lunedì 14 gennaio 2019

Sant'Ilario Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa - Commemorazione di San Felice, Prete e Martire

Doppio.
Paramenti bianchi.

Dopo di aver perseguitato la Santa Chiesa durante i primi secoli, gli imperatori, cristiani ma eretici, continuarono i loro attacchi appoggiando l'Arianesimo, che negava la divinità del Cristo. In questo periodo che segue l'Epifania, nel quale Nostro Signore Gesù Cristo afferma la sua divinità colle sue dottrine e i suoi miracoli, il primo santo che la Santa Chiesa ci presenta è uno dei difensori più intrepidi di questo dogma fondamentale del Cristianesimo.
Ilario nacque a Poitiers, nell'Aquitania, verso il 310, da una nobile famiglia pagana, che gli fece impartire una solida educazione letteraria e filosofica a base neoplatonica. Egli adulto abbracciò la fede cattolica e fu battezzato verso il 345. Legato dapprima in matrimonio e padre di una figlia, Abra, menò una vita quasi monastica; poi per le singolari virtù venne creato vescovo di Poitiers verso il 353, e si diportò così bene nella carica episcopale, da meritare le più grandi lodi dai fedeli. Il Santo Vescovo si distinse sempre per dottrina ed eloquenza.
Era l'epoca in cui l'imperatore Costanzo II perseguitava i cattolici col terrore, la confisca dei beni, l'esilio ed ogni altra crudeltà, se non passavano dalla parte degli Ariani. Per la difesa dell'ortodossia, il Santo Pastore convocò a Parigi nel 355, un sinodo che scomunicò gli ambiziosi vescovi di corte Valente e Ursacio, persecutori di Sant'Atanasio, e Saturnino, vescovo di Arles, che aveva condiviso le loro violenze. Ilario essendosi opposto agli Ariani come un muro inespugnabile, attirò su di sé il loro furore. Quindi gli furono tese molte insidie, e finalmente per gli artifizi del suddetto Saturnino, vescovo di Arles, dal sinodo di Béziers - il “sinodo dei falsi apostoli”, come Sant'Ilario stesso lo chiama, dal momento che l'assemblea fu dominata dai Vescovi filoariani, che negavano la divinità di Gesù Cristo - venne relegato nella Frigia, nell'attuale Turchia (356). Quivi risuscitò un morto e scrisse contro gli Ariani il suo capolavoro De Trinitate (Sulla Trinità) in dodici libri.
Quattro anni dopo (359), radunato dall'imperatore Costanzo II un concilio a Seleucia, città dell'Isauria, Ilario fu costretto ad assistervi e poté esporre la fede nicena, ma la concordia non fu raggiunta per il malanimo di molti. Dopo il sinodo, il Santo Pastore quindi partì per Costantinopoli, dove scorto l'estremo pericolo della fede, domandò, con tre pubblici memoriali, udienza all'imperatore, per disputare davanti a lui sulla fede cogli avversari. Ma Ursacio e Valente, vescovi Ariani, che Ilario aveva confutato nei suoi scritti, temendo la presenza di un uomo sì sapiente, persuasero l'imperatore Costanzo II di ristabilirlo nel suo vescovado come per fargli onore. Nel 360, fu allora che la Chiesa della Gallia, secondo l'espressione di San Girolamo, abbracciò Ilario reduce dal combattimento contro gli eretici, seguito fino alla città episcopale da San Martino, che fu poi preposto al governo della chiesa di Tours e la cui santità mostrò in seguito quanto profittasse delle lezioni d'un tanto maestro.
D'allora in poi governò la chiesa di Poitiers con gran tranquillità, e spinse la Gallia intera e l'Italia settentrionale a condannare l'empietà degli Ariani. Scrisse molti libri d'una meravigliosa erudizione; e San Girolamo afferma a Leta di poterli leggere tutti senza nessuna téma di errore con quelle parole: I libri d'Ilario si possono leggere senza alcun pericolo. Egli se ne andò in cielo il 13 gennaio, sotto gli imperatori Valentiniano e Valente, nell'anno 369 dalla nascita di Cristo. Appellato da molti Padri e concili Dottore insigne della Chiesa, e come tale onorato in alcune diocesi, finalmente ad istanza del sinodo di Bordeaux, nel 1851 Pio IX Pontefice massimo, con decreto della sacra Congregazione dei Riti, lo dichiarò e confermò Dottore della Chiesa universale, ordinando che il giorno della sua Festa si dicesse da tutti l'Ufficio e la Santa Messa dei Dottori.
Ricorriamo sempre all'intercessione di Sant'Ilario per essere intrepidi atleti della divinità di Cristo.


