lunedì 10 dicembre 2018

Traslazione dell'Alma Casa della Beata Vergine Maria a Loreto - Commemorazione di San Melchiade, Papa e Martire

Doppio maggiore.
Paramenti bianchi.

La storia della Traslazione. Per la Santa Casa si intende quella piccola casa di Nazaret che fu abitata dalla Beatissima Vergine Maria, insieme al castissimo suo sposo San Giuseppe, che fu distinta dall'Annunciazione fatta a Maria Santissima dall'Arcangelo Gabriele, e ove con Maria Santissima e San Giuseppe abitò per trent'anni il divin Redentore Nostro Signore Gesù Cristo.
Fin dai primi giorni del Cristianesimo, la Santa Casa per opera degli Apostoli fu convertita in una divota cappella, erigendovi un semplice altare con una croce di legno, sopra cui venne dipinta l'immagine del Redentore, e con una statua di cedro rappresentante la Madre di Dio, lavoro dell'Evangelista San Luca. Passata poi la Palestina sotto il dominio dei Musulmani, la Santa Casa si trovò esposta alle profanazioni degli Infedeli; quindi, la Provvidenza divina dispose che gli Angeli la levassero da Nazaret, nella notte tra il 9 e il 10 maggio 1291, e la portassero in Illiria, comprendente a quei tempi l'attuale Dalmazia ed Albania, presso un castello denominato Fiume, più precisamente nella località di Tersatto (in croato Trsat). La notizia dell'arrivo della piccola dimora, rinvenuta da alcuni boscaioli, giunse all'allora signore di Tersatto, il principe Nikola Francopan, che subito si recò in loco per constatare cosa fosse accaduto. Questi si premurò di inviare in Palestina una spedizione che al proprio ritorno informò il principe che la casa di Maria Santissima era scomparsa da Nazaret.
Non essendo a Tersatto onorata come si conveniva, alcuni anni dopo, gli Angeli levarono la Santa Casa da quel luogo, e sorvolando il Mar Adriatico, la depositarono nei pressi di Ancona, nel luogo in cui sorge la chiesa di Santa Maria Liberatrice di Posatora, il cui nome la tradizione fa derivare da questo evento: posa et ora - fermati e prega. Quivi rimase per nove mesi, dopodiché gli Angeli la risollevarono per posarla nei pressi di Porto Recanati, in località “Banderuola”, ove ancora sorge una chiesetta. Lì vi era una selva, proprietà di una nobildonna di Recanati detta Loreta, onde la Santa Casa prese il nome di Santa Maria di Loreto; essa fu rivenuta da alcuni pastori dietro a una luce abbagliante che usciva dalle nubi. Essendo troppo vicina alla costa esposta alle incursioni saracene, ed essendovi ben presto accorsi anche alcuni malfattori che nel folto della selva si annidavano per spogliare e maltrattare i pellegrini che accorrevano alla portentosa chiesuola, otto mesi più tardi, gli Angeli la risollevarono e la deposero sopra un monte, su un terreno i cui proprietari erano due fratelli, i conti Simone e Stefano Rinaldi di Antici. Venuti questi in discordia per la cupidigia di appropriarsi tutte le offerte dei fedeli, dopo soli quattro mesi, il 10 dicembre 1294, gli Angeli la risollevarono nuovamente sulla via comune, che da Recanati va al suo porto, sulla cima della collina, monte Prodo, ove si trova anche al presente, posata sulla superficie della terra, senza fondamenti, lasciati a Nazaret.


Autore anonimo, Descrizione della Traslazione della Santa Casa da Nazaret in Illiria e di qui a Loreto, Museo Pinacoteca, Loreto (Marche), sec. XVI.


