venerdì 21 dicembre 2018

San Tommaso, Apostolo

Doppio di II classe.
Paramenti rossi.

L'apostolo Tommaso, detto anche Didimo (cioè gemello), era Galileo, e, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, andò a predicare il Vangelo di Cristo in molte provincie: insegnò i precetti della fede e della vita cristiana ai Parti, ai Medi, ai Persiani, agli Ircani e ai Battriani. Da ultimo portandosi agli Indiani, li istruì nella religione cristiana. Infine, per la santità della sua vita e dottrina, e per la grandezza dei suoi miracoli, avendo suscitata l'ammirazione di tutti verso di lui e l'amore a Gesù Cristo, il re di quella regione, zelante adoratore degli idoli, si accese ancor più d'ira: onde il santo, condannato a morte e trapassato da dardi, a Calamina (odierna Mylapore, sobborgo di Chennai-Madras) illustrò così il suo apostolato colla corona del martirio, il 3 luglio 72. Sul luogo del suo martirio e sepolcro vi è ancora una croce con un'iscrizione in antico persiano del VII secolo. Da questo sepolcro le reliquie del santo Apostolo, come affermano gli stessi Atti di San Tommaso e poi, verso la fine del IV secolo, il siriano Sant'Efrem, erano state trafugate e trasferite ad Edessa, nella Mesopotamia, probabilmente già dal 230. Successivamente furono traslate sull'isola greca di Chios; dipoi trafugate da tre galee ortonesi, raggiunsero ad Ortona, nell'Abruzzo, il 6 settembre 1258.
Nella Santa Messa di San Tommaso la liturgia ci ricorda che gli Apostoli sono il fondamento della Santa Chiesa, della quale Nostro Signore Gesù Cristo è la pietra angolare (Epistola); è per questo motivo che le loro feste un tempo erano paragonabili alla domenica. L'Evangelium ci richiama la scena così celebre avvenuta nel Cenacolo, dopo la Risurrezione del Salvatore. San Tommaso dubitava, e fu solo quando Nostro Signore Gesù Cristo gli fece mettere un dito nelle sue piaghe, che, passando improvvisamente dall'incredulità alla fede più ardente, gridò «Dominus meus et Deus meus - Mio Signore e mio Dio». Questo dito, ci dice un Padre della Chiesa, è diventato maestro del mondo, perché ha rivelato la realtà della carne di Nostro Signore Gesù Cristo. Crediamo, dunque, al grande mistero del Verbo Incarnato, che ben presto si manifesterà al mondo.
Il nome di San Tommaso è presente nel Canone della Santa Messa (I elenco). Durante il Santo Sacrificio della Messa, all'Elevazione dell'Ostia consacrata da parte del sacerdote, ripetiamo con San Tommaso, «Dominus meus et Deus meus - Mio Signore e mio Dio». Papa San Pio X ha arricchito questa pratica di alcune indulgenze: un'indulgenza di 7 anni a chi contempla con fede, pietà e amore la Santa Ostia, dicendo quanto sopra; inoltre a chi lo farà ogni giorno, è accordata un'indulgenza plenaria una volta alla settimana, purché confessato e comunicato preghi secondo le intenzioni del Sommo Pontefice (Preces et pia Opera n. 107). La doppia elevazione dell'Ostia e del calice ci richiama alla reale separazione del Corpo e del Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo sulla Croce.


Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, L'incredulità di San Tommaso, Bildergalerie Sanssouci, Potsdam, Germania, 1600-1601.


INTROITUS
Ps 138:17. Mihi autem nimis honoráti sunt amíci tui, Deus: nimis confortátus est principatus eórum. Ps 138:1-2. Dómine, probásti me et cognovísti me: tu cognovísti sessiónem meam et resurrectiónem meam. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Mihi autem nimis honoráti sunt amíci tui, Deus: nimis confortátus est principatus eórum.

Ps 138:17. I tuoi amici, o Dio, sono sommamente onorati; veramente forte è diventato il loro principato. Ps 138:1-2. Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando siedo e quando sorgo. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. I tuoi amici, o Dio, sono sommamente onorati; veramente forte è diventato il loro principato.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Da nobis, quaesumus, Dómine, beáti Apóstoli tui Thomae solemnitátibus gloriári: ut ejus semper et patrocíniis sublevémur; et fidem cóngrua devotióne sectémur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Concedici, o Signore, te ne preghiamo, di gloriarci della festa del tuo beato Apostolo Tommaso, affinché possiamo sempre dalla sua protezione essere confortati, e con devozione conveniente ne seguiamo la fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.

