Doppio.
Paramenti bianchi.
Dopo
di aver perseguitato la Santa Chiesa durante i primi secoli, gli imperatori,
cristiani ma eretici, continuarono i loro attacchi appoggiando l'Arianesimo,
che negava la divinità del Cristo. In questo periodo che segue l'Epifania, nel
quale Nostro Signore Gesù Cristo afferma la sua divinità colle sue dottrine e i
suoi miracoli, il primo santo che la Santa Chiesa ci presenta è uno dei
difensori più intrepidi di questo dogma fondamentale del Cristianesimo.
Ilario
nacque a Poitiers, nell'Aquitania, verso il 310, da una nobile famiglia pagana,
che gli fece impartire una solida educazione letteraria e filosofica a base
neoplatonica. Egli adulto abbracciò la fede cattolica e fu battezzato verso il 345. Legato dapprima in
matrimonio e padre di una figlia, Abra, menò una vita quasi monastica; poi per
le singolari virtù venne creato vescovo di Poitiers verso il 353, e si diportò
così bene nella carica episcopale, da meritare le più grandi lodi dai fedeli.
Il Santo Vescovo si distinse sempre per dottrina ed eloquenza.
Era
l'epoca in cui l'imperatore Costanzo II perseguitava i cattolici col terrore, la
confisca dei beni, l'esilio ed ogni altra crudeltà, se non passavano dalla
parte degli Ariani. Per la difesa dell'ortodossia, il Santo Pastore convocò a
Parigi nel 355, un sinodo che scomunicò gli ambiziosi vescovi di corte Valente
e Ursacio, persecutori di Sant'Atanasio, e Saturnino, vescovo di Arles, che
aveva condiviso le loro violenze. Ilario essendosi opposto agli Ariani come un
muro inespugnabile, attirò su di sé il loro furore. Quindi gli furono tese
molte insidie, e finalmente per gli artifizi del suddetto Saturnino, vescovo di
Arles, dal sinodo di Béziers - il “sinodo dei falsi apostoli”, come Sant'Ilario
stesso lo chiama, dal momento che l'assemblea fu dominata dai Vescovi
filoariani, che negavano la divinità di Gesù Cristo - venne relegato nella
Frigia, nell'attuale Turchia (356). Quivi risuscitò un morto e scrisse contro
gli Ariani il suo capolavoro De
Trinitate (Sulla Trinità) in dodici libri.
Quattro
anni dopo (359), radunato dall'imperatore Costanzo II un concilio a Seleucia,
città dell'Isauria, Ilario fu costretto ad assistervi e poté esporre la fede
nicena, ma la concordia non fu raggiunta per il malanimo di molti. Dopo il
sinodo, il Santo Pastore quindi partì per Costantinopoli, dove scorto l'estremo
pericolo della fede, domandò, con tre pubblici memoriali, udienza
all'imperatore, per disputare davanti a lui sulla fede cogli avversari. Ma
Ursacio e Valente, vescovi Ariani, che Ilario aveva confutato nei suoi scritti,
temendo la presenza di un uomo sì sapiente, persuasero l'imperatore Costanzo II di
ristabilirlo nel suo vescovado come per fargli onore. Nel 360, fu allora che la
Chiesa della Gallia, secondo l'espressione di San Girolamo, abbracciò Ilario
reduce dal combattimento contro gli eretici, seguito fino alla città episcopale
da San Martino, che fu poi preposto al governo della chiesa di Tours e la cui santità
mostrò in seguito quanto profittasse delle lezioni d'un tanto maestro.
D'allora
in poi governò la chiesa di Poitiers con gran tranquillità, e spinse la Gallia
intera e l'Italia settentrionale a condannare l'empietà degli Ariani. Scrisse molti libri d'una meravigliosa
erudizione; e San Girolamo afferma a Leta di poterli leggere tutti senza
nessuna téma di errore con quelle parole: I libri d'Ilario si possono leggere
senza alcun pericolo. Egli se ne andò in cielo il 13 gennaio, sotto gli imperatori
Valentiniano e Valente, nell'anno 369 dalla nascita di Cristo. Appellato da molti
Padri e concili Dottore insigne della Chiesa, e come tale onorato in alcune
diocesi, finalmente ad istanza del sinodo di Bordeaux, nel 1851 Pio IX
Pontefice massimo, con decreto della sacra Congregazione dei Riti, lo dichiarò
e confermò Dottore della Chiesa universale, ordinando che il giorno della sua
Festa si dicesse da tutti l'Ufficio e la Santa Messa dei Dottori.
