martedì 22 gennaio 2019

Santi Vincenzo e Anastasio, Martiri

Semidoppio.
Paramenti rossi.

Oggi la Santa Chiesa festeggia insieme due Martiri che professarono eroicamente la loro fede, ma in tempi e località ben differenti.

Autore spagnolo, San Vincenzo e un donatore,
Museo del Prado, Madrid, Spagna, 1450-1500.
Vincenzo, figlio del console Eutichio e della matrona Enola, nacque a Huesca, nella Spagna citeriore. Si dedicò allo studio fin dall'infanzia e venne ben presto affidato dal padre a San Valerio, vescovo di Saragozza, perché provvedesse alla sua formazione spirituale nelle sacre lettere. Questi lo nominò arcidiacono, affidandogli anche l'incarico di predicare il Vangelo in sua vece poiché il vescovo non poteva, per un impedimento di lingua, soddisfare da sé al dovere della predicazione.
Essendo stato riferito ciò al Preside Daciano, che gli imperatori Diocleziano e Massimiano avevano fatto governatore della provincia, Vincenzo fu preso a Saragozza e fu condotto incatenato, insieme col vescovo San Valerio, al cospetto di Daciano a Valencia. Mentre il santo vescovo veniva esiliato, là Vincenzo fu battuto con verghe e torturato sul cavalletto alla presenza di molti; ma né la violenza dei tormenti né la durezza o dolcezza delle parole avendo potuto rimuoverlo dal suo proposito, dopo essere stato disteso sopra una graticola posta su carboni ardenti, scarnificato con uncini di ferro e bruciato con lastre infuocate, fu ricondotto nella prigione seminata di cocci rotti, affinché il suo corpo nudo, oppresso dal sonno, fosse tormentato anche da questi rottami aguzzi sottoposti.
Nonostante tutti questi tormenti, la testimonianza di Vincenzo continuava ad esser limpida e ferma, e il santo diacono diceva all'empissimo Daciano: «Tu mi fai proprio un servizio da amico, perché ho sempre desiderato suggellare con il sangue la mia fede in Cristo. Vi è un altro in me che soffre, ma che tu non potrai mai piegare. Questo che ti affatichi a distruggere con le torture è un debole vaso di argilla che deve ad ogni modo spezzarsi. Non riuscirai mai a lacerare quello che resta dentro e che domani sarà il tuo giudice».
Ma mentre egli stava rinchiuso nell'oscura prigione, ecco una vivissima luce illuminare tutta la prigione; luce che riempì di somma ammirazione tutti i presenti, sì che il custode della prigione ne riferì a Daciano. Questi, fattolo uscire, lo fece mettere sopra d'un soffice letto, sforzandosi così di sedurre colle delizie colui che non aveva potuto ridurre al suo volere coi supplizi. Ma l'animo invitto di Vincenzo, fortificato dalla fede e speranza in Gesù Cristo, vinse ogni cosa.
Dopo aver superati il fuoco, il ferro e la crudeltà dei carnefici, a Valencia se ne volò vittorioso alla celeste corona del martirio, il 22 gennaio 304, prima della promulgazione del IV editto di persecuzione emanato dall'imperatore Diocleziano. Il suo corpo essendo stato gettato via e rimasto insepolto, un corvo lo difese miracolosamente cogli artigli, col becco e colle ali dagli uccelli e da un lupo. Risaputo ciò, Daciano ordinò che, legato in un sacco insieme ad un grosso macigno, venisse sommerso in alto mare; ma anche da questo rigettato miracolosamente sulla riva, fu infine seppellito dai Cristiani.
Dopo la conversione dell'imperatore Costantino Magno, a Valencia fu eretta una basilica in onore di San Vincenzo e sotto l'altare maggiore furono composte le sue reliquie. Al tempo dell'invasione dei Mori, il corpo del Martire fu traslato in Portogallo, in una chiesetta fatta appositamente costruire presso il promontorio detto Cabo de São Vicente (Capo di San Vincenzo) in Algarve. Finita la guerra contro i Mori, le spoglie mortali di San Vincenzo furono imbarcate in una nave diretta a Lisbona, ove prima furono deposte nella chiesa di San Giusto e Santa Rufina, e, dopo qualche tempo, il 15 settembre 1173, trasportate solennemente in cattedrale. Alcune sue reliquie sono conservate nell'abbazia romana delle Tre Fontane.
Il nobile trionfo della passione di San Vincenzo fu molto bene descritto in versi dal poeta spagnolo cristiano Prudenzio e celebrato con somme lodi da Sant'Agostino e da papa San Leone. Nella fattispecie Sant'Agostino diceva: «Qual regione, qual provincia, dove mai, o si estenda il Romano Impero o la religione cristiana, non gode di celebrare l'anniversario di San Vincenzo?» (Sermo CCLXXVI, 4; P.L. 38, 1257). Tutto ciò è confermato dalle numerosissime chiese innalzate in suo onore e dalle città che lo hanno scelto come loro patrono.

