martedì 19 febbraio 2019

Martedì di Settuagesima: Festa dell'Orazione di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Orto sul Monte degli Ulivi

Doppio maggiore.
Paramenti rossi.

Orazione e Agonia di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Orto di Getsemani. 
Il lungo periodo che dalla Domenica di Settuagesima ci porta a Pasqua prevede la contemplazione dei misteri della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo e la venerazione degli strumenti impiegati durante la medesima. Si inizia, il Martedì di Settuagesima, col mistero dell'Orazione e Agonia di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Orto di Getsemani. Così Sant'Alfonso Maria de' Liguori ci fa contemplare questo mistero: «Il nostro amante Redentore, venuta l'ora della sua morte, si portò nell'orto di Getsemani, in cui da se stesso diede principio alla sua amarissima Passione con dar licenza al timore, al tedio e alla mestizia, che venissero a tormentarlo: Coepit pavere, taedere et maestus esse (Marc. XIV, 33; Matth. XXVI, 37). Cominciò dunque a sentire un gran timore e tedio della morte e delle pene che doveano accompagnarla. Se gli rappresentarono allora i flagelli, le spine, i chiodi, la croce, e non già l'uno dopo l'altro, ma tutti insieme vennero ad affliggerlo, e specialmente se gli fece innanzi quella morte desolata, che dovea patire abbandonato da ogni conforto umano e divino. Sicché atterrito alla vista dell'orrido apparato di tanti strazi ed ignominie, prega l'Eterno Padre che ne lo liberi: Pater mi, si possibile est, transeat a me calix iste (Matth. XXVI, 29). Ma come? non era Gesù quegli che tanto avea desiderato di patire e morire per gli uomini, dicendo: Baptismo habeo baptizari, et quomodo coarctor usquedum perficiatur? (Luc. XII, 50). E come poi così teme queste pene e questa morte? Ah che ben egli volea morire per noi: ma acciocché non pensassimo ch'esso per virtù della sua divinità morisse senza pena, perciò fece quella preghiera al Padre, per farci conoscere che non solo moriva per nostro amore, ma moriva con una morte sì tormentosa, che grandemente lo spaventava» (Sant'Alfonso Maria de' Liguori, Meditazioni sulla Passione di Gesù Cristo per ciascun giorno della settimana, Pel Lunedì, I).
(Cfr. L'Orazione di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Orto degli Ulivi, blog Tradidi quod et accepi)

Dal Trattato di San Cipriano, Vescovo e Martire.
Sull'Orazione del Signore.
Non solo con le parole ma anche con i fatti il Signore ci insegnò a pregare, pregando egli stesso frequentemente e supplicando, e mostrando col suo esempio ciò che bisogna che noi facciamo, come sta scritto: Ed egli si ritirò nel deserto per adorare [il Padre]. E ancora: Andò a pregare sul monte e stette tutta la notte a pregare Dio. Che se egli, che era senza peccato, pregava, quanto più bisogna che preghiamo noi peccatori? E se lui vegliò tutta la notte in continuata preghiera, quanto più noi dobbiamo frequentare la preghiera e le veglie notturne? Pregava il Signore, ma non per sé: perché avrebbe pregato per se stesso lui che era innocente? Ma per i nostri peccati pregava, come egli stesso dichiara, quando dice a Pietro: Ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano, ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede. E poi prega il Padre per tutti dicendo: Non prego per questi soltanto, ma anche per quelli che per la parola di questi crederanno in me, affinché tutti siano una cosa sola come tu, Padre, in me ed io in te, affinché anche essi siano in noi una cosa sola.

Dai Commentari di Sant'Anselmo, Vescovo.
Sull'Epistola agli Ebrei cap. 5.
Come vero Pontefice offrì preghiere; infatti nel Vangelo spesso si legge aver pregato e soprattutto in Luca, che in lui descrisse la persona del sacerdote. Ma tutte le cose che fece nella sua carne mortale, le preghiere e le suppliche, furono in favore degli uomini. Durante tutta la sua vita pregò il Padre per la resurrezione della sua carne, e per la nostra salvezza, e nell'incalzare della passione offrì suppliche, cioè umilissime e pressantissime preghiere con cuore sommamente devoto e con affetto, quando in preda all'agonia pregava ancor più intensamente e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. E queste preghiere e suppliche le offrì, cioè le presentò davanti al Padre perché fosse esaudito lui che le presentava. Le offrì a colui che poteva salvarlo dalla morte, ossia resuscitarlo; a colui che conobbe capace di salvarlo, cioè di farlo immortale ed impassibile, strappandolo alla morte, affinché la sua anima non restasse nell'inferno e la carne non si putrefacesse nel sepolcro.
E le offrì con grandi grida, cioè con una fortissima ed efficacissima intenzione di pia devozione, come quando pregava più intensamente e anche con lacrime; perché in quell'intensa orazione s'ha da credere che abbia effuso lacrime, quando pure scorrevano dal suo corpo gocce di sudore sanguigno, e fu esaudito perché quello che aveva chiesto lo ricevette nella resurrezione. Fu esaudito, cioè fra tutti gli altri fu ascoltato, perché dopo la milizia del suo sforzo fu sublimato dal Padre al di sopra di ogni creatura, e questo per la riverenza di lui, cioè, conforme al fatto che come Figlio di Dio egli è degno di riverenza e venerazione, oppure per la sua riverenza verso Dio, cioè a motivo del fatto che egli su tutto ha riverito e onorato il Padre. Oppure per la sua riverenza, cioè come ha meritato la sua religione. Anche l'effusione del suo sangue può essere interpretata come grande grido che fu esaudito per la riverenza della stessa passione. Riverenza è il fatto che senza peccato patì per amore soltanto.