I Cristiani sono i familiari di Dio e le pietre viventi, inserite in quel maestoso edificio che è la Santa Chiesa, fondata da Nostro Signore Gesù Cristo, sui dodici Apostoli.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Ephésios.
Ephes 2:19-22.
Fratres: Jam non estis hóspites et ádvenae: sed estis cives sanctórum et doméstici Dei: superaedificáti super fundaméntum Apostolórum et Prophetárum, ipso summo angulári lápide Christo Jesu: in quo omnis aedificátio constrúcta crescit in templum sanctum in Dómino, in quo et vos coaedificámini in habitáculum Dei in Spíritu.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo agli Efesini.
Ephes 2:19-22.
Fratelli: Voi dunque non siete più ospiti e estranei; ma concittadini dei santi, e membri della famiglia di Dio, edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti, essendo lo stesso Cristo Gesù la prima pietra angolare, sopra di cui tutto l'edificio ben costruito s'innalza in tempio santo del Signore, sopra del quale anche voi siete insieme edificati, per divenire, mediante lo Spirito, dimora di Dio.

GRADUALE
Ps 138:17-18. Nimis honorati sunt amíci tui, Deus: nimis confortátus est principátus eórum. ℣. Dinumerábo eos, et super arénam multiplicabúntur.

Ps 138:17-18. I tuoi amici, o Dio, sono sommamente onorati; veramente forte è diventato il loro principato. ℣. Se vorrò contarli, saranno più numerosi dell'arena.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 32:1. ℣. Gaudéte, justi, in Dómino: rectos decet collaudátio. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 32:1. ℣. Esultate, o giusti, nel Signore, ai buoni si addice la lode. Alleluia.

«La divina Provvidenza, dice San Gregorio Magno, ha tutto disposto in modo ammirabile, sì che questo discepolo, con il suo dubitare finché non ebbe toccate le ferite del corpo del suo Maestro, risanò in noi le ferite dell'incredulità. Poiché, vedendo lui tornare alla fede toccando le ferite di Cristo, il nostro spirito depone ogni dubbio e si fortifica nella fede» (Mattutino).

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Joánnem.
Joann 20:24-29.
In illo témpore: Thomas, unus ex duódecim, qui dícitur Dídymus, non erat cum eis, quando venit Jesus. Dixérunt ergo ei alii discípuli: Vídimus Dóminum. Ille autem dixit eis: Nisi vídero in mánibus ejus fixúram clavórum, et mittam dígitum meum in locum clavórum, et mittam manum meam in latus ejus, non credam. Et post dies octo, íterum erant discípuli ejus intus, et Thomas cum eis. Venit Jesus jánuis clausis, et stetit in médio, et dixit: Pax vobis. Deinde dicit Thomae: Infer dígitum tuum huc, et vide manus meas, et affer manum tuam, et mitte in latus meum: et noli esse incrédulus, sed fidélis. Respóndit Thomas et dixit ei: Dóminus meus et Deus meus. Dixit ei Jesus: Quia vidisti me, Thoma, credidísti: beáti, qui non vidérunt, et crediderunt.

