venerdì 18 gennaio 2019

Cattedra di San Pietro Apostolo a Roma - Commemorazione di Santa Prisca, Vergine e Martire

Doppio maggiore.
Paramenti bianchi.

Dalla manifestazione della divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, che caratterizza il Tempo dopo l'Epifania, consegue per noi il riconoscimento del suo regno sulle anime. Nostro Signore Gesù Cristo è il capo della Santa Chiesa. Ma siccome deve risalire al Cielo, Egli comunica i suoi poteri divini ad un uomo, poiché, dopo l'Incarnazione, vuole, di norma, stabilire i suoi rapporti con noi attraverso intermediari umani. Quest'uomo, che Dio stabilisce «Principe» delle anime (Introitus) e sul «quale Egli edifica la sua Chiesa» (Evangelium) è San Pietro. Vicario di Cristo, egli si assiderà sulla cattedra infallibile di Nostro Signore Gesù Cristo e avrà in mano le chiavi, simbolo della suprema autorità.
Gian Lorenzo Bernini, Cattedra di San Pietro sormontata dalla "Gloria",
Basilica di San Pietro, Città del Vaticano, 1656-1665.
All'Epistola noi leggiamo l'esordio della prima lettera di San Pietro. Tutte le lettere di San Pietro hanno il carattere del suo primato. Roma sarà la capitale del regno dei cieli sulla terra: a Roma verrà San Pietro, sul suolo benedetto di Roma egli spargerà il suo sangue, di Roma egli sarà il Vescovo. In questa festa noi dobbiamo perciò vedere una testimonianza liturgica del primato d'onore e di giurisdizione che è legato alla Cattedra di Roma.
La “Cathedra Petri” o “Sella gestatoria apostolicae confessionis” è il trono pontificale di San Pietro e dei suoi successori nell'Episcopato Romano, nella suprema guida di tutto il gregge di Nostro Signore Gesù Cristo, degli agnelli, delle pecorelle e delle pecore madri (Cfr. Joann 19:15-17). In essa stanno il basamento inconcusso dell'infallibile ed indefettibile Fede Cattolica, il fulcro necessario dell'unità del Cristianesimo, la pienezza del Sacerdozio e del Regno. La sua storia e la sua venerazione inizia fra i meandri dei cimiteri cristiani dell'Urbe nel III secolo. La Cattedra si venerò di seguito nel Battistero di San Damaso in Vaticano. È ora conservata nell'abside della Basilica Vaticana, racchiusa nel grande reliquiario berniniano, sicché nemmeno il Papa vi si può sedere, come usavano i sommi Pontefici fino al XVI secolo.
Sotto il nome di Natale Petri de Cathedra era celebrata una festa il 22 febbraio; ma, a causa della Quaresima, le chiese della Gallia presero l'abitudine di celebrarla nella data odierna, 18 gennaio. Le due usanze si svilupparono in modo parallelo; poi, finalmente, si perdette l'unità primitiva del loro significato e si ebbero due feste della Cattedra di San Pietro, la prima attribuita a Roma - quella del 18 gennaio -, la seconda attribuita a un'altra sede - in definitiva a quella d'Antiochia - il 22 febbraio.
(Cfr. Festa della Cattedra di San Pietro Apostolo, blog Sardinia Tridentina)

Sermone di San Leone, Papa.
Sermone 1 sui SS. Apostoli Pietro e Paolo, prima della metà.
Allorché i dodici Apostoli, dopo aver ricevuto per mezzo dello Spirito Santo il dono di parlare tutte le lingue, ebbero intrapreso l'evangelizzazione del mondo nelle diverse parti della terra loro toccate, il beatissimo Pietro, principe dell'ordine apostolico, fu destinato alla capitale dell'impero Romano, affinché la luce della verità, rivelata per la salvezza di tutte le nazioni, da essa, come dallo stesso capo, si spandesse più efficacemente in tutto il corpo del mondo. Infatti qual nazione non aveva allora dei rappresentanti in questa città? O quali popoli potevano ignorare ciò che Roma aveva appreso?
Qui dovevano essere conculcate le opinioni della filosofia, qui dovevano essere dissipate le vanità della sapienza terrena, qui doveva essere confuso il culto dei demoni, qui distrutta l'empietà del sacrilego paganesimo, qui dove la superstizione aveva radunato con somma diligenza tutto ciò che i vari errori avevano inventato in qualsiasi luogo. E dunque a questa città tu, o beatissimo Apostolo Pietro, non temi di venire, e, mentre l'Apostolo Paolo, il compagno della tua gloria, è ancora occupato a fondare altre chiese, tu ti inoltri in questa selva di bestie feroci, in quest'oceano profondo e turbolentissimo con più coraggio di quando camminavi sul mare.
Tu avevi già istruito i popoli della circoncisione che avevano creduto alla tua parola: già avevi fondato la chiesa d'Antiochia, dove cominciò a manifestarsi il nome sì degno di cristiano; già avevi riempito della predicazione delle leggi evangeliche il Ponto, la Galazia, la Cappadocia, l'Asia e la Bitinia, quando, non dubitando del successo dell'opera tua, né ignaro della durata della tua vita, inalberavi sui baluardi di Roma il trofeo della croce di Cristo, qua dove ti erano preparati, per divina preordinazione, sia l'onore del potere sia la gloria della passione.


Pietro di Cristoforo Vannucci detto il Perugino e aiutanti, Consegna delle chiavi, Cappella Sistina, Città del Vaticano, 1481-1482 circa.


Prisca, nobile vergine romana, a tredici anni fu accusata, sotto l'imperatore Claudio d'essere cristiana, e condotta per suo ordine al tempio di Apollo perché sacrificasse agli idoli; ma avendo ella detestata siffatta empietà, fu schiaffeggiata e messa in prigione. Poi fattane uscire, perseverando ella costantemente nella fede, battuta con verghe e cosparsa di grasso bollente, fu di nuovo rinchiusa in prigione. Tre giorni dopo condotta nell'anfiteatro, venne esposta ad un leone, il quale, dimentico della sua ferocia, si accovacciò umilmente ai suoi piedi. Avendole poi fatto soffrir la fame per tre giorni in un ergastolo, venne distesa sul cavalletto, scarnificata con uncini di ferro e gettata sul rogo, dal quale pure uscì miracolosamente illesa. Finalmente ebbe recisa la testa fuori dell'Urbe, aggiungendo così alla palma della verginità la corona del martirio. Il suo corpo fu sepolto dai Cristiani sulla via Ostiense, a dieci miglia da Roma, il 18 gennaio.