Ricorriamo
sempre all'intercessione di Sant'Ilario per essere intrepidi atleti della
divinità di Cristo.
Felice, prete del III secolo, nativo di Nola, piccola città della Campania (Italia meridionale), per avere inveito con forza contro il culto degli idoli, fu in diverse maniere perseguitato dagli infedeli, poi gettato in prigione. Donde liberato di notte da un Angelo, ricevé l'ordine di cercare Massimiano, vescovo di Nola, il quale essendo carico di anni e temendo perciò di non poter sostenere i supplizi dei persecutori, s'era nascosto in una selva. Ivi giunto Felice, condottovi da Dio, trovò il santo vescovo disteso per terra quasi morto; rianimatolo e caricatoselo sulle spalle, lo affidò, perché si rimettesse, alle cure di una vedova cristiana. Ma riprendendo egli di nuovo l'empietà degli adoratori degli idoli, questi si precipitarono su di lui, ma egli fuggì e si nascose nello stretto spazio di due muraglie: la cui entrata essendosi subito ricoperta di ragnatele, nessuno poté sospettare che vi si fosse nascosto proprio allora. Donde poi uscito, Felice dimorò nascosto per tre mesi in casa di una pia donna. E allorquando la Santa Chiesa di Dio cominciò ad aver pace, ritornò a Nola, dove cogli esempi della vita, i suoi insegnamenti e i miracoli convertì molti alla fede di Cristo, e, dopo aver ricusato costantemente il vescovado di quella città, si addormentò nel Signore verso il 313, e fu sepolto presso Nola nel luogo detto in Pincis.
Fortuné Viguier, Sant'Ilario uccide l'eresia ariana raffigurata da un drago,
Chiesa di Sant'Ilario, Payré, Francia, 1866.
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Felice, prete del III secolo, nativo di Nola, piccola città della Campania (Italia meridionale), per avere inveito con forza contro il culto degli idoli, fu in diverse maniere perseguitato dagli infedeli, poi gettato in prigione. Donde liberato di notte da un Angelo, ricevé l'ordine di cercare Massimiano, vescovo di Nola, il quale essendo carico di anni e temendo perciò di non poter sostenere i supplizi dei persecutori, s'era nascosto in una selva. Ivi giunto Felice, condottovi da Dio, trovò il santo vescovo disteso per terra quasi morto; rianimatolo e caricatoselo sulle spalle, lo affidò, perché si rimettesse, alle cure di una vedova cristiana. Ma riprendendo egli di nuovo l'empietà degli adoratori degli idoli, questi si precipitarono su di lui, ma egli fuggì e si nascose nello stretto spazio di due muraglie: la cui entrata essendosi subito ricoperta di ragnatele, nessuno poté sospettare che vi si fosse nascosto proprio allora. Donde poi uscito, Felice dimorò nascosto per tre mesi in casa di una pia donna. E allorquando la Santa Chiesa di Dio cominciò ad aver pace, ritornò a Nola, dove cogli esempi della vita, i suoi insegnamenti e i miracoli convertì molti alla fede di Cristo, e, dopo aver ricusato costantemente il vescovado di quella città, si addormentò nel Signore verso il 313, e fu sepolto presso Nola nel luogo detto in Pincis.
Questo
Santo, perseguitato per la fede, meritò il titolo di Martire, benché sia
sopravvissuto alla persecuzione. Innumerevoli miracoli resero celebre la sua
tomba. Sulla testimonianza di San Paolino, che a lui deve la propria
conversione, Nola fu, dopo Roma, la mèta dei numerosi pellegrinaggi che
caratterizzano il IV secolo. Così si afferma, nel servo glorioso, la divina
potenza.
