lunedì 28 gennaio 2019

San Pietro Nolasco, Confessore - Commemorazione di Sant'Agnese, Vergine e Martire, per la seconda volta

Doppio.
Paramenti bianchi.

Frate anonimo, San Pietro Nolasco, 
Casa generalizia dell'Ordine di Santa Maria della Mercede, 1840.
Pietro Nolasco, nato da una nobile famiglia a Mas-Saintes-Puelles presso Carcassonne in Francia intorno al 1182-1189, si distinse per una carità singolare verso il prossimo. Si vide un presagio di questa virtù allorché, piangendo ancor bambino nella culla, uno sciame di api volò verso di lui e costrusse un favo di miele nella sua destra.
Rimasto orfano di genitori nell'adolescenza, e detestando l'eresia degli Albigesi che allora imperversava in Francia, vendette il suo patrimonio e si ritirò a Barcellona in Spagna. Allora circa la metà della penisola iberica era sotto il dominio dei maomettani, che durante gli scontri armati catturavano i cristiani per farne degli schiavi e costringevano molti di essi ad apostatare la fede cristiana. Mosso dall'esempio della divina carità di Nostro Signore Gesù Cristo che manifestò la sua divinità guarendo le anime e i corpi, Pietro Nolasco, camuffatosi da mercante, decise di dedicarsi al riscatto di quei poveri prigionieri, i cui corpi languivano e le cui anime correvano gravi pericoli presso gli infedeli.
Prima di iniziare questa missione si recò in pellegrinaggio al santuario mariano di Montserrat in Catalogna (Spagna), ove dinanzi alla Beata Vergine Maria sciolse il voto onde prima si era legato. Quindi recatosi a Valencia, allora sotto il dominio maomettano, dopo avervi impiegato tutto il denaro (Evangelium) nel riscattare i fedeli di Cristo dalla schiavitù dei nemici, ripeteva spesso che bramava vendere se stesso per liberarli, o di esser caricato delle loro catene.
Quanto fosse accetto a Dio questo desiderio del sant'uomo, lo mostrò l'avvenimento seguente: una notte infatti, mentre pregava e faceva nell'animo suo molti progetti per venire in aiuto dei Cristiani che si trovavano nella schiavitù, gli apparve la Beatissima Vergine Maria, facendogli intendere che sarebbe stato graditissimo al suo Figlio e a Lei, se avesse istituito in suo onore un ordine di religiosi, la cui cura principale fosse di liberare gli schiavi dalla tirannia degli infedeli. Obbedendo subito a questo celeste avvertimento, egli istituì, insieme con San Raimondo di Peñafort e Giacomo I re di Aragona, che la stessa notte avevano avuto dalla Madre di Dio la medesima rivelazione, l'Ordine di Santa Maria della Mercede per la redenzione degli schiavi (Oratio). Tale Ordine religioso dimostra come la regalità di Nostro Signore Gesù Cristo si estenda sul mondo naturale e su quello soprannaturale.
I membri dell'Ordine di Santa Maria della Mercede, chiamati Mercedari, presidiavano i vari castelli di confine affinché potessero proteggere la popolazione dalle incursioni degli infedeli. Essi adottarono la regola di Sant'Agostino, cui aggiunsero alcune semplici costituzioni. Nel frattempo San Raimondo di Peñafort, che era impegnato presso la Curia romana, ottenne la solenne conferma dell'Ordine da parte di papa Gregorio IX con la bolla Devotionis Vestrae del 17 gennaio 1235. Il Fondatore, Pietro Nolasco, legò i suoi confratelli con un quarto voto, di rimanere cioè in pegno sotto il potere dei pagani, se fosse stato necessario per la liberazione dei Cristiani (Epistola) in pericolo di apostatare la loro fede. Nel 1245, durante un viaggio ad Algeri per un'altra serie di riscatti, avendo esaurito il denaro, Pietro Nolasco si offrì come ostaggio per liberare altri prigionieri e, dato che tardava ad arrivare il prezzo del suo riscatto, venne frustato a sangue dai maomettani, quindi caricato su una barca danneggiata in precedenza e abbandonato in mare. Per intervento soprannaturale riuscì a raggiungere sano e salvo la Spagna.
Avendo fatto voto di verginità, conservò sempre una castità illibata. Rifulse meravigliosamente per pazienza, umiltà, astinenza, e tutte le altre virtù. Celebre per il dono di profezia, predisse cose future; tra cui la più celebre è, che il re Giacomo I riprese Valencia (1238), occupata dai Mori, dopo aver ricevuta da lui assicurazione di certa vittoria. In segno di riconoscenza re Giacomo I donò a Pietro Nolasco la collina del Puig, ove edificò una chiesa e un convento.
Era consolato da frequenti apparizioni dell'Angelo Custode e della Beata Vergine Maria Madre di Dio. Infine, accasciato dalla vecchiaia, fatto consapevole della prossima morte, cadde malato per la malaria, e munito dei santi sacramenti, dopo aver esortato i suoi confratelli alla carità verso gli schiavi, e recitando devotissimamente il Salmo: «Ti celebrerò, Signore, con tutto il mio cuore», a quelle parole: «Il Signore ha mandato a redimere il suo popolo» (Ps 110:9), rese lo spirito a Dio a mezzanotte della Vigilia della Natività del Signore nell'anno 1256. Il suo corpo fu sepolto con la corazza e con la spada nella chiesa del convento. Papa Urbano VIII lo iscrisse nell'Albo dei Santi il 30 settembre 1628. Nel 1664, papa Alessandro VII estese la sua festa a tutta la Chiesa e ordinò di celebrarla il 31 gennaio; poi papa Pio XI la trasferì al 28 gennaio.

Inoltre, gli antichi sacramentari riportano oggi una seconda festa di Sant'Agnese, Vergine e Martire; lasciano però insoluta la questione se la festa odierna debba considerarsi come Ottava di quella precedente, oppure, la festa del suo genetliaco.


I Santi sono paragonati dalla Santa Chiesa alla palma il cui fogliame è sempre verde e i frutti abbondanti.

INTROITUS
Ps 91:13-14. Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur: plantátus in domo Dómini: in átriis domus Dei nostri. Ps 91:2. Bonum est confitéri Dómino: et psállere nómini tuo, Altíssime. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur: plantátus in domo Dómini: in átriis domus Dei nostri.

