Stazione a San
Lorenzo fuori le mura.
Semidoppio -
Domenica privilegiata di II classe.
Paramenti violacei.
Per
comprendere pienamente il senso dei testi della Santa Messa di questo giorno,
bisogna studiarli in corrispondenza delle lezioni del Breviario, perché, nel
pensiero della Santa Chiesa, la Santa Messa e l'Ufficio sono una cosa sola. Le
lezioni e i responsori dell'Ufficio della notte durante tutta questa settimana
sono tratti dal libro della Genesi e
narrano la creazione del mondo e quella dell'uomo; la caduta dei nostri primi
genitori e la promessa di un Redentore; di più l'uccisione di Abele e le
generazioni di Adamo fino a Noè.
Miniatura medievale del Libro della Genesi. |
«In
principio - dice il Libro Santo - Dio creò il cielo e la terra e formò l'uomo
su la terra e lo pose in un giardino di delizie perché lo coltivasse» (III e IV
responsorio del Mattutino). Tutto ciò è una figura. «Il regno dei Cieli - spiega
San Gregorio - è detto simile ad un padre di famiglia che prende degli operai
per coltivare la sua vigna. Ora, chi più opportunamente può essere
rappresentato nel padre di famiglia se non il nostro Creatore, il quale regge
con la sua provvidenza ciò che ha creato e che governa i suoi eletti in questo
mondo, così come il padrone ha i servi in casa sua? E la vigna che Egli
possiede è la Chiesa Universale, dal giusto Abele fino all'ultimo eletto che
nascerà alla fine del mondo. E tutti quelli che con fede retta si sono
applicati e hanno esortato a fare il bene, sono gli operai di questa vigna.
Quelli della prima ora, come quelli della terza, della sesta e della nona,
designano l'antico popolo ebreo, il quale, dopo l'inizio del mondo, sforzandosi
nella persona dei suoi santi, di servire Dio con fede sincera, non hanno
cessato, per così dire, di lavorare nella coltivazione della vigna. Ma all'undecima
ora sono chiamati i Gentili e a loro sono indirizzate queste parole: Perché
state qui tutto il giorno senza far nulla?» (III Notturno del Mattutino).
Dunque, tutti gli uomini sono chiamati a lavorare nella vigna del Signore, cioè
a santificarsi e a santificare il prossimo glorificando con questo mezzo Dio,
poiché la santificazione consiste a non cercare il nostro bene supremo che in
Lui.
Ma
Adamo venne meno al suo compito. «Poiché tu hai mangiato il frutto che io ti
avevo proibito di mangiare - gli disse il Signore - la terra sarà maledetta e
ne trarrai il nutrimento con gran fatica. Essa non produrrà che spine e rovi.
Tu mangerai il tuo pane, prodotto dal sudore della tua fronte fino a che non
sarai tornato donde fosti tratto». «Esiliato dall'Eden dopo la sua colpa -
spiega Sant'Agostino - il primo uomo trascinò alla pena di morte e alla
riprovazione tutti i suoi discendenti, guasti nella sua persona come nella loro
sorgente. Tutta la massa del genere umano condannato cadde in disgrazia, o
piuttosto si vide trascinata e precipitata di male in male» (II Notturno del
Mattutino). «I dolori della morte m'hanno circondato» dice l'Introitus; e la
Stazione ha luogo nella Basilica di San Lorenzo fuori le mura, contigua al
Cimitero di Roma. «È assai giusto, aggiunge l'Oratio, che noi siamo afflitti
per i nostri peccati». Così la vita cristiana è rappresentata da San Paolo nell'Epistola
come un'arena dove bisogna lottare per riportare la corona. La mercede della
vita eterna, dice anche l'Evangelium, viene concessa solo a quelli che lavorano
nella vigna di Dio e, dopo il peccato, questo lavoro è penoso e duro. «O Dio,
domanda la Santa Chiesa, accorda ai tuoi popoli che sono designati da te sotto
il nome di vigne e di messi, che dopo aver sradicato i rovi e le spine, siano
atti a produrre frutti in abbondanza, con l'aiuto del nostro Signore» (Oratio
dopo l'VIII profezia del Sabato Santo).
