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domenica 3 febbraio 2019

Quarta Domenica dopo l'Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo

Semidoppio.
Paramenti verdi.

Se questa Domenica fosse impedita dalla Settuagesima, né potrà esser recuperata dopo Pentecoste, la si anticipa al sabato con tutti i privilegi propri della Domenica e perciò si dice il Gloria in excelsis, il Credo e il Praefatio de Sanctissima Trinitate.

La Santa Messa della Quarta Domenica dopo l'Epifania si riallaccia anch'essa al Tempo di Natale, pertanto l'Introitus, il Graduale, l'Alleluja, l'Offertorium e il Communio - gli stessi della Domenica precedente -, ci manifestano che Nostro Signore Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo, che opera prodigi, e che bisogna adorarlo. La Santa Chiesa continua, infatti, in questo Tempo dopo l'Epifania, a dichiarare la divinità di Cristo e quindi la sua regalità su tutta la terra.
L'Evangelium è tratto dallo stesso capo del Santo Vangelo della Terza Domenica dopo l'Epifania. È il racconto di un nuovo miracolo. Gesù manifesta la sua divinità comandando ad elementi potenti ed indocili come le acque sconvolte ed i venti scatenati. E l'Evangelista fa risaltare l'importanza del prodigio, opponendo alla «grande agitazione delle onde», «la grande calma che ne segue» (Evangelium). Ma è nella Santa Chiesa che si esercita la divina regalità di Gesù. Così i Santi Padri  della Chiesa hanno visto nei venti, che soffiano in tempesta, un simbolo dei demoni, il cui orgoglio suscita le persecuzioni contro i Santi, e nel mare tumultuoso, le passioni e la malvagità degli uomini, causa delle trasgressioni ai comandamenti e delle lotte fraterne. Nella Santa Chiesa, al contrario, regna la gran legge della carità, perché, se i tre primi precetti del Decalogo ci impongono l'amore di Dio, gli altri sette ci impongono, come conseguenza logica, l'amore del prossimo (Epistola); Dio infatti è nel prossimo perché, mediante la grazia, noi siamo, in certo qual modo, il complemento del corpo di Cristo.
È questo il mistero dell'Epifania. Gesù si rivela Figlio di Dio e tutti quelli che, riconoscendolo tale, lo riconoscono loro Capo, divengono membri del suo corpo mistico. Formando tutti un solo corpo nel Cristo, i cristiani devono anche amarsi reciprocamente.
«Questa barca, dice Sant'Agostino, rappresenta la Chiesa» la quale manifesta attraverso i secoli la divinità di Cristo. È infatti alla protezione del Salvatore che Essa deve «malgrado la sua fragilità» (Oratio, Secreta), se non è inghiottita in mezzo a tanti pericoli che la minacciano (Oratio) quali le persecuzioni, le eresie, gli scismi e l'apostasia. Ma se questa fragilità ci sconforta, dobbiamo ricordare con fede che Cristo, vero Dio, scampa sempre la sua Sposa dalla rovina. E le sofferenze che permette sono tutte ordinate alla nostra purificazione in vista dell'eterna gioia del Cielo. Negli eventi dolorosi e nella prova, inoltre, ricordiamoci quel che ci dice San Giovanni Crisostomo: Gesù sembra che dorma per costringerci a ricorrere a Lui, e salva sempre quelli che lo invocano.