Ps 91:13-14. Il giusto fiorirà come palma, crescerà come un cedro del Libano: trapiantato nella casa del Signore fiorirà negli atrii del tempio. Ps 91:2. È bene cantare la gloria al Signore: e lodare, Altissimo, il tuo Nome. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Il giusto fiorirà come palma, crescerà come un cedro del Libano: trapiantato nella casa del Signore fiorirà negli atrii del tempio.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui in tuae caritátis exémplum ad fidélium redemptiónem sanctum Petrum Ecclésiam tuam nova prole foecundáre divínitus docuísti: ipsíus nobis intercessióne concéde; a peccáti servitúte solútis, in coelésti pátria perpétua libertáte gaudére: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che per dare un esempio della tua carità hai divinamente ispirato a san Pietro di fondare nella tua Chiesa una nuova famiglia religiosa per la redenzione dei fedeli: fa' che, per sua intercessione, sciolti dalla schiavitù del peccato, godiamo nella patria celeste di una perpetua libertà: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione di Sant'Agnese, Vergine e Martire, per la seconda volta.

Orémus.
Deus, qui nos ánnua beátae Agnétis Vírginis et Martyris tuae solemnitáte laetíficas: da, quaesumus; ut, quam venerámur officio, étiam piae conversatiónis sequámur exémplo. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che ci allieti con l'annua solennità della tua beata vergine e martire Agnese: fa' che mentre la veneriamo coi nostri omaggi, ne seguiamo pure l'esempio di santa vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

I Corinti pretendevano unire due cose inconciliabili, la sapienza del mondo e quella del cristianesimo, e chiamavano insensati quelli che rinunziavano a tutto ciò che il mondo ricerca. San Paolo li contrappone ironicamente ai veri cristiani, che soffrono generosamente per Cristo e che non cercano di piacere agli uomini, ma ad essere piuttosto spettacolo ammirato da Dio e dagli Angeli.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Corínthios.
1Cor 4:9-14.
Fratres: Spectáculum facti sumus mundo et Angelis et homínibus. Nos stulti propter Christum, vos autem prudéntes in Christo: nos infírmi, vos autem fortes: vos nóbiles, nos autem ignóbiles. Usque in hanc horam et esurímus, et sitímus, et nudi sumus, et cólaphis caedimur, et instábiles sumus, et laborámus operántes mánibus nostris: maledícimur, et benedícimus: persecutiónem pátimur, et sustinémus: blasphemámur, et obsecrámus: tamquam purgaménta hujus mundi facti sumus, ómnium peripséma usque adhuc. Non ut confúndam vos, haec scribo, sed ut fílios meos caríssimos móneo: in Christo Jesu, Dómino nostro.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Corinti.
1Cor 4:9-14.
Fratelli, siamo fatti spettacolo al mondo, agli Angeli e agli uomini. Noi stolti pel Cristo, voi prudenti nel Cristo; noi deboli, voi forti; voi gloriosi, e noi disonorati. Fino a questo punto noi soffriamo la fame e la sete, siamo ignudi, schiaffeggiati, non abbiamo dove fermarci, e ci affatichiamo a lavorare colle nostre mani. Maledetti, benediciamo; perseguitati, abbiamo pazienza; calunniati, porgiamo suppliche; siamo diventati come la spazzatura del mondo, la feccia di tutti, fino a questo punto. Non scrivo queste cose per farvi vergogna, ma per ammonirvi come miei figliuoli carissimi, in Gesù Cristo Signor nostro.

GRADUALE
Ps 36:30-31. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium. . Lex Dei ejus in corde ipsíus: et non supplantabúntur gressus ejus.

Ps 36:30-31. La bocca del giusto esprime sapienza e la sua lingua parla secondo giustizia. . Ha nel cuore la legge del suo Dio e i suoi passi non sono esitanti.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 111:1. . Beátus vir, qui timet Dóminum: in mandátis ejus cupit nimis. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 111:1. . Beato l'uomo che teme il Signore: molto si compiace nei suoi comandamenti. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 111:1-3. Beátus vir, qui timet Dóminum: in mandátis ejus cupit nimis. . Potens in terra erit semen ejus: generátio rectórum benedicétur. . Glória et divítiae in domo ejus: et justítia ejus manet in saeculum saeculi.

Ps 111:1-3. Beato l'uomo che teme il Signore: molto si compiace nei suoi comandamenti. . Potente sulla terra sarà la sua stirpe: sarà benedetta la discendenza dei giusti. . Nella sua casa gloria e ricchezza: la sua giustizia rimane nei secoli dei secoli.

I veri discepoli del Cristo attaccano il loro cuore ai soli beni imperituri.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 12:32-34.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Nolíte timére, pusíllus grex, quia complácuit Patri vestro dare vobis regnum. Véndite quae possidétis, et date eleemósynam. Fácite vobis sácculos, qui non veteráscunt, thesáurum non deficiéntem in coelis: quo fur non apprópiat, neque tínea corrúmpit. Ubi enim thesáurus vester est, ibi et cor vestrum erit.

Seguito del santo Vangelo secondo Luca.
Luc 12:32-34.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Non temere, piccolo gregge, perché è piaciuto al Padre vostro di dare a voi il regno. Vendete i vostri beni e dateli in elemosina. Fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro che mai vien meno nei cieli, dove il ladro non giunge e la tignuola non consuma. Dove è il vostro tesoro, ci sarà pure il vostro cuore.

