sabato 23 febbraio 2019

San Pier Damiani Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa

Doppio.
Paramenti bianchi.

Pietro (o Piero), nato a Ravenna nel 1007 da genitori ragguardevoli, era ancora lattante quando fu rigettato dalla madre malcontenta di avere prole numerosa; ma una domestica raccoltolo mezzo morto e salvatolo, lo rese poi alla madre dopo averla richiamata a più umani sentimenti. Rimasto orfano di entrambi i genitori, fu ridotto a un duro servizio sotto l'aspra tutela di un fratello, quasi fosse un vile schiavo. Egli allora diede un bell'esempio di religione verso Dio e di pietà verso il padre, poiché, avendo trovato per caso una moneta, la impiegò non a sovvenire alla propria indigenza, ma la diede a un sacerdote perché offrisse il divin sacrificio per l'espiazione dell'anima di suo padre.
Pietro Berrettini da Cortona,
San Pier Damiani offre alla Beata Vergine Maria che gli appare il libro della regola,
Collezione privata, 1629 circa.
Lasciata la casa del fratello malvagio, venne accolto benevolmente dal fratello maggiore Damiano, arciprete di una grande ed importante pieve presso Ravenna; da questi, a quel che si dice, prese il soprannome (Damiani, cioè “di Damiano”) per riconoscenza di averne avuto i mezzi di fare i suoi studi. Infatti, venne per sua cura istruito nelle lettere, dapprima a Faenza (1022-1025) poi a Parma (1026-1032), e in questi studi in breve avanzò tanto da essere d'ammirazione ai maestri. Acquistatosi poi grande riputazione per l'ingegno e il successo nelle scienze liberali, le insegnò ancora con onore. Fu ordinato presbitero durante il periodo di insegnamento a Ravenna, forse tra il 1034-1035, ad opera dell'arcivescovo Gebeardo di Eichstätt.
Intanto per sottomettere il corpo alla ragione, portava un cilizio sotto le morbide vesti, perseverando con diligenza nei digiuni, nelle veglie e nelle preghiere. Sentendosi nell'ardore della giovinezza vivamente spinto dagli stimoli della carne, estingueva la notte queste fiamme ribelli della libidine immergendosi nelle acque ghiacciate di un fiume; di più costumava di visitare tutti i santuari famosi, e di recitare tutto il Salterio. Soccorreva assiduamente i poveri, li invitava spesso alla sua tavola, e li serviva colle sue proprie mani.
«Disprezzando i beni della terra» (Oratio) ed essendo desideroso di vita più perfetta, intorno all'anno 1035, entrò nel monastero camaldolese di osservanza benedettina di Avellana, nella diocesi di Gubbio (oggi diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola), dell'ordine dei monaci di Santa Croce di Fonte Avellana, fondato dal beato Ludolfo, discepolo di San Romualdo. Non molto dopo inviato dal suo abate al monastero di Pomposa (intorno al 1040) e poi a quello di San Vincenzo al Furlo o “di Pietra Pertusa” (intorno al 1042), edificò questi due cenobi colle sue sante prediche, colle belle istruzioni e colla sua maniera di vivere. Durante la sua permanenza al monastero di San Vincenzo al Furlo scrisse la Vita Romualdi attingendo alle notizie dirette di chi aveva personalmente conosciuto il monaco anacoreta.
Richiamato tra i suoi, verso la fine del 1043, dopo la morte dell'abate, fu messo a capo della comunità d'Avellana (Communio), e la rese sì prospera colle sue sante istituzioni e colle nuove case fondate in vari luoghi, che lo si ritenne con ragione come il secondo padre del suo ordine e il suo principale ornamento. Anche altri cenobi di diversi istituti, capitoli di canonici e gli stessi popoli provarono i salutari effetti della sollecitudine di Pietro. Fu utile alle città della diocesi di Urbino sotto più rapporti: soccorse il vescovo Teuzone in una circostanza gravissima e l'aiutò col consiglio e coll'opera nella buona amministrazione del suo vescovado. Egli si distinse nella contemplazione delle cose divine, nelle macerazioni corporali, e in altri esempi di provata santità.
«Lume delle anime, doveva esser messo sul candelabro» (Evangelium): infatti, mosso da queste cose, il sommo Pontefice Stefano IX lo creò, benché nolente e riluttante, cardinale di Santa Romana Chiesa e vescovo di Ostia (tra l'agosto-novembre 1057 e il 14 marzo 1058). Dignità che Pietro illustrò colle più splendide virtù e con opere degne del ministero episcopale.
In tempi difficilissimi fu di grande aiuto alla Chiesa Romana e ai sommi Pontefici colla sua scienza, colle legazioni e altre fatiche che intraprese. Partecipando alla vita di apostolo di Nostro Signore Gesù Cristo, combatté valorosamente fino alla morte l'eresia simoniaca e quella dei Nicolaiti. E dopo aver rimediato a questi mali, riconciliò la Chiesa di Milano con Roma. Si oppose con coraggio agli antipapi Benedetto X (già cardinale Giovanni dei conti di Tuscolo, detto Mincio) e Onorio II (già vescovo Pietro Cadalo); distornò Enrico IV, re di Germania, dal suo ingiusto progetto di divorzio colla moglie; ricondusse i Ravennati all'obbedienza dovuta al Romano Pontefice riconciliandoli colla Chiesa; diede ai canonici di Velletri leggi di vita più santa. Nella provincia di Urbino specialmente non c'è forse chiesa episcopale di cui Pietro non sia benemerito: quella di Gubbio che egli amministrò per qualche tempo e liberò da molti malanni; lo stesso fece con altre, quando occorse, come se fossero state affidate alle sue cure.
Reliquie di San Pier Damiani nella Cattedrale di San Pietro Apostolo di Faenza (Emilia-Romagna). 
Rinunziato al cardinalato e alla dignità episcopale nel 1067, non rimise nulla dell'antica assiduità nel soccorrere il prossimo. Propagò il digiuno del venerdì in onore della Santa Croce di Nostro Signore Gesù Cristo, il piccolo Ufficio della Beata Vergine Maria Madre di Dio e il suo culto nel Sabato. Estese ancora l'uso di disciplinarsi per espiare i peccati commessi. Infine, illustre per santità, dottrina, miracoli e grandi opere, se ne volò a Nostro Signore Gesù Cristo, a Faenza, di ritorno dalla legazione di Ravenna, il 22 febbraio 1072. Il suo corpo fu sepolto ivi stesso dapprima nella Chiesa di Santa Maria Foris Portam (oggi Chiesa di Santa Maria ad Nives) presso il monastero dei Cistercensi, poi fu traslato definitivamente nella Cattedrale di San Pietro Apostolo sempre a Faenza. Sul suo sepolcro fece porre questo epitaffio, scritto dallo stesso Santo:

