Visualizzazione post con etichetta Messale Romano - Proprio del Tempo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Messale Romano - Proprio del Tempo. Mostra tutti i post

domenica 17 febbraio 2019

Domenica di Settuagesima

Stazione a San Lorenzo fuori le mura.
Semidoppio - Domenica privilegiata di II classe.
Paramenti violacei.

Per comprendere pienamente il senso dei testi della Santa Messa di questo giorno, bisogna studiarli in corrispondenza delle lezioni del Breviario, perché, nel pensiero della Santa Chiesa, la Santa Messa e l'Ufficio sono una cosa sola. Le lezioni e i responsori dell'Ufficio della notte durante tutta questa settimana sono tratti dal libro della Genesi e narrano la creazione del mondo e quella dell'uomo; la caduta dei nostri primi genitori e la promessa di un Redentore; di più l'uccisione di Abele e le generazioni di Adamo fino a Noè.
Miniatura medievale del Libro della Genesi.
«In principio - dice il Libro Santo - Dio creò il cielo e la terra e formò l'uomo su la terra e lo pose in un giardino di delizie perché lo coltivasse» (III e IV responsorio del Mattutino). Tutto ciò è una figura. «Il regno dei Cieli - spiega San Gregorio - è detto simile ad un padre di famiglia che prende degli operai per coltivare la sua vigna. Ora, chi più opportunamente può essere rappresentato nel padre di famiglia se non il nostro Creatore, il quale regge con la sua provvidenza ciò che ha creato e che governa i suoi eletti in questo mondo, così come il padrone ha i servi in casa sua? E la vigna che Egli possiede è la Chiesa Universale, dal giusto Abele fino all'ultimo eletto che nascerà alla fine del mondo. E tutti quelli che con fede retta si sono applicati e hanno esortato a fare il bene, sono gli operai di questa vigna. Quelli della prima ora, come quelli della terza, della sesta e della nona, designano l'antico popolo ebreo, il quale, dopo l'inizio del mondo, sforzandosi nella persona dei suoi santi, di servire Dio con fede sincera, non hanno cessato, per così dire, di lavorare nella coltivazione della vigna. Ma all'undecima ora sono chiamati i Gentili e a loro sono indirizzate queste parole: Perché state qui tutto il giorno senza far nulla?» (III Notturno del Mattutino). Dunque, tutti gli uomini sono chiamati a lavorare nella vigna del Signore, cioè a santificarsi e a santificare il prossimo glorificando con questo mezzo Dio, poiché la santificazione consiste a non cercare il nostro bene supremo che in Lui.
Ma Adamo venne meno al suo compito. «Poiché tu hai mangiato il frutto che io ti avevo proibito di mangiare - gli disse il Signore - la terra sarà maledetta e ne trarrai il nutrimento con gran fatica. Essa non produrrà che spine e rovi. Tu mangerai il tuo pane, prodotto dal sudore della tua fronte fino a che non sarai tornato donde fosti tratto». «Esiliato dall'Eden dopo la sua colpa - spiega Sant'Agostino - il primo uomo trascinò alla pena di morte e alla riprovazione tutti i suoi discendenti, guasti nella sua persona come nella loro sorgente. Tutta la massa del genere umano condannato cadde in disgrazia, o piuttosto si vide trascinata e precipitata di male in male» (II Notturno del Mattutino). «I dolori della morte m'hanno circondato» dice l'Introitus; e la Stazione ha luogo nella Basilica di San Lorenzo fuori le mura, contigua al Cimitero di Roma. «È assai giusto, aggiunge l'Oratio, che noi siamo afflitti per i nostri peccati». Così la vita cristiana è rappresentata da San Paolo nell'Epistola come un'arena dove bisogna lottare per riportare la corona. La mercede della vita eterna, dice anche l'Evangelium, viene concessa solo a quelli che lavorano nella vigna di Dio e, dopo il peccato, questo lavoro è penoso e duro. «O Dio, domanda la Santa Chiesa, accorda ai tuoi popoli che sono designati da te sotto il nome di vigne e di messi, che dopo aver sradicato i rovi e le spine, siano atti a produrre frutti in abbondanza, con l'aiuto del nostro Signore» (Oratio dopo l'VIII profezia del Sabato Santo).
«Nella sua sapienza - dice Sant'Agostino - Dio preferì ricavar il bene dal male anziché permettere che non accadesse nessun male» (VI Lezione del Mattutino). Dio ebbe difatti pietà degli uomini e promise loro un secondo Adamo che ristabilisse l'ordine turbato dal primo. Grazie a questo novello Adamo essi potranno riconquistare il cielo sul quale Adamo aveva perduto ogni diritto essendo stato cacciato dall'Eden, «che era l'ombra d'una vita (migliore)» (IV Lezione del Mattutino).
«Tu sei, Signore, il nostro soccorso nel tempo del bisogno e dell'afflizione» (Graduale); «presso di te è la misericordia» (Tractus); «fa' che risplenda la tua faccia sopra il tuo servo e salvami nella tua misericordia» (Communio). Infatti, «Dio che creò l'uomo in una maniera meravigliosa, lo redense in modo più meraviglioso ancora (Oratio dopo la I profezia del Sabato Santo) poiché l'atto della creazione del mondo al principio non sorpassa in eccellenza l'immolazione del Cristo, nostra Pasqua, nella pienezza dei Tempi (Oratio dopo la IX profezia del Sabato Santo)». Questa Santa Messa, studiata in relazione alla caduta di Adamo, ci mette nella disposizione voluta per cominciare il Tempo di Settuagesima e per farci comprendere la grandezza del mistero pasquale al quale questo Tempo ha per scopo di preparare le anime nostre.
Per corrispondere all'appello del divin Maestro che viene a cercarci fin nell'abisso dove ci ha sprofondati il peccato del nostro primo padre (Tractus), andiamo a lavorare nella vigna del Signore, scendiamo nell'arena e incominciamo con coraggio la lotta la quale si intensificherà sempre più nel Tempo della Quaresima.

