martedì 5 febbraio 2019

Sant'Agata, Vergine e Martire

Doppio.
Paramenti rossi.

Il culto di questa Santa Vergine Martire catanese è antichissimo e diffusissimo non soltanto in Sicilia, ma in tutto l'orbe cattolico. La sua festa si celebrava già a Roma nel VI secolo. Dio, accordando con la sua Onnipotenza la vittoria del martirio a questa debole donna (Oratio), volle dimostrare che Egli solo è la nostra vera forza. Appunto a questo «scopo, egli scelse i deboli per ridurre al nulla quelli che confidano nelle loro forze» (Epistola).
Sant'Agata, Vergine e Martire.
La vergine Agata, cui i Palermitani e i Catanesi si contendono di aver dato i natali, nacque, secondo molte fonti, a San Giovanni Galermo (nord-ovest della città di Catania) in Sicilia da una nobile e ricca famiglia catanese, l'8 settembre tra il 229 e il 235. Il padre Rao e la madre Apolla, proprietari di case e terreni, sia in città sia nei dintorni, essendo cristiani, educarono Agata nella fede cattolica.
Cresciuta nella sua fanciullezza ed adolescenza in beltà, candore e purezza verginale, sin da piccola desiderava ardentemente appartenere totalmente a Cristo. All'età di quindici anni, chiese al Vescovo di Catania di consacrarsi a Dio e, accolta tale richiesta, durante la cerimonia della “velatio”, lo stesso vescovo le impose il “flammeum”, cioè il velo rosso indossato dalle vergini consacrate.
Tra la fine del 250 e l'inizio del 251, Quinziano, proconsole (governatore) della Sicilia, giunse alla sede di Catania ove ebbe modo di vedere Agata, che era egualmente rinomata per beltà e castità, e se ne innamorò. In forza dell'editto di persecuzione dell'imperatore Decio, Quinziano l'accusò di vilipendio della religione di Stato, quindi ordinò che la catturassero e la conducessero al Palazzo Pretorio. Secondo diverse tradizioni, per scampare l'arresto, Agata si rifugiò con la famiglia in una contrada poco distante da Catania, detta Galermo, oppure a Malta oppure a Palermo alla Guilla; ma comunque venne catturata e condotta davanti a Quinziano.
Il governatore, dopo aver tentato con tutti i modi di piegare Agata ai suoi desideri, non potendo ridurla ai suoi voleri, fattala definitivamente arrestare sotto il pretesto della superstizione cristiana, la diede a corrompere a una certa donna Afrodisia. Ma la compagnia di Afrodisia non avendo potuto scuotere né la fermezza della sua fede né il voto della sua verginità, quella annunziò a Quinziano che tutti i suoi sforzi erano riusciti inutili. Perciò egli ordinò che gli si conducesse la Vergine, e le disse: «Non ti vergogni, tu che sei nata da nobile famiglia, di menare la vita umile e servile dei Cristiani?». A cui Agata rispose: «L'umiltà e la servitù cristiana sono molto più preferibili alle ricchezze e grandezze dei re».
Giovanni Gaspare Lanfranco, Sant'Agata visitata in carcere da San Pietro e l'Angelo,
Galleria Nazionale di Parma (Emilia-Romagna), 1613-1614.
Quindi il governatore sdegnato le diede a scegliere o di onorare gli dei o di subire la violenza dei tormenti. Ma rimanendo ella ferma nella fede, venne prima schiaffeggiata e messa in prigione; donde fatta uscire l'indomani, e perseverando nel suo proposito, fu torturata sul cavalletto con l'applicazione di lastre arroventate. Poi le si recisero le mammelle con delle tenaglie. Durante questo supplizio, la Vergine indirizzandosi a Quinziano: «Crudele tiranno, disse, non ti vergogni di recidere a una donna ciò che tu stesso hai succhiato dalla madre tua?». Gettata di nuovo in prigione, la notte seguente fu guarita da un certo vegliardo, che si diceva Apostolo di Cristo (secondo la tradizione San Pietro).
Chiamata ancora dal governatore, e perseverando ella nella confessione di Cristo, fu rotolata su rottami aguzzi e su carboni accesi. Nel qual tempo tutta la città traballò per gran terremoto, e due pareti, crollando, seppellirono Silvino e Falconio, domestici del governatore. Quindi essendo la città di Catania in preda a vivo fermento, Quinziano, temendo una sedizione nel popolo, ordinò che Agata mezza morta fosse ricondotta di nascosto in prigione. Ivi ella pregò Dio così: «Signore, tu che mi hai custodita fin dall'infanzia, che hai tolto da me l'amore del secolo, che mi hai resa superiore ai tormenti dei carnefici, accogli l'anima mia». E in questa preghiera se ne andò al cielo a ricevere la gloriosa corona del martirio, a Catania il 5 febbraio 251. Il suo corpo venne sepolto dai Cristiani.
La Santa salvò varie volte la sua città, che devotissimamente ne conserva e venera le sacre reliquie, dai flagelli: infatti, molte volte il velo verginale, che copriva la tomba di Sant'Agata arrestò la lava, che discendeva in torrenti di fuoco dall'Etna e minacciava di seppellire la città.
Il suo nome si trova inserito nel Canone della Santa Messa (II elenco). Invochiamo Sant'Agata per preservare le nostre case dall'incendio e per spegnere, con lo spirito della penitenza, le fiamme impure che bruciano i nostri corpi e le nostre anime.