La Santa Casa, di forma quadrangolare (9,50 x 4 x 3 m), nel suo nucleo originario, è costituita da sole tre pareti, perché ove sorge l'altare dava, a Nazaret, sull'entrata della Grotta.
Le tre pareti originarie della Santa Casa.
Essa presenta l'antico camino o focolare ancor nero, ed ha scavato nel muro un piccolo armadio che serviva di ripostiglio alle poche suppellettili più necessarie alla Sacra Famiglia, delle quali si conserva ancora una scodella di terracotta, che opera spesso grandi prodigi al sol toccarla o col solo bere per mezzo di essa un poco d'acqua.
In origine la Santa Casa aveva un'unica porta, sul muro settentrionale, la quale fu chiusa verso il 1535, quando fu aperta quella contigua, spostando le pietre dall'una all'altra. Della porta primitiva resta l'architrave in legno, tuttora visibile. L'attuale volta a botte, a sostituzione di un tetto a spioventi, fu costruita nel 1536. Le sezioni superiori delle pareti furono coperte da affreschi nel secolo XIV, mentre le sezioni sottostanti furono lasciate a vista, esposte alla venerazione dei fedeli.
Altare e Iconostasi della Santa Casa.
In una nicchia sull'altare vi è una Statua della Santa Vergine Maria Santissima, scolpita su legno di un cedro del Libano dei Giardini Vaticani, la quale sostituisce quella del secolo XIV, andata distrutta in un incendio scoppiato in Santa Casa nel 1921. Fu fatta scolpire da papa Pio XI, che nel 1922 la incoronò in Vaticano e la fece trasportare a Loreto. Fu modellata da Enrico Quattrini ed eseguita e dipinta da Leopoldo Celani che le conferì una tonalità troppo scura rispetto a quella dell'originale.
L'altare, con contigua Iconostasi, è stato realizzato su disegno dell'architetto Guido Cirilli nel 1922. Sulla fascia di marmo è scritto: Hic Verbum Caro Factum est - “Qui il Verbo si è fatto carne”.
La Santa Casa esternamente è inglobata in un Rivestimento marmoreo, che sostituisce l'antico muro dei recanatesi costruito agli inizi del secolo XIV per proteggere l'augusta dimora. Questo fu voluto da papa Giulio II che nel 1507 inviò a Loreto l'architetto Donato Bramante col compito di realizzarvi “cose magne e … per disegnare molte opere”. I lavori iniziarono nel 1511, sotto la direzione di Giovan Cristoforo Romano, dopo che il fiorentino Antonio Pellegrini, su incarico e su disegno del Bramante, aveva approntato il modello ligneo su scala. Dal 1513 al 1527 diresse l'impresa Andrea Contucci, detto il Sansovino. I lavori ripresero nel 1531, dopo l'interruzione dovuta al sacco di Roma (1527), sotto la direzione di Rinieri Nerucci. Nella fase finale essi passarono alla direzione di Antonio da Sangallo il Giovane. L'opera fu conclusa nel 1538. Successivamente furono collocate nelle nicchie le statue delle Sibille e dei Profeti.
Rivestimento marmoreo della Santa Casa.
Il Bramante ha inteso celebrare la Madre del Redentore e Salvatore, vaticinato dalle dieci Sibille (Ellespontica, Frigia, Tiburtina, Libica, Delfica, Persica, Cumana o Cumea o Cimmeria, Eritrea, Cumana del Ponto, Samia) scolpite dai fratelli Giovan Battista e Tommaso Della Porta (1570-1572), preannunciato dai dieci Profeti (Isaia, Daniele, Amos, Geremia, Ezechiele, Zaccaria, David, Malachia, Mosè, Balaam) scolpiti dai fratelli Girolamo e Aurelio Lombardo (1540-1570), e figurato con la Madre nelle “storie” del dado marmoreo, secondo questa successione, a partire dalla parete settentrionale: “Natività di Maria” di Baccio Bandinelli (1519) e Raffaele da Montelupo (1531-1533); “Sposalizio” di Andrea Sansovino (1525-1526) e Niccolò Tribolo (1531-1533); “Annunciazione” di Andrea Sansovino (1518-1522) e sotto, “Visitazione” di Raffaele da Montelupo (1531-1533) e “Censimento” di Francesco da Sangallo (1531-1533); “Natale” di Andrea Sansovino (1518-1524); “Adorazione dei magi” di Raffaele da Montelupo (1531-1534); “Transito della Vergine” di Domenico D’Aima (1518-1525) con aggiunta di una sezione da parte di Niccolò Tribolo e di Francesco da Sangallo (1531-1534), rappresentante dei soldati che confabulano di rapire il corpo della Vergine. A sé stante è la “Traslazione della Santa Casa" di Francesco da Sangallo e Niccolò Tribolo (1531-1534), desunta dal racconto del Teramano.
Il Rivestimento è costituito da un basamento con ornamenti geometrici, su cui vi è un'iscrizione latina che descrive la storia della traslazione angelica della Santa Casa e che fu fatta incidere da papa Clemente VIII nel 1595, nel terzo centenario del mirabile evento, e dal quale di elevano colonne sormontate da capitelli corinzi, che sorreggono un cornicione aggettante. La balaustra, opera di Antonio da Sangallo, nasconde la volta a botte della Santa Casa e funge da cornice all'intera opera. Diversi fregi, festoni, putti alati sopra i timpani dei portali, stemmi e anelli medicei, sia gentilizi che pontifici (papi Clemente VII e Leone X), e ornamenti con figure mitologiche sono opere di vari artisti, eseguite, nel 1515-1525 e nel 1528-1535.