Seguito del santo Vangelo secondo Giovanni.
Joann 20:24-29.
In quel tempo, uno dei dodici, Tommaso, detto Didimo, non era con i discepoli quando venne Gesù. Allora gli altri discepoli gli dissero: Abbiamo visto il Signore. Ma egli rispose: Se non vedo nelle sue mani la ferita dei chiodi, e non metto il mio dito nel posto dei chiodi e la mia mano nel suo costato, non crederò. Otto giorni dopo, i discepoli erano di nuovo in casa, e con loro anche Tommaso. Entrò Gesù, a porte chiuse, e stette in mezzo a loro e disse: La pace sia con voi. Poi, rivolto a Tommaso: Metti qua il tuo dito, guarda le mie mani: avvicinati con la mano e mettila nel mio costato, e non essere incredulo, ma credente. Gli rispose Tommaso: Signore mio e Dio mio! E Gesù gli disse: Tu hai creduto, Tommaso, perché mi hai veduto; beati coloro che non hanno visto, eppure hanno creduto.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 26 sui Vangeli, dopo la metà.
Che cosa, fratelli carissimi, che cosa pensate di ciò? Credete forse, che sia accaduto per caso che quel discepolo eletto (dal Signore) fosse allora assente, poi, tornato, udisse, udendo dubitasse, dubitando palpasse, palpando credesse? No, non avvenne ciò per caso, ma per divina disposizione. E la divina bontà ha condotto tutto in maniera mirabile, affinché quel discepolo, dubitando e palpando così le ferite del corpo del suo maestro, guarisse in noi le piaghe dell'incredulità. Infatti ha giovato più l'incredulità di Tommaso alla nostra fede, che la fede degli altri discepoli già convinti; perché vedendo ch'egli è ricondotto alla fede palpando, la nostra mente rigetta ogni dubbio, e si fortifica nella fede.
E così il Signore permise che dopo la sua risurrezione un discepolo dubitasse, senza però abbandonarlo nel dubbio; come già prima della sua nascita aveva voluto che Maria avesse uno sposo, senza cessare però d'essere vergine. Per tal modo dunque quel discepolo dubitando e palpando, divenne testimone della vera risurrezione, come lo sposo della madre (di Dio) era stato custode della sua purissima verginità. Palpò dunque ed esclamò: Signor mio e Dio mio! E Gesù gli dice: Perché mi hai visto, hai creduto (Joann 20:28). Ora dicendo l'Apostolo Paolo: La fede è il fondamento delle cose che si sperano, la dimostrazione delle cose che non si vedono (Hebr 11:1), è chiaro e certo che la fede è la dimostrazione di quelle cose che non possono vedersi. Infatti le cose che si vedono, non sono più oggetto della fede, ma della conoscenza.
Perché dunque si dice a Tommaso allorché ebbe visto e palpato: Perché m'hai visto, hai creduto (Joann 20:28)? Ma egli vide una cosa, e ne credé un'altra. Infatti un uomo mortale non può vedere la divinità. Egli vide dunque Gesù uomo, ma lo confessò Dio, dicendo: Signor mio e Dio mio! (Joann 20:28). Vedendo quindi credé, perché considerando la sua vera umanità, proclamò la sua Divinità, che non poteva vedere. Consola assai ciò che segue: Beati quelli che non hanno visto, eppure hanno creduto (Joann 20:29). Questa sentenza è indirizzata specialmente a noi, i quali, non avendolo visto nella carne, lo riteniamo nell'anima. Siamo designati noi, se però le nostre opere sono conformi alla nostra fede. Infatti, crede veramente colui il quale mette in pratica ciò che crede.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 18:5. In omnem terram exívit sonus eórum: et in fines orbis terrae verba eórum.

Ps 18:5. In tutto il mondo si è diffusa la loro voce, e la loro parola fino ai confini della terra.

SECRETA
Débitum tibi, Dómine, nostrae réddimus servitútis, supplíciter exorántes: ut, suffrágiis beáti Thomae Apóstoli, in nobis tua múnera tueáris, cujus honoránda confessióne laudis tibi hóstias immolámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, ti rendiamo l'omaggio della nostra sudditanza, umilmente supplicandoti di custodire in noi i tuoi doni, per intercessione del beato Tommaso Apostolo, nel cui onore a te immoliamo questa ostia di lode. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.

PRAEFATIO DE APOSTOLIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre: Te, Dómine, supplíciter exoráre, ut gregem tuum, Pastor aetérne, non déseras: sed per beátos Apóstolos tuos contínua protectióne custódias. Ut iísdem rectóribus gubernétur, quos óperis tui vicários eídem contulísti praeésse pastóres. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis exércitus hymnum glóriae tuae cánimus, sine fine dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza innalzare a te, Signore, la nostra preghiera. Ti supplichiamo, Pastore eterno: non abbandonare il tuo gregge, ma per mezzo dei tuoi Santi Apostoli custodiscilo e proteggilo sempre. Continui ad essere governato da quelli che tu stesso hai eletto vicari dell'opera tua, e hai costituito pastori. E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli, ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti, cantiamo con voce incessante l'inno della tua gloria: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Joann 20:27. Mitte manum tuam, et cognósce loca clavórum: et noli esse incrédulus, sed fidélis.

Joann 20:27. Avvicina la tua mano, osserva i fori dei chiodi; e non essere incredulo, ma credente.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Adésto nobis, miséricors Deus: et, intercedénte pro nobis beáto Thoma Apóstolo, tua circa nos propitiátus dona custódi. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio misericordioso, sii a noi vicino, e per intercessione del beato Tommaso Apostolo, benigno conserva in noi i tuoi doni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.

Se questa festa cade in un giorno delle Quattro Tempora, si fa la commemorazione della feria delle Quattro Tempora, di cui si legge in fine il Vangelo.

giovedì 20 dicembre 2018

Vigilia di San Tommaso, Apostolo

Semplice.
Paramenti violacei.

