sabato 29 dicembre 2018

San Tommaso Becket, Arcivescovo di Canterbury e Martire

Doppio.
Paramenti rossi.

Il tempo di Natale, manifestandoci la filiazione divina del Bambino del presepio, ci mostra che Egli è Sacerdote, poiché fu unto dell'unzione medesima della divinità. Il suo sacerdozio consiste nell'offrire a Dio la sua vita per salvare le anime e nel difendere, così i diritti divini della Santa Chiesa, sua amata sposa. San Tommaso Becket che oggi festeggiamo imitò perfettamente nel sacerdozio Nostro Signore Gesù Cristo in questa somma opera.
Tommaso Becket nacque a Londra, in Inghilterra, il 21 dicembre 1118, dal mercante Gilberto Becket di Thierville e Matilda di Mondeville, stabilitisi in Inghilterra sotto il re Guglielmo il Conquistatore. Venne avviato sin dall'infanzia alla carriera ecclesiastica: dopo la prima formazione ricevuta presso l'abbazia di Merton, approfondì gli studi a Parigi e, tornato in patria, entrò a servizio dell'arcivescovo di Canterbury, Teobaldo di Bec. Questi, riconosciutene le capacità, ne fece uno dei suoi più stretti collaboratori: lo inviò ad approfondire lo studio del diritto canonico a Bologna e ad Auxerre; Tommaso accompagnò l'arcivescovo al concilio tenutosi a Reims nel 1148 e, nel 1154, venne ordinato diacono e nominato prevosto di Beverley e Arcidiacono della Cattedrale.
Enrico II, re d'Inghilterra, consigliato dal clero, lo nominò Cancelliere del Regno, subito dopo l'incoronazione. Tommaso Becket era la persona più vicina al sovrano, e, custode del sigillo reale. Contro le aspettative dell'episcopato e dei baroni che ne avevano assecondato la nomina, il nuovo cancelliere assecondò la grande opera riformatrice del sovrano, tesa a limitare l'indipendenza dei feudatari e a ristabilire l'ordine e l'autorità monarchica: Enrico II si servì della buona conoscenza che Tommaso aveva del diritto romano per creare un'amministrazione centralizzata, controllata dalla Curia regis.
Nel 1162 Tommaso Becket, succeduto al su menzionato Teobaldo di Bec, divenne Arcivescovo di Canterbury e Primate d'Inghilterra: egli che prima aveva esercitato con onore la carica di cancelliere, si mostrò forte e invitto nei doveri dell'episcopato. Quando infatti Enrico II, re d'Inghilterra, convocati a sé in un'assemblea i vescovi e i grandi del suo regno, voleva portare delle leggi contrarie all'interesse e alla dignità della Santa Chiesa, egli si oppose alla cupidigia del re per la difesa della giustizia e dell'immunità ecclesiastica con tanta costanza, che non essendosi piegato né con promesse né con minacce, si vide obbligato a ritirarsi segretamente per non essere gettato in carcere. Quindi tutti i suoi parenti d'ogni età, amici e fautori vennero cacciati dal regno, dopo aver fatto giurare a tutti quelli cui lo permetteva l'età, che sarebbero andati a trovare Tommaso, affine di scuoterlo, colla vista dello stato pietoso dei suoi, dalla santa risoluzione, che non era stato possibile vincere colla minaccia delle personali sofferenze. Ma egli non ebbe riguardo né della carne né del sangue, né alcun sentimento umano scosse la sua costanza pastorale.