Basilica della Santa Casa.
La storia del Santuario di Loreto. Nelle prossimità di tale Augustissima Casa, ove innumerevoli furono i prodigi operati, così in breve tempo si costruirono diverse case per alloggiare i pellegrini, si stabilirono artigiani e abitatori d'ogni stato fino a formare una nuova bella città.
Dato che i pellegrini aumentavano, Niccolò delle Aste, vescovo di Recanati, nel 1468 fece iniziare i lavori per costruire un magnifico tempio che inglobasse la Santa Casa. Morto il vescovo, nel 1469 i lavori furono portati avanti da papa Paolo II, il quale, ancora cardinale, aveva ottenuto la guarigione dalla peste per intercessione della Vergine Lauretana.
Il Santuario godeva di fama universale e papa Sisto IV nel 1476 decise di porlo sotto l'immediata dipendenza della Santa Sede, ma, per pressione dei recanatesi, lo restituì alla giurisdizione del loro vescovo, Girolamo Basso della Rovere, che governò la diocesi dal 1476 al 1507. Tramite quest’ultimo, il sommo Pontefice attuò le prime importanti opere pittoriche nel Santuario.
Nel 1488 il Santuario fu affidato alla custodia dei carmelitani, che nel 1499 lo abbandonarono, e così esso tornò alla diocesi. Nel 1497 fu costruito il Palazzo Apostolico e, nel 1499 iniziarono i lavori (terminati il 23 maggio 1500) della calotta della cupola da parte di Giuliano da Sangallo.
I privilegi pontifici e la devozione sempre crescente dei fedeli di tutta Europa fecero del Santuario Lauretano il più celebre tra quelli mariani. Il suo prestigio non fu scalfito nemmeno dalle accuse protestanti riguardo la tradizione lauretana, cui rispose anche San Pietro Canisio. Dal 1507 si susseguirono diversi artisti, scultori, pittori e architetti nella fabbrica del Santuario, per realizzavi grandi opere.
Nel 1555 il Santuario fu affidato alla custodia dei gesuiti, i quali, essendo in possesso delle principali lingue europee, potevano meglio accogliere i pellegrini provenienti da ogni parte d'Europa, soprattutto per le confessioni. Alla fine del secolo XVI il Santuario venne completato o quasi, per interessamento di papa Sisto V che nel 1586 elevò Loreto alla dignità di diocesi e città.
Il secolo XVII si apre con la costruzione della Sala del Tesoro, o Sagrestia Nuova, voluta da papa Clemente VIII; essa era destinata ad accogliere gli innumerevoli e preziosissimi doni, che andavano accumulandosi nel Santuario. Nel 1638 Luigi XIII e Anna d'Austria, reali di Francia, ringraziarono la Santa Vergine di Loreto per la nascita dell'erede Luigi XIV, inviando al Tesoro due corone di diamanti del valore di 75 mila scudi e, a nome del popolo francese, un cuscino d'argento con sopra un regio bambino aureo del peso del neonato. La regina Cristina di Svezia, dopo la sua abiura al luteranesimo, recandosi a Roma in pellegrinaggio, nel 1655 visitò Loreto e fece dono alla Santa Vergine del suo scettro e della sua corona regale, cui aveva rinunciato per esser fedele alla religione cattolica.
Tra il 1604 e il 1614 furono realizzate diverse opere: la decorazione della Sala del Tesoro iniziate da Cristoforo Roncalli e portate a termine dal Pomarancio, gli stucchi dell'Atrio del Tesoro di Francesco Selva, il Battistero di Tiburzio Vergelli, e la fontana in Piazza del Santuario di Carlo Maderno e suo zio.
A seguito della vittoria di Vienna del 1683 sui Turchi, ad opera del re polacco Giovanni Sobiescki, attribuita all'intercessione della Santa Vergine di Loreto, papa Innocenzo XI fece coniare una medaglia commemorativa della Santa Casa.
Nel 1728 il Santuario fu elevato al grado di Basilica. Tra il 1750-1754 venne arricchita di un elegante campanile, costruito su progetto dell'architetto Luigi Vanvitelli.
Nel 1773, a seguito della soppressione della Compagnia di Gesù da parte di papa Clemente XIV, i gesuiti abbandonarono la custodia della Basilica a detrimento del servizio religioso e culturale. Essi furono rimpiazzati dai frati conventuali, che si distinsero anche per opere sociali.
Simulacro della Santa Vergine Lauretana.
Il 23 febbraio 1797 furono depredati il Tesoro e la Basilica da Napoleone Bonaparte, che non risparmiò neanche il simulacro ligneo della Santa Vergine venerato nella Santa Casa. Nel 1801 quest'ultimo fu restituito dallo stesso Napoleone, su richiesta di papa Pio VII, il quale prima lo ornò  di una veste ingemmata di perle e di una corona, poi lo trasferì a Loreto.
Le inquiete vicende politiche ristagnarono il flusso peregrinatorio, situazione che non si sbloccò manco con le prestigiose visite dei papi Gregorio XVI (1841) e Pio IX (1857).  La rinascita della Basilica si ebbe nell'ultimo ventennio del secolo XIX con l'istituzione della Congregazione della Santa Casa, fondata dal vescovo di Loreto Tommaso Gallucci nel 1883 e affidata ai frati cappuccini. La Congregazione si prefisse il compito di propagare con la stampa e con altri mezzi la devozione alla Santa Vergine Lauretana, curando anche, attraverso un “collegio di difesa”, di favorire studi specifici sulla tradizione della Santa Casa, contro la demolitrice critica del tempo.
Alla fine del secolo XIX il tempio subì un radicale restauro. Il “VI Centenario della Traslazione della Santa Casa”, ricorrente tra il 1894-1895, fu celebrato con un breve da papa Leone XIII il 23 gennaio 1894 e rianimò il movimento peregrinatorio.
Infine, papa Pio XI, dopo aver sciolto il capitolo dei canonici e la penitenzieria dei frati conventuali, con chirografo pontificio del 24 settembre 1934, affidava per intero la custodia della Basilica ai frati cappuccini.
(Cfr. Giuseppe Santarelli, Loreto. Nella storia e nell'arte, Edizioni Aniballi, Ancona 1997)

