martedì 12 febbraio 2019

I Santi Sette Fondatori dell'Ordine dei Servi della Beata Vergine Maria, Confessori

Doppio.
Paramenti bianchi.

Nel secolo XIII, allorché le contrade più fiorenti d'Italia erano divise dallo scisma funesto dell'imperatore Federico II e da crudeli fazioni, la provvidenza misericordiosa di Dio suscitò, fra gli altri uomini illustri per santità, sette nobili mercanti fiorentini, i quali, uniti nella carità, offrissero uno splendido esempio di amore fraterno.
I Santi Sette Fondatori dell'Ordine dei Servi della Beata Vergine Maria.
Questi sette uomini, vale a dire Bonfiglio (o Buonfiglio) dei Monaldi (1262), Bonagiunta (o Buonagiunta) Manetti (1257), Manetto dell'Antella (1268), Amadio (o Amedeo o Amideo) degli Amidei (1266), Uguccione degli Uguccioni (1282), Sostene (o Sostegno) dei Sostegni (1282) e Alessio Falconieri (1310), appartenevano alla Compagnia dei Servi di Santa Maria, o dei Laudesi (o dei Laudanti), cioè una pia confraternita che al loro tempo sorgeva accanto alla cattedrale di Santa Reparata a Firenze e che si proponeva di tributare un culto speciale alla Santissima Vergine. Il dì dell'Assunzione della Beata Vergine Maria dell'anno 1233, mentre pregavano con maggior fervore la Madre di Dio, esaltandone la vita e i dolori con laudi in lingua volgare, in una delle radunanze di questa pia confraternita, apparve a ognuno di essi la stessa Madre di Dio, invitandoli ad abbracciare un genere di vita più santo e più perfetto.
Preso pertanto prima consiglio dell'arcivescovo di Firenze, questi sette uomini, rinunziando alla nobiltà e alle ricchezze del casato (Evangelium), portando un cilizio sotto le vesti poverissime e usate, si ritirarono l'8 settembre 1233 in un'umile casetta di campagna (Villa Camarzia) per inaugurarvi il principio di una vita più santa il giorno stesso in cui la Madre di Dio aveva cominciato la sua vita santissima in mezzo ai mortali. Il sacerdote Iacopo da Poggibonsi, cappellano dei Laudesi e loro direttore spirituale, celebrò la Santa Messa e impose a ciascuno di essi l'abito dei Fratelli della Penitenza, un mantello e una tunica di lana grezza di colore grigio. Il più anziano di loro, Bonfiglio dei Monaldi, fu eletto superiore della piccola comunità, che alternava la giornata tra la preghiera, il lavoro e la questua per le vie della città.
Dio mostrò con un miracolo quanto gli fosse accetto questo tenore di vita. Infatti, poco dopo, allorché questi sette uomini domandavano elemosina alle porte delle case per la città di Firenze, avvenne che d'un tratto furono acclamati “Servi della Beata Maria” dalla voce di alcuni bambini, tra cui ci fu San Filippo Benizi di appena cinque mesi di età: e col qual nome furono poi sempre chiamati. Quindi, onde evitare il concorso del popolo e presi dall'amore della solitudine, nel 1234, si ritirarono tutti nella solitudine del Monte Senario, vicino a Firenze, dove intrapresero un genere di vita veramente celeste. Infatti abitavano in caverne, contenti di sola acqua e di erbe; mortificavano il corpo con veglie ed altre austerità in espiazione dei peccati degli uomini (Inno del Mattutino), e meditavano continuamente la passione di Cristo e i dolori della sua afflittissima Madre (Oratio, Postcommunio). Applicandosi una volta a ciò con più ardore il Venerdì Santo, apparve loro a più riprese la stessa Beata Vergine Maria, mostrando l'abito lugubre che dovevano vestire; e fece conoscere che le sarebbe stato graditissimo se avessero fondato nella Chiesa un nuovo ordine religioso, il quale ricordasse continuamente e promovesse la memoria dei dolori che ella soffrì sotto la croce del Signore. San Pietro, illustre Martire dell'Ordine dei Predicatori, avendo appreso queste cose dalla relazione famigliare che aveva con quei santi uomini e anche da una particolare rivelazione della Madre di Dio, li indusse a fondare un ordine religioso sotto il nome di Servi della Beata Vergine Maria (Oratio).
Matteo Rosselli, Apparizione della Beata Vergine Maria ai Santi Sette Fondatori,
Chiesa della Santissima Annunziata dei Servi, Lucca (Toscana), XVII sec.
Il sommo Pontefice Innocenzo IV per primo concesse loro la protezione della Santa Sede e l'approvazione della vita di povertà e di penitenza da essi abbracciata con la bolla Ut religionis vestrae del 1° agosto 1254; il successore, il sommo Pontefice Alessandro IV, nel 1256 confermò questo atto del suo predecessore con la lettera Deo grata. La Regola e le Costituzioni dell'ordine furono approvate definitivamente solo dal sommo Pontefice Benedetto XI con la bolla Dum levamus dell'11 febbraio 1304.
Pertanto quei santi uomini, cui si erano uniti numerosi compagni, cominciarono a percorrere le città e le borgate d'Italia, principalmente della Toscana, ovunque predicando Cristo crocifisso, calmando le civili discordie e richiamando sul sentiero della virtù pressoché innumerevoli traviati. Onorarono con le loro fatiche evangeliche non solo l'Italia, ma anche la Francia, la Germania e la Polonia. Infine dopo aver sparso in lungo e in largo il buon odore di Cristo, ed essersi resi ancora illustri in portenti, se ne volarono al Signore. Ma come la vera fratellanza e la religione li aveva riuniti in vita in un solo e medesimo amore, così dopo morte li racchiuse una stessa tomba sul Monte Senario, ed ebbero una stessa venerazione nel popolo. Quindi il sommo Pontefice Clemente XI confermò dapprima il culto di Alessio Falconieri (1° dicembre 1717), poi il sommo Pontefice Benedetto XIII quello dei suoi sei compagni (1725). Infine, il sommo Pontefice Leone XIII, dopo averne approvati i miracoli, operati da Dio per loro collettiva intercessione dopo che era stata concessa la loro venerazione, nel cinquantesimo anno del suo sacerdozio, il 15 gennaio 1888, li arricchì degli onori dei Santi, e stabilì che ogni anno se ne celebrasse la memoria in tutta la Chiesa con Ufficio e Santa Messa.
«Infiammati di amore per l'afflitta Madre di Gesù» (Secreta), «associamoci alle lacrime» (Oratio) dei santi, che festeggiamo oggi, affinché, «meritando di gustare i frutti della Redenzione di Cristo (Postcommunio), abbiamo parte alle loro gioie» (Oratio).


