martedì 4 dicembre 2018

San Pietro Crisologo Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa - Commemorazione di Santa Barbara, Vergine e Martire

Doppio maggiore.
Paramenti bianchi.

Pietro, sopranominato Crisologo per l'aurea sua eloquenza, nacque da onesti genitori ad Imola nell'Emilia alla fine del IV secolo, e volgendo fin dall'infanzia il suo spirito alla pietà, si mise al servizio del vescovo di quella città, Cornelio Romano; sotto il quale, avendo fatti rapidi progressi nella scienza e santità, fu anche ordinato diacono. Poco dopo accadde che gli abitanti di Ravenna, a causa della morte del loro arcivescovo, inviarono - secondo l'uso - il successore, eletto da essi, a Roma dal papa San Sisto III per la conferma dell'elezione, insieme ai loro deputati e al predetto Cornelio, che portò con sé il suo diacono. Intanto l'Apostolo San Pietro e il Martire Apollinare, avendo in mezzo a loro il giovane diacono, apparvero in sogno al sommo Pontefice, ordinandogli di nominare questo e non altri all'arcivescovado di Ravenna. Quindi il Pontefice, appena ebbe visto Pietro, riconobbe in lui l'eletto dal Signore Dio: perciò rigettato quello che gli presentavano, promosse questo a quella chiesa metropolitana l'anno di Cristo 433. I deputati di Ravenna offesi dapprima, appena ebbero udito della visione, si sottomisero volentieri alla volontà divina, e accettarono col più grande rispetto il nuovo arcivescovo.
Così Pietro, consacrato arcivescovo suo malgrado, fu condotto a Ravenna, dove l'imperatore Valentiniano, Galla Placidia sua madre, e tutto il popolo lo accolsero colla massima letizia. Quanto a sé egli dichiarò che, avendo acconsentito a portare un sì gran peso per la loro salvezza, non domandava loro se non una sola cosa, che cercassero di obbedire ai suoi avvisi, e di non resistere ai precetti del Signore. Egli allora fece seppellire, dopo averli imbalsamati con preziosi profumi, i corpi dei due Santi morti là, cioè di Barbaziano prete, e di Germano vescovo di Auxerre, del quale rivendicò a sé come eredità la cocolla e il cilicio. Ordinò vescovi Proietto e Marcellino. Fece scavare in Classe una fontana di grandezza veramente meravigliosa, edificò le più magnifiche chiese in onore del beato Apostolo Andrea e di altri Santi. Con un efficacissimo discorso represse i giuochi e i balli soliti a farsi da persone mascherate ai primi di Gennaio; nel qual discorso, tra l'altro, disse quelle memorande parole: «Chi vuol giocare col diavolo, non potrà godere con Cristo». Per ordine del papa san Leone I scrisse al concilio di Calcedonia (451) contro l'eresia di Eutiche. Di più, rispose lui stesso ad Eutiche con un'altra lettera, ch'è aggiunta agli atti del concilio nelle ultime edizioni, ed è registrata negli annali ecclesiastici.
Nei discorsi pubblici che faceva al popolo, la sua eloquenza era sì veemente ed il suo ardore sì grande, che talvolta gli venne meno la voce, come avvenne nel sermone sull'emorroissa. Al che i Ravennati, commossi, riempirono il luogo di tante lacrime, grida e preghiere, ch'egli poi ne rese grazie a Dio d'aver fatto tornare a profitto dell'amore verso il Signore l'interruzione del suo discorso. Finalmente dopo aver governato santissimamente quella chiesa per circa diciotto anni, avendo conosciuto per divina rivelazione prossima la fine delle sue fatiche, si recò in patria (Imola); ivi si portò nella chiesa di San Cassiano a deporvi in dono sull'altar maggiore un gran diadema d'oro ornato di pietre preziose, un calice pure d'oro e una patena d'argento, la quale dà all'acqua che vi si versa, come spesso si è sperimentato, la virtù di guarire le morsicature dei cani rabbiosi e dalle febbri. Quindi congedò i Ravennati che lo avevano seguito, raccomandando loro di vegliare attentamente alla scelta di un eccellente pastore. Poi, pregato umilmente Dio e il patrono San Cassiano di ricevere benignamente l'anima sua, passò dolcemente da questa vita il 2 dicembre dell'anno del Signore 450 circa. Il suo sacro corpo fu sepolto con onore tra le lacrime e le testimonianze di pietà di tutta la città, vicino a quello del medesimo San Cassiano, dove anche ai nostri giorni si venera religiosamente: e uno de' suoi bracci, ornato di oro e di gemme, fu portato a Ravenna dove si venera nella basilica Ursiana. Papa Benedetto XIII lo proclamò, nel 1729, Dottore della Chiesa.


Giovanni Andrea Benedetto Fornioni, San Pietro Crisologo, Museo Diocesano di Imola (Emilia-Romagna), 1752.