Dal libro Enchiridion di Sant'Agostino, Vescovo.
Cap. 25, 26 e 27 del tomo 3.
Il Signore aveva minacciato l'uomo di punirlo di morte se avesse peccato: l'aveva sì dotato del libero arbitrio, in modo però che lo tenesse soggetto al suo comando ed eccitasse in lui il timore della sua rovina; e lo collocò in un paradiso di delizie, che non era che l'ombra d'una vita migliore, dove sarebbe giunto se avesse conservato la giustizia. Esiliato egli dall'Eden dopo il suo peccato, incatenò alla pena della morte e della riprovazione anche la propria stirpe, che peccando aveva contaminato in se stesso, come nelle sue radici: così che qualsiasi discendente, che doveva nascere da lui e dalla sua sposa - condannata come lui e che l'aveva indotto al peccato -, tramite quella concupiscenza carnale, in cui veniva fatta corrispondere una pena simile alla sua disobbedienza, contrasse il peccato originale, e meritò d'essere trascinato in mezzo a errori e dolori d'ogni specie, sino al supplizio estremo e senza fine cogli angeli infedeli, suoi corruttori, padroni e compagni della sua infelice sorte.
Così per un solo uomo il peccato entrò nel mondo, e, col peccato, la morte: la quale così passò in tutti gli uomini per mezzo di colui in cui tutti peccarono (Rom 5:12). Ciò che l'Apostolo chiamò in questo luogo “mondo”, è tutto il genere umano. Tale era dunque lo stato delle cose. Tutta la massa del genere umano condannata giaceva nel male, o addirittura vi si rotolava, e si vedeva precipitata di male in male; e associata a quella parte di angeli che avevano peccato, scontava le pene meritatissime della sua empia prevaricazione.
Indubbiamente rientra nella giusta collera di Dio tutto ciò che i malvagi compiono volentieri con cieca e indomita concupiscenza e tutto ciò che malvolentieri subiscono con pene esplicite e manifeste: tuttavia la bontà del Creatore non cessò di manifestarsi sia verso i cattivi angeli, conservando loro la vita e la potenza sempre attiva - senza la quale cesserebbero d'essere -, come verso gli uomini propagandone la razza, benché nati da ceppo viziato e condannato, formandone i corpi che anima, disponendone le membra che armonizza colle diverse età, mantenendone la vivacità dei sensi secondo la disposizione degli organi e fornendolo di alimenti. Egli giudicò infatti meglio tirar il bene dal male piuttosto che non permettere che avvenisse alcun male.




INTROITUS
Ps 17:5; 17:6; 17:7. Circumdedérunt me gémitus mortis, dolóres inférni circumdedérunt me: et in tribulatióne mea invocávi Dóminum, et exaudívit de templo sancto suo vocem meam. Ps 17:2-3. Díligam te, Dómine, fortitúdo mea: Dóminus firmaméntum meum, et refúgium meum, et liberátor meus. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Circumdedérunt me gémitus mortis, dolóres inférni circumdedérunt me: et in tribulatióne mea invocávi Dóminum, et exaudívit de templo sancto suo vocem meam.

Ps 17:5; 17:6; 17:7. Mi circondavano i gemiti della morte, e i dolori dell'inferno mi circondavano: nella mia tribolazione invocai il Signore, ed Egli dal suo santo tempio esaudì la mia preghiera. Ps 17:2-3. Ti amerò, o Signore, mia forza: Signore, mio firmamento, mio rifugio e mio liberatore. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Mi circondavano i gemiti della morte, e i dolori dell'inferno mi circondavano: nella mia tribolazione invocai il Signore, ed Egli dal suo santo tempio esaudì la mia preghiera.

Il Gloria in excelsis non si dice nelle Sante Messe sia domenicali sia feriali, dalla Domenica di Settuagesima fino al Mercoledì Santo incluso.

ORATIO
Orémus.
Preces pópuli tui, quaesumus, Dómine, cleménter exáudi: ut, qui juste pro peccátis nostris afflígimur, pro tui nóminis glória misericórditer liberémur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Signore, Te ne preghiamo, esaudisci clemente le preghiere del tuo popolo: affinché da quei peccati, per cui giustamente siamo afflitti, per la gloria del tuo nome, siamo misericordiosamente liberati. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Il grande Apostolo San Paolo ci sprona all'astinenza ed alla mortificazione corporale. Egli aggiunge che, sebbene il popolo d'Israele fosse stato ricolmo di tutti i favori di Dio, i quali erano figure dei Sacramenti, pure non corrispose alla sua vocazione. Così, dei 600.000 uomini che traversarono il Mar Rosso, solo due poterono entrare nella Terra promessa (Epistola). Nostro Signore Gesù Cristo trovò poco più fedeli i Giudei del suo tempo: invitati ad entrare nel «regno dei cieli» che è la Santa Chiesa, la maggior parte si ostinò nella propria cecità; i pagani, operai dell'ultima ora, riceveranno dei posti scelti. Molti Giudei furono chiamati, dirà Gesù, ma pochi eletti (Evangelium).

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Corínthios.
1Cor 9:24-27; 10:1-5.
Fratres: Nescítis, quod ii, qui in stádio currunt, omnes quidem currunt, sed unus áccipit bravíum? Sic cúrrite, ut comprehendátis. Omnis autem, qui in agóne conténdit, ab ómnibus se ábstinet: et illi quidem, ut corruptíbilem corónam accípiant; nos autem incorrúptam. Ego ígitur sic curro, non quasi in incértum: sic pugno, non quasi áërem vérberans: sed castígo corpus meum, et in servitútem rédigo: ne forte, cum áliis praedicáverim, ipse réprobus effíciar. Nolo enim vos ignoráre, fratres, quóniam patres nostri omnes sub nube fuérunt, et omnes mare transiérunt, et omnes in Móyse baptizáti sunt in nube et in mari: et omnes eándem escam spiritálem manducavérunt, et omnes eúndem potum spiritálem bibérunt (bibébant autem de spiritáli, consequénte eos, petra: petra autem erat Christus): sed non in plúribus eórum beneplácitum est Deo.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Corinti.
1Cor 9:24-27; 10:1-5.
Fratelli, non sapete che quelli che corrono nello stadio, tutti invero corrono, ma uno solo riporta il premio? Così correte, in modo da guadagnarlo. Orbene, tutti quelli che lottano nell'arena si astengono da tutto: ed essi per conseguire una corona corruttibile, noi invece per una incorruttibile. Io adunque corro, non come a caso; combatto, non come colpendo nell'aria; ma castigo il mio corpo e lo riduco in schiavitù, affinché per avventura, pur avendo predicato agli altri, io stesso non diventi reprobo. Non voglio infatti che voi ignoriate, o fratelli, come i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, e tutti passarono per il mare, e tutti furono battezzati in Mosè, nella nube e nel mare: e tutti mangiarono dello stesso cibo spirituale, e tutti bevvero la stessa bevanda spirituale (or bevevano della pietra spirituale che li accompagnava: e quella pietra era il Cristo): eppure Iddio non fu contento della maggior parte di essi.

