Doppio.
Paramenti rossi.
I
due grandi martiri romani, Fabiano e Sebastiano, manifestarono con il loro
coraggio, il primo nel 250 durante la persecuzione di Decio, il secondo durante
la persecuzione di Diocleziano, la potenza divina di Nostro Signore Gesù Cristo
«che operò in loro dei miracoli» (Graduale). Gli antichi martirologi uniscono i
loro nomi. Come i martiri di cui ci parla l'Epistola, questi due Santi «furono
trovati perfetti nel testimoniare la loro fede in Cristo» perché «per causa del
Figlio dell'Uomo furono perseguitati» (Evangelium).
Fabiano,
cittadino romano e umile contadino, trovandosi nella città di Roma nel momento in cui i
cristiani dovevano eleggere il successore di papa Sant'Antero, egli fu
designato divinamente quale successore al trono apostolico da una colomba che
si posò sul suo capo (cfr. Eusebio di Cesarea, Historia Ecclesiatica, VI, 29).
Quindi fu eletto sommo Pontefice unanimemente il 10 gennaio 236, al tempo
dell'imperatore Massimino. Durante il suo pontificato si ebbe una parentesi
pacifica sul fronte delle persecuzioni contro i cristiani.
Secondo
il Liber Pontificalis, divise la città di Roma in sette distretti (diaconie),
ognuno supervisionato da un diacono, il quale doveva aver cura dei poveri. Creò
altrettanti suddiaconi, i quali avevano il compito di raccogliere gli Atti dei
Martiri, scritti da sette notai. Inoltre, provvide a sistemare i cimiteri
cristiani e, dopo aver fatto riesumare papa San Ponziano, deportato nelle
miniere in Sardegna ed ivi morto nel 235, lo fece traslare nelle Catacombe di
San Callisto a Roma. Stabilì pure, che ogni anno il Giovedì Santo, in Coena
Domini, bruciato il vecchio, si rinnovasse il santo crisma.
Nel
249 ripresero le persecuzioni contro i cristiani, con la salita al potere
dell'imperatore Decio. Questi emanò l'editto del libello (libellus), in cui si
decretava che tutti i sudditi dell'Impero romano avrebbero dovuto proclamare
solennemente e pubblicamente la loro adesione al paganesimo tradizionale,
attraverso un sacrificio; in cambio di questo atto cultuale i sacrificanti
avrebbero ricevuto un “libellus”, una sorta di certificato che attestava la
loro qualità di seguaci degli antichi culti dello Stato e quindi la loro
appartenenza a Roma. Coloro che non si attenevano a questa prassi venivano
dichiarati fuorilegge e nemici dello Stato. I cristiani insorsero, ma non tutti
adottarono lo stesso comportamento: alcuni abiurarono la fede cristiana (lapsi);
altri, soprattutto nobili, acquistarono il libello senza compiere il sacrificio
prescritto (libellatici); altri ancora affrontarono la via del martirio.
Tra
i primi a rifiutare questa imposizione fu papa Fabiano, che l'imperatore vedeva
come un nemico personale e un rivale. Imprigionato nel carcere Tullianum, il
Santo Pontefice si spense per fame e stenti, il 20 gennaio 250, ricevendo la
gloriosa corona del martirio, e fu sepolto nella cripta papale delle Catacombe
di San Callisto sulla via Appia, dopo aver governato la Santa Chiesa quindici
anni e quattro giorni. Nel mese di dicembre fece cinque ordinazioni, nelle quali
creò ventidue preti, sette diaconi e undici vescovi per luoghi diversi.
Attualmente
la sua testa è conservata nella cappella Albani della Basilica di San
Sebastiano fuori le mura; mentre, dal XV secolo, le sue ossa sono collocate
nella cappella delle reliquie del museo diocesano della Diocesi di Cuneo presso
la chiesa di San Sebastiano.
