordia verso i poveri e per ogni genere di virtù. Il santo Vescovo si spese ardentemente per l'introduzione nella sua diocesi delle riforme promulgate dal Concilio di Trento.
La città di Ginevra rimase comunque nel suo complesso in mano ai calvinisti, e il novello vescovo dovette trasferire la sua sede nella cittadina savoiarda di Annecy, sulle rive del lago omonimo. Fu direttore spirituale di San Vincent de Paul. Durante una sua missione pastorale, nel 1604, conobbe a Dijon la nobildonna Jeanne-Françoise Frémyot, vedova del barone de Chantal, con la quale iniziò una corrispondenza epistolare e una profonda amicizia che sfociarono nella fondazione dell'Ordine della Visitazione della Beatissima Vergine Maria (1610) con l'intento di accrescere il culto divino. Questo novello ordine di religiose, istituito sotto la regola di Sant'Agostino, fu ornato di costituzioni ammirabili per sapienza, discrezione e dolcezza.
Il santo Vescovo illustrò pure la Chiesa coi suoi scritti ripieni di celeste dottrina, nei quali indica un cammino sicuro e facile per giungere alla perfezione cristiana. Tra questi scritti ricordiamo due sue opere fondamentali: Introduzione alla vita devota (Filotea) e Trattato dell'amore di Dio.
Infine, a cinquantacinque anni di età, nel ritornare dalla Francia ad Annecy, dopo aver celebrato la Santa Messa a Lione nel giorno di San Giovanni Evangelista, colpito da grave malattia, il giorno dopo (28 dicembre) passò alla gloria celeste, nell'anno del Signore 1622. Il suo corpo traslato ad Annecy il 24 gennaio 1623, fu sepolto onorevolmente nella chiesa delle monache del suddetto ordine e, subito, cominciò a risplendere per miracoli. Provati questi canonicamente, il Pontefice massimo Alessandro VII lo ascrisse fra i Beati (8 gennaio 1662) e fra i Santi (19 aprile 1665), assegnando alla sua festa il 29 gennaio. Il sommo Pontefice Pio IX con decreto della Sacra Congregazione dei Riti, lo dichiarò Dottore della Chiesa universale (19 luglio 1877), poi il sommo Pontefice Pio XI lo proclamò Patrono degli scrittori e giornalisti cattolici (26 gennaio 1923), con l'enciclica Rerum Omnium Perturbationem.




La Chiesa loda il Signore per aver conferito ai Santi Dottori la sapienza, l'intelligenza e la santità con cui spandere dovunque il lume della dottrina evangelica.

INTROITUS
Eccli 15:5. In médio Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae índuit eum. Ps 91:2. Bonum est confitéri Dómino: et psállere nómini tuo, Altíssime. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. In médio Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae índuit eum.

Eccli 15:5. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria. Ps 91:2. È bene cantare la gloria al Signore: e lodare, Altissimo, il tuo Nome. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui ad animárum salútem beátum Francíscum Confessórem tuum atque Pontificem ómnibus ómnia factum esse voluísti: concede propítius; ut caritátis tuae dulcédine perfusi, ejus dirigéntibus monitis ac suffragántibus meritis, aeterna gaudia consequamur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che a salvezza delle anime volesti che il beato confessore e vescovo Francesco si facesse tutto a tutti: degnati di riempirci della soavità del tuo amore, affinché, guidati dai suoi insegnamenti e appoggiati dai suoi meriti, conseguiamo i gaudi eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