San Felice da Nola, litografia. |
La
Chiesa loda il Signore per aver conferito ai Santi Dottori la sapienza,
l'intelligenza e la santità con cui spandere dovunque il lume della dottrina
evangelica.
INTROITUS
Eccli
15:5. In médio
Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et
intelléctus: stolam glóriae índuit eum. Ps
91:2. Bonum est confitéri Dómino: et psállere nómini tuo, Altíssime. ℣.
Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc,
et semper, et in saecula saeculórum. Amen. In médio Ecclésiae apéruit os ejus:
et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae
índuit eum.
Eccli
15:5. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di
sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria. Ps 91:2. È bene
cantare la gloria al Signore: e lodare, Altissimo, il tuo Nome. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli
dei secoli. Amen. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello
spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria.
Gloria
ORATIO
Orémus.
Deus, qui populo
tuo aeternae salutis beatum Hilarium ministrum tribuisti: praesta quaesumus;
ut, quem Doctorem vitae habuimus in terris, intercessorem habere mereamur in
coelis. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et
regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
O
Dio, che hai concesso al tuo popolo quale ministro di salvezza il beato Ilario,
concedine che colui che in terra ci è stato Dottore, meritiamo di averlo
intercessore in cielo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è
Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli
dei secoli. Amen.
Si
fa la commemorazione di San Felice, Prete e Martire.
Orémus.
Concéde, quaesumus,
omnípotens Deus: ut ad meliórem vitam Sanctórum tuórum exémpla nos próvocent;
quaténus, quorum solémnia ágimus, étiam actus imitémur. Per Dominum nostrum
Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus
Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Te
ne preghiamo, o Dio, onnipotente: fa' che gli esempi dei tuoi Santi ci spronino
a vita migliore, sì che, celebrandone la festa, ne imitiamo pure le azioni. Per
il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in
unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
I
Dottori della Chiesa hanno messo in pratica i consigli che San Paolo dava a San
Timoteo. Predicarono in ogni maniera la dottrina di Gesù Cristo, reagendo
contro quella curiosità morbosa che rende certe anime avide ad intendere teorie
nuove ed erronee in fatto di religione. Avendo combattuta la buona battaglia,
come l'Apostolo, per il Vangelo e conservato intatto il deposito sacro della
dottrina cristiana, ricevono in cielo la corona destinata a compensarli della
loro santità apostolica.
LECTIO
Léctio Epístolae
Beáti Pauli Apóstoli ad Timótheum.
2Tim
4:1-8.
Caríssime: Testíficor
coram Deo, et Jesu Christo, qui judicatúrus est vivos et mórtuos, per advéntum
ipsíus et regnum ejus: praedica verbum, insta opportúne, importúne: árgue,
óbsecra, íncrepa in omni patiéntia, et doctrína. Erit enim tempus, cum sanam
doctrínam non sustinébunt, sed ad sua desidéria coacervábunt sibi magístros,
pruriéntes áuribus, et a veritáte quidem audítum avértent, ad fábulas autem
converténtur. Tu vero vígila, in ómnibus labóra, opus fac Evangelístae,
ministérium tuum ímple. Sóbrius esto. Ego enim jam delíbor, et tempus
resolutiónis meae instat. Bonum certámen certávi, cursum consummávi, fidem
servávi. In réliquo repósita est mihi coróna justítiae, quam reddet mihi
Dóminus in illa die, justus judex: non solum autem mihi, sed et iis, qui
díligunt advéntum ejus.
Lettura
dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo a Timoteo.
2Tim
4:1-8.
