Semidoppio.
Paramenti verdi.
Se questa Domenica
fosse impedita dalla Settuagesima, né potrà esser recuperata dopo Pentecoste,
la si anticipa al sabato con tutti i privilegi propri della Domenica e perciò
si dice il Gloria in excelsis, il Credo e il Praefatio de Sanctissima
Trinitate.
La
Santa Messa della Quarta Domenica dopo l'Epifania si riallaccia anch'essa al
Tempo di Natale, pertanto l'Introitus, il Graduale, l'Alleluja, l'Offertorium e
il Communio - gli stessi della Domenica precedente -, ci manifestano che Nostro
Signore Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo, che opera prodigi, e che bisogna
adorarlo. La Santa Chiesa continua, infatti, in questo Tempo dopo l'Epifania, a
dichiarare la divinità di Cristo e quindi la sua regalità su tutta la terra.
L'Evangelium
è tratto dallo stesso capo del Santo Vangelo della Terza Domenica dopo l'Epifania.
È il racconto di un nuovo miracolo. Gesù manifesta la sua divinità comandando
ad elementi potenti ed indocili come le acque sconvolte ed i venti scatenati. E
l'Evangelista fa risaltare l'importanza del prodigio, opponendo alla «grande agitazione
delle onde», «la grande calma che ne segue» (Evangelium). Ma è nella Santa Chiesa
che si esercita la divina regalità di Gesù. Così i Santi Padri della Chiesa hanno visto nei venti, che soffiano in tempesta, un
simbolo dei demoni, il cui orgoglio suscita le persecuzioni contro i Santi, e
nel mare tumultuoso, le passioni e la malvagità degli uomini, causa delle
trasgressioni ai comandamenti e delle lotte fraterne. Nella Santa Chiesa,
al contrario, regna la gran legge della carità, perché, se i tre primi
precetti del Decalogo ci impongono l'amore di Dio, gli altri sette ci impongono,
come conseguenza logica, l'amore del prossimo (Epistola); Dio infatti è nel
prossimo perché, mediante la grazia, noi siamo, in certo qual modo, il complemento
del corpo di Cristo.
È
questo il mistero dell'Epifania. Gesù si rivela Figlio di Dio e tutti quelli
che, riconoscendolo tale, lo riconoscono loro Capo, divengono membri del suo corpo
mistico. Formando tutti un solo corpo nel Cristo, i cristiani devono anche
amarsi reciprocamente.
«Questa
barca, dice Sant'Agostino, rappresenta la Chiesa» la quale manifesta attraverso
i secoli la divinità di Cristo. È infatti alla protezione del Salvatore che Essa
deve «malgrado la sua fragilità» (Oratio, Secreta), se non è inghiottita in
mezzo a tanti pericoli che la minacciano (Oratio) quali le persecuzioni, le
eresie, gli scismi e l'apostasia. Ma se questa fragilità ci sconforta, dobbiamo
ricordare con fede che Cristo, vero Dio, scampa sempre la sua Sposa dalla
rovina. E le sofferenze che permette sono tutte ordinate alla nostra
purificazione in vista dell'eterna gioia del Cielo. Negli eventi dolorosi e nella prova, inoltre,
ricordiamoci quel che ci dice San Giovanni Crisostomo: Gesù sembra che dorma per costringerci a ricorrere a Lui, e salva
sempre quelli che lo invocano.
Dal
libro dei Morali di San Gregorio Papa.
Libro
4, cap. 30.
Rifocilliamo il
corpo con ristori, affinché, estenuato, non venga meno; lo estenuiamo
coll'astinenza, affinché, ben nutrito, non ci opprima; ne manteniamo il vigore
col moto, affinché, immobilizzato, non perisca; ma subito sostiamo per farlo
riposare, onde non soccomba sotto lo stesso suo esercizio; lo copriamo con
vesti, affinché il freddo non lo uccida; e gettiam via le vesti già cercate,
affinché il caldo non lo consumi. Provvedendo dunque a tante diverse necessità,
che cosa facciamo noi se non vivere alla dipendenza della sua corruzione, e
sostenere, con una moltitudine di cure, questo corpo che accasciano
l'inquietudine, l'infermità e il cambiamento?