Fortuné Viguier, Sant'Ilario uccide l'eresia ariana raffigurata da un drago,
Chiesa di Sant'Ilario, Payré, Francia, 1866.


Felice, prete del III secolo, nativo di Nola, piccola città della Campania (Italia meridionale), per avere inveito con forza contro il culto degli idoli, fu in diverse maniere perseguitato dagli infedeli, poi gettato in prigione. Donde liberato di notte da un Angelo, ricevé l'ordine di cercare Massimiano, vescovo di Nola, il quale essendo carico di anni e temendo perciò di non poter sostenere i supplizi dei persecutori, s'era nascosto in una selva. Ivi giunto Felice, condottovi da Dio, trovò il santo vescovo disteso per terra quasi morto; rianimatolo e caricatoselo sulle spalle, lo affidò, perché si rimettesse, alle cure di una vedova cristiana. Ma riprendendo egli di nuovo l'empietà degli adoratori degli idoli, questi si precipitarono su di lui, ma egli fuggì e si nascose nello stretto spazio di due muraglie: la cui entrata essendosi subito ricoperta di ragnatele, nessuno poté sospettare che vi si fosse nascosto proprio allora. Donde poi uscito, Felice dimorò nascosto per tre mesi in casa di una pia donna. E allorquando la Santa Chiesa di Dio cominciò ad aver pace, ritornò a Nola, dove cogli esempi della vita, i suoi insegnamenti e i miracoli convertì molti alla fede di Cristo, e, dopo aver ricusato costantemente il vescovado di quella città, si addormentò nel Signore verso il 313, e fu sepolto presso Nola nel luogo detto in Pincis.
Questo Santo, perseguitato per la fede, meritò il titolo di Martire, benché sia sopravvissuto alla persecuzione. Innumerevoli miracoli resero celebre la sua tomba. Sulla testimonianza di San Paolino, che a lui deve la propria conversione, Nola fu, dopo Roma, la mèta dei numerosi pellegrinaggi che caratterizzano il IV secolo. Così si afferma, nel servo glorioso, la divina potenza.


San Felice da Nola, litografia.


La Chiesa loda il Signore per aver conferito ai Santi Dottori la sapienza, l'intelligenza e la santità con cui spandere dovunque il lume della dottrina evangelica.

INTROITUS
Eccli 15:5. In médio Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae índuit eum. Ps 91:2. Bonum est confitéri Dómino: et psállere nómini tuo, Altíssime. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. In médio Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae índuit eum.

Eccli 15:5. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria. Ps 91:2. È bene cantare la gloria al Signore: e lodare, Altissimo, il tuo Nome. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui populo tuo aeternae salutis beatum Hilarium ministrum tribuisti: praesta quaesumus; ut, quem Doctorem vitae habuimus in terris, intercessorem habere mereamur in coelis. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che hai concesso al tuo popolo quale ministro di salvezza il beato Ilario, concedine che colui che in terra ci è stato Dottore, meritiamo di averlo intercessore in cielo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione di San Felice, Prete e Martire.

Orémus.
Concéde, quaesumus, omnípotens Deus: ut ad meliórem vitam Sanctórum tuórum exémpla nos próvocent; quaténus, quorum solémnia ágimus, étiam actus imitémur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Te ne preghiamo, o Dio, onnipotente: fa' che gli esempi dei tuoi Santi ci spronino a vita migliore, sì che, celebrandone la festa, ne imitiamo pure le azioni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