Dal libro dei Morali di San Gregorio Papa.
Libro 4, cap. 30.
Rifocilliamo il corpo con ristori, affinché, estenuato, non venga meno; lo estenuiamo coll'astinenza, affinché, ben nutrito, non ci opprima; ne manteniamo il vigore col moto, affinché, immobilizzato, non perisca; ma subito sostiamo per farlo riposare, onde non soccomba sotto lo stesso suo esercizio; lo copriamo con vesti, affinché il freddo non lo uccida; e gettiam via le vesti già cercate, affinché il caldo non lo consumi. Provvedendo dunque a tante diverse necessità, che cosa facciamo noi se non vivere alla dipendenza della sua corruzione, e sostenere, con una moltitudine di cure, questo corpo che accasciano l'inquietudine, l'infermità e il cambiamento?
Onde con ragione Paolo dice: La creatura è stata assoggettata alla vanità non per volontà sua, ma di colui che ve l'assoggettò, colla speranza che anch'essa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per aver parte alla gloriosa libertà dei figli di Dio (Rom 8:20). La creatura dunque è soggetta alla vanità contro il suo volere perché l'uomo, che rinunziò volontariamente allo stato di immortalità che gli era connaturale, assoggettato giustamente al peso della mortalità, è costretto, sebbene contro voglia, a dipendere dalla sua mutabilità e corruzione. Ma questa creatura allora sarà affrancata dalla schiavitù della corruzione, quando, risorgendo incorrotta, sarà sollevata alla gloria dei figli di Dio.
Quaggiù dunque gli eletti sono incatenati nella sofferenza, perché sono ancora oppressi da questo penoso stato di corruzione: ma quando saremo spogliati di questa carne corruttibile, saremo liberati da questi molesti legami, che ora ci tengono schiavi. Noi già desideriamo di comparire alla presenza di Dio, ma ancora ne siamo impediti dall'ostacolo di questo corpo mortale. Con ragione pertanto possiamo dirci incatenati, perché noi non abbiamo ancora presso Dio il libero accesso che desideriamo. Onde rettamente Paolo, desiderando i beni eterni, ma carico ancora del fardello della mortalità e incatenato, esclama: Bramo d'essere sciolto, ed essere con Cristo (Philipp 1:23). Ora, non cercherebbe d'essere sciolto, se certamente non si vedesse legato.




INTROITUS
Ps 96:7-8. Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Judae. Ps 96:1. Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Judae.

Ps 96:7-8. Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda. Ps 96:1. Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda.

Gloria (non si dice quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)

ORATIO
Orémus.
Deus, qui nos in tantis perículis constitútos, pro humána scis fragilitáte non posse subsístere: da nobis salútem mentis et córporis; ut ea, quae pro peccátis nostris pátimur, te adjuvánte vincámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che sai come noi, per l'umana fragilità, non possiamo sussistere fra tanti pericoli, concedici la salute dell'anima e del corpo, affinché, col tuo aiuto, superiamo quanto ci tocca patire per i nostri peccati. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

La Santa Chiesa legge in questo giorno, come Epistola, un passo di San Paolo ai Romani, ove l'Apostolo dice che Gesù è venuto a salvare tutti gli uomini. Tutti sono dunque chiamati ad entrare nel suo regno e far parte del suo corpo mistico. Perciò si devono amare in Gesù. L'Apostolo dimostra che questa prescrizione della legge evangelica, non differisce da quella della legge mosaica che già si compendiava nell'amore di Dio e del prossimo. È il modo migliore di assicurarsi, alla fine dei tempi, un giudizio pieno di misericordia.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Romános.
Rom 13:8-10.
Fratres: Némini quidquam debeátis, nisi ut ínvicem diligátis: qui enim díligit próximum, legem implévit. Nam: Non adulterábis: Non occídes: Non furáberis: Non falsum testimónium dices: Non concupísces: et si quod est áliud mandátum, in hoc verbo instaurátur: Díliges próximum tuum sicut teípsum. Diléctio próximi malum non operátur. Plenitúdo ergo legis est diléctio.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Romani.
Rom 13:8-10.
Fratelli, non abbiate con alcuno altro debito che quello dell'amore reciproco: poiché chi ama il prossimo ha adempiuta la legge. Infatti: non commettere adulterio, non ammazzare, non rubare, non dire falsa testimonianza, non desiderare, e qualunque altro comandamento, si riassume in questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. L'amore del prossimo non fa alcun male. Dunque l'amore è il compimento della legge.

GRADUALE
Ps 101:16-17. Timébunt gentes nomen tuum, Dómine, et omnes reges terrae glóriam tuam. . Quóniam aedificávit Dóminus Sion, et vidébitur in majestáte sua.

Ps 101:16-17. Le genti temeranno il tuo nome, o Signore: tutti i re della terra la tua gloria. . Poiché il Signore ha edificato Sion: e si è mostrato nella sua potenza.

ALLELUJA (si dice anche quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)
Allelúja, allelúja. Ps 96:1. . Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 96:1. . Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. Alleluia.