INTROITUS
Sap 10:20-21. Justi decantavérunt, Dómine, nomen sanctum tuum, et victrícem manum tuam laudavérunt páriter: quóniam sapiéntia apéruit os mutum et linguas infántium fecit disértas. Ps 8:2. Dómine, Dóminus noster, quam admirábile est nomen tuum in univérsa terra! ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Justi decantavérunt, Dómine, nomen sanctum tuum, et victrícem manum tuam laudavérunt páriter: quóniam sapiéntia apéruit os mutum et linguas infántium fecit disértas.

Sap 10:20-21. I giusti inneggiarono, o Signore, al tuo santo nome, e lodarono unanimi la vittoriosa tua mano, poiché la sapienza aprì la bocca dei muti e rese eloquenti le bocche dei fanciulli. Ps 8:2. O Signore, nostro Dio, quanto è ammirabile il tuo Nome su tutta la terra! ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. I giusti inneggiarono, o Signore, al tuo santo nome, e lodarono unanimi la vittoriosa tua mano, poiché la sapienza aprì la bocca dei muti e rese eloquenti le bocche dei fanciulli.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Dómine Jesu Christe, qui, ad recoléndam memóriam dolórum sanctíssimae Genitrícis tuae, per septem beátos Patres nova Servorum ejus família Ecclésiam tuam fecundásti: concéde propítius; ita nos eórum consociári flétibus, ut perfruámur et gáudiis: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Signore Gesù Cristo, che ad onorare la memoria dei dolori della santissima Genitrice tua donasti alla tua Chiesa, per mezzo di sette beati Padri, la nuova famiglia dei Serviti, concedi propizio, che noi ci uniamo così ai loro pianti da goderne anche le gioie: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

