giovedì 24 gennaio 2019

San Timoteo, Vescovo e Martire

Doppio.
Paramenti rossi.

Timoteo, nato a Listra nella Licaonia, regione dell'Asia Minore (attuale Turchia), da padre pagano e da madre giudea, praticava già la religione cristiana, quando il Santo Apostolo Paolo arrivò in quella città. Questi, mosso dalla grande fama di santità di Timoteo, se lo prese per compagno dei suoi viaggi apostolici; però lo circoncise per riguardo dei Giudei, che si erano convertiti a Cristo, i quali sapevano che il padre di Timoteo era pagano. Da allora Timoteo lasciò tutto e divenne suo discepolo (Evangelium). Giunti dunque tutti e due ad Efeso, l'Apostolo l'ordinò vescovo, affinché governasse quella chiesa (Introitus).
A Timoteo l'Apostolo scrisse due lettere: l'una da Laodicea, l'altra da Roma, in cui lo conferma nell'esercizio dell'ufficio pastorale. Timoteo però non potendo sopportare che si offrisse ai simulacri dei demoni il sacrificio che è dovuto al solo Dio, mentre si sforzava di stornare da siffatta empietà il popolo di Efeso, che faceva sacrifici a Diana nella sua festa, venne lapidato; sollevato mezzo morto dai Cristiani, e portato sopra una montagna vicina al paese, si addormentò nel Signore il 24 gennaio nell'anno 97 circa.
Le reliquie di San Timoteo furono traslate nella Basilica dei Santi Apostoli a Costantinopoli nel IV secolo. Dal 1238 esse si trovano nella Cattedrale di Santa Maria della Purificazione a Termoli (Molise).


Martirio di San Timoteo e traslazione del suo corpo, Menologion bizantino (folio 203v), Walters Art Museum, Baltimore, Stati Uniti, XI sec. 


La Santa Chiesa paragona il Pontefice, che celebriamo, al levita Finees che si mostrò pieno di zelo per la difesa della Legge di Dio. Il versetto loda la pia sollecitudine del re Davide per edificare il tempio.

INTROITUS
Eccli 45:30. Státuit ei Dóminus testaméntum pacis, et príncipem fecit eum: ut sit illi sacerdótii dígnitas in aetérnum. Ps 131:1. Meménto, Dómine, David: et omnis mansuetúdinis ejus. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Státuit ei Dóminus testaméntum pacis, et príncipem fecit eum: ut sit illi sacerdótii dígnitas in aetérnum.

Eccli 45:30. Il Signore ha stabilito con lui un'alleanza di pace e ne ha fatto un principe: e così durerà per sempre la sua dignità sacerdotale. Ps 131:1. Ricordati, Signore, di David e di tutta la pietà sua. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Il Signore ha stabilito con lui un'alleanza di pace e ne ha fatto un principe: e così durerà per sempre la sua dignità sacerdotale.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Infirmitátem nostram réspice, omnípotens Deus: et, quia pondus própriae actiónis gravat, beáti Timothei Martyris tui atque Pontíficis intercéssio gloriósa nos prótegat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Riguarda, Dio onnipotente, alla nostra debolezza: e perché il peso del nostro mal operato è grave, ci protegga la gloriosa intercessione del tuo beato Martire e Pontefice Timoteo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Timótheum.
1Tim 6:11-16.
Caríssime: Sectáre justítiam, pietátem, fidem, caritátem, patiéntiam, mansuetúdinem. Certa bonum certámen fídei, apprehénde vitam aetérnam, in qua vocátus es, et conféssus bonam confessionem coram multis téstibus. Praecípio tibi coram Deo, qui vivíficat ómnia, et Christo Jesu, qui testimónium réddidit sub Póntio Piláto, bonam confessiónem: ut serves mandátum sine mácula, irreprehensíbile usque in advéntum Dómini nostri Jesu Christi, quem suis tempóribus osténdet beátus et solus potens, Rex regum et Dóminus dominántium: qui solus habet immortalitátem, et lucem inhábitat inaccessíbilem: quem nullus hóminum vidit, sed nec vidére potest: cui honor et impérium sempitérnum. Amen.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo a Timoteo.
1Tim 6:11-16.
Carissimo, tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni. Al cospetto di Dio che dà vita a tutte le cose e di Gesù Cristo che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti scongiuro di conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo, che al tempo stabilito sarà a noi rivelata dal beato e unico sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, il solo che possiede l'immortalità, che abita una luce inaccessibile; che nessuno fra gli uomini ha mai visto né può vedere. A lui onore e potenza per sempre. Così sia.

GRADUALE
Ps 88:21-23. Invéni David servum meum, óleo sancto meo unxi eum: manus enim mea auxiliábitur ei, et bráchium meum confortábit eum. ℣. Nihil profíciet inimícus in eo, et fílius iniquitátis non nocébit ei.

Ps 88:21-23. Ho trovato Davide mio servo e l'ho unto col mio sacro olio: gli sarà d'aiuto la mia mano e lo rinforzerà il mio braccio. ℣. Nulla potrà su di lui il nemico e non gli nuocerà il figlio dell'iniquità.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 109:4. ℣. Tu es sacérdos in aetérnum, secúndum órdinem Melchísedech. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 109:4. ℣. Tu sei sacerdote per sempre secondo l'ordine di Melchisedech. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluia e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 20:3-4. Desidérium ánimae ejus tribuísti ei: et voluntáte labiórum ejus non fraudásti eum. ℣. Quóniam praevenísti eum in benedictiónibus dulcédinis. ℣. Posuísti in cápite ejus corónam de lápide pretióso.

Ps 20:3-4. Hai adempiuto il desiderio della sua anima e non hai insoddisfatto i voti delle sue labbra. ℣. Infatti l'hai prevenuto con fauste benedizioni. ℣. Gli hai posto in capo una corona di pietre preziose.