Egli pertanto si recò da papa Alessandro III, il quale lo ricevé con bontà e lo raccomandò ai monaci del monastero di Pontigny, dell'ordine dei Cistercensi, presso i quali si recò. Il re Enrico II, avendolo saputo, mandò delle lettere minacciose al capitolo dei Cistercensi per costringerli a cacciar Tommaso fuori dal monastero di Pontigny. Quindi il sant'uomo temendo che per sua cagione l'ordine Cistercense non avesse a soffrire qualche male, se ne partì da se stesso e si ritirò presso Luigi VII, re di Francia, che lo aveva invitato; quivi rimase finché, per l'intervento del sommo Pontefice e dello stesso re richiamato dall'esilio, rientrò in Inghilterra, il 1 dicembre 1170, con grande soddisfazione di tutto il regno. Ma mentre si applicava senza timori a compiere i doveri d'un buon pastore, ecco dei calunniatori riportare al re ch'egli macchinava molte cose contro il regno e la tranquillità pubblica; così che il re si lamentava spesso che nel suo regno non c'era che un vescovo col quale non potesse aver pace.
Per le quali parole del re, sperando alcuni empi sgherri di far cosa grata al re se avessero tolto di mezzo Tommaso, datisi convegno segretamente a Canterbury, aggredirono il vescovo nella cattedrale mentre celebrava l'ufficio del vespro. E mentre il clero si sforzava a chiuder loro l'entrata del tempio, egli invece correva ad aprirne la porta, dicendo ai suoi queste parole: «La Chiesa di Dio non deve essere custodita come un accampamento; io soffrirò volentieri la morte per la Chiesa di Dio». Poi rivolto ai soldati: «Da parte di Dio vi proibisco di far male ad alcuno dei miei». Indi postosi in ginocchio, raccomandata la Santa Chiesa e se stesso a Dio, alla beata Vergine Maria, a san Dionigi, e agli altri santi patroni della sua cattedrale, presentò la sacra testa al ferro sacrilego colla stessa costanza onde aveva resistito alle leggi dell'iniquissimo re, il 29 dicembre dell'anno del Signore 1170; il suo cervello sprizzò su tutto il pavimento del tempio. Così, Martire di Nostro Signore Gesù Cristo, passò all'eterna gloria. Illustrato poi da molti miracoli, lo stesso papa Alessandro III l'iscrisse nell'albo dei Santi, il 21 febbraio 1173.
La festa di San Tommaso Becket ci mostra come, partecipando alla dignità sacerdotale di Nostro Signore Gesù Cristo, questo Arcivescovo di Canterbury, seppe come il divin Pastore, difendere il suo gregge contro il lupo rapace (Evangelium). Alle mire del sovrano Enrico II di fargli sanzionare degli usi contrari alla libertà della Santa Chiesa, San Tommaso, sapendo che rendere questa società divina, dipendente dalla potenza secolare, sarebbe stato attentare alla sua stessa costituzione, dichiarò che «Sacerdote di Gesù Cristo, avrebbe sofferto volentieri la morte per difendere la Chiesa di Dio».
Contro coloro che cercano di asservire la Santa Chiesa, non usiamo né l'abilità politica, né le armi omicide, ma, secondo l'esempio «del glorioso Tommaso caduto sotto la spada degli empi per difendere la Chiesa» (Oratio) sappiamo resistere apertamente con tutta la forza che dà la difesa dei diritti di Dio.


