domenica 3 febbraio 2019

Quarta Domenica dopo l'Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo

Semidoppio.
Paramenti verdi.

Se questa Domenica fosse impedita dalla Settuagesima, né potrà esser recuperata dopo Pentecoste, la si anticipa al sabato con tutti i privilegi propri della Domenica e perciò si dice il Gloria in excelsis, il Credo e il Praefatio de Sanctissima Trinitate.

La Santa Messa della Quarta Domenica dopo l'Epifania si riallaccia anch'essa al Tempo di Natale, pertanto l'Introitus, il Graduale, l'Alleluja, l'Offertorium e il Communio - gli stessi della Domenica precedente -, ci manifestano che Nostro Signore Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo, che opera prodigi, e che bisogna adorarlo. La Santa Chiesa continua, infatti, in questo Tempo dopo l'Epifania, a dichiarare la divinità di Cristo e quindi la sua regalità su tutta la terra.
L'Evangelium è tratto dallo stesso capo del Santo Vangelo della Terza Domenica dopo l'Epifania. È il racconto di un nuovo miracolo. Gesù manifesta la sua divinità comandando ad elementi potenti ed indocili come le acque sconvolte ed i venti scatenati. E l'Evangelista fa risaltare l'importanza del prodigio, opponendo alla «grande agitazione delle onde», «la grande calma che ne segue» (Evangelium). Ma è nella Santa Chiesa che si esercita la divina regalità di Gesù. Così i Santi Padri  della Chiesa hanno visto nei venti, che soffiano in tempesta, un simbolo dei demoni, il cui orgoglio suscita le persecuzioni contro i Santi, e nel mare tumultuoso, le passioni e la malvagità degli uomini, causa delle trasgressioni ai comandamenti e delle lotte fraterne. Nella Santa Chiesa, al contrario, regna la gran legge della carità, perché, se i tre primi precetti del Decalogo ci impongono l'amore di Dio, gli altri sette ci impongono, come conseguenza logica, l'amore del prossimo (Epistola); Dio infatti è nel prossimo perché, mediante la grazia, noi siamo, in certo qual modo, il complemento del corpo di Cristo.
È questo il mistero dell'Epifania. Gesù si rivela Figlio di Dio e tutti quelli che, riconoscendolo tale, lo riconoscono loro Capo, divengono membri del suo corpo mistico. Formando tutti un solo corpo nel Cristo, i cristiani devono anche amarsi reciprocamente.
«Questa barca, dice Sant'Agostino, rappresenta la Chiesa» la quale manifesta attraverso i secoli la divinità di Cristo. È infatti alla protezione del Salvatore che Essa deve «malgrado la sua fragilità» (Oratio, Secreta), se non è inghiottita in mezzo a tanti pericoli che la minacciano (Oratio) quali le persecuzioni, le eresie, gli scismi e l'apostasia. Ma se questa fragilità ci sconforta, dobbiamo ricordare con fede che Cristo, vero Dio, scampa sempre la sua Sposa dalla rovina. E le sofferenze che permette sono tutte ordinate alla nostra purificazione in vista dell'eterna gioia del Cielo. Negli eventi dolorosi e nella prova, inoltre, ricordiamoci quel che ci dice San Giovanni Crisostomo: Gesù sembra che dorma per costringerci a ricorrere a Lui, e salva sempre quelli che lo invocano.

Dal libro dei Morali di San Gregorio Papa.
Libro 4, cap. 30.
Rifocilliamo il corpo con ristori, affinché, estenuato, non venga meno; lo estenuiamo coll'astinenza, affinché, ben nutrito, non ci opprima; ne manteniamo il vigore col moto, affinché, immobilizzato, non perisca; ma subito sostiamo per farlo riposare, onde non soccomba sotto lo stesso suo esercizio; lo copriamo con vesti, affinché il freddo non lo uccida; e gettiam via le vesti già cercate, affinché il caldo non lo consumi. Provvedendo dunque a tante diverse necessità, che cosa facciamo noi se non vivere alla dipendenza della sua corruzione, e sostenere, con una moltitudine di cure, questo corpo che accasciano l'inquietudine, l'infermità e il cambiamento?
Onde con ragione Paolo dice: La creatura è stata assoggettata alla vanità non per volontà sua, ma di colui che ve l'assoggettò, colla speranza che anch'essa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per aver parte alla gloriosa libertà dei figli di Dio (Rom 8:20). La creatura dunque è soggetta alla vanità contro il suo volere perché l'uomo, che rinunziò volontariamente allo stato di immortalità che gli era connaturale, assoggettato giustamente al peso della mortalità, è costretto, sebbene contro voglia, a dipendere dalla sua mutabilità e corruzione. Ma questa creatura allora sarà affrancata dalla schiavitù della corruzione, quando, risorgendo incorrotta, sarà sollevata alla gloria dei figli di Dio.
Quaggiù dunque gli eletti sono incatenati nella sofferenza, perché sono ancora oppressi da questo penoso stato di corruzione: ma quando saremo spogliati di questa carne corruttibile, saremo liberati da questi molesti legami, che ora ci tengono schiavi. Noi già desideriamo di comparire alla presenza di Dio, ma ancora ne siamo impediti dall'ostacolo di questo corpo mortale. Con ragione pertanto possiamo dirci incatenati, perché noi non abbiamo ancora presso Dio il libero accesso che desideriamo. Onde rettamente Paolo, desiderando i beni eterni, ma carico ancora del fardello della mortalità e incatenato, esclama: Bramo d'essere sciolto, ed essere con Cristo (Philipp 1:23). Ora, non cercherebbe d'essere sciolto, se certamente non si vedesse legato.