Barbara, vergine di Nicomedia, figlia di Dioscoro uomo nobile ma superstizioso, pervenne senza indugio, per mezzo delle cose che si sono fatte visibili, alle invisibili, grazie all'aiuto della grazia divina. Per cui incominciò a lavorare per Dio solo e le cose divine. Il padre, bramoso di custodirla da qualunque incontro di uomini, siccome ella era risplendente di una bellezza più ricca di fascino, la rinchiuse in una torre, dove la pia vergine dedicatasi alle meditazioni e alle preghiere, si applicava a piacere a Dio solo, che aveva designato a sé come Sposo. Rifiutò fortemente i matrimoni di nobili, offerti dal padre molte volte. Il padre, invero, confidando che durante la sua lontananza l'animo della figlia potesse sollevarsi più facilmente, ordinò innanzitutto di costruire un bagno termale, affinché non le mancasse qualcosa per la comodità, poi si portò fuori della città in regioni straniere.
Durante l'assenza del padre, Barbara ordinò che alle due finestre, che vi erano nella torre, ne fosse aggiunta una terza in onore della divina Trinità; e che il bordo della vasca del bagno termale fosse edificato ad immagine della Santissima Croce. Dioscoro, ritornando ivi, scorse ciò, e udita la causa della novità, appunto si infiammò contro la figlia, a tal punto che, impugnata la spada, tentando di afferrarla, poco non era mancato di trafiggerla con crudeltà; ma Dio si presentò: infatti si mostrò a Barbara che fuggiva un masso ingente, in cui si aprì un passo, per mezzo del quale poté raggiungere la cima di un monte, e così nascondersi in una grotta; ma poco dopo, essendo stata scoperta dal padre assai malvagio, egli percosse ferocemente i suoi fianchi con i piedi e la schiena coi pugni, e trascinatala via con la forza per i capelli attraverso luoghi aspri e strade ardue, la portò dal Preside Marciano per punirla.
E così tentata dallo stesso con ogni modo ma invano, comandò che nuda fosse massacrata coi nerbi, che le ferite inflitte fossero sfregate con cocci, che poi ella fosse tratta in carcere; quivi apparendole Cristo circondato da un'immensa luce, la confermò dopo esser stata rinvigorita meravigliosamente nella sopportazione dei patimenti; osservando ciò la Matrona Giuliana convertitasi alla Fede cristiana, fu resa partecipe della medesima palma. Infine, le membra di Barbara sono dilaniate con unghie di ferro, i fianchi sono bruciati da torce, il capo è percosso da martelletti; confortava la compartecipe nel martirio in quei dolori, ed la esortava a combattere costantemente fino alla fine. Recise dunque ad entrambe le mammelle, trascinate nude attraverso luoghi pubblici, sono punite con la pena capitale, e lo stesso padre scelleratissimo, privo di umanità, troncò il capo della figlia colle proprie mani; la feroce crudeltà di questi non rimase impunita: infatti, all'istante, perì colpito da un fulmine in quello stesso luogo. Il capo di questa beatissima Martire è conservato mirabilmente nell’Oratorio ad Sancta Sanctorum. Il culto di questa santa in Roma è dato dalla fine del VI secolo e la sua figura la troviamo già negli affreschi di Santa Maria Antiqua. Questa Martire è una dei quattordici Santi Ausiliari.


Gonçal Peris Sarrià, Retablo di Santa Barbara, Museo Nazionale d'Arte della Catalogna, Spagna, 1410-1425.


La Chiesa loda il Signore per aver conferito ai Santi Dottori la sapienza, l'intelligenza e la santità con cui spandere dovunque il lume della dottrina evangelica.

INTROITUS
Eccli 15:5. In médio Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae índuit eum. Ps 91:2. Bonum est confitéri Dómino: et psállere nómini tuo, Altíssime. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. In médio Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae índuit eum.

Eccli 15:5. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria. Ps 91:2. È bene cantare la gloria al Signore: e lodare, Altissimo, il tuo Nome. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui beátum Petrum Chrysólogum Doctorem egrégium, divínitus praemonstrátum, ad regéndam et instruéndam Ecclésiam tuam éligi voluísti: praesta, quaesumus; ut, quem Doctórem vitae habúimus in terris, intercessórem habére mereámur in coelis. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che a governare e istruire la tua Chiesa volesti eleggere l'illustre Dottore, il beato Pietro Crisologo miracolosamente designato; fa', che come lo avemmo maestro di vita in terra, così meritiamo d'averlo patrono nel cielo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Orémus.
Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente e poi, con unica conclusione, la commemorazione di Santa Barbara, Vergine e Martire. 
Deus, qui inter cétera poténtiae tuae mirácula étiam in sexu frágili victóriam martýrii contulísti: concéde propítius; ut, qui beátae Bárbarae Vírginis et Martyris tuae natalítia cólimus, per ejus ad te exémpla gradiámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che fra gli altri prodigi della tua potenza compisti anche quello di dare al sesso fragile la forza del martirio; fa' che noi, che celebriamo l'anniversario della beata Barbara vergine e martire tua, imitando i suoi esempi avanziamo verso di te. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

I Dottori della Chiesa hanno messo in pratica i consigli che San Paolo dava a San Timoteo. Predicarono in ogni maniera la dottrina di Gesù Cristo, reagendo contro quella curiosità morbosa che rende certe anime avide ad intendere teorie nuove ed erronee in fatto di religione. Avendo combattuta la buona battaglia, come l'Apostolo, per il Vangelo e conservato intatto il deposito sacro della dottrina cristiana, ricevono in cielo la corona destinata a compensarli della loro santità apostolica.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Timótheum.
2Tim 4:1-8.
Caríssime: Testíficor coram Deo, et Jesu Christo, qui judicatúrus est vivos et mórtuos, per advéntum ipsíus et regnum ejus: praedica verbum, insta opportúne, importúne: árgue, óbsecra, íncrepa in omni patiéntia, et doctrína. Erit enim tempus, cum sanam doctrínam non sustinébunt, sed ad sua desidéria coacervábunt sibi magístros, pruriéntes áuribus, et a veritáte quidem audítum avértent, ad fábulas autem converténtur. Tu vero vígila, in ómnibus labóra, opus fac Evangelístae, ministérium tuum ímple. Sóbrius esto. Ego enim jam delíbor, et tempus resolutiónis meae instat. Bonum certámen certávi, cursum consummávi, fidem servávi. In réliquo repósita est mihi coróna justítiae, quam reddet mihi Dóminus in illa die, justus judex: non solum autem mihi, sed et iis, qui díligunt advéntum ejus.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo a Timoteo.
2Tim 4:1-8.
Carissimo: Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo, che ha da venire a giudicare i vivi ed i morti, per la sua venuta e per il suo regno: predica la Parola, insisti a tempo opportuno e fuori tempo. Riprendi, esorta, sgrida con paziente insegnamento; perché verrà tempo in cui la gente non potrà sopportare la sana dottrina, ma per assecondare la propria passione e per prurito di novità, si creerà una folla di maestri, e per non ascoltare la verità andrà dietro a favole. Ma tu veglia sopra tutte le cose, sopporta le afflizioni, compi l'ufficio di predicare il Vangelo, adempi il tuo ministero e sii temperante. In quanto a me il mio sangue sta per essere versato come una libazione e il tempo del mio scioglimento dal corpo è vicino. Ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede. Non mi resta che ricevere la corona di giustizia, che mi darà in quel giorno il Signore, giusto giudice; e non solo a me, ma anche a quelli che desiderano la sua venuta.

