martedì 4 dicembre 2018

San Pietro Crisologo Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa - Commemorazione di Santa Barbara, Vergine e Martire

Doppio maggiore.
Paramenti bianchi.

Pietro, sopranominato Crisologo per l'aurea sua eloquenza, nacque da onesti genitori ad Imola nell'Emilia alla fine del IV secolo, e volgendo fin dall'infanzia il suo spirito alla pietà, si mise al servizio del vescovo di quella città, Cornelio Romano; sotto il quale, avendo fatti rapidi progressi nella scienza e santità, fu anche ordinato diacono. Poco dopo accadde che gli abitanti di Ravenna, a causa della morte del loro arcivescovo, inviarono - secondo l'uso - il successore, eletto da essi, a Roma dal papa San Sisto III per la conferma dell'elezione, insieme ai loro deputati e al predetto Cornelio, che portò con sé il suo diacono. Intanto l'Apostolo San Pietro e il Martire Apollinare, avendo in mezzo a loro il giovane diacono, apparvero in sogno al sommo Pontefice, ordinandogli di nominare questo e non altri all'arcivescovado di Ravenna. Quindi il Pontefice, appena ebbe visto Pietro, riconobbe in lui l'eletto dal Signore Dio: perciò rigettato quello che gli presentavano, promosse questo a quella chiesa metropolitana l'anno di Cristo 433. I deputati di Ravenna offesi dapprima, appena ebbero udito della visione, si sottomisero volentieri alla volontà divina, e accettarono col più grande rispetto il nuovo arcivescovo.
Così Pietro, consacrato arcivescovo suo malgrado, fu condotto a Ravenna, dove l'imperatore Valentiniano, Galla Placidia sua madre, e tutto il popolo lo accolsero colla massima letizia. Quanto a sé egli dichiarò che, avendo acconsentito a portare un sì gran peso per la loro salvezza, non domandava loro se non una sola cosa, che cercassero di obbedire ai suoi avvisi, e di non resistere ai precetti del Signore. Egli allora fece seppellire, dopo averli imbalsamati con preziosi profumi, i corpi dei due Santi morti là, cioè di Barbaziano prete, e di Germano vescovo di Auxerre, del quale rivendicò a sé come eredità la cocolla e il cilicio. Ordinò vescovi Proietto e Marcellino. Fece scavare in Classe una fontana di grandezza veramente meravigliosa, edificò le più magnifiche chiese in onore del beato Apostolo Andrea e di altri Santi. Con un efficacissimo discorso represse i giuochi e i balli soliti a farsi da persone mascherate ai primi di Gennaio; nel qual discorso, tra l'altro, disse quelle memorande parole: «Chi vuol giocare col diavolo, non potrà godere con Cristo». Per ordine del papa san Leone I scrisse al concilio di Calcedonia (451) contro l'eresia di Eutiche. Di più, rispose lui stesso ad Eutiche con un'altra lettera, ch'è aggiunta agli atti del concilio nelle ultime edizioni, ed è registrata negli annali ecclesiastici.
Nei discorsi pubblici che faceva al popolo, la sua eloquenza era sì veemente ed il suo ardore sì grande, che talvolta gli venne meno la voce, come avvenne nel sermone sull'emorroissa. Al che i Ravennati, commossi, riempirono il luogo di tante lacrime, grida e preghiere, ch'egli poi ne rese grazie a Dio d'aver fatto tornare a profitto dell'amore verso il Signore l'interruzione del suo discorso. Finalmente dopo aver governato santissimamente quella chiesa per circa diciotto anni, avendo conosciuto per divina rivelazione prossima la fine delle sue fatiche, si recò in patria (Imola); ivi si portò nella chiesa di San Cassiano a deporvi in dono sull'altar maggiore un gran diadema d'oro ornato di pietre preziose, un calice pure d'oro e una patena d'argento, la quale dà all'acqua che vi si versa, come spesso si è sperimentato, la virtù di guarire le morsicature dei cani rabbiosi e dalle febbri. Quindi congedò i Ravennati che lo avevano seguito, raccomandando loro di vegliare attentamente alla scelta di un eccellente pastore. Poi, pregato umilmente Dio e il patrono San Cassiano di ricevere benignamente l'anima sua, passò dolcemente da questa vita il 2 dicembre dell'anno del Signore 450 circa. Il suo sacro corpo fu sepolto con onore tra le lacrime e le testimonianze di pietà di tutta la città, vicino a quello del medesimo San Cassiano, dove anche ai nostri giorni si venera religiosamente: e uno de' suoi bracci, ornato di oro e di gemme, fu portato a Ravenna dove si venera nella basilica Ursiana. Papa Benedetto XIII lo proclamò, nel 1729, Dottore della Chiesa.