Il 10 dicembre si fa anche la commemorazione di San Melchiade (o Milziade),  Papa dal 22 luglio 311 all'11 gennaio 314, il quale, nella persecuzione di Massimiano, ebbe molto a soffrire; restituita poi la pace alla Santa Chiesa, alla quale trionfante della persecuzione venne riconosciuta la Libertà, si riposò nel Signore.


INTROITUS
Gen 28:17. Terribilis est locus iste: hic domus Dei est et porta coeli: et vocabitur aula Dei. Ps 83:2-3. Quam dilecta tabernacula tua, Domine virtutum! Concupiscit et deficit anima mea in atria Domini. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Terribilis est locus iste: hic domus Dei est et porta coeli: et vocabitur aula Dei.

Gen 28:17. È terribile questo luogo: qui è la casa di Dio e la porta del cielo. Ps 83:2-3. Quanto sono amabili i tuoi tabernacoli, Signore degli eserciti! L'anima mia languisce e brama gli atri del Signore.  ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. È terribile questo luogo: qui è la casa di Dio e la porta del cielo.

Gloria

ORATIO
Oremus.
Deus, qui beatae Mariae Virginis domum per incarnati Verbi mysterium misericorditer consecrasti, eamque in sinu Ecclesiae tuae collocasti: concede; ut, segregati a tabernaculis peccatorum, digni efficiamur habitatores domus sanctae tuae. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che misericordiosamente hai consacrato la casa della beata Maria Vergine mediante il mistero del Verbo incarnato, e la collocasti nel seno della tua Chiesa, concedine che, segregati dalle dimore dei peccatori, diventiamo degni abitatori della tua santa casa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Oremus.
Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente e poi, con unica conclusione, la commemorazione di San Melchiade, Papa e Martire.
Gregem tuum, Pastor aetérne, placátus inténde: et, per beátum Melchíadem Mártyrem tuum atque Summum Pontíficem, perpétua protectióne custódi; quem totíus Ecclésiae praestitísti esse pastórem. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum.  Amen.