INTROITUS
Ps 96:7-8. Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Judae. Ps 96:1. Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Judae.

Ps 96:7-8. Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda. Ps 96:1. Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda.

Gloria (non si dice quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)

ORATIO
Orémus.
Deus, qui nos in tantis perículis constitútos, pro humána scis fragilitáte non posse subsístere: da nobis salútem mentis et córporis; ut ea, quae pro peccátis nostris pátimur, te adjuvánte vincámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che sai come noi, per l'umana fragilità, non possiamo sussistere fra tanti pericoli, concedici la salute dell'anima e del corpo, affinché, col tuo aiuto, superiamo quanto ci tocca patire per i nostri peccati. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

La Santa Chiesa legge in questo giorno, come Epistola, un passo di San Paolo ai Romani, ove l'Apostolo dice che Gesù è venuto a salvare tutti gli uomini. Tutti sono dunque chiamati ad entrare nel suo regno e far parte del suo corpo mistico. Perciò si devono amare in Gesù. L'Apostolo dimostra che questa prescrizione della legge evangelica, non differisce da quella della legge mosaica che già si compendiava nell'amore di Dio e del prossimo. È il modo migliore di assicurarsi, alla fine dei tempi, un giudizio pieno di misericordia.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Romános.
Rom 13:8-10.
Fratres: Némini quidquam debeátis, nisi ut ínvicem diligátis: qui enim díligit próximum, legem implévit. Nam: Non adulterábis: Non occídes: Non furáberis: Non falsum testimónium dices: Non concupísces: et si quod est áliud mandátum, in hoc verbo instaurátur: Díliges próximum tuum sicut teípsum. Diléctio próximi malum non operátur. Plenitúdo ergo legis est diléctio.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Romani.
Rom 13:8-10.
Fratelli, non abbiate con alcuno altro debito che quello dell'amore reciproco: poiché chi ama il prossimo ha adempiuta la legge. Infatti: non commettere adulterio, non ammazzare, non rubare, non dire falsa testimonianza, non desiderare, e qualunque altro comandamento, si riassume in questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. L'amore del prossimo non fa alcun male. Dunque l'amore è il compimento della legge.

GRADUALE
Ps 101:16-17. Timébunt gentes nomen tuum, Dómine, et omnes reges terrae glóriam tuam. . Quóniam aedificávit Dóminus Sion, et vidébitur in majestáte sua.

Ps 101:16-17. Le genti temeranno il tuo nome, o Signore: tutti i re della terra la tua gloria. . Poiché il Signore ha edificato Sion: e si è mostrato nella sua potenza.

ALLELUJA (si dice anche quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)
Allelúja, allelúja. Ps 96:1. . Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 96:1. . Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. Alleluia.