Giovanni Andrea Benedetto Fornioni, San Pietro Crisologo, Museo Diocesano di Imola (Emilia-Romagna), 1752.


Barbara, vergine di Nicomedia, figlia di Dioscoro uomo nobile ma superstizioso, pervenne senza indugio, per mezzo delle cose che si sono fatte visibili, alle invisibili, grazie all'aiuto della grazia divina. Per cui incominciò a lavorare per Dio solo e le cose divine. Il padre, bramoso di custodirla da qualunque incontro di uomini, siccome ella era risplendente di una bellezza più ricca di fascino, la rinchiuse in una torre, dove la pia vergine dedicatasi alle meditazioni e alle preghiere, si applicava a piacere a Dio solo, che aveva designato a sé come Sposo. Rifiutò fortemente i matrimoni di nobili, offerti dal padre molte volte. Il padre, invero, confidando che durante la sua lontananza l'animo della figlia potesse sollevarsi più facilmente, ordinò innanzitutto di costruire un bagno termale, affinché non le mancasse qualcosa per la comodità, poi si portò fuori della città in regioni straniere.
Durante l'assenza del padre, Barbara ordinò che alle due finestre, che vi erano nella torre, ne fosse aggiunta una terza in onore della divina Trinità; e che il bordo della vasca del bagno termale fosse edificato ad immagine della Santissima Croce. Dioscoro, ritornando ivi, scorse ciò, e udita la causa della novità, appunto si infiammò contro la figlia, a tal punto che, impugnata la spada, tentando di afferrarla, poco non era mancato di trafiggerla con crudeltà; ma Dio si presentò: infatti si mostrò a Barbara che fuggiva un masso ingente, in cui si aprì un passo, per mezzo del quale poté raggiungere la cima di un monte, e così nascondersi in una grotta; ma poco dopo, essendo stata scoperta dal padre assai malvagio, egli percosse ferocemente i suoi fianchi con i piedi e la schiena coi pugni, e trascinatala via con la forza per i capelli attraverso luoghi aspri e strade ardue, la portò dal Preside Marciano per punirla.
E così tentata dallo stesso con ogni modo ma invano, comandò che nuda fosse massacrata coi nerbi, che le ferite inflitte fossero sfregate con cocci, che poi ella fosse tratta in carcere; quivi apparendole Cristo circondato da un'immensa luce, la confermò dopo esser stata rinvigorita meravigliosamente nella sopportazione dei patimenti; osservando ciò la Matrona Giuliana convertitasi alla Fede cristiana, fu resa partecipe della medesima palma. Infine, le membra di Barbara sono dilaniate con unghie di ferro, i fianchi sono bruciati da torce, il capo è percosso da martelletti; confortava la compartecipe nel martirio in quei dolori, ed la esortava a combattere costantemente fino alla fine. Recise dunque ad entrambe le mammelle, trascinate nude attraverso luoghi pubblici, sono punite con la pena capitale, e lo stesso padre scelleratissimo, privo di umanità, troncò il capo della figlia colle proprie mani; la feroce crudeltà di questi non rimase impunita: infatti, all'istante, perì colpito da un fulmine in quello stesso luogo. Il capo di questa beatissima Martire è conservato mirabilmente nell’Oratorio ad Sancta Sanctorum. Il culto di questa santa in Roma è dato dalla fine del VI secolo e la sua figura la troviamo già negli affreschi di Santa Maria Antiqua. Questa Martire è una dei quattordici Santi Ausiliari.