Preghiamo.
O eterno Pastore, volgi lo sguardo benigno sul tuo gregge e custodiscilo con una continua protezione, per intercessione del tuo martire e sommo Pontefice san Melchiade, che hai costituito pastore di tutta la Chiesa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Lectio libri Sapientiae.
Eccli 24:11-13 et 15-20.
In omnibus requiem quaesivi, et in hereditate Domini morabor. Tunc praecepit et dixit mihi Creator omnium: et qui creavit me, requievit in tabernaculo meo, et dixit mihi: In Jacob inhabita, et in Israel hereditare, et in electis meis mitte radices. Et sic in Sion firmata sum, et in civitate sanctificata similiter requievi, et in Jerusalem potestas mea. Et radicavi in populo honorificato, et in parte Dei mei hereditas illius, et in plenitudine sanctorum detentio mea. Quasi cedrus exaltata sum in Libano, et quasi cypressus in monte Sion. Quasi palma exaltata sum in Cades, et quasi plantatio rosae in Jericho. Quasi oliva speciosa in campis, et quasi platanus exaltata sum juxta aquam in plateis. Sicut cinnamomum et balsamum aromatizans odorem dedi: quasi myrrha electa dedi suavitatem odoris.

Lettura del libro della Sapienza.
Eccli 24:11-13 et 15-20.
Fra tutti questi luoghi cercai un luogo di riposo e fisserò la mia dimora nell'eredità del Signore. Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine, Colui che mi creò stabilì la mia tenda e mi disse: Abita con Giacobbe e prendi in eredità Israele. Prima dei secoli, fin dal principio, io sono stata creata; per tutta l'eternità non verrò meno. Ho officiato nel Santo Tabernacolo, davanti a lui ho esercitato il mio ministero. Così mi sono stabilita in Sion, nella città amata ho posto il luogo del mio riposo: in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore, sua eredità. Mi innalzai come un cedro sul Libano, come un cipresso sul monte Sion. Sono cresciuta come una palma di Cades, come i roseti di Gerico, come un ulivo maestoso nei campi; sono cresciuta come un platano nel piano vicino all'acqua. Come cinnamomo e balsamo ho diffuso profumo; come mirra scelta ho sparso soave odore.

GRADUALE
Ps 26:4. Unam petii a Domino, hanc requiram, ut inhabitem in domo Domini omnibus diebus vitae meae. ℣. Ut videam voluptatem Domini, et visitem templum ejus.

Ps 26:4. Una cosa sola chiesi al Signore e questa ricercherò: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita. ℣. Per vedere la bellezza del Signore e visitare il suo tempio.

ALLELUJA
Alleluja, alleluja. Ps 83:5. ℣. Beati, qui habitant in domo tua, Domine: in saecula saeculorum laudabunt te. Alleluja.

Alleluia, alleluia. Ps 83:5. ℣. Beati coloro che abitano la tua casa, Signore: sempre canteranno le tue lodi. Alleluia.

EVANGELIUM
Sequentia sancti Evangelii secundum Lucam.
Luc 1:26-38.
In illo tempore: Missus est Angelus Gabriel a Deo in civitatem Galilaeae, cui nomen Nazareth, ad Virginem desponsatam viro, cui nomen erat Joseph, de domo David, et nomen Virginis Maria. Et ingressus Angelus ad eam dixit: Ave, gratia plena, Dominus tecum: benedicta tu in mulieribus. Quae cum audisset, turbata est in sermone ejus: et cogitabat qualis esset ista salutatio. Et ait Angelus ei: Ne timeas, Maria, invenisti enim gratiam apud Deum: ecce, concipies in utero et paries filium, et vocabis nomen ejus Jesum. Hic erit magnus, et Filius Altissimi vocabitur, et dabit illi Dominus Deus sedem David, patris ejus: et regnabit in domo Jacob in aeternum, et regni ejus non erit finis. Dixit autem Maria ad Angelum: Quomodo fiet istud, quoniam virum non cognosco? Et respondens Angelus, dixit ei: Spiritus Sanctus superveniet in te, et virtus Altissimi obumbrabit tibi. Ideoque et quod nascetur ex te Sanctum, vocabitur Filius Dei. Et ecce, Elisabeth, cognata tua, et ipsa concepit filium in senectute sua: et hic mensis sextus est illi, quae vocatur sterilis: quia non erit impossibile apud Deum omne verbum. Dixit autem Maria: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum.