GRADUALE
Ps 9:10-11; 9:19-20. Adjútor in opportunitátibus, in tribulatióne: sperent in te, qui novérunt te: quóniam non derelínquis quaeréntes te, Dómine. ℣. Quóniam non in finem oblívio erit páuperis: patiéntia páuperum non períbit in aetérnum: exsúrge, Dómine, non praeváleat homo.

Ps 9:10-11; 9:19-20. Tu sei l'aiuto opportuno nel tempo della tribolazione: abbiano fiducia in Te tutti quelli che Ti conoscono, perché non abbandoni quelli che Ti cercano, o Signore. ℣. Poiché non sarà dimenticato per sempre il povero: la pazienza dei miseri non sarà vana in eterno: lèvati, o Signore, non prevalga l'uomo.

TRACTUS
Ps 129:1-4. De profúndis clamávi ad te, Dómine: Dómine, exáudi vocem meam. ℣. Fiant aures tuae intendéntes in oratiónem servi tui. ℣. Si iniquitátes observáveris, Dómine: Dómine, quis sustinébit? ℣. Quia apud te propitiátio est, et propter legem tuam sustínui te, Dómine.

Ps 129:1-4. Dal profondo ti invoco, o Signore: Signore, esaudisci la mia voce. ℣. Siano intente le tue orecchie alla preghiera del tuo servo. ℣. Se baderai alle iniquità, o Signore: o Signore chi potrà sostenersi? ℣. Ma in Te è clemenza, e per la tua legge ho confidato in Te, o Signore.

Quando nelle ferie del Tempo di Settuagesima si ripete la Santa Messa della Domenica, non si dice il Tratto, ma solo il Graduale.

«Il mattino del mondo - dice San Gregorio - può dirsi lo spazio dei Tempi da Adamo fino a Noè; l'ora terza da Noè ad Abramo, la sesta da Abramo a Mosè; la nona da Mosè alla venuta del Salvatore; la undecima dalla venuta del Salvatore fino alla fine del mondo» (III Notturno del Mattutino). Tutti gli uomini dunque sono chiamati a lavorare per la gloria di Dio e a ricevere come salario del loro lavoro il premio della vita eterna.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 20:1-16.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis parábolam hanc: Simile est regnum coelórum hómini patrifamílias, qui éxiit primo mane condúcere operários in víneam suam. Conventióne autem facta cum operáriis ex denário diúrno, misit eos in víneam suam. Et egréssus circa horam tértiam, vidit álios stantes in foro otiósos, et dixit illis: Ite et vos in víneam meam, et quod justum fúerit, dabo vobis. Illi autem abiérunt. Iterum autem éxiit circa sextam et nonam horam: et fecit simíliter. Circa undécimam vero éxiit, et invénit álios stantes, et dicit illis: Quid hic statis tota die otiósi? Dicunt ei: Quia nemo nos condúxit. Dicit illis: Ite et vos in víneam meam. Cum sero autem factum esset, dicit dóminus víneae procuratóri suo: Voca operários, et redde illis mercédem, incípiens a novíssimis usque ad primos. Cum veníssent ergo qui circa undécimam horam vénerant, accepérunt síngulos denários. Veniéntes autem et primi, arbitráti sunt, quod plus essent acceptúri: accepérunt autem et ipsi síngulos denários. Et accipiéntes murmurábant advérsus patremfamílias, dicéntes: Hi novíssimi una hora fecérunt et pares illos nobis fecísti, qui portávimus pondus diéi et aestus. At ille respóndens uni eórum, dixit: Amíce, non facio tibi injúriam: nonne ex denário convenísti mecum? Tolle quod tuum est, et vade: volo autem et huic novíssimo dare sicut et tibi. Aut non licet mihi, quod volo, fácere? an óculus tuus nequam est, quia ego bonus sum? Sic erunt novíssimi primi, et primi novíssimi. Multi enim sunt vocáti, pauci vero elécti.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 20:1-16.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: Il regno dei cieli è simile a un padre di famiglia, il quale andò di gran mattino a fissare degli operai per la sua vigna. Avendo convenuto con gli operai un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. E uscito fuori circa all'ora terza, ne vide altri che se ne stavano in piazza oziosi, e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna, e vi darò quel che sarà giusto. E anche quelli andarono. Uscì di nuovo circa all'ora sesta e all'ora nona e fece lo stesso. Circa all'ora undecima uscì ancora, e ne trovò altri che stavano sfaccendati, e disse loro: Perché state qui tutto il giorno in ozio? Quelli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Venuta la sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e paga ad essi la mercede, cominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti adunque quelli che erano andati circa all'undecima ora, ricevettero un denaro per ciascuno. Venuti poi anche i primi, pensarono di ricevere di più: ma ebbero anch'essi un denaro per uno. E ricevutolo, mormoravano contro il padre di famiglia, dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un'ora e li hai eguagliati a noi che abbiamo portato il peso della giornata e del caldo. Ma egli rispose ad uno di loro, e disse: Amico, non ti faccio ingiustizia: non ti sei accordato con me per un denaro? Prendi quel che ti spetta e vattene: voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso dunque fare come voglio? o è cattivo il tuo occhio perché io son buono? Così saranno ultimi i primi, e primi gli ultimi. Molti infatti sono i chiamati, ma pochi gli eletti.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 19 sui Vangeli, dopo il principio.
Il regno dei cieli è detto simile ad un padrone di casa che cerca degli operai per coltivare la sua vigna. Ora nel padrone di casa chi è rappresentato più giustamente del nostro Creatore, il quale governa quelli che ha creati, e domina in questo mondo i suoi eletti come un padrone i dipendenti della propria casa? Egli possiede una vigna, cioè la Chiesa universale, che dal giusto Abele sino all'ultimo eletto che nascerà alla fine del mondo, ha prodotto tanti Santi quasi quanti sono i tralci che ha gettato.
Questo padrone di casa cerca dunque degli operai per coltivare la sua vigna al mattino, all'ora terza, sesta, nona e undecima: perché dal principio di questo mondo sino alla fine non tralasciò di raccogliere predicatori per istruire il popolo dei fedeli. Il mattino infatti del mondo fu da Adamo fino a Noè, l'ora poi terza da Noè fino ad Abramo, la sesta poi da Abramo fino a Mosè, la nona ancora da Mosè fino alla venuta del Signore; l'undecima invece dalla venuta del Signore sino alla fine del mondo. In quest'ultima ora furono inviati a predicare i santi Apostoli, i quali, benché venuti tardi, tuttavia ricevettero l'intero salario.
Il Signore dunque non cessò in nessun tempo d'inviare degli operai per coltivare la sua vigna, cioè per istruire il suo popolo: perché prima per mezzo dei Patriarchi, poi dei Dottori della legge e dei Profeti, e infine degli Apostoli, curando i costumi del suo popolo, attese, per così dire, per mezzo degli operai, alla coltivazione della vigna: sebbene chiunque, in qualsiasi modo e misura, si è applicato con fede retta ad esortare e a fare il bene, può esser considerato operaio di questa vigna. L'operaio pertanto del mattino e dell'ora terza, sesta e nona significa l'antico popolo Ebraico: il quale sforzandosi, fin dal principio del mondo, nella persona dei suoi santi, di servire Dio con retta fede, non tralasciò appunto, per così dire, di lavorare nella coltivazione della vigna. Ma all'undecima ora sono chiamati i Gentili, ed è ad essi che è detto: Perché state qui tutto il giorno in ozio? (Matt 20:6).