GRADUALE
Eccli 44:16. Ecce sacérdos magnus, qui in diébus suis plácuit Deo. Ps 44:20. ℣. Non est invéntus símilis illi, qui conservaret legem Excélsi.

Eccli 44:16. Ecco il grande pontefice, che nella sua vita piacque a Dio. Ps 44:20. ℣. Non si trovò alcuno simile a lui nell'osservare la legge dell'Eccelso.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 109:4. ℣. Tu es sacérdos in aetérnum, secúndum órdinem Melchísedech. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 109:4. ℣. Tu sei sacerdote per sempre, secondo l'ordine di Melchisedech. Alleluia.

I Dottori sono il sale che deve preservare le anime dalla corruzione: sono la luce che illumina gli uomini immersi nelle tenebre dell'errore e del peccato. Predicando con la loro dottrina e il loro esempio, glorificano Dio, il quale solo dà la grazia di compiere bene il proprio dovere. E siccome l'osservanza delle minime prescrizioni della legge riceve la sua ricompensa, essi sono grandi nel regno dei cieli.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 5:13-19.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Vos estis sal terrae. Quod si sal evanúerit, in quo saliétur? Ad níhilum valet ultra, nisi ut mittátur foras, et conculcétur ab homínibus. Vos estis lux mundi. Non potest cívitas abscóndi supra montem pósita. Neque accéndunt lucérnam, et ponunt eam sub módio, sed super candelábrum, ut lúceat ómnibus qui in domo sunt. Sic lúceat lux vestra coram homínibus, ut vídeant ópera vestra bona, et gloríficent Patrem vestrum, qui in coelis est. Nolíte putáre, quóniam veni sólvere legem aut prophétas: non veni sólvere, sed adimplére. Amen, quippe dico vobis, donec tránseat coelum et terra, iota unum aut unus apex non praeteríbit a lege, donec ómnia fiant. Qui ergo solverit unum de mandátis istis mínimis, et docúerit sic hómines, mínimus vocábitur in regno coelórum: qui autem fécerit et docúerit, hic magnus vocábitur in regno coelórum.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 5:13-19.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Voi siete il sale della terra. E se il sale perde la sua virtù, come lo si riattiverà? Non è più buono se non ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo. Non può rimanere nascosta una città posta sopra un monte. Né si accende la lucerna per riporla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia lume a quanti sono in casa. Così risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto ad abrogare la Legge o i Profeti, ma a completare. In verità vi dico che finché non passi il cielo e la terra non passerà un solo iota o un apice solo della Legge, che tutto non sia compiuto. Chi pertanto violerà uno dei minimi di questi comandamenti e insegnerà così agli uomini, sarà tenuto minimo nel regno dei cieli; ma colui che avrà operato ed insegnato, sarà tenuto grande nel regno dei cieli.

Omelia di Sant'Agostino, Vescovo.
Libro 1 sul Sermone del Signore sul monte, cap. 6.
Il Signore ci mostra doversi giudicare insensati coloro che, cercando l'abbondanza dei beni temporali o temendo d'esserne privati, perdono gli eterni, che gli uomini non possono né dare né togliere. Ora se il sale diventa insipido, con che si salerà? (Matt 5:13) Cioè, se voi, che dovete in un certo modo condire i popoli, per timore delle persecuzioni temporali perderete il regno dei cieli: quali saranno gli uomini che potranno ritrarvi dall'errore, dal momento che Dio ha scelto voi per togliere gli altri dall'errore?
Dunque il sale insipido non serve più a nulla se non ad essere gettato via pestato dagli uomini (Matt 5:13). Pertanto non è calpestato dagli uomini chi soffre persecuzione; ma chi istupidisce per timore della persecuzione. Poiché non può essere calpestato se non uno inferiore; ma non è inferiore chi, sebbene patisca molto sulla terra nel corpo, tuttavia col cuore abita in cielo.
Voi siete la luce del mondo (Matt 5:14). Come più sopra ha detto il sale della terra (Matt 5:13), così ora dice la luce del mondo. Ora per questa terra, di cui si parla più sopra, non si deve intendere quella che calpestiamo coi nostri piedi corporei; bensì gli uomini che abitano sulla terra, o anche i peccatori, a rialzare i quali col condimento della sapienza e a distruggere le loro perverse inclinazioni, il Signore inviò nel mondo il sale apostolico. E qui mondo si deve intendere non il cielo e la terra, ma gli uomini che sono nel mondo o amano il mondo, e che gli Apostoli hanno la missione d'illuminare. Non può rimaner nascosta una città situata su un monte (Matt 5:14): cioè, fondata sopra un'insigne e grande giustizia, significata anche nello stesso monte, su cui il Signore si trova a parlare.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 91:13. Justus ut palma florébit: sicut cedrus, quae in Líbano est, multiplicábitur.