Seguito del santo Vangelo secondo Luca.
Luc 1:26-38.
In quel tempo, l'Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una Vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La Vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: Ave, o piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'Angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figliuolo, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figliuolo dell'Altissimo; il Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine. Allora Maria disse all'Angelo: Come è possibile? Non conosco uomo. Le rispose l'Angelo: Lo Spirito Santo scenderà in te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque Santo e chiamato Figliuolo di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figliuolo e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio. Allora Maria disse: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto.

Sermone di San Bernardo, Abate.
Sermone 52 su diversi.
La Sapienza, che era di Dio ed era Dio, venendo a noi dal seno del Padre, si è edificata una casa, cioè la sua stessa Madre, la Vergine Maria, nella quale ha intagliato le sue sette colonne. Cos'è intagliare in lei le sue sette colonne, se non prepararsela quale dimora degna di fede e di opere? Certamente il numero tre si riferisce alla fede per la Santa Trinità; il numero quattro ai costumi per le quattro principali virtù. Che allora la Santa Trinità sia stata nella beata Maria, - sia stata, dico, per mezzo della presenza della maestà, dove solo il Figlio era per mezzo dell'assunzione dell'umanità -, lo attesta il nunzio celeste, che, dischiudendole gli arcani misteri, dice: Ave, o piena di grazia, il Signore è con te; e poco dopo: Lo Spirito Santo scenderà in te e la potenza dell'Altissimo stenderà su di te la sua ombra. Ecco tu hai il Signore, hai la potenza dell'Altissimo, hai lo Spirito Santo, hai il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Se allora abbia avuto anche le quattro principali virtù, così come le quattro colonne, sarà degno di indagine. Dapprima vediamo, se abbia avuto la fortezza. Come questa virtù poté non addirsi appunto a colei, che, rinunciate le pompe del secolo e disprezzate le voluttà della carne, promise di vivere in verginità solo per Dio? Se non erro, è questa la Vergine, di cui presso Salomone si legge: Chi troverà la donna forte? Il suo pregio supera quanto da lontano e da vicino vi è di più prezioso. Inoltre, che sia stata temperante e giusta, lo comproviamo più chiaramente alla luce, dalla conversazione dell'Angelo e dalla sua stessa risposta. Salutata infatti con tanta riverenza dall'Angelo: Ave, o piena di grazia, il Signore è con te, non si innalzò, come chi fosse benedetta da un singolare privilegio di grazia, ma stette in silenzio e pensò tra sé quale senso avesse un tale saluto. In qual cosa, che ella non fu se non temperante? Ma veramente allorché fu istruita dal medesimo Angelo sui misteri celesti, chiese diligentemente, in che modo concepisse e partorisse, lei che non conosceva assolutamente uomo. E in ciò, senza dubbio, si mostrò prudente.
Mostra allora l'insegna della giustizia, dove confessa di esser ancella del Signore. Infatti, che sia la confessione dei giusti, lo attesta colui che dice: Veramente i giusti confideranno nel tuo nome. La beata Vergine Maria fu allora forte nel proposito, temperante nel silenzio, prudente nel domandare, giusta nel confessare. Così con queste quattro colonne dei costumi e le suddette tre della fede, la Sapienza celeste costruì in lei per sé una casa; essa che davvero riempì la di lei mente, affinché anche la carne fosse fecondata della pienezza della mente.