Credo

OFFERTORIUM
Ps 91:2. Bonum est confitéri Dómino, et psállere nómini tuo, Altíssime.

Ps 91:2. È bello lodare il Signore, e inneggiare al tuo nome, o Altissimo.

SECRETA
Munéribus nostris, quaesumus, Dómine, precibúsque suscéptis: et coeléstibus nos munda mystériis, et cleménter exáudi. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, Te ne preghiamo, onde ricevuti i nostri doni e le nostre preghiere, purificaci coi celesti misteri e benevolmente esaudiscici. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE SANCTISSIMA TRINITATE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónae, sed in uníus Trinitáte substántiae. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne verae sempiternaeque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur aequálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre cotídie, una voce dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigenito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Così che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

Nei giorni feriali in cui si riprende tale Santa Messa, si dice:

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Ps 30:17-18. Illúmina fáciem tuam super servum tuum, et salvum me fac in tua misericórdia: Dómine, non confúndar, quóniam invocávi te.

Ps 30:17-18. Rivolgi al tuo servo la luce del tuo volto, e salvami nella tua misericordia: che io non abbia a vergognarmi, o Signore, di averti invocato.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Fidéles tui, Deus, per tua dona firméntur: ut éadem et percipiéndo requírant, et quaeréndo sine fine percípiant. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
I tuoi fedeli, o Dio, siano confermati mediante i tuoi doni: affinché, ricevendoli ne diventino sempre più bramosi, e bramandoli li conseguano senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Dalla Domenica di Settuagesima fino al Sabato Santo, quando si omette il Gloria in excelsis, l'Ite, missa est viene sostituita da:

CONCLUSIO
. Benedicamus Domino.
. Deo gratias.

. Benediciamo il Signore.
. Rendiamo grazie a Dio.

sabato 16 febbraio 2019

Sesta Domenica dopo l'Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo

Semidoppio.
Paramenti verdi.

Se questa Domenica fosse impedita dalla Settuagesima, né potrà esser recuperata dopo Pentecoste, la si anticipa al sabato con tutti i privilegi propri della Domenica e perciò si dice il Gloria in excelsis, il Credo e il Praefatio de Sanctissima Trinitate.

«Dio - dice il grande Apostolo San Paolo - ci ha parlato per mezzo del suo Figlio, che ha fatto erede di tutto e che, essendo lo splendore della sua gloria e l'impronta della sua sostanza, e sostenendo tutte le cose con la potenza della sua parola, dopo aver operato la purificazione dai peccati, è seduto alla destra della maestà nel più alto dei Cieli. A quale degli Angeli Dio ha mai detto: Tu sei mio Figlio; io ti ho generato oggi? E quando manda di nuovo il suo primogenito nel mondo, dice: Tutti gli Angeli di Dio lo adorino» (Hebr 1:1 segg., Introitus). «L'Apostolo - dice Sant'Atanasio - dichiara che Gesù è superiore agli Angeli per indicare la differenza che esiste tra la natura del Figlio e quella delle creature» (II Notturno del Mattutino).
La Santa Messa della Sesta Domenica dopo l'Epifania si riallaccia anch'essa al Tempo di Natale, pertanto l'Introitus, il Graduale, l'Alleluja, l'Offertorium e il Communio - gli stessi delle tre Domeniche precedenti -, ci manifestano che Nostro Signore Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo, che opera prodigi, e che bisogna adorarlo. La Santa Chiesa continua, infatti, in questo Tempo dopo l'Epifania, a dichiarare la divinità di Gesù Cristo e quindi la sua regalità su tutta la terra. Egli è Dio perché rivela cose nascoste in Dio e che il mondo ignora (Evangelium). La sua parola, che Egli paragona a un piccolo seme gettato nel campo del mondo e a un po' di lievito messo nella pasta, è divina, perché spegne le nostre passioni e produce nel nostro cuore le meraviglie della fede, della speranza e della carità di cui ci parla l'Epistola. Così la Santa Chiesa, nata dalla parola di Cristo, è meravigliosamente simboleggiata da queste tre misure di farina che la forza di espansione del lievito ha fatto «completamente fermentare» (Evangelium), e da questa pianta di senape, la più grande della sua specie, nella quale gli uccelli vengono volentieri a cercare un rifugio.
Meditiamo sempre la dottrina di Nostro Signore Gesù Cristo (Oratio), perché come il lievito entri nelle nostre anime e le trasformi, e come la pianta di senape, molto crescano i frutti di santità nell'anima degli uomini. Così si estenderà sempre più il regno di Dio al quale Nostro Signore Gesù Cristo ci ha chiamato, e di cui Egli è il Re.