Omelia di San Beda il Venerabile, Prete.
Libro 4, cap. 54, su Luca 12.
Chiama piccolo il gregge degli eletti, o per comparazione del maggior numero dei dannati, o meglio per la devozione dell'umiltà: poiché, sebbene la sua Chiesa sia già estesa con quanta mai numerosità, tuttavia vuole che cresca fino alla fine del mondo in umiltà, e che raggiunga con l'umiltà il regno promesso. Pertanto, dopo aver consolato delicatamente le sue fatiche, come le ha ordinato di cercare soltanto il regno di Dio, alla medesima promette con compiaciuta bontà il regno che verrà donato dal Padre.
Vendete le cose che possedete e datele in elemosina. Non temete, disse, che vengano a mancare ai combattenti per il regno di Dio le cose necessarie di questo mondo: che anzi vendete anche le cose possedute per l'elemosina. Ciò allora si fa degnamente, quando uno, una volta disprezzate tutte le sue cose per il Signore, nondimeno dopo di queste con il lavoro delle mani opera sia per avere il vitto sia perché possa dare elemosina. Donde si gloria l'Apostolo, dicendo: Non ho io desiderato o l'argento, o l'oro o le vesti di nessuno: conforme voi sapete che al bisogno mio e di quelli che sono con me servirono queste mani. In tutto vi ho dimostrato come così lavorando, conviene sostenere i deboli.
Fatevi delle borse, che non invecchiano: operando cioè elemosine, il compenso delle quali rimanga in eterno. Ove non bisogna ritenere che questo comandamento sia, che nessun denaro sia conservato dai santi, da utilizzarsi vuoi per gli usi loro, vuoi per quelli dei poveri: quando anche lo stesso Signore, a cui servivano gli angeli, tuttavia, per informare la sua Chiesa, si legge avesse avuto nascondigli, sia per conservare le offerte dei fedeli, sia per provvedere alle necessità dei suoi e agli altri indigenti; ma che non si serva a Dio per queste cose, e per timore della povertà non si tralasci la giustizia.

OFFERTORIUM
Ps 20:2-3. In virtúte tua, Dómine, laetábitur justus, et super salutáre tuum exsultábit veheménter: desidérium ánimae ejus tribuísti ei.

Ps 20:2-3. O Signore, il giusto si allieterà della tua potenza, e del tuo soccorso quanto esulterà! Tu hai saziato il desiderio del suo cuore.

SECRETA
Laudis tibi, Dómine, hóstias immolámus in tuórum commemoratióne Sanctorum: quibus nos et praeséntibus éxui malis confídimus et futúris. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Ti offriamo, o Signore, un sacrificio di lode in memoria dei tuoi santi, e per esso speriamo di essere liberati dai mali presenti e futuri. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione di Sant'Agnese, Vergine e Martire, per la seconda volta.

Super has, quaesumus, Dómine, hóstias benedíctio copiósa descéndat: quae et sanctificatiónem nobis cleménter operétur, et de Mártyrum nos solemnitáte laetíficet. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, discenda su queste offerte una copiosa benedizione, la quale operi benignamente la nostra santificazione, e ci faccia gioire della solennità dei martiri. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Matt 19:28; 19:29. Amen, dico vobis: quod vos, qui reliquístis ómnia et secúti estis me, céntuplum accipiétis, et vitam aetérnam possidébitis.

Matt 19:28; 19:29. In verità vi dico che voi, che avete abbandonato ogni cosa e mi avete seguito, riceverete il centuplo e possederete la vita eterna.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Refécti cibo potúque coelesti, Deus noster, te súpplices exorámus: ut, in cujus haec commemoratióne percépimus, ejus muniámur et précibus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ristorati dal cibo e dalla bevanda celeste, ti supplichiamo, o Signore Dio nostro, affinché sia nostra difesa la preghiera del santo, nella cui festa abbiamo partecipato a questi doni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione di Sant'Agnese, Vergine e Martire, per la seconda volta.

Orémus.
Súmpsimus, Dómine, celebritátis ánnuae votiva sacraménta: praesta, quaesumus; ut et temporális vitae nobis remédia praebeant et aetérnae. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Abbiamo ricevuto, Signore, i sacramenti che ti sono stati offerti in questa solennità annuale: fa' che ci portino i rimedi della vita temporale e dell'eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

domenica 27 gennaio 2019

San Giovanni Crisostomo Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa

Doppio.
Paramenti bianchi.