«Ché Gesù sgridi le creature o pure dia loro degli ordini, dice San Girolamo, tutti sentono il suo impero e lo riconoscono come loro Creatore, perché le stesse creature insensibili risentono gli effetti della maestà del Creatore» (III Notturno del Mattutino). Comandare ai flutti è nella Sacra Scrittura considerato come proprio della potenza divina: «qui mitigas fluctus ejus», perché l'uomo è impotente dinanzi alle onde agitate e ai venti tempestosi. «Ora, egli dormiva, dice San Girolamo, e i discepoli si avvicinano a lui, lo svegliano dicendo: o Signore, salvaci. Noi vediamo nella storia di Giona, una figura di questo prodigio, quando in mezzo al pericolo e allo spavento generale, egli dorme tranquillamente, e lo risvegliano; e con la potenza e con il misterioso segreto della sua passione libera quelli che lo risvegliano» (III Notturno del Mattutino). Uscito dal sonno della morte, Gesù libera allo stesso modo tutti gli uomini che ricorrono a Lui.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 8:23-27.
In illo témpore: Ascendénte Jesu in navículam, secúti sunt eum discípuli ejus: et ecce, motus magnus factus est in mari, ita ut navícula operirétur flúctibus, ipse vero dormiébat. Et accessérunt ad eum discípuli ejus, et suscitavérunt eum, dicéntes: Dómine, salva nos, perímus. Et dicit eis Jesus: Quid tímidi estis, módicae fídei? Tunc surgens, imperávit ventis et mari, et facta est tranquíllitas magna. Porro hómines miráti sunt, dicéntes: Qualis est hic, quia venti et mare oboediunt ei?

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 8:23-27.
In quel tempo, Gesù montò in barca, seguito dai suoi discepoli; ed ecco che una grande tempesta si levò sul mare, tanto che la barca era quasi sommersa dai flutti. Gesù intanto dormiva. Gli si accostarono i suoi discepoli e lo svegliarono, dicendogli: Signore, salvaci, siamo perduti. E Gesù rispose: Perché temete, o uomini di poca fede? Allora, alzatosi, comandò ai venti e al mare, e si fece gran bonaccia. Onde gli uomini ne furono ammirati e dicevano: Chi è costui al quale obbediscono i venti e il mare?

Omelia di San Girolamo, Prete.
Libro 1 Commento al cap. 8 di Matteo.
Gesù fece il quinto miracolo, quando, montato nella barca a Cafarnao, comandò ai venti e al mare. Il sesto, quando nella regione dei Geraseni, diede potere ai demoni sui porci. Il settimo, quando, entrando nella sua città, guarì il secondo paralitico nel letto. Infatti, il primo paralitico guarito è il servo del centurione.
Ma egli dormiva: allora i discepoli gli si accostarono, e lo svegliarono, dicendo: Signore, salvaci (Matt 8:24). Leggiamo una figura di questo prodigio in Giona, quando, in mezzo al pericolo di tutti, egli dorme tranquillamente ed è svegliato: e colla potenza e col misterioso segreto della sua passione libera quelli che lo svegliano. Allora alzatosi, comandò ai venti e al mare (Matt 8:26). Da ciò comprendiamo che tutte le creature riconoscono il loro Creatore. Perché o le riprenda o comandi loro, esse sentono il suo comando: non già perché condividiamo l'errore degli eretici, che credono tutti gli esseri animati, ma perché le creature, insensibili per noi, sono sensibili alla maestà del Creatore.
Onde gli uomini ne restarono ammirati, e dicevano: Chi è mai costui, al quale ubbidiscono i venti e il mare? (Matt 8:27). Non i discepoli, ma i marinai e gli altri che erano nella barca si meravigliavano. Che se qualcuno volesse contestare e pretendere che quelli che si meravigliavano erano i discepoli, noi risponderemo, che giustamente sono chiamati qui “uomini” quelli che ancora non conoscevano la potenza del Salvatore.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 117:16; 117:17. Déxtera Dómini fecit virtutem, déxtera Dómini exaltávit me: non móriar, sed vivam, et narrábo ópera Dómini.

Ps 117:16; 117:17. La destra del Signore ha fatto prodigi, la destra del Signore mi ha esaltato: non morirò, ma vivrò e narrerò le opere del Signore.

SECRETA
Concéde, quaesumus, omnípotens Deus: ut hujus sacrifícii munus oblátum, fragilitátem nostram ab omni malo purget semper et múniat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Dio onnipotente, concedici, Te ne preghiamo, che questa offerta, a Te presentata, difenda e purifichi sempre da ogni male la nostra fragilità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE SANCTISSIMA TRINITATE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónae, sed in uníus Trinitáte substántiae. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne verae sempiternaeque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur aequálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre cotídie, una voce dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigenito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Così che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

Nei giorni feriali in cui si riprende tale Santa Messa, si dice:

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 4:22. Mirabántur omnes de his, quae procedébant de ore Dei.

Luc 4:22. Si meravigliavano tutti delle parole che uscivano dalla bocca di Dio.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Múnera tua nos, Deus, a delectatiónibus terrenis expédiant: et coeléstibus semper instáurent aliméntis. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
I tuoi doni, o Dio, ci distolgano dai diletti terreni e ci ristorino sempre coi celesti alimenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.