«Ché Gesù sgridi le creature o pure dia loro degli ordini, dice San Girolamo, tutti sentono il suo impero e lo riconoscono come loro Creatore, perché le stesse creature insensibili risentono gli effetti della maestà del Creatore» (III Notturno del Mattutino). Comandare ai flutti è nella Sacra Scrittura considerato come proprio della potenza divina: «qui mitigas fluctus ejus», perché l'uomo è impotente dinanzi alle onde agitate e ai venti tempestosi. «Ora, egli dormiva, dice San Girolamo, e i discepoli si avvicinano a lui, lo svegliano dicendo: o Signore, salvaci. Noi vediamo nella storia di Giona, una figura di questo prodigio, quando in mezzo al pericolo e allo spavento generale, egli dorme tranquillamente, e lo risvegliano; e con la potenza e con il misterioso segreto della sua passione libera quelli che lo risvegliano» (III Notturno del Mattutino). Uscito dal sonno della morte, Gesù libera allo stesso modo tutti gli uomini che ricorrono a Lui.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 8:23-27.
In illo témpore: Ascendénte Jesu in navículam, secúti sunt eum discípuli ejus: et ecce, motus magnus factus est in mari, ita ut navícula operirétur flúctibus, ipse vero dormiébat. Et accessérunt ad eum discípuli ejus, et suscitavérunt eum, dicéntes: Dómine, salva nos, perímus. Et dicit eis Jesus: Quid tímidi estis, módicae fídei? Tunc surgens, imperávit ventis et mari, et facta est tranquíllitas magna. Porro hómines miráti sunt, dicéntes: Qualis est hic, quia venti et mare oboediunt ei?

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 8:23-27.
In quel tempo, Gesù montò in barca, seguito dai suoi discepoli; ed ecco che una grande tempesta si levò sul mare, tanto che la barca era quasi sommersa dai flutti. Gesù intanto dormiva. Gli si accostarono i suoi discepoli e lo svegliarono, dicendogli: Signore, salvaci, siamo perduti. E Gesù rispose: Perché temete, o uomini di poca fede? Allora, alzatosi, comandò ai venti e al mare, e si fece gran bonaccia. Onde gli uomini ne furono ammirati e dicevano: Chi è costui al quale obbediscono i venti e il mare?

Omelia di San Girolamo, Prete.
Libro 1 Commento al cap. 8 di Matteo.
Gesù fece il quinto miracolo, quando, montato nella barca a Cafarnao, comandò ai venti e al mare. Il sesto, quando nella regione dei Geraseni, diede potere ai demoni sui porci. Il settimo, quando, entrando nella sua città, guarì il secondo paralitico nel letto. Infatti, il primo paralitico guarito è il servo del centurione.
Ma egli dormiva: allora i discepoli gli si accostarono, e lo svegliarono, dicendo: Signore, salvaci (Matt 8:24). Leggiamo una figura di questo prodigio in Giona, quando, in mezzo al pericolo di tutti, egli dorme tranquillamente ed è svegliato: e colla potenza e col misterioso segreto della sua passione libera quelli che lo svegliano. Allora alzatosi, comandò ai venti e al mare (Matt 8:26). Da ciò comprendiamo che tutte le creature riconoscono il loro Creatore. Perché o le riprenda o comandi loro, esse sentono il suo comando: non già perché condividiamo l'errore degli eretici, che credono tutti gli esseri animati, ma perché le creature, insensibili per noi, sono sensibili alla maestà del Creatore.
Onde gli uomini ne restarono ammirati, e dicevano: Chi è mai costui, al quale ubbidiscono i venti e il mare? (Matt 8:27). Non i discepoli, ma i marinai e gli altri che erano nella barca si meravigliavano. Che se qualcuno volesse contestare e pretendere che quelli che si meravigliavano erano i discepoli, noi risponderemo, che giustamente sono chiamati qui “uomini” quelli che ancora non conoscevano la potenza del Salvatore.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 117:16; 117:17. Déxtera Dómini fecit virtutem, déxtera Dómini exaltávit me: non móriar, sed vivam, et narrábo ópera Dómini.

Ps 117:16; 117:17. La destra del Signore ha fatto prodigi, la destra del Signore mi ha esaltato: non morirò, ma vivrò e narrerò le opere del Signore.