La Santa Chiesa celebra oggi la festa di San Giovanni Crisostomo, che con Sant'Atanasio, San Gregorio di Nazianzo e San Basilio forma il gruppo dei quattro grandi Dottori d'Oriente (Introitus).
Giovanni nacque ad Antiochia di Siria (oggi Antakya, nel sud della Turchia) da una famiglia cristiana benestante intorno al 349. Suo padre Secondo era un generale dell'esercito romano stanziato in Asia Minore e morì quando Giovanni era ancora in tenera età; sua madre Antusa, rimasta vedova appena ventenne, si consacrò al Signore nella sua vedovanza e si dedicò completamente al suo bambino: questa scelta eroica e coraggiosa della madre sarà sempre motivo di orgoglio per Giovanni.
Miniatura raffigurante San Giovanni Crisostomo.
Frequentando gli studi superiori, coronati dai corsi di filosofia e di retorica, ebbe come maestro Libanio, pagano, il più celebre retore del tempo. Alla sua scuola, Giovanni divenne il più grande oratore della tarda antichità greca. Quasi ventenne, nel 368, fu battezzato dal vescovo Melezio, che attese anche alla sua formazione ecclesiastica. Dal foro e dagli affari del secolo il giovane Giovanni passò a frequentare, dal 367 al 372, l'Asceterio di Antiochia, una sorta di seminario antiocheno diretto dal famoso esegeta Diodoro di Tarso, che lo avviò all'esegesi storico-letterale, caratteristica della tradizione antiochena. Nello studio delle divine lettere si acquistò somma lode per il suo ingegno e scienza. Nel 371 fu istituito lettore dallo stesso vescovo Melezio: questo fatto segnò il suo ingresso ufficiale nel cursus ecclesiastico.
Morta la madre nel 372, poté realizzare il suo primiero proposito di farsi monaco. Quindi si ritirò per quattro anni tra gli eremiti sul vicino monte Silpio. Tale ritiro proseguì per altri due anni, rintanandosi in una grotta ove condusse una vita estremamente ascetica. In tale periodo si dedicò totalmente a meditare le leggi di Cristo, i santi Vangeli e specialmente le Epistole di San Paolo Apostolo. Ammalatosi, si trovò nell'impossibilità di curarsi da solo, e dovette perciò ritornare nella comunità cristiana di Antiochia. Il Signore intervenne con l'infermità al momento giusto per permettere a Giovanni di seguire la sua vera vocazione. Egli si trovò davanti a un bivio: o scegliere le traversie del governo della Chiesa o proseguire la sua vita ascetica. Giovanni scelse ardentemente di donarsi alla cura pastorale, predicando il santo Vangelo e donando agli altri quanto egli aveva ricevuto dalla meditazione negli anni di romitaggio.
Ritornato ad Antiochia fra il 378 e il 379, fu poi ordinato diacono nel 381 dal vescovo Melezio, il quale lo portò con sé al Concilio ecumenico di Costantinopoli (381). Nel 386 fu ordinato presbitero della Chiesa di Antiochia dal vescovo Flaviano I, divenendo presto celebre predicatore. Tenne omelie contro gli ariani, seguite da quelle commemorative dei martiri antiocheni e da altre sulle festività liturgiche principali: si tratta di un grande insegnamento della fede in Cristo, anche alla luce dei suoi Santi. Nella Quaresima del 387, a seguito della “rivolta delle statue” in cui il popolo abbatté le statue imperiali in segno di protesta contro l'aumento delle tasse, egli tenne le sue 22 vibranti Omelie sulle statue, finalizzate alla penitenza e alla conversione. La sua fama giunse fino alla capitale Costantinopoli.
Mosaicista bizantino della Scuola di Costantinopoli, San Giovanni Crisostomo,
mosaico nel vestibolo meridionale della Basilica di Santa Sofia,
Bisanzio - Istanbul, Turchia, fine IX sec. 
Dopo la morte del Patriarca di Costantinopoli Nettario (397), per opera dell'imperatore Arcadio, fu preposto, suo malgrado, alla Chiesa di Costantinopoli. Ricevuta la carica di pastore nell'anno 398, predicò sempre senza sosta la sana dottrina cattolica, e spezzò continuamente a coloro di cui era diventato padre, il pane della parola e della grazia (Communio). Il popolo di Costantinopoli, avido della sua parola, si affollava nella cattedrale. Egli amava ardentemente San Paolo, del quale diceva: «Il cuore di Paolo è il cuore del Cristo». Anche egli amò appassionatamente il Cristo, e, come il grande Apostolo, tutto soffrì, piuttosto che permettere che si attentasse ai suoi divini diritti. Grande fu il suo coraggio nel bollare il vizio, nel non lasciarsi sfuggire occasioni per correggere, affine di essere sempre il sale della saggezza, che garantisce le anime dalla corruzione (Evangelium). Cominciò ad insorgere con forza contro la corruzione dei costumi e la vita licenziosa dei grandi: ma questa libertà gli procurò grande avversione da parte di molti. Egli offese pure gravemente l'imperatrice Eudossia per averla ripresa d'essersi appropriata del denaro della vedova Callitropa, e del campo di un'altra vedova.
Perciò radunatasi a Calcedonia un'assemblea di alcuni vescovi, alla quale egli, invitato, si ricusò di andare, dicendo non essere un concilio né pubblico né legittimo, per gli sforzi sopratutto di Eudossia fu mandato in esilio nel 403; ma poco dopo, avendo il popolo tumultuato per il desiderio di riaverlo, fu richiamato dall'esilio con straordinario plauso della città. Ma non cessando egli di gridare contro i vizi, ed essendosi opposto a certi giuochi davanti alla statua argentea dell'imperatrice Eudossia sulla piazza di Santa Sofia, una cospirazione di vescovi nemici lo costrinse di nuovo a partire per l'esilio nel 406, mentre le vedove e i poveri tutti piangevano il bando del comune padre. È incredibile quanti mali soffrì il Santo nell'esilio, e quante persone convertì alla fede di Gesù Cristo.
Ma mentre un decreto di papa Sant'Innocenzo I, redatto in un concilio tenuto a Roma, lo restituiva alla sua sede, Giovanni ebbe a soffrire nel viaggio incredibili mali e privazioni da parte dei soldati che lo sorvegliavano (Alleluja). Nell'attraversare l'Armenia, San Basilisco Martire, nella cui chiesa egli aveva prima pregato, così gli parlò di notte: Fratello Giovanni, domani saremo insieme nello stesso luogo. Quindi preso il giorno dopo il sacramento dell'Eucaristia e munitosi del segno della croce, rese l'anima a Dio, a Comana Pontica, il 14 settembre nell'anno 407. Appena morto, una terribile grandine cadde su Costantinopoli, e dopo quattro giorni l'Imperatrice cessò di vivere.
L'imperatore Teodosio II, figlio di Arcadio, fece trasportare il suo corpo a Costantinopoli con insigne pompa in mezzo a grande affluenza di popolo il 27 gennaio 438; e dopo averne venerate le reliquie, domandò perdono per i suoi parenti. Traslato poi a Roma, al tempo della Quarta Crociata (1204), fu sepolto nella Basilica Vaticana.
Tutti ammirano la moltitudine, la pietà, la bellezza dei suoi discorsi e degli altri suoi scritti, la maniera ancora d'interpretare i libri sacri e di spiegarli attenendosi al senso letterale; e sembra, come ne lo stimano degno, che l'Apostolo Paolo, che egli venerava particolarmente, e nello scrivere e nel predicare gli dettasse molte cose. Nel 1568 papa San Pio V lo proclamò Dottore della Chiesa. Soprannominato Crisostomo, cioè Bocca d'oro - titolo che occorre per la prima volta nella Costituzione di papa Vigilio (cfr. P.L., LX, 217) nell'anno 553 -, per l'aureo flusso dell'eloquenza, San Pio X, Pontefice massimo, poi lo dichiarò e stabilì Patrono dei sacri oratori (1908).


San Giovanni Crisostomo, affresco in stile neogotico della volta della Basilica di Santa Maria sopra Minerva, Roma (Lazio), XIX sec.


La Chiesa loda il Signore per aver conferito ai Santi Dottori la sapienza, l'intelligenza e la santità con cui spandere dovunque il lume della dottrina evangelica.

INTROITUS
Eccli 15:5. In médio Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae índuit eum. Ps 91:2. Bonum est confitéri Dómino: et psállere nómini tuo, Altíssime. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. In médio Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae índuit eum.