«Nella
sua sapienza - dice Sant'Agostino - Dio preferì ricavar il bene dal male
anziché permettere che non accadesse nessun male» (VI Lezione del Mattutino).
Dio ebbe difatti pietà degli uomini e promise loro un secondo Adamo che
ristabilisse l'ordine turbato dal primo. Grazie a questo novello Adamo essi
potranno riconquistare il cielo sul quale Adamo aveva perduto ogni diritto
essendo stato cacciato dall'Eden, «che era l'ombra d'una vita (migliore)» (IV
Lezione del Mattutino).
«Tu
sei, Signore, il nostro soccorso nel tempo del bisogno e dell'afflizione»
(Graduale); «presso di te è la misericordia» (Tractus); «fa' che risplenda la
tua faccia sopra il tuo servo e salvami nella tua misericordia» (Communio).
Infatti, «Dio che creò l'uomo in una maniera meravigliosa, lo redense in modo più
meraviglioso ancora (Oratio dopo la I profezia del Sabato Santo) poiché l'atto
della creazione del mondo al principio non sorpassa in eccellenza l'immolazione
del Cristo, nostra Pasqua, nella pienezza dei Tempi (Oratio dopo la IX profezia
del Sabato Santo)». Questa Santa Messa, studiata in relazione alla caduta di
Adamo, ci mette nella disposizione voluta per cominciare il Tempo di
Settuagesima e per farci comprendere la grandezza del mistero pasquale al quale
questo Tempo ha per scopo di preparare le anime nostre.
Per
corrispondere all'appello del divin Maestro che viene a cercarci fin
nell'abisso dove ci ha sprofondati il peccato del nostro primo padre (Tractus),
andiamo a lavorare nella vigna del Signore, scendiamo nell'arena e incominciamo
con coraggio la lotta la quale si intensificherà sempre più nel Tempo della
Quaresima.
Dal
libro Enchiridion di Sant'Agostino, Vescovo.
Cap.
25, 26 e 27 del tomo 3.
Il Signore aveva
minacciato l'uomo di punirlo di morte se avesse peccato: l'aveva sì dotato del
libero arbitrio, in modo però che lo tenesse soggetto al suo comando ed
eccitasse in lui il timore della sua rovina; e lo collocò in un paradiso di
delizie, che non era che l'ombra d'una vita migliore, dove sarebbe giunto se
avesse conservato la giustizia. Esiliato egli dall'Eden dopo il suo peccato,
incatenò alla pena della morte e della riprovazione anche la propria stirpe, che
peccando aveva contaminato in se stesso, come nelle sue radici: così che qualsiasi
discendente, che doveva nascere da lui e dalla sua sposa - condannata come lui e
che l'aveva indotto al peccato -, tramite quella concupiscenza carnale, in cui
veniva fatta corrispondere una pena simile alla sua disobbedienza, contrasse il
peccato originale, e meritò d'essere trascinato in mezzo a errori e dolori
d'ogni specie, sino al supplizio estremo e senza fine cogli angeli infedeli,
suoi corruttori, padroni e compagni della sua infelice sorte.
Così per un solo
uomo il peccato entrò nel mondo, e, col peccato, la morte: la quale così passò
in tutti gli uomini per mezzo di colui in cui tutti peccarono (Rom 5:12). Ciò che l'Apostolo chiamò in
questo luogo “mondo”, è tutto il genere umano. Tale era dunque lo stato delle
cose. Tutta la massa del genere umano condannata giaceva nel male, o addirittura
vi si rotolava, e si vedeva precipitata di male in male; e associata a quella parte
di angeli che avevano peccato, scontava le pene meritatissime della sua empia
prevaricazione.