Giovanni di Bartolo, Busto-reliquario argenteo di Sant'Agata,
Cattedrale metropolitana di Sant'Agata, Catania (Sicilia), 1376.


INTROITUS
Gaudeámus omnes in Dómino, diem festum celebrántes sub honóre beátae Agathae Vírginis et Martyris: de cujus passióne gaudent Angeli et colláudant Fílium Dei. Ps 44:2. Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Gaudeámus omnes in Dómino, diem festum celebrántes sub honóre beátae Agathae Vírginis et Martyris: de cujus passióne gaudent Angeli et colláudant Fílium Dei.

Rallegriamoci tutti nel Signore celebrando questo giorno di festa in onore della beata Agata vergine e martire! Del suo martirio gioiscono gli angeli, e insieme lodano il Figlio di Dio. Ps 44:2. Vibra nel mio cuore un ispirato pensiero, mentre al Sovrano canto il mio poema. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Rallegriamoci tutti nel Signore celebrando questo giorno di festa in onore della beata Agata vergine e martire! Del suo martirio gioiscono gli angeli, e insieme lodano il Figlio di Dio.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui inter cétera poténtiae tuae mirácula étiam in sexu frágili victóriam martýrii contulísti: concéde propítius; ut, qui beátae Agathae Vírginis et Mártyris tuae natalítia cólimus, per ejus ad te exémpla gradiámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che fra gli altri prodigi della tua potenza compisti anche quello di dare al sesso fragile la forza del martirio, fa' che noi, che celebriamo il natale della beata Agata vergine e martire tua, imitando i suoi esempi avanziamo verso di te. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Corinthios.
1Cor 1:26-31.
Fratres: Vidéte vocatiónem vestram: quia non multi sapiéntes secúndum carnem, non multi poténtes, non multi nóbiles: sed quae stulta sunt mundi elégit Deus, ut confúndat sapiéntes: et infírma mundi elégit Deus, ut confúndat fórtia: et ignobília mundi et contemptibília elégit Deus, et ea quae non sunt, ut ea quae sunt destrúeret: ut non gloriétur omnis caro in conspéctu ejus. Ex ipso autem vos estis in Christo Jesu, qui factus est nobis sapiéntia a Deo, et justítia, et sanctificátio, et redémptio: ut, quemádmodum scriptum est: Qui gloriátur, in Dómino gloriétur.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Corinti.
1Cor 1:26-31.
Fratelli, considerate la vostra vocazione, come pochi siano i sapienti secondo la carne, pochi i potenti, pochi i nobili; ma Dio ha scelto ciò che è stolto agli occhi del mondo per confondere i sapienti; come ha scelto ciò che per il mondo è debole affin di confondere i forti. E Iddio ha scelto ciò che secondo il mondo è ignobile e spregevole, e ciò che è un niente, per ridurre al niente ciò che esiste, così che nessuno si possa vantare dinanzi a Lui. Orbene è per Lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale da Dio è stato fatto per noi sapienza e giustizia e santificazione e redenzione, affinché, come sta scritto: Chi si vanta, si vanti nel Signore.