Eccli 15:5. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria. Ps 91:2. È bene cantare la gloria al Signore: e lodare, Altissimo, il tuo Nome. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Ecclésiam tuam, quaesumus, Dómine, grátia coeléstis amplíficet: quam beáti Joánnis Chrysóstomi Confessóris tui atque Pontíficis illustráre voluísti gloriósis méritis et doctrínis. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
La tua grazia, o Signore, te ne preghiamo, dilati la tua Chiesa, che volesti illustrare con i gloriosi meriti ed insegnamenti del beato Giovanni Crisostomo, confessore tuo e vescovo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

I Dottori della Chiesa hanno messo in pratica i consigli che San Paolo dava a San Timoteo. Predicarono in ogni maniera la dottrina di Gesù Cristo, reagendo contro quella curiosità morbosa che rende certe anime avide ad intendere teorie nuove ed erronee in fatto di religione. Avendo combattuta la buona battaglia, come l'Apostolo, per il Vangelo e conservato intatto il deposito sacro della dottrina cristiana, ricevono in cielo la corona destinata a compensarli della loro santità apostolica.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Timótheum.
2Tim 4:1-8.
Caríssime: Testíficor coram Deo, et Jesu Christo, qui judicatúrus est vivos et mórtuos, per advéntum ipsíus et regnum ejus: praedica verbum, insta opportúne, importúne: árgue, óbsecra, íncrepa in omni patiéntia, et doctrína. Erit enim tempus, cum sanam doctrínam non sustinébunt, sed ad sua desidéria coacervábunt sibi magístros, pruriéntes áuribus, et a veritáte quidem audítum avértent, ad fábulas autem converténtur. Tu vero vígila, in ómnibus labóra, opus fac Evangelístae, ministérium tuum ímple. Sóbrius esto. Ego enim jam delíbor, et tempus resolutiónis meae instat. Bonum certámen certávi, cursum consummávi, fidem servávi. In réliquo repósita est mihi coróna justítiae, quam reddet mihi Dóminus in illa die, justus judex: non solum autem mihi, sed et iis, qui díligunt advéntum ejus.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo a Timoteo.
2Tim 4:1-8.
Carissimo: Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo, che ha da venire a giudicare i vivi ed i morti, per la sua venuta e per il suo regno: predica la Parola, insisti a tempo opportuno e fuori tempo. Riprendi, esorta, sgrida con paziente insegnamento; perché verrà tempo in cui la gente non potrà sopportare la sana dottrina, ma per assecondare la propria passione e per prurito di novità, si creerà una folla di maestri, e per non ascoltare la verità andrà dietro a favole. Ma tu veglia sopra tutte le cose, sopporta le afflizioni, compi l'ufficio di predicare il Vangelo, adempi il tuo ministero e sii temperante. In quanto a me il mio sangue sta per essere versato come una libazione e il tempo del mio scioglimento dal corpo è vicino. Ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede. Non mi resta che ricevere la corona di giustizia, che mi darà in quel giorno il Signore, giusto giudice; e non solo a me, ma anche a quelli che desiderano la sua venuta.

GRADUALE
Eccli 44:16. Ecce sacérdos magnus, qui in diébus suis plácuit Deo. Eccli 44:20. . Non est invéntus símilis illi, qui conservaret legem Excélsi.

Eccli 44:16. Ecco il grande pontefice, che nella sua vita piacque a Dio. Eccli 44:20. . Non si trovò alcuno simile a lui nell'osservare la legge dell'Eccelso.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Jac 1:12. . Beátus vir, qui suffert tentatiónem: quóniam, cum probátus fúerit, accípiet corónam vitae. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Jac 1:12. . Beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluia e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 111:1-3. Beátus vir, qui timet Dóminum: in mandátis ejus cupit nimis. . Potens in terra erit semen ejus: generátio rectórum benedicétur. . Glória et divítiae in domo ejus: et justítia ejus manet in saeculum saeculi.

Ps 111:1-3. Beato l'uomo che teme il Signore: molto si compiace nei suoi comandamenti. . Potente sulla terra sarà la sua stirpe: sarà benedetta la discendenza dei giusti. . Gloria e ricchezza nella sua casa: la sua giustizia rimane nei secoli dei secoli.

I Dottori sono il sale che deve preservare le anime dalla corruzione: sono la luce che illumina gli uomini immersi nelle tenebre dell'errore e del peccato. Predicando con la loro dottrina e il loro esempio, glorificano Dio, il quale solo dà la grazia di compiere bene il proprio dovere. E siccome l'osservanza delle minime prescrizioni della legge riceve la sua ricompensa, essi sono grandi nel regno dei cieli.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 5:13-19.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Vos estis sal terrae. Quod si sal evanúerit, in quo saliétur? Ad níhilum valet ultra, nisi ut mittátur foras, et conculcétur ab homínibus. Vos estis lux mundi. Non potest cívitas abscóndi supra montem pósita. Neque accéndunt lucérnam, et ponunt eam sub módio, sed super candelábrum, ut lúceat ómnibus qui in domo sunt. Sic lúceat lux vestra coram homínibus, ut vídeant ópera vestra bona, et gloríficent Patrem vestrum, qui in coelis est. Nolíte putáre, quóniam veni sólvere legem aut prophétas: non veni sólvere, sed adimplére. Amen, quippe dico vobis, donec tránseat coelum et terra, iota unum aut unus apex non praeteríbit a lege, donec ómnia fiant. Qui ergo solverit unum de mandátis istis mínimis, et docúerit sic hómines, mínimus vocábitur in regno coelórum: qui autem fécerit et docúerit, hic magnus vocábitur in regno coelórum.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 5:13-19.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Voi siete il sale della terra. E se il sale perde la sua virtù, come lo si riattiverà? Non è più buono se non ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo. Non può rimanere nascosta una città posta sopra un monte. Né si accende la lucerna per riporla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia lume a quanti sono in casa. Così risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto ad abrogare la Legge o i Profeti, ma a completare. In verità vi dico che finché non passi il cielo e la terra non passerà un solo iota o un apice solo della Legge, che tutto non sia compiuto. Chi pertanto violerà uno dei minimi di questi comandamenti e insegnerà così agli uomini, sarà tenuto minimo nel regno dei cieli; ma colui che avrà operato ed insegnato, sarà tenuto grande nel regno dei cieli.

