lunedì 3 dicembre 2018

San Francesco Saverio, Confessore

Doppio maggiore.
Paramenti bianchi.

Francisco de Jasso Azpilicueta Atondo y Aznares de Javier (Francesco Saverio), nato da nobili genitori nel castello di Javier (Navarra) nella diocesi di Pamplona il 7 aprile 1506, divenne a Parigi compagno e discepolo di Sant'Ignazio. Vinto, dopo una lunga resistenza, dalle parole che costantemente gli ripeteva Sant’Ignazio: «Che serve all'uomo guadagnare l'universo intero, se poi perde l'anima sua?» (Marc 8:36), divenne uno dei suoi più zelanti cooperatori nella Compagnia di Gesù, allora nascente. Sotto un tal maestro in breve progredì tanto che, quando era intento alla contemplazione delle cose divine, più d'una volta fu visto elevato da terra: cosa che gli accadde più volte mentre celebrava davanti a una moltitudine di popolo. Egli meritava queste delizie dell'anima per i grandi tormenti onde affliggeva il suo corpo. Infatti s'interdiceva non solo l'uso della carne e del vino, ma perfino del pane di frumento, non nutrendosi che dei più vili alimenti, e passando talvolta due o tre giorni di seguito senza prender alcun cibo. Si flagellava sì duramente con discipline di ferro, che spesso il sangue scorreva in abbondanza; prendeva un sonno brevissimo sulla nuda terra.
A Roma San Francesco Saverio fu ordinato sacerdote nel 1537. L'austerità e la santità della vita lo avevano già reso maturo per l'ufficio dell'apostolato; infatti, nel 1540 Giovanni III, re di Portogallo, avendo domandato a papa Paolo III per le Indie Orientali alcuni membri della nascente società, il Papa, per suggerimento di Sant'Ignazio, scelse Francesco a questa grande impresa colla potestà di nunzio apostolico. Nel marzo 1541 partì da Lisbona, e dopo un viaggio di più di un anno, nel maggio 1542, giunse a Goa, spingendosi poi fino a Taiwan. Ivi apparve subito miracolosamente istruito nelle difficilissime e svariate lingue di quelle diverse nazioni. Anzi più volte avvenne che, predicando egli in una sola lingua a popolazioni differenti, ognuno lo udisse parlare nella lingua propria. Egli percorse sempre a piedi, e spesso nudi, innumerevoli provincie. Nel 1545 partì per la penisola di Malacca, in Malaysia, dove incontrò un fuggiasco giapponese Anjiro, desideroso di farsi cristiano per liberarsi dal rimorso cagionatogli da un delitto commesso in patria. Il Santo, rimasto sedotto dalle notizie ricevute sul Giappone e sui suoi abitanti, concepì un estremo desiderio di andarli ad evangelizzare. Quindi partì per il Giappone in compagnia di Anjiro, suo collaboratore, e sbarcò a Kagoshima, nell’isola di Kyūshū, il 15 agosto 1548. Introdusse la fede nel Giappone e in altre sei contrade. Convertì a Cristo nelle Indie più di un centinaio di migliaia di persone; e purificò nel fonte battesimale grandi principi e molti re. E mentre faceva per Iddio sì grandi cose, era tale la sua umiltà, che non scriveva se non in ginocchio a Sant'Ignazio allora suo generale.
Il Signore confortò questo suo ardore nel propagare il Vangelo con grandi e numerosi miracoli. Egli rese la vista a un cieco. Con un segno di croce cambiò in dolce tanta acqua di mare quanta ne occorse per sovvenire lungamente a un equipaggio di cinquecento uomini che morivano di sete: acqua che portata in diverse contrade, guarì subito moltissimi infermi. Richiamò alla vita più morti, tra i quali risuscitò uno seppellito il giorno innanzi e che aveva fatto dissotterrare, e due altri restituì vivi ai genitori dopo aver loro presa la mano mentre venivano portati nella bara a seppellire. Ispirato frequentemente dallo spirito di profezia, rivelò moltissime cose, lontane di luogo e di tempo. Ammalatosi di polmonite, infine rese la sua anima al Signore nell'isola di Shangchuan o Sanciano, isola della Cina, il 2 dicembre 1552, pieno di meriti e sfinito dal lavoro. La sua spoglia mortale seppellita in due riprese nella calce viva, si conservò incorrotta più mesi, mandando anche odore e del sangue; due anni dopo, fu trasportata dapprima a Malacca, ove cessò all'istante una violentissima peste, poi a Goa, dove si trova oggi nella chiesa della Compagnia di Gesù, dedicata al Bom Jesus (Buon Gesù). Infine risplendendo per tutto il mondo per nuovi e grandissimi miracoli, papa Paolo V lo iscrisse nell'Albo dei Beati il 25 ottobre 1619, e papa Gregorio XV nell'Albo dei Santi il 12 marzo 1622. Questo pionere delle missioni dei tempi moderni, proclamato dapprima Patrono dell'Oriente nel 1748, da papa San Pio X fu scelto e proclamato Patrono della Società e dell'Opera della Propagazione della Fede nel 1904, e da papa Pio XI di tutte le missioni con Santa Teresa di Gesù Bambino nel 1927.