Gonçal Peris Sarrià, Retablo di Santa Barbara, Museo Nazionale d'Arte della Catalogna, Spagna, 1410-1425.


La Chiesa loda il Signore per aver conferito ai Santi Dottori la sapienza, l'intelligenza e la santità con cui spandere dovunque il lume della dottrina evangelica.

INTROITUS
Eccli 15:5. In médio Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae índuit eum. Ps 91:2. Bonum est confitéri Dómino: et psállere nómini tuo, Altíssime. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. In médio Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae índuit eum.

Eccli 15:5. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria. Ps 91:2. È bene cantare la gloria al Signore: e lodare, Altissimo, il tuo Nome. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui beátum Petrum Chrysólogum Doctorem egrégium, divínitus praemonstrátum, ad regéndam et instruéndam Ecclésiam tuam éligi voluísti: praesta, quaesumus; ut, quem Doctórem vitae habúimus in terris, intercessórem habére mereámur in coelis. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che a governare e istruire la tua Chiesa volesti eleggere l'illustre Dottore, il beato Pietro Crisologo miracolosamente designato; fa', che come lo avemmo maestro di vita in terra, così meritiamo d'averlo patrono nel cielo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Orémus.
Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente e poi, con unica conclusione, la commemorazione di Santa Barbara, Vergine e Martire. 
Deus, qui inter cétera poténtiae tuae mirácula étiam in sexu frágili victóriam martýrii contulísti: concéde propítius; ut, qui beátae Bárbarae Vírginis et Martyris tuae natalítia cólimus, per ejus ad te exémpla gradiámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che fra gli altri prodigi della tua potenza compisti anche quello di dare al sesso fragile la forza del martirio; fa' che noi, che celebriamo l'anniversario della beata Barbara vergine e martire tua, imitando i suoi esempi avanziamo verso di te. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

I Dottori della Chiesa hanno messo in pratica i consigli che San Paolo dava a San Timoteo. Predicarono in ogni maniera la dottrina di Gesù Cristo, reagendo contro quella curiosità morbosa che rende certe anime avide ad intendere teorie nuove ed erronee in fatto di religione. Avendo combattuta la buona battaglia, come l'Apostolo, per il Vangelo e conservato intatto il deposito sacro della dottrina cristiana, ricevono in cielo la corona destinata a compensarli della loro santità apostolica.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Timótheum.
2Tim 4:1-8.
Caríssime: Testíficor coram Deo, et Jesu Christo, qui judicatúrus est vivos et mórtuos, per advéntum ipsíus et regnum ejus: praedica verbum, insta opportúne, importúne: árgue, óbsecra, íncrepa in omni patiéntia, et doctrína. Erit enim tempus, cum sanam doctrínam non sustinébunt, sed ad sua desidéria coacervábunt sibi magístros, pruriéntes áuribus, et a veritáte quidem audítum avértent, ad fábulas autem converténtur. Tu vero vígila, in ómnibus labóra, opus fac Evangelístae, ministérium tuum ímple. Sóbrius esto. Ego enim jam delíbor, et tempus resolutiónis meae instat. Bonum certámen certávi, cursum consummávi, fidem servávi. In réliquo repósita est mihi coróna justítiae, quam reddet mihi Dóminus in illa die, justus judex: non solum autem mihi, sed et iis, qui díligunt advéntum ejus.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo a Timoteo.
2Tim 4:1-8.
Carissimo: Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo, che ha da venire a giudicare i vivi ed i morti, per la sua venuta e per il suo regno: predica la Parola, insisti a tempo opportuno e fuori tempo. Riprendi, esorta, sgrida con paziente insegnamento; perché verrà tempo in cui la gente non potrà sopportare la sana dottrina, ma per assecondare la propria passione e per prurito di novità, si creerà una folla di maestri, e per non ascoltare la verità andrà dietro a favole. Ma tu veglia sopra tutte le cose, sopporta le afflizioni, compi l'ufficio di predicare il Vangelo, adempi il tuo ministero e sii temperante. In quanto a me il mio sangue sta per essere versato come una libazione e il tempo del mio scioglimento dal corpo è vicino. Ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede. Non mi resta che ricevere la corona di giustizia, che mi darà in quel giorno il Signore, giusto giudice; e non solo a me, ma anche a quelli che desiderano la sua venuta.