Omelia di San Giovanni Crisostomo.
Omelia 15 su Matteo, oltre la metà.
Fate attenzione a ciò che disse: Voi siete il sale della terra: tramite ciò mostra quanto necessariamente insegni queste cose. Non infatti, disse, solo della vostra vita, ma di tutto il mondo dovrete render conto. Non vi mando certo solo a due città, o a dieci, o a venti, né a un solo popolo, come mandavo i profeti: ma ad ogni terra e fino al mare, e a tutto il mondo, e a ciò che è oppresso da vari crimini.
Dicendo infatti: Voi siete il sale della terra, mostra che tutta la natura degli uomini è vanificata, e corrotta dalla violenza dei peccati: e quindi richiede da loro quelle virtù, che massimamente sono necessarie ed utili per procurare la salvezza di molti. Infatti chi è mansueto e modesto, e misericordioso e giusto, non rinchiude solo dentro di sé queste cose fatte rettamente, ma farà defluire queste eccellenti fonti anche all'utilità degli altri. Quindi chi è puro di cuore e pacifico, e sopporta la persecuzione per la verità, nondimeno dispone la vita per il bene comune.
Non pensate quindi, disse, che sarete condotti a facili battaglie, né che dovrete far conto di cose da poco. Voi siete il sale della terra. Cosa allora? Hanno medicato cose putrefatte? Per niente: né infatti è possibile che quelle cose che sono già corrotte siano riparate tramite la frizione del sale. Non fecero perciò questo, ma le cose prima rinnovate, ed a loro affidate, e già liberate da quella putrefazione, aspergevano di sale, e conservavano in quella novità, che avevano preso dal Signore. Certamente liberare dalla putredine del peccato, è proprio del potere di Cristo: ma affinché non ritornino di nuovo a questi, è proprio della cura e del lavoro degli Apostoli.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 91:13. Justus ut palma florébit: sicut cedrus, quae in Líbano est, multiplicábitur.

Ps 91:13. Il giusto fiorirà come palma, crescerà come un cedro del Libano.

SECRETA
Sancti Joánnis Chrysóstomi Pontíficis tui atque Doctóris nobis, Dómine, pia non desit orátio: quae et múnera nostra concíliet; et tuam nobis indulgéntiam semper obtíneat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, non ci venga mai meno l'intercessione pia del beato Giovanni Crisostomo vescovo e dottore, la quale renda a te graditi i nostri doni e sempre ottenga a noi la tua indulgenza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 12:42. Fidélis servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in témpore trítici mensúram.

Luc 12:42. Fedele e saggio è il servitore che il Signore ha preposto alla sua casa: perché al tempo conveniente dia il cibo che spetta a ciascuno.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Ut nobis, Dómine, tua sacrifícia dent salútem: beátus Joánnes Chrysóstomus Póntifex tuus et Doctor egrégius, quaesumus, precátor accédat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Interceda per noi, o Signore, il beato Giovanni Crisostomo vescovo e dottore egregio, affinché il tuo sacrificio ci porti salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Terza Domenica dopo l'Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo

Semidoppio.
Paramenti verdi.

Se questa Domenica fosse impedita dalla Settuagesima, né potrà esser recuperata dopo Pentecoste, la si anticipa al sabato con tutti i privilegi propri della Domenica e perciò si dice il Gloria in excelsis, il Credo e il Praefatio de Sanctissima Trinitate.

La Santa Messa della Terza Domenica dopo l'Epifania si riallaccia al Tempo di Natale, pertanto l'Introitus, il Graduale, l'Alleluja, l'Offertorium e il Communio ci manifestano che Nostro Signore Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo, che opera prodigi, e che bisogna adorarlo. La Santa Chiesa continua, infatti, in questo Tempo dopo l'Epifania, a dichiarare la divinità di Cristo e quindi la sua regalità su tutti gli uomini. È il Re dei Giudei, è il Re dei Gentili. Così la Santa Chiesa sceglie in San Matteo una pericope evangelica nella quale Gesù opera un doppio miracolo per provare agli uni e agli altri d'essere veramente il Figlio di Dio. Il primo miracolo è per un lebbroso, il secondo per un centurione. Il lebbroso appartiene al popolo di Dio, e deve sottostare alla legge di Mosè. Il centurione, invece, non è della razza d'Israele, a testimonianza del Salvatore. Una parola di Gesù purifica il lebbroso, e la sua guarigione sarà constatata ufficialmente dal Sacerdote, perché sia loro testimonianza della divinità di Gesù (Evangelium). Quanto al centurione - ufficiale che comandava cento soldati della legione romana -, questi attesta con le sue parole umili e confidenti che la Santa Chiesa mette ogni giorno sulle nostre labbra alla Santa Messa, che Cristo è Dio. Lo dichiara anche con la sua argomentazione tratta dalla carica che egli ricopre: Gesù non ha che da dare un ordine, perché la malattia gli obbedisca. E la sua fede ottiene il grande miracolo che implora. Tutti i popoli prenderanno dunque parte al banchetto celeste nel quale la divinità sarà il cibo delle loro anime. E come nella sala di un festino tutto è luce e calore, le pene dell'inferno, castigo a quelli che avranno negato la divinità di Cristo, sono figurate con il freddo e la notte che regnano al di fuori, da queste «tenebre esteriori» che sono in contrasto con lo splendore della sala delle nozze. Alla fine del discorso sulla montagna «che riempì gli uomini d'ammirazione» (Matt 7:28), San Matteo pone i due miracoli dei quali ci parla l'Evangelium. Essi stanno dunque a confermare che veramente «dalla bocca di un Dio viene questa dottrina che aveva già suscitato l'ammirazione» nella Sinagoga di Nazaret (Communio).
Facciamo atti di fede nella divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, e, per entrare nel suo regno, accumuliamo, con la nostra carità, sul capo di quelli che ci odiano dei carboni di fuoco (Epistola), cioè sentimenti di confusione che loro verranno dalla nostra magnanimità, che non daranno ad essi riposo finché non avranno espiato i loro torti. Così realizzeremo in noi il mistero dell'Epifania che è il mistero della regalità di Nostro Signore Gesù Cristo su tutti gli uomini. Uniti nella fede in Cristo, devono quindi tutti amarsi come fratelli. «La grazia della fede in Gesù opera la carità» dice Sant'Agostino (II Notturno del Mattutino).