Immagine miracolosa di Sant'Anastasio, monaco e martire.
Anastasio nacque in Persia col nome di Magundat. Fu educato da suo padre Han nei riti del mazdeismo (zoroastrismo) e, quando fu adulto, entrò a far parte dell'esercito persiano. Nel 614 il re dei Persiani, Cosroe II, si impadronì di Gerusalemme e fece trasportare in Persia la vera Croce di Nostro Signore Gesù Cristo. Magundat, incuriosito della venerazione che i cristiani riservavano a tale strumento di morte e di supplizio, volle conoscere i rudimenti della religione cristiana. Ammirato dell'eroismo dei martiri, volle abbracciare la fede cristiana; quindi, si recò a Gerusalemme, ove ricevette il Santo Battesimo assumendo il nome di Anastasio (“il risorto”) per indicare la sua conversione.
Visse quale monaco per sette anni, poi si recò a Cesarea Marittima in Palestina, allora soggetta al dominio persiano, e là fu catturato dai suoi compatrioti. Quivi soffrì coraggiosamente per la religione di Cristo catene e battiture. Essendo egli stato soldato dell'esercito persiano, si chiese al re Cosroe II di decidere nei suoi riguardi. Davanti al re che gli prometteva la liberazione se avesse abiurato la fede cristiana, Anastasio rimase intrepido nel suo santo proposito. Allora fu portato a Bethsaleon in Assiria (detta poi Sergiopoli, l'attuale Resafa in Siria), dove i Persiani lo sottoposero per la fede cristiana a vari supplizi, e, infine, il 22 gennaio 628, il re Cosroe II gli fece troncare la testa insieme con altri settanta Cristiani.
Le sue reliquie furono portate dapprima a Gerusalemme, nel monastero in cui aveva professato la vita monastica. Il suo capo fu poi trasportato a Roma, alle Acque Salvie, nell'abbazia delle Tre Fontane, presso la via Ostiense, al tempo dell'imperatore Eraclio intorno al 640. Insieme al suo capo fu portata anche una sua venerabile immagine, al cui cospetto, come attestano gli atti del Secondo Concilio Niceno, vengono scacciati i demoni e guarite molte malattie.


In un tempo nel quale (forse dopo l'eccidio del 586) Gerusalemme era stata distrutta, il Salmista scongiura il Signore di venire in aiuto del suo popolo, di cui una parte fu massacrata. La Santa Chiesa applica questo Salmo ai Martiri perseguitati dai nemici di Dio.

INTROITUS
Ps 78:11-12; 78:10. Intret in conspéctu tuo, Dómine, gémitus compeditórum: redde vicínis nostris séptuplum in sinu eórum: víndica sánguinem Sanctórum tuórum, qui effúsus est. Ps 78:1. Deus, venérunt gentes in hereditátem tuam: polluérunt templum sanctum tuum: posuérunt Jerúsalem in pomórum custódiam. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Intret in conspéctu tuo, Dómine, gémitus compeditórum: redde vicínis nostris séptuplum in sinu eórum: víndica sánguinem Sanctórum tuórum, qui effúsus est.

Ps 78:11-12; 78:10. Signore, il gemito dei prigionieri giunga al tuo cospetto: rendi il settuplo ai nostri nemici; vendica il sangue versato dei tuoi santi. Ps 78:1. O Dio, i pagani hanno invaso il tuo retaggio, profanato il tuo santo tempio, ridotto Gerusalemme a un tugurio da guardiani di frutta. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Signore, il gemito dei prigionieri giunga al tuo cospetto: rendi il settuplo ai nostri nemici; vendica il sangue versato dei tuoi santi.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Adésto, Dómine, supplicatiónibus nostris: ut, qui ex iniquitáte nostra reos nos esse cognóscimus, beatórum Mártyrum tuórum Vincéntii et Anastásii intercessióne liberémur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ascolta, o Signore, le nostre suppliche, affinché, mentre riconosciamo la colpevolezza delle nostre iniquità, ne siamo liberati per l'intercessione dei tuoi beati martiri Vincenzo e Anastasio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

I giusti sono beati in mezzo alle loro prove, perché i tormenti toccano solo i loro corpi lasciando le anime in pace. Le afflizioni sono transitorie e assicurano loro la più bella ricompensa, perché li purificano. In fine si cambieranno le parti: e i giusti giudicheranno i loro carnefici.

LECTIO
Léctio libri Sapiéntiae.
Sap 3:1-8.
Justorum ánimae in manu Dei sunt, et non tanget illos torméntum mortis. Visi sunt oculis insipiéntium mori: et aestimáta est afflíctio exitus illórum: et quod a nobis est iter, extermínium: illi autem sunt in pace. Et si coram homínibus torménta passi sunt, spes illórum immortalitáte plena est. In paucis vexáti, in multis bene disponéntur: quóniam Deus tentávit eos, et invenit illos dignos se. Tamquam aurum in fornáce probávit illos, et quasi holocáusti hóstiam accépit illos, et in témpore erit respéctus illorum. Fulgébunt justi, et tamquam scintíllae in arundinéto discúrrent. Judicábunt natiónes, et dominabúntur pópulis, et regnábit Dóminus illórum in perpétuum.