Onde con ragione
Paolo dice: La creatura è stata assoggettata alla vanità non per volontà sua,
ma di colui che ve l'assoggettò, colla speranza che anch'essa sarà liberata
dalla schiavitù della corruzione per aver parte alla gloriosa libertà dei figli
di Dio (Rom 8:20). La creatura dunque
è soggetta alla vanità contro il suo volere perché l'uomo, che rinunziò
volontariamente allo stato di immortalità che gli era connaturale, assoggettato
giustamente al peso della mortalità, è costretto, sebbene contro voglia, a
dipendere dalla sua mutabilità e corruzione. Ma questa creatura allora sarà
affrancata dalla schiavitù della corruzione, quando, risorgendo incorrotta,
sarà sollevata alla gloria dei figli di Dio.
Quaggiù dunque gli
eletti sono incatenati nella sofferenza, perché sono ancora oppressi da questo
penoso stato di corruzione: ma quando saremo spogliati di questa carne
corruttibile, saremo liberati da questi molesti legami, che ora ci tengono
schiavi. Noi già desideriamo di comparire alla presenza di Dio, ma ancora ne
siamo impediti dall'ostacolo di questo corpo mortale. Con ragione pertanto
possiamo dirci incatenati, perché noi non abbiamo ancora presso Dio il libero accesso
che desideriamo. Onde rettamente Paolo, desiderando i beni eterni, ma carico
ancora del fardello della mortalità e incatenato, esclama: Bramo d'essere
sciolto, ed essere con Cristo (Philipp 1:23).
Ora, non cercherebbe d'essere sciolto, se certamente non si vedesse legato.
INTROITUS
Ps
96:7-8. Adoráte
Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae
Judae. Ps 96:1. Dóminus regnávit,
exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen.
Adoráte Deum, omnes
Angeli ejus: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Judae.
Ps
96:7-8. Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata:
ed hanno esultato le figlie di Giuda. Ps 96:1. Il Signore regna, esulti la
terra: si rallegrino le molte genti. ℣.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed
hanno esultato le figlie di Giuda.
Gloria (non si dice quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)
ORATIO
Orémus.
Deus, qui nos in
tantis perículis constitútos, pro humána scis fragilitáte non posse subsístere:
da nobis salútem mentis et córporis; ut ea, quae pro peccátis nostris pátimur,
te adjuvánte vincámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui
tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula
saeculorum. Amen.
Preghiamo.
O
Dio, che sai come noi, per l'umana fragilità, non possiamo sussistere fra tanti
pericoli, concedici la salute dell'anima e del corpo, affinché, col tuo aiuto,
superiamo quanto ci tocca patire per i nostri peccati. Per il nostro Signore
Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo
Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
La
Santa Chiesa legge in questo giorno, come Epistola, un passo di San Paolo ai
Romani, ove l'Apostolo dice che Gesù è venuto a salvare tutti gli uomini. Tutti
sono dunque chiamati ad entrare nel suo regno e far parte del suo corpo
mistico. Perciò si devono amare in Gesù. L'Apostolo dimostra che questa
prescrizione della legge evangelica, non differisce da quella della legge
mosaica che già si compendiava nell'amore di Dio e del prossimo. È il modo
migliore di assicurarsi, alla fine dei tempi, un giudizio pieno di
misericordia.
LECTIO
Léctio Epístolae Beáti
Pauli Apóstoli ad Romános.
Rom
13:8-10.
Fratres: Némini
quidquam debeátis, nisi ut ínvicem diligátis: qui enim díligit próximum, legem
implévit. Nam: Non adulterábis: Non occídes: Non furáberis: Non falsum
testimónium dices: Non concupísces: et si quod est áliud mandátum, in hoc verbo
instaurátur: Díliges próximum tuum sicut teípsum. Diléctio próximi malum non
operátur. Plenitúdo ergo legis est diléctio.