LECTIO
Léctio libri Sapiéntiae.
Eccli 44:1-15.
Laudémus viros gloriósos et paréntes nostros in generatióne sua. Multam glóriam fecit Dóminus magnificéntia sua a saeculo. Dominántes in potestátibus suis, hómines magni virtúte et prudéntia sua praediti, nuntiántes in prophétis dignitátem prophetárum, et imperántes in praesénti pópulo, et virtúte prudéntiae pópulis sanctíssima verba. In perítia sua requiréntes modos músicos, et narrántes cármina scripturárum. Hómines dívites in virtúte, pulchritúdinis stúdium habéntes: pacificántes in dómibus suis. Omnes isti in generatiónibus gentis suae glóriam adépti sunt, et in diébus suis habéntur in láudibus. Qui de illis nati sunt, reliquérunt nomen narrándi laudes eórum. Et sunt, quorum non est memória: periérunt, quasi qui non fúerint: et nati sunt, quasi non nati, et fílii ipsórum cum ipsis. Sed illi viri misericórdiae sunt, quorum pietátes non defuérunt: cum sémine eórum pérmanent bona, heréditas sancta nepótes eórum, et in testaméntis stetit semen eórum: et fílii eórum propter illos usque in aetérnum manent: semen eórum et glória eórum non derelinquétur. Córpora ipsórum in pace sepúlta sunt, et nomen eórum vivit in generatiónem et generatiónem. Sapiéntiam ipsórum narrent pópuli, et laudem eórum núntiet Ecclésia.

Lettura del libro della Sapienza.
Eccli 44:1-15.
Lodiamo gli uomini virtuosi, i nostri padri secondo i loro tempi. Molta gloria concesse loro il Signore di sua magnificenza fin da principio. Sovrani nei loro regni, furono uomini grandi nel valore, e, forniti di prudenza, onniveggenti per dono profetico, principi delle nazioni per il loro accorgimento, capi del popolo per la loro sagacia, saggi parlatori. Colla loro abilità trovarono le melodie della musica e pubblicarono i cantici delle Scritture. Uomini pieni di virtù, dotati di gusto per la bellezza, vissuti in pace nelle loro case. Tutti questi, tra la gente della loro generazione, ebbero gloria e stima nei loro tempi. Quelli che nacquero da essi lasciarono un nome che fa raccontare le loro lodi. E vi sono degli altri dei quali non esiste memoria, che perirono come se non fossero mai esistiti, nacquero, ma son come non nati, e con essi i loro figli. Ma quelli furono uomini virtuosi, e le loro opere di pietà non sono state dimenticate. Alla loro posterità ne restano i beni e la loro eredità passa ai nipoti, e i loro posteri stettero fedeli all'alleanza divina. E per merito loro ne rimangono in eterno i figli; la loro stirpe, la loro gloria non sarà mai dimenticata. I loro corpi riposano in pace, e il loro nome vive di generazione in generazione. Celebrino i popoli la loro sapienza e nelle adunanze si ripetano le loro lodi.

GRADUALE
Is 65:23. Elécti mei non laborábunt frustra, neque germinábunt in conturbatióne: quia semen benedictórum Dómini est, et nepótes eórum cum eis. Eccli 44:14. ℣. Córpora ipsorum in pace sepúlta sunt, et nomen eórum vivit in generatiónem et generatiónem.

Is 65:23. I miei eletti non si affaticheranno invano, né genereranno nell'agitazione, perché sono la stirpe benedetta del Signore, e con essi i loro discendenti. Eccli 44:14. ℣. I loro corpi riposano in pace, e il loro nome vive di generazione in generazione.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Eccli 44:15. ℣. Sapiéntiam ipsorum narrent pópuli, et laudem eórum núntiet Ecclésia. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Eccli 44:15. ℣. I popoli celebrino la loro sapienza e nelle adunanze siano ripetute le loro lodi. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 125:5-6. Qui séminant in lácrimis, in exsultatióne metent. . Eúntes ibant et flébant, mitténtes sémina sua. . Veniéntes autem vénient cum exsultatióne, portántes manípulos suos.

Ps 125:5-6. Chi semina nelle lacrime, mieterà nel gaudio. . Nell'andare procedevano piangendo e portando il seme da gettare. . Ma nel tornare verranno cantando e portando i propri covoni.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 19:27-29.
In illo témpore: Dixit Petrus ad Jesum: Ecce, nos relíquimus ómnia, et secúti sumus te: quid ergo erit nobis? Jesus autem dixit illis: Amen, dico vobis, quod vos, qui secúti estis me, in regeneratióne, cum séderit Fílius hóminis in sede majestátis suae, sedébitis et vos super sedes duódecim, judicántes duódecim tribus Israël. Et omnis, qui relíquerit domum, vel fratres, aut soróres, aut patrem, aut matrem, aut uxórem, aut fílios, aut agros, propter nomen meum, céntuplum accípiet, et vitam aetérnam possidébit.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 19:27-29.
In quel tempo, Pietro disse a Gesù: Ecco noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito; che cosa adunque avremo noi? E Gesù disse loro: In verità vi dico: Voi che mi avete seguito, nella rigenerazione, quando il Figlio dell'uomo sederà sul trono della sua gloria, sederete anche voi sopra dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. E chiunque avrà lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o padre o madre, o moglie o figli, o campi per amore del nome mio, riceverà il centuplo e possederà la vita eterna.