Santa Prisca battezzata da San Pietro.


La Santa Chiesa applica ai sommi Pontefici cristiani ciò che la Bibbia dice di Finees (Num 25).

INTROITUS
Eccli 45:30. Státuit ei Dóminus testaméntum pacis, et príncipem fecit eum: ut sit illi sacerdótii dígnitas in aetérnum. Ps 131:1. Meménto, Dómine, David: et omnis mansuetúdinis ejus. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Státuit ei Dóminus testaméntum pacis, et príncipem fecit eum: ut sit illi sacerdótii dígnitas in aetérnum.

Eccli 45:30. Il Signore ha stabilito con lui un'alleanza di pace e ne ha fatto un principe: e così durerà per sempre la sua dignità sacerdotale. Ps 131:1. Ricordati, Signore, di David e di tutta la pietà sua. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Il Signore ha stabilito con lui un'alleanza di pace e ne ha fatto un principe: e così durerà per sempre la sua dignità sacerdotale.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui beáto Petro Apóstolo tuo, collátis clávibus regni coeléstis, ligándi atque solvéndi pontifícium tradidísti: concéde; ut, intercessiónis ejus auxílio, a peccatórum nostrórum néxibus liberémur: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che al tuo santo apostolo Pietro, consegnando le chiavi del regno dei cieli, hai dato il potere pontificale di legare e di sciogliere: concedi, a noi, con l'aiuto della sua intercessione, di essere liberati dalle catene dei nostri peccati. Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa dapprima la commemorazione di San Paolo, Apostolo, poi quella di Santa Prisca, Vergine e Martire, con un'unica conclusione.

Orémus.
Pro Sancto Paulo Apostolo.
Deus, qui multitúdinem géntium beáti Pauli Apóstoli praedicatióne docuísti: da nobis, quaesumus; ut, cujus commemoratiónem cólimus, ejus apud te patrocínia sentiámus.

Preghiamo.
O Dio, che con la predicazione del beato Paolo Apostolo hai ammaestrato una moltitudine di popoli pagani, concedici, mentre ne celebriamo la commemorazione, di sentire l'efficacia del suo patrocinio presso di Te.

Pro Sancta Prisca Virgine et Martyre.
Da, quaesumus, omnípotens Deus: ut, qui beátae Priscae Vírginis et Mártyris tuae natalítia cólimus; et ánnua solemnitáte laetémur, et tantae fídei proficiámus exémplo. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Concedi, o Dio onnipotente, che, celebrando la nascita alla vita eterna della beata Prisca Vergine e Martire tua, ci rallegriamo per questa ricorrenza annuale e profittiamo dell'esempio di tanta fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Petri Apóstoli.
1Petr 1:1-7.
Petrus, Apóstolus Jesu Christi, eléctis ádvenis dispersiónis Ponti, Galátiae, Cappadóciae, Asiae et Bithýniae secúndum praesciéntiam Dei Patris, in sanctificatiónem Spíritus, in obediéntiam, et aspersiónem sánguinis Jesu Christi: grátia vobis et pax multiplicétur. Benedíctus Deus et Pater Dómini nostri Jesu Christi, qui secúndum misericórdiam suam magnam regenerávit nos in spem vivam, per resurrectiónem Jesu Christi ex mórtuis, in hereditátem incorruptíbilem et incontaminátam et immarcescíbilem, conservátam in coelis in vobis, qui in virtúte Dei custodímini per fidem in salútem, parátam revelári in témpore novíssimo. In quo exsultábitis, módicum nunc si opórtet contristári in váriis tentatiónibus: ut probátio vestrae fídei multo pretiósior auro (quod per ignem probatur) inveniátur in laudem et glóriam et honórem, in revelatióne Jesu Christi, Dómini nostri.

Lettura dell'Epistola del Beato Pietro Apostolo.
1Petr 1:1-7.
Pietro, apostolo di Gesù Cristo, ai pellegrini sparsi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell'Asia e nella Bitinia, eletti, secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per obbedire a Cristo ed essere aspersi dal suo sangue: a voi grazia e pace in misura sempre più abbondante. Benedetto il Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, il quale per sua grande misericordia ci fece rinascere, risuscitando Gesù Cristo da morte, a una vivente speranza, a una eredità incorruttibile, incontaminata e immarcescibile, riservata nei cieli per voi, che per la potenza di Dio siete custoditi, mediante la fede, in vista della salvezza ormai pronta per essere rivelata nell'ultimo tempo. Trasalite di gioia per questo, anche se adesso dovete essere molestati ancora un poco da prove di vario genere, affinché la genuinità della vostra fede, ben più preziosa dell'oro che perisce, ma che pure viene saggiato col fuoco, sia trovata in voi, a lode e gloria e onore, per il tempo della manifestazione di nostro Signore Gesù Cristo.

GRADUALE
Ps 106:32; 106:31. Exáltent eum in Ecclésia plebis: et in cáthedra seniórum laudent eum. ℣. Confiteántur Dómino misericórdiae ejus; et mirabília ejus fíliis hóminum.

Ps 106:32; 106:31. Lo esaltino nell'assemblea del popolo e lo lodino nel consesso degli anziani. ℣. Ringrazino il Signore per la sua bontà e per i suoi prodigi a favore degli uomini.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Matt 16:18. . Tu es Petrus, et super hanc petram aedificábo Ecclésiam meam. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Matt 16:18. . Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Matt 16:18-19. Tu es Petrus, et super hanc petram aedificábo Ecclésiam meam. . Et portae ínferi non praevalébunt advérsus eam: et tibi dabo claves regni coelórum. . Quodcúmque ligáveris super terram, erit ligátum et in coelis. . Et quodcúmque sólveris super terram, erit solútum et in coelis.

Matt 16:18-19. Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. . E le porte degli inferi non prevarranno contro di essa, e ti darò le chiavi del regno dei cieli. . Tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato anche nei cieli. . E tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto anche nei cieli.