Sebastiano,
nato a Narbona, in Gallia, verso il 256, da padre Narbonese e madre Milanese,
fu educato a Milano, ove fu istruito nei principi della fede cristiana. Si trasferì
poi a Roma e intraprese la carriera militare, fino a diventare tribuno della
prima coorte imperiale, i pretorani. Egli fu molto caro per la nobiltà della sua
nascita e per il suo valore all'imperatore Diocleziano, che non sospettava
affatto fosse cristiano.
Forte
del suo ruolo, aiutava coll'opera e coi beni i Cristiani la cui fede professava
segretamente e colle sue esortazioni fortificava talmente quelli che vedeva paventare
la violenza dei tormenti, che molti si offrivano spontaneamente ai carnefici
per Nostro Signore Gesù Cristo. Tra questi ci furono i due giovani fratelli cristiani,
Marco e Marcelliano, che furono arrestati in quanto cristiani; il loro padre Tranquillino ottenne dal prefetto Agrezio
Cromazio, un periodo di trenta giorni per far riflettere i suoi due figli, affinché
essi potessero salvarsi sacrificando agli déi. Dato che i due giovani stavano
per cedere, il tribuno Sebastiano intervenne convincendoli a perseverare nella
fede. Mentre Sebastiano parlava loro, fu visto circondato di una luce
soprannaturale. Tra i presenti a tale evento miracoloso, vi era Zoe, moglie di Nicostrato, capo della
cancelleria imperiale, la quale, muta da sei anni, alle preghiere di Sebastiano
e al segno della santa croce sulle sue labbra, recuperò l'uso della parola. A
fronte di tale miracolo, Nicostrato e Zoe e altre persone credettero e chiesero
di ricevere il santo Battesimo, che fu amministrato dal prete Policarpo.
Scaduti i trenta giorni di prigionia dei due fratelli, il padre Tranquillino riferì
al prefetto Cromazio di esser divenuto anch'egli cristiano e lo stesso Prefetto,
condotto alla fede, ricevette il santo Battesimo insieme col figlio Tiburzio.
Essendo
stato denunciato Sebastiano come cristiano, l'imperatore Diocleziano se lo fece
condurre e, dopo averlo fortemente ripreso, si sforzò con ogni artifizio di
distornarlo dalla fede di Cristo. Ma non riuscendo a nulla né colle promesse né
colle minacce, fattolo denudare e legare ad un palo, ordinò che lo si
trafiggesse con frecce. Credendolo tutti morto, fu abbandonato in pasto alle
bestie selvatiche. Poco dopo, una nobile e santa donna, Irene, ne fece
recuperare il corpo di notte per dargli sepoltura; ma trovatolo ancora vivo, lo
curò in casa sua.
Pertanto
riacquistata la salute, si ripresentò all'imperatore Diocleziano, che stava
salendo al tempio di Ercole, e gli rimproverò ancor più liberamente la sua
empietà. Alla sua vista dapprima questi stupì, credendolo morto; poi sia per la
novità della cosa sia per il severo rimprovero di Sebastiano, acceso di
collera, comandò che venisse battuto con verghe a morte. L'esecuzione della condanna avvenne nell'ippodromo del Palatino, ove colpito atrocemente rese l'anima a Dio: era il 304. Il suo corpo venne gettato nella Cloaca Maxima,
affinché i cristiani non potessero recuperarlo.
La
notte seguente, la matrona Lucina fu avvertita in sogno dallo stesso Sebastiano
dove era il suo corpo e le fu ordinato di seppellirlo accanto alle tombe degli
apostoli. Infatti le Catacombe della via Appia avevano ospitato
temporaneamente, durante la persecuzione di Valeriano, le reliquie dei Santi
Apostoli Pietro e Paolo: erano quindi dette “Memoria apostolorum”. Su tale
luogo papa Damaso († 384) fece edificare una celebre chiesa dedicata a San
Sebastiano.
