Doppio.
Paramenti bianchi.
Giovanni
de Matha nacque a Faucon-de-Barcelonnette nelle Alpi dell'Alta Provenza
(Francia), il 23 giugno 1154, da genitori distinti per pietà e nobiltà. Educato
con ogni cura, fino dalla sua fanciullezza mostrò tali doti d'ingegno, di
serietà ed un cuore così sensibile per le miserie altrui, da far presagire in
lui il futuro angelo consolatore degli afflitti. Per volere dei genitori frequentò
per ragione di studi dapprima la scuola di Aix-en-Provence, poi fu mandato all'Accademia
di Parigi, ove terminò il corso teologico e ne conseguì la laurea dottorale.
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Vincenzo Carducci (in spagnolo: Vicente Carducho),
Ordinazione e Prima Messa di San Giovanni de Matha,
Museo del Prado, Madrid, Spagna, XVI-XVII sec.
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Rifulgendo
per scienza e pietà, il Vescovo di Parigi gli conferì, nonostante l'umile sua
resistenza, l'ordine sacro del sacerdozio, affinché, durante il suo soggiorno
in quella città, la sua sapienza e condotta illuminasse i giovani studenti. Nell'offrire
per la prima volta a Dio il Santo Sacrificio della Messa (28 febbraio 1193) nella
cappella del Vescovo, che vi assisteva con altre persone, fu allietato di un
celeste favore. Gli apparve appunto un Angelo dal volto radioso, vestito con un
abito di meravigliosa bianchezza, che aveva attaccata sul petto una croce di
color rosso e celeste; le sue braccia erano incrociate e posate su due schiavi con
catene ai piedi collocati ai lati, l'uno pallido e macilento (Cristiano) e
l'altro nero e deforme (Mauritano). Per la quale visione rapito in estasi, l'uomo
di Dio comprese subito che egli era destinato al riscatto di quei cristiani
fatti schiavi dal potere degli infedeli Maomettani (Oratio).
Ma
per procedere con più maturità in cosa di tanta importanza, si ritirò nella
solitudine in località Cerfroid a Brumetz nell'Alta Francia. Quivi avvenne, per
divino volere, che si incontrasse con San Felice di Valois, che dimorava
nell'eremo già da molti anni: al quale si unì, vivendo insieme per tre anni
nella preghiera e nella contemplazione, ed esercitandosi nella pratica di ogni
virtù (Introitus). Or avvenne, che, mentre ragionavano insieme di cose divine
presso una fonte, si avvicinò loro un cervo portando tra le corna una croce di
color rosso e celeste. E siccome Felice si meravigliava della novità della
cosa, Giovanni gli raccontò la visione avuta nella prima Messa; quindi si applicarono
con rinnovato fervore alla preghiera e, avvisatine tre volte in sogno,
risolsero di partire per Roma, per impetrare dal sommo Pontefice l'istituzione
del nuovo ordine per il riscatto degli schiavi.
Frattanto
era stato eletto sommo Pontefice Innocenzo III; questi li ricevé con bontà, e
mentre deliberava sulla loro proposta, nella festa di Sant'Agnese per la
seconda volta, nel Laterano, durante l'elevazione dell'Ostia della Messa
solenne, gli apparve un Angelo bianco-vestito, colla croce bicolore, sotto
sembiante d'uomo che riscattava gli schiavi. Dietro la quale visione, il sommo Pontefice
approvò l'istituto e la sua regola il 17 dicembre 1198 con la bolla Operante
divine dispositionis, e volle che la nuova famiglia religiosa si chiamasse Ordine della Santissima Trinità per il
riscatto degli schiavi, ingiungendo ai suoi professi di portare abito
bianco con una croce rossa e celeste.