Sermone di Sant'Atanasio, Vescovo.
Discorso 2 contro gli Ariani, dopo la metà.
Se gli eretici considerassero la persona, la cosa, il tempo di cui parla l'Apostolo, giammai attribuirebbero alla Divinità ciò ch'è proprio della natura umana, e si comporterebbero verso Cristo in maniera sì empia e stolta. Ti sarà dato di vedere ciò se esaminerai attentamente il principio della lezione che ripetiamo di nuovo. L'Apostolo dunque dice: Iddio che molte volte e in molte guise parlò un tempo ai nostri padri per mezzo dei profeti: ma negli ultimi tempi ha parlato a noi per mezzo del Figlio (Hebr 1:1). E poco dopo aggiunge: Egli compiuta l'espiazione dei nostri peccati, s'è assiso alla destra della maestà nel più alto dei cieli, fatto di tanto superiore agli Angeli, quanto più eccellente nome che essi ricevette (Hebr 1:3). E dunque di quel tempo in cui Dio parlò a noi per mezzo del Figlio, quando questi ci purificava dai peccati, che l'Apostolo fa qui menzione. Ora quando Dio ci ha parlato per mezzo del Figlio, o quando è stata operata la purificazione dei peccati, o quando egli è nato come uomo, se non dopo i Profeti, e ciò negli ultimi tempi?
Di più l'Apostolo, prendendo a parlare dell'incarnazione umana del Verbo e degli ultimi tempi, per conseguenza ricordò che Dio non tacque nelle età precedenti, ma che parlò per mezzo dei Profeti; e dopo che i Profeti ebbero assolto il loro ufficio, e la legge fu annunziata per mezzo degli Angeli, e dopo che anche il Figlio discese fino a noi, e si apprestò a compiere il suo ministero, allora aggiunge quest'asserzione necessaria: Fatto di tanto superiore agli Angeli (Hebr 1:4); volendo mostrare che quanto più il Figlio eccelle sul servo, tanto più eccellente è il ministero del Figlio sul ministero e la funzione dei servi.
Pertanto l'Apostolo distinguendo fra il ministero dell'antica e quello della nuova legge, usa grande libertà di parola, scrivendo e parlando ai Giudei. Perciò non usò un termine indicante comparazione tra cose della stessa specie, come quando si dice che l'una è più grande o onorevole dell'altra: affinché nessuno interpretasse le sue parole, quasi ci fosse una natura simile, e dei tratti comuni tra il Figlio e gli Angeli: ma lo disse più eccellente per indicare la diversità fra la natura del Figlio e quella delle creature.




INTROITUS
Ps 96:7-8. Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Judae. Ps 96:1. Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Judae.

Ps 96:7-8. Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda. Ps 96:1. Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda.

Gloria (non si dice quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)

ORATIO
Orémus.
Praesta, quaesumus, omnípotens Deus: ut, semper rationabília meditántes, quae tibi sunt plácita, et dictis exsequámur et factis. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Concedici, o Dio onnipotente, Te ne preghiamo, che meditando sempre cose ragionevoli, compiamo ciò che a Te piace e con le parole e con i fatti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

L'Epistola, che San Paolo Apostolo scrive ai Tessalonicesi e di cui oggi leggiamo un tratto, è tutta un'eco della seconda venuta di Cristo. Venuto una prima volta nell'umiltà, Nostro Signore Gesù Cristo ritornerà nella gloria. E l'Apostolo felicita quelli ai quali egli scrive della loro incrollabile speranza in Colui che deve liberarli dall'ira divina nel giorno del giudizio. Come essi, attendiamo con confidenza il Figlio di Dio che renderà a ciascuno secondo le proprie opere.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Thessalonicénses.
1Thess 1:2-10.
Fratres: Grátias ágimus Deo semper pro ómnibus vobis, memóriam vestri faciéntes in oratiónibus nostris sine intermissióne, mémores óperis fídei vestrae, et labóris, et caritátis, et sustinéntiae spei Dómini nostri Jesu Christi, ante Deum et Patrem nostrum: sciéntes, fratres, dilécti a Deo, electiónem vestram: quia Evangélium nostrum non fuit ad vos in sermóne tantum, sed et in virtúte, et in Spíritu Sancto, et in plenitúdine multa, sicut scitis quales fuérimus in vobis propter vos. Et vos imitatóres nostri facti estis, et Dómini, excipiéntes verbum in tribulatióne multa, cum gáudio Spíritus Sancti: ita ut facti sitis forma ómnibus credéntibus in Macedónia et in Achája. A vobis enim diffamátus est sermo Dómini, non solum in Macedónia et in Achája, sed et in omni loco fides vestra, quae est ad Deum, profécta est, ita ut non sit nobis necésse quidquam loqui. Ipsi enim de nobis annúntiant, qualem intróitum habuérimus ad vos: et quómodo convérsi estis ad Deum a simulácris, servíre Deo vivo et vero, et exspectáre Fílium ejus de coelis (quem suscitávit ex mórtuis) Jesum, qui erípuit nos ab ira ventúra.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Tessalonicesi.
1Thess 1:2-10.
Fratelli, rendiamo sempre grazie a Dio per voi tutti, facendo memoria di voi nelle nostre preghiere, senza posa, ricordando, davanti a Dio e Padre nostro, le opere della vostra fede, la carità laboriosa e la vostra ferma speranza nel Signor nostro Gesù Cristo. Conosciamo, o fratelli prediletti da Dio, la vostra elezione: che il nostro Vangelo non v'è stato predicato solo a parole, ma con virtù, con lo Spirito Santo e con molta pienezza, e ben sapete come ci siamo comportati con voi per il vostro bene. E voi siete divenuti imitatori nostri e del Signore, accogliendo la nostra predicazione tra grandi tribolazioni, con la gioia dello Spirito Santo: così da diventare modello per tutti i credenti della Macedonia e dell'Acaia. Da voi infatti la parola del Signore è echeggiata non solo nella Macedonia e nell'Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa in ogni luogo, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne. Tutti infatti parlano di noi: di quale accoglienza avemmo da voi e di come vi convertiste dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero, e per aspettare dal cielo il suo Figlio Gesù (da Lui resuscitato dai morti), Colui che ci salva dall'ira ventura.

GRADUALE
Ps 101:16-17. Timébunt gentes nomen tuum, Dómine, et omnes reges terrae glóriam tuam. . Quóniam aedificávit Dóminus Sion, et vidébitur in majestáte sua.

Ps 101:16-17. Le genti temeranno il tuo nome, o Signore: tutti i re della terra la tua gloria. . Poiché il Signore ha edificato Sion: e si è mostrato nella sua potenza.