SECRETA
Concéde, quaesumus, omnípotens Deus: ut hujus sacrifícii munus oblátum, fragilitátem nostram ab omni malo purget semper et múniat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Dio onnipotente, concedici, Te ne preghiamo, che questa offerta, a Te presentata, difenda e purifichi sempre da ogni male la nostra fragilità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE SANCTISSIMA TRINITATE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónae, sed in uníus Trinitáte substántiae. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne verae sempiternaeque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur aequálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre cotídie, una voce dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigenito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Così che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

Nei giorni feriali in cui si riprende tale Santa Messa, si dice:

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 4:22. Mirabántur omnes de his, quae procedébant de ore Dei.

Luc 4:22. Si meravigliavano tutti delle parole che uscivano dalla bocca di Dio.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Múnera tua nos, Deus, a delectatiónibus terrenis expédiant: et coeléstibus semper instáurent aliméntis. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
I tuoi doni, o Dio, ci distolgano dai diletti terreni e ci ristorino sempre coi celesti alimenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

domenica 27 gennaio 2019

Terza Domenica dopo l'Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo

Semidoppio.
Paramenti verdi.

Se questa Domenica fosse impedita dalla Settuagesima, né potrà esser recuperata dopo Pentecoste, la si anticipa al sabato con tutti i privilegi propri della Domenica e perciò si dice il Gloria in excelsis, il Credo e il Praefatio de Sanctissima Trinitate.

La Santa Messa della Terza Domenica dopo l'Epifania si riallaccia al Tempo di Natale, pertanto l'Introitus, il Graduale, l'Alleluja, l'Offertorium e il Communio ci manifestano che Nostro Signore Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo, che opera prodigi, e che bisogna adorarlo. La Santa Chiesa continua, infatti, in questo Tempo dopo l'Epifania, a dichiarare la divinità di Cristo e quindi la sua regalità su tutti gli uomini. È il Re dei Giudei, è il Re dei Gentili. Così la Santa Chiesa sceglie in San Matteo una pericope evangelica nella quale Gesù opera un doppio miracolo per provare agli uni e agli altri d'essere veramente il Figlio di Dio. Il primo miracolo è per un lebbroso, il secondo per un centurione. Il lebbroso appartiene al popolo di Dio, e deve sottostare alla legge di Mosè. Il centurione, invece, non è della razza d'Israele, a testimonianza del Salvatore. Una parola di Gesù purifica il lebbroso, e la sua guarigione sarà constatata ufficialmente dal Sacerdote, perché sia loro testimonianza della divinità di Gesù (Evangelium). Quanto al centurione - ufficiale che comandava cento soldati della legione romana -, questi attesta con le sue parole umili e confidenti che la Santa Chiesa mette ogni giorno sulle nostre labbra alla Santa Messa, che Cristo è Dio. Lo dichiara anche con la sua argomentazione tratta dalla carica che egli ricopre: Gesù non ha che da dare un ordine, perché la malattia gli obbedisca. E la sua fede ottiene il grande miracolo che implora. Tutti i popoli prenderanno dunque parte al banchetto celeste nel quale la divinità sarà il cibo delle loro anime. E come nella sala di un festino tutto è luce e calore, le pene dell'inferno, castigo a quelli che avranno negato la divinità di Cristo, sono figurate con il freddo e la notte che regnano al di fuori, da queste «tenebre esteriori» che sono in contrasto con lo splendore della sala delle nozze. Alla fine del discorso sulla montagna «che riempì gli uomini d'ammirazione» (Matt 7:28), San Matteo pone i due miracoli dei quali ci parla l'Evangelium. Essi stanno dunque a confermare che veramente «dalla bocca di un Dio viene questa dottrina che aveva già suscitato l'ammirazione» nella Sinagoga di Nazaret (Communio).
Facciamo atti di fede nella divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, e, per entrare nel suo regno, accumuliamo, con la nostra carità, sul capo di quelli che ci odiano dei carboni di fuoco (Epistola), cioè sentimenti di confusione che loro verranno dalla nostra magnanimità, che non daranno ad essi riposo finché non avranno espiato i loro torti. Così realizzeremo in noi il mistero dell'Epifania che è il mistero della regalità di Nostro Signore Gesù Cristo su tutti gli uomini. Uniti nella fede in Cristo, devono quindi tutti amarsi come fratelli. «La grazia della fede in Gesù opera la carità» dice Sant'Agostino (II Notturno del Mattutino).