Lettura del libro della Sapienza.
Sap 3:1-8.
Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, e nessun tormento le toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero; la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace. Anche se agli occhi degli uomini subirono castighi, la loro speranza è piena di immortalità. Per una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé. Li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come ostia di olocausto, e a suo tempo saranno consolati. I giusti risplenderanno; come scintille nella stoppia, correranno qua e là. Giudicheranno le nazioni, avranno potere sui popoli e il Signore regnerà per sempre su di loro.

GRADUALE
Exod 15:11. Gloriósus Deus in Sanctis suis: mirábilis in majestáte, fáciens prodígia. Exod 15:6. . Déxtera tua, Dómine, glorificáta est in virtúte: déxtera manus tua confrégit inimícos.

Exod 15:11. Dio è glorioso nei suoi santi, mirabile nella sua maestà, operatore di prodigi. Exod 15:6. . La tua destra, o Signore, si è distinta nella forza; la tua destra ha spezzato i nemici.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Eccl 44:14. . Córpora Sanctórum in pace sepúlta sunt, et nómina eórum vivent in generatiónem et generatiónem. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Eccl 44:14. . I corpi dei Santi sono sepolti in pace e i lori nomi sopravviveranno di generazione in generazione. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 125:5-6. Qui séminant in lácrimis, in gáudio metent. . Eúntes ibant et flébant, mitténtes sémina sua. . Veniéntes autem vénient cum exsultatióne, portántes manípulos suos.

Ps 125:5-6. Chi semina nelle lacrime, mieterà nel gaudio. . Nell'andare procedevano piangendo e portando il seme da gettare. . Ma nel tornare verranno cantando e portando i propri covoni.

Nostro Signore Gesù Cristo predice ai suoi Apostoli i flagelli che segneranno la fine dei tempi e le persecuzioni di cui i buoni saranno oggetto da parte dei cattivi. Non temete, perché Colui senza la volontà del quale non cade il più sottile capello, sarà con voi per dirvi ciò che dovrete rispondere e metterà le anime vostre fuori di pericolo, assicurando loro la vita eterna.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 21:9-19.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Cum audiéritis proelia et seditiónes, nolíte terréri: opórtet primum haec fíeri, sed nondum statim finis. Tunc dicébat illis: Surget gens contra gentem, et regnum advérsus regnum. Et terraemótus magni erunt per loca, et pestiléntiae, et fames, terrorésque de coelo, et signa magna erunt. Sed ante haec ómnia injícient vobis manus suas, et persequéntur tradéntes in synagógas et custódias, trahéntes ad reges et praesides propter nomen meum: contínget autem vobis in testimónium. Pónite ergo in córdibus vestris non praemeditári, quemádmodum respondeátis. Ego enim dabo vobis os et sapiéntiam, cui non potérunt resístere et contradícere omnes adversárii vestri. Tradémini autem a paréntibus, et frátribus, et cognátis, et amícis, et morte affícient ex vobis: et éritis ódio ómnibus propter nomen meum: et capíllus de cápite vestro non períbit. In patiéntia vestra possidébitis ánimas vestras.

Seguito del santo Vangelo secondo Luca.
Luc 21:9-19.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine. Poi disse loro: Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno in luoghi diversi grandi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 35 sui Vangeli.
Il Signore e Redentore nostro annunzia i mali che precederanno la fine del mondo affinché, quando essi verranno, tanto meno perturbino quanto più saranno stati conosciuti prima. Infatti le frecce che si prevedono feriscono meno; e i mali del mondo ci sembrano più tollerabili quando la previsione ci premunisce contro di essi, come uno scudo. Ecco dunque quello che dice: Quando sentirete parlare di guerre e sommosse, non vi spaventate; bisogna che prima avvengano queste cose, ma la fine non verrà subito dopo. È necessario ponderare le parole del nostro Redentore, con le quali egli ci annunzia che dobbiamo patire sia all'esterno che all'interno. Le guerre infatti vengono fatte dai nemici, le sommosse dai cittadini. Per indicarci dunque che saremo turbati all'esterno e all'interno, ci dice che altro avremo a soffrire dai nemici e altro dai fratelli.
Ma poiché, avvenuti questi mali, non seguirà subito la fine, aggiunge: Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; e vi saranno in diversi luoghi grandi terremoti, e pestilenze e carestie; e vi saranno fenomeni spaventosi e grandi segni dal cielo. L'ultima calamità sarà così preceduta da molte calamità; e con i frequenti mali che precederanno, vengono indicati i mali eterni, che seguiranno. Perciò, dopo le guerre e le sommosse, non seguirà subito la fine; perché devono precedere molti mali che possano preannunciare il male che non avrà fine.
Però, dopo che si è parlato di tanti segni di perturbazione, è necessario prenderli brevemente in considerazione ad uno ad uno. Perché sta scritto che noi ne subiamo alcuni dal cielo, altri dalla terra, altri dagli elementi, altri dagli uomini. Dice infatti: Si solleverà popolo contro popolo: ecco lo scompiglio degli uomini; vi saranno in diversi luoghi grandi terremoti: ecco l'ira che verrà dall'alto; vi saranno pestilenze e: ecco la perturbazione nei corpi; vi saranno fame e carestia: ecco la sterilità della terra; e fenomeni spaventosi dal cielo e tempeste: ecco l'instabilità dell'atmosfera. Poiché dunque tutto deve essere distrutto, prima della distruzione tutto sarà sconvolto; e noi, che in tutto abbiamo peccato, in ogni cosa saremo puniti, perché si avveri quanto è stato detto: E con lui combatterà l'universo contro gli insensati.