ALLELUJA (si dice anche quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)
Allelúja, allelúja. Ps 96:1. . Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 96:1. . Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. Alleluia.

La pericope evangelica di questa Domenica ci fa meditare sulla parabola del chicco di senape che cresce fino a diventare un imponente albero. Con ciò Nostro Signore Gesù Cristo volle insegnare che la sua Chiesa, il suo Regno sulla terra, sebbene nata dal fianco di un condannato a morte, avrebbe avuto una potenza tale da sopravvivere ai più grandi imperi; che inoltre la sua dottrina, nulla a confronto delle scienze umane, tutte le superi; che infine la Grazia può operare in noi, soprattutto mediante i Sacramenti, un progressivo avanzamento verso le più alte vette della santità.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 13:31-35.
In illo témpore: Dixit Jesus turbis parábolam hanc: Símile est regnum coelórum grano sinápis, quod accípiens homo seminávit in agro suo: quod mínimum quidem est ómnibus semínibus: cum autem créverit, majus est ómnibus oléribus, et fit arbor, ita ut vólucres coeli véniant et hábitent in ramis ejus. Aliam parábolam locútus est eis: Símile est regnum coelórum ferménto, quod accéptum múlier abscóndit in farínae satis tribus, donec fermentátum est totum. Haec ómnia locútus est Jesus in parábolis ad turbas: et sine parábolis non loquebátur eis: ut implerétur quod dictum erat per Prophétam dicéntem: Apériam in parábolis os meum, eructábo abscóndita a constitutióne mundi.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 13:31-35.
In quel tempo, Gesù disse alle turbe questa parabola: Il regno dei cieli è simile a un grano di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo: e questo grano è la più piccola di tutte le sementi, ma, cresciuta che sia, è più grande di tutti gli erbaggi e diventa un albero: così che gli uccelli dell'aria vanno e si riposano sui suoi rami. E disse loro un'altra parabola: Il regno dei cieli è simile a un po' di lievito, che una donna mescola a tre staia di farina, fintanto che tutto sia fermentato. Gesù disse tutte queste parabole alle turbe: e mai parlava loro se non in parabole: affinché si adempisse il detto del Profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, manifesterò cose nascoste dalla fondazione del mondo.

Omelia di San Girolamo, Prete.
Libro 2 Commento al cap. 13 di Matteo.
Il regno dei cieli è la predicazione del Vangelo, e la conoscenza delle Scritture, che conduce alla vita, e di cui si dice ai Giudei: Vi sarà tolto il regno di Dio, e sarà dato a un popolo che ne produca frutti (Matt 21:43). Questo regno dunque è simile a un chicco di senape, che un uomo ha preso e seminato nel suo campo (Matt 13:31). Per l'uomo che semina nel suo campo, molti intendono il Salvatore, perché egli semina negli animi dei credenti; secondo altri è l'uomo stesso che semina nel suo campo, cioè in se stesso e nel suo cuore.
Chi è allora questi che semina, se non la nostra intelligenza, che, ricevendo il chicco della predicazione e conservando con cura questa semenza, la fa crescere nel campo del nostro cuore dove essa è fecondata dall'amore della fede? La predicazione del Vangelo è la più umile di tutte le scienze. Difatti a prima vista essa non ispira la fiducia della verità, annunziando un uomo-Dio, un Cristo morto, e lo scandalo della croce. Confronta simile dottrina coi postulati dei filosofi e coi loro libri, collo splendore dell'eloquenza e colla composizione dei loro discorsi: e vedrai quanto fra le altre sementi la semenza del Vangelo sia più minuta.
Ma quelle, cresciute, non mostrano nulla di resistente, nulla di vigoroso, nulla di vivace: ciò che esse producono è tutto floscio, languido e senza consistenza, son delle piante insignificanti, delle erbe che tosto seccano e cadono. La predicazione del Vangelo invece, che da principio pareva piccola, appena è seminata, o nell'anima del credente, o in tutto il mondo, non spunta in erba, ma cresce in albero: così che gli uccelli del cielo (per cui dobbiamo intendere o le anime dei credenti, o le forze consacrate al servizio di Dio) vanno a riposarsi tra i suoi rami. I rami dell'albero evangelico, cresciuto dal chicco di senape, credo che siano i diversi dogmi, sui quali riposa ciascuno dei sopradetti uccelli.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 117:16; 117:17. Déxtera Dómini fecit virtutem, déxtera Dómini exaltávit me: non móriar, sed vivam, et narrábo ópera Dómini.

Ps 117:16; 117:17. La destra del Signore ha fatto prodigi, la destra del Signore mi ha esaltato: non morirò, ma vivrò e narrerò le opere del Signore.

SECRETA
Haec nos oblátio, Deus, mundet, quaesumus, et rénovet, gubérnet et prótegat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Questa nostra oblazione, te ne preghiamo, o Dio, ci purifichi e rinnovi, ci governi e protegga. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE SANCTISSIMA TRINITATE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónae, sed in uníus Trinitáte substántiae. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne verae sempiternaeque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur aequálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre cotídie, una voce dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigenito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Così che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

Nei giorni feriali in cui si riprende tale Santa Messa, si dice:

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 4:22. Mirabántur omnes de his, quae procedébant de ore Dei.

Luc 4:22. Si meravigliavano tutti delle parole che uscivano dalla bocca di Dio.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Coeléstibus, Dómine, pasti delíciis: quaesumus; ut semper éadem, per quae veráciter vívimus, appetámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Signore, nutriti del cibo celeste, concedici che aneliamo sempre a ciò per mezzo di cui veramente viviamo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

domenica 10 febbraio 2019

Quinta Domenica dopo l'Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo

Semidoppio.
Paramenti verdi.

Se questa Domenica fosse impedita dalla Settuagesima, né potrà esser recuperata dopo Pentecoste, la si anticipa al sabato con tutti i privilegi propri della Domenica e perciò si dice il Gloria in excelsis, il Credo e il Praefatio de Sanctissima Trinitate.