«Io fui nel mondo quel che tu sei ora; tu sarai quel che io ora sono:
non prestar fede alle cose che vedi destinate a perire;
sono segni frivoli che precedono la verità, sono brevi momenti cui segue l'eternità.
Vivi pensando alla morte perché tu possa vivere in eterno.
Tutto ciò che è presente, passa; resta invece quel che si avvicina.
Come ha ben provveduto chi ti ha lasciato, o mondo malvagio,
chi è morto prima col corpo alla carne che non con la carne al mondo!
Preferisci le cose celesti alle terrene, le eterne alle caduche.
L'anima libera torni al suo principio;
lo spirito salga in alto e torni a quella fonte da cui è scaturito,
disprezzi sotto di sé ciò che lo costringe in basso.
Ricordati di me, te ne prego; guarda pietoso le ceneri di Pietro;
con preghiere e gemiti dì: “Signore, perdonalo”»
(Pietro Peccatore)

Egli divenne celebre per molti miracoli, e vi riscuote ancora continua venerazione dal popolo. I Faentini avendo sperimentato più di una volta la sua protezione in critiche circostanze, lo scelsero per patrono presso Dio. Dunque, il sommo Pontefice Leone XII estese a tutta la Santa Chiesa, con decreto della Sacra Congregazione dei Riti del 1 ottobre 1828, l'Ufficio e la Santa Messa, che in suo onore già si celebrava in alcune diocesi e nell'ordine dei Camaldolesi, aggiungendo al titolo di Confessore Pontefice quello di Dottore della Chiesa. Imitiamo San Pier Damiani nel suo ardore per la penitenza.


Giuseppe Santini, San Pier Damiani, Museo Diocesano di Arte Sacra, Arezzo (Toscana), 1666.


La Chiesa loda il Signore per aver conferito ai Santi Dottori la sapienza, l'intelligenza e la santità con cui spandere dovunque il lume della dottrina evangelica.

INTROITUS
Eccli 15:5. In médio Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae índuit eum. Ps 91:2. Bonum est confitéri Dómino: et psállere nómini tuo, Altíssime. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. In médio Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae índuit eum.