Ps 91:13. Il giusto fiorirà come palma, crescerà come un cedro del Libano.

SECRETA
Sancti Petri Chrysólogi Pontíficis tui atque Doctóris nobis, Dómine, pia non desit orátio: quae et múnera nostra concíliet; et tuam nobis indulgéntiam semper obtíneat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, non ci venga mai meno l'intercessione pia del beato Pietro Crisologo Vescovo tuo e Dottore, la quale renda a te graditi i nostri doni e sempre ottenga a noi la tua indulgenza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente e poi, con unica conclusione, la commemorazione di Santa Barbara, Vergine e Martire.
Súscipe, Dómine, munera, quae in beátae Bárbarae Vírginis et Mártyris tuae sollemnitáte deférimus: cujus nos confídimus patrocínio liberári. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Accetta, Signore, il sacrificio che ti offriamo nella festa della beata Barbara vergine e martire tua, fiduciosi di essere salvati per il suo patrocinio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Matt 25:20; 25:21. Dómine, quinque talénta tradidísti mihi: ecce, ália quinque superlucrátus sum. Euge, serve bone et fidélis, quia in pauca fuísti fidélis, supra multa te constítuam, intra in gáudium Dómini tui.

Matt 25:20; 25:21. O Signore, tu mi affidasti cinque talenti: ecco che ne ho guadagnati altri cinque. Bene, o servo buono e fedele! Poiché sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto: entra nel gaudio del tuo Signore.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Ut nobis, Dómine, tua sacrifícia dent salútem: beátus Petrus Chrysólogus Póntifex tuus et Doctor egrégius, quaesumus, precátor accédat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Interceda per noi, o Signore, il beato Pietro Crisologo Vescovo tuo e Dottore egregio, affinché il tuo sacrificio ci porti salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Orémus.
Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente e poi, con unica conclusione, la commemorazione di Santa Barbara, Vergine e Martire.
Auxiliéntur nobis, Dómine, sumpta mystéria: et, intercedénte beáta Bárbara Vírgine et Mártyre tua, sempitérna fáciant protectióne gaudére. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
I misteri che abbiamo ricevuto, o Signore, siano il nostro soccorso, e per l'intercessione della beata Barbara vergine e martire tua, ci ottengano la gioia della tua protezione perenne. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

lunedì 3 dicembre 2018

San Francesco Saverio, Confessore

Doppio maggiore.
Paramenti bianchi.

Francisco de Jasso Azpilicueta Atondo y Aznares de Javier (Francesco Saverio), nato da nobili genitori nel castello di Javier (Navarra) nella diocesi di Pamplona il 7 aprile 1506, divenne a Parigi compagno e discepolo di Sant'Ignazio. Vinto, dopo una lunga resistenza, dalle parole che costantemente gli ripeteva Sant’Ignazio: «Che serve all'uomo guadagnare l'universo intero, se poi perde l'anima sua?» (Marc 8:36), divenne uno dei suoi più zelanti cooperatori nella Compagnia di Gesù, allora nascente. Sotto un tal maestro in breve progredì tanto che, quando era intento alla contemplazione delle cose divine, più d'una volta fu visto elevato da terra: cosa che gli accadde più volte mentre celebrava davanti a una moltitudine di popolo. Egli meritava queste delizie dell'anima per i grandi tormenti onde affliggeva il suo corpo. Infatti s'interdiceva non solo l'uso della carne e del vino, ma perfino del pane di frumento, non nutrendosi che dei più vili alimenti, e passando talvolta due o tre giorni di seguito senza prender alcun cibo. Si flagellava sì duramente con discipline di ferro, che spesso il sangue scorreva in abbondanza; prendeva un sonno brevissimo sulla nuda terra.
A Roma San Francesco Saverio fu ordinato sacerdote nel 1537. L'austerità e la santità della vita lo avevano già reso maturo per l'ufficio dell'apostolato; infatti, nel 1540 Giovanni III, re di Portogallo, avendo domandato a papa Paolo III per le Indie Orientali alcuni membri della nascente società, il Papa, per suggerimento di Sant'Ignazio, scelse Francesco a questa grande impresa colla potestà di nunzio apostolico. Nel marzo 1541 partì da Lisbona, e dopo un viaggio di più di un anno, nel maggio 1542, giunse a Goa, spingendosi poi fino a Taiwan. Ivi apparve subito miracolosamente istruito nelle difficilissime e svariate lingue di quelle diverse nazioni. Anzi più volte avvenne che, predicando egli in una sola lingua a popolazioni differenti, ognuno lo udisse parlare nella lingua propria. Egli percorse sempre a piedi, e spesso nudi, innumerevoli provincie. Nel 1545 partì per la penisola di Malacca, in Malaysia, dove incontrò un fuggiasco giapponese Anjiro, desideroso di farsi cristiano per liberarsi dal rimorso cagionatogli da un delitto commesso in patria. Il Santo, rimasto sedotto dalle notizie ricevute sul Giappone e sui suoi abitanti, concepì un estremo desiderio di andarli ad evangelizzare. Quindi partì per il Giappone in compagnia di Anjiro, suo collaboratore, e sbarcò a Kagoshima, nell’isola di Kyūshū, il 15 agosto 1548. Introdusse la fede nel Giappone e in altre sei contrade. Convertì a Cristo nelle Indie più di un centinaio di migliaia di persone; e purificò nel fonte battesimale grandi principi e molti re. E mentre faceva per Iddio sì grandi cose, era tale la sua umiltà, che non scriveva se non in ginocchio a Sant'Ignazio allora suo generale.
Il Signore confortò questo suo ardore nel propagare il Vangelo con grandi e numerosi miracoli. Egli rese la vista a un cieco. Con un segno di croce cambiò in dolce tanta acqua di mare quanta ne occorse per sovvenire lungamente a un equipaggio di cinquecento uomini che morivano di sete: acqua che portata in diverse contrade, guarì subito moltissimi infermi. Richiamò alla vita più morti, tra i quali risuscitò uno seppellito il giorno innanzi e che aveva fatto dissotterrare, e due altri restituì vivi ai genitori dopo aver loro presa la mano mentre venivano portati nella bara a seppellire. Ispirato frequentemente dallo spirito di profezia, rivelò moltissime cose, lontane di luogo e di tempo. Ammalatosi di polmonite, infine rese la sua anima al Signore nell'isola di Shangchuan o Sanciano, isola della Cina, il 2 dicembre 1552, pieno di meriti e sfinito dal lavoro. La sua spoglia mortale seppellita in due riprese nella calce viva, si conservò incorrotta più mesi, mandando anche odore e del sangue; due anni dopo, fu trasportata dapprima a Malacca, ove cessò all'istante una violentissima peste, poi a Goa, dove si trova oggi nella chiesa della Compagnia di Gesù, dedicata al Bom Jesus (Buon Gesù). Infine risplendendo per tutto il mondo per nuovi e grandissimi miracoli, papa Paolo V lo iscrisse nell'Albo dei Beati il 25 ottobre 1619, e papa Gregorio XV nell'Albo dei Santi il 12 marzo 1622. Questo pionere delle missioni dei tempi moderni, proclamato dapprima Patrono dell'Oriente nel 1748, da papa San Pio X fu scelto e proclamato Patrono della Società e dell'Opera della Propagazione della Fede nel 1904, e da papa Pio XI di tutte le missioni con Santa Teresa di Gesù Bambino nel 1927.