Indubbiamente
rientra nella giusta collera di Dio tutto ciò che i malvagi compiono volentieri
con cieca e indomita concupiscenza e tutto ciò che malvolentieri subiscono con
pene esplicite e manifeste: tuttavia la bontà del Creatore non cessò di
manifestarsi sia verso i cattivi angeli, conservando loro la vita e la potenza
sempre attiva - senza la quale cesserebbero d'essere -, come verso gli uomini
propagandone la razza, benché nati da ceppo viziato e condannato, formandone i
corpi che anima, disponendone le membra che armonizza colle diverse età,
mantenendone la vivacità dei sensi secondo la disposizione degli organi e
fornendolo di alimenti. Egli giudicò infatti meglio tirar il bene dal male
piuttosto che non permettere che avvenisse alcun male.
INTROITUS
Ps
17:5; 17:6; 17:7.
Circumdedérunt me gémitus mortis, dolóres inférni circumdedérunt me: et in
tribulatióne mea invocávi Dóminum, et exaudívit de templo sancto suo vocem
meam. Ps 17:2-3. Díligam te, Dómine,
fortitúdo mea: Dóminus firmaméntum meum, et refúgium meum, et liberátor meus. ℣.
Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et
nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Circumdedérunt me gémitus
mortis, dolóres inférni circumdedérunt me: et in tribulatióne mea invocávi
Dóminum, et exaudívit de templo sancto suo vocem meam.
Ps
17:5; 17:6; 17:7. Mi circondavano i gemiti della morte, e i dolori dell'inferno
mi circondavano: nella mia tribolazione invocai il Signore, ed Egli dal suo
santo tempio esaudì la mia preghiera. Ps 17:2-3. Ti amerò, o Signore, mia
forza: Signore, mio firmamento, mio rifugio e mio liberatore. ℣. Gloria al
Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen. Mi circondavano i gemiti della morte, e i
dolori dell'inferno mi circondavano: nella mia tribolazione invocai il Signore,
ed Egli dal suo santo tempio esaudì la mia preghiera.
Il
Gloria in excelsis non si dice nelle
Sante Messe sia domenicali sia feriali, dalla Domenica di Settuagesima fino al Mercoledì
Santo incluso.
ORATIO
Orémus.
Preces pópuli tui,
quaesumus, Dómine, cleménter exáudi: ut, qui juste pro peccátis nostris
afflígimur, pro tui nóminis glória misericórditer liberémur. Per Dominum
nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate
Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
O
Signore, Te ne preghiamo, esaudisci clemente le preghiere del tuo popolo:
affinché da quei peccati, per cui giustamente siamo afflitti, per la gloria del
tuo nome, siamo misericordiosamente liberati. Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Il
grande Apostolo San Paolo ci sprona all'astinenza ed alla mortificazione
corporale. Egli aggiunge che, sebbene il popolo d'Israele fosse stato ricolmo
di tutti i favori di Dio, i quali erano figure dei Sacramenti, pure non
corrispose alla sua vocazione. Così, dei 600.000 uomini che traversarono il Mar
Rosso, solo due poterono entrare nella Terra promessa (Epistola). Nostro
Signore Gesù Cristo trovò poco più fedeli i Giudei del suo tempo: invitati ad
entrare nel «regno dei cieli» che è la Santa Chiesa, la maggior parte si ostinò
nella propria cecità; i pagani, operai dell'ultima ora, riceveranno dei posti
scelti. Molti Giudei furono chiamati, dirà Gesù, ma pochi eletti (Evangelium).
LECTIO
Léctio Epístolae Beáti
Pauli Apóstoli ad Corínthios.
1Cor
9:24-27; 10:1-5.
Fratres: Nescítis,
quod ii, qui in stádio currunt, omnes quidem currunt, sed unus áccipit bravíum?
Sic cúrrite, ut comprehendátis. Omnis autem, qui in agóne conténdit, ab ómnibus
se ábstinet: et illi quidem, ut corruptíbilem corónam accípiant; nos autem
incorrúptam. Ego ígitur sic curro, non quasi in incértum: sic pugno, non quasi
áërem vérberans: sed castígo corpus meum, et in servitútem rédigo: ne forte, cum
áliis praedicáverim, ipse réprobus effíciar. Nolo enim vos ignoráre, fratres,
quóniam patres nostri omnes sub nube fuérunt, et omnes mare transiérunt, et
omnes in Móyse baptizáti sunt in nube et in mari: et omnes eándem escam
spiritálem manducavérunt, et omnes eúndem potum spiritálem bibérunt (bibébant
autem de spiritáli, consequénte eos, petra: petra autem erat Christus): sed non
in plúribus eórum beneplácitum est Deo.