I Dottori della Chiesa hanno messo in pratica i consigli che San Paolo dava a San Timoteo. Predicarono in ogni maniera la dottrina di Gesù Cristo, reagendo contro quella curiosità morbosa che rende certe anime avide ad intendere teorie nuove ed erronee in fatto di religione. Avendo combattuta la buona battaglia, come l'Apostolo, per il Vangelo e conservato intatto il deposito sacro della dottrina cristiana, ricevono in cielo la corona destinata a compensarli della loro santità apostolica.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Timótheum.
2Tim 4:1-8.
Caríssime: Testíficor coram Deo, et Jesu Christo, qui judicatúrus est vivos et mórtuos, per advéntum ipsíus et regnum ejus: praedica verbum, insta opportúne, importúne: árgue, óbsecra, íncrepa in omni patiéntia, et doctrína. Erit enim tempus, cum sanam doctrínam non sustinébunt, sed ad sua desidéria coacervábunt sibi magístros, pruriéntes áuribus, et a veritáte quidem audítum avértent, ad fábulas autem converténtur. Tu vero vígila, in ómnibus labóra, opus fac Evangelístae, ministérium tuum ímple. Sóbrius esto. Ego enim jam delíbor, et tempus resolutiónis meae instat. Bonum certámen certávi, cursum consummávi, fidem servávi. In réliquo repósita est mihi coróna justítiae, quam reddet mihi Dóminus in illa die, justus judex: non solum autem mihi, sed et iis, qui díligunt advéntum ejus.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo a Timoteo.
2Tim 4:1-8.
Carissimo: Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo, che ha da venire a giudicare i vivi ed i morti, per la sua venuta e per il suo regno: predica la Parola, insisti a tempo opportuno e fuori tempo. Riprendi, esorta, sgrida con paziente insegnamento; perché verrà tempo in cui la gente non potrà sopportare la sana dottrina, ma per assecondare la propria passione e per prurito di novità, si creerà una folla di maestri, e per non ascoltare la verità andrà dietro a favole. Ma tu veglia sopra tutte le cose, sopporta le afflizioni, compi l'ufficio di predicare il Vangelo, adempi il tuo ministero e sii temperante. In quanto a me il mio sangue sta per essere versato come una libazione e il tempo del mio scioglimento dal corpo è vicino. Ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede. Non mi resta che ricevere la corona di giustizia, che mi darà in quel giorno il Signore, giusto giudice; e non solo a me, ma anche a quelli che desiderano la sua venuta.

GRADUALE
Ps 36:30-31. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium. . Lex Dei ejus in corde ipsíus: et non supplantabúntur gressus ejus.

Ps 36:30-31. La bocca del giusto esprime sapienza e la sua lingua parla secondo giustizia. . Ha nel cuore la legge del suo Dio e i suoi passi non sono esitanti.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Eccli 45:9. . Amávit eum Dóminus, et ornávit eum: stolam glóriae índuit eum. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Eccli 45:9. . Il Signore lo ha amato e lo ha colmato d'onore: lo ha rivestito di una veste di gloria. Alleluia.

I Dottori sono il sale che deve preservare le anime dalla corruzione: sono la luce che illumina gli uomini immersi nelle tenebre dell'errore e del peccato. Predicando con la loro dottrina e il loro esempio, glorificano Dio, il quale solo dà la grazia di compiere bene il proprio dovere. E siccome l'osservanza delle minime prescrizioni della legge riceve la sua ricompensa, essi sono grandi nel regno dei cieli.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 5:13-19.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Vos estis sal terrae. Quod si sal evanúerit, in quo saliétur? Ad níhilum valet ultra, nisi ut mittátur foras, et conculcétur ab homínibus. Vos estis lux mundi. Non potest cívitas abscóndi supra montem pósita. Neque accéndunt lucérnam, et ponunt eam sub módio, sed super candelábrum, ut lúceat ómnibus qui in domo sunt. Sic lúceat lux vestra coram homínibus, ut vídeant ópera vestra bona, et gloríficent Patrem vestrum, qui in coelis est. Nolíte putáre, quóniam veni sólvere legem aut prophétas: non veni sólvere, sed adimplére. Amen, quippe dico vobis, donec tránseat coelum et terra, iota unum aut unus apex non praeteríbit a lege, donec ómnia fiant. Qui ergo solverit unum de mandátis istis mínimis, et docúerit sic hómines, mínimus vocábitur in regno coelórum: qui autem fécerit et docúerit, hic magnus vocábitur in regno coelórum.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 5:13-19.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Voi siete il sale della terra. E se il sale perde la sua virtù, come lo si riattiverà? Non è più buono se non ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo. Non può rimanere nascosta una città posta sopra un monte. Né si accende la lucerna per riporla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia lume a quanti sono in casa. Così risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto ad abrogare la Legge o i Profeti, ma a completare. In verità vi dico che finché non passi il cielo e la terra non passerà un solo iota o un apice solo della Legge, che tutto non sia compiuto. Chi pertanto violerà uno dei minimi di questi comandamenti e insegnerà così agli uomini, sarà tenuto minimo nel regno dei cieli; ma colui che avrà operato ed insegnato, sarà tenuto grande nel regno dei cieli.

