venerdì 8 febbraio 2019

San Giovanni de Matha, Confessore

Doppio.
Paramenti bianchi.

Giovanni de Matha nacque a Faucon-de-Barcelonnette nelle Alpi dell'Alta Provenza (Francia), il 23 giugno 1154, da genitori distinti per pietà e nobiltà. Educato con ogni cura, fino dalla sua fanciullezza mostrò tali doti d'ingegno, di serietà ed un cuore così sensibile per le miserie altrui, da far presagire in lui il futuro angelo consolatore degli afflitti. Per volere dei genitori frequentò per ragione di studi dapprima la scuola di Aix-en-Provence, poi fu mandato all'Accademia di Parigi, ove terminò il corso teologico e ne conseguì la laurea dottorale.
Vincenzo Carducci (in spagnolo: Vicente Carducho),
Ordinazione e Prima Messa di San Giovanni de Matha,
Museo del Prado, Madrid, Spagna, XVI-XVII sec.
Rifulgendo per scienza e pietà, il Vescovo di Parigi gli conferì, nonostante l'umile sua resistenza, l'ordine sacro del sacerdozio, affinché, durante il suo soggiorno in quella città, la sua sapienza e condotta illuminasse i giovani studenti. Nell'offrire per la prima volta a Dio il Santo Sacrificio della Messa (28 febbraio 1193) nella cappella del Vescovo, che vi assisteva con altre persone, fu allietato di un celeste favore. Gli apparve appunto un Angelo dal volto radioso, vestito con un abito di meravigliosa bianchezza, che aveva attaccata sul petto una croce di color rosso e celeste; le sue braccia erano incrociate e posate su due schiavi con catene ai piedi collocati ai lati, l'uno pallido e macilento (Cristiano) e l'altro nero e deforme (Mauritano). Per la quale visione rapito in estasi, l'uomo di Dio comprese subito che egli era destinato al riscatto di quei cristiani fatti schiavi dal potere degli infedeli Maomettani (Oratio).
Ma per procedere con più maturità in cosa di tanta importanza, si ritirò nella solitudine in località Cerfroid a Brumetz nell'Alta Francia. Quivi avvenne, per divino volere, che si incontrasse con San Felice di Valois, che dimorava nell'eremo già da molti anni: al quale si unì, vivendo insieme per tre anni nella preghiera e nella contemplazione, ed esercitandosi nella pratica di ogni virtù (Introitus). Or avvenne, che, mentre ragionavano insieme di cose divine presso una fonte, si avvicinò loro un cervo portando tra le corna una croce di color rosso e celeste. E siccome Felice si meravigliava della novità della cosa, Giovanni gli raccontò la visione avuta nella prima Messa; quindi si applicarono con rinnovato fervore alla preghiera e, avvisatine tre volte in sogno, risolsero di partire per Roma, per impetrare dal sommo Pontefice l'istituzione del nuovo ordine per il riscatto degli schiavi.
Frattanto era stato eletto sommo Pontefice Innocenzo III; questi li ricevé con bontà, e mentre deliberava sulla loro proposta, nella festa di Sant'Agnese per la seconda volta, nel Laterano, durante l'elevazione dell'Ostia della Messa solenne, gli apparve un Angelo bianco-vestito, colla croce bicolore, sotto sembiante d'uomo che riscattava gli schiavi. Dietro la quale visione, il sommo Pontefice approvò l'istituto e la sua regola il 17 dicembre 1198 con la bolla Operante divine dispositionis, e volle che la nuova famiglia religiosa si chiamasse Ordine della Santissima Trinità per il riscatto degli schiavi, ingiungendo ai suoi professi di portare abito bianco con una croce rossa e celeste.
Istituito così l'Ordine, i santi fondatori se ne tornarono in Francia, e, fondato il primo cenobio a Cerfroid nella diocesi di Meaux (dal 1801 nella diocesi di Soissons), vi rimase a governarlo Felice; mentre Giovanni con alquanti compagni fece ritorno a Roma, ove papa Innocenzo III donò loro la casa, la chiesa abbaziale e l'ospedale di San Tommaso in Formis sul colle Celio con molte rendite e proprietà. Egli diede loro pure delle lettere per il miramolino (dall'arabo amīr al-mu'minīn «emiro capo dei credenti») re del Marocco, e così l'opera del riscatto cominciò sotto felice auspicio. Allora Giovanni partì per la Spagna oppressa in gran parte dal giogo dei Saraceni, ed eccitò il cuore dei re, dei principi e degli altri fedeli alla compassione verso gli schiavi e i poveri. Grazie alle numerose elemosine (Epistola) ottenute da re e da principi di Francia e di Spagna, poté liberare un gran numero di cristiani, caduti in mano agli infedeli. Edificò monasteri, eresse ospedali, e riscattò molti schiavi con grande profitto delle anime.
Finalmente ritornato a Roma, vi si diede ad opere sante e visse molti anni al servizio di papa Gregorio IX, in qualità di Cappellano Pontificio. Affranto dalle continue fatiche e sfinito dalla malattia, bruciando del più ardente amore per Iddio e per il prossimo, si ridusse agli estremi. Onde radunati i confratelli ed esortatili efficacemente all'opera del riscatto indicatagli dal cielo, si addormentò nel Signore il 17 dicembre nell'anno della salute 1213. Il suo corpo fu sepolto con condegno onore nella stessa Chiesa di San Tommaso in Formis al Celio, ma nel 1665 fu traslato da due frati trinitari a Madrid. Giovanni de Matha fu canonizzato da papa Alessandro VII, il 21 ottobre 1666.