Carissimo:
Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo, che ha da venire a giudicare i vivi
ed i morti, per la sua venuta e per il suo regno: predica la Parola, insisti a
tempo opportuno e fuori tempo. Riprendi, esorta, sgrida con paziente
insegnamento; perché verrà tempo in cui la gente non potrà sopportare la sana
dottrina, ma per assecondare la propria passione e per prurito di novità, si
creerà una folla di maestri, e per non ascoltare la verità andrà dietro a
favole. Ma tu veglia sopra tutte le cose, sopporta le afflizioni, compi
l'ufficio di predicare il Vangelo, adempi il tuo ministero e sii temperante. In
quanto a me il mio sangue sta per essere versato come una libazione e il tempo
del mio scioglimento dal corpo è vicino. Ho combattuto la buona battaglia, ho
conservato la fede. Non mi resta che ricevere la corona di giustizia, che mi
darà in quel giorno il Signore, giusto giudice; e non solo a me, ma anche a
quelli che desiderano la sua venuta.
GRADUALE
Ps 36:30-31. Os
justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium. ℣. Lex
Dei ejus in corde ipsíus: et non supplantabúntur gressus ejus.
Ps
36:30-31. La bocca del giusto esprime sapienza e la sua lingua parla secondo
giustizia. ℣. Ha nel cuore la legge del suo Dio e i suoi
passi non sono esitanti.
ALLELUJA
Allelúja,
allelúja. Eccli 45:9. ℣. Amávit
eum Dóminus, et ornávit eum: stolam glóriae índuit eum. Allelúja.
Alleluia,
alleluia. Eccli 45:9. ℣. Il Signore lo ha amato e lo ha colmato d'onore:
lo ha rivestito di una veste di gloria. Alleluia.
I
Dottori sono il sale che deve preservare le anime dalla corruzione: sono la
luce che illumina gli uomini immersi nelle tenebre dell'errore e del peccato.
Predicando con la loro dottrina e il loro esempio, glorificano Dio, il quale
solo dà la grazia di compiere bene il proprio dovere. E siccome l'osservanza
delle minime prescrizioni della legge riceve la sua ricompensa, essi sono
grandi nel regno dei cieli.
EVANGELIUM
Sequéntia ✠
sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt
5:13-19.
In illo témpore:
Dixit Jesus discípulis suis: Vos estis sal terrae. Quod si sal evanúerit, in
quo saliétur? Ad níhilum valet ultra, nisi ut mittátur foras, et conculcétur ab
homínibus. Vos estis lux mundi. Non potest cívitas abscóndi supra montem
pósita. Neque accéndunt lucérnam, et ponunt eam sub módio, sed super
candelábrum, ut lúceat ómnibus qui in domo sunt. Sic lúceat lux vestra coram
homínibus, ut vídeant ópera vestra bona, et gloríficent Patrem vestrum, qui in
coelis est. Nolíte putáre, quóniam veni sólvere legem aut prophétas: non veni
sólvere, sed adimplére. Amen, quippe dico vobis, donec tránseat coelum et
terra, iota unum aut unus apex non praeteríbit a lege, donec ómnia fiant. Qui
ergo solverit unum de mandátis istis mínimis, et docúerit sic hómines, mínimus
vocábitur in regno coelórum: qui autem fécerit et docúerit, hic magnus
vocábitur in regno coelórum.
Seguito
✠ del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt
5:13-19.
In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Voi siete il sale della terra. E se
il sale perde la sua virtù, come lo si riattiverà? Non è più buono se non ad
essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo. Non
può rimanere nascosta una città posta sopra un monte. Né si accende la lucerna
per riporla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia lume a quanti
sono in casa. Così risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, affinché
vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.
Non crediate che io sia venuto ad abrogare la Legge o i Profeti, ma a
completare. In verità vi dico che finché non passi il cielo e la terra non
passerà un solo iota o un apice solo della Legge, che tutto non sia compiuto.
Chi pertanto violerà uno dei minimi di questi comandamenti e insegnerà così
agli uomini, sarà tenuto minimo nel regno dei cieli; ma colui che avrà operato
ed insegnato, sarà tenuto grande nel regno dei cieli.
Omelia
di Sant'Ilario, Vescovo.
Commento
su Matteo, can. 4.