Dall'Esposizione di Sant'Agostino Vescovo sull'Epistola ai Galati.
Prefazione, tomo 4.
La causa, per cui l'Apostolo scrive ai Galati, è questa: far comprendere che effetto della grazia di Dio è che non siano più sotto il giogo della legge. Infatti, quando fu loro annunziata la grazia del Vangelo, non mancarono certuni provenienti dalla circoncisione (giudaismo), i quali, sebbene Cristiani di nome ma che non apprezzavano ancora pienamente il beneficio della grazia, volevano rimanere ancora soggetti alle prescrizioni onerose della legge, che il Signore Dio aveva imposto non a dei servi della giustizia, ma a degli schiavi del peccato, dando cioè una legge giusta ad uomini ingiusti, non per purificarli dei loro peccati, ma per farli loro conoscere. Ebbene solo la grazia della fede, che opera mediante la carità, cancella i peccati.
Sebbene i Galati fossero già stabiliti sotto il giogo di questa grazia, quelli volevano ricondurli sotto il giogo della legge, affermando che nulla sarebbe loro giovato il Vangelo, se non venivano circoncisi, e se non adottavano le altre osservanze esteriori del rito giudaico. E quindi avevano cominciato a ritenere sospetto l'Apostolo Paolo, che aveva loro predicato il Vangelo, come uno che non seguiva la stessa regola degli altri Apostoli, che obbligavano i Gentili a praticare i riti giudaici.
Di simile questione si tratta pure nell'Epistola ai Romani; tuttavia pare che ci sia una qualche diversità, perché in quella scioglie le contestazioni e compone le dissensioni sorte fra i Cristiani venuti dal Giudaismo e quelli che erano venuti dal Gentilesimo: pretendendo i primi che il Vangelo era stato loro annunziato in ricompensa dei meriti delle opere che avevano fatto sotto la legge, e che agli incirconcisi, non meritando questa ricompensa, non si doveva dare; mentre questi pretendevano d'esser preferiti ai Giudei siccome uccisori del Signore. Ma in questa lettera scrive a quelli che erano già stati turbati dall'autorità dei Giudaizzanti, che li spingevano alle osservanze legali.




INTROITUS
Ps 96:7-8. Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Judae. Ps 96:1. Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Judae.

Ps 96:7-8. Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda. Ps 96:1. Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda.

Gloria (non si dice quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)

ORATIO
Orémus.
Omnípotens sempitérne Deus, infirmitatem nostram propítius réspice: atque, ad protegéndum nos, déxteram tuae majestátis exténde. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Onnipotente e sempiterno Iddio, volgi pietoso lo sguardo alla nostra debolezza, e a nostra protezione stendi il braccio della tua potenza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

L'Epistola ai Romani, che la Santa Chiesa in questo periodo liturgico legge nella Santa Messa, è consacrata a mostrare che Giudei e Gentili sono chiamati a far parte del regno di Cristo e ad essere gli uni e gli altri, membri del corpo mistico di cui Cristo è il Capo. Tutti, essendo oggetto della misericordia divina, e un sol corpo in Gesù Cristo, devono amarsi come fratelli e lasciare a Dio il pensiero di vendicare il male che loro vien fatto; perché dopo la misericordia di Gesù, verrà la giustizia ed allora Gesù renderà a ciascuno secondo le proprie opere.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Romános.
Rom 12:16-21.
Fratres: Nolíte esse prudéntes apud vosmetípsos: nulli malum pro malo reddéntes: providéntes bona non tantum coram Deo, sed étiam coram ómnibus homínibus. Si fíeri potest, quod ex vobis est, cum ómnibus homínibus pacem habéntes: Non vosmetípsos defendéntes, caríssimi, sed date locum irae. Scriptum est enim: Mihi vindícta: ego retríbuam, dicit Dóminus. Sed si esuríerit inimícus tuus, ciba illum: si sitit, potum da illi: hoc enim fáciens, carbónes ignis cóngeres super caput ejus. Noli vinci a malo, sed vince in bono malum.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Romani.
Rom 12:16-21.
Fratelli, non vogliate essere sapienti ai vostri occhi: non rendete male per male: abbiate cura di fare bene non solo agli occhi di Dio, ma anche davanti agli uomini. Se è possibile, per quanto sta da voi, siate in pace con tutti: non difendete voi stessi, carissimi, ma date luogo all'ira. Sta scritto infatti: Mia è la vendetta: io farò ragione, dice il Signore. Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare, se ha sete, dagli da bere: poiché, così facendo, radunerai carboni ardenti sopra la sua testa. Non voler esser vinto dal male, ma vinci il male col bene.

GRADUALE
Ps 101:16-17. Timébunt gentes nomen tuum, Dómine, et omnes reges terrae glóriam tuam. ℣. Quóniam aedificávit Dóminus Sion, et vidébitur in majestáte sua.

Ps 101:16-17. Le genti temeranno il tuo nome, o Signore: tutti i re della terra la tua gloria. ℣. Poiché il Signore ha edificato Sion: e si è mostrato nella sua potenza.

ALLELUJA (si dice anche quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)
Allelúja, allelúja. Ps 96:1. ℣. Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 96:1. ℣. Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. Alleluia.