Omelia di San Girolamo, Prete.
Libro 3 su Matteo cap. 19.
Grande fiducia! Pietro era pescatore, non era mai stato ricco, si guadagnava il cibo col lavoro delle mani; e tuttavia dice con gran sicurezza: Abbiamo abbandonato tutto. E siccome non basta solo abbandonare, aggiunge ciò che è perfetto: E ti abbiamo seguito. Abbiamo fatto quello che hai comandato: che cosa ci darai dunque per ricompensa? E Gesù disse loro: In verità vi dico: voi che mi avete seguito, quando nella rigenerazione il Figlio dell'uomo siederà sul trono della sua maestà, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. Non disse: Voi che avete lasciato ogni cosa, poiché questo lo fece anche il filosofo Crates, e molti altri disprezzarono le ricchezze, ma disse: Voi che mi avete seguito; il che è proprio degli apostoli e dei credenti.
Nella rigenerazione, quando il Figlio dell'uomo si sarà assiso sul trono della sua maestà - quando anche i morti risorgeranno incorrotti dalla corruzione -, siederete anche voi sui seggi dei giudici a condannare le dodici tribù d'Israele, perché, mentre voi credeste, esse non vollero credere. E chi avrà lasciato la casa, o i fratelli, o le sorelle, o il padre, o la madre, o la moglie, o i figli, o i campi per amor del mio nome, riceverà il centuplo e possederà la vita eterna. Questo passo è in armonia con l'altra affermazione del Salvatore che dice: Non sono venuto a portare la pace, ma la spada. Perché sono venuto a dividere il figlio dal padre suo, e la figlia dalla madre, e la nuora dalla suocera; e l'uomo avrà per nemici quelli di casa. Coloro dunque che, per la fede in Cristo e per la predicazione del Vangelo avranno disprezzato tutti gli affetti e le ricchezze e i piaceri del mondo, costoro riceveranno il centuplo e possederanno la vita eterna.
Da questa affermazione alcuni prendono occasione per sostenere che dopo la risurrezione ci sarà un periodo di mille anni nel quale, dicono, riceveremo il centuplo di tutto ciò che abbiamo lasciato e poi la vita eterna; non comprendendo che, se per tutte le altre cose la ricompensa è conveniente, per quanto riguarda la moglie, sarebbe una vergogna che colui che ne ha lasciata una per il Signore in futuro ne ricevesse cento. Questo dunque è il significato: chi avrà abbandonato per il Salvatore i beni carnali, ne riacquisterà di spirituali; e paragonare il valore di questi a quello dei primi, sarà come paragonare il numero cento ad un piccolo numero.

OFFERTORIUM
Is 56:7. Addúcam eos in montem sanctum meum, et laetificábo eos in domo oratiónis meae: holocáusta eórum et víctimae eórum placébunt mihi super altáre meum.

Is 56:7. Li condurrò al mio santo monte, li farò lieti nella mia casa d'orazione; i loro olocausti e le loro vittime mi saranno graditi sul mio altare.

SECRETA
Accipe, quaesumus, Dómine, hóstias quas tibi offérimus: et praesta; ut, intercedéntibus Sanctis tuis, libera tibi mente serviámus, et perdoléntis Vírginis Genitrícis Fílii tui amóre inflammémur. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Ti preghiamo, o Signore, di accettare queste ostie che ti presentiamo; fa' che per intercessione dei tuoi santi, ti serviamo con mente pura e siamo infiammati di amore per l'Addolorata Vergine, Genitrice del Figlio tuo. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

In Quaresima si dice:

PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui corporáli jejúnio vitia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et praemia: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizi, sollevi la mente, largisci virtù e premi: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Joann 15:16. Ego vos elégi de mundo, ut eátis et fructum afferátis: et fructus vester máneat.

Joann 15:16. Io vi ho scelto di mezzo al mondo, perché andiate e portiate frutto: e il frutto vostro sia duraturo.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Coeléstibus refécti mystériis te, Dómine, deprecámur: ut, quorum festa percólimus imitántes exémpla; juxta Crucem Jesu cum María Matre ejus fidéliter adstémus, et ejúsdem redemptiónis fructum percípere mereámur. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ristorati, o Signore, da questi celesti misteri, ti scongiuriamo affinché ad imitazione di coloro di cui celebriamo la festa, stiamo fedelmente presso la Croce di Gesù con Maria sua madre e meritiamo di conseguire il frutto della redenzione. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria; della quale in fine si legge il Vangelo.