GRADUALE
Eccli 44:16. Ecce sacérdos magnus, qui in diébus suis plácuit Deo. Ps 44:20. ℣. Non est invéntus símilis illi, qui conservaret legem Excélsi.

Eccli 44:16. Ecco il grande pontefice, che nella sua vita piacque a Dio. Ps 44:20. ℣. Non si trovò alcuno simile a lui nell'osservare la legge dell'Eccelso.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 109:4. ℣. Tu es sacérdos in aetérnum, secúndum órdinem Melchísedech. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 109:4. ℣. Tu sei sacerdote per sempre, secondo l'ordine di Melchisedech. Alleluia.

I Dottori sono il sale che deve preservare le anime dalla corruzione: sono la luce che illumina gli uomini immersi nelle tenebre dell'errore e del peccato. Predicando con la loro dottrina e il loro esempio, glorificano Dio, il quale solo dà la grazia di compiere bene il proprio dovere. E siccome l'osservanza delle minime prescrizioni della legge riceve la sua ricompensa, essi sono grandi nel regno dei cieli.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 5:13-19.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Vos estis sal terrae. Quod si sal evanúerit, in quo saliétur? Ad níhilum valet ultra, nisi ut mittátur foras, et conculcétur ab homínibus. Vos estis lux mundi. Non potest cívitas abscóndi supra montem pósita. Neque accéndunt lucérnam, et ponunt eam sub módio, sed super candelábrum, ut lúceat ómnibus qui in domo sunt. Sic lúceat lux vestra coram homínibus, ut vídeant ópera vestra bona, et gloríficent Patrem vestrum, qui in coelis est. Nolíte putáre, quóniam veni sólvere legem aut prophétas: non veni sólvere, sed adimplére. Amen, quippe dico vobis, donec tránseat coelum et terra, iota unum aut unus apex non praeteríbit a lege, donec ómnia fiant. Qui ergo solverit unum de mandátis istis mínimis, et docúerit sic hómines, mínimus vocábitur in regno coelórum: qui autem fécerit et docúerit, hic magnus vocábitur in regno coelórum.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 5:13-19.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Voi siete il sale della terra. E se il sale perde la sua virtù, come lo si riattiverà? Non è più buono se non ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo. Non può rimanere nascosta una città posta sopra un monte. Né si accende la lucerna per riporla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia lume a quanti sono in casa. Così risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto ad abrogare la Legge o i Profeti, ma a completare. In verità vi dico che finché non passi il cielo e la terra non passerà un solo iota o un apice solo della Legge, che tutto non sia compiuto. Chi pertanto violerà uno dei minimi di questi comandamenti e insegnerà così agli uomini, sarà tenuto minimo nel regno dei cieli; ma colui che avrà operato ed insegnato, sarà tenuto grande nel regno dei cieli.