Eccli 15:5. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria. Ps 91:2. È bene cantare la gloria al Signore: e lodare, Altissimo, il tuo Nome. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Concéde nos, quaesumus, omnípotens Deus: beáti Petri, Confessóris tui atque Pontíficis, mónita et exémpla sectári; ut per terréstrium rerum contémptum aetérna gáudia consequámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Concedici, te ne preghiamo, o Dio onnipotente, di imitare gli insegnamenti e gli esempi del beato Pietro, confessore tuo e vescovo, affinché, disprezzando le cose terrene, raggiungiamo i gaudi eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

I Dottori della Chiesa hanno messo in pratica i consigli che San Paolo dava a San Timoteo. Predicarono in ogni maniera la dottrina di Gesù Cristo, reagendo contro quella curiosità morbosa che rende certe anime avide ad intendere teorie nuove ed erronee in fatto di religione. Avendo combattuta la buona battaglia, come l'Apostolo, per il Vangelo e conservato intatto il deposito sacro della dottrina cristiana, ricevono in cielo la corona destinata a compensarli della loro santità apostolica.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Timótheum.
2Tim 4:1-8.
Caríssime: Testíficor coram Deo, et Jesu Christo, qui judicatúrus est vivos et mórtuos, per advéntum ipsíus et regnum ejus: praedica verbum, insta opportúne, importúne: árgue, óbsecra, íncrepa in omni patiéntia, et doctrína. Erit enim tempus, cum sanam doctrínam non sustinébunt, sed ad sua desidéria coacervábunt sibi magístros, pruriéntes áuribus, et a veritáte quidem audítum avértent, ad fábulas autem converténtur. Tu vero vígila, in ómnibus labóra, opus fac Evangelístae, ministérium tuum ímple. Sóbrius esto. Ego enim jam delíbor, et tempus resolutiónis meae instat. Bonum certámen certávi, cursum consummávi, fidem servávi. In réliquo repósita est mihi coróna justítiae, quam reddet mihi Dóminus in illa die, justus judex: non solum autem mihi, sed et iis, qui díligunt advéntum ejus.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo a Timoteo.
2Tim 4:1-8.
Carissimo: Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo, che ha da venire a giudicare i vivi ed i morti, per la sua venuta e per il suo regno: predica la Parola, insisti a tempo opportuno e fuori tempo. Riprendi, esorta, sgrida con paziente insegnamento; perché verrà tempo in cui la gente non potrà sopportare la sana dottrina, ma per assecondare la propria passione e per prurito di novità, si creerà una folla di maestri, e per non ascoltare la verità andrà dietro a favole. Ma tu veglia sopra tutte le cose, sopporta le afflizioni, compi l'ufficio di predicare il Vangelo, adempi il tuo ministero e sii temperante. In quanto a me il mio sangue sta per essere versato come una libazione e il tempo del mio scioglimento dal corpo è vicino. Ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede. Non mi resta che ricevere la corona di giustizia, che mi darà in quel giorno il Signore, giusto giudice; e non solo a me, ma anche a quelli che desiderano la sua venuta.

GRADUALE
Ps 36:30-31. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium. . Lex Dei ejus in corde ipsíus: et non supplantabúntur gressus ejus.

Ps 36:30-31. La bocca del giusto esprime sapienza e la sua lingua parla secondo giustizia. . Ha nel cuore la legge del suo Dio e i suoi passi non sono esitanti.

TRACTUS
Ps 111:1-3. Beátus vir, qui timet Dóminum: in mandátis ejus cupit nimis. . Potens in terra erit semen ejus: generátio rectórum benedicétur. . Glória et divítiae in domo ejus: et justítia ejus manet in saeculum saeculi.

Ps 111:1-3. Beato l'uomo che teme il Signore: molto si compiace nei suoi comandamenti. . Potente sulla terra sarà la sua stirpe: sarà benedetta la discendenza dei giusti. . Gloria e ricchezza nella sua casa: la sua giustizia rimane nei secoli dei secoli.