Lettura
dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Corinti.
1Cor
9:24-27; 10:1-5.
Fratelli,
non sapete che quelli che corrono nello stadio, tutti invero corrono, ma uno
solo riporta il premio? Così correte, in modo da guadagnarlo. Orbene, tutti
quelli che lottano nell'arena si astengono da tutto: ed essi per conseguire una
corona corruttibile, noi invece per una incorruttibile. Io adunque corro, non
come a caso; combatto, non come colpendo nell'aria; ma castigo il mio corpo e
lo riduco in schiavitù, affinché per avventura, pur avendo predicato agli
altri, io stesso non diventi reprobo. Non voglio infatti che voi ignoriate, o
fratelli, come i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, e tutti passarono
per il mare, e tutti furono battezzati in Mosè, nella nube e nel mare: e tutti
mangiarono dello stesso cibo spirituale, e tutti bevvero la stessa bevanda
spirituale (or bevevano della pietra spirituale che li accompagnava: e quella
pietra era il Cristo): eppure Iddio non fu contento della maggior parte di
essi.
GRADUALE
Ps
9:10-11; 9:19-20. Adjútor
in opportunitátibus, in tribulatióne: sperent in te, qui novérunt te: quóniam
non derelínquis quaeréntes te, Dómine. ℣. Quóniam non in finem oblívio erit
páuperis: patiéntia páuperum non períbit in aetérnum: exsúrge, Dómine, non praeváleat
homo.
Ps
9:10-11; 9:19-20. Tu sei l'aiuto opportuno nel tempo della tribolazione:
abbiano fiducia in Te tutti quelli che Ti conoscono, perché non abbandoni
quelli che Ti cercano, o Signore. ℣. Poiché non sarà dimenticato per sempre il
povero: la pazienza dei miseri non sarà vana in eterno: lèvati, o Signore, non prevalga
l'uomo.
TRACTUS
Ps
129:1-4. De
profúndis clamávi ad te, Dómine: Dómine, exáudi vocem meam. ℣. Fiant aures tuae
intendéntes in oratiónem servi tui. ℣. Si iniquitátes observáveris, Dómine:
Dómine, quis sustinébit? ℣. Quia apud te propitiátio est, et propter legem tuam
sustínui te, Dómine.
Ps
129:1-4. Dal profondo ti invoco, o Signore: Signore, esaudisci la mia voce. ℣.
Siano intente le tue orecchie alla preghiera del tuo servo. ℣. Se baderai alle
iniquità, o Signore: o Signore chi potrà sostenersi? ℣. Ma in Te è clemenza, e
per la tua legge ho confidato in Te, o Signore.
Quando
nelle ferie del Tempo di Settuagesima si ripete la Santa Messa della Domenica,
non si dice il Tratto, ma solo il Graduale.
«Il
mattino del mondo - dice San Gregorio - può dirsi lo spazio dei Tempi da Adamo
fino a Noè; l'ora terza da Noè ad Abramo, la sesta da Abramo a Mosè; la nona da
Mosè alla venuta del Salvatore; la undecima dalla venuta del Salvatore fino
alla fine del mondo» (III Notturno del Mattutino). Tutti gli uomini dunque sono
chiamati a lavorare per la gloria di Dio e a ricevere come salario del loro
lavoro il premio della vita eterna.
EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt
20:1-16.
In illo témpore:
Dixit Jesus discípulis suis parábolam hanc: Simile est regnum coelórum hómini
patrifamílias, qui éxiit primo mane condúcere operários in víneam suam.
Conventióne autem facta cum operáriis ex denário diúrno, misit eos in víneam
suam. Et egréssus circa horam tértiam, vidit álios stantes in foro otiósos, et
dixit illis: Ite et vos in víneam meam, et quod justum fúerit, dabo vobis. Illi
autem abiérunt. Iterum autem éxiit circa sextam et nonam horam: et fecit
simíliter. Circa undécimam vero éxiit, et invénit álios stantes, et dicit
illis: Quid hic statis tota die otiósi? Dicunt ei: Quia nemo nos condúxit.