Matthias Stomer, Agonia di Gesù nel Getsemani, Staatliche Museen, Berlino, Germania, XVII sec.


INTROITUS
Ps 54:5-6. Cor meum conturbátum est in me, et formído mortis cécidit super me. Timor et tremor venérunt super me. Ps 68:2. Salvum me fac, Deus, quóniam intravérunt aquae usque ad ánimam meam. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Cor meum conturbátum est in me, et formído mortis cécidit super me. Timor et tremor venérunt super me.

Ps 54:5-6. Dentro di me freme il mio cuore, piombano su di me terrori di morte. Timore e spavento mi invadono. Ps 68:2. Salvami, o Dio, perché l'acqua è penetrata fino alla mia anima. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Dentro di me freme il mio cuore, piombano su di me terrori di morte. Timore e spavento mi invadono.

ORATIO
Orémus.
Dómine Jesu Christe, qui in horto verbo et exémplo nos oráre docuísti, ad tentatiónum perícula superánda: concéde propítius, ut nos, oratióni semper inténti, ejus copiósum fructum cónsequi mereámur: Qui vivis et regnas cum Deo Patre in unitáte Spíritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Signore Gesù Cristo, che nell'orto, con le parole e con l'esempio, ci insegnasti a pregare per superare i pericoli delle tentazioni, concedici propizio, che, sempre intenti all'orazione, meritiamo di conseguirne copioso frutto: Tu che sei Dio e vivi e regni con Dio Padre nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Hebraeos.
Hebr 5:5-10.
Fratres: Christus non semetípsum clarificávit ut Póntifex fíeret: sed qui locútus est ad eum: Fílius meus es tu, ego hódie génui te. Quemádmodum et in álio loco dicit: Tu es Sacérdos in aetérnum secúndum órdinem Melchísedech. Qui in diébus carnis suae preces supplicationésque ad eum, qui possit illum salvum fácere a morte, cum clamóre válido et lácrimis ófferens, exaudítus est pro sua reveréntia: et quidem, cum esset Fílius Dei, dídicit ex iis, quae passust est, obediéntiam: et consummátus, factus est ómnibus obtemperántibus sibi causa salútis aetérnae, appellátus a Deo Póntifex juxta órdinem Melchísedech.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo agli Ebrei.
Hebr 5:5-10.
Fratelli, Cristo non si arrogò da sé la gloria di diventare Pontefice, ma gliela conferì Colui che gli disse: Mio Figlio sei tu, oggi ti ho generato. Siccome in un altro passo dice: Tu sei Sacerdote per sempre, secondo l'ordine di Melchisedech. Proprio per questo nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a Colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà; pur essendo Figlio di Dio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio Pontefice secondo l'ordine di Melchisedech.

GRADUALE
Ps 87:4-5. Repléta est malis ánima mea, et vita mea inférno appropinquávit. ℣. Aestimátus sum cum descendéntibus in lacum, factus sum sicut homo sine adjutório.

Ps 87:4-5. L'anima mia è ripiena di sventure e la mia vita è vicina all'inferno. ℣. Sono annoverato tra quelli che scendono nella fossa, sono diventato come un uomo senza aiuto.

TRACTUS
Ps 68:17; 68:18. Exáudi me, Dómine, quóniam benígna est misericórdia tua. ℣. Et ne avértas fáciem tuam a púero tuo: quóniam tríbulor, velóciter exáudi me. Ps 21:12. ℣. Ne discésseris a me: quóniam tribulátio próxima est: quóniam non est qui ádjuvet.

Ps 68:17; 68:18. Esaudiscimi, o Signore, poiché la tua misericordia è benigna. ℣. Non distogliere il tuo volto dal tuo servo: poiché sono tribolato, esaudiscimi presto. Ps 21:12. ℣. Da me non stare lontano, poiché la tribolazione è vicina e non vi è chi mi aiuti.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 22:39-44.
In illo témpore: Egréssus Jesus ibat, secúndum consuetúdinem, in montem Olivárum. Secúti sunt autem illum et discípuli. Et cum pervenísset ad locum, dixit illis: Oráte, ne intrétis in tentatiónem. Et ipse avúlsus est ab eis, quantum jactus est lápidis, et pósitis génibus orábat, dicens: Pater, si vis, transfer cálicem istum a me: verúmtamen non mea volúntas, sed tua fiat. Appáruit autem illi Angelus de coelo, confórtans eum. Et factus in agonía, prolíxius orábat. Et factus est sudor ejus, sicut guttae sánguinis decurréntis in terram.

