Semidoppio.
Paramenti rossi.
Capo supremo della Santa Chiesa (Introitus e Graduale), durante le ultime persecuzioni degli imperatori
romani, San Marcello rese testimonianza alla divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, perdendo la
sua vita per amore di Lui (Evangelium).
Marcello, romano, eletto
sommo Pontefice già verso la fine del 306, prese possesso del soglio pontificio
solo il 27 maggio 308. Resse il pontificato dal tempo degli imperatori Costanzo
e Galerio fino a quello del tiranno Massenzio. Per sua esortazione Lucina,
matrona romana, lasciò la Santa Chiesa di Dio erede dei suoi beni. Essendo
cresciuto in Roma il numero dei fedeli, egli istituì, per loro utilità e per
l'amministrazione del battesimo e della penitenza a quelli che abbracciavano la
religione cristiana, come anche per la sepoltura dei Martiri, dei nuovi Titoli,
e divise la città in diversi distretti.
Sulla persecuzione
e morte di questo sommo Pontefice, sono state tramandate diverse versioni. Nel Liber
Pontificalis viene riportata la versione tramandata da una Passio Marcelli del
V secolo contenuta negli Acta Sanctorum: il tiranno Massenzio, infuriato per la
riorganizzazione della Chiesa intrapresa da Marcello, minacciò di infliggergli crudeli
supplizi, s'egli non rinunziava al pontificato e non sacrificava agli idoli. Ma
disprezzando questi le insensate parole di un uomo, venne rinchiuso in una
scuderia perché vi avesse cura delle bestie, che vi si nutrivano a spese del
pubblico: Marcello vi passò nove mesi in continui digiuni e preghiere,
visitando per mezzo di lettere le parrocchie che non poteva di persona. Tratto
fuori di là dai chierici, ebbe ospitalità dalla beata Lucina, nella cui dimora
dedicò una chiesa che oggi porta il titolo di San Marcello: nella quale
andavano a pregare i Cristiani, e vi predicava lo stesso beato Marcello. Avendo
ciò risaputo, il tiranno Massenzio ordinò di condurre in quella chiesa le
bestie delle sue scuderie, e di farvele custodire da Marcello, il quale per il
sudiciume del luogo e per le molte tribolazioni sofferte, ivi stesso si
addormentò nel Signore, il 16 gennaio 309. Nello stesso giorno, il suo corpo
venne sepolto dalla beata Lucina nel cimitero di Priscilla sulla via Salaria.
Secondo un'altra
versione, tutta la vicenda della sua persecuzione prende avvio dal lavoro
intrapreso dallo stesso sommo Pontefice nella controversia dei lapsi (apostati
durante la persecuzione). Ci riporta infatti un'Epigrafe di papa San Damaso I
per la sua tomba: «Pastore vero, perché manifestò ai lapsi l'obbligo che
avevano di espiare il loro delitto con le lacrime della penitenza, fu
considerato da quei miserabili come un terribile nemico. Di qui il furore,
l'odio, la discordia, la sedizione, la morte. A causa del delitto di uno che
anche durante la pace rinnegò Cristo, Marcello fu deportato, vittima della
crudeltà di un tiranno». Avendo ammesso il sommo Pontefice Marcello alla
penitenza e riconciliazione alcuni apostati, i suoi avversari suscitarono in
Roma un tumulto nel quale accaddero uccisioni. Il tiranno Massenzio, tolto
pretesto da questi disordini, condannò Marcello all'esilio, ove morì - poco dopo aver lasciato Roma - di stenti
e di dolori (cfr. Card. Alfredo Ildefonso Schuster, Liber Sacramentorum, vol.
VI, 147). Tutto ciò avvenne tra la fine del 308 e l'inizio del 309. Fu subito venerato come santo. Secondo
il Martirologio Geronimiano, il suo corpo fu traslato a Roma e sepolto nel
cimitero di Priscilla.
Il Pontificato di papa
Marcello durò cinque anni, un mese e venticinque giorni. Egli è ricordato, inoltre,
per aver scritto una lettera ai vescovi della provincia di Antiochia sul
primato della Chiesa Romana, che dimostra doversi chiamare capo delle chiese;
nella quale si dice ancora che nessun concilio si può celebrare legittimamente
senza l'autorità del Romano Pontefice. Ordinò a Roma nel mese di dicembre
venticinque preti, due diaconi e ventuno vescovi per luoghi diversi. Il suo corpo
si venera nell'arca di basalto verde dell'altar maggiore della chiesa romana di
San Marcello al Corso.