GRADUALE
Ps 45:6. Adjuvábit eam Deus vultu suo: Deus in médio ejus, non commovébitur. Ps 45:5. ℣. Flúminis impetus laetíficat civitátem Dei: sanctificávit tabernáculum suum Altíssimus.

Ps 45:6. Dio le sarà d'aiuto col suo sguardo: Dio è in lei, ed essa non vacilla. Ps 45:5. ℣. Un fiume rallegra col suo corso la città di Dio: l'Altissimo ha santificato la sua dimora.

ALLELUJA
Alleluja, alleluia. Ps 118:46. ℣. Loquébar de testimóniis tuis in conspéctu regum, et non confundébar. Alleluja.

Alleluia, alleluia. Ps 118:46. ℣. Parlavo dei tuoi precetti alla presenza dei re e non ne arrossivo. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 125:5-6. Qui séminant in lácrimis, in gáudio metent. . Eúntes ibant et flébant, mitténtes sémina sua. . Veniéntes autem vénient cum exsultatióne, portántes manípulos suos.

Ps 125:5-6. Chi semina nelle lacrime, mieterà nel gaudio. . Nell'andare procedevano piangendo e portando il seme da gettare. . Ma nel tornare verranno cantando e portando i propri covoni.

I Farisei interrogano Gesù sul suo modo di vedere intorno al divorzio. Il Maestro cita loro il testo sacro nel quale il matrimonio apparisce tale quale fu stabilito da Dio alla sua origine. Creando l'uomo e la donna, il Creatore li ha fatti l'uno per l'altra. L'uomo non separi dunque col divorzio quello che Dio ha unito. Ma, obiettano i Farisei, Mosè ha ordinato, in certi casi, il divorzio: dunque è un precetto formale. No, risponde il Maestro, Mosè non l'ha ordinato, ma semplicemente permesso per evitare un male maggiore a causa della rilassatezza dei vostri costumi. Al principio non era così e nella Chiesa il divorzio è assolutamente bandito. E come i discepoli trovavano questa dottrina del tutto contraria alle idee e alle usanze di quel tempo, Gesù la fece esaltare più vivacemente facendo l'elogio di quelli che rinunziano al matrimonio per amore della verginità. Loda di fatti la schiera di eletti chiamata da vocazione divina ad iscriversi in questo stato più raro, ma assolutamente superiore, perché assoggetta di più il corpo all'anima.
L'Evangelista con estrema concisione abbraccia due casi. Dapprima quello d'uomo che ripudia la moglie adultera, e se ne separa senza passare ad altre nozze: questa separazione, per causa di adulterio, è lecita. Nel caso poi che, oltre a separarsi dall'adultera, volesse sposarsi con altra, commetterebbe anch'egli adulterio, come pure lo commetterebbe chi sposasse la ripudiata.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 19:3-12.
In illo témpore: Accessérunt ad Jesum pharisaei, tentántes eum et dicéntes: Si licet hómini dimíttere uxórem suam quacúmque ex causa? Qui respóndens, ait eis: Non legístis, quia, qui fecit hóminem ab inítio, másculum et féminam fecit eos? et dixit: Propter hoc dimíttet homo patrem, et matrem, et adhaerébit uxóri suae, et erunt duo in carne una. Itaque jam non sunt duo, sed una caro. Quod ergo Deus conjúnxit, homo non séparet. Dicunt illi: Quid ergo Móyses mandávit dare libéllum repúdii, et dimíttere? Ait illis: Quóniam Móyses ad durítiam cordis vestri permísit vobis dimíttere uxóres vestras: ab inítio autem non fuit sic. Dico autem vobis, quia, quicúmque dimíserit uxórem suam, nisi ob fornicatiónem, et áliam dúxerit, moechátur: et qui dimíssam duxerit, moechátur. Dicunt ei discípuli ejus: Si ita est causa hóminis cum uxore, non éxpedit núbere. Qui dixit illis: Non omnes cápiunt verbum istud, sed quibus datum est. Sunt enim eunúchi, qui de matris útero sic nati sunt; et sunt eunúchi, qui facti sunt ab homínibus; et sunt eunúchi, qui seípsos castravérunt propter regnum coelórum. Qui potest cápere, cápiat.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 19:3-12.
In quel tempo si accostarono a Gesù dei Farisei per tentarlo, e gli dissero: È lecito all'uomo ripudiare, per un motivo qualsiasi, la propria moglie? Ed egli rispose loro: Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina? e disse: Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà con la moglie e i due saranno una sola carne. Dunque, non son più due, ma una sola carne. Ciò che Dio ha congiunto l'uomo dunque non lo divida. Allora gli replicarono: Ma perché Mosè comandò di dare il libello di divorzio e di mandarla via? E Gesù: Per la durezza del vostro cuore, Mosè vi permise di ripudiare le vostre mogli; ma da principio non fu così. Io poi vi dico: chi rimanda la propria donna, se non è concubinato, e ne prende un'altra, è adultero; e chi sposa la ripudiata è adultero. Gli dissero i suoi discepoli: Se tale è la condizione dell'uomo rispetto alla moglie, non conviene ammogliarsi. Ed egli disse loro: Non tutti capiscono questo, ma soltanto quelli a cui è stato concesso. Ci sono infatti degli eunuchi, usciti tali dal seno della madre, e ci sono degli eunuchi fatti tali dagli uomini, e ci sono di quelli che si son fatti eunuchi da sé in vista del regno dei cieli. Comprenda chi può.