Beato è San Pietro per aver elevato il suo sguardo oltre la natura, non guardando Nostro Signore Gesù Cristo con occhio umano, ma contemplando per rivelazione del Padre celeste il Figlio di Dio; beato è San Pietro che è stato giudicato degno di riconoscere per primo la divinità che è nel Cristo.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 16:13-19.
In illo témpore: Venit Jesus in partes Caesaréae Philíppi, et interrogábat discípulos suos, dicens: Quem dicunt hómines esse Fílium hóminis? At illi dixérunt: Alii Joánnem Baptístam, alii autem Elíam, alii vero Jeremíam aut unum ex prophétis. Dicit illis Jesus: Vos autem quem me esse dícitis? Respóndens Simon Petrus, dixit: Tu es Christus, Fílius Dei vivi. Respóndens autem Jesus, dixit ei: Beátus es, Simon Bar Jona: quia caro et sanguis non revelávit tibi, sed Pater meus, qui in coelis est. Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram aedificábo Ecclésiam meam, et portae ínferi non praevalébunt advérsus eam. Et tibi dabo claves regni coelórum. Et quodcúmque ligáveris super terram, erit ligátum et in coelis: et quodcúmque sólveris super terram, erit solútum et in coelis.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 16:13-19.
In quel tempo, Gesù, venuto nella zona di Cesarea di Filippo, interrogava i suoi discepoli: Chi dicono che sia il Figlio dell'uomo? Ed essi risposero: Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri ancora Geremia, o uno dei profeti. Disse loro Gesù: Ma voi, chi dite che io sia? Rispose Simon Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. E Gesù, in risposta, gli disse: Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, poiché non la carne e il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io dico a te che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. E ti darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato anche nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto anche nei cieli.

Omelia di Sant'Ilario, Vescovo.
Commento al cap. 16 di Matteo, dopo il principio.
Il Signore domanda ai discepoli chi dicesse la gente che egli sia; ed aggiunse: il Figlio dell'uomo. Infatti tale è la regola della professione di fede, che, come lo riconosciamo Figlio di Dio, così anche Figlio dell'uomo: poiché l'una cosa senza l'altra non ci dà veruna speranza di salvezza. Riferite pertanto le diverse opinioni degli uomini su di lui, domanda che cosa ne pensino essi di lui. E Pietro risponde: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Ora Pietro aveva pesato gli elementi della questione proposta. Infatti, il Signore aveva detto: La gente chi dice che sia io, il Figlio dell'uomo? E certo la vista del suo corpo attirava l'attenzione su “il Figlio dell'uomo”. Ma aggiungendo: Chi dice che sia io, fece intendere che, oltre quello che si vedeva in lui, c'era qualche cosa che bisognava credere; egli era ebbene il Figlio dell'uomo. Qual giudizio desiderava dunque che si avesse di lui? Non già, crediamo, che si riconoscesse in lui la natura umana ch'egli aveva affermato; ma egli interrogava su qualche cosa di occulto, sulla sua divinità, cui doveva estendersi la fede dei fedeli.
E la confessione di Pietro ottenne una ricompensa al tutto condegna, perché nell'uomo egli aveva visto il Figlio di Dio. Beato è costui, che è lodato di aver spinto gli occhi al di là di ciò che è umano, non considerando solo un corpo formato di carne e di sangue, ma contemplando per rivelazione del Padre celeste il Figlio di Dio; e fu giudicato degno di riconoscere per primo ciò che è nel Cristo di Dio. O felice Pietro che, sotto questo nuovo nome, sei il fondamento della Chiesa, o pietra degna di aver posto nella costruzione di quell'edificio che ha distrutto le leggi dell'inferno, le porte del tartaro e le barriere della morte! O beato portinaio del cielo, alla cui discrezione sono rimesse le chiavi dell'eterna entrata, il cui giudizio in terra ha un'autorità più che riconosciuta nel cielo! Così che tutto ciò che sarà legato o sciolto in terra, lo sia egualmente nel cielo in virtù della medesima sentenza.

Credo

OFFERTORIUM
Matt 16:18-19. Tu es Petrus, et super hanc petram aedificábo Ecclésiam meam: et portae inferi non praevalébunt advérsus eam: et tibi dabo claves regni coelórum.

Matt 16:18-19. Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa: e ti darò le chiavi del regno dei cieli.

SECRETA
Ecclésiae tuae, quaesumus, Dómine, preces et hóstias beáti Petri Apóstoli comméndet orátio: ut, quod pro illíus glória celebrámus, nobis prosit ad véniam. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, la preghiera del santo apostolo Pietro raccomandi a te le suppliche e le offerte della tua Chiesa: e ciò che celebriamo a sua gloria giovi ad ottenerci il perdono. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa dapprima la commemorazione di San Paolo, Apostolo, poi quella di Santa Prisca, Vergine e Martire, con un'unica conclusione.

Pro Sancto Paulo Apostolo.
Apóstoli tui Pauli précibus, Dómine, plebis tuae dona sanctífica: ut, quae tibi tuo grata sunt institúto, gratióra fiant patrocínio supplicántis.

Per le preghiere del tuo Apostolo Paolo santifica, o Signore, i doni del tuo popolo, affinché il sacrificio che Ti è già gradito per la tua istituzione, lo sia ancora più per il patrocinio di colui che Ti prega.

Pro Sancta Prisca Virgine et Martyre.
Haec hóstia, quaesumus, Dómine, quam Sanctórum tuórum natalítia recenséntes offérimus, et víncula nostrae pravitátis absólvat, et tuae nobis misericórdiae dona concíliet. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Questo sacrificio, o Signore, che ti offriamo per celebrare la nascita alla vita eterna dei tuoi Santi, sciolga i legami della nostra malizia e ci ottenga i doni della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE APOSTOLIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre: Te, Dómine, supplíciter exoráre, ut gregem tuum, Pastor aetérne, non déseras: sed per beátos Apóstolos tuos contínua protectióne custódias. Ut iísdem rectóribus gubernétur, quos óperis tui vicários eídem contulísti praeésse pastóres. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis exércitus hymnum glóriae tuae cánimus, sine fine dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza innalzare a te, Signore, la nostra preghiera. Ti supplichiamo, Pastore eterno: non abbandonare il tuo gregge, ma per mezzo dei tuoi Santi Apostoli custodiscilo e proteggilo sempre. Continui ad essere governato da quelli che tu stesso hai eletto vicari dell'opera tua, e hai costituito pastori. E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli, ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti, cantiamo con voce incessante l'inno della tua gloria: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Matt 16:18. Tu es Petrus, et super hanc petram aedificábo Ecclésiam meam.