Come quasi tutte le feste degli Apostoli, anche quella di San Tommaso è preceduta da una Vigilia, che deve render possibile all'anima nostra di prepararvici santamente. L'Evangelium ci ricorda la vocazione del grande Apostolo, che ebbe la gioia di udire continuamente la parola di Nostro Signore Gesù Cristo, e di godere della sua intimità. «Io vi ho chiamato amici, perché tutto quello che ho inteso da mio Padre, ve l'ho fatto conoscere». «Dio - aggiunge l'Epistola - l'ha scelto tra tutti gli uomini, gli ha dato i suoi comandamenti, la legge di vita e di scienza, e l'ha posto in alto». Così l'Offertorium ci dichiara che, scelto da Nostro Signore Gesù Cristo per essere uno dei dodici Principi che avrebbero retto la Santa Chiesa, «il Signore l'ha incoronato di gloria e di onore e gli ha dato potere sulle opere delle sue mani». «Il Signore, dice ancora l'Epistola, gli ha dato la sua parte di eredità fra le dodici tribù».




La Santa Chiesa paragona i suoi Apostoli all'olivo verdeggiante che è il simbolo della prosperità. Essa si sdegna contro quelli che li hanno fatto morire.

INTROITUS
Ps 51:10-11. Ego autem, sicut olíva fructífera in domo Dómini, sperávi in misericórdia Dei mei: et exspectábo nomen tuum, quóniam bonum est ante conspéctum sanctórum tuorum. Ps 51:3. Quid gloriáris in malítia: qui potens es in iniquitáte? ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Ego autem, sicut olíva fructífera in domo Dómini, sperávi in misericórdia Dei mei: et exspectábo nomen tuum, quóniam bonum est ante conspéctum sanctórum tuorum.

Ps 51:10-11. Io sono come olivo fruttifero nella casa del Signore; ho sperato nella misericordia del mio Dio e confiderò nel tuo nome, perché è buono al cospetto dei tuoi Santi. Ps 51:3. Perché ti glorii nella malizia, tu, che sei potente nell'iniquità? ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Io sono come olivo fruttifero nella casa del Signore; ho sperato nella misericordia del mio Dio e confiderò nel tuo nome, perché è buono al cospetto dei tuoi Santi.

ORATIO
Orémus.
Da, quaesumus, omnípotens Deus: ut beáti Thomae Apóstoli tui, quam praevenímus, veneránda solémnitas, et devotiónem nobis áugeat et salútem. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Fa', Dio onnipotente, che l'augusta solennità, alla quale ci prepariamo, del tuo beato Apostolo Tommaso, aumenti in noi la devozione e l'aiuto per la salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.

La Santa Chiesa applica agli Apostoli ciò che l'autore del libro dell'Ecclesiastico (200-180 a.C.) dice di Giacobbe, Mosè ed Aronne che furono l'oggetto delle benedizioni speciali di Dio.

LECTIO
Léctio libri Sapiéntiae.
Eccli 44:25-27; 45:2-4; 45:6-9.
Benedíctio Dómini super caput justi. Ideo dedit illi Dóminus hereditátem, et divísit illi partem in tríbubus duódecim: et invénit grátiam in conspéctu omnis carnis. Et magnificávit eum in timóre inimicórum, et in verbis suis monstra placávit. Glorificávit illum in conspéctu regum, et jussit illi coram pópulo suo, et osténdit illi glóriam suam. In fide et lenitáte ipsíus sanctum fecit illum, et elégit eum ex omni carne. Et dedit illi coram praecépta, et legem vitae et disciplínae, et excélsum fecit illum. Státuit ei testaméntum aetérnum, et circumcínxit eum zona justítiae: et índuit eum Dóminus corónam glóriae.

Lettura del libro della Sapienza.
Eccli 44:25-27; 45:2-4; 45:6-9.
La benedizione del Signore è sopra il capo del giusto (Giacobbe). Pertanto il Signore gli diede un'eredità, e divise la sua parte in dodici tribù: e trovò grazia al cospetto di ogni uomo. E Dio lo (Mosè) rese grande con timore dei nemici, e placò le piaghe (d'Egitto) con le sue parole. Lo glorificò davanti ai re, e gli diede i comandamenti pel suo popolo, e gli mostrò la sua gloria. Lo fece santo per la fede e la mansuetudine di lui, e lo elesse fra tutti gli uomini. E diede precetti davanti a lui e legge di vita e disciplina, e lo rese eccelso. Stabilì per lui (Aronne) un patto eterno, e gli cinse attorno la cintura della giustizia: ed il Signore gli fece indossare la corona di gloria.