L'eroica
resistenza di San Marcello, contro la quale si spezza la violenza di Cesare,
prova che Nostro Signore Gesù Cristo è Dio, perché «è la sua mano che porta
soccorso al suo servo, è il suo braccio che lo fortifica, affinché il nemico
non abbia su di lui vittoria» (Graduale). Difatti ben presto le persecuzioni
termineranno, il regno divino del Salvatore sarà riconosciuto e da Costantino
in poi, la Santa Chiesa di Roma «Regina delle Chiese» come la chiamava San
Marcello, sarà la regina del mondo, non solamente nell'ordine spirituale, ma
anche in quello temporale. Imitiamo il coraggio del Santo Pontefice Marcello
nel difendere i diritti divini di Nostro Signore Gesù Cristo, affinché essi
possano manifestarsi in nuovi trionfi della Santa Chiesa.
L'Introitus ricorda la grande missione affidata da Nostro Signore Gesù Cristo a San Pietro ed ai di lui successori: quella di pascere tutto il gregge cristiano, pecore ed agnelli.
Silverio Capparoni, Gloria di San Marcello, Chiesa di San Marcello al Corso, Roma (Lazio), 1866.
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L'Introitus ricorda la grande missione affidata da Nostro Signore Gesù Cristo a San Pietro ed ai di lui successori: quella di pascere tutto il gregge cristiano, pecore ed agnelli.
INTROITUS
Joann 21:15-17. Si
díligis me, Simon Petre, pasce agnos meos, pasce oves meas. Ps 29:1. Exaltábo
te, Dómine, quóniam suscepísti me, nec delectásti inimícos meos super me. ℣.
Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Si díligis me, Simon
Petre, pasce agnos meos, pasce oves meas.
Joann 21:15-17.
Simon Pietro, se mi ami, pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle. Ps 29:1.
Io ti glorificherò, o Signore, perché mi hai soccorso e non hai permesso ai
miei nemici di ridersi di me. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito
Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei
secoli dei secoli. Amen. Simon Pietro, se mi ami, pasci i miei agnelli, pasci
le mie pecorelle.
Gloria
ORATIO
ORATIO
Orémus.
Preces pópuli tui,
quaesumus, Dómine, cleménter exáudi: ut beáti Marcélli Mártyris tui atque
Pontíficis méritis adjuvémur, cujus passióne laetámur. Per Dominum nostrum
Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus
Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Esaudisci clemente,
o Signore, le preghiere del tuo popolo, onde ci siano di aiuto i meriti del
beato Marcello, Martire e Pontefice tuo, del cui merito ci allietiamo. Per il
nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in
unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
San Pietro, coll'autorità
che gli veniva dal fatto di essere apostolo e il primo vicario del Cristo, delinea rapidamente gli ideali che devono guidare i pastori del gregge
cristiano e ricorda il grave dovere che loro incombe di pascere e vegliare le
anime loro affidate. Ai fedeli tutti rammenta la ferma speranza con cui devono
confidare nel Dio di ogni grazia.
LECTIO
Léctio Epístolae
Beáti Petri Apóstoli.
1Petr 5:1-4;
5:10-11.
Caríssimi:
Senióres, qui in vobis sunt, obsécro consénior et testis Christi passiónum, qui
et ejus, quae in futúro revelánda est, glóriae communicátor: páscite qui in
vobis est gregem Dei, providéntes non coácte, sed spontánee secúndum Deum,
neque turpis lucri grátia, sed voluntárie; neque ut dominántes in cleris, sed
forma facti gregis ex ánimo. Et, cum appáruerit princeps pastórum, percipiétis
immarcescíbilem glóriae corónam. Deus autem omnis grátiae, qui vocávit nos in
aetérnam suam glóriam in Christo Jesu, módicum passos ipse perfíciet,
confirmábit solidabítque. Ipsi glória et impérium in saecula saeculórum. Amen.
Lettura
dell'Epistola del Beato Pietro Apostolo.
1Petr 5:1-4;
5:10-11.
Carissimi, sacerdote anch'io e teste della Passione di Cristo e chiamato ad aver parte
alla futura gloria, io scongiuro i sacerdoti che sono tra voi: Pascete il gregge
di Dio, che vi è affidato, governandolo non per forza, ma volentieri per amor
di Dio; non per il vil guadagno, ma con animo generoso; non come dominatori
delle Chiese, ma come sinceri modelli del gregge; e così, quando apparirà il
principe dei pastori, riceverete l'incorruttibile corona della gloria. Il Dio
di ogni grazia, il quale ci ha chiamati in Gesù Cristo all'eterna sua gloria,
con un po' di patire vi perfezionerà, vi conforterà, vi confermerà. A Lui
impero e gloria in eterno. Amen.