La Santa Messa della Quinta Domenica dopo l'Epifania si riallaccia anch'essa al Tempo di Natale, pertanto l'Introitus, il Graduale, l'Alleluja, l'Offertorium e il Communio - gli stessi delle due Domeniche precedenti -, ci manifestano che Nostro Signore Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo, che opera prodigi, e che bisogna adorarlo. La Santa Chiesa continua, infatti, in questo Tempo dopo l'Epifania, a dichiarare la divinità di Cristo e quindi la sua regalità su tutta la terra.
Mentre nei Vangeli delle precedenti Domeniche dopo l'Epifania la divinità di Gesù Cristo appariva nei suoi miracoli, oggi essa si afferma nella sua dottrina che «riempì di ammirazione» i Giudei di Nazaret (Communio). Gesù è nostro Re (Introitus, Alleluja), perché accoglie nel suo regno non solo i Giudei, ma anche i Gentili. Chiamati per pura misericordia a far parte del corpo mistico di Cristo, bisogna dunque che anche noi usiamo misericordia al prossimo, perché noi facciamo in Gesù una cosa sola con Lui (Epistola). Perciò bisogna esercitarsi nella pazienza, perché nel regno di Dio, qui sulla terra, ci sono buoni e cattivi, e verranno separati per sempre gli uni dagli altri solo quando Gesù verrà per giudicare gli uomini.

Sermone di Sant'Agostino, Vescovo.
Sulle Parole dell'Apostolo, Sermone 8, al principio.
È verità per gli uomini e degna di essere da tutti accolta, che Gesù Cristo è venuto in questo mondo per salvare i peccatori (1Tim 1:15). Fa' attenzione al Vangelo: Il Figlio dell'uomo è venuto infatti a cercare e a salvare ciò che era perduto (Matt 18:16). Se l'uomo non si fosse perduto, il Figlio dell'uomo non sarebbe venuto. Dunque l'uomo si era perduto: ma è venuto un Dio-uomo, e l'uomo è stato ritrovato. L'uomo si era perduto per la sua libera volontà: un Dio-uomo è venuto a salvarlo colla sua grazia liberatrice.
Vuoi sapere qual è il potere del libero arbitrio per il male? Richiama alla memoria l'uomo che pecca. Vuoi conoscere la potenza di un Dio-uomo per soccorrerci? Considera in lui la grazia che ci libera. In nessun caso, ciò che può l'uso della volontà umana posseduta dall'orgoglio e separata dal soccorso di Dio ha potuto mostrarsi meglio, e la sua malizia manifestarsi maggiormente né con più evidenza che nel primo uomo. Ecco, il primo uomo si perdette, e dove egli sarebbe se non fosse venuto il secondo uomo? E poiché quello era uomo, perciò anche questo si fa uomo; e quindi questa “verità” è “per gli uomini”.
Davvero che in nessun caso apparisce tanto la bontà della grazia e la liberalità dell'onnipotenza di Dio, quanto in quest'uomo mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo. Infatti, che diciamo noi, o miei fratelli? Parlo a fedeli nutriti nella fede cattolica, a delle anime guadagnate alla pace dalla (Chiesa) cattolica. Lo sappiamo e crediamo che il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo, in quanto uomo era della stessa natura onde siamo anche noi. Infatti la nostra carne e la sua carne non sono di natura diversa: né di diversa natura è l'anima nostra e l'anima sua. La natura che egli prese è quella che aveva risoluto di salvare.




INTROITUS
Ps 96:7-8. Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Judae. Ps 96:1. Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Judae.

Ps 96:7-8. Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda. Ps 96:1. Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda.

Gloria (non si dice quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)

ORATIO
Orémus.
Famíliam tuam, quaesumus, Dómine, contínua pietáte custódi: ut, quae in sola spe grátiae coeléstis innítitur, tua semper protectióne muniátur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Custodisci, o Signore, Te ne preghiamo, la tua famiglia con una costante bontà, affinché essa, che si appoggia sull'unica speranza della grazia celeste, sia sempre munita della tua protezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Nostro Signore Gesù Cristo, nella sua grande misericordia, ci ha perdonato i nostri peccati, costituendo così la grande Famiglia che è la Chiesa. Egli ne è il capo. Tutti quelli che ne fanno parte ringrazino Dio ed usino, a loro volta, misericordia gli uni agli altri. In ogni focolare cristiano regni la pace di Cristo.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Colossénses.
Col 3:12-17.
Fratres: Indúite vos sicut elécti Dei, sancti et dilécti, víscera misericórdiae, benignitátem, humilitátem, modéstiam, patiéntiam: supportántes ínvicem, et donántes vobismetípsis, si quis advérsus áliquem habet querélam: sicut et Dóminus donávit vobis, ita et vos. Super ómnia autem haec caritátem habéte, quod est vínculum perfectiónis: et pax Christi exsúltet in córdibus vestris, in qua et vocáti estis in uno córpore: et grati estóte. Verbum Christi hábitet in vobis abundánter, in omni sapiéntia, docéntes et commonéntes vosmetípsos psalmis, hymnis et cánticis spirituálibus, in grátia cantántes in córdibus vestris Deo. Omne, quodcúmque fácitis in verbo aut in ópere, ómnia in nómine Dómini Jesu Christi, grátias agéntes Deo et Patri per Jesum Christum, Dóminum nostrum.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Colossesi.
Col 3:12-17.
Fratelli, come eletti di Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di dolcezza e di pazienza, sopportandovi e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno ha da dolersi di un altro: come il Signore vi ha perdonato, così anche voi. Ma al di sopra di tutto questo rivestitevi della carità, che è il vincolo della perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché siete stati chiamati a questa pace in guisa da formare un solo corpo: siate riconoscenti. La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente, istruitevi e avvisatevi gli uni gli altri con ogni sapienza, e, ispirati dalla grazia, levate canti a Dio nei vostri cuori con salmi, inni e cantici spirituali. E qualsiasi cosa facciate in parole e in opere, fate tutto nel nome del Signore Gesù Cristo, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di Gesù Cristo, Signore nostro.

GRADUALE
Ps 101:16-17. Timébunt gentes nomen tuum, Dómine, et omnes reges terrae glóriam tuam. . Quóniam aedificávit Dóminus Sion, et vidébitur in majestáte sua.

Ps 101:16-17. Le genti temeranno il tuo nome, o Signore: tutti i re della terra la tua gloria. . Poiché il Signore ha edificato Sion: e si è mostrato nella sua potenza.

ALLELUJA (si dice anche quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)
Allelúja, allelúja. Ps 96:1. . Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 96:1. . Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. Alleluia.