San Tommaso Becket nella Cappella del Venerabile Collegio Inglese, Roma (Lazio).


INTROITUS
Gaudeámus omnes in Dómino, diem festum celebrántes sub honóre beáti Thomae Mártyris: de cujus passióne gaudent Angeli et colláudant Fílium Dei. Ps 32:1. Exsultáte, justi, in Dómino: rectos decet collaudátio. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Gaudeámus omnes in Dómino, diem festum celebrántes sub honóre beáti Thomae Mártyris: de cujus passióne gaudent Angeli et colláudant Fílium Dei.

Rallegriamoci tutti nel Signore celebrando questo giorno di festa in onore del beato Martire Tommaso! Della sua passione gioiscono gli angeli, e insieme lodano il Figlio di Dio. Ps 32:1. Esultate, o giusti, nel Signore, ai buoni si addice la lode. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Rallegriamoci tutti nel Signore celebrando questo giorno di festa in onore del beato Martire Tommaso! Della sua passione gioiscono gli angeli, e insieme lodano il Figlio di Dio.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, pro cujus Ecclésia gloriósus Póntifex Thomas gládiis impiórum occúbuit: praesta, quaesumus; ut omnes, qui ejus implórant auxílium, petitiónis suae salutárem consequántur efféctum. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, per la cui Chiesa il glorioso Pontefice Tommaso è caduto sotto la spada degli empi, fa' che tutti quelli che implorano il suo aiuto, ottengano il benefico effetto della loro preghiera. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione dell'Ottava di Natale.

Orémus.
Concéde, quaesumus, omnípotens Deus: ut nos Unigéniti tui nova per carnem Natívitas líberet; quos sub peccáti jugo vetústa sérvitus tenet. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Concedici, Te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che la nuova nascita secondo la carne del tuo Unigenito, liberi noi, che l'antica schiavitù tiene sotto il gioco del peccato. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Hebraeos.
Hebr 5:1-6.
Fratres: Omnis póntifex ex homínibus assúmptus, pro homínibus constitúitur in iis, quae sunt ad Deum: ut ófferat dona, et sacrifícia pro peccátis: qui condolére possit iis, qui ígnorant et errant: quóniam et ipse circúmdatus est infirmitáte: et proptérea debet, quemádmodum pro pópulo, ita étiam et pro semetípso offérre pro peccátis. Nec quisquam sumit sibi honórem, sed qui vocátur a Deo, tamquam Aaron. Sic et Christus non semetípsum clarificávit, ut Póntifex fíeret: sed qui locútus est ad eum: Fílius meus es tu, ego hódie génui te. Quemádmodum et in álio loco dicit: Tu es sacérdos in aetérnum, secúndum órdinem Melchísedech.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo agli Ebrei.
Hebr 5:1-6.
Fratelli, ogni pontefice è scelto tra gli uomini ed è costituito a pro degli uomini in tutto ciò che riguarda Dio affinché offra doni e sacrifici in espiazione dei peccati; e affinché sappia compatire gli ignoranti e gli erranti: essendo anch'egli assediato da debolezza. Ecco perché egli deve, come per il popolo, così anche per se stesso offrir sacrificio per i peccati. Tale dignità però nessuno può assumerla di suo arbitrio, ma solo chi è chiamato da Dio, come Aronne. Così anche Cristo non prese da se stesso la gloria d'esser fatto pontefice: ma l'ebbe da Colui che disse: Mio figlio sei tu, io oggi ti ho generato. Come anche altrove dice: Tu sei sacerdote per sempre, secondo l'ordine di Melchisedech.

GRADUALE
Eccli 44:16. Ecce sacérdos magnus, qui in diébus suis plácuit Deo. Eccli 44:20. ℣. Non est invéntus símilis illi, qui conserváret legem Excélsi.

Eccli 44:16. Ecco il grande sacerdote, che nella sua vita piacque a Dio. Eccli 44:20. ℣. Non si trovò alcuno simile a lui nell'osservare la legge dell'Eccelso.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Joann 10:14. ℣. Ego sum pastor bonus: et cognósco oves meas, et cognóscunt me meae. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Joann 10:14. ℣. Io sono il buon Pastore: io conosco le mie pecorelle ed esse conoscono me. Alleluia.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secundum Joannem.
Joann 10:11-16.
In illo témpore: Dixit Jesus pharisaeis: Ego sum pastor bonus. Bonus pastor ánimam suam dat pro óvibus suis. Mercenárius autem, et qui non est pastor, cujus non sunt oves própriae, videt lupum veniéntem, et dimíttit oves et fugit: et lupus rapit et dispérgit oves; mercenárius autem fugit, quia mercenárius est et non pértinet ad eum de óvibus. Ego sum pastor bonus: et cognósco meas et cognóscunt me meae. Sicut novit me Pater, et ego agnósco Patrem, et ánimam meam pono pro óvibus meis. Et álias oves hábeo, quae non sunt ex hoc ovíli: et illas opórtet me addúcere, et vocem meam áudient, et fiet unum ovíle et unus pastor.