Pietro Antonio Rotari, San Francesco Saverio predica ai giapponesi, Basilica di Santa Maria delle Grazie, Brescia (Lombardia), 1745.


INTROITUS
Ps 118:46-47. Loquébar de testimóniis tuis in conspéctu regum, et non confundébar: et meditábar in mandátis tuis, quae diléxi nimis. Ps 116:1-2. Laudáte Dóminum, omnes gentes, laudáte eum, omnes pópuli: quóniam confirmáta est super nos misericórdia ejus, et véritas Dómini manet in aetérnum. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Loquébar de testimóniis tuis in conspéctu regum, et non confundébar: et meditábar in mandátis tuis, quae diléxi nimis.

Ps 118:46-47. Parlavo dei tuoi precetti alla presenza dei re e non ne arrossivo. E meditavo i tuoi comandamenti che ho amato sopra ogni cosa. Ps 116:1-2. Lodate il Signore, o voi nazioni tutte, glorificatelo, o voi popoli tutti! Perché somma è la sua misericordia per noi ed in eterno dura la fedeltà del Signore. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Parlavo dei tuoi precetti alla presenza dei re e non ne arrossivo. E meditavo i tuoi comandamenti che ho amato sopra ogni cosa.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui Indiárum gentes beáti Francísci praedicatióne et miráculis Ecclésiae tuae aggregáre voluísti: concéde propítius; ut, cujus gloriósa mérita venerámur, virtútum quoque imitémur exémpla. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che hai voluto aggregare alla tua Chiesa i popoli delle Indie mediante la predicazione ed i miracoli del beato Francesco, concedine propizio di imitare gli esempi delle virtù di colui, del quale onoriamo i gloriosi meriti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Romános.
Rom 10:10-18.
Fratres: Corde enim créditur ad justítiam: ore autem conféssio fit ad salútem. Dicit enim Scriptúra: Omnis, qui credit in illum, non confundétur. Non enim est distínctio Judaei et Graeci: nam idem Dóminus ómnium, dives in omnes, qui ínvocant illum. Omnis enim, quicúmque invocáverit nomen Dómini, salvus erit. Quómodo ergo invocábunt, in quem non credidérunt? Aut quómodo credent ei, quem non audiérunt? Quómodo autem áudient sine praedicánte? Quómodo vero praedicábunt, nisi mittántur? Sicut scriptum est: Quam speciósi pedes evangelizántium pacem, evangelizántium bona! Sed non omnes oboediunt Evangélio. Isaías enim dicit: Dómine, quis crédidit audítui nostro? Ergo fides ex audítu, audítus autem per verbum Christi. Sed dico: Numquid non audiérunt? Et quidem in omnem terram exívit sonus eórum, et in fines orbis terrae verba eórum.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Romani.
Rom 10:10-18.
Fratelli, con il cuore si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si professa (la fede) per ottenere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui (Cristo), non sarà confuso. Non c'è dunque distinzione fra Giudeo e Greco, perché lo stesso è il Signore di tutti, ugualmente ricco verso quelli che lo invocano. Chiunque invero invocherà il nome del Signore, sarà salvo. Ma come invocheranno uno in cui non hanno creduto? E come crederanno in uno di cui non hanno sentito parlare? Come poi ne potranno sentire parlare, senza chi predichi? E come predicheranno se non sono mandati? Sta scritto, infatti: Quanto son belli i piedi di coloro che evangelizzano la pace, che annunziano il bene! Ma non tutti obbediscono al Vangelo. Isaia infatti dice: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? La fede vien dunque dalla predicazione, e questa si fa per mandato di Cristo. Ma dico io: Non han forse udito? Che anzi: Per tutta la terra ha risuonato la loro voce, e le loro parole son giunte fino agli estremi confini della terra.