Voi siete il sale
della terra. Se il sale diventa insipido, non è buono a nulla quello che si
salerà. Ma io credo che non ci sia nessun sale della terra. In che modo quindi
chiamò gli Apostoli il sale della terra? Ma va cercata la proprietà delle cose
dette, che sarà mostrata sia dal compito degli Apostoli, sia dalla natura dello
stesso sale. Il sale è in sé come una cosa sola e contiene l'elemento
dell'acqua e quello del fuoco, e questo di due è una cosa sola.
Questo dunque reso
efficace in ogni uso del genere umano, impartisce l'incorruttibilità ai corpi
su cui sia stato cosparso, ed è dispensatore prontissimo ad ogni senso del
sapore intrinseco. Ma gli Apostoli sono i predicatori delle cose celesti, e
come i seminatori dell'eternità, conferenti l'immortalità a tutti i corpi sui
quali sia stato cosparso il loro annuncio. Meritatamente quindi sono chiamati
sale della terra, perché conservano i corpi per l'eternità a maniera di una salatura
per virtù della dottrina.
Ma la natura del
sale è sempre la stessa, né si può mai mutare. È vero che l'uomo sarà
sottoposto alla mutazione e solo è beato chi sarà rimasto fino alla fine in
tutte le opere di Dio; pertanto li ammonisce, avendoli chiamati sale della
terra, di persistere nella virtù della potenza a loro conferita, per evitare
che diventati vani non salino più, ed essi, perso il senso del sapore ricevuto,
non possano vivificare i corpi corrotti, e gettatati dagli armai della Chiesa,
con quelli che avrebbero salato, siano calpestati dai piedi dei passanti.
Credo
OFFERTORIUM
Ps
91:13. Justus ut
palma florébit: sicut cedrus, quae in Líbano est, multiplicábitur.
Ps
91:13. Il giusto fiorirà come palma, crescerà come un cedro del Libano.
SECRETA
Sancti Hilarii
Pontíficis tui atque Doctóris nobis, Dómine, pia non desit orátio: quae et
múnera nostra concíliet; et tuam nobis indulgéntiam semper obtíneat. Per
Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in
unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
O
Signore, non ci venga mai meno l'intercessione pia del beato Ilario Vescovo tuo
e Dottore, la quale renda a te graditi i nostri doni e sempre ottenga a noi la
tua indulgenza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e
vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei
secoli. Amen.
Si
fa la commemorazione di San Felice, Prete e Martire.
Hóstias tibi,
Dómine, beáti Félicis Mártyris tui dicátas méritis, benígnus assúme: et ad
perpétuum nobis tríbue proveníre subsídium. Per Dominum nostrum Jesum
Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti
Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Accetta,
o Signore, per la tua bontà queste offerte, che ti presentiamo in onore dei
meriti del beato Felice martire tuo; e fa' che esse ci meritino una continua
protezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e
regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
PRAEFATIO
COMMUNIS
Vere dignum et
justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine
sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem
majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli
coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum
quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione
dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et
terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini.
Hosánna in excélsis.
È
veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere
grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le
Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i
Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro
canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di
lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene
nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.
COMMUNIO
Luc
12:42. Fidélis
servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in
témpore trítici mensúram.
Luc
12:42. Fedele e saggio è il servitore che il Signore ha preposto alla sua casa:
perché al tempo conveniente dia il cibo che spetta a ciascuno.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Ut nobis, Dómine,
tua sacrifícia dent salútem: beátus Hilarius Póntifex tuus et Doctor egrégius,
quaesumus, precátor accédat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum,
qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula
saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Interceda
per noi, o Signore, il beato Ilario Vescovo tuo e Dottore egregio, affinché il
tuo sacrificio ci porti salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo
Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per
tutti i secoli dei secoli. Amen.
Si
fa la commemorazione di San Felice, Prete e Martire.
Orémus.
Quaesumus, Dómine,
salutáribus repléti mystériis: ut, beáti Félicis Mártyris tui, cujus solémnia
celebrámus, oratiónibus adjuvémur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium
tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia
saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Nutriti
dei salutari misteri, ti preghiamo, Signore, di essere sempre soccorsi dalle
preghiere del beato Felice martire tuo, del quale celebriamo la festa. Per il
nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in
unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.