Seguito del santo Vangelo secondo Giovanni.
Joann 10:11-16.
In quel tempo, disse Gesù ai Farisei: Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la sua vita per le sue pecore. Il mercenario, invece, che non è pastore, al quale non appartengono le pecore, se vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge; allora il lupo rapisce e disperde le pecore. II mercenario fugge, perché è mercenario, e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, e conosco le mie pecore, e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me, e io conosco il Padre; e io dò la mia vita per le mie pecore. Ed ho altre pecore, che non sono di quest'ovile: anche quelle devo condurre: e ascolteranno la mia voce, e si farà un solo gregge ed un solo pastore.

Omelia di San Giovanni Crisostomo.
Omelia 59 su Giovanni.
È una gran cosa, dilettissimi, è una gran cosa, dico, la dignità di prelato nella Chiesa, e che esige molta sapienza e coraggio come l'ha proposto Cristo che cioè sacrifichiamo la vita per le pecore, e non le abbandoniamo mai; e che resistiamo generosamente al lupo. Poiché questa è la differenza fra il pastore e il mercenario: l'uno, non curandosi delle pecore, pensa solo alla propria salute; l'altro, non curante della propria salute, veglia sempre al benessere delle pecore. Mostrata dunque la caratteristica del pastore, accenna a due ingannatori: al ladro che ammazza e rapisce le pecore, e al mercenario che permette ciò senza difendere le pecore affidategli.
Ciò che altra volta strappava a Ezechiele queste invettive: Guai ai pastori d'Israele: non pascono essi forse se stessi? non è forse dei pastori pascere i greggi? (Ezech 34:2). Ma essi facevano il contrario, condotta delle più criminali e causa d'infiniti mali. Perciò dice: Non sollevavano le cadute; né cercavano le traviate; né fasciavano le membra rotte, né curavano le malate, solleciti com'erano non di pascere il gregge, ma solo di sé (Ezech 34:4). Lo stesso esprime Paolo in altri termini: Tutti cercano il proprio interesse, non quello di Gesù Cristo (Philipp 2:21).
Ma Cristo si dimostra ben diverso da tutti e due: da quelli cioè che vengono per la rovina altrui, dichiarando d'esser egli venuto perché abbiano la vita e l'abbiano abbondantemente (Joann 10:10); e da quelli che permettevano colla loro negligenza ai lupi di rapir le pecore, dichiarando ch'egli dava la sua vita, perché le sue pecore non perissero (Joann 10:15). Difatti benché i Giudei cercassero di ucciderlo, non per questo cessò d'insegnare né abbandonò i suoi discepoli, ma rimase al suo posto, e soffrì la morte; perciò ripete spesso: Io sono il buon pastore (Joann 10:11). Ma queste cose non vedendosi provate (che desse infatti la sua vita, si avverò solo qualche tempo dopo; e che avessero la vita, e l'avessero sovrabbondantemente, non doveva realizzarsi che nel secolo futuro), egli conferma l'una cosa coll'altra.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 20:4-5. Posuísti, Dómine, in capite ejus corónam de lápide pretióso: vitam pétiit a te, et tribuísti ei, allelúja.

Ps 20:4-5. O Signore, gli hai posto in capo una corona di pietre preziose: Ti chiese la vita e tu gliela desti, alleluia.

SECRETA
Múnera tibi, Dómine, dicáta sanctífica: et, intercedénte beáto Thoma Mártyre tuo atque Pontífice, per éadem nos placátus inténde. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Santifica, Signore, i doni a te consacrati: e per questi medesimi doni, intercedendo il beato Tommaso Martire tuo e Vescovo, guardaci con clemenza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione dell'Ottava di Natale.