Autore meridionale, San Michele Arcangelo con San Martino di Tours (a sinistra) e San Giovanni de Matha (a destra),
Basilica Cattedrale Metropolitana di Maria Santissima Assunta in Cielo, Reggio Calabria (Calabria), XVIII sec.


Meditando la dottrina celeste, i Santi hanno compreso che la prosperità dei cattivi è ingannatrice e che solo i giusti sono veramente felici.

INTROITUS
Ps 36:30-31. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus. Ps 36:1. Noli aemulári in malignántibus: neque zeláveris faciéntes iniquitátem. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus.

Ps 36:30-31. La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio. Ps 36:1. Non invidiare i malvagi e non essere geloso degli operatori di iniquità. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui per sanctum Joánnem órdinem sanctíssimae Trinitátis ad rediméndum de potestáte Saracenórum captívos caelitus institúere dignátus es: praesta quaesumus; ut, ejus suffragántibus méritis, a captivitáte córporis et ánimae, te adjuvánte, liberémur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che con celeste visione ti sei degnato di istituire, per mezzo di san Giovanni, l'Ordine della Santissima Trinità per la redenzione dei prigionieri dalle mani dei Saraceni, fa', te ne preghiamo, che per i suoi meriti, siamo con la tua grazia liberati dalla schiavitù del corpo e dell'anima. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

LECTIO
Léctio libri Sapiéntiae.
Eccli 31:8-11.
Beátus vir, qui invéntus est sine mácula, et qui post aurum non ábiit, nec sperávit in pecúnia et thesáuris. Quis est hic, et laudábimus eum? fecit enim mirabília in vita sua. Qui probátus est in illo, et perféctus est, erit illi glória aetérna: qui potuit tránsgredi, et non est transgréssus: fácere mala, et non fecit: ídeo stabilíta sunt bona illíus in Dómino, et eleemósynas illíus enarrábit omnis ecclésia sanctórum.

Lettura del libro della Sapienza.
Eccli 31:8-11.
Beato l'uomo che è trovato senza macchia, che non è andato dietro all'oro, e non ha sperato nel danaro e nei tesori. Chi è costui e gli daremo lode? Poiché certo ha fatto meraviglie nella sua vita. Messo alla prova con l'oro e trovato perfetto, ne avrà gloria eterna. Egli poteva peccare e non peccò, fare del male e non lo fece. Per questo i suoi beni sono resi stabili nel Signore e le sue elemosine saranno lodate nell'assemblea dei Santi.

GRADUALE
Ps 91:13; 91:14. Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur in domo Dómini. Ps 91:3. . Ad annuntiándum mane misericórdiam tuam, et veritátem tuam per noctem.

Ps 91:13; 91:14. Il giusto fiorirà come palma; crescerà come cedro del Libano nella casa del Signore. Ps 91:3. . Per annunziare la tua misericordia al mattino, e la tua fedeltà nella notte.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Jac 1:12. . Beátus vir, qui suffert tentatiónem: quóniam, cum probátus fúerit, accípiet corónam vitae. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Jac 1:12. . Beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluia e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 111:1-3. Beátus vir, qui timet Dóminum: in mandátis ejus cupit nimis. . Potens in terra erit semen ejus: generátio rectórum benedicétur. . Glória et divítiae in domo ejus: et justítia ejus manet in saeculum saeculi.

Ps 111:1-3. Beato l'uomo che teme il Signore: molto si compiace nei suoi comandamenti. . Potente sulla terra sarà la sua stirpe: sarà benedetta la discendenza dei giusti. . Gloria e ricchezza nella sua casa: la sua giustizia rimane nei secoli dei secoli.

Gli orientali, usando lunghe vesti, le raccoglievano ai fianchi con cintura, allorché lavoravano, per essere più spediti nei loro movimenti. Dovendo attendere di notte il padrone, i servi stavano pronti colle lampade accese. Così i santi furono spediti nel bene e si tennero pronti alla venuta del Signore.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 12:35-40.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Sint lumbi vestri praecíncti, et lucernae ardéntes in mánibus vestris, et vos símiles homínibus exspectántibus dóminum suum, quando revertátur a núptiis: ut, cum vénerit et pulsáverit, conféstim apériant ei. Beáti servi illi, quos, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántes: amen, dico vobis, quod praecínget se, et fáciet illos discúmbere, et tránsiens ministrábit illis. Et si vénerit in secúnda vigília, et si in tértia vigília vénerit, et ita invénerit, beáti sunt servi illi. Hoc autem scitóte, quóniam, si sciret paterfamílias, qua hora fur veníret, vigiláret útique, et non síneret pérfodi domum suam. Et vos estóte paráti, quia, qua hora non putátis, Fílius hóminis véniet.