GRADUALE
Ps 106:32; 106:31.
Exáltent eum in Ecclésia plebis: et in cáthedra seniórum laudent eum. ℣.
Confiteántur Dómino misericórdiae ejus; et mirabília ejus fíliis hóminum.
Ps 106:32; 106:31.
Lo esaltino nell'assemblea del popolo e lo lodino nel consesso degli anziani. ℣.
Ringrazino il Signore per la sua bontà e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
ALLELUJA
Allelúja,
allelúja. Matt 16:18. ℣. Tu es Petrus, et super hanc petram aedificábo
Ecclésiam meam. Allelúja.
Alleluia,
alleluia. Matt 16:18. ℣. Tu sei Pietro,
e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. Alleluia.
«Beato è Costui,
dice Sant'Ilario, che è lodato per avere spinto il suo sguardo oltre le cose
umane, ed aver veduto, non per considerazione che veniva dalla carne e dal
sangue, ma per rivelazione del Padre celeste, il Figlio di Dio; e per essere
stato giudicato degno di riconoscere per primo la divinità che è nel Cristo».
EVANGELIUM
Sequéntia ✠
sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 16:13-19.
In illo témpore:
Venit Jesus in partes Caesaréae Philíppi, et interrogábat discípulos suos,
dicens: Quem dicunt hómines esse Fílium hóminis? At illi dixérunt: Alii Joánnem
Baptístam, alii autem Elíam, alii vero Jeremíam aut unum ex prophétis. Dicit
illis Jesus: Vos autem quem me esse dícitis? Respóndens Simon Petrus, dixit: Tu
es Christus, Fílius Dei vivi. Respóndens autem Jesus, dixit ei: Beátus es,
Simon Bar Jona: quia caro et sanguis non revelávit tibi, sed Pater meus, qui in
coelis est. Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram
aedificábo Ecclésiam meam, et portae ínferi non praevalébunt advérsus eam. Et
tibi dabo claves regni coelórum. Et quodcúmque ligáveris super terram, erit
ligátum et in coelis: et quodcúmque sólveris super terram, erit solútum et in
coelis.
Seguito ✠ del
santo Vangelo
secondo Matteo.
Matt 16:13-19.
In quel tempo,
Gesù, venuto nella zona di Cesarea di Filippo, interrogava i suoi discepoli:
Chi dicono che sia il Figlio dell'uomo? Ed essi risposero: Alcuni Giovanni il
Battista, altri Elia, altri ancora Geremia, o uno dei profeti. Disse loro Gesù:
Ma voi, chi dite che io sia? Rispose Simon Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio
del Dio vivente. E Gesù, in risposta, gli disse: Beato sei tu, Simone, figlio
di Giona, poiché non la carne e il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio
che è nei cieli. E io dico a te che tu sei Pietro, e su questa pietra
edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di
essa. E ti darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che avrai legato sulla
terra sarà legato anche nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra
sarà sciolto anche nei cieli.
Omelia di San
Leone, Papa.
Sermone 2,
nell'anniversario della sua ascesa, prima di metà.
Come ci riferisce
la lettura evangelica, Gesù stesso interrogò i discepoli che cosa pensassero di
in mezzo a tanti pareri diversi. E San Pietro rispose: Tu sei il Cristo, il
Figlio del Dio vivente. Allora il Signore gli disse: Beato te, o Simone, figlio
di Giona, perché questo non ti è stato rivelato dalla carne o dal sangue, ma
dal Padre mio che sta nei cieli. Perciò io ti dico che tu sei Pietro e su
questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell'inferno non prevarranno
mai contro di essa. E a te darò le chiavi del regno dei cieli, e qualunque cosa
avrai legata sulla terra, sarà legata anche nei cieli, e qualunque cosa avrai
sciolta sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli. L'ordine stabilito da Gesù
Cristo rimane ancora; e San Pietro, che ha conservato fino ad oggi la solidità
della pietra, non abbandonò mai il governo della Chiesa di cui fu incaricato.