Matt 16:18. Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Laetíficet nos, Dómine, munus oblátum: ut, sicut in Apóstolo tuo Petro te mirábilem praedicámus; sic per illum tuae sumámus indulgéntiae largitátem. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ci sia fonte di grazia il sacrificio che ti abbiamo offerto, o Signore, affinché, come ti proclamiamo mirabile nel tuo Apostolo Pietro, così riceviamo, per suo merito, l'abbondanza del tuo perdono. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa dapprima la commemorazione di San Paolo, Apostolo, poi quella di Santa Prisca, Vergine e Martire, con un'unica conclusione.

Orémus.
Pro Sancto Paulo Apostolo.
Sanctificáti, Dómine, salutári mystério: quaesumus; ut nobis ejus non desit orátio, cujus nos donásti patrocínio gubernari.

Preghiamo.
Santificati, o Signore, dal mistero della salvezza, Ti preghiamo che non ci venga mai meno la preghiera di colui che ci hai dato per patrono e per guida.

Pro Sancta Prisca Virgine et Martyre.
Quaesumus, Dómine, salutáribus repléti mystériis: ut, cujus solémnia celebrámus, ejus oratiónibus adjuvémur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Saziati dai misteri di salvezza, Ti preghiamo, o Signore, di essere aiutati dalle preghiere di colei di cui celebriamo la festa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

giovedì 17 gennaio 2019

Sant'Antonio, Abate

Doppio.
Paramenti bianchi.

Dopo San Paolo, il padre degli anacoreti, celebrato il 15 gennaio, la Santa Chiesa ci invita oggi ad onorare Sant'Antonio, il padre dei cenobiti, la cui vita ci è nota soprattutto attraverso la Vita Antonii, opera agiografica scritta da Sant'Atanasio, vescovo di Alessandria, che conobbe Antonio e fu da lui coadiuvato nella lotta contro l'arianesimo.
Antonio nacque verso il 250 da una famiglia nobile e cristiana di agricoltori nel villaggio di Coma, attuale Qumans in Egitto. Verso i 18-20 anni rimase orfano dei genitori, con un ricco patrimonio da amministrare e con una sorella minore da educare. Un giorno entrando in chiesa e avendo udito quelle parole del Vangelo: «Se vuoi essere perfetto, va' e vendi quanto hai, e dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi» (Matt 19:21), come se fossero rivolte a se stesso, credé dover subito ubbidire a Cristo Signore. Venduto pertanto ogni suo avere e distribuitone tutto il danaro ai poveri, e affidata la sorella a una comunità di vergini, libero allora da ogni impedimento, intraprese a menare sulla terra un genere di vita celeste: si dedicò alla vita ascetica dapprima davanti alla sua casa, poi nel deserto al di fuori del paese. Ma siccome discendeva nell'arena ad un pericoloso combattimento, stimò dover aggiungere allo scudo della fede onde era armato, il sussidio delle altre virtù; e si accese di tanto ardore per acquistarle, che si sforzava d'imitare chiunque gli sembrasse eccellere in qualche virtù.
Francisco de Zurbaran, Sant'Antonio Abate,
1664.
Nessuno pertanto fu più continente di lui, nessuno più vigilante. Nella pazienza, nella dolcezza, nella misericordia, nell'umiltà, nel lavoro, nello studio delle divine Scritture superava tutti. Aveva tale orrore d'incontrarsi e di parlare cogli eretici e scismatici, specie se Ariani, che diceva non doversi neppure avvicinarli. Dormiva per terra quando ve lo costringeva un necessario sonno. Amò così il digiuno, che non mangiava prima del tramonto del sole, e non spegneva la sete che coll'acqua; né si rifocillava con alcun cibo o bevanda prima del tramonto del sole, e spesso anche si asteneva dal cibo per due giorni; spessissimo passava la notte in preghiera. Antonio divenuto così un vero soldato di Dio, il nemico del genere umano assalì il santissimo giovane con varie tentazioni, ch'egli vinse col digiuno e coll'orazione. Ma nonostante le sue numerose vittorie su satana, Antonio non si credeva sicuro, perché conosceva le innumerevoli arti di nuocere del diavolo.
Perciò, nel 285 si ritirò in una vastissima solitudine dell'Egitto, in una fortezza romana abbandonata con una fonte sorgiva sul monte Pispir, dove progredendo ogni giorno nella cristiana perfezione, giunse a disprezzare talmente i demoni - i cui assalti erano tanto più violenti quanto più Antonio diveniva forte a resistere - fino a rimproverarli della loro debolezza. La sua santità attirò ben presto le anime desiderose di veder trionfare in loro, con una più grande perfezione, la regalità divina del Cristo. Legislatore novello, egli diede loro «la dottrina e la regola di vita che aveva ricevuto da Dio nella preghiera» (Epistola). A Sant'Antonio, primo degli abati, risale l'istituzione della vita monastica in comune (cenobio), nella quale si formano le anime di elezione, sempre pronte, come il loro padre in Dio, a ricevere il Signore, quando verrà a trarle di questo mondo (Evangelium). Antonio sovente eccitava i suoi discepoli a combattere contro il diavolo, e insegnava loro con quali armi poter vincere: «Credete a me, fratelli, diceva, satana teme le pie veglie, le preghiere, i digiuni, la povertà volontaria, la misericordia e l'umiltà, massimamente poi l'amore ardente a Cristo Signore, al cui solo segno della santissima croce fugge spossato». Egli poi divenne sì formidabile ai demoni, che molti posseduti da essi nell'Egitto, invocato il nome di Antonio, erano subito liberati.
Nel 311, durante la persecuzione dell'imperatore Massimino Daia, Antonio tornò ad Alessandria per sostenere e confortare i martiri. Non fu oggetto di persecuzioni personali. In quell'occasione il suo amico Sant'Atanasio scrisse una lettera all'imperatore Costantino I per intercedere nei suoi confronti. Tornata la pace, Antonio, pur sostenendo una delle lotte più rudi contro l'arianesimo, e con Sant'Atanasio, che l'onorava della sua amicizia, difendendo vittoriosamente il dogma della divinità di Cristo, visse i suoi ultimi anni nel deserto della Tebaide, nell'Alto Egitto, pregando e coltivando un piccolo orto per il proprio sostentamento. Era tanta la fama della sua santità, che l'imperatore Costantino Magno e i suoi figli si raccomandavano per lettera alle sue preghiere.
Giunto infine all'età di centocinque anni, avendo già innumerevoli imitatori del genere di vita che egli aveva istituito, radunati i suoi monaci e date loro istruzioni sulla regola perfetta della vita cristiana, illustre per santità e miracoli se ne andò in cielo, il 17 gennaio 356. Venne sepolto dai suoi discepoli in un luogo segreto.
Dopo il ritrovamento del luogo di sepoltura nel deserto egiziano per divina rivelazione, le reliquie furono prima traslate nella città di Alessandria e sepolte nella chiesa di San Giovanni Battista, intorno alla metà del VI secolo, al tempo dell'imperatore Giustiniano. Poi, a seguito dell'occupazione araba dell'Egitto, furono portate a Costantinopoli (670 circa). Nell'XI secolo il nobile francese Jaucelin (Joselino), signore di Châteauneuf, nella diocesi di Vienne, le ottenne in dono dall'imperatore di Costantinopoli e le portò in Francia nel Delfinato. Qui il nobile Guigues de Didier fece poi costruire, nel villaggio di La Motte aux Bois che in seguito prese il nome di Saint-Antoine-l'Abbaye, una chiesa che accolse le reliquie poste sotto la tutela del priorato benedettino che faceva capo all'abbazia di Montmajour (vicino ad Arles, in Provenza, Francia).
Manifestiamo, ad imitazione di Sant'Antonio, la nostra partecipazione alla divinità di Nostro Signore Gesù Cristo con la perfezione della nostra vita.