Lettura
dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Romani.
Rom
13:8-10.
Fratelli,
non abbiate con alcuno altro debito che quello dell'amore reciproco: poiché chi
ama il prossimo ha adempiuta la legge. Infatti: non commettere adulterio, non
ammazzare, non rubare, non dire falsa testimonianza, non desiderare, e
qualunque altro comandamento, si riassume in questo: Amerai il tuo prossimo
come te stesso. L'amore del prossimo non fa alcun male. Dunque l'amore è il
compimento della legge.
GRADUALE
Ps
101:16-17.
Timébunt gentes nomen tuum, Dómine, et omnes reges terrae glóriam tuam. ℣.
Quóniam aedificávit Dóminus
Sion, et vidébitur in majestáte sua.
Ps
101:16-17. Le genti temeranno il tuo nome, o Signore: tutti i re della terra la
tua gloria. ℣. Poiché il Signore ha edificato Sion: e si è
mostrato nella sua potenza.
ALLELUJA (si dice anche quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)
Allelúja,
allelúja. Ps 96:1. ℣.
Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. Allelúja.
Alleluia,
alleluia. Ps 96:1. ℣. Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino
le molte genti. Alleluia.
«Ché
Gesù sgridi le creature o pure dia loro degli ordini, dice San Girolamo, tutti
sentono il suo impero e lo riconoscono come loro Creatore, perché le stesse
creature insensibili risentono gli effetti della maestà del Creatore» (III
Notturno del Mattutino). Comandare ai flutti è nella Sacra Scrittura
considerato come proprio della potenza divina: «qui mitigas fluctus ejus»,
perché l'uomo è impotente dinanzi alle onde agitate e ai venti tempestosi. «Ora,
egli dormiva, dice San Girolamo, e i discepoli si avvicinano a lui, lo
svegliano dicendo: o Signore, salvaci. Noi vediamo nella storia di Giona, una
figura di questo prodigio, quando in mezzo al pericolo e allo spavento
generale, egli dorme tranquillamente, e lo risvegliano; e con la potenza e con
il misterioso segreto della sua passione libera quelli che lo risvegliano» (III
Notturno del Mattutino). Uscito dal sonno della morte, Gesù libera allo stesso
modo tutti gli uomini che ricorrono a Lui.
EVANGELIUM
Sequéntia ✠
sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt
8:23-27.
In illo témpore:
Ascendénte Jesu in navículam, secúti sunt eum discípuli ejus: et ecce, motus
magnus factus est in mari, ita ut navícula operirétur flúctibus, ipse vero
dormiébat. Et accessérunt ad eum discípuli ejus, et suscitavérunt eum,
dicéntes: Dómine, salva nos, perímus. Et dicit eis Jesus: Quid tímidi estis,
módicae fídei? Tunc surgens, imperávit ventis et mari, et facta est
tranquíllitas magna. Porro hómines miráti sunt, dicéntes: Qualis est hic, quia
venti et mare oboediunt ei?
Seguito
✠ del
santo Vangelo secondo Matteo.
Matt
8:23-27.
In
quel tempo, Gesù montò in barca, seguito dai suoi discepoli; ed ecco che una
grande tempesta si levò sul mare, tanto che la barca era quasi sommersa dai
flutti. Gesù intanto dormiva. Gli si accostarono i suoi discepoli e lo
svegliarono, dicendogli: Signore, salvaci, siamo perduti. E Gesù rispose:
Perché temete, o uomini di poca fede? Allora, alzatosi, comandò ai venti e al
mare, e si fece gran bonaccia. Onde gli uomini ne furono ammirati e dicevano:
Chi è costui al quale obbediscono i venti e il mare?
Omelia
di San Girolamo, Prete.