GRADUALE
Ps 91:13; 91:14. Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur in domo Dómini. Ps 91:3. ℣. Ad annuntiándum mane misericórdiam tuam, et veritátem tuam per noctem.

Ps 91:13; 91:14. Il giusto fiorisce come palma; cresce come cedro del Libano nella casa del Signore. Ps 91:3. ℣. È bello celebrare la tua misericordia al mattino, e la tua fedeltà nella notte.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Jac 1:12. ℣. Beátus vir, qui suffert tentatiónem: quóniam, cum probátus fúerit, accípiet corónam vitæ. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Jac 1:12. ℣. Beato l'uomo che sostiene la prova: perché dopo essere stato provato, riceverà la corona della vita. Alleluia.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Marcum.
Marc 16:15-18.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Eúntes in mundum univérsum, praedicáte Evangélium omni creatúrae. Qui crediderit, et baptizátus fúerit, salvus erit: qui vero non crediderit, condemnábitur. Signa autem eos, qui crediderint, haec sequéntur: In nómine meo daemónia ejícient: linguis loquéntur novis: serpéntes tollent: et si mortíferum quid bíberint, non eis nocébit: super aegros manus impónent, et bene habébunt.

Seguito del santo Vangelo secondo Marco.
Marc 16:15-18.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Andate nel mondo intero ad annunciare il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi invece non crederà, sarà condannato. Ed ecco i miracoli che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non farà loro alcun male; imporranno le mani sugli infermi ed essi guariranno.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 29 sui Vangeli, dopo il principio.
Col nome di “ogni creatura” si può intendere tutte le nazioni dei Gentili. Infatti, prima aveva detto: Non andate dietro ai Gentili (Matt 10:5), ed ora dice: Predicate ad ogni creatura (Marc 16:15): che cioè la predicazione degli Apostoli, respinta prima dalla Giudea, allora tornerebbe a nostro vantaggio, quando quella orgogliosa l'avesse, a testimonianza della sua condanna, respinta. Ma quando la Verità manda i suoi discepoli a predicare, che altro fa se non spargere i chicchi della semenza (nel mondo)? Ed egli sparge come semenza pochi chicchi, per raccogliere un abbondante frutto dalla nostra fede.
Difatti non ci sarebbe tanta messe di fedeli nel mondo intero, se la mano del Signore non avesse sparso sul terreno delle anime i chicchi scelti dei predicatori. Segue: Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo; chi poi non crederà, sarà condannato (Marc 16:17). Forse ciascuno dirà dentro di sé: Io ho già creduto, perciò sarò salvo. Dice il vero, se le opere sono conformi alla fede. E infatti la vera fede è quella che non contraddice colle opere ciò che si dice con le parole. Onde Paolo dice di certi falsi fedeli: Professano sì di conoscere Dio, ma coi fatti lo rinnegano (Tit 1:16).
Or ecco i miracoli che accompagneranno quelli che crederanno: Nel nome mio essi scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, maneggeranno serpenti: e, se avranno bevuto qualche veleno, non nuocerà loro: imporranno le mani agl'infermi, e questi guariranno (Marc 16:17). Forse che, fratelli miei, perché non fate questi miracoli, voi non credete? Ma questi furono necessari al principio della Chiesa. Infatti, per far crescere la moltitudine dei credenti, bisognò nutrirla coi miracoli; così anche noi, quando piantiamo degli arbusti continuiamo ad innaffiarli finché non li vediamo aver ben ripreso; ma appena vi han messo le radici, cessiamo d'innaffiarli. Perciò Paolo dice: Le lingue sono un segno non per i fedeli, ma per gl'infedeli (1 Cor 14:22).

OFFERTORIUM
Ps 88:25. Véritas mea et misericórdia mea cum ipso: et in nómine meo exaltábitur cornu ejus.

Ps 88:25. Con lui staranno la mia fedeltà e la mia misericordia, e s'innalzerà nel mio Nome la sua forza.

SECRETA
Praesta nobis, quaesumus, omnípotens Deus: ut nostrae humilitátis oblátio, et pro tuórum tibi grata sit honóre Sanctórum, et nos córpore páriter et mente puríficet. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Fa', o Signore, Dio onnipotente, te ne preghiamo, che questa umile offerta riesca a te gradita per l'onore dei tuoi santi, e a noi sia di purificazione nel corpo e nell'anima. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Matt 24:46-47. Beátus servus, quem, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántem: amen, dico vobis, super ómnia bona sua constítuet eum.

Matt 24:46-47. Beato è quel servo se il padrone, quando ritorna, lo troverà al lavoro: in verità, vi dico, lo preporrà a tutti i suoi beni.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Quaesumus, omnípotens Deus: ut, qui coeléstia aliménta percépimus, intercedénte beáto Francísco Confessóre tuo, per haec contra ómnia advérsa muniámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ti supplichiamo, o Dio onnipotente, che, per intercessione del beato Francesco confessore tuo, gli alimenti celesti ricevuti ci proteggano contro ogni avversità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.

domenica 2 dicembre 2018

Santa Bibiana, Vergine e Martire

Semidoppio.
Paramenti rossi.

