sabato 19 gennaio 2019

Santi Mario, Marta, Audiface ed Abaco, Martiri - Commemorazione di San Canuto IV, Re e Martire

Semplice.
Paramenti rossi.

Mario, nato in Persia da nobile casato, si portò a Roma nel 270 sotto l'imperatore Claudio II insieme con Marta sua moglie, di pari nobiltà, e i due figli Audiface e Abaco, per venerarvi i sepolcri dei Martiri. Ivi consolavano i Cristiani che erano nelle catene, li assistevano coll'opera e coi loro beni, e, aiutati dal prete Giovanni, seppellivano lungo la via Salaria i corpi di oltre 260 santi martiri, che giacevano uccisi in aperta campagna.
Scoperti, furono tutti arrestati e interrogati dal prefetto Flaviano e dal governatore Marciano; ma né le minacce né il terrore degli empi avendoli piegati a sacrificare agli déi, furono dapprima fiaccati con battiture, poi tirati con funi, quindi bruciati con lamine roventi e scarnificati con uncini di ferro. Da ultimo troncate le mani, legati per il collo e condotti per la città, furono uccisi a tredici miglia da Roma, sulla via Cornelia, nella località detta Ninfa: e prima a Marta, che aveva esortato con veemenza il marito e i figli a soffrire coraggiosamente i supplizi per la fede di Gesù Cristo, e poi agli altri fu recisa la testa sulla stessa arena, e i loro corpi furono gettati sul fuoco. I loro corpi semibruciati furono poi raccolti dalla pia e nobile matrona romana Felicita e furono seppelliti in un suo possedimento agricolo chiamato “Buxus”, oggi Tenuta Boccea, sulla stessa via Cornelia. In tale luogo sorse una chiesa di cui tuttora esistono i ruderi e che fu meta di pellegrinaggi nel Medioevo.
Verso la seconda metà del XVIII secolo a seguito del graduale aumento della popolazione nell'area, e per interessamento del Canonico Pietro Fiorenzi, si impose al Capitolo di San Pietro proprietario del fondo “ab antiquo”, di finanziare la costruzione di una nuova Chiesa “più capace e più decorosa”. Ottenuti l'indulto e la somma necessaria per la costruzione di tale opera da papa Pio VI, il progetto fu affidato all'architetto Virginio Bracci, mentre al costruttore Giuseppe Viventi venne affidato l'incarico di portare a termine i lavori. L'8 settembre 1779, dopo appena un anno dall'inizio dei lavori, S.E. il Cardinale Carlo Rezzonico, Vescovo di Porto e Santa Rufina, con solenne funzione alla quale parteciparono illustri principi della Chiesa e un gran numero di abitanti, benediceva la nuova chiesa dei Santi Mario, Marta, Audiface e Abaco. La Tenuta di Boccea e la relativa Chiesa dei Santi Martiri rimasero di proprietà del Capitolo Vaticano sino al 1873, anno in cui esse furono incamerate dal Regno d'Italia.
Per quanto concerne le reliquie di questi Santi Martiri, esse ebbero vicende molto complesse: alcune furono traslate a Roma nelle chiese di sant'Adriano e di santa Prassede; una parte di esse, nell'828, fu inviata a Eginardo, biografo di Carlo Magno, che la donò al monastero di Seligenstadt (in Assia, Germania).
Meditando il martirio di questi Santi, che «senza temere quelli che li perseguitavano» (Communio) subirono tutti i supplizi, ringraziandone Dio, perché vedevano nel martirio il mezzo per raggiungere l'eterna gioia (Introitus), chiediamo a Nostro Signore Gesù Cristo, «che si mostrò così mirabile nei suoi martiri» (Alleluja) di manifestare anche nelle anime nostre gli effetti della sua divina potenza, affinché «godendo della pace in questa vita, noi riceviamo nell'altra l'eterna ricompensa» (Oratio).


Bartolomeo Colombo, Decapitazione dei Santi Mario, Marta, Audiface e Abaco,
Cappella dei Martiri Persiani, Duomo di Tivoli (Lazio), XVII sec.