OFFERTORIUM (dopo Settuagesima si omette l'alleluja)
Ps 67:36. Mirábilis Deus in Sanctis suis: Deus Israël, ipse dabit virtútem et fortitúdinem plebi suae: benedíctus Deus, allelúja.

Ps 67:36. Mirabile è Dio nei suoi Santi: Egli stesso, Iddio d'Israele, darà al suo popolo forza e potenza: sia benedetto Dio, alleluia.

SECRETA
Múnera tibi, Dómine, nostrae devotiónis offérimus: quae et pro tuórum tibi grata sint honóre justórum, et nobis salutária, te miseránte, reddántur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Ti presentiamo, Signore, l'offerta del nostro sacrificio: degnati di accettarlo in onore dei tuoi santi, e, per tua misericordia, ci sia fonte di salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Sap 3:4-6. Et si coram homínibus torménta passi sunt, Deus tentávit eos: tamquam aurum in fornáce probávit eos, et quasi holocáusta accépit eos.

Sap 3:4-6. Anche se agli occhi degli uomini subirono tormenti, Dio li ha provati: li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Quaesumus, omnípotens Deus: ut, qui coeléstia aliménta percépimus, intercedéntibus beátis Martýribus tuis Vincéntio et Anastásio, per haec contra ómnia advérsa muniámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ti supplichiamo, Dio onnipotente, che per mezzo di questi celesti nutrimenti e per l'intercessione dei tuoi santi martiri Vincenzo ed Anastasio, siamo irrobustiti contro ogni avversità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

lunedì 21 gennaio 2019

Sant'Agnese, Vergine e Martire

Doppio.
Paramenti rossi.

La graziosa figura di questa Vergine Martire ci è nota per opera di diverse testimonianze dei primi secoli. Sant'Ambrogio ne parla nel suo libro intitolato De Virginibus (Sulle Vergini) del 377. Il sommo Pontefice San Damaso ha composto un carme in suo onore, ancora oggi conservato nella lapide originale murata nella basilica romana di Sant'Agnese fuori le mura; il poeta spagnolo cristiano Prudenzio ha scritto l'ode 14 del Peristephanòn in suo onore;  Sant'Agostino, San Massimo di Torino e San Girolamo, ci lasciarono nei loro scritti dei cenni intorno alla santa Martire. Altre testimonianze ci provengono dalla Depositio Martyrum del 336, più antico calendario della Chiesa Romana, e dal martirologio cartaginese del VI secolo.
Massimo Stanzione, Sant'Agense, Museu Nacional d'Art de Catalunya,
Barcellona, Spagna, 1635-1640.
Da tutte queste informazioni sappiamo che Agnese nacque a Roma da una nobile famiglia della gens Clodia nel III secolo. Il figlio del prefetto della città si invaghì della giovanissima Agnese senza essere ricambiato, poiché la santa fanciulla aveva consacrata la sua verginità a Dio, non ancora ufficialmente, ma per volontà dei parenti. Dopo il rifiuto di Agnese, Sinfronio, prefetto della città, saputo del voto di castità, le impose la clausura fra le vestali, affinché rendesse culto alla dea che proteggeva la città di Roma. L'intrepida Agnese si rifiutò di abiurare la fede cristiana; per cui, lo stesso prefetto la espose in un lupanare. Quivi, protetta dalla divina Potenza, nessun cliente osò toccarla, tranne un uomo che, rimasto accecato da un angelo rilucente in bianchissime vesti, riottenne la vista da Dio, per intercessione della stessa Agnese.
La Santa fanciulla, accusata poi di magia, venne condannata al rogo, ma le fiamme si divisero sotto il suo corpo senza neppure lambirlo, estinguendosi per le sue orazioni, e i suoi capelli crebbero tanto da coprire il suo verginale corpo. Uscita illesa dal fuoco, fu allora trafitta con un colpo di spada alla gola; mentre si accasciava al suolo, copriva il suo corpo con le vesti e il candido viso con la mano. Al momento del Martirio, avvenuto al tempo della persecuzione dell'imperatore Decio (o Diocleziano), era giovanissima: aveva forse 12 o 13 anni appena.
Il suo corpo fu inumato in un cimitero cristiano sulla via Nomentana, oggi noto come Catacombe di Sant'Agnese. Sul luogo della sua sepoltura, Costantina (o Costanza), figlia dell'imperatore Costantino Magno, fece innalzare una piccola basilica dedicata alla santa Martire, che esiste ancora, in ringraziamento per la sua guarigione e alla sua morte volle esser seppellita nei pressi della tomba della Santa. Annesso alla Basilica di Sant'Agnese fuori le mura sorse uno dei primi monasteri romani di vergini consacrate. Il cranio di Sant'Agnese, posto dal IX secolo nel Sancta Sanctorum al Laterano, venne traslato da papa Leone XIII nella chiesa di Sant'Agnese in Agone (Piazza Navona, Roma), che sorge presumibilmente sul lupanare ove fu esposta. Il resto del suo corpo riposa nella Basilica di Sant'Agnese fuori le mura, in un'urna argentea commissionata da papa Paolo V.
Tutti gli autori, sopra citati, esaltano il coraggio straordinario di questa Santa Martire davanti alla morte e la sua castità coronata dal martirio. Di lei San Girolamo appunto scrive così: «Con gli scritti e con le lingue di tutte le genti, specialmente nelle chiese, fu lodata la vita di Agnese; la quale vinse e l'età e il tiranno, e col martirio consacrò la gloria della castità». Il nome di questa Vergine Martire fu scritto, verso la fine del V secolo, con quello di altre sei martiri (Perpetua, Felicita, Agata, Lucia, Cecilia e Anastasia), nel Canone della Santa Messa (II elenco).