Mattia Preti, Sant'Antonio Abate, Collezione d'Arte M (privata), 1628 circa. 


Meditando la dottrina celeste, i Santi hanno compreso che la prosperità dei cattivi è ingannatrice e che solo i giusti sono veramente felici.

INTROITUS
Ps 36:30-31. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus. Ps 36:1. Noli aemulári in malignántibus: neque zeláveris faciéntes iniquitátem. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus.

Ps 36:30-31. La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio. Ps 36:1. Non invidiare i malvagi e non essere geloso degli operatori di iniquità. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Intercessio nos, quaesumus Domine, beati Antonii Abbatis commendet: ut, quod nostris meritis non valemus, ejus patrocinio assequamur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
L'intercessione del beato Antonio Abate ci raccomandi presso di Te, o Signore, affinché per il suo patrocinio otteniamo ciò che non possiamo conseguire con i nostri meriti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Come Mosè, i Santi Abati, superiori di monasteri, ebbero spesso un grande ascendente sulla società del loro tempo e sempre si sono distinti per la loro fede e per la loro mansuetudine.

LECTIO
Lectio libri Sapientiae.
Eccli 45:1-6.
Diléctus Deo et homínibus, cujus memória in benedictióne est. Símilem illum fecit in glória sanctórum, et magnificávit eum in timóre inimicórum, et in verbis suis monstra placávit. Gloríficávit illum in conspéctu regum, et jussit illi coram pópulo suo, et osténdit illi glóriam suam. In fide et lenitáte ipsíus sanctum fecit illum, et elégit eum ex omni carne. Audívit enim eum et vocem ipsíus, et indúxit illum in nubem. Et dedit illi coram praecépta, et legem vitae et disciplínae.

Lettura del libro della Sapienza.
Eccli 45:1-6.
Fu amato da Dio e dagli uomini: il suo ricordo è benedizione. Lo rese glorioso come i santi e lo rese grande a timore dei nemici. Per la sua parola fece cessare i prodigi e lo glorificò davanti ai re; gli diede autorità sul suo popolo e gli mostrò una parte della sua gloria. Lo santificò nella fedeltà e nella mansuetudine; lo scelse fra tutti i viventi. Gli fece udire la sua voce; lo introdusse nella nube oscura e gli diede a faccia a faccia i comandamenti, legge di vita e di intelligenza.

GRADUALE
Ps 20:4-5. Dómine, praevenísti eum in benedictiónibus dulcédinis: posuísti in cápite ejus corónam de lápide pretióso. ℣. Vitam pétiit a te, et tribuísti ei longitúdinem diérum in saeculum saeculi.

Ps 20:4-5. Lo hai prevenuto, Signore, con dolci benedizioni: hai posto sul suo capo una corona di gemme preziose. ℣. Vita ti ha chiesto, a lui l'hai concessa, lunghi giorni in eterno, senza fine.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 91:13. ℣. Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 91:13. ℣. Il giusto fiorirà come palma e crescerà come un cedro del Libano. Alleluia.

Gli orientali, usando lunghe vesti, le raccoglievano ai fianchi con cintura, allorché lavoravano, per essere più spediti nei loro movimenti. Dovendo attendere di notte il padrone, i servi stavano pronti colle lampade accese. Così i santi furono spediti nel bene e si tennero pronti alla venuta del Signore.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 12:35-40.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Sint lumbi vestri praecíncti, et lucernae ardéntes in mánibus vestris, et vos símiles homínibus exspectántibus dóminum suum, quando revertátur a núptiis: ut, cum vénerit et pulsáverit, conféstim apériant ei. Beáti servi illi, quos, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántes: amen, dico vobis, quod praecínget se, et fáciet illos discúmbere, et tránsiens ministrábit illis. Et si vénerit in secúnda vigília, et si in tértia vigília vénerit, et ita invénerit, beáti sunt servi illi. Hoc autem scitóte, quóniam, si sciret paterfamílias, qua hora fur veníret, vigiláret útique, et non síneret pérfodi domum suam. Et vos estóte paráti, quia, qua hora non putátis, Fílius hóminis véniet.