Dopo il sermone della montagna, il Signore guarì il lebbroso. San Girolamo rileva che «bene a proposito, dopo la predicazione e l'istruzione, si presenti l'occasione di un prodigio, affinché per la forza del miracolo sia confermata «presso gli uditori» la parola che avevano ascoltato. Il Signore stende la mano sull'infermo (cfr. Offertorium) e subito la lebbra scompare. Gesù dice: lo voglio (Volo) e comanda: sii guarito (mundare)».
I due miracoli di Nostro Signore Gesù Cristo, di cui parla l'Evangelium, provano la sua divinità e fanno vedere quello che Egli ha fatto per i Giudei e per i Gentili, essendo egli venuto a guarirli dalla lebbra e dalla paralisi del peccato. Beati quelli che avranno creduto in Gesù, e saranno stati guariti da Lui. Gli altri saranno espulsi dal suo regno, quando questo Re sovrano ritornerà alla fine dei secoli per castigare i cattivi e compensare i buoni.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 8:1-13.
In illo témpore: Cum descendísset Jesus de monte, secútae sunt eum turbae multae: et ecce, leprósus véniens adorábat eum, dicens: Dómine, si vis, potes me mundáre. Et exténdens Jesus manum, tétigit eum, dicens: Volo. Mundáre. Et conféstim mundáta est lepra ejus. Et ait illi Jesus: Vide, némini díxeris: sed vade, osténde te sacerdóti, et offer munus, quod praecépit Móyses, in testimónium illis. Cum autem introísset Caphárnaum, accéssit ad eum centúrio, rogans eum et dicens: Dómine, puer meus jacet in domo paralýticus, et male torquetur. Et ait illi Jesus: Ego véniam, et curábo eum. Et respóndens centúrio, ait: Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur puer meus. Nam et ego homo sum sub potestáte constitútus, habens sub me mílites, et dico huic: Vade, et vadit; et alii: Veni, et venit; et servo meo: Fac hoc, et facit. Audiens autem Jesus, mirátus est, et sequéntibus se dixit: Amen, dico vobis, non inveni tantam fidem in Israël. Dico autem vobis, quod multi ab Oriénte et Occidénte vénient, et recúmbent cum Abraham et Isaac et Jacob in regno coelórum: fílii autem regni ejiciéntur in ténebras exterióres: ibi erit fletus et stridor déntium. Et dixit Jesus centurióni: Vade et, sicut credidísti, fiat tibi. Et sanátus est puer in illa hora.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 8:1-13.
In quel tempo, essendo Gesù disceso dal monte, lo seguirono molte turbe: ed ecco un lebbroso che, accostatosi, lo adorava, dicendo: Signore, se vuoi, puoi mondarmi. Gesù, stesa la mano, lo toccò, dicendo: Lo voglio. Sii Mondato. E tosto la sua lebbra fu guarita. E Gesù gli disse: Guarda di non dirlo ad alcuno: ma va', mostrati al sacerdote, e offri quanto prescritto da Mosè, onde serva a loro di testimonianza. Entrato poi in Cafarnao, andò a trovarlo un centurione, raccomandandosi e dicendo: Signore, il mio servo giace in casa, paralitico, ed è malamente tormentato. E Gesù gli rispose: Verrò, e lo guarirò. E il centurione disse: Signore, non son degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' solo una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, sebbene soggetto ad altri, ho sotto di me dei soldati, e dico a uno: Va', ed egli va; e all'altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servo: Fai questo, ed egli lo fa. Gesù, udite queste parole, ne restò ammirato, e a coloro che lo seguivano, disse: Non ho trovato fede così grande in Israele. Vi dico perciò che molti verranno da Oriente e da Occidente e siederanno con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, ma i figli del regno saranno gettati nelle tenebre esteriori: ove sarà pianto e stridore di denti. Allora Gesù disse al centurione: Va', e ti sia fatto come hai creduto. E in quel momento il servo fu guarito.

Omelia di San Girolamo, Prete.
Libro 1 Commento al cap. 8 di Matteo.
Discendendo il Signore dal monte, gli si fanno incontro le turbe, perché non avevano potuto salire in alto. E per primo gli si fa innanzi un lebbroso: infatti, a motivo della lebbra, non aveva potuto ancora udire sul monte il gran discorso del Salvatore. Ed è da notare, che egli è il primo guarito in particolare; in secondo luogo, il servo del centurione; in terzo luogo, la suocera di Pietro colpita da febbre in Cafarnao; in quarto luogo, gli indemoniati che gli furono presentati e dai quali con una parola scacciò gli spiriti, circostanza in cui guarì ancora tutti gli altri malati.
Quand'ecco un lebbroso si accosta e gli si prostra innanzi dicendo (Matt 8:2). Rettamente dopo la predicazione e l'istruzione si offre l'occasione di un miracolo, affinché per l'autorità del miracolo sia confermato presso gli uditori il discorso tenuto dianzi. Signore, se vuoi, puoi mondarmi (Matt 8:2). Chi prega di volere, non dubita del potere. E Gesù, stesa la mano, lo toccò dicendo: Lo voglio, sii mondato (Matt 8:3). Nello stendere il Signore la mano, subito andò via la lebbra. E allo stesso tempo osserva, che risposta umile e senza iattanza. Quello aveva detto: Se vuoi; il Signore risponde: Lo voglio. Quello aveva premesso: Puoi mondarmi; il Signore soggiunge e dice: Sii mondato. Non dunque, come credono molti Latini, si deve congiungere e leggere: Voglio che sii mondato; ma separatamente, così che dica prima: Lo voglio; poi ordini: Sii mondato.
E Gesù gli disse: Guardati dal dirlo ad alcuno (Matt 8:4). E in verità, che necessità c'era di ostentare colla parola ciò che mostrava col corpo medesimo? Ma va' e mostrati al sacerdote (Ibi). Per più ragioni lo manda dal sacerdote: primo, per umiltà, per mostrare che egli rendeva deferente onore ai sacerdoti. Difatti la legge prescriveva, che quelli che erano stati mondati dalla lebbra, facessero offerta ai sacerdoti. Poi, affinché, vedendo il lebbroso mondato, essi o credessero al Salvatore o non ci credessero: se credessero, si salvassero; se non ci credessero, fossero inescusabili. E anche perché, come l'accusavano spessissimo, non sembrasse che violasse la legge.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 117:16; 117:17. Déxtera Dómini fecit virtutem, déxtera Dómini exaltávit me: non móriar, sed vivam, et narrábo ópera Dómini.

Ps 117:16; 117:17. La destra del Signore ha fatto prodigi, la destra del Signore mi ha esaltato: non morirò, ma vivrò e narrerò le opere del Signore.

SECRETA
Haec hóstia, Dómine, quaesumus, emúndet nostra delícta: et, ad sacrifícium celebrándum, subditórum tibi córpora mentésque sanctíficet. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Quest'ostia, o Signore, Te ne preghiamo, ci mondi dai nostri delitti e, santificando i corpi e le anime dei tuoi servi, li disponga alla celebrazione del sacrificio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE SANCTISSIMA TRINITATE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónae, sed in uníus Trinitáte substántiae. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne verae sempiternaeque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur aequálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre cotídie, una voce dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigenito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Così che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

Nei giorni feriali in cui si riprende tale Santa Messa, si dice:

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 4:22. Mirabántur omnes de his, quae procedébant de ore Dei.

Luc 4:22. Si meravigliavano tutti delle parole che uscivano dalla bocca di Dio.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Quos tantis, Dómine, largíris uti mystériis: quaesumus; ut efféctibus nos eórum veráciter aptáre dignéris. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Signore, che ci concedi di partecipare a tanto mistero, degnati, Te ne preghiamo, di renderci atti a riceverne realmente gli effetti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.