Istituito
così l'Ordine, i santi fondatori se ne tornarono in Francia, e, fondato il
primo cenobio a Cerfroid nella diocesi di Meaux (dal 1801 nella diocesi di Soissons), vi rimase a governarlo Felice; mentre Giovanni con alquanti
compagni fece ritorno a Roma, ove papa Innocenzo III donò loro la casa, la chiesa
abbaziale e l'ospedale di San Tommaso in Formis sul colle Celio con molte
rendite e proprietà. Egli diede loro pure delle lettere per il miramolino (dall'arabo
amīr al-mu'minīn «emiro capo dei credenti») re del Marocco, e così l'opera del
riscatto cominciò sotto felice auspicio. Allora Giovanni partì per la Spagna
oppressa in gran parte dal giogo dei Saraceni, ed eccitò il cuore dei re, dei
principi e degli altri fedeli alla compassione verso gli schiavi e i poveri. Grazie
alle numerose elemosine (Epistola) ottenute da re e da principi di Francia e di
Spagna, poté liberare un gran numero di cristiani, caduti in mano agli
infedeli. Edificò monasteri, eresse ospedali, e riscattò molti schiavi con
grande profitto delle anime.
Finalmente
ritornato a Roma, vi si diede ad opere sante e visse molti anni al servizio di papa
Gregorio IX, in qualità di Cappellano Pontificio. Affranto dalle continue
fatiche e sfinito dalla malattia, bruciando del più ardente amore per Iddio e
per il prossimo, si ridusse agli estremi. Onde radunati i confratelli ed
esortatili efficacemente all'opera del riscatto indicatagli dal cielo, si addormentò
nel Signore il 17 dicembre nell'anno della salute 1213. Il suo corpo fu sepolto
con condegno onore nella stessa Chiesa di San Tommaso in Formis al Celio, ma
nel 1665 fu traslato da due frati trinitari a Madrid. Giovanni de Matha fu canonizzato da papa Alessandro VII, il 21 ottobre 1666.
Meditando
la dottrina celeste, i Santi hanno compreso che la prosperità dei cattivi è
ingannatrice e che solo i giusti sono veramente felici.
INTROITUS
Ps
36:30-31. Os
justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in
corde ipsíus. Ps 36:1. Noli aemulári
in malignántibus: neque zeláveris faciéntes iniquitátem. ℣.
Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Os
justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus.
Ps
36:30-31. La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla
con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio. Ps 36:1. Non invidiare i
malvagi e non essere geloso degli operatori di iniquità. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo
Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei
secoli dei secoli. Amen. La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la
sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio.
Gloria
ORATIO
Orémus.
Deus, qui per
sanctum Joánnem órdinem sanctíssimae Trinitátis ad rediméndum de potestáte
Saracenórum captívos caelitus institúere dignátus es: praesta quaesumus; ut, ejus
suffragántibus méritis, a captivitáte córporis et ánimae, te adjuvánte, liberémur.
Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in
unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
O
Dio, che con celeste visione ti sei degnato di istituire, per mezzo di san Giovanni, l'Ordine della
Santissima Trinità per la redenzione dei prigionieri dalle mani dei Saraceni,
fa', te ne preghiamo, che per i suoi meriti, siamo con la tua grazia liberati
dalla schiavitù del corpo e dell'anima. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo
Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per
tutti i secoli dei secoli. Amen.
In
Quaresima si fa la commemorazione della Feria.
LECTIO
Léctio libri
Sapiéntiae.
Eccli
31:8-11.
Beátus vir, qui
invéntus est sine mácula, et qui post aurum non ábiit, nec sperávit in pecúnia
et thesáuris. Quis est hic, et laudábimus eum? fecit enim mirabília in vita
sua. Qui probátus est in illo, et perféctus est, erit illi glória aetérna: qui
potuit tránsgredi, et non est transgréssus: fácere mala, et non fecit: ídeo
stabilíta sunt bona illíus in Dómino, et eleemósynas illíus enarrábit omnis
ecclésia sanctórum.
Lettura
del libro della Sapienza.
Eccli
31:8-11.
Beato
l'uomo che è trovato senza macchia, che non è andato dietro all'oro, e non ha
sperato nel danaro e nei tesori. Chi è costui e gli daremo lode? Poiché certo
ha fatto meraviglie nella sua vita. Messo alla prova con l'oro e trovato
perfetto, ne avrà gloria eterna. Egli poteva peccare e non peccò, fare del male
e non lo fece. Per questo i suoi beni sono resi stabili nel Signore e le sue
elemosine saranno lodate nell'assemblea dei Santi.
GRADUALE
Ps
91:13; 91:14.
Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur in domo Dómini. Ps 91:3. ℣. Ad
annuntiándum mane misericórdiam tuam, et veritátem tuam per noctem.