Nella festa di Sant'Agnese, inoltre, la Santa Chiesa Romana le rende ogni anno l'omaggio della sua devozione con la benedizione, nella Basilica di Sant'Agnese fuori le mura, da parte dell'Abate della Congregazione dei Canonici regolari del Laterano, di due agnelli bianchi, provenienti dall'Abbazia delle Tre Fontane, ornati con fiori e nastri bianchi e rossi in onore della verginità e del martirio della Santa. Terminata la benedizione, i due piccoli ovini vengono presentati al sommo Pontefice che li benedice nuovamente e comanda che siano condotti al monastero delle benedettine di Santa Cecilia in Trastevere affinché ricevano le migliori cure, fino alla tosatura che avviene a Pasqua.
La lana trattata secondo antichi ed immutati procedimenti, servirà per la tessitura dei Palli (strette liste di tessuto di lana bianca, che si portano sopra la pianeta). Questi, chiusi in un cofanetto, saranno portati in San Pietro alla Natività del Battista e deposti sulla tomba del Principe degli Apostoli dove alla Vigilia dei Santi Pietro e Paolo verranno benedetti dal Papa che poi li invierà ai Patriarchi e ai Metropoliti. «Così, - commenta il Gueranger - il semplice ornamento di lana che quei Prelati porteranno sulle spalle come simbolo della pecora del buon Pastore, e che il Papa prende sulla tomba stessa di San Pietro per inviarlo ad essi, recherà fino agli estremi confini della Chiesa il duplice sentimento della forza del Principe degli Apostoli e della dolcezza virginea di Agnese».
(Cfr. Gli agnelli di Sant'Agnese, blog Tradidi quod et accepi).