Pietro Antonio Rotari, San Francesco Saverio predica ai giapponesi, Basilica di Santa Maria delle Grazie, Brescia (Lombardia), 1745.


INTROITUS
Ps 118:46-47. Loquébar de testimóniis tuis in conspéctu regum, et non confundébar: et meditábar in mandátis tuis, quae diléxi nimis. Ps 116:1-2. Laudáte Dóminum, omnes gentes, laudáte eum, omnes pópuli: quóniam confirmáta est super nos misericórdia ejus, et véritas Dómini manet in aetérnum. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Loquébar de testimóniis tuis in conspéctu regum, et non confundébar: et meditábar in mandátis tuis, quae diléxi nimis.

Ps 118:46-47. Parlavo dei tuoi precetti alla presenza dei re e non ne arrossivo. E meditavo i tuoi comandamenti che ho amato sopra ogni cosa. Ps 116:1-2. Lodate il Signore, o voi nazioni tutte, glorificatelo, o voi popoli tutti! Perché somma è la sua misericordia per noi ed in eterno dura la fedeltà del Signore. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Parlavo dei tuoi precetti alla presenza dei re e non ne arrossivo. E meditavo i tuoi comandamenti che ho amato sopra ogni cosa.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui Indiárum gentes beáti Francísci praedicatióne et miráculis Ecclésiae tuae aggregáre voluísti: concéde propítius; ut, cujus gloriósa mérita venerámur, virtútum quoque imitémur exémpla. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che hai voluto aggregare alla tua Chiesa i popoli delle Indie mediante la predicazione ed i miracoli del beato Francesco, concedine propizio di imitare gli esempi delle virtù di colui, del quale onoriamo i gloriosi meriti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Romános.
Rom 10:10-18.
Fratres: Corde enim créditur ad justítiam: ore autem conféssio fit ad salútem. Dicit enim Scriptúra: Omnis, qui credit in illum, non confundétur. Non enim est distínctio Judaei et Graeci: nam idem Dóminus ómnium, dives in omnes, qui ínvocant illum. Omnis enim, quicúmque invocáverit nomen Dómini, salvus erit. Quómodo ergo invocábunt, in quem non credidérunt? Aut quómodo credent ei, quem non audiérunt? Quómodo autem áudient sine praedicánte? Quómodo vero praedicábunt, nisi mittántur? Sicut scriptum est: Quam speciósi pedes evangelizántium pacem, evangelizántium bona! Sed non omnes oboediunt Evangélio. Isaías enim dicit: Dómine, quis crédidit audítui nostro? Ergo fides ex audítu, audítus autem per verbum Christi. Sed dico: Numquid non audiérunt? Et quidem in omnem terram exívit sonus eórum, et in fines orbis terrae verba eórum.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Romani.
Rom 10:10-18.
Fratelli, con il cuore si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si professa (la fede) per ottenere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui (Cristo), non sarà confuso. Non c'è dunque distinzione fra Giudeo e Greco, perché lo stesso è il Signore di tutti, ugualmente ricco verso quelli che lo invocano. Chiunque invero invocherà il nome del Signore, sarà salvo. Ma come invocheranno uno in cui non hanno creduto? E come crederanno in uno di cui non hanno sentito parlare? Come poi ne potranno sentire parlare, senza chi predichi? E come predicheranno se non sono mandati? Sta scritto, infatti: Quanto son belli i piedi di coloro che evangelizzano la pace, che annunziano il bene! Ma non tutti obbediscono al Vangelo. Isaia infatti dice: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? La fede vien dunque dalla predicazione, e questa si fa per mandato di Cristo. Ma dico io: Non han forse udito? Che anzi: Per tutta la terra ha risuonato la loro voce, e le loro parole son giunte fino agli estremi confini della terra.

GRADUALE
Ps 91:13; 91:14. Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur in domo Dómini. Ps 91:3. ℣. Ad annuntiándum mane misericórdiam tuam, et veritátem tuam per noctem.