I Dottori sono il sale che deve preservare le anime dalla corruzione: sono la luce che illumina gli uomini immersi nelle tenebre dell'errore e del peccato. Predicando con la loro dottrina e il loro esempio, glorificano Dio, il quale solo dà la grazia di compiere bene il proprio dovere. E siccome l'osservanza delle minime prescrizioni della legge riceve la sua ricompensa, essi sono grandi nel regno dei cieli.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 5:13-19.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Vos estis sal terrae. Quod si sal evanúerit, in quo saliétur? Ad níhilum valet ultra, nisi ut mittátur foras, et conculcétur ab homínibus. Vos estis lux mundi. Non potest cívitas abscóndi supra montem pósita. Neque accéndunt lucérnam, et ponunt eam sub módio, sed super candelábrum, ut lúceat ómnibus qui in domo sunt. Sic lúceat lux vestra coram homínibus, ut vídeant ópera vestra bona, et gloríficent Patrem vestrum, qui in coelis est. Nolíte putáre, quóniam veni sólvere legem aut prophétas: non veni sólvere, sed adimplére. Amen, quippe dico vobis, donec tránseat coelum et terra, iota unum aut unus apex non praeteríbit a lege, donec ómnia fiant. Qui ergo solverit unum de mandátis istis mínimis, et docúerit sic hómines, mínimus vocábitur in regno coelórum: qui autem fécerit et docúerit, hic magnus vocábitur in regno coelórum.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 5:13-19.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Voi siete il sale della terra. E se il sale perde la sua virtù, come lo si riattiverà? Non è più buono se non ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo. Non può rimanere nascosta una città posta sopra un monte. Né si accende la lucerna per riporla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia lume a quanti sono in casa. Così risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto ad abrogare la Legge o i Profeti, ma a completare. In verità vi dico che finché non passi il cielo e la terra non passerà un solo iota o un apice solo della Legge, che tutto non sia compiuto. Chi pertanto violerà uno dei minimi di questi comandamenti e insegnerà così agli uomini, sarà tenuto minimo nel regno dei cieli; ma colui che avrà operato ed insegnato, sarà tenuto grande nel regno dei cieli.

Omelia di Sant'Agostino, Vescovo.
Libro 1 sul Sermone del Signore sul monte, cap. 6, tom. 4.
Il Signore ci mostra doversi giudicare insensati coloro che, cercando l'abbondanza dei beni temporali o temendo d'esserne privati, perdono gli eterni, che gli uomini non possono né dare né togliere. Ora se il sale diventa insipido, con che si salerà? (Matt 5:13). Cioè, se voi, che dovete in certo modo condire i popoli, per timore delle persecuzioni temporali, perderete il regno dei cieli: quali saranno gli uomini che potranno ritrarvi dall'errore, dal momento che Dio ha scelto voi per togliere gli altri dall'errore?
Dunque il sale insipido non serve più a nulla se non ad essere gettato via pestato dagli uomini (Matt 5:13). Pertanto non è calpestato dagli uomini chi soffre persecuzione, ma chi istupidisce per timore della persecuzione. Poiché non può essere calpestato se non uno inferiore; ma non è inferiore chi, sebbene patisca molto sulla terra nel corpo, tuttavia col cuore abita in cielo.
Voi siete la luce del mondo (Matt 5:14). Come più sopra ha detto il sale della terra (Matt 5:13), così ora dice la luce del mondo. Ora per questa terra, di cui si parla più sopra, non si deve intendere quella che calpestiamo coi nostri piedi corporei; bensì gli uomini che abitano sulla terra, o anche i peccatori, a rialzare i quali col condimento della sapienza e a distruggere le loro perverse inclinazioni, il Signore inviò nel mondo il sale apostolico. E qui mondo si deve intendere non il cielo e la terra, ma gli uomini che sono nel mondo o amano il mondo, e che gli Apostoli hanno la missione d'illuminare. Non può rimaner nascosta una città situata su un monte (Matt 5:14): cioè, fondata sopra un'insigne e grande giustizia, significata anche nello stesso monte, su cui il Signore si trova a parlare.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 91:13. Justus ut palma florébit: sicut cedrus, quae in Líbano est, multiplicábitur.

Ps 91:13. Il giusto fiorirà come palma, crescerà come un cedro del Libano.

SECRETA
Sancti Petri Pontíficis tui atque Doctóris nobis, Dómine, pia non desit orátio: quae et múnera nostra concíliet; et tuam nobis indulgéntiam semper obtíneat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, non ci venga mai meno l'intercessione pia del beato Pietro Vescovo tuo e Dottore, la quale renda a te graditi i nostri doni e sempre ottenga a noi la tua indulgenza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

In Quaresima si dice:

PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui corporáli jejúnio vitia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et praemia: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizi, sollevi la mente, largisci virtù e premi: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 12:42. Fidélis servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in témpore trítici mensúram.

Luc 12:42. Fedele e saggio è il servitore che il Signore ha preposto alla sua casa: perché al tempo conveniente dia il cibo che spetta a ciascuno.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Ut nobis, Dómine, tua sacrifícia dent salútem: beátus Petrus Póntifex tuus et Doctor egrégius, quaesumus, precátor accédat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Interceda per noi, o Signore, il beato Pietro Vescovo tuo e Dottore egregio, affinché il tuo sacrificio ci porti salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria; della quale in fine si legge il Vangelo.