Dall'Esposizione di Sant'Agostino Vescovo sull'Epistola ai Galati.
Prefazione, tomo 4.
La causa, per cui l'Apostolo scrive ai Galati, è questa: far comprendere che effetto della grazia di Dio è che non siano più sotto il giogo della legge. Infatti, quando fu loro annunziata la grazia del Vangelo, non mancarono certuni provenienti dalla circoncisione (giudaismo), i quali, sebbene Cristiani di nome ma che non apprezzavano ancora pienamente il beneficio della grazia, volevano rimanere ancora soggetti alle prescrizioni onerose della legge, che il Signore Dio aveva imposto non a dei servi della giustizia, ma a degli schiavi del peccato, dando cioè una legge giusta ad uomini ingiusti, non per purificarli dei loro peccati, ma per farli loro conoscere. Ebbene solo la grazia della fede, che opera mediante la carità, cancella i peccati.
Sebbene i Galati fossero già stabiliti sotto il giogo di questa grazia, quelli volevano ricondurli sotto il giogo della legge, affermando che nulla sarebbe loro giovato il Vangelo, se non venivano circoncisi, e se non adottavano le altre osservanze esteriori del rito giudaico. E quindi avevano cominciato a ritenere sospetto l'Apostolo Paolo, che aveva loro predicato il Vangelo, come uno che non seguiva la stessa regola degli altri Apostoli, che obbligavano i Gentili a praticare i riti giudaici.
Di simile questione si tratta pure nell'Epistola ai Romani; tuttavia pare che ci sia una qualche diversità, perché in quella scioglie le contestazioni e compone le dissensioni sorte fra i Cristiani venuti dal Giudaismo e quelli che erano venuti dal Gentilesimo: pretendendo i primi che il Vangelo era stato loro annunziato in ricompensa dei meriti delle opere che avevano fatto sotto la legge, e che agli incirconcisi, non meritando questa ricompensa, non si doveva dare; mentre questi pretendevano d'esser preferiti ai Giudei siccome uccisori del Signore. Ma in questa lettera scrive a quelli che erano già stati turbati dall'autorità dei Giudaizzanti, che li spingevano alle osservanze legali.




INTROITUS
Ps 96:7-8. Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Judae. Ps 96:1. Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Judae.

Ps 96:7-8. Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda. Ps 96:1. Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda.

Gloria (non si dice quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)

ORATIO
Orémus.
Omnípotens sempitérne Deus, infirmitatem nostram propítius réspice: atque, ad protegéndum nos, déxteram tuae majestátis exténde. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Onnipotente e sempiterno Iddio, volgi pietoso lo sguardo alla nostra debolezza, e a nostra protezione stendi il braccio della tua potenza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

L'Epistola ai Romani, che la Santa Chiesa in questo periodo liturgico legge nella Santa Messa, è consacrata a mostrare che Giudei e Gentili sono chiamati a far parte del regno di Cristo e ad essere gli uni e gli altri, membri del corpo mistico di cui Cristo è il Capo. Tutti, essendo oggetto della misericordia divina, e un sol corpo in Gesù Cristo, devono amarsi come fratelli e lasciare a Dio il pensiero di vendicare il male che loro vien fatto; perché dopo la misericordia di Gesù, verrà la giustizia ed allora Gesù renderà a ciascuno secondo le proprie opere.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Romános.
Rom 12:16-21.
Fratres: Nolíte esse prudéntes apud vosmetípsos: nulli malum pro malo reddéntes: providéntes bona non tantum coram Deo, sed étiam coram ómnibus homínibus. Si fíeri potest, quod ex vobis est, cum ómnibus homínibus pacem habéntes: Non vosmetípsos defendéntes, caríssimi, sed date locum irae. Scriptum est enim: Mihi vindícta: ego retríbuam, dicit Dóminus. Sed si esuríerit inimícus tuus, ciba illum: si sitit, potum da illi: hoc enim fáciens, carbónes ignis cóngeres super caput ejus. Noli vinci a malo, sed vince in bono malum.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Romani.
Rom 12:16-21.
Fratelli, non vogliate essere sapienti ai vostri occhi: non rendete male per male: abbiate cura di fare bene non solo agli occhi di Dio, ma anche davanti agli uomini. Se è possibile, per quanto sta da voi, siate in pace con tutti: non difendete voi stessi, carissimi, ma date luogo all'ira. Sta scritto infatti: Mia è la vendetta: io farò ragione, dice il Signore. Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare, se ha sete, dagli da bere: poiché, così facendo, radunerai carboni ardenti sopra la sua testa. Non voler esser vinto dal male, ma vinci il male col bene.