Dal libro di Sant'Ambrogio Vescovo sulle Vergini.
Libro I, dopo il principio.
Quest'oggi è il natale di una Vergine: imitiamone la purezza. È il natale di una Martire: immoliamo delle vittime. È il natale di Sant'Agnese: ammirino gli uomini, non disperino i piccoli, stupiscano le maritate, la imitino le nubili. Ma che possiamo dire degno di lei, il cui nome stesso non è privo di lode? La sua consacrazione è superiore all'età, la sua virtù superiore alla natura: così che il suo nome mi sembra non esserle venuto da scelta umana, ma esserne predizione del Martirio, un annunzio di ciò che ella doveva essere. Il nome stesso di questa Vergine indica purezza. La chiamerò Martire: ho detto abbastanza. È già lode abbondante quella che non si cerca, ma che si possiede. Nessuno è più lodevole di colui che può essere lodato da tutti. Questa Martire ha tanti araldi per lodarla, quanti sono gli uomini che pronunziano il suo nome.
Si narra che avesse tredici anni allorché soffrì il martirio. La crudeltà fu tanto più detestabile in quanto che non si risparmiò neppure sì tenera età; o piuttosto fu grande la potenza della fede, che trova testimonianza anche in siffatta età. C'era forse posto a ferita in quel corpicciuolo? Ma ella che non aveva dove ricevere il ferro, ebbe di che vincere il ferro. Eccola intrepida fra le mani sanguinarie dei carnefici, eccola immobile fra gli strappi violenti di catene stridenti, eccola offrire tutto il suo corpo alla spada del furibondo soldato, ancora ignara di ciò che sia morire, ma pronta, s'è trascinata malvolentieri agli altari idolatri, a tendere, tra le fiamme, le mani a Cristo, e a formare sullo stesso rogo sacrilego il segno che è il trofeo del vittorioso Signore: eccola passare il collo e le mani tra i ferri (che sono presentati). Ma nessuna catena può stringere membra sì tenere. Nuovo genere di martirio! Non è ancora atta al supplizio, ed è già matura per la vittoria; ella può appena combattere, ed è capace di ottenere la corona: ella aveva contro di sé il pregiudizio della (sua) età, ed era maestra nella virtù.
Non così sollecita va a nozze una sposa, come questa Vergine, lieta della sua sorte, affrettò il passo al luogo del supplizio. Mentre tutti piangevano, lei sola non piangeva. Molti si meravigliavano che con tanta facilità donasse prodiga, come se già fosse morta, una vita che non aveva ancora gustata. Erano tutti stupiti che già rendesse testimonianza alla divinità lei che per l'età non poteva ancora disporre di sé. Quante minacce non impiegò il carnefice per intimidirla, quante carezze per persuaderla, quante domande la sollecitarono per sposa! Ma ella: È fare ingiuria allo Sposo, diceva, desiderare di piacere ad altri. Mi avrà chi per primo mi ha scelta: perché tardi, o carnefice? Perisca questo corpo che può essere bramato da occhi che non voglio. Si presentò, pregò, piegò la testa. Avresti visto il carnefice vacillare, quasi fosse lui il condannato, tremargli la destra, impallidirsegli la faccia per pericolo altrui, mentre la fanciulla non temeva per il proprio. Ecco pertanto in una sola vittima un doppio martirio, di purezza e di religione. Ed ella rimase vergine, e ottenne il martirio.


Agostino Melissi, Sant'Agnese, XVII sec.


Le Vergini hanno riposta la loro speranza in Dio e sono state liberate dai peccatori che cercavano di perderle ad ogni costo.

INTROITUS
Ps 118:95-96. Me exspectavérunt peccatóres, ut pérderent me: testimónia tua, Dómine, intelléxi: omnis consummatiónis vidi finem: latum mandátum tuum nimis. Ps 118:1. Beáti immaculáti in via: qui ámbulant in lege Dómini. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Me exspectavérunt peccatóres, ut pérderent me: testimónia tua, Dómine, intelléxi: omnis consummatiónis vidi finem: latum mandátum tuum nimis.

Ps 118:95-96. I peccatori mi aspettarono al varco per rovinarmi; io però attendevo ai tuoi insegnamenti: ho veduto un limite ad ogni cosa perfetta, ma non alla tua legge. Ps 118:1. Beati gli uomini di condotta integra, che procedono secondo la legge del Signore. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. I peccatori mi aspettarono al varco per rovinarmi; io però attendevo ai tuoi insegnamenti: ho veduto un limite ad ogni cosa perfetta, ma non alla tua legge.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Omnipotens sempitérne Deus, qui infírma mundi éligis, ut fórtia quaeque confúndas: concéde propítius; ut, qui beátae Agnétis Vírginis et Mártyris tuae solémnia cólimus, ejus apud te patrocínia sentiámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno, che quanto nel mondo è fragile scegli per confondere ciò che è forte, concedi propizio, che noi, celebrando la solennità della beata Agnese vergine e martire tua, presso di te godiamo del suo patrocinio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

L'autore dell'Ecclesiastico ringrazia Iddio d'averlo liberato da molti e gravi pericoli in cui era incorso. La Santa Chiesa applica questo passo della Scrittura Santa alle Vergini che subirono il martirio e restarono fedeli a Dio in mezzo ai più grandi tormenti.

LECTIO
Léctio libri Sapiéntiae.
Eccli 51:1-8; 51:12.
Confitébor tibi, Dómine, Rex, et collaudábo te Deum, Salvatórem meum. Confitébor nómini tuo: quóniam adjútor et protéctor factus es mihi, et liberásti corpus meum a perditióne, a láqueo linguae iníquae et a lábiis operántium mendácium, et in conspéctu astántium factus es mihi adjútor. Et liberásti me secúndum multitúdinem misericórdiae nóminis tui a rugiéntibus, praeparátis ad escam, de mánibus quaeréntium ánimam meam, et de portis tribulatiónum, quae circumdedérunt me: a pressúra flammae, quae circúmdedit me, et in médio ignis non sum aestuáta: de altitúdine ventris inferi, et a lingua coinquináta, et a verbo mendácii, a rege iníquo, et a lingua injústa: laudábit usque ad mortem ánima mea Dóminum: quóniam éruis sustinéntes te, et líberas eos de mánibus géntium, Dómine, Deus noster.