GRADUALE
Ps 91:13 et 14. Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur in domo Dómini. Ps 91:3. ℣. Ad annuntiándum mane misericórdiam tuam, et veritátem tuam per noctem.

Ps 91:13 et 14. Il giusto fiorirà come la palma: crescerà come il cedro del Libano nella casa del Signore. Ps 91.3. ℣. Per celebrare al mattino la tua misericordia: e la tua verità nella notte.

EVANGELIUM
Sequentia sancti Evangelii secundum Joánnem.
Joann 15:12-16.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Hoc est praecéptum meum, ut diligátis ínvicem, sicut diléxi vos. Majórem hac dilectiónem nemo habet, ut ánimam suam ponat quis pro amícis suis. Vos amíci mei estis, si fecéritis quae ego praecípio vobis. Jam non dicam vos servos: quia servus nescit, quid fáciat dóminus ejus. Vos autem dixi amícos: quia ómnia, quaecúmque audivi a Patre meo, nota feci vobis. Non vos me elegístis: sed ego elégi vos, et posui vos, ut eátis, et fructum afferátis: et fructus vester maneat: ut, quodcúmque petiéritis Patrem in nómine meo, det vobis.

Seguito del santo Vangelo secondo Giovanni.
Joann 15:12-16.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 27 sui Vangeli.
Nonostante tutte le sacre parole siano piene di comandamenti del Signore, com'è che riguardo all'amore, come di un comandamento singolare, il Signore dice: Il comandamento mio è questo, che vi amiate l'un l'altro; se non perché ogni comandamento riguarda solamente l'amore e tutti sono un comandamento unico? Perché qualsiasi cosa viene comandata, viene consolidata nella sola carità. Come infatti molti rami di un albero procedono da una sola radice, così molte virtù sono generate dalla sola carità. Ed il ramo della buona azione non ha alcun color verde, se non rimane nella radice della carità.
Quindi i comandamenti del Signore sono sia molti, sia uno solo: molti per la diversità dell'operazione, uno solo nella radice dell'amore. Ma in qual modo questo amore si debba mantenere, lo suggerisce Egli stesso, che, in numerosi luoghi della sua Scrittura, comanda sia che gli amici vengano amati in Sé, sia che i nemici per Sé. Infatti ha veramente la carità, colui che sia ama l'amico in Dio, sia il nemico per Dio. Ora ci sono alcuni che amano i lori prossimi ma per l'affetto della parentela e della carne: tuttavia le sacre parole non si oppongono a questi. Ma una cosa è quel che è applicato spontaneamente alla natura, una cosa quel che per i comandamenti del Signore è dovuto all'obbedienza dall'amore.
Questi certamente sia amano il prossimo, sia tuttavia non raggiungono quei sublimi premi dell'amore: poiché esercitano il loro amore non spiritualmente, ma carnalmente. Quindi quando il Signore diceva: Il comandamento mio è questo, che vi amiate l'un l'altro, subito aggiunse: Come io ho amato voi. Come se volesse dire: amate conformemente al modo in cui vi amai. In tale cosa, carissimi fratelli, bisogna fare cauta attenzione, che l'antico nemico, mentre trae la nostra mente all'amore delle cose temporali, suscita contro di noi il prossimo più debole, perché tenti di portar via le stesse cose che amiamo.

OFFERTORIUM
Ps 8:6-7. Glória et honore coronásti eum: et constituísti eum super ópera mánuum tuárum, Dómine.

Ps 8:6-7. Lo hai coronato di gloria e di onore: e lo hai costituito sopra le opere delle tue mani, o Signore.

SECRETA
Apostólici reveréntia cúlminis offeréntes tibi sacra mystéria, Dómine, quaesumus: ut beáti Thomae Apóstoli tui suffrágiis, cujus natalítia praevenímus; plebs tua semper et sua vota deprómat, et desideráta percípiat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Mentre ti offriamo i sacri misteri in onore dell'apostolica dignità, ti preghiamo, o Signore, affinché tramite i suffragi del beato Tommaso tuo Apostolo, la cui festa ci prepariamo a celebrare, il tuo popolo ottenga sempre i suoi voti e riceva le cose che desidera. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Ps 20:6. Magna est glória ejus in salutári tuo: glóriam et magnum decórem impónes super eum, Dómine.