GRADUALE
Ps 101:16-17. Timébunt gentes nomen tuum, Dómine, et omnes reges terrae glóriam tuam. ℣. Quóniam aedificávit Dóminus Sion, et vidébitur in majestáte sua.

Ps 101:16-17. Le genti temeranno il tuo nome, o Signore: tutti i re della terra la tua gloria. ℣. Poiché il Signore ha edificato Sion: e si è mostrato nella sua potenza.

ALLELUJA (si dice anche quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)
Allelúja, allelúja. Ps 96:1. ℣. Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 96:1. ℣. Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. Alleluia.

Dopo il sermone della montagna, il Signore guarì il lebbroso. San Girolamo rileva che «bene a proposito, dopo la predicazione e l'istruzione, si presenti l'occasione di un prodigio, affinché per la forza del miracolo sia confermata «presso gli uditori» la parola che avevano ascoltato. Il Signore stende la mano sull'infermo (cfr. Offertorium) e subito la lebbra scompare. Gesù dice: lo voglio (Volo) e comanda: sii guarito (mundare)».
I due miracoli di Nostro Signore Gesù Cristo, di cui parla l'Evangelium, provano la sua divinità e fanno vedere quello che Egli ha fatto per i Giudei e per i Gentili, essendo egli venuto a guarirli dalla lebbra e dalla paralisi del peccato. Beati quelli che avranno creduto in Gesù, e saranno stati guariti da Lui. Gli altri saranno espulsi dal suo regno, quando questo Re sovrano ritornerà alla fine dei secoli per castigare i cattivi e compensare i buoni.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 8:1-13.
In illo témpore: Cum descendísset Jesus de monte, secútae sunt eum turbae multae: et ecce, leprósus véniens adorábat eum, dicens: Dómine, si vis, potes me mundáre. Et exténdens Jesus manum, tétigit eum, dicens: Volo. Mundáre. Et conféstim mundáta est lepra ejus. Et ait illi Jesus: Vide, némini díxeris: sed vade, osténde te sacerdóti, et offer munus, quod praecépit Móyses, in testimónium illis. Cum autem introísset Caphárnaum, accéssit ad eum centúrio, rogans eum et dicens: Dómine, puer meus jacet in domo paralýticus, et male torquetur. Et ait illi Jesus: Ego véniam, et curábo eum. Et respóndens centúrio, ait: Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur puer meus. Nam et ego homo sum sub potestáte constitútus, habens sub me mílites, et dico huic: Vade, et vadit; et alii: Veni, et venit; et servo meo: Fac hoc, et facit. Audiens autem Jesus, mirátus est, et sequéntibus se dixit: Amen, dico vobis, non inveni tantam fidem in Israël. Dico autem vobis, quod multi ab Oriénte et Occidénte vénient, et recúmbent cum Abraham et Isaac et Jacob in regno coelórum: fílii autem regni ejiciéntur in ténebras exterióres: ibi erit fletus et stridor déntium. Et dixit Jesus centurióni: Vade et, sicut credidísti, fiat tibi. Et sanátus est puer in illa hora.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 8:1-13.
In quel tempo, essendo Gesù disceso dal monte, lo seguirono molte turbe: ed ecco un lebbroso che, accostatosi, lo adorava, dicendo: Signore, se vuoi, puoi mondarmi. Gesù, stesa la mano, lo toccò, dicendo: Lo voglio. Sii Mondato. E tosto la sua lebbra fu guarita. E Gesù gli disse: Guarda di non dirlo ad alcuno: ma va', mostrati al sacerdote, e offri quanto prescritto da Mosè, onde serva a loro di testimonianza. Entrato poi in Cafarnao, andò a trovarlo un centurione, raccomandandosi e dicendo: Signore, il mio servo giace in casa, paralitico, ed è malamente tormentato. E Gesù gli rispose: Verrò, e lo guarirò. E il centurione disse: Signore, non son degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' solo una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, sebbene soggetto ad altri, ho sotto di me dei soldati, e dico a uno: Va', ed egli va; e all'altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servo: Fai questo, ed egli lo fa. Gesù, udite queste parole, ne restò ammirato, e a coloro che lo seguivano, disse: Non ho trovato fede così grande in Israele. Vi dico perciò che molti verranno da Oriente e da Occidente e siederanno con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, ma i figli del regno saranno gettati nelle tenebre esteriori: ove sarà pianto e stridore di denti. Allora Gesù disse al centurione: Va', e ti sia fatto come hai creduto. E in quel momento il servo fu guarito.