Lettura del libro della Sapienza.
Eccli 51:1-8; 51:12.
Ti voglio lodare, o Signore mio Re: ti voglio glorificare, o Dio, mio salvatore. Voglio celebrare il tuo nome, perché sei stato il mio aiuto e il mio protettore, e hai liberato il mio corpo dalla perdizione, dal laccio della lingua perversa e dalle labbra di quelli che ordiscono menzogne, e in faccia ai miei avversari ti sei fatto mio protettore. E nella tua grande misericordia mi hai liberato da leoni ruggenti pronti a divorarmi, dalle mani di chi cercava l'anima mia, e dal potere delle tribolazioni, onde io fui circondato. Mi hai scampato dalle spire delle fiamme, che mi avvolgevano, cosicché in mezzo al fuoco non sentii il bruciore. Mi hai liberato dal seno profondo degli inferi e dalla lingua impura, e dalle parole bugiarde, da un re iniquo e dalla lingua ingiusta. Fino alla morte l'anima mia benedirà il Signore, poiché Tu liberi quelli che ti aspettano con pazienza, e li salvi dalle mani dei nemici, Signore Dio nostro.

GRADUALE
Ps 44:3. Diffúsa est grátia in lábiis tuis: proptérea benedíxit te Deus in aetérnum. Ps 44:5. . Propter veritátem et mansuetúdinem et justítiam: et dedúcet te mirabíliter déxtera tua.

Ps 44:3. Diffusa è la grazia sulle tue labbra, perciò Dio ti benedisse in eterno. Ps 44:5. . Per la verità, la mitezza e la giustizia: la tua destra ti faccia vedere prodigi.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Matt 25:4; 25:6. . Quinque prudéntes vírgines accepérunt óleum in vasis suis cum lampádibus: média autem nocte clamor factus est: Ecce, sponsus venit: exíte óbviam Christo Dómino. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Matt 25:4; 25:6. . Le cinque vergini prudenti portarono anche l'olio nei vasetti, insieme con le loro lucerne. Ma a mezzanotte si levò un clamore: Ecco viene lo sposo! Uscite incontro al Cristo Signore! Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Veni, Sponsa Christi, áccipe corónam, quam tibi Dóminus praeparávit in aetérnum: pro cujus amóre sánguinem tuum fudísti. Ps 44:8. . Dilexísti justítiam, et odísti iniquitátem: proptérea unxit te Deus, Deus tuus, óleo laetítiae prae consórtibus tuis. Ps 44:5. . Spécie tua et pulchritúdine tua inténde, próspere procéde et regna.

Vieni, o sposa di Cristo, ricevi la corona che per l'eternità ti ha preparato il Signore, per amore del quale hai versato il tuo sangue. Ps 44:8. . Tu hai amato la giustizia e hai odiato l'empietà, perciò Dio, il tuo Dio, ti ha consacrata con olio di letizia, a preferenza delle tue compagne. Ps 44:5. . Nello splendore della tua bellezza incedi, avanza trionfante e regna!