Ps 20:6. Grande è la sua gloria per il tuo soccorso salutare: lo ammanterai di gloria e di grande splendore, o Signore.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Sancti Apóstoli tui Thomae, quaesumus, Dómine, supplicatióne placátus: et veniam nobis tríbue, et remédia sempitérna concéde. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ti preghiamo, o Signore, affinché placato dalla supplica del tuo santo Apostolo Tommaso, tu ci conceda il perdono ed attribuisca gli eterni rimedi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.

Se questa Vigilia cade in un giorno delle Quattro Tempora, si dice la Santa Messa delle Quattro Tempora, con la commemorazione della Vigilia, della quale si legge il Vangelo in fine.

mercoledì 19 dicembre 2018

Mercoledì delle Quattro Tempora di Avvento

Stazione a Santa Maria Maggiore.
Semidoppio.
Paramenti violacei.

Fin dal V secolo la Santa Chiesa ha santificato definitivamente le quattro stagioni dell'anno, con l'istituzione di quattro serie di giorni, dette Quattro Tempora. Però solo nel XII secolo papa San Gregorio VII le fissò nei giorni in cui ora le celebriamo. Le Tempora comprendono tre giorni di digiuno, mercoledì, venerdì e sabato, per consacrare a Dio i diversi periodi dell'agricoltura e in preparazione delle Sacre Ordinazioni. La loro importanza era molto grande nella Santa Chiesa primitiva. Sono state pure ben stabilite le singole Stazioni: il mercoledì a Santa Maria Maggiore; il venerdì ai Santi Dodici Apostoli; il sabato a San Pietro. I giorni di Sabato sono i più importanti.
L'Evangelium del Mercoledì delle Quattro Tempora di Avvento è quello dell'Annunciazione, di cui la prima parola «Missus» serve a designare, tra il popolo cristiano, la Santa Messa di questo giorno, alla quale specialmente i viaggiatori amavano intervenire. Ricorda la missione dell'Arcangelo Gabriele presso Maria Santissima, per annunciarle che doveva divenire la Madre di Dio. «Non la bocca d'un uomo, ma quella d'un Angelo doveva annunciare il mistero di una tal nascita. Oggi, per la prima volta, si sente dire: Lo Spirito Santo verrà sopra di te. Si sente e si crede. Ecco - dice Maria Santissima - la serva del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola» (III Lezione del Mattutino). Da sette secoli già Isaia aveva annunciato questa maternità verginale (Epistola, Communio).
Ci sono rapporti antichissimi nella liturgia, tra l'Annunciazione e l'Avvento. Questo primo dei misteri gaudiosi della Beata Vergine Maria è adattato allo spirito di gioia che caratterizza l'Avvento nel quale si attende «il Signore che è vicino» (II Graduale) e che dopo essere venuto nell'umiltà, nelle più grandi pene per salvarci (Oratio), tornerà «come Re pieno di gloria» (I Graduale) per punire i suoi nemici e liberarcene per sempre (Offertorium).
La Stazione si tiene nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dove si conservano le reliquie della mangiatoia.


Jacopo Torriti, Annunciazione, Abside della Basilica di Santa Maria Maggiore, Roma (Lazio), 1296.


INTROITUS
Is 45:8. Roráte, coeli, désuper, et nubes pluant justum: aperiátur terra, et gérminet Salvatórem. Ps 18:2. Coeli enárrant glóriam Dei: et ópera mánuum ejus annúntiat firmaméntum. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Roráte, coeli, désuper, et nubes pluant justum: aperiátur terra, et gérminet Salvatórem.

Is 45:8. Stillate, cieli, dall'alto la vostra rugiada e piovano il Giusto le nubi: si apra la terra e germogli il Salvatore. Ps 18:2. I cieli narrano la gloria di Dio ed il firmamento annunzia l'opera delle sue mani. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Stillate, cieli, dall'alto la vostra rugiada e piovano il Giusto le nubi: si apra la terra e germogli il Salvatore.

Dopo il Kyrie, eleison, si dice immediatamente:

ORATIO
Orémus.
℣. Flectámus génua.
℞. Leváte.
Praesta, quaesumus, omnípotens Deus: ut redemptiónis nostrae ventúra solémnitas et praeséntis nobis vitae subsídia cónferat, et aetérnae beatitúdinis praemia largiátur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
℣. Flettiamo le ginocchia.
℞. Alzatevi.
Concedi, o Signore, te ne preghiamo, che la prossima solennità della nostra redenzione, ci porti aiuto per la vita presente e ci dia il premio della beatitudine eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Léctio Isaíae Prophétae.
Is 2:2-5.
In diébus illis: Dixit Isaias Prophéta: Erit in novíssimis diébus praeparátus mons domus Dómini in vértice móntium, et elevábitur super colles, et fluent ad eum omnes gentes. Et ibunt pópuli multi, et dicent: Veníte et ascendámus ad montem Dómini, et ad domum Dei Jacob, et docébit nos vias suas, et ambulábimus in sémitis ejus: quia de Sion exíbit lex, et verbum Dómini de Jerúsalem. Et judicábit gentes, et árguet pópulos multos: et conflábunt gládios suos in vómeres, et lánceas suas in falces. Non levábit gens contra gentem gládium: nec exercebúntur ultra ad praelium. Domus Jacob, veníte, et ambulémus in lúmine Dómini, Dei nostri.

Lettura del Profeta Isaia.
Is 2:2-5.
Allora così disse il Profeta Isaia: Negli ultimi giorni il monte della casa del Signore sarà fondato sopra le cime dei monti, s'innalzerà sopra le colline, e vi accorreranno tutte le genti. Vi andranno molti popoli, e diranno: Venite, saliamo al monte del Signore, alla casa del Dio di Giacobbe: Egli c'insegnerà le sue vie, e noi cammineremo per i suoi sentieri; ché da Sion verrà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli giudicherà le genti e detterà le sue leggi alle moltitudini; ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri, e le loro lance in falci. Una nazione non alzerà più la spada contro l'altra; non impareranno più a far la guerra. Casa di Giacobbe, venite: camminiamo nella luce del Signore.

GRADUALE
Ps 23:7; 23:3; 23:4. Tóllite portas, principes, vestras: et elevámini, portae aeternáles: et introíbit Rex glóriae. ℣. Quis ascéndet in montem Dómini? aut quis stabit in loco sancto ejus ? Innocens mánibus et mundo corde.

Ps 23:7; 23:3; 23:4. O principi, aprite le vostre porte, sollevatevi, o porte perenni: ed entrerà il Re della gloria! ℣. Chi salirà il monte del Signore? o chi starà nel suo luogo santo? Colui che è innocente di mani e puro di cuore.

ORATIO
Orémus.
Festína, quaesumus, Dómine, ne tardáveris, et auxílium nobis supérnae virtútis impénde: ut advéntus tui consolatiónibus sublevéntur, qui in tua pietáte confídunt: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Signore, affrettati, te ne preghiamo: non tardare oltre e concedici l'aiuto della tua onnipotenza, affinché dalla consolazione della tua venuta, siano sollevati quanti confidano in te: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Lectio Isaíae Prophétae.
Is 7:10-15.
In diébus illis: Locútus est Dóminus ad Achaz, dicens: Pete tibi signum a Dómino, Deo tuo, in profúndum inférni, sive in excélsum supra. Et dixit Achaz: Non petam et non tentábo Dóminum. Et dixit: Audíte ergo, domus David: Numquid parum vobis est, moléstos esse homínibus, quia molesti estis et Deo meo? Propter hoc dabit Dóminus ipse vobis signum. Ecce, Virgo concípiet et páriet fílium, et vocábitur nomen ejus Emmánuel. Butýrum et mel cómedet, ut sciat reprobare malum et elígere bonum.

Lettura del Profeta Isaia.
Is 7:10-15.
In quei giorni, il Signore parlò ad Achaz, dicendo: Chiedi per te un segno al Signore tuo Dio, o nella profondità dell'abisso, o nell'alto dei cieli. E rispose Achaz: Non lo chiederò: non tenterò il Signore. E Isaia disse: Ascoltate, dunque, casa di Davide: non vi basta stancare gli uomini, che stancate anche il mio Dio? Per questo, il Signore stesso darà a voi un segno. Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figlio, e sarà chiamato Emmanuele. Panna e miele egli mangerà, fino a che non sappia riprovare il male e scegliere il bene.

GRADUALE
Ps 144:18; 144:21. Prope est Dóminus ómnibus invocántibus eum: ómnibus qui ínvocant eum in veritáte. ℣. Laudem Dómini loquétur os meum: et benedícat omnis caro nomen sanctum ejus.