Ps
91:13; 91:14. Il giusto fiorirà come palma; crescerà come cedro del Libano
nella casa del Signore. Ps 91:3. ℣. Per annunziare la tua misericordia al mattino,
e la tua fedeltà nella notte.
ALLELUJA
Allelúja,
allelúja. Jac 1:12. ℣.
Beátus vir, qui suffert tentatiónem: quóniam, cum probátus fúerit, accípiet
corónam vitae. Allelúja.
Alleluia,
alleluia. Jac 1:12. ℣. Beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché
una volta superata la prova riceverà la corona della
vita. Alleluia.
Dopo
Settuagesima, omessi l'Alleluia e il suo Versetto, si dice:
TRACTUS
Ps
111:1-3. Beátus
vir, qui timet Dóminum: in mandátis ejus cupit nimis. ℣.
Potens in terra erit semen ejus: generátio rectórum benedicétur. ℣. Glória et divítiae in domo ejus:
et justítia ejus manet in saeculum saeculi.
Ps
111:1-3. Beato l'uomo che teme il Signore: molto si compiace nei suoi
comandamenti. ℣. Potente sulla terra sarà la sua stirpe: sarà
benedetta la discendenza dei giusti. ℣. Gloria
e ricchezza nella sua casa: la sua giustizia rimane nei secoli dei secoli.
Gli
orientali, usando lunghe vesti, le raccoglievano ai fianchi con cintura,
allorché lavoravano, per essere più spediti nei loro movimenti. Dovendo
attendere di notte il padrone, i servi stavano pronti colle lampade accese.
Così i santi furono spediti nel bene e si tennero pronti alla venuta del Signore.
EVANGELIUM
Sequéntia ✠
sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc
12:35-40.
In illo témpore:
Dixit Jesus discípulis suis: Sint lumbi vestri praecíncti, et lucernae ardéntes
in mánibus vestris, et vos símiles homínibus exspectántibus dóminum suum,
quando revertátur a núptiis: ut, cum vénerit et pulsáverit, conféstim apériant
ei. Beáti servi illi, quos, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántes: amen,
dico vobis, quod praecínget se, et fáciet illos discúmbere, et tránsiens
ministrábit illis. Et si vénerit in secúnda vigília, et si in tértia vigília
vénerit, et ita invénerit, beáti sunt servi illi. Hoc autem scitóte, quóniam,
si sciret paterfamílias, qua hora fur veníret, vigiláret útique, et non síneret
pérfodi domum suam. Et vos estóte paráti, quia, qua hora non putátis, Fílius
hóminis véniet.
Seguito
✠ del
santo Vangelo secondo Luca.
Luc
12:35-40.
In
quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: I vostri fianchi siano cinti ed
accese nelle vostre mani le lucerne, come coloro che aspettano il loro padrone
quando torni da nozze, per aprirgli appena giunge e picchia. Beati quei servi
che il padrone, arrivando, troverà desti. In verità vi dico, che, cintosi, li
farà sedere a tavola e si metterà a servirli. E se giungerà alla seconda
vigilia e se giungerà alla terza vigilia e li troverà così, beati loro!
Sappiate però che se il padrone conoscesse in qual ora viene il ladro,
veglierebbe senza dubbio, e non si lascerebbe sfondare la casa. E anche voi
tenetevi pronti, perché, nell'ora che non pensate, verrà il Figlio dell'uomo.
Omelia
di San Gregorio, Papa.
Omelia
13 sui Vangeli.
La lettura del
santo Vangelo, fratelli carissimi, è chiara. Ma affinché, per la sua stessa
semplicità, non sembri a qualcuno troppo elevata, esaminiamola brevemente in
modo che la sua esposizione sia chiara per quelli che la ignorano, senza essere
gravosa per quelli che la conoscono. Il Signore dice: Siano cinti i vostri
fianchi. Noi cingiamo i fianchi, quando freniamo con la continenza i movimenti
della carne. Ma poiché è poco astenersi dal male, se ciascuno non si applica
ancora, e con assidui sforzi, a fare il bene, subito si aggiunge: e le lucerne
siano accese nelle vostre mani. Noi teniamo in mano le lucerne accese, quando
diamo al nostro prossimo con le buone opere esempi che lo illuminano. A
proposito di tali opere il Signore dice: La vostra luce risplenda davanti agli
uomini, affinché essi vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre
vostro che è nei cieli.