Nella Chiesa
intera, infatti, ogni giorno Pietro dice: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio
vivente; ed ogni lingua che riconosce il Signore viene istruita col magistero
di tale voce. Tale fede sconfigge il diavolo e scioglie i legami di coloro che
egli tiene prigionieri. Essa fa entrare nel cielo coloro che ha strappato alla
terra e le porte dell'inferno non possono prevalere contro di essa. È stata
infatti per potenza divina munita di una tale saldezza che mai la potrà
corrompere la malvagità degli eretici né la potrà superare la perfidia dei
pagani. Con tali disposizioni dunque, dilettissimi, e con razionale ossequio si
celebri la festività odierna: affinché nell'umiltà della mia persona venga
riconosciuto e onorato colui, nel quale continua la cura che tutti i pastori
hanno nella custodia delle pecore loro affidate e la cui dignità non viene meno
per l'indegnità dell'erede.
Mentre dunque
rivolgiamo le nostre esortazioni all'orecchio della vostra santità, pensate che
vi parli colui, del quale facciamo le veci: sia perché vi esortiamo con lo
stesso suo affetto, sia perché nient'altro predichiamo a voi se non quello che
egli ha insegnato, scongiurandovi a vivere una vita casta e sobria e timorata
di Dio, avendo cinto i fianchi del vostro spirito. Come dice l'Apostolo, siete
mia gioia e mia corona, se la vostra fede, che dall'inizio del Vangelo è stata
predicata in tutto il mondo, rimarrà nell'amore e nella santità. Infatti anche
se è necessario che tutta la Chiesa, che è presente in tutta la terra, fiorisca
di ogni virtù; tuttavia è conveniente che vi segnaliate tra gli altri popoli
per i meriti della vostra pietà, perché voi, fondati sulla stessa roccia della
pietra apostolica, siete stati redenti assieme agli altri dal Signore nostro
Gesù Cristo, e siete stati istruiti più di tutti dal beato apostolo Pietro.
OFFERTORIUM
Jerem 1:9-10.
Ecce, dedi verba mea in ore tuo: ecce, constítui te super gentes et super
regna, ut evéllas et destruas, et aedífices et plantes.
Jerem 1:9-10. Ecco
che le mie parole pongo sulla tua bocca: ecco che io ti prepongo a nazioni e a
regni per svellere ed abbattere, per edificare e piantare.
SECRETA
Oblátis munéribus,
quaesumus, Dómine, Ecclésiam tuam benígnus illúmina: ut, et gregis tui
profíciat ubique succéssus, et grati fiant nómini tuo, te gubernánte, pastóres.
Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in
unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Per i doni che ti
offriamo, o Signore, illumina benigno la tua Chiesa, affinché ovunque il tuo
gregge progredisca e, docili alla tua guida, i pastori siano graditi al tuo nome.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con
te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
PRAEFATIO DE
APOSTOLIS
Vere dignum et
justum est, aequum et salutáre: Te, Dómine, supplíciter exoráre, ut gregem
tuum, Pastor aetérne, non déseras: sed per beátos Apóstolos tuos contínua
protectióne custódias. Ut iísdem rectóribus gubernétur, quos óperis tui
vicários eídem contulísti praeésse pastóres. Et ídeo cum Angelis et
Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis
exércitus hymnum glóriae tuae cánimus, sine fine dicéntes: Sanctus, Sanctus,
Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in
excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
È veramente cosa
buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza innalzare a te, Signore, la
nostra preghiera. Ti supplichiamo, Pastore eterno: non abbandonare il tuo
gregge, ma per mezzo dei tuoi Santi Apostoli custodiscilo e proteggilo sempre.
Continui ad essere governato da quelli che tu stesso hai eletto vicari
dell'opera tua, e hai costituito pastori. E noi, uniti agli Angeli e agli
Arcangeli, ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo con voce incessante l'inno della tua gloria: Santo, Santo, Santo il
Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.
Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Osanna nell'alto dei cieli.
COMMUNIO
Matt 16:18. Tu es
Petrus, et super hanc petram aedificábo Ecclésiam meam.
Matt 16:18. Tu sei
Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Refectióne sancta
enutrítam gubérna, quaesumus, Dómine, tuam placátus Ecclésiam: ut, poténti
moderatióne dirécta, et increménta libertátis accípiat et in religiónis
integritáte persístat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui
tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum.
Amen.
Preghiamo.
Guida
benevolmente, o Signore, la tua Chiesa, nutrita con questo santo ristoro:
diretta dal tuo potente governo, essa goda di una crescente libertà e mantenga
integra la sua fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei
secoli. Amen.