Dicit illis: Ite et vos in víneam meam. Cum sero autem factum esset, dicit
dóminus víneae procuratóri suo: Voca operários, et redde illis mercédem,
incípiens a novíssimis usque ad primos. Cum veníssent ergo qui circa undécimam
horam vénerant, accepérunt síngulos denários. Veniéntes autem et primi,
arbitráti sunt, quod plus essent acceptúri: accepérunt autem et ipsi síngulos
denários. Et accipiéntes murmurábant advérsus patremfamílias, dicéntes: Hi
novíssimi una hora fecérunt et pares illos nobis fecísti, qui portávimus pondus
diéi et aestus. At ille respóndens uni eórum, dixit: Amíce, non facio tibi injúriam:
nonne ex denário convenísti mecum? Tolle quod tuum est, et vade: volo autem et
huic novíssimo dare sicut et tibi. Aut non licet mihi, quod volo, fácere? an
óculus tuus nequam est, quia ego bonus sum? Sic erunt novíssimi primi, et primi
novíssimi. Multi enim sunt vocáti, pauci vero elécti.
Seguito
✠ del santo Vangelo secondo
Matteo.
Matt
20:1-16.
In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: Il regno dei cieli è
simile a un padre di famiglia, il quale andò di gran mattino a fissare degli
operai per la sua vigna. Avendo convenuto con gli operai un denaro al giorno,
li mandò nella sua vigna. E uscito fuori circa all'ora terza, ne vide altri che
se ne stavano in piazza oziosi, e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna,
e vi darò quel che sarà giusto. E anche quelli andarono. Uscì di nuovo circa
all'ora sesta e all'ora nona e fece lo stesso. Circa all'ora undecima uscì
ancora, e ne trovò altri che stavano sfaccendati, e disse loro: Perché state
qui tutto il giorno in ozio? Quelli risposero: Perché nessuno ci ha presi a
giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Venuta la sera,
il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e paga ad essi
la mercede, cominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti adunque quelli che
erano andati circa all'undecima ora, ricevettero un denaro per ciascuno. Venuti
poi anche i primi, pensarono di ricevere di più: ma ebbero anch'essi un denaro
per uno. E ricevutolo, mormoravano contro il padre di famiglia, dicendo: Questi
ultimi hanno lavorato un'ora e li hai eguagliati a noi che abbiamo portato il
peso della giornata e del caldo. Ma egli rispose ad uno di loro, e disse: Amico,
non ti faccio ingiustizia: non ti sei accordato con me per un denaro? Prendi
quel che ti spetta e vattene: voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non
posso dunque fare come voglio? o è cattivo il tuo occhio perché io son buono?
Così saranno ultimi i primi, e primi gli ultimi. Molti infatti sono i chiamati,
ma pochi gli eletti.
Omelia
di San Gregorio, Papa.
Omelia
19 sui Vangeli, dopo il principio.
Il regno dei cieli
è detto simile ad un padrone di casa che cerca degli operai per coltivare la
sua vigna. Ora nel padrone di casa chi è rappresentato più giustamente del
nostro Creatore, il quale governa quelli che ha creati, e domina in questo
mondo i suoi eletti come un padrone i dipendenti della propria casa? Egli
possiede una vigna, cioè la Chiesa universale, che dal giusto Abele sino
all'ultimo eletto che nascerà alla fine del mondo, ha prodotto tanti Santi
quasi quanti sono i tralci che ha gettato.
Questo padrone di
casa cerca dunque degli operai per coltivare la sua vigna al mattino, all'ora
terza, sesta, nona e undecima: perché dal principio di questo mondo sino alla
fine non tralasciò di raccogliere predicatori per istruire il popolo dei
fedeli. Il mattino infatti del mondo fu da Adamo fino a Noè, l'ora poi terza da
Noè fino ad Abramo, la sesta poi da Abramo fino a Mosè, la nona ancora da Mosè
fino alla venuta del Signore; l'undecima invece dalla venuta del Signore sino
alla fine del mondo. In quest'ultima ora furono inviati a predicare i santi
Apostoli, i quali, benché venuti tardi, tuttavia ricevettero l'intero salario.