Omelia di Sant'Agostino, Vescovo.
Libro 1 sul Sermone del Signore sul monte, cap. 6.
Il Signore ci mostra doversi giudicare insensati coloro che, cercando l'abbondanza dei beni temporali o temendo d'esserne privati, perdono gli eterni, che gli uomini non possono né dare né togliere. Ora se il sale diventa insipido, con che si salerà? (Matt 5:13) Cioè, se voi, che dovete in un certo modo condire i popoli, per timore delle persecuzioni temporali perderete il regno dei cieli: quali saranno gli uomini che potranno ritrarvi dall'errore, dal momento che Dio ha scelto voi per togliere gli altri dall'errore?
Dunque il sale insipido non serve più a nulla se non ad essere gettato via pestato dagli uomini (Matt 5:13). Pertanto non è calpestato dagli uomini chi soffre persecuzione; ma chi istupidisce per timore della persecuzione. Poiché non può essere calpestato se non uno inferiore; ma non è inferiore chi, sebbene patisca molto sulla terra nel corpo, tuttavia col cuore abita in cielo.
Voi siete la luce del mondo (Matt 5:14). Come più sopra ha detto il sale della terra (Matt 5:13), così ora dice la luce del mondo. Ora per questa terra, di cui si parla più sopra, non si deve intendere quella che calpestiamo coi nostri piedi corporei; bensì gli uomini che abitano sulla terra, o anche i peccatori, a rialzare i quali col condimento della sapienza e a distruggere le loro perverse inclinazioni, il Signore inviò nel mondo il sale apostolico. E qui mondo si deve intendere non il cielo e la terra, ma gli uomini che sono nel mondo o amano il mondo, e che gli Apostoli hanno la missione d'illuminare. Non può rimaner nascosta una città situata su un monte (Matt 5:14): cioè, fondata sopra un'insigne e grande giustizia, significata anche nello stesso monte, su cui il Signore si trova a parlare.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 91:13. Justus ut palma florébit: sicut cedrus, quae in Líbano est, multiplicábitur.

Ps 91:13. Il giusto fiorirà come palma, crescerà come un cedro del Libano.

SECRETA
Sancti Petri Chrysólogi Pontíficis tui atque Doctóris nobis, Dómine, pia non desit orátio: quae et múnera nostra concíliet; et tuam nobis indulgéntiam semper obtíneat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, non ci venga mai meno l'intercessione pia del beato Pietro Crisologo Vescovo tuo e Dottore, la quale renda a te graditi i nostri doni e sempre ottenga a noi la tua indulgenza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente e poi, con unica conclusione, la commemorazione di Santa Barbara, Vergine e Martire.
Súscipe, Dómine, munera, quae in beátae Bárbarae Vírginis et Mártyris tuae sollemnitáte deférimus: cujus nos confídimus patrocínio liberári. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Accetta, Signore, il sacrificio che ti offriamo nella festa della beata Barbara vergine e martire tua, fiduciosi di essere salvati per il suo patrocinio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Matt 25:20; 25:21. Dómine, quinque talénta tradidísti mihi: ecce, ália quinque superlucrátus sum. Euge, serve bone et fidélis, quia in pauca fuísti fidélis, supra multa te constítuam, intra in gáudium Dómini tui.

Matt 25:20; 25:21. O Signore, tu mi affidasti cinque talenti: ecco che ne ho guadagnati altri cinque. Bene, o servo buono e fedele! Poiché sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto: entra nel gaudio del tuo Signore.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Ut nobis, Dómine, tua sacrifícia dent salútem: beátus Petrus Chrysólogus Póntifex tuus et Doctor egrégius, quaesumus, precátor accédat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Interceda per noi, o Signore, il beato Pietro Crisologo Vescovo tuo e Dottore egregio, affinché il tuo sacrificio ci porti salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Orémus.
Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente e poi, con unica conclusione, la commemorazione di Santa Barbara, Vergine e Martire.
Auxiliéntur nobis, Dómine, sumpta mystéria: et, intercedénte beáta Bárbara Vírgine et Mártyre tua, sempitérna fáciant protectióne gaudére. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
I misteri che abbiamo ricevuto, o Signore, siano il nostro soccorso, e per l'intercessione della beata Barbara vergine e martire tua, ci ottengano la gioia della tua protezione perenne. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.