Canuto IV (in danese: Kund), figlio illegittimo del re danese Sweyn II Estridsson Ulfsson, nato verso il 1040, illustre per fede, pietà e onestà di costumi, diede prova della sua esimia santità dalla più tenera età. Conseguito lo scettro paterno con somma acclamazione di tutti nel 1080, iniziò ad applicarsi con tutte le proprie forze nel promuovere la fede cattolica nel suo Regno, a costruire numerose Chiese che colmò anche di beni, e a fornire le cose più preziose per la sacra suppellettile. Istituì, inoltre, una sorte di sostentamento del clero e trasferì gran parte del potere dai conti ai vescovi che vennero investiti anche di cariche temporali. Quindi infiammato dallo zelo di propagare la fede cattolica, quando affrontò i regni barbari in giusta battaglia, soggiogò le nazioni vinte e sottomesse alla legge cristiana. Illustre ancora per moltissime vittorie e arricchito abbondantemente di beni, rinunciò al diadema regale ai piedi di Cristo crocifisso, assoggettando se stesso e il Regno a colui che è il Re dei re e il Signore dei signori. Castigò il suo corpo con digiuni, cilici e flagelli. Assiduo nell'orazione e nella contemplazione, fu sempre prodigo verso i poveri e generoso verso tutti, né deviò mai dalla strada della giustizia e della legge divina.
Ispirato da queste ed altre virtù, il santo Re si affrettava al raggiungimento della suprema vetta della perfezione. Però avvenne che il regno di Inghilterra fosse invaso da Guglielmo, duca di Normandia, con un formidabile esercito. Implorando gli Angli il soccorso dei Danesi, allorché il Re decretò di soccorrerli, affidò la spedizione di guerra al fratello Olaf. Questi, sedotto dalla bramosia di regnare, nel 1085, volse le armi a danno del Re, dopo che furono incitati soldati e popolo contro di lui. E non mancarono fomenti alla ribellione: poiché il Re infatti aveva decretato, con le leggi emanate, che le decime fossero abolite alle Chiese, fossero osservati i precetti di Dio e della Chiesa e i trasgressori fossero puniti, molti uomini inaspriti, depravati e scellerati, iniziarono dapprima per di più a provocare disordini, poi ad agitare la folla, ed infine a tramare di assassinare il santissimo Re.
Sapendo dunque il Re, presago delle cose future, che la morte gli era imminente a causa della giustizia, essendogli essa stata preannunziata, si recò nella chiesa di Sant'Albano martire presso Odense così come a luogo di battaglia: fortificato anche dai Sacramenti, presentava la sua lotta al Signore. Subito approssimandosi lì la moltitudine dei congiurati, essi tentarono di appiccare il fuoco alla chiesa, di sfondare la porta e di irrompere in essa. Non potendo conseguire ciò, essi, accedendovi dalle finestre, non desistettero di scagliare con gran foga sassi e frecce al santo Re, che pregava in ginocchio per i suoi nemici; finché a colpi di sassi e dardi, stramazzando con le braccia distese davanti all'altare, fu coronato da un glorioso martirio, il 10 luglio 1086, quando sedeva sul trono apostolico papa Vittore III. Insieme al santo Re furono uccisi anche suo fratello Benedikt e otto suoi seguaci.
Iddio illustrò sin da subito il suo santo Martire con molti miracoli. Infatti, la Danimarca, oppressa da una grave carestia e da diverse calamità, espiò le pene del sacrilegio perpetrato. Molti, afflitti anche da vari languori, conseguirono rimedio e incolumità alla sua tomba. Allorché la Regina tentò di sottrarre segretamente il suo sacro corpo nottetempo e di trasferirlo altrove, atterrita dallo splendore straordinario emesso dal cielo, desisté dal proposito.
Papa Pasquale II approvò già il suo culto nel 1101, a seguito delle pressioni degli inviati del re di Danimarca Eric III. Nel 1300 i resti del suo corpo e quelli del fratello furono trasferiti nella Cattedrale di San Canuto, sempre a Odense.


Christian Albrecht von Benzon, Morte di San Canuto, Fyns Kunstmuseum, Odense, Danimarca, 1843.


INTROITUS
Ps 67:4. Justi epuléntur et exsúltent in conspéctu Dei et delecténtur in laetítia. Ps 67:2. Exsúrgat Deus, et dissipéntur inimíci ejus: et fúgiant qui odérunt eum, a fácie ejus. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Justi epuléntur et exsúltent in conspéctu Dei et delecténtur in laetítia.