Il Signore dunque
non cessò in nessun tempo d'inviare degli operai per coltivare la sua vigna,
cioè per istruire il suo popolo: perché prima per mezzo dei Patriarchi, poi dei
Dottori della legge e dei Profeti, e infine degli Apostoli, curando i costumi
del suo popolo, attese, per così dire, per mezzo degli operai, alla
coltivazione della vigna: sebbene chiunque, in qualsiasi modo e misura, si è
applicato con fede retta ad esortare e a fare il bene, può esser considerato
operaio di questa vigna. L'operaio pertanto del mattino e dell'ora terza, sesta
e nona significa l'antico popolo Ebraico: il quale sforzandosi, fin dal
principio del mondo, nella persona dei suoi santi, di servire Dio con retta
fede, non tralasciò appunto, per così dire, di lavorare nella coltivazione
della vigna. Ma all'undecima ora sono chiamati i Gentili, ed è ad essi che è
detto: Perché state qui tutto il giorno in ozio? (Matt 20:6).
Credo
OFFERTORIUM
Ps
91:2. Bonum est
confitéri Dómino, et psállere nómini tuo, Altíssime.
Ps
91:2. È bello lodare il Signore, e inneggiare al tuo nome, o Altissimo.
SECRETA
Munéribus nostris,
quaesumus, Dómine, precibúsque suscéptis: et coeléstibus nos munda mystériis,
et cleménter exáudi. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum
vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum.
Amen.
O
Signore, Te ne preghiamo, onde ricevuti i nostri doni e le nostre preghiere,
purificaci coi celesti misteri e benevolmente esaudiscici. Per il nostro
Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con
lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
PRAEFATIO
DE SANCTISSIMA TRINITATE
Vere dignum et
justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine
sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu
Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónae, sed
in uníus Trinitáte substántiae. Quod enim de tua glória, revelánte te,
crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis
sentímus. Ut in confessióne verae sempiternaeque Deitátis, et in persónis
propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur aequálitas. Quam
laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant
clamáre cotídie, una voce dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus
Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus,
qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
È
veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni
luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio:
che col Figlio tuo unigenito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo
Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una
sola sostanza. Così che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria,
il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo.
Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la
proprietà nelle persone e l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà. La
quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non
cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: Santo, Santo, Santo il
Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.
Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Osanna nell'alto dei cieli.
Nei
giorni feriali in cui si riprende tale Santa Messa, si dice:
PRAEFATIO
COMMUNIS
Vere dignum et
justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine
sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem
majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli
coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum
quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione
dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et
terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini.
Hosánna in excélsis.
È
veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere
grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le
Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i
Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro
canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di
lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che
viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.
COMMUNIO
Ps
30:17-18. Illúmina
fáciem tuam super servum tuum, et salvum me fac in tua misericórdia: Dómine,
non confúndar, quóniam invocávi te.
Ps
30:17-18. Rivolgi al tuo servo la luce del tuo volto, e salvami nella tua
misericordia: che io non abbia a vergognarmi, o Signore, di averti invocato.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Fidéles tui, Deus,
per tua dona firméntur: ut éadem et percipiéndo requírant, et quaeréndo sine
fine percípiant. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum
vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum.
Amen.
Preghiamo.
I
tuoi fedeli, o Dio, siano confermati mediante i tuoi doni: affinché,
ricevendoli ne diventino sempre più bramosi, e bramandoli li conseguano senza
fine. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna
con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Dalla
Domenica di Settuagesima fino al Sabato Santo, quando si omette il Gloria in
excelsis, l'Ite, missa est viene
sostituita da:
CONCLUSIO
℣.
Benedicamus Domino.
℞.
Deo gratias.
℣. Benediciamo il
Signore.
℞. Rendiamo grazie a
Dio.