Seguito del santo Vangelo secondo Luca.
Luc 12:35-40.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: I vostri fianchi siano cinti ed accese nelle vostre mani le lucerne, come coloro che aspettano il loro padrone quando torni da nozze, per aprirgli appena giunge e picchia. Beati quei servi che il padrone, arrivando, troverà desti. In verità vi dico, che, cintosi, li farà sedere a tavola e si metterà a servirli. E se giungerà alla seconda vigilia e se giungerà alla terza vigilia e li troverà così, beati loro! Sappiate però che se il padrone conoscesse in qual ora viene il ladro, veglierebbe senza dubbio, e non si lascerebbe sfondare la casa. E anche voi tenetevi pronti, perché, nell'ora che non pensate, verrà il Figlio dell'uomo.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 13 sui Vangeli.
La lettura del santo Vangelo, fratelli carissimi, è chiara. Ma affinché, per la sua stessa semplicità, non sembri a qualcuno troppo elevata, esaminiamola brevemente in modo che la sua esposizione sia chiara per quelli che la ignorano, senza essere gravosa per quelli che la conoscono. Il Signore dice: Siano cinti i vostri fianchi. Noi cingiamo i fianchi, quando freniamo con la continenza i movimenti della carne. Ma poiché è poco astenersi dal male, se ciascuno non si applica ancora, e con assidui sforzi, a fare il bene, subito si aggiunge: e le lucerne siano accese nelle vostre mani. Noi teniamo in mano le lucerne accese, quando diamo al nostro prossimo con le buone opere esempi che lo illuminano. A proposito di tali opere il Signore dice: La vostra luce risplenda davanti agli uomini, affinché essi vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.
Sono due quindi le cose che vengono comandate: cingere i fianchi e tenere le lucerne, cioè la castità deve risplendere nel nostro corpo e la luce della verità nelle nostre opere. Infatti l'una cosa senza l'altra non può assolutamente essere gradita al nostro Redentore: né colui che compie opere buone, finché non abbandoni le sozzure della lussuria, né colui che eccelle per la sua castità ma non si esercita nelle opere buone. Né la castità dunque è una grande virtù senza le opere buone, né le opere buone possono valere qualcosa senza la castità. Ma anche se si osservano i due comandamenti, rimane il dovere, per chiunque si tratti, di tendere con la speranza alla patria superna e di non star lontano in alcun modo dai vizi soltanto per l'onore di questo mondo.
E voi siate come coloro che aspettano il loro padrone quando torni dalle nozze, per aprirgli subito appena giungerà e picchierà alla porta. Il Signore in verità viene quando si affretta al giudizio; picchia poi quando, con gli affanni della malattia, ci avverte che ormai la morte è vicina. Noi gli apriamo subito, se lo riceviamo con amore. Non vuole infatti aprire al giudice che picchia, colui che ha paura di uscire dal corpo e ha timore di vedere questo giudice, che ricorda di aver disprezzato. Ma chi è tranquillo per la sua speranza e per il suo modo di agire, apre subito a chi picchia, perché accoglie con gioia il giudice; e, quando è vicino il tempo della morte, egli si rallegra pensando ad una gloriosa retribuzione.

OFFERTORIUM
Ps 88:25. Véritas mea et misericórdia mea cum ipso: et in nómine meo exaltábitur cornu ejus.

Ps 88:25. Con lui staranno la mia fedeltà e il mio amore, e s'innalzerà nel mio Nome la sua forza.

SECRETA
Laudis tibi, Dómine, hóstias immolámus in tuórum commemoratióne Sanctórum: quibus nos et praeséntibus éxui malis confídimus et futúris. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Ti offriamo, o Signore, un sacrificio di lode in memoria dei tuoi santi, e per esso speriamo di essere liberati dai mali presenti e futuri. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

In Quaresima si dice:

PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui corporáli jejúnio vitia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et praemia: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizi, sollevi la mente, largisci virtù e premi: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Matt 24:46-47. Beátus servus, quem, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántem: amen, dico vobis, super ómnia bona sua constítuet eum.

Matt 24:46-47. Beato il servo, che il padrone al suo ritorno troverà vigilante: in verità vi dico che lo porrà a capo di tutti i suoi beni.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Refécti cibo potúque coelesti, Deus noster, te súpplices exorámus: ut, in cujus haec commemoratióne percépimus, ejus muniámur et précibus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ristorati dal cibo e dalla bevanda celeste, ti supplichiamo, o Signore Dio nostro, affinché sia nostra difesa la preghiera del santo, nella cui festa abbiamo partecipato a questi doni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria; della quale in fine si legge il Vangelo.