Ps 67:4. I giusti banchettino ed esultino innanzi a Dio e gioiscano in letizia. Ps 67:2. Sorga Dio e i suoi nemici si disperdano; e quelli che lo odiano, fuggano dal suo Volto. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. I giusti banchettino ed esultino innanzi a Dio e gioiscano in letizia.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Exáudi, Dómine, pópulum tuum cum Sanctórum tuórum patrocínio supplicántem: ut et temporális vitae nos tríbuas pace gaudére; et aetérnae reperíre subsídium. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ascolta, o Signore, il tuo popolo, che ti supplica confidando nel patrocinio dei tuoi santi, e fa', che godiamo pace nella vita presente e troviamo aiuto per la eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione di San Canuto IV, Re e Martire.

Orémus.
Deus, qui ad illustrándam Ecclésiam tuam beátum Canútum regem martýrii palma et gloriósis miráculis decoráre dignátus es: concéde propítius; ut, sicut ipse Domínicae passiónis imitátor fuit, ita nos, per ejus vestígia gradiéntes, ad gáudia sempitérna perveníre mereámur. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che per la gloria della tua Chiesa, decorasti il beato re Canuto della palma del martirio e di gloriosi miracoli; concedi, propizio, che come egli fu imitatore della passione del Signore, così noi, seguendo le sue vestigia, meritiamo di giungere ai gaudi eterni. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Gli Ebrei convertiti al cristianesimo erano stati soggetti a grandi sofferenze e a crudeli persecuzioni. Non solo avevano sopportato senza cedere, ma avevano anche incoraggiato gli altri cristiani pur essi perseguitati per la giustizia. San Paolo ricorda loro che devono perseverare con grande spirito di fede in Gesù, che presto verrà a ricompensarli.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Hebraeos.
Hebr 10:32-38.
Fratres: Rememorámini prístinos dies, in quibus illumináti magnum certámen sustinuístis passiónum; et in áltero quidem oppróbriis et tribulatiónibus spectáculum facti: in áltero autem sócii táliter conversántium effécti. Nam et vinctis compássi estis, et rapínam bonórum vestrórum cum gáudio suscepístis, cognoscéntes vos habére meliórem et manéntem substántiam. Nolíte itaque amíttere confidéntiam vestram, quae magnam habet remuneratiónem. Patiéntia enim vobis necessária est: ut, voluntátem Dei faciéntes, reportétis promissiónem. Adhuc enim módicum aliquántulum, qui ventúrus est, véniet, et non tardábit. Justus autem meus ex fide vivit.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo agli Ebrei.
Hebr 10:32-38.
Fratelli, richiamate alla memoria quei primi giorni in cui, appena illuminati dal Vangelo, doveste sostenere grande lotta di sofferenze; ora esposti a ludibrio di tutti con tormenti ed ignominia, ora divenendo compagni di chi era in tale stato. Voi infatti foste compassionevoli verso i carcerati e con gioia accettaste la confisca dei vostri beni, sapendo di aver beni migliori e più duraturi. Non vogliate pertanto perdere quella vostra fiducia, alla quale è riserbata grande ricompensa. Per voi, infatti, è necessaria la pazienza, affinché, facendo la volontà di Dio, possiate conseguire ciò che vi è stato promesso; poiché ancora un tantino, e chi ha da venire verrà, e non tarderà. Infatti il giusto, come l'intendo io, vive di fede.

GRADUALE
Sap 3:1; 3:2; 3:3. Justórum ánimae in manu Dei sunt: et non tanget illos torméntum malítiae. ℣. Visi sunt óculis insipiéntium mori: illi autem sunt in pace.

Sap 3:1; 3:2; 3:3. I giusti sono nelle mani di Dio e non li toccherà il tormento della malvagità. ℣. Parvero morire agli occhi degli stolti: invece essi sono nella pace.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 67:36. ℣. Mirábilis Deus noster in Sanctis suis. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 67:36. ℣. Il nostro Dio è ammirabile nei suoi santi. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 125:5-6. Qui séminant in lácrimis, in gáudio metent. ℣. Eúntes ibant et flébant, mitténtes sémina sua. ℣. Veniéntes autem vénient cum exsultatióne, portántes manípulos suos.