Seguito del santo Vangelo secondo Luca.
Luc 12:35-40.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: I vostri fianchi siano cinti ed accese nelle vostre mani le lucerne, come coloro che aspettano il loro padrone quando torni da nozze, per aprirgli appena giunge e picchia. Beati quei servi che il padrone, arrivando, troverà desti. In verità vi dico, che, cintosi, li farà sedere a tavola e si metterà a servirli. E se giungerà alla seconda vigilia e se giungerà alla terza vigilia e li troverà così, beati loro! Sappiate però che se il padrone conoscesse in qual ora viene il ladro, veglierebbe senza dubbio, e non si lascerebbe sfondare la casa. E anche voi tenetevi pronti, perché, nell'ora che non pensate, verrà il Figlio dell'uomo.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 13 sui Vangeli.
La lettura del santo Vangelo, fratelli carissimi, è chiara. Ma affinché, per la sua stessa semplicità, non sembri a qualcuno troppo elevata, esaminiamola brevemente in modo che la sua esposizione sia chiara per quelli che la ignorano, senza essere gravosa per quelli che la conoscono. Il Signore dice: Siano cinti i vostri fianchi. Noi cingiamo i fianchi, quando freniamo con la continenza i movimenti della carne. Ma poiché è poco astenersi dal male, se ciascuno non si applica ancora, e con assidui sforzi, a fare il bene, subito si aggiunge: e le lucerne siano accese nelle vostre mani. Noi teniamo in mano le lucerne accese, quando diamo al nostro prossimo con le buone opere esempi che lo illuminano. A proposito di tali opere il Signore dice: La vostra luce risplenda davanti agli uomini, affinché essi vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.
Sono due quindi le cose che vengono comandate: cingere i fianchi e tenere le lucerne, cioè la castità deve risplendere nel nostro corpo e la luce della verità nelle nostre opere. Infatti l'una cosa senza l'altra non può assolutamente essere gradita al nostro Redentore: né colui che compie opere buone, finché non abbandoni le sozzure della lussuria, né colui che eccelle per la sua castità ma non si esercita nelle opere buone. Né la castità dunque è una grande virtù senza le opere buone, né le opere buone possono valere qualcosa senza la castità. Ma anche se si osservano i due comandamenti, rimane il dovere, per chiunque si tratti, di tendere con la speranza alla patria superna e di non star lontano in alcun modo dai vizi soltanto per l'onore di questo mondo.
E voi siate come coloro che aspettano il loro padrone quando torni dalle nozze, per aprirgli subito appena giungerà e picchierà alla porta. Il Signore in verità viene quando si affretta al giudizio; picchia poi quando, con gli affanni della malattia, ci avverte che ormai la morte è vicina. Noi gli apriamo subito, se lo riceviamo con amore. Non vuole infatti aprire al giudice che picchia, colui che ha paura di uscire dal corpo e ha timore di vedere questo giudice, che ricorda di aver disprezzato. Ma chi è tranquillo per la sua speranza e per il suo modo di agire, apre subito a chi picchia, perché accoglie con gioia il giudice; e, quando è vicino il tempo della morte, egli si rallegra pensando ad una gloriosa retribuzione.

OFFERTORIUM
Ps 20:3; 20:4. Desidérium ánimae ejus tribuísti ei, Dómine, et voluntáte labiórum ejus non fraudásti eum: posuísti in cápite ejus corónam de lápide pretióso.

Ps 20:3; 20:4. Hai soddisfatto il desiderio del suo cuore, Signore, non hai respinto il voto delle sue labbra e hai posto sul suo capo una corona di gemme preziose.

SECRETA
Sacris altáribus, Dómine, hóstias superpósitas sanctus Antonius Abbas, quaesumus, in salútem nobis proveníre depóscat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Per intercessione del santo abate Antonio, o Signore, queste offerte deposte sull'altare giovino alla nostra salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 12:42. Fidélis servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in témpore trítici mensúram.

Luc 12:42. Fedele e saggio è il servitore che il Signore ha preposto alla sua casa: perché al tempo conveniente dia il cibo che spetta a ciascuno.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Prótegat nos, Dómine, cum tui perceptióne sacraménti beátus Antonius Abbas, pro nobis intercedéndo: ut et conversatiónis ejus experiámur insígnia, et intercessiónis percipiámus suffrágia. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ci protegga, o Signore, insieme al tuo sacramento che abbiamo ricevuto l'intercessione del beato Antonio abate, affinché della sua vita seguiamo gli esempi e della sua protezione sentiamo gli effetti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

mercoledì 16 gennaio 2019

San Marcello I, Papa e Martire

Semidoppio.
Paramenti rossi.

Capo supremo della Santa Chiesa (Introitus e Graduale), durante le ultime persecuzioni degli imperatori romani, San Marcello rese testimonianza alla divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, perdendo la sua vita per amore di Lui (Evangelium).
Marcello, romano, eletto sommo Pontefice già verso la fine del 306, prese possesso del soglio pontificio solo il 27 maggio 308. Resse il pontificato dal tempo degli imperatori Costanzo e Galerio fino a quello del tiranno Massenzio. Per sua esortazione Lucina, matrona romana, lasciò la Santa Chiesa di Dio erede dei suoi beni. Essendo cresciuto in Roma il numero dei fedeli, egli istituì, per loro utilità e per l'amministrazione del battesimo e della penitenza a quelli che abbracciavano la religione cristiana, come anche per la sepoltura dei Martiri, dei nuovi Titoli, e divise la città in diversi distretti.
Sulla persecuzione e morte di questo sommo Pontefice, sono state tramandate diverse versioni. Nel Liber Pontificalis viene riportata la versione tramandata da una Passio Marcelli del V secolo contenuta negli Acta Sanctorum: il tiranno Massenzio, infuriato per la riorganizzazione della Chiesa intrapresa da Marcello, minacciò di infliggergli crudeli supplizi, s'egli non rinunziava al pontificato e non sacrificava agli idoli. Ma disprezzando questi le insensate parole di un uomo, venne rinchiuso in una scuderia perché vi avesse cura delle bestie, che vi si nutrivano a spese del pubblico: Marcello vi passò nove mesi in continui digiuni e preghiere, visitando per mezzo di lettere le parrocchie che non poteva di persona. Tratto fuori di là dai chierici, ebbe ospitalità dalla beata Lucina, nella cui dimora dedicò una chiesa che oggi porta il titolo di San Marcello: nella quale andavano a pregare i Cristiani, e vi predicava lo stesso beato Marcello. Avendo ciò risaputo, il tiranno Massenzio ordinò di condurre in quella chiesa le bestie delle sue scuderie, e di farvele custodire da Marcello, il quale per il sudiciume del luogo e per le molte tribolazioni sofferte, ivi stesso si addormentò nel Signore, il 16 gennaio 309. Nello stesso giorno, il suo corpo venne sepolto dalla beata Lucina nel cimitero di Priscilla sulla via Salaria.
Secondo un'altra versione, tutta la vicenda della sua persecuzione prende avvio dal lavoro intrapreso dallo stesso sommo Pontefice nella controversia dei lapsi (apostati durante la persecuzione). Ci riporta infatti un'Epigrafe di papa San Damaso I per la sua tomba: «Pastore vero, perché manifestò ai lapsi l'obbligo che avevano di espiare il loro delitto con le lacrime della penitenza, fu considerato da quei miserabili come un terribile nemico. Di qui il furore, l'odio, la discordia, la sedizione, la morte. A causa del delitto di uno che anche durante la pace rinnegò Cristo, Marcello fu deportato, vittima della crudeltà di un tiranno». Avendo ammesso il sommo Pontefice Marcello alla penitenza e riconciliazione alcuni apostati, i suoi avversari suscitarono in Roma un tumulto nel quale accaddero uccisioni. Il tiranno Massenzio, tolto pretesto da questi disordini, condannò Marcello all'esilio, ove morì - poco dopo aver lasciato Roma - di stenti e di dolori (cfr. Card. Alfredo Ildefonso Schuster, Liber Sacramentorum, vol. VI, 147). Tutto ciò avvenne tra la fine del 308 e l'inizio del 309. Fu subito venerato come santo. Secondo il Martirologio Geronimiano, il suo corpo fu traslato a Roma e sepolto nel cimitero di Priscilla.
Il Pontificato di papa Marcello durò cinque anni, un mese e venticinque giorni. Egli è ricordato, inoltre, per aver scritto una lettera ai vescovi della provincia di Antiochia sul primato della Chiesa Romana, che dimostra doversi chiamare capo delle chiese; nella quale si dice ancora che nessun concilio si può celebrare legittimamente senza l'autorità del Romano Pontefice. Ordinò a Roma nel mese di dicembre venticinque preti, due diaconi e ventuno vescovi per luoghi diversi. Il suo corpo si venera nell'arca di basalto verde dell'altar maggiore della chiesa romana di San Marcello al Corso.
L'eroica resistenza di San Marcello, contro la quale si spezza la violenza di Cesare, prova che Nostro Signore Gesù Cristo è Dio, perché «è la sua mano che porta soccorso al suo servo, è il suo braccio che lo fortifica, affinché il nemico non abbia su di lui vittoria» (Graduale). Difatti ben presto le persecuzioni termineranno, il regno divino del Salvatore sarà riconosciuto e da Costantino in poi, la Santa Chiesa di Roma «Regina delle Chiese» come la chiamava San Marcello, sarà la regina del mondo, non solamente nell'ordine spirituale, ma anche in quello temporale. Imitiamo il coraggio del Santo Pontefice Marcello nel difendere i diritti divini di Nostro Signore Gesù Cristo, affinché essi possano manifestarsi in nuovi trionfi della Santa Chiesa.