Le
reliquie di questo Santo Martire, sistemate dapprima in una cripta sotto la basilica
costantiniana detta “Basilica Apostolorum”, furono divise sotto il pontificato
di papa Eugenio II, che ne mandò una parte alla chiesa di San Medardo di
Soissons il 13 ottobre 826. Il suo successore, papa Gregorio VI, fece traslare
il resto del corpo nell'oratorio di San Gregorio sul colle Vaticano. Il capo,
inserito in un prezioso reliquiario da papa Leone IV, fu poi trasferito nella
Basilica dei Quattro Coronati, dove è ancora venerato. Gli altri resti del suo
corpo rimasero nella Basilica Vaticana fino al 1218, quando papa Onorio III
concesse ai monaci cistercensi di risistemare le reliquie del Santo Martire
nell'antica cripta della Basilica dedicata in suo onore. Nel XVII secolo l'urna contenente le reliquie di San Sebastiano venne posta in una cappella della nuova chiesa, sotto l'altare, dove tuttora le sue reliquie si venerano.
Monumenti
antichissimi dimostrano come il suo culto sia stato diffuso, oltre che in
Italia, anche nella Spagna e nell'Africa.
Ambito senese, Madonna con Gesù Bambino in gloria con angeli tra i Santi Fabiano e Sebastiano,
Chiesa di San Giorgio, Montemerano, 1620 circa.
|
INTROITUS
Ps
78:11-12; 78:10.
Intret in conspéctu tuo, Dómine, gémitus compeditórum: redde vicínis nostris
séptuplum in sinu eórum: víndica sánguinem Sanctórum tuórum, qui effúsus est. Ps 78:1. Deus, venérunt gentes in
hereditátem tuam: polluérunt templum sanctum tuum: posuérunt Jerúsalem in
pomórum custódiam. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat
in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Intret in
conspéctu tuo, Dómine, gémitus compeditórum: redde vicínis nostris séptuplum in
sinu eórum: víndica sánguinem Sanctórum tuórum, qui effúsus est.
Ps
78:11-12; 78:10. Signore, il gemito dei prigionieri giunga al tuo cospetto: rendi
il settuplo ai nostri nemici; vendica il sangue versato dei tuoi santi. Ps
78:1. O Dio, i pagani hanno invaso il tuo retaggio, profanato il tuo santo
tempio, ridotto Gerusalemme a un tugurio da guardiani di frutta. ℣. Gloria al
Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen. Signore, il gemito dei prigionieri giunga al
tuo cospetto: rendi il settuplo ai nostri nemici; vendica il sangue versato dei
tuoi santi.
Gloria
ORATIO
Orémus.
Infirmitátem
nostram réspice, omnípotens Deus: et, quia pondus própriae actiónis gravat,
beatórum Mártyrum tuórum Fabiáni et Sebastiáni intercéssio gloriósa nos
prótegat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et
regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Dio
onnipotente, guarda alla nostra debolezza: e poiché grava su di noi il peso dei
peccati, ci protegga l'intercessione gloriosa dei tuoi santi martiri Fabiano e
Sebastiano. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e
regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
LECTIO
Léctio Epístolae Beáti
Pauli Apóstoli ad Hebraeos.
Hebr
11:33-39.
Fratres: Sancti
per fidem vicérunt regna, operáti sunt justítiam, adépti sunt repromissiónes,
obturavérunt ora leónum, exstinxérunt ímpetum ignis, effugérunt áciem gládii,
convaluérunt de infirmitáte, fortes facti sunt in bello, castra vertérunt
exterórum: accepérunt mulíeres de resurrectióne mórtuos suos: álii autem
disténti sunt, non suscipiéntes redemptiónem, ut meliórem invenírent
resurrectiónem: alii vero ludíbria et vérbera expérti, ínsuper et víncula et
cárceres: lapidáti sunt, secti sunt, tentáti sunt, in occisióne gládii mórtui
sunt: circuiérunt in melótis, in péllibus caprínis, egéntes, angustiáti,
afflicti: quibus dignus non erat mundus: in solitudínibus errantes, in móntibus
et spelúncis et in cavérnis terrae. Et hi omnes testimónio fídei probáti,
invénti sunt in Christo Jesu, Dómino nostro.
Lettura
dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo agli Ebrei.
Hebr
11:33-39.