Ps 125:5-6. Chi semina nelle lacrime, mieterà nel gaudio. ℣. Nell'andare procedevano piangendo e portando il seme da gettare. ℣. Ma nel tornare verranno cantando e portando i propri covoni.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 24:3-13.
In illo témpore: Sedénte Jesu super montem Olivéti, accessérunt ad eum discípuli secréto, dicéntes: Dic nobis, quando haec erunt? et quod signum advéntus tui et consummatiónis saeculi? Et respóndens Jesus, dixit eis: Vidéte, ne quis vos sedúcat. Multi enim vénient in nómine meo, dicéntes: Ego sum Christus: et multos sedúcent. Auditúri enim estis praelia et opiniónes proeliórum. Vidéte, ne turbémini. Opórtet enim haec fíeri, sed nondum est finis. Consúrget enim gens in gentem, et regnum in regnum, et erunt pestiléntiae et fames et terraemótus per loca. Haec autem ómnia inítia sunt dolórum. Tunc tradent vos in tribulatiónem et occídent vos: et éritis odio ómnibus géntibus propter nomen meum. Et tunc scandalizabúntur multi, et ínvicem tradent, et odio habébunt ínvicem. Et multi pseudoprophétae surgent, et sedúcent multos. Et quóniam abundávit iníquitas, refrigéscet cáritas multórum. Qui autem perseveráverit usque in finem, hic salvus erit.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 24:3-13.
In quel tempo, stando Gesù sul monte degli Ulivi, i discepoli vennero a Lui in disparte e gli dissero: Spiegaci, quando avverranno queste cose? E quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo? E Gesù rispose loro: Badate che nessuno vi seduca perché molti verranno in nome mio a dire: Io sono il Cristo; e sedurranno molti. Udrete poi parlar di guerre e di rumori di guerre; badate, non vi turbate! Poiché bisogna che ciò avvenga, ma non è ancora la fine. Ché si solleverà popolo contro popolo, e regno contro regno, e vi saranno pestilenze, carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo non è che il principio dei dolori. Allora vi consegneranno per i supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutte le genti a cagione del mio nome. E allora molti si scandalizzeranno e si denunzieranno a vicenda e si odieranno l'un l'altro. E sorgeranno tanti falsi profeti che sedurranno molti. E per il moltiplicarsi dell'iniquità si raffredderà la carità dei più. Ma chi avrà perseverato sino alla fine, sarà salvo.

OFFERTORIUM
Ps 123:7. Anima nostra, sicut passer, erépta est de láqueo venántium: láqueus contrítus est, et nos liberáti sumus.

Ps 123:7. L'anima nostra come passero è sfuggita al laccio del cacciatore; il laccio si spezzò e noi fummo liberi.

SECRETA
Preces, Dómine, tuórum réspice oblationésque fidélium: ut et tibi gratae sint pro tuórum festivitáte Sanctórum, et nobis cónferant tuae propitiatiónis auxílium. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Riguarda, o Signore, alle preghiere e alle offerte dei tuoi fedeli, affinché siano a te gradite nella festa dei tuoi santi e a noi portino l'aiuto della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione di San Canuto IV, Re e Martire.

Accépta sit in conspéctu tuo, Dómine, nostra devótio: et ejus nobis fiat supplicatióne salutáris, pro cujus solemnitáte defértur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, riesca gradito al tuo cospetto l'ossequio della nostra devozione, e sia a noi di salvezza per le preghiere di colui nella cui solennità te lo presentiamo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 12:4. Dico autem vobis amícis meis: Ne terreámini ab his, qui vos persequúntur.

Luc 12:4. A voi, amici miei, io dico: non abbiate timore di quelli che vi perseguitano.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Sanctórum tuórum, Dómine, intercessióne placátus: praesta, quaesumus; ut, quae temporáli celebrámus actióne, perpétua salvatióne capiámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Placato, o Signore, dall'intercessione dei tuoi santi, fa' che quanto celebriamo con azione temporale, lo conseguiamo nell'eterna salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione di San Canuto IV, Re e Martire.

Orémus.
Refécti participatióne múneris sacri, quaesumus, Dómine, Deus noster: ut, cujus exséquimur cultum, intercedénte beáto Canúto Mártyre tuo, sentiámus efféctum. Per Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ristorati dalla partecipazione a questo sacramento ti preghiamo, o Signore nostro Dio, affinché per l'intercessione del beato Canuto martire tuo, sentiamo l'effetto duraturo del sacrificio celebrato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.