Libro
1 Commento al cap. 8 di Matteo.
Gesù fece il
quinto miracolo, quando, montato nella barca a Cafarnao, comandò ai venti e al
mare. Il sesto, quando nella regione dei Geraseni, diede potere ai demoni sui
porci. Il settimo, quando, entrando nella sua città, guarì il secondo
paralitico nel letto. Infatti, il primo paralitico guarito è il servo del
centurione.
Ma egli dormiva:
allora i discepoli gli si accostarono, e lo svegliarono, dicendo: Signore,
salvaci (Matt 8:24). Leggiamo una figura di questo
prodigio in Giona, quando, in mezzo al pericolo di tutti, egli
dorme tranquillamente ed è svegliato: e colla potenza e col misterioso segreto
della sua passione libera quelli che lo svegliano. Allora alzatosi, comandò ai
venti e al mare (Matt 8:26). Da ciò
comprendiamo che tutte le creature riconoscono il loro Creatore. Perché o le
riprenda o comandi loro, esse sentono il suo comando: non già perché
condividiamo l'errore degli eretici, che credono tutti gli esseri animati, ma
perché le creature, insensibili per noi, sono sensibili alla maestà del
Creatore.
Onde gli uomini
ne restarono ammirati, e dicevano: Chi è mai costui, al quale ubbidiscono i
venti e il mare? (Matt 8:27). Non i
discepoli, ma i marinai e gli altri che erano nella barca si meravigliavano.
Che se qualcuno volesse contestare e pretendere che quelli che si
meravigliavano erano i discepoli, noi risponderemo, che giustamente sono
chiamati qui “uomini” quelli che ancora non conoscevano la potenza del
Salvatore.
Credo
OFFERTORIUM
Ps
117:16; 117:17. Déxtera
Dómini fecit virtutem, déxtera Dómini exaltávit me: non móriar, sed vivam, et
narrábo ópera Dómini.
Ps
117:16; 117:17. La destra del Signore ha fatto prodigi, la destra del Signore mi ha
esaltato: non morirò, ma vivrò e narrerò le opere del Signore.
SECRETA
Concéde,
quaesumus, omnípotens Deus: ut hujus sacrifícii munus oblátum, fragilitátem
nostram ab omni malo purget semper et múniat. Per Dominum nostrum Jesum
Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti
Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
O
Dio onnipotente, concedici, Te ne preghiamo, che questa offerta, a Te
presentata, difenda e purifichi sempre da ogni male la nostra fragilità. Per il
nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in
unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
PRAEFATIO
DE SANCTISSIMA TRINITATE
Vere dignum et
justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine
sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu
Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónae, sed
in uníus Trinitáte substántiae. Quod enim de tua glória, revelánte te,
crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis
sentímus. Ut in confessióne verae sempiternaeque Deitátis, et in persónis
propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur aequálitas. Quam
laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant
clamáre cotídie, una voce dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus
Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus,
qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
È
veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni
luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio:
che col Figlio tuo unigenito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo
Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una
sola sostanza. Così che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria,
il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo.
Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la
proprietà nelle persone e l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà. La
quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non
cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: Santo, Santo, Santo il
Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.
Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna
nell'alto dei cieli.
Nei
giorni feriali in cui si riprende tale Santa Messa, si dice:
PRAEFATIO
COMMUNIS
Vere dignum et
justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine
sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem
majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli
coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum
quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione
dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et
terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini.
Hosánna in excélsis.
È
veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere
grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le
Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i
Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro
canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di
lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che
viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.
COMMUNIO
Luc
4:22. Mirabántur
omnes de his, quae procedébant de ore Dei.
Luc
4:22. Si meravigliavano tutti delle parole che uscivano dalla bocca di Dio.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Múnera tua nos,
Deus, a delectatiónibus terrenis expédiant: et coeléstibus semper instáurent
aliméntis. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et
regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
I
tuoi doni, o Dio, ci distolgano dai diletti terreni e ci ristorino sempre coi
celesti alimenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e
vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei
secoli. Amen.