Fratelli,
i Santi mediante la fede debellarono i regni, esercitarono la giustizia,
conseguirono le promesse, turarono le gole dei leoni, estinsero la violenza del
fuoco, scamparono al taglio della spada, guarirono dalle malattie, diventarono
prodi in guerra, misero in fuga eserciti stranieri; le donne riebbero i loro morti
risuscitati. Chi fu messo alla tortura, e non accettò liberazione per ottenere
una risurrezione migliore; chi ebbe a patire scherni e flagelli ed anche catene
e prigione. Furon lapidati, segati, sottoposti a dure prove; moriron di spada;
andaron raminghi coperti di pelli di pecora o di capra, privi di tutto,
vessati, maltrattati. Essi di cui non era degno il mondo, andavano errando per
deserti e per monti, in spelonche e caverne della terra. Tutti questi, per la testimonianza
resa alla loro fede, conseguirono la promessa, in Gesù Cristo Signor nostro.
GRADUALE
Exod
15:11. Gloriósus
Deus in Sanctis suis: mirábilis in majestáte, fáciens prodígia. Exod 15:6. ℣. Déxtera tua, Dómine,
glorificáta est in virtúte: déxtera manus tua confrégit inimícos.
Exod
15:11. Dio è glorioso nei suoi santi, mirabile nella sua maestà, operatore di
prodigi. Exod 15:6. ℣. La tua destra, o Signore, si è distinta nella forza; la
tua destra ha spezzato i nemici.
ALLELUJA
Allelúja, allelúja.
Ps 144:10-11. ℣. Sancti tui, Dómine,
benedícent te: glóriam regni tui dicent. Allelúja.
Alleluia,
alleluia. Ps 144:10-11. ℣. I tuoi santi ti benedicono, o Signore; essi
proclamano la gloria del tuo regno. Alleluia.
Dopo
Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:
TRACTUS
Ps
125:5-6. Qui
séminant in lácrimis, in gáudio metent. ℣. Eúntes
ibant et flébant, mitténtes sémina sua. ℣. Veniéntes autem vénient cum exsultatióne,
portántes manípulos suos.
Ps
125:5-6. Chi semina nelle lacrime, mieterà nel gaudio. ℣. Nell'andare procedevano piangendo e portando il seme da gettare. ℣. Ma nel tornare verranno cantando e
portando i propri covoni.
EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum
Lucam.
Luc
6:17-23.
In illo témpore: Descéndens
Jesus de monte, stetit in loco campéstri, et turba discipulórum ejus, et
multitúdo copiósa plebis ab omni Judaea, et Jerúsalem, et marítima, et Tyri, et
Sidónis, qui vénerant, ut audírent eum, et sanaréntur a languóribus suis. Et,
qui vexabántur a spirítibus immúndis, curabántur. Et omnis turba quaerébat eum
tángere: quia virtus de illo exíbat, et sanábat omnes. Et ipse, elevátis óculis
in discípulos suos, dicebat: Beáti, páuperes: quia vestrum est regnum Dei.
Beáti, qui nunc esurítis: quia saturabímini. Beáti, qui nunc fletis: quia
ridébitis. Beáti éritis, cum vos óderint hómines, et cum separáverint vos et
exprobráverint, et ejécerint nomen vestrum tamquam malum, propter Fílium
hóminis. Gaudéte in illa die et exsultáte: ecce enim, merces vestra multa est
in coelo.
Seguito
✠ del santo Vangelo secondo Luca.
Luc
6:17-23.
In
quel tempo, Gesù si fermò in un ripiano con la folla dei suoi discepoli e gran
quantità di popolo che da tutta la Giudea e da Gerusalemme e dalle marine di
Tiro e di Sidone era venuta ad ascoltarlo e farsi guarire dalle proprie
infermità. E quelli che erano vessati da spiriti immondi ne erano liberati; e
tutto il popolo cercava di toccarlo, perché da lui scaturiva una potenza che
sanava tutti. E alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: Beati voi, che
siete poveri, perché a voi appartiene il Regno di Dio. Beati voi che ora avete
fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete.