I Dottori della Chiesa hanno messo in pratica i consigli che San Paolo dava a San Timoteo. Predicarono in ogni maniera la dottrina di Gesù Cristo, reagendo contro quella curiosità morbosa che rende certe anime avide ad intendere teorie nuove ed erronee in fatto di religione. Avendo combattuta la buona battaglia, come l'Apostolo, per il Vangelo e conservato intatto il deposito sacro della dottrina cristiana, ricevono in cielo la corona destinata a compensarli della loro santità apostolica.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Timótheum.
2Tim 4:1-8.
Caríssime: Testíficor coram Deo, et Jesu Christo, qui judicatúrus est vivos et mórtuos, per advéntum ipsíus et regnum ejus: praedica verbum, insta opportúne, importúne: árgue, óbsecra, íncrepa in omni patiéntia, et doctrína. Erit enim tempus, cum sanam doctrínam non sustinébunt, sed ad sua desidéria coacervábunt sibi magístros, pruriéntes áuribus, et a veritáte quidem audítum avértent, ad fábulas autem converténtur. Tu vero vígila, in ómnibus labóra, opus fac Evangelístae, ministérium tuum ímple. Sóbrius esto. Ego enim jam delíbor, et tempus resolutiónis meae instat. Bonum certámen certávi, cursum consummávi, fidem servávi. In réliquo repósita est mihi coróna justítiae, quam reddet mihi Dóminus in illa die, justus judex: non solum autem mihi, sed et iis, qui díligunt advéntum ejus.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo a Timoteo.
2Tim 4:1-8.
Carissimo: Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo, che ha da venire a giudicare i vivi ed i morti, per la sua venuta e per il suo regno: predica la Parola, insisti a tempo opportuno e fuori tempo. Riprendi, esorta, sgrida con paziente insegnamento; perché verrà tempo in cui la gente non potrà sopportare la sana dottrina, ma per assecondare la propria passione e per prurito di novità, si creerà una folla di maestri, e per non ascoltare la verità andrà dietro a favole. Ma tu veglia sopra tutte le cose, sopporta le afflizioni, compi l'ufficio di predicare il Vangelo, adempi il tuo ministero e sii temperante. In quanto a me il mio sangue sta per essere versato come una libazione e il tempo del mio scioglimento dal corpo è vicino. Ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede. Non mi resta che ricevere la corona di giustizia, che mi darà in quel giorno il Signore, giusto giudice; e non solo a me, ma anche a quelli che desiderano la sua venuta.

GRADUALE
Ps 36:30-31. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium. . Lex Dei ejus in corde ipsíus: et non supplantabúntur gressus ejus.

Ps 36:30-31. La bocca del giusto esprime sapienza e la sua lingua parla secondo giustizia. . Ha nel cuore la legge del suo Dio e i suoi passi non sono esitanti.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Eccli 45:9. . Amávit eum Dóminus, et ornávit eum: stolam glóriae índuit eum. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Eccli 45:9. . Il Signore lo ha amato e lo ha colmato d'onore: lo ha rivestito di una veste di gloria. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluia e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 111:1-3. Beátus vir, qui timet Dóminum: in mandátis ejus cupit nimis. . Potens in terra erit semen ejus: generátio rectórum benedicétur. . Glória et divítiae in domo ejus: et justítia ejus manet in saeculum saeculi.

Ps 111:1-3. Beato l'uomo che teme il Signore: molto si compiace nei suoi comandamenti. . Potente sulla terra sarà la sua stirpe: sarà benedetta la discendenza dei giusti. . Gloria e ricchezza nella sua casa: la sua giustizia rimane nei secoli dei secoli.

I Dottori sono il sale che deve preservare le anime dalla corruzione: sono la luce che illumina gli uomini immersi nelle tenebre dell'errore e del peccato. Predicando con la loro dottrina e il loro esempio, glorificano Dio, il quale solo dà la grazia di compiere bene il proprio dovere. E siccome l'osservanza delle minime prescrizioni della legge riceve la sua ricompensa, essi sono grandi nel regno dei cieli.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 5:13-19.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Vos estis sal terrae. Quod si sal evanúerit, in quo saliétur? Ad níhilum valet ultra, nisi ut mittátur foras, et conculcétur ab homínibus. Vos estis lux mundi. Non potest cívitas abscóndi supra montem pósita. Neque accéndunt lucérnam, et ponunt eam sub módio, sed super candelábrum, ut lúceat ómnibus qui in domo sunt. Sic lúceat lux vestra coram homínibus, ut vídeant ópera vestra bona, et gloríficent Patrem vestrum, qui in coelis est. Nolíte putáre, quóniam veni sólvere legem aut prophétas: non veni sólvere, sed adimplére. Amen, quippe dico vobis, donec tránseat coelum et terra, iota unum aut unus apex non praeteríbit a lege, donec ómnia fiant. Qui ergo solverit unum de mandátis istis mínimis, et docúerit sic hómines, mínimus vocábitur in regno coelórum: qui autem fécerit et docúerit, hic magnus vocábitur in regno coelórum.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 5:13-19.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Voi siete il sale della terra. E se il sale perde la sua virtù, come lo si riattiverà? Non è più buono se non ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo. Non può rimanere nascosta una città posta sopra un monte. Né si accende la lucerna per riporla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia lume a quanti sono in casa. Così risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto ad abrogare la Legge o i Profeti, ma a completare. In verità vi dico che finché non passi il cielo e la terra non passerà un solo iota o un apice solo della Legge, che tutto non sia compiuto. Chi pertanto violerà uno dei minimi di questi comandamenti e insegnerà così agli uomini, sarà tenuto minimo nel regno dei cieli; ma colui che avrà operato ed insegnato, sarà tenuto grande nel regno dei cieli.