Omelia di Sant'Ilario, Vescovo.
Commento su Matteo, can. 4.
Voi siete il sale della terra. Se il sale diventa insipido, non è buono a nulla quello che si salerà. Ma io credo che non ci sia nessun sale della terra. In che modo quindi chiamò gli Apostoli il sale della terra? Ma va cercata la proprietà delle cose dette, che sarà mostrata sia dal compito degli Apostoli, sia dalla natura dello stesso sale. Il sale è in sé come una cosa sola e contiene l'elemento dell'acqua e quello del fuoco, e questo di due è una cosa sola.
Questo dunque reso efficace in ogni uso del genere umano, impartisce l'incorruttibilità ai corpi su cui sia stato cosparso, ed è dispensatore prontissimo ad ogni senso del sapore intrinseco. Ma gli Apostoli sono i predicatori delle cose celesti, e come i seminatori dell'eternità, conferenti l'immortalità a tutti i corpi sui quali sia stato cosparso il loro annuncio. Meritatamente quindi sono chiamati sale della terra, perché conservano i corpi per l'eternità a maniera di una salatura per virtù della dottrina.
Ma la natura del sale è sempre la stessa, né si può mai mutare. È vero che l'uomo sarà sottoposto alla mutazione e solo è beato chi sarà rimasto fino alla fine in tutte le opere di Dio; pertanto li ammonisce, avendoli chiamati sale della terra, di persistere nella virtù della potenza a loro conferita, per evitare che diventati vani non salino più, ed essi, perso il senso del sapore ricevuto, non possano vivificare i corpi corrotti, e gettatati dagli armai della Chiesa, con quelli che avrebbero salato, siano calpestati dai piedi dei passanti.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 91:13. Justus ut palma florébit: sicut cedrus, quae in Líbano est, multiplicábitur.

Ps 91:13. Il giusto fiorirà come palma, crescerà come un cedro del Libano.

SECRETA
Sancti Hilarii Pontíficis tui atque Doctóris nobis, Dómine, pia non desit orátio: quae et múnera nostra concíliet; et tuam nobis indulgéntiam semper obtíneat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, non ci venga mai meno l'intercessione pia del beato Ilario Vescovo tuo e Dottore, la quale renda a te graditi i nostri doni e sempre ottenga a noi la tua indulgenza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione di San Felice, Prete e Martire.

Hóstias tibi, Dómine, beáti Félicis Mártyris tui dicátas méritis, benígnus assúme: et ad perpétuum nobis tríbue proveníre subsídium. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Accetta, o Signore, per la tua bontà queste offerte, che ti presentiamo in onore dei meriti del beato Felice martire tuo; e fa' che esse ci meritino una continua protezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 12:42. Fidélis servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in témpore trítici mensúram.

Luc 12:42. Fedele e saggio è il servitore che il Signore ha preposto alla sua casa: perché al tempo conveniente dia il cibo che spetta a ciascuno.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Ut nobis, Dómine, tua sacrifícia dent salútem: beátus Hilarius Póntifex tuus et Doctor egrégius, quaesumus, precátor accédat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Interceda per noi, o Signore, il beato Ilario Vescovo tuo e Dottore egregio, affinché il tuo sacrificio ci porti salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione di San Felice, Prete e Martire.

Orémus.
Quaesumus, Dómine, salutáribus repléti mystériis: ut, beáti Félicis Mártyris tui, cujus solémnia celebrámus, oratiónibus adjuvémur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Nutriti dei salutari misteri, ti preghiamo, Signore, di essere sempre soccorsi dalle preghiere del beato Felice martire tuo, del quale celebriamo la festa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.