Silverio Capparoni, Gloria di San Marcello, Chiesa di San Marcello al Corso, Roma (Lazio), 1866.


L'Introitus ricorda la grande missione affidata da Nostro Signore Gesù Cristo a San Pietro ed ai di lui successori: quella di pascere tutto il gregge cristiano, pecore ed agnelli.

INTROITUS
Joann 21:15-17. Si díligis me, Simon Petre, pasce agnos meos, pasce oves meas. Ps 29:1. Exaltábo te, Dómine, quóniam suscepísti me, nec delectásti inimícos meos super me. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Si díligis me, Simon Petre, pasce agnos meos, pasce oves meas.

Joann 21:15-17. Simon Pietro, se mi ami, pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle. Ps 29:1. Io ti glorificherò, o Signore, perché mi hai soccorso e non hai permesso ai miei nemici di ridersi di me. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Simon Pietro, se mi ami, pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Preces pópuli tui, quaesumus, Dómine, cleménter exáudi: ut beáti Marcélli Mártyris tui atque Pontíficis méritis adjuvémur, cujus passióne laetámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Esaudisci clemente, o Signore, le preghiere del tuo popolo, onde ci siano di aiuto i meriti del beato Marcello, Martire e Pontefice tuo, del cui merito ci allietiamo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

San Pietro, coll'autorità che gli veniva dal fatto di essere apostolo e il primo vicario del Cristo, delinea rapidamente gli ideali che devono guidare i pastori del gregge cristiano e ricorda il grave dovere che loro incombe di pascere e vegliare le anime loro affidate. Ai fedeli tutti rammenta la ferma speranza con cui devono confidare nel Dio di ogni grazia.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Petri Apóstoli.
1Petr 5:1-4; 5:10-11.
Caríssimi: Senióres, qui in vobis sunt, obsécro consénior et testis Christi passiónum, qui et ejus, quae in futúro revelánda est, glóriae communicátor: páscite qui in vobis est gregem Dei, providéntes non coácte, sed spontánee secúndum Deum, neque turpis lucri grátia, sed voluntárie; neque ut dominántes in cleris, sed forma facti gregis ex ánimo. Et, cum appáruerit princeps pastórum, percipiétis immarcescíbilem glóriae corónam. Deus autem omnis grátiae, qui vocávit nos in aetérnam suam glóriam in Christo Jesu, módicum passos ipse perfíciet, confirmábit solidabítque. Ipsi glória et impérium in saecula saeculórum. Amen.

Lettura dell'Epistola del Beato Pietro Apostolo.
1Petr 5:1-4; 5:10-11.
Carissimi, sacerdote anch'io e teste della Passione di Cristo e chiamato ad aver parte alla futura gloria, io scongiuro i sacerdoti che sono tra voi: Pascete il gregge di Dio, che vi è affidato, governandolo non per forza, ma volentieri per amor di Dio; non per il vil guadagno, ma con animo generoso; non come dominatori delle Chiese, ma come sinceri modelli del gregge; e così, quando apparirà il principe dei pastori, riceverete l'incorruttibile corona della gloria. Il Dio di ogni grazia, il quale ci ha chiamati in Gesù Cristo all'eterna sua gloria, con un po' di patire vi perfezionerà, vi conforterà, vi confermerà. A Lui impero e gloria in eterno. Amen.

GRADUALE
Ps 106:32; 106:31. Exáltent eum in Ecclésia plebis: et in cáthedra seniórum laudent eum. . Confiteántur Dómino misericórdiae ejus; et mirabília ejus fíliis hóminum.

Ps 106:32; 106:31. Lo esaltino nell'assemblea del popolo e lo lodino nel consesso degli anziani. . Ringrazino il Signore per la sua bontà e per i suoi prodigi a favore degli uomini.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Matt 16:18. . Tu es Petrus, et super hanc petram aedificábo Ecclésiam meam. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Matt 16:18. . Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. Alleluia.

«Beato è Costui, dice Sant'Ilario, che è lodato per avere spinto il suo sguardo oltre le cose umane, ed aver veduto, non per considerazione che veniva dalla carne e dal sangue, ma per rivelazione del Padre celeste, il Figlio di Dio; e per essere stato giudicato degno di riconoscere per primo la divinità che è nel Cristo».