Bibiana, vergine romana, nata da nobile famiglia tra il 347-352, fu più nobile ancora per la fede cristiana. Infatti suo padre Flaviano, ch'era stato prefetto sotto Giuliano Apostata, empissimo tiranno, si vide segnato col marchio degli schiavi e deportato ad Acquas Taurinas, dove morì martire. Sua madre Dafrosa fu prima rinchiusa in casa colle figlie perché vi morissero di fame; poi, la madre fu relegata fuori di Roma e decapitata. Morti poi i pii genitori, Bibiana insieme colla sua sorella Demetria è spogliata di tutti i beni; Aproniano, pretore della Città, avido di denaro, perseguita le due sorelle, le quali, destituite affatto d'ogni soccorso umano, sono mirabilmente nutrite da Dio che dà cibo ai famelici, sì che il persecutore rimane grandemente stupito al vederle ancora più forti e floride.
Nondimeno Aproniano cerca di persuaderle di onorare gli dèi dei Gentili, promettendo loro la restituzione delle ricchezze perdute, il favore dell'imperatore e distintissime nozze. Che se avranno fatto diversamente, le minaccia della prigione, delle verghe, della scure. Ma quelle, né colle carezze né colle minacce scosse dalla vera Fede, disposte piuttosto a morire che macchiarsi delle superstizioni pagane, respingono con sdegno e costanza l'empie profferte del pretore. Perciò Demetria, caduta all'improvviso sotto gli occhi di Bibiana, si addormentò nel Signore. Bibiana fu affidata a una donna scaltrissima, Rufina, perché cercasse di sedurla; ma ella istruita fin dall'infanzia a custodire la legge cristiana e illibato il fiore della verginità, superando se stessa, trionfò delle insidie della donna e deluse la perfidia del pretore.
Così Rufina non riuscendo a smuoverla dal suo santo proposito né colle scaltre parole né colle battiture onde la caricava tutti i giorni, deluso il pretore nelle sue speranze, acceso di rabbia perché perdeva tempo in Bibiana, comanda ai littori di spogliarla, di attaccarla colle mani legate a una colonna, e di batterla con sferze guernite di piombo finché rese l'anima: era tra il 361-363. Il suo santo corpo, gettato ai cani, restò due giorni sulla piazza del Toro, ma, divinamente preservato, restò intatto; il prete Giovanni poi lo seppellì di notte accanto alla tomba della madre e della sorella presso il ninfeo del palazzo di Licinio Gallieno, sull’Esquilino, dove si vede ancora al presente una chiesa dedicata a Dio sotto il nome di santa Bibiana, eretta da papa Simplicio (468-483), e che papa Urbano VIII (1623-1644) restaurò dopo essersi ritrovati i corpi delle sante Bibiana, Demetria e Dafrosa, ch'egli ripose sotto l'altar maggiore, su cui si può ancor oggi ammirare una statua della santa, che è una delle migliori e più graziose opere di gioventù di Gian Lorenzo Bernini.


Gian Lorenzo Bernini, Santa Bibiana, Chiesa di Santa Bibiana, Roma (Lazio), 1624-1626.


Le Vergini hanno riposta la loro speranza in Dio e sono state liberate dai peccatori che cercavano di perderle ad ogni costo.

INTROITUS
Ps 118:95-96. Me exspectavérunt peccatóres, ut pérderent me: testimónia tua, Dómine, intelléxi: omnis consummatiónis vidi finem: latum mandátum tuum nimis. Ps 118:1. Beáti immaculáti in via: qui ámbulant in lege Dómini. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Me exspectavérunt peccatóres, ut pérderent me: testimónia tua, Dómine, intelléxi: omnis consummatiónis vidi finem: latum mandátum tuum nimis.

Ps 118:95-96. I peccatori mi aspettarono al varco per rovinarmi; io però attendevo ai tuoi insegnamenti: ho veduto un limite ad ogni cosa perfetta, ma non alla tua legge. Ps 118:1. Beati gli uomini di condotta integra, che procedono secondo la legge del Signore. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. I peccatori mi aspettarono al varco per rovinarmi; io però attendevo ai tuoi insegnamenti: ho veduto un limite ad ogni cosa perfetta, ma non alla tua legge.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, ómnium largítor bonórum, qui in fámula tua Bibiána cum virginitátis flore martýrii palmam conjunxísti: mentes nostras ejus intercessióne tibi caritáte conjúnge; ut, amótis perículis, praemia consequámur aetérna. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Dio, datore di ogni bene, che nella tua serva Bibiana al fiore della verginità hai unito la palma del martirio, in grazia di lei, stringi a te le nostre anime con la carità; affinché, rimossi i pericoli, conseguiamo i premi eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Nell'Avvento si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.

LECTIO
Léctio libri Sapiéntiae.
Eccli 51:13-17.
Dómine, Deus meus, exaltásti super terram habitatiónem meam, et pro morte defluénte deprecáta sum. Invocávi Dóminum, Patrem Dómini mei, ut non derelínquat me in die tribulatiónis meæ, et in témpore superbórum sine adjutório. Laudábo nomen tuum assídue, et collaudábo illud in confessióne, et exaudíta est orátio mea. Et liberásti me de perditióne, et eripuísti me de témpore iníquo. Proptérea confitébor et laudem dicam tibi, Dómine, Deus noster.

Lettura del libro della Sapienza.
Eccli 51:13-17.
Hai innalzato, Signore Iddio mio, la mia casa sopra la terra e pregai perché tu mi scampassi dalla morte che tutto scioglie. Invocai il Signore, Padre del mio Signore, perché non mi abbandonasse senza difesa nel giorno della mia tribolazione sotto la dominazione dei superbi. Loderò sempre il tuo nome e continuamente lo celebrerò con rendimenti di grazie. Fu esaudita la mia supplica: tu mi liberasti infatti dalla perdizione e mi strappasti da una cattiva situazione. Per questo ti ringrazierò e ti loderò, Signore Iddio nostro.