La pericope evangelica di questa Domenica ci fa meditare sulla parabola del buon grano e del loglio (o della zizzania). Nostro Signore Gesù Cristo, il divin Seminatore, attraverso le gerarchie ecclesiastiche, getta in piena luce nel campo della Chiesa il seme del buon grano della vita cristiana, ciò che San Paolo chiama «parola di Cristo» (Epistola). Questa semenza ha per frutti tutte quelle virtù che l'Apostolo San Paolo raccomanda nella sua Epistola: «la pace del Cristo», «la carità per la quale si ama nel Cristo», «la preghiera con il Cristo», «le parole o azioni fatte in nome del Cristo». Il demonio, questo malvagio seminatore, semina nell'ombra il loglio, che è un'erba venefica, cioè il seme del peccato. Nella Chiesa militante il buon grano (figura dei buoni o giusti) e il loglio (figura dei cattivi o reprobi) crescono insieme. I servi del padre di famiglia, troppo zelanti ed anche ignoranti, vorrebbero separare i buoni dai cattivi; ma come le radici del grano e del loglio si intrecciano e non possono essere separate se non al tempo della mietitura, è solo al giudizio finale che la giustizia divina farà la separazione necessaria. Alla fine del mondo, i reprobi, paglia infruttuosa, saranno bruciati nelle fiamme dell'Inferno, mentre i giusti, liberati dai loro persecutori, saranno tutti con Gesù nel Cielo, in Paradiso: «riportate il grano nel mio granaio».
Questa parabola mostra che l'Inferno e i suoi fautori, affannandosi a far male, esercitano i giusti, i meriti dei quali crescono in proporzione delle patite persecuzioni.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 13:24-30.
In illo témpore: Dixit Jesus turbis parábolam hanc: Símile factum est regnum coelórum hómini, qui seminávit bonum semen in agro suo. Cum autem dormírent hómines, venit inimícus ejus, et superseminávit zizánia in médio trítici, et ábiit. Cum autem crevísset herba et fructum fecísset, tunc apparuérunt et zizánia. Accedéntes autem servi patrisfamílias, dixérunt ei: Dómine, nonne bonum semen seminásti in agro tuo? Unde ergo habet zizánia? Et ait illis: Inimícus homo hoc fecit. Servi autem dixérunt ei: Vis, imus, et collígimus ea? Et ait: Non: ne forte colligéntes zizánia eradicétis simul cum eis et tríticum. Sínite utráque créscere usque ad messem, et in témpore messis dicam messóribus: Collígite primum zizánia, et alligáte ea in fascículos ad comburéndum, tríticum autem congregáte in hórreum meum.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 13:24-30.
In quel tempo, Gesù disse alle turbe questa parabola: Il regno dei cieli è simile a un uomo che seminò buon seme nel suo campo. Ma nel tempo che gli uomini dormivano, il suo nemico andò e seminò della zizzania in mezzo al grano, e partì. Cresciuta poi l'erba, e venuta a frutto, comparve anche la zizzania. E i servi del padre di famiglia, accostatisi, gli dissero: Signore, non hai seminato buon seme nel tuo campo? Donde dunque è venuta la zizzania? Ed egli rispose loro: Qualche nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi che andiamo a coglierla? Ed egli rispose: No, perché cogliendo la zizzania non strappiate con essa anche il grano. Lasciate che l'uno e l'altra crescano sino alla messe, e al tempo della messe dirò ai mietitori: Strappate per prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla, e il grano raccoglietelo nel mio granaio.

Omelia di Sant'Agostino, Vescovo.
Libro delle Questioni Evangeliche al cap. 11 di Matteo, tom. 4.
Allorché i pastori della Chiesa si mostravano negligenti, o gli Apostoli furono colti dal sonno della morte, venne il diavolo, e sparse nel campo già seminato quelli che il Signore chiama figli perversi. Ma ci si domanda: forse che essi siano gli eretici, o quei cattolici che vivono male? Difatti anche gli eretici possono dirsi figli perversi, perché nati dallo stesso seme del Vangelo, e portando il nome di Cristo, si sono lasciati trascinare dai loro erronei giudizi a false dottrine.
Ma perché li dice seminati in mezzo al grano, sembra quasi che qui vengano designati (i cristiani) di una stessa comunione. Tuttavia poiché il Signore stesso ha interpretato questo campo, non per la Chiesa, ma per questo mondo, qui vanno ben intesi gli eretici, che in questo mondo si trovano mescolati coi buoni non per i legami di una sola e medesima Chiesa o di una stessa fede, ma per la società del solo nome cristiano che a loro è comune. Ma quelli che sono cattivi nel seno della stessa fede, sono piuttosto simili alla paglia che alla zizzania perché la paglia ha di comune col frumento la radice e il gambo.
Così per la rete, nella quale sono raccolti pesci cattivi e buoni, non irragionevolmente si intendono i cattivi cattolici. Difatti altro è il mare, che rappresenta ancor meglio questo mondo; altro la rete, che sembra figurare la comunione in una sola fede, o in una sola Chiesa. Tra gli eretici e i cattivi cattolici c'è questa differenza, che gli eretici si attaccano all'errore, mentre quelli, credendo le verità, non conformano la loro vita alla loro fede.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 117:16; 117:17. Déxtera Dómini fecit virtutem, déxtera Dómini exaltávit me: non móriar, sed vivam, et narrábo ópera Dómini.

Ps 117:16; 117:17. La destra del Signore ha fatto prodigi, la destra del Signore mi ha esaltato: non morirò, ma vivrò e narrerò le opere del Signore.

SECRETA
Hóstias tibi, Dómine, placatiónis offérimus: ut et delícta nostra miserátus absólvas, et nutántia corda tu dírigas. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Ti offriamo, o Signore, ostie di propiziazione, affinché, mosso a pietà, perdoni i nostri peccati e diriga i nostri incerti cuori. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE SANCTISSIMA TRINITATE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónae, sed in uníus Trinitáte substántiae. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne verae sempiternaeque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur aequálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre cotídie, una voce dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigenito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Così che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

Nei giorni feriali in cui si riprende tale Santa Messa, si dice:

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 4:22. Mirabántur omnes de his, quae procedébant de ore Dei.

Luc 4:22. Si meravigliavano tutti delle parole che uscivano dalla bocca di Dio.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Quaesumus, omnípotens Deus: ut illíus salutáris capiámus efféctum, cujus per haec mystéria pignus accépimus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ti preghiamo, onnipotente Iddio, affinché otteniamo l'effetto di quella salvezza, della quale, per mezzo di questi misteri, abbiamo ricevuto il pegno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.