Quando avveniva un matrimonio presso gli Ebrei, le giovani amiche della sposa, l'accompagnavano con lampade accese allorché la sera delle nozze andava dallo sposo per il banchetto nuziale. Nostro Signore Gesù Cristo paragona il regno dei cieli a cinque di queste vergini che sono prudenti, per aver portato una provvista di olio per alimentare le loro lampade.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 25:1-13.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis parábolam hanc: Símile erit regnum coelórum decem virginibus: quae, accipiéntes lámpades suas, exiérunt óbviam sponso et sponsae. Quinque autem ex eis erant fátuae, et quinque prudéntes: sed quinque fátuae, accéptis lampádibus, non sumpsérunt oleum secum: prudéntes vero accepérunt óleum in vasis suis cum lampádibus. Moram autem faciénte sponso, dormitavérunt omnes et dormiérunt. Média autem nocte clamor factus est: Ecce, Sponsus venit, exíte óbviam ei. Tunc surrexérunt omnes vírgines illae, et ornavérunt lámpades suas. Fátuae autem sapiéntibus dixérunt: Date nobis de óleo vestro: quia lámpades nostrae exstinguúntur. Respondérunt prudéntes, dicéntes: Ne forte non suffíciat nobis et vobis, ite pótius ad vendéntes, et émite vobis. Dum autem irent émere, venit sponsus: et quae parátae erant, intravérunt cum eo ad núptias, et clausa est jánua. Novíssime vero véniunt et réliquae vírgines, dicéntes: Dómine, Dómine, aperi nobis. At ille respóndens, ait: Amen, dico vobis, néscio vos. Vigiláte ítaque, quia nescítis diem neque horam.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 25:1-13.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo e alla sposa. Ma cinque di esse erano stolte e cinque prudenti. Le cinque stolte, nel prendere le lampade, non presero l'olio con sé; le prudenti, invece, insieme con le lampade presero anche l'olio, nei loro vasi. Tardando a venire lo sposo, si assopirono tutte e si addormentarono. Ma a mezzanotte si udì un clamore: Ecco viene lo sposo! Uscitegli incontro. Allora tutte le vergini si alzarono e prepararono le loro lampade. E dissero le stolte alle prudenti: Dateci un po' del vostro olio, poiché le nostre lampade stanno per spegnersi. Risposero le prudenti dicendo: Non basterebbe né a noi, né a voi: andate piuttosto dai rivenditori e compratevene. Mentre esse andavano, giunse lo Sposo; e quelle che erano pronte entrarono con lui alla festa nuziale, e la porta fu chiusa. All'ultimo momento, giunsero anche le altre vergini, dicendo: Signore, Signore, aprici. Ma egli rispose: In verità vi dico, non vi conosco. Vigilate, dunque, poiché non sapete né il giorno né l'ora.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 12 sui Vangeli.
Spesso vi raccomando, fratelli carissimi, di fuggire le opere cattive e di evitare la corruzione di questo mondo, ma quest'oggi la lettura del santo Vangelo mi costringe a dirvi di stare molto attenti a non perdere il merito delle vostre buone opere, di non cercare, nel bene che fate, il favore o la stima degli uomini, di impedire che si insinui in voi il desiderio della lode e di agire in modo che, quanto appare di fuori, non sia dentro vuoto di ricompensa. Il Redentore infatti ci parla di dieci vergini, e le dice tutte vergini; eppure non tutte hanno meritato di essere ammesse al soggiorno della beatitudine, perché alcune di esse, mentre cercavano una gloria esteriore della loro verginità, non si curarono di mettere dell'olio nelle loro lampade.
Ma prima dobbiamo chiederci che cosa sia il regno dei cieli, o perché lo si paragoni a dieci vergini, ed anche quali vengano dette vergini prudenti e quali vergini stolte. Mentre infatti è certo che nessun reprobo entrerà nel regno dei cieli, perché questo viene paragonato anche a delle vergini stolte? Dobbiamo sapere che spesso nel linguaggio sacro la Chiesa del tempo presente viene chiamata regno dei cieli. Onde altrove il Signore dice: Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, e toglieranno dal suo regno tutti gli scandali. Certamente in quel regno di beatitudine, dove c'è la suprema pace, non si potranno trovare scandali da togliere.
Ciascuno vive in un corpo che ha cinque sensi; il numero cinque poi, raddoppiato, dà dieci. E, poiché la moltitudine dei fedeli comprende ambedue i sessi, la santa Chiesa si dice simile a dieci vergini. E poiché in essa i cattivi si trovano mescolati coi buoni e i reprobi con gli eletti, giustamente viene paragonata a delle vergini prudenti ed anche a delle vergini stolte. Infatti ci sono molti che vivono nella continenza, che si guardano dagli appetiti esteriori, e dalla speranza sono portati ai beni interiori, che mortificano la propria carne, e anelano alla patria celeste con tutta la forza del loro desiderio, agognano i premi eterni, e non vogliono ricevere lodi umane per le loro fatiche. Questi certamente non ripongono la loro gloria nelle parole degli uomini, ma la nascondono nella loro coscienza. E ci sono poi molti che affliggono il loro corpo con l'astinenza, ma per questa stessa loro astinenza cercano gli applausi degli uomini.

OFFERTORIUM
Ps 44:15; 44:16. Afferéntur Regi Vírgines post eam: próximae ejus afferéntur tibi in laetítia et exsultatióne: adducéntur in templum regi Dómino.

Ps 44:15; 44:16. Le vergini dietro a lei sono condotte al Re; le sue compagne sono condotte a Te con gioia ed esultanza; sono introdotte nel palazzo del Re.

SECRETA
Hóstias, Dómine, quas tibi offérimus, propítius súscipe: et, intercedénte beáta Agnéte Vírgine et Mártyre tua, víncula peccatórum nostrórum absólve. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Accogli propizio, o Signore, le offerte presentate; e, per l'intercessione della beata vergine e martire tua Agnese, liberaci dai lacci dei nostri peccati. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Matt 25:4; 25:6. Quinque prudéntes vírgines accepérunt óleum in vasis suis cum lampádibus: média autem nocte clamor factus est: Ecce, sponsus venit: exíte óbviam Christo Dómino.

Matt 25:4; 25:6. Le cinque vergini prudenti portarono anche l'olio nei vasetti, insieme con le loro lucerne. Ma a mezzanotte si levò un clamore: Ecco viene lo sposo! Uscite incontro al Cristo Signore!

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Refécti cibo potúque coelésti, Deus noster, te súpplices exorámus: ut, in cujus haec commemoratióne percépimus, ejus muniámur et précibus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ristorati dal cibo e dalla bevanda celeste, ti supplichiamo, o Signore Dio nostro, affinché sia nostra difesa la preghiera della santa nella cui festa abbiamo partecipato a questi doni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.