Il vero discepolo di Nostro Signore Gesù Cristo pospone i suoi interessi naturali agli interessi di Dio. Non teme dunque la lotta contro i suoi o contro se stesso, lotta che ostacola spesso l'adempimento del proprio dovere di cristiano. Come usa il costruttore prima di iniziare una fabbrica e il re prima di partire per la guerra, il Santo che celebriamo, dopo una matura riflessione, s'è messo per sempre al servizio di Dio e vi è rimasto sempre fedele.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 14:26-33.
In illo témpore: Dixit Jesus turbis: Si quis venit ad me, et non odit patrem suum, et matrem, et uxórem, et fílios, et fratres, et soróres, adhuc autem et ánimam suam, non potest meus esse discípulus. Et qui non bájulat crucem suam, et venit post me, non potest meus esse discípulus. Quis enim ex vobis volens turrim aedificáre, non prius sedens cómputat sumptus, qui necessárii sunt, si hábeat ad perficiéndum; ne, posteáquam posúerit fundaméntum, et non potúerit perfícere, omnes, qui vident, incípiant illúdere ei, dicéntes: Quia hic homo coepit aedificáre, et non pótuit consummáre? Aut quis rex iturus commíttere bellum advérsus álium regem, non sedens prius cógitat, si possit cum decem míllibus occúrrere ei, qui cum vigínti míllibus venit ad se? Alióquin, adhuc illo longe agénte, legatiónem mittens, rogat ea, quae pacis sunt. Sic ergo omnis ex vobis, qui non renúntiat ómnibus, quae póssidet, non potest meus esse discípulus.

Seguito del santo Vangelo secondo Luca.
Luc 14:26-33.
In quel tempo, Gesù disse alle turbe: Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 37 sui Vangeli.
Se consideriamo, fratelli carissimi, quali e quanti beni ci vengono promessi in cielo, stimiamo spregevoli quelli che abbiamo sulla terra. Infatti, la sostanza terrena, paragonata all'eterna felicità, è un peso, non un aiuto. La vita temporale, paragonata alla vita eterna, merita piuttosto il nome di morte che di vita. Infatti lo stesso quotidiano decadere del corpo che altro è se non una lenta morte? Ma quale lingua può ridire, quale intelletto comprendere quanto sia il gaudio della patria superna: essere associati ai cori degli angeli, contemplare con questi beatissimi spiriti la gloria del Creatore, vedere Dio faccia a faccia, contemplare la luce indefettibile, non essere più turbato da alcun timore di morte, godere una felicità inalterabile, infinita?
Ma l'animo si infiamma al sentire queste cose, e già desidera ardentemente stare là dove spera di godere senza fine. Ma non si può giungere a grandi premi se non attraverso grandi fatiche. Di conseguenza anche Paolo, grande predicatore, dice: Non sarà coronato, se non colui che avrà combattuto secondo le regole. La grandezza delle ricompense dunque allieti il nostro spirito, ma non lo spaventi il travaglio del combattimento. Per questo la Verità dice a quelli che si accostano a lei: Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre e la moglie e i figli e i fratelli e le sorelle, e perfino la sua vita, non può essere mio discepolo.
Ma ci si deve chiedere come mai ci venga comandato di odiare i genitori e gli altri congiunti, mentre poi ci è prescritto di amare anche i nemici. E certo la Verità a proposito della moglie dice: Quel che Dio ha unito, l'uomo non divida. E Paolo dice: Uomini, amate le vostre mogli come anche Cristo ama la Chiesa. Ecco, il discepolo predica che bisogna amare la moglie, mentre il Maestro dice: Chi non odia la moglie, non può essere mio discepolo. Forse che il giudice prescrive una cosa e il banditore ne annuncia un'altra? Oppure possiamo odiare e amare nel medesimo tempo? Però se valutiamo la forza del precetto, siamo in grado di fare l'una cosa e l'altra operando un giusto discernimento: amare cioè la moglie e quelli che ci sono uniti per parentela e che riconosciamo come prossimo; e ignorarli, quasi odiandoli e fuggendoli, qualora ci fossero di impaccio nel percorrere la via voluta da Dio.

OFFERTORIUM
Ps 88:25. Véritas mea et misericórdia mea cum ipso: et in nómine meo exaltábitur cornu ejus.

Ps 88:25. Staranno sempre con lui la mia verità e la mia misericordia: nel mio Nome si innalzerà la sua potenza.

SECRETA
Hóstias tibi, Dómine, beáti Timothei Mártyris tui atque Pontíficis dicátas méritis, benígnus assúme: et ad perpétuum nobis tríbue proveníre subsídium. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Accetta, o Signore, la vittima consacrata ai meriti del beato Timoteo, tuo Martire e Pontefice, e fa' che noi possiamo godere di un aiuto duraturo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Ps 88:36; 88:37-38. Semel jurávi in sancto meo: Semen ejus in aetérnum manébit: et sedes ejus sicut sol in conspéctu meo, et sicut luna perfécta in aetérnum, et testis in coelo fidélis.

Ps 88:36; 88:37-38. Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre: In eterno durerà la sua discendenza, il suo trono davanti a me quanto il sole, sempre saldo come la luna, testimone fedele nel cielo.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Refécti participatióne múneris sacri, quaesumus, Dómine, Deus noster: ut, cujus exséquimur cultum, intercedénte beáto Timotheo Mártyre tuo atque Pontífice, sentiámus efféctum. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ristorati dalla partecipazione al sacro dono, ti preghiamo, o Signore Iddio nostro, che per l'intercessione del beato Timoteo, tuo Martire e Pontefice, sentiamo in noi l'effetto del culto che in suo onore abbiamo compiuto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.