Ps 91:13; 91:14. Il giusto fiorisce come palma; cresce come cedro del Libano nella casa del Signore. Ps 91:3. ℣. È bello celebrare la tua misericordia al mattino, e la tua fedeltà nella notte.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Jac 1:12. ℣. Beátus vir, qui suffert tentatiónem: quóniam, cum probátus fúerit, accípiet corónam vitæ. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Jac 1:12. ℣. Beato l'uomo che sostiene la prova: perché dopo essere stato provato, riceverà la corona della vita. Alleluia.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Marcum.
Marc 16:15-18.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Eúntes in mundum univérsum, praedicáte Evangélium omni creatúrae. Qui crediderit, et baptizátus fúerit, salvus erit: qui vero non crediderit, condemnábitur. Signa autem eos, qui crediderint, haec sequéntur: In nómine meo daemónia ejícient: linguis loquéntur novis: serpéntes tollent: et si mortíferum quid bíberint, non eis nocébit: super aegros manus impónent, et bene habébunt.

Seguito del santo Vangelo secondo Marco.
Marc 16:15-18.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Andate nel mondo intero ad annunciare il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi invece non crederà, sarà condannato. Ed ecco i miracoli che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non farà loro alcun male; imporranno le mani sugli infermi ed essi guariranno.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 29 sui Vangeli, dopo il principio.
Col nome di “ogni creatura” si può intendere tutte le nazioni dei Gentili. Infatti, prima aveva detto: Non andate dietro ai Gentili (Matt 10:5), ed ora dice: Predicate ad ogni creatura (Marc 16:15): che cioè la predicazione degli Apostoli, respinta prima dalla Giudea, allora tornerebbe a nostro vantaggio, quando quella orgogliosa l'avesse, a testimonianza della sua condanna, respinta. Ma quando la Verità manda i suoi discepoli a predicare, che altro fa se non spargere i chicchi della semenza (nel mondo)? Ed egli sparge come semenza pochi chicchi, per raccogliere un abbondante frutto dalla nostra fede.
Difatti non ci sarebbe tanta messe di fedeli nel mondo intero, se la mano del Signore non avesse sparso sul terreno delle anime i chicchi scelti dei predicatori. Segue: Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo; chi poi non crederà, sarà condannato (Marc 16:17). Forse ciascuno dirà dentro di sé: Io ho già creduto, perciò sarò salvo. Dice il vero, se le opere sono conformi alla fede. E infatti la vera fede è quella che non contraddice colle opere ciò che si dice con le parole. Onde Paolo dice di certi falsi fedeli: Professano sì di conoscere Dio, ma coi fatti lo rinnegano (Tit 1:16).
Or ecco i miracoli che accompagneranno quelli che crederanno: Nel nome mio essi scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, maneggeranno serpenti: e, se avranno bevuto qualche veleno, non nuocerà loro: imporranno le mani agl'infermi, e questi guariranno (Marc 16:17). Forse che, fratelli miei, perché non fate questi miracoli, voi non credete? Ma questi furono necessari al principio della Chiesa. Infatti, per far crescere la moltitudine dei credenti, bisognò nutrirla coi miracoli; così anche noi, quando piantiamo degli arbusti continuiamo ad innaffiarli finché non li vediamo aver ben ripreso; ma appena vi han messo le radici, cessiamo d'innaffiarli. Perciò Paolo dice: Le lingue sono un segno non per i fedeli, ma per gl'infedeli (1 Cor 14:22).

OFFERTORIUM
Ps 88:25. Véritas mea et misericórdia mea cum ipso: et in nómine meo exaltábitur cornu ejus.

Ps 88:25. Con lui staranno la mia fedeltà e la mia misericordia, e s'innalzerà nel mio Nome la sua forza.

SECRETA
Praesta nobis, quaesumus, omnípotens Deus: ut nostrae humilitátis oblátio, et pro tuórum tibi grata sit honóre Sanctórum, et nos córpore páriter et mente puríficet. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Fa', o Signore, Dio onnipotente, te ne preghiamo, che questa umile offerta riesca a te gradita per l'onore dei tuoi santi, e a noi sia di purificazione nel corpo e nell'anima. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Matt 24:46-47. Beátus servus, quem, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántem: amen, dico vobis, super ómnia bona sua constítuet eum.

Matt 24:46-47. Beato è quel servo se il padrone, quando ritorna, lo troverà al lavoro: in verità, vi dico, lo preporrà a tutti i suoi beni.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Quaesumus, omnípotens Deus: ut, qui coeléstia aliménta percépimus, intercedénte beáto Francísco Confessóre tuo, per haec contra ómnia advérsa muniámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ti supplichiamo, o Dio onnipotente, che, per intercessione del beato Francesco confessore tuo, gli alimenti celesti ricevuti ci proteggano contro ogni avversità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.