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 16:13-19.
In illo témpore: Venit Jesus in partes Caesaréae Philíppi, et interrogábat discípulos suos, dicens: Quem dicunt hómines esse Fílium hóminis? At illi dixérunt: Alii Joánnem Baptístam, alii autem Elíam, alii vero Jeremíam aut unum ex prophétis. Dicit illis Jesus: Vos autem quem me esse dícitis? Respóndens Simon Petrus, dixit: Tu es Christus, Fílius Dei vivi. Respóndens autem Jesus, dixit ei: Beátus es, Simon Bar Jona: quia caro et sanguis non revelávit tibi, sed Pater meus, qui in coelis est. Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram aedificábo Ecclésiam meam, et portae ínferi non praevalébunt advérsus eam. Et tibi dabo claves regni coelórum. Et quodcúmque ligáveris super terram, erit ligátum et in coelis: et quodcúmque sólveris super terram, erit solútum et in coelis.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 16:13-19.
In quel tempo, Gesù, venuto nella zona di Cesarea di Filippo, interrogava i suoi discepoli: Chi dicono che sia il Figlio dell'uomo? Ed essi risposero: Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri ancora Geremia, o uno dei profeti. Disse loro Gesù: Ma voi, chi dite che io sia? Rispose Simon Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. E Gesù, in risposta, gli disse: Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, poiché non la carne e il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io dico a te che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. E ti darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato anche nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto anche nei cieli.

Omelia di San Leone, Papa.
Sermone 2, nell'anniversario della sua ascesa, prima di metà.
Come ci riferisce la lettura evangelica, Gesù stesso interrogò i discepoli che cosa pensassero di in mezzo a tanti pareri diversi. E San Pietro rispose: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Allora il Signore gli disse: Beato te, o Simone, figlio di Giona, perché questo non ti è stato rivelato dalla carne o dal sangue, ma dal Padre mio che sta nei cieli. Perciò io ti dico che tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell'inferno non prevarranno mai contro di essa. E a te darò le chiavi del regno dei cieli, e qualunque cosa avrai legata sulla terra, sarà legata anche nei cieli, e qualunque cosa avrai sciolta sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli. L'ordine stabilito da Gesù Cristo rimane ancora; e San Pietro, che ha conservato fino ad oggi la solidità della pietra, non abbandonò mai il governo della Chiesa di cui fu incaricato.
Nella Chiesa intera, infatti, ogni giorno Pietro dice: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente; ed ogni lingua che riconosce il Signore viene istruita col magistero di tale voce. Tale fede sconfigge il diavolo e scioglie i legami di coloro che egli tiene prigionieri. Essa fa entrare nel cielo coloro che ha strappato alla terra e le porte dell'inferno non possono prevalere contro di essa. È stata infatti per potenza divina munita di una tale saldezza che mai la potrà corrompere la malvagità degli eretici né la potrà superare la perfidia dei pagani. Con tali disposizioni dunque, dilettissimi, e con razionale ossequio si celebri la festività odierna: affinché nell'umiltà della mia persona venga riconosciuto e onorato colui, nel quale continua la cura che tutti i pastori hanno nella custodia delle pecore loro affidate e la cui dignità non viene meno per l'indegnità dell'erede.
Mentre dunque rivolgiamo le nostre esortazioni all'orecchio della vostra santità, pensate che vi parli colui, del quale facciamo le veci: sia perché vi esortiamo con lo stesso suo affetto, sia perché nient'altro predichiamo a voi se non quello che egli ha insegnato, scongiurandovi a vivere una vita casta e sobria e timorata di Dio, avendo cinto i fianchi del vostro spirito. Come dice l'Apostolo, siete mia gioia e mia corona, se la vostra fede, che dall'inizio del Vangelo è stata predicata in tutto il mondo, rimarrà nell'amore e nella santità. Infatti anche se è necessario che tutta la Chiesa, che è presente in tutta la terra, fiorisca di ogni virtù; tuttavia è conveniente che vi segnaliate tra gli altri popoli per i meriti della vostra pietà, perché voi, fondati sulla stessa roccia della pietra apostolica, siete stati redenti assieme agli altri dal Signore nostro Gesù Cristo, e siete stati istruiti più di tutti dal beato apostolo Pietro.

OFFERTORIUM
Jerem 1:9-10. Ecce, dedi verba mea in ore tuo: ecce, constítui te super gentes et super regna, ut evéllas et destruas, et aedífices et plantes.

Jerem 1:9-10. Ecco che le mie parole pongo sulla tua bocca: ecco che io ti prepongo a nazioni e a regni per svellere ed abbattere, per edificare e piantare.

SECRETA
Oblátis munéribus, quaesumus, Dómine, Ecclésiam tuam benígnus illúmina: ut, et gregis tui profíciat ubique succéssus, et grati fiant nómini tuo, te gubernánte, pastóres. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Per i doni che ti offriamo, o Signore, illumina benigno la tua Chiesa, affinché ovunque il tuo gregge progredisca e, docili alla tua guida, i pastori siano graditi al tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE APOSTOLIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre: Te, Dómine, supplíciter exoráre, ut gregem tuum, Pastor aetérne, non déseras: sed per beátos Apóstolos tuos contínua protectióne custódias. Ut iísdem rectóribus gubernétur, quos óperis tui vicários eídem contulísti praeésse pastóres. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis exércitus hymnum glóriae tuae cánimus, sine fine dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza innalzare a te, Signore, la nostra preghiera. Ti supplichiamo, Pastore eterno: non abbandonare il tuo gregge, ma per mezzo dei tuoi Santi Apostoli custodiscilo e proteggilo sempre. Continui ad essere governato da quelli che tu stesso hai eletto vicari dell'opera tua, e hai costituito pastori. E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli, ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti, cantiamo con voce incessante l'inno della tua gloria: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Matt 16:18. Tu es Petrus, et super hanc petram aedificábo Ecclésiam meam.

Matt 16:18. Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Refectióne sancta enutrítam gubérna, quaesumus, Dómine, tuam placátus Ecclésiam: ut, poténti moderatióne dirécta, et increménta libertátis accípiat et in religiónis integritáte persístat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Guida benevolmente, o Signore, la tua Chiesa, nutrita con questo santo ristoro: diretta dal tuo potente governo, essa goda di una crescente libertà e mantenga integra la sua fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.