Obláta, Dómine, múnera, nova Unigéniti tui Nativitáte sanctífica: nosque a peccatórum nostrórum máculis emúnda. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Santifica, o Signore, con la nuova nascita del tuo Unigenito, i doni offerti, e purificaci dalle macchie dei nostri peccati. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE NATIVITATE DOMINI
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Quia per incarnáti Verbi mystérium nova mentis nostrae óculis lux tuae claritátis infúlsit: ut, dum visibíliter Deum cognóscimus, per hunc in invisibílium amorem rapiámur. Et ideo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis exércitus hymnum glóriae tuae cánimus, sine fine dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Poiché mediante il mistero del Verbo incarnato rifulse alla nostra mente un nuovo raggio del tuo splendore, così che mentre visibilmente conosciamo Dio, per esso veniamo rapiti all'amore delle cose invisibili. E perciò con gli Angeli e gli Arcangeli, con i Troni e le Dominazioni, e con tutta la milizia dell'esercito celeste, cantiamo l'inno della tua gloria, dicendo senza fine: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNICANTES DE NATIVITATE DOMINI
Communicántes, et diem sacratíssimum celebrántes, quo beátae Maríae intemeráta virgínitas huic mundo édidit Salvatórem: sed et memóriam venerántes, in primis ejúsdem gloriósae semper Vírginis Maríae, Genitrícis ejúsdem Dei et Dómini nostri Jesu Christi: sed et beatórum Apostolórum ac Mártyrum tuórum, Petri et Pauli, Andréae, Jacóbi, Joánnis, Thomae, Jacóbi, Philíppi, Bartholomaei, Matthaei, Simónis et Thaddaei: Lini, Cleti, Cleméntis, Xysti, Cornélii, Cypriáni, Lauréntii, Chrysógoni, Joánnis et Pauli, Cosmae et Damiáni: et ómnium Sanctórum tuórum; quorum méritis precibúsque concédas, ut in ómnibus protectiónis tuae muniámur auxílio. Per eúndem Christum, Dóminum nostrum. Amen.

Uniti in una stessa comunione, celebriamo il giorno santissimo nel quale l'intemerata verginità della beata Maria diede a questo mondo il Salvatore; e veneriamo anzitutto la memoria della stessa gloriosa sempre Vergine Maria, Madre del medesimo nostro Dio e Signore Gesù Cristo: e dei tuoi beati Apostoli e Martiri, Pietro e Paolo, Andrea, Giacomo, Giovanni, Tommaso, Giacomo, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Simone e Taddeo, Lino, Cleto, Clemente, Sisto, Cornelio, Cipriano, Lorenzo, Crisogono, Giovanni e Paolo, Cosma e Damiano, e di tutti i tuoi Santi; per i meriti e per le preghiere dei quali concedi che in ogni cosa siamo assistiti dall'aiuto della tua protezione. Per il medesimo Cristo nostro Signore. Amen.

COMMUNIO
Joann 10:14. Ego sum pastor bonus: et cognósco oves meas, et cognóscunt me meae.

Joann 10:14. Io sono il buon Pastore: io conosco le mie pecorelle ed esse conoscono me.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Haec nos commúnio, Dómine, purget a crímine: et, intercedénte beáto Thoma Mártyre tuo atque Pontífice, coeléstis remédii fáciat esse consórtes. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Questa comunione ci mondi dalla colpa, o Signore, e per l'intercessione del beato Tommaso Martire tuo e Vescovo, ci renda perennemente partecipi del rimedio celeste. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione dell'Ottava di Natale.

Orémus.
Praesta, quaesumus, omnípotens Deus: ut natus hódie Salvátor mundi, sicut divínae nobis generatiónis est auctor; ita et immortalitátis sit ipse largítor: Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Fa', Te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che il Salvatore del mondo, oggi nato, come è l'autore della nostra divina rigenerazione, così ci sia anche datore dell'immortalità. Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.