Sono due quindi le
cose che vengono comandate: cingere i fianchi e tenere le lucerne, cioè la
castità deve risplendere nel nostro corpo e la luce della verità nelle nostre
opere. Infatti l'una cosa senza l'altra non può assolutamente essere gradita al
nostro Redentore: né colui che compie opere buone, finché non abbandoni le
sozzure della lussuria, né colui che eccelle per la sua castità ma non si
esercita nelle opere buone. Né la castità dunque è una grande virtù senza le
opere buone, né le opere buone possono valere qualcosa senza la castità. Ma
anche se si osservano i due comandamenti, rimane il dovere, per chiunque si
tratti, di tendere con la speranza alla patria superna e di non star lontano in
alcun modo dai vizi soltanto per l'onore di questo mondo.
E voi siate come
coloro che aspettano il loro padrone quando torni dalle nozze, per aprirgli
subito appena giungerà e picchierà alla porta. Il Signore in verità viene
quando si affretta al giudizio; picchia poi quando, con gli affanni della
malattia, ci avverte che ormai la morte è vicina. Noi gli apriamo subito, se lo
riceviamo con amore. Non vuole infatti aprire al giudice che picchia, colui che
ha paura di uscire dal corpo e ha timore di vedere questo giudice, che ricorda
di aver disprezzato. Ma chi è tranquillo per la sua speranza e per il suo modo
di agire, apre subito a chi picchia, perché accoglie con gioia il giudice; e,
quando è vicino il tempo della morte, egli si rallegra pensando ad una gloriosa
retribuzione.
OFFERTORIUM
Ps
88:25. Véritas
mea et misericórdia mea cum ipso: et in nómine meo exaltábitur cornu ejus.
Ps
88:25. Con lui staranno la mia fedeltà e il mio amore, e s'innalzerà nel mio
Nome la sua forza.
SECRETA
Laudis tibi,
Dómine, hóstias immolámus in tuórum commemoratióne Sanctórum: quibus nos et
praeséntibus éxui malis confídimus et futúris. Per Dominum nostrum Jesum
Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti
Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Ti
offriamo, o Signore, un sacrificio di lode in memoria dei tuoi santi, e per
esso speriamo di essere liberati dai mali presenti e futuri. Per il nostro Signore
Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo
Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
In
Quaresima si fa la commemorazione della Feria.
PRAEFATIO
COMMUNIS
Vere dignum et
justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine
sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem
majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli
coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum
quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione
dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et
terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini.
Hosánna in excélsis.
È
veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere
grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le
Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i
Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro
canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di
lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che
viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.
In
Quaresima si dice:
PRAEFATIO
DE QUADRAGESIMA
Vere dignum et
justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine
sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui corporáli jejúnio vitia cómprimis,
mentem élevas, virtútem largíris et praemia: per Christum, Dóminum nostrum. Per
quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes.
Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant.
Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne
dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et
terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini.
Hosánna in excélsis.
È
veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni
luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio:
Che col digiuno corporale raffreni i vizi, sollevi la mente, largisci virtù e
premi: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli
Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù
celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di
ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo
dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che
viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.
COMMUNIO
Matt
24:46-47. Beátus
servus, quem, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántem: amen, dico vobis,
super ómnia bona sua constítuet eum.
Matt
24:46-47. Beato il servo, che il padrone al suo ritorno troverà vigilante: in
verità vi dico che lo porrà a capo di tutti i suoi beni.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Refécti cibo
potúque coelesti, Deus noster, te súpplices exorámus: ut, in cujus haec
commemoratióne percépimus, ejus muniámur et précibus. Per Dominum nostrum Jesum
Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti
Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Ristorati
dal cibo e dalla bevanda celeste, ti supplichiamo, o Signore Dio nostro,
affinché sia nostra difesa la preghiera del santo, nella cui festa abbiamo
partecipato a questi doni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è
Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli
dei secoli. Amen.
In
Quaresima si fa la commemorazione della Feria; della quale in fine si legge il
Vangelo.