GRADUALE
Ps 45:6; 45:5. Adjuvábit eam Deus vultu suo: Deus in médio ejus, non commovébitur. ℣. Flúminis ímpetus laetíficat civitátem Dei: sanctificávit tabernáculum suum Altíssimus.

Ps 45:6; 45:5. Dio la soccorrerà col suo sguardo: Dio sta in mezzo a lei, essa non sarà scossa. ℣. L'impeto di un fiume rallegra la città di Dio, l'Altissimo ha santificato il suo tabernacolo.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. ℣. Hæc est virgo sápiens, et una de número prudéntum. Allelúja.

Alleluia, alleluia. ℣. Questa è una vergine sapiente, una del novero delle prudenti. Alleluia.

La Chiesa applica oggi due parabole alle Vergini Martiri. Il tesoro e la perla preziosa di cui parla il Vangelo, sono il regno dei cieli, che le Vergini hanno acquistato, sacrificando tutti i loro beni, e custodito gelosamente.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 13:44-52.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis parábolam hanc: Símile est regnum coelórum thesáuro abscóndito in agro: quem qui invénit homo, abscóndit, et prae gáudio illíus vadit, et vendit univérsa, quae habet, et emit agrum illum. Iterum símile est regnum coelórum hómini negotiatóri, quaerénti bonas margarítas. Invénta autem una pretiósa margaríta, ábiit, et véndidit ómnia, quae hábuit, et emit eam. Iterum símile est regnum coelórum sagénae, missae in mare et ex omni génere píscium congregánti. Quam, cum impléta esset, educéntes, et secus littus sedéntes, elegérunt bonos in vasa, malos autem foras misérunt. Sic erit in consummatióne saeculi: exíbunt Angeli, et separábunt malos de médio justórum, et mittent eos in camínum ignis: ibi erit fletus et stridor déntium. Intellexístis haec ómnia? Dicunt ei: Etiam. Ait illis: Ideo omnis scriba doctus in regno coelórum símilis est hómini patrifamílias, qui profert de thesáuro suo nova et vétera.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 13:44-52.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose? Gli risposero: Sì. Ed egli disse loro: Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 11 sui Vangeli.
Il regno dei cieli, fratelli carissimi, si dice simile a cose terrene, affinché l'anima si elevi da ciò che conosce a ciò che non conosce affatto, così che dall'esempio delle cose visibili si sollevi alle invisibili, e come incitata da ciò che ha appreso, s'infiammi a tal punto da imparare ad amare, per mezzo dell'affetto per un bene conosciuto, anche beni sconosciuti. Ecco dunque che il regno dei cieli si paragona ad un tesoro nascosto in un campo. L'uomo che l'ha trovato, lo tiene nascosto e, per la gioia di possederlo, va a vendere tutto ciò che possiede e compra quel campo.
Ed in ciò si deve anche notare che il tesoro trovato viene nascosto perché sia conservato: poiché non riuscirà a difendere dagli spiriti maligni l'ardore del desiderio che sente per il cielo, colui che non lo sottrae alle umane lodi. Infatti nella vita presente ci troviamo come in una via, lungo la quale ci dirigiamo alla patria. Gli spiriti maligni ci tendono insidie lungo la strada, come ladruncoli. Portare dunque pubblicamente un tesoro per via è come desiderare di essere derubati. Ora io dico questo, non perché il prossimo non veda le nostre opere buone, poiché sta scritto: Vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli; ma perché non cerchiamo lodi dall'esterno per quello che facciamo. L'opera quindi sia pure pubblica, ma rimanga occulta l'intenzione; affinché noi possiamo dare al prossimo l'esempio di un'opera buona, e tuttavia con l'intenzione, per la quale cerchiamo di piacere soltanto a Dio, desideriamo sempre il segreto.
Il tesoro è il desiderio del cielo, e il campo, nel quale è nascosto, è una vita degna del cielo. Vende subito ogni cosa per comperare questo campo chi, rinunziando ai piaceri della carne, con pratica esatta di questa vita di cielo, calpesta tutti i suoi desideri terreni, così che nulla più gli piaccia di ciò che solletica la carne, e il suo spirito non tema nulla di ciò che distrugge la vita carnale.

OFFERTORIUM
Ps 44:3. Diffúsa est grátia in lábiis tuis: proptérea benedíxit te Deus in aetérnum, et in saeculum saeculi.

Ps 44:3. Sulle tue labbra è diffusa la grazia: per questo Dio ti ha benedetto per sempre.

SECRETA
Hóstias tibi, Dómine, beátae Bibiánae Vírginis et Martyris tuae dicátas méritis, benígnus assúme: et ad perpétuum nobis tríbue proveníre subsídium. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, accetta benigno i doni che ti offriamo in onore della beata Bibiana vergine e martire, e fa' che ci siano di perpetuo aiuto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Nell'Avvento si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Ps 118:121; 118:122;118:128. Feci judícium et justítiam, Dómine, non calumniéntur mihi supérbi: ad ómnia mandáta tua dirigébar, omnem viam iniquitátis ódio hábui.

Ps 118:121; 118:122;118:128.  Ho agito secondo diritto e giustizia, o Signore: non mi calunnino i superbi. Per questo ho tenuto cari i tuoi precetti ed ebbi in odio ogni via di menzogna.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Divíni múneris largitáte satiáti, quaesumus, Dómine, Deus noster: ut, intercedénte beáta Bibiána Vírgine et Mártyre tua, in ejus semper participatióne vivámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Nutriti dall'abbondanza del dono divino, ti preghiamo, o Signore nostro Dio, per l'intercessione della tua santa vergine e martire Bibiana, di farci vivere sempre in questa comunione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Nell'Avvento si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.