Omelia di San Giovanni Crisostomo.
Omelia 63 su Matteo, verso la metà.
Nostro Signore, parendogli grave esortare direttamente alla verginità, cerca di trarli all'amore di essa coll'obbligo della legge dell'insolubilità del matrimonio. Poi, per mostrare ch'essa è possibile, dice così: Ci sono degli eunuchi i quali sono nati così dal seno materno, e ce ne sono degli altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ce ne sono di quelli che si sono fatti tali da sé per il regno dei cieli (Matt 19:12). Colle quali parole indirettamente li esorta a scegliere la verginità, facendo vedere essere possibile questa virtù.
Con ciò pare quasi voglia dire: Pensa tra te stesso, se o per natura tu fossi tale, o avessi sofferto ingiusta violenza dagli uomini, che faresti, mentre saresti privo della gloria delle nozze e, pur essendone privo, non ne avresti nessuna ricompensa? Ora dunque ringrazia Dio che il tuo sacrificio avrà ricompensa e corona, mentre quelli soffrono senza né corona né ricompensa. Anzi non è neppure la stessa cosa, ma molto più leggera: sia per la speranza che solleva e per la coscienza di far bene, sia perché non sei sbattuto dai flutti così forti della concupiscenza.
Dopo aver dunque parlato di quelle persone caste che, se non son pure anche di cuore, invano e inutilmente sono tali, e di quelle ancora che osservano continenza col fine di conseguire il regno dei cieli, soggiunse ancora e disse: Chi può comprendere, comprenda (Matt 19:12): per animare ancor più a questa virtù rappresentandola opera tanto elevata, senza però, nella sua ineffabile bontà, volerne fare una legge. Ma dicendo così, egli dimostra ancor di più ch'essa è possibile, affin di aumentare l'ardore dei nostri desideri.

OFFERTORIUM
Ps 44:15. Afferéntur Regi Vírgines post eam: próximae ejus afferéntur tibi.

Ps 44:15. Le vergini dietro a lei sono condotte al Re; le sue compagne sono condotte a Te.

SECRETA
Súscipe, Dómine, múnera, quae in beátae Agathae Vírginis et Mártyris tuae solemnitáte deférimus: cujus nos confídimus patrocínio liberári. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Accetta, Signore, il sacrificio che ti offriamo nella festa della beata Agata vergine e martire tua, fiduciosi di essere salvati per il suo patrocinio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

In Quaresima si dice:

PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui corporáli jejúnio vitia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et praemia: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizi, sollevi la mente, largisci virtù e premi: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Qui me dignátus est ab omni plaga curáre et mamíllam meam meo péctori restitúere, ipsum ínvoco Deum vivum.

Io invoco quel Dio vivo, che si è degnato di guarirmi da ogni piaga e di restituire l'integrità al mio seno.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Auxiliéntur nobis, Dómine, sumpta mystéria: et, intercedénte beáta Agatha Vírgine et Mártyre tua, sempitérna protectióne confírment. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
I misteri che abbiamo ricevuto, o Signore, siano il nostro soccorso, e, per l'intercessione della beata Agata vergine e martire tua, ci ottengano la gioia della tua protezione perenne. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria; della quale in fine si legge il Vangelo.