Seguito del santo Vangelo secondo Luca.
Luc 22:39-44.
In quel tempo, Gesù, uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: Pregate, per non entrare in tentazione. Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà. Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra.

Omelia di Sant'Ambrogio, Vescovo.
Libro 10 Commento sul cap. 22 di Luca.
Allontana da me questo calice: come uomo respinge la morte, come Dio mantiene la sua sentenza. Noi dobbiamo infatti morire al mondo, allo scopo di risuscitare a Dio, affinché, secondo la sentenza divina, la legge della maledizione sia soddisfatta con il ritorno della nostra natura nel fango della terra. Quando dice: Non la mia volontà, ma la tua si faccia; egli riferì la sua volontà all'umanità, e quella del Padre alla divinità. È infatti temporale il volere dell'uomo, eterno quello di Dio. Non che la volontà del Padre sia diversa da quella del Figlio: uno solo è il volere, come una è la divinità. Apprendi tuttavia a essere sottomesso a Dio, a non scegliere di tua propria volontà, ma a fare ciò che sai esser gradito a Dio.
Consideriamo ora il significato proprio delle parole. La mia anima, dice, è triste; e altrove: La mia anima è in un estremo turbamento. Non è turbato colui che ha preso l'anima, ma si turba l'anima che egli ha preso. L'anima infatti è soggetta alle passioni, mentre da esse è esente la divinità. Infine: Lo spirito è pronto, ma la carne è debole. Non è il Signore che è triste, ma la sua anima. Non è triste la sapienza, non è triste la sostanza divina, ma l'anima. Egli infatti ha assunto la mia anima, ha assunto il mio corpo. E non mi ha ingannato con l'essere diverso da quanto appariva. Appariva triste e triste era, ma non per la sua passione bensì per la nostra dispersione.
Per questo dice: Io colpirò il pastore e le pecore del gregge saranno disperse. Egli era triste, perché ci lasciava mentre eravamo ancora tanto piccoli. Quanto al resto, la Scrittura ci dimostra con quale coraggio egli si offrì alla morte: dal momento che andò incontro a coloro che lo cercavano, confortò coloro che erano turbati, incoraggiò i trepidanti, si degnò infine di accettare anche il bacio del traditore. E non è contrario alla verità dire che egli era triste anche per i suoi persecutori, in quanto sapeva che essi avrebbero espiato il loro immane sacrilegio nel supplizio. Anche per questo disse: Allontana da me questo calice. Non perché, quale Dio, il Figlio di Dio temeva la morte, ma perché non voleva che i malvagi perissero a causa di se stessi.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 68:2. Salvum me fac, Deus, quóniam intravérunt aquae usque ad ánimam meam.

Ps 68:2. Salvami, o Dio, perché l'acqua è penetrata fino alla mia anima.

SECRETA
Hujus sancti sacrifícii méritis fac nos, quaesumus, Dómine, divína institutióne formátos curam oratióni tam efficáciter impéndere: ut Jesus Christus Fílius tuus, in éxitu nostro vígiles nos et a culpa solútos invéniat: Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Per i meriti di questo santo sacrificio fa', o Signore, che noi, formati da una istruzione divina, ci applichiamo così efficacemente all'orazione, affinché Gesù Cristo, tuo Figlio, ci trovi vigili e senza colpa al momento della nostra morte: Egli che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE SANCTA CRUCE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui salútem humáni géneris in ligno Crucis constituísti: ut, unde mors oriebátur, inde vita resúrgeret: et, qui in ligno vincébat, in ligno quoque vincerétur: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che hai procurato la salvezza del genere umano col legno della Croce: così che da dove venne la morte, di là risorgesse la vita, e chi col legno vinse, dal legno fosse vinto: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Matt 26:41. Vigiláte, et oráte, ut non intrétis in tentatiónem: spíritus quidem promptus est, caro autem infírma.

Matt 26:41. Vegliate e pregate affinché non entriate in tentazione: infatti lo spirito è pronto, ma la carne è debole.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Refécti alimónia coelésti, súpplices te rogámus, Pater omnípotens: ut, per Unigéniti Fílii tui oratiónis virtútem, nos in tantis córporis et ánimae perículis constitúti, ad coeléstia regna secúre perveníre mereámur. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ristorati dall'alimento celeste, ti preghiamo supplichevoli, o Padre onnipotente, onde, in virtù dell'orazione del tuo Figlio Unigenito, noi, che ci troviamo fra tanti pericoli per l'anima e per il corpo, meritiamo di giungere con sicurezza al regno dei cieli. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.