Omelia di Sant'Agostino, Vescovo.
Libro 1 sul Sermone del Signore sul monte, cap. 6, tom. 4.
Il Signore ci mostra doversi giudicare insensati coloro che, cercando l'abbondanza dei beni temporali o temendo d'esserne privati, perdono gli eterni, che gli uomini non possono né dare né togliere. Ora se il sale diventa insipido, con che si salerà? (Matt 5:13). Cioè, se voi, che dovete in certo modo condire i popoli, per timore delle persecuzioni temporali, perderete il regno dei cieli: quali saranno gli uomini che potranno ritrarvi dall'errore, dal momento che Dio ha scelto voi per togliere gli altri dall'errore?
Dunque il sale insipido non serve più a nulla se non ad essere gettato via pestato dagli uomini (Matt 5:13). Pertanto non è calpestato dagli uomini chi soffre persecuzione, ma chi istupidisce per timore della persecuzione. Poiché non può essere calpestato se non uno inferiore; ma non è inferiore chi, sebbene patisca molto sulla terra nel corpo, tuttavia col cuore abita in cielo.
Voi siete la luce del mondo (Matt 5:14). Come più sopra ha detto il sale della terra (Matt 5:13), così ora dice la luce del mondo. Ora per questa terra, di cui si parla più sopra, non si deve intendere quella che calpestiamo coi nostri piedi corporei; bensì gli uomini che abitano sulla terra, o anche i peccatori, a rialzare i quali col condimento della sapienza e a distruggere le loro perverse inclinazioni, il Signore inviò nel mondo il sale apostolico. E qui mondo si deve intendere non il cielo e la terra, ma gli uomini che sono nel mondo o amano il mondo, e che gli Apostoli hanno la missione d'illuminare. Non può rimaner nascosta una città situata su un monte (Matt 5:14): cioè, fondata sopra un'insigne e grande giustizia, significata anche nello stesso monte, su cui il Signore si trova a parlare.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 91:13. Justus ut palma florébit: sicut cedrus, quae in Líbano est, multiplicábitur.

Ps 91:13. Il giusto fiorirà come palma, crescerà come un cedro del Libano.

SECRETA
Sancti Francísci Pontíficis tui atque Doctóris nobis, Dómine, pia non desit orátio: quae et múnera nostra concíliet; et tuam nobis indulgéntiam semper obtíneat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, non ci venga mai meno l'intercessione pia del beato Francesco Vescovo tuo e Dottore, la quale renda a te graditi i nostri doni e sempre ottenga a noi la tua indulgenza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 12:42. Fidélis servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in témpore trítici mensúram.

Luc 12:42. Fedele e saggio è il servitore che il Signore ha preposto alla sua casa: perché al tempo conveniente dia il cibo che spetta a ciascuno.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Ut nobis, Dómine, tua sacrifícia dent salútem: beátus Francíscus Póntifex tuus et Doctor egrégius, quaesumus, precátor accédat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Interceda per noi, o Signore, il beato Francesco Vescovo tuo e Dottore egregio, affinché il tuo sacrificio ci porti salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.