Beati voi quando gli uomini vi odieranno e oltraggeranno e ripudieranno il
vostro nome come di malvagi per cagione del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in
quel giorno ed esultate; ecco, la vostra mercede sarà grande nel cielo.
Omelia
di Sant'Ambrogio, Vescovo.
Libro
5 sul cap. 6 di Luca, dopo l'inizio.
Fate bene
attenzione a tutto, al modo in cui sale con i discepoli e discende alle folle.
In che modo infatti la folla poteva vedere Cristo se non in basso? Non Lo segue
sulle altezze, non sale ai vertici. Pertanto dove discende, trova gli infermi:
sulle altezze infatti non ci possono essere infermi. Indi anche Matteo insegna
che i debilitati furono sanati nei luoghi inferiori. Prima difatti va sanato
ciascuno in modo che possa ascendere al monte pian piano con le forze che
crescono; e quindi sana ciascuno nei luoghi inferiori, cioè, li richiama dalla
lussuria, rimuove il danno della cecità. È sceso alle nostre ferite, affinché,
con un certo uso ed abbondanza della sua natura, ci faccia essere compartecipi
del regno dei cieli.
Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio. San Luca pose soltanto quattro beatitudini del
Signore, mentre San Matteo otto: ma in quelle otto ci stanno queste quattro, ed
in queste quattro quelle otto. Questi infatti ha come abbracciato le quattro
virtù cardinali; quello in quelle otto ha rivelato un numero mistico. Infatti molti
Salmi hanno l'iscrizione “per l'ottava”: e ricevi ordine di metterti in grado
di partecipare in qualche modo a queste otto beatitudini. Come infatti l'ottava
è la perfezione della nostra speranza, così l'ottava è la somma delle virtù.
Ma prima guardiamo
a quelle che sono più grandi. Beati, disse, i poveri, perché vostro è il regno
di Dio. Entrambi gli Evangelisti posero questa beatitudine. Infatti è la prima
in ordine, è una madre e la generazione delle virtù: poiché chi avrà disprezzato
le cose del mondo, egli meriterà la vita eterna; né può meritare il regno dei
cieli colui che, oppresso dal desiderio del mondo, non ha la capacità di
emergere.
OFFERTORIUM
Ps
31:11. Laetámini
in Dómino et exsultáte, justi: et gloriámini, omnes recti corde.
Ps
31:11. Gioite nel Signore ed esultate, o giusti: inneggiate voi tutti, animi
retti.
SECRETA
Hóstias tibi,
Dómine, beatórum Mártyrum tuórum Fabiáni et Sebastiáni dicátas méritis,
benígnus assúme: et ad perpétuum nobis tríbue proveníre subsídium. Per Dominum
nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate
Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Accetta,
o Signore, per la tua bontà queste offerte, che ti presentiamo in onore dei
meriti dei tuoi santi martiri Fabiano e Sebastiano; e fa' che esse ci meritino
una continua protezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è
Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli
dei secoli. Amen.
PRAEFATIO
COMMUNIS
Vere dignum et
justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine
sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem
majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli
coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum
quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione
dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et
terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini.
Hosánna in excélsis.
È
veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere
grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le
Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i
Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro
canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di
lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che
viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.
COMMUNIO
Luc
6:18; 6:19. Multitúdo
languéntium, et qui vexabántur a spirítibus immúndis, veniébant ad eum: quia
virtus de illo exíbat, et sanábat omnes.
Luc
6:18; 6:19. Una folla di malati e di vessati da spiriti immondi venivano a Lui,
perché da Lui usciva una virtù che li sanava tutti.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Refécti
participatióne múneris sacri, quaesumus, Dómine, Deus noster: ut, cujus
exséquimur cultum, intercedéntibus sanctis Martýribus tuis Fabiáno et
Sebastiáno, sentiámus efféctum. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium
tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia
saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Ristorati
dalla partecipazione a questo sacramento, ti preghiamo, o Signore nostro Dio,
affinché per l'intercessione dei tuoi santi martiri Fabiano e Sebastiano,
sentiamo l'effetto duraturo del sacrificio celebrato. Per il nostro Signore
Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo
Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.