Ps 144:18; 144:21. Dio è vicino a tutti quelli che lo chiamano, a chiunque lo chiama in verità. ℣. La mia bocca dica la lode del Signore, e ogni carne benedica il suo santo nome.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secundum Lucam.
Luc 1:26-38.
In illo tempore: Missus est Angelus Gábriel a Deo in civitatem Galilaeae, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Joseph, de domo David, et nomen Vírginis María. Et ingréssus Angelus ad eam, dixit: Ave, grátia plena; Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus. Quae cum audísset, turbáta est in sermóne ejus: et cogitábat, qualis esset ista salutátio. Et ait Angelus ei: Ne tímeas, María, invenísti enim grátiam apud Deum: ecce, concípies in útero, et páries fílium, et vocábis nomen ejus Jesum. Hic erit magnus, et Fílius Altíssimi vocábitur, et dabit illi Dóminus Deus sedem David, patris ejus: et regnábit in domo Jacob in aetérnum, et regni ejus non erit finis. Dixit autem María ad Angelum: Quómodo fiet istud, quóniam virum non cognósco? Et respóndens Angelus, dixit ei: Spíritus Sanctus supervéniet in te, et virtus Altíssimi obumbrábit tibi. Ideóque et quod nascétur ex te Sanctum, vocábitur Fílius Dei. Et ecce, Elísabeth, cognáta tua, et ipsa concépit fílium in senectúte sua: et hic mensis sextus est illi, quae vocátur stérilis: quia non erit impossíbile apud Deum omne verbum. Dixit autem María: Ecce ancílla Dómini, fiat mihi secúndum verbum tuum.

Seguito del santo Vangelo secondo Luca.
Luc 1:26-38.
In quel tempo, l'Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una Vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La Vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: Ave, o piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'Angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figliuolo, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figliuolo dell'Altissimo; il Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine. Allora Maria disse all'Angelo: Come è possibile? Non conosco uomo. Le rispose l'Angelo: Lo Spirito Santo scenderà in te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque Santo e chiamato Figliuolo di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figliuolo e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio. Allora Maria disse: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto.

Omelia di Sant'Ambrogio, Vescovo.
Libro 2 su Luca.
Certo, sono occulti i misteri divini, né è facile a nessun uomo, secondo il detto d'un profeta (Is 40), di conoscere il disegno di Dio. Tuttavia dagli altri fatti e istruzioni del Signore Salvatore, possiamo comprendere essere stato per un disegno particolare che venne scelta, per dare al mondo il Signore, una che fosse sposata ad un uomo. Ma perché non divenne madre prima d'essere sposata? Forse affinché non si dicesse che era diventata madre mediante adulterio.
E l'Angelo entrato da lei (Luc 1:28). Riconosci la vergine dagli atti, riconosci la vergine dalla modestia, riconoscila dall'oracolo (annunziatole), riconoscila dal mistero (che si opera in lei). È proprio delle vergini tremare, spaventarsi all'approssimarsi di un uomo, temere ogni discorso di uomo. Imparino le donne ad imitare questo esempio di pudore. Ella vive sola nell'interno della casa, dove nessun uomo può vederla, solo un Angelo la scopre: sola senza compagnia, sola senza testimonio, perché non venisse guasta da alcun profano colloquio, è salutata dall'Angelo.
Dacché non dalla bocca di un uomo, ma di un Angelo doveva essere annunziato il mistero di tanta missione. Quest'oggi per la prima volta s'è udito: Lo Spirito Santo scenderà in te (Luc 1:38). Ed è udito e creduto. Infine: Ecco, ella dice, l'ancella del Signore: mi avvenga secondo quello che hai detto. Ammira l'umiltà, ammira l'abnegazione. Si chiama ancella del Signore, lei che è scelta ad essere sua madre, né s'inorgoglisce a sì inattesa promessa.

OFFERTORIUM
Is 35:4. Confortámini, et jam nolite timére: ecce enim, Deus noster retríbuet judícium: ipse véniet, et salvos nos fáciet.

Is 35:4. Fatevi coraggio, e non abbiate più timore; ecco che il nostro Dio farà giustizia: Egli verrà e ci salverà.

SECRETA
Accépta tibi sint, quaesumus, Dómine, nostra jejúnia: quae et expiándo nos tua grátia dignos effíciant, et ad sempiterna promíssa perdúcant. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, ti siano accetti i nostri digiuni, e, espiando i peccati, ci rendano degni della tua grazia e ci facciano conseguire le promesse eterne. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Is 7:14. Ecce, Virgo concípiet et páriet fílium: et vocábitur nomen ejus Emmánuel.

Is 7:14. Ecco, la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio, che sarà chiamato Emmanuele.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Salutáris tui, Dómine, munere satiáti, súpplices deprecámur: ut, cujus laetámur gustu, renovémur efféctu. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Signore, saziati del tuo salutare dono, ti supplichiamo che il mistero, della cui soavità ci siamo rallegrati, ci rinnovi con la sua efficacia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.