Sermone di San Bernardo, Abate.
Omelia 1 sul Missus est.
Chi è questa vergine tanto venerabile, da esser salutata da un Angelo; tanto umile, da esser promessa sposa a un artigiano? Bella unione di verginità e umiltà: non poco piace a Dio quell'anima, nella quale sia l'umiltà valorizza la verginità, sia la verginità abbellisce l'umiltà. Ma di quanta venerazione, ritieni, sia degna, colei in cui la fecondità esalta l'umiltà e il parto consacra la verginità? Ascolti la vergine, ascolti l'umile. Lodevole virtù è la verginità, ma di più necessaria è l'umiltà: quella è deliberata, questa è presa per prima.
Omelia 2 sul medesimo luogo.
Fu inviato, dice, l'Angelo a una Vergine: vergine nella carne, vergine nella mente, vergine nel proposito, vergine infine, come l'Apostolo scrive, santa nella mente e nel corpo; non trovata né recentemente né per caso, ma eletta dalla generazione, prevista dall'Altissimo e preparata per sé, servita dagli Angeli, presignata dai Padri, promessa dai Profeti. Affinché io parli poco di parecchie cose, chi altra Dio ti sembra aver predetto, quando dice al serpente: Porrò inimicizia tra te e la donna? E se finora tu dubiti se lo abbia detto di Maria, ascolta ciò che segue: Ella schiaccerà il tuo capo. A chi questa vittoria fu riservata, se non a Maria?
Omelia 3 sul medesimo luogo.
Ed entrato l'Angelo da lei, disse: Ave, o piena di grazia, il Signore è con te. Dove entrò da lei? Ritengo nel segreto della pudica camera da letto, ove quella forse, chiusa l'entrata dietro di sé, pregava il Padre suo nel nascondimento. Gli Angeli sono soliti di stare al fianco degli oranti, e di esser dilettati in questi, di cui vedono innalzare le mani pure in orazione: gioiscono che essi offrano a Dio un olocausto di santa devozione in odore di soavità. Quanto le orazioni di Maria, in effetti, siano state gradite al cospetto dell'Altissimo, lo annunciò l'Angelo, che, entrato da lei, la salutò con tanta venerazione.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 5:8. Introibo in domum tuam, adorabo ad templum sanctum tuum, et confitebor nomini tuo.

Ps 5:8. Entrerò nella tua casa; mi prostrerò nel tuo santo tempio e glorificherò il tuo nome.

SECRETA
Accipe, quaesumus, Domine, munera in hac sacra domo dignanter oblata: et, beatae Mariae Virginis suffragantibus meritis, ad nostrae salutis auxilium provenire concede. Per Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Accetta, o Signore, queste doni offerti in questa sacra casa e, per l'intercessione dei meriti della beata Vergine Maria, concedici di giungere all'aiuto della nostra salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente e poi, con unica conclusione, la commemorazione di San Melchiade, Papa e Martire.
Oblátis munéribus, quaesumus, Dómine, Ecclésiam tuam benígnus illúmina: ut, et gregis tui profíciat ubique succéssus, et grati fiant nómini tuo, te gubernánte, pastóres. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Per i doni che ti offriamo, o Signore, illumina benigno la tua Chiesa, affinché ovunque il tuo gregge progredisca e, docili alla tua guida, i pastori siano graditi al tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE BEATA MARIA VIRGINE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubique grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Et te in Festivitate beátae Maríae semper Vírginis collaudáre, benedícere et praedicáre. Quae et Unigénitum tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte, lumen aetérnum mundo effúdit, Jesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Te, nella Festività della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed esaltiamo. La quale concepì il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesù Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Prov 8:34-35. Beatus, qui audit me, et qui vigilat ad fores meas quotidie, et observat ad postes ostii mei. Qui me invenerit, inveniet vitam, et hauriet salutem a Domino.

Prov 8.34-35. Beato l'uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire attentamente la soglia. Chi avrà trovato me, troverà la vita ed otterrà il favore da Dio.

POSTCOMMUNIO
Oremus.
Quaesumus, Domine, Deus noster: ut sacrosanta mysteria, quae pro reparationis nostrae munimine contulisti, intercedente beata Maria semper Virgine, et praesens nobis remedium esse faciat et futurum. Per Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ti preghiamo, Signore Iddio nostro, che questi sacrosanti misteri, che ci donasti come riparo della nostra riparazione, mediante l'intercessione della beata sempre Vergine Maria, ci siano rimedio al presente e nel futuro. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Oremus.
Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente e poi, con unica conclusione, la commemorazione di San Melchiade, Papa e Martire.
Refectióne sancta enutrítam gubérna, quaesumus, Dómine, tuam placátus Ecclésiam: ut, poténti moderatióne dirécta, et increménta libertátis accípiat et in religiónis integritáte persístat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum.  Amen.

Preghiamo.
Guida benevolmente, o Signore, la tua Chiesa, nutrita con questo santo ristoro: diretta dal tuo potente governo, essa goda di una crescente libertà e mantenga integra la sua fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Se questa Santa Messa si dice al Mercoledì delle Quattro Tempora di Avvento, si legge in fine il Vangelo di San Giovanni: In principio.