Omelia di San Girolamo, Prete.
Libro 1 Commento al cap. 8 di Matteo.
Discendendo il Signore dal monte, gli si fanno incontro le turbe, perché non avevano potuto salire in alto. E per primo gli si fa innanzi un lebbroso: infatti, a motivo della lebbra, non aveva potuto ancora udire sul monte il gran discorso del Salvatore. Ed è da notare, che egli è il primo guarito in particolare; in secondo luogo, il servo del centurione; in terzo luogo, la suocera di Pietro colpita da febbre in Cafarnao; in quarto luogo, gli indemoniati che gli furono presentati e dai quali con una parola scacciò gli spiriti, circostanza in cui guarì ancora tutti gli altri malati.
Quand'ecco un lebbroso si accosta e gli si prostra innanzi dicendo (Matt 8:2). Rettamente dopo la predicazione e l'istruzione si offre l'occasione di un miracolo, affinché per l'autorità del miracolo sia confermato presso gli uditori il discorso tenuto dianzi. Signore, se vuoi, puoi mondarmi (Matt 8:2). Chi prega di volere, non dubita del potere. E Gesù, stesa la mano, lo toccò dicendo: Lo voglio, sii mondato (Matt 8:3). Nello stendere il Signore la mano, subito andò via la lebbra. E allo stesso tempo osserva, che risposta umile e senza iattanza. Quello aveva detto: Se vuoi; il Signore risponde: Lo voglio. Quello aveva premesso: Puoi mondarmi; il Signore soggiunge e dice: Sii mondato. Non dunque, come credono molti Latini, si deve congiungere e leggere: Voglio che sii mondato; ma separatamente, così che dica prima: Lo voglio; poi ordini: Sii mondato.
E Gesù gli disse: Guardati dal dirlo ad alcuno (Matt 8:4). E in verità, che necessità c'era di ostentare colla parola ciò che mostrava col corpo medesimo? Ma va' e mostrati al sacerdote (Ibi). Per più ragioni lo manda dal sacerdote: primo, per umiltà, per mostrare che egli rendeva deferente onore ai sacerdoti. Difatti la legge prescriveva, che quelli che erano stati mondati dalla lebbra, facessero offerta ai sacerdoti. Poi, affinché, vedendo il lebbroso mondato, essi o credessero al Salvatore o non ci credessero: se credessero, si salvassero; se non ci credessero, fossero inescusabili. E anche perché, come l'accusavano spessissimo, non sembrasse che violasse la legge.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 117:16; 117:17. Déxtera Dómini fecit virtutem, déxtera Dómini exaltávit me: non móriar, sed vivam, et narrábo ópera Dómini.

Ps 117:16; 117:17. La destra del Signore ha fatto prodigi, la destra del Signore mi ha esaltato: non morirò, ma vivrò e narrerò le opere del Signore.

SECRETA
Haec hóstia, Dómine, quaesumus, emúndet nostra delícta: et, ad sacrifícium celebrándum, subditórum tibi córpora mentésque sanctíficet. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Quest'ostia, o Signore, Te ne preghiamo, ci mondi dai nostri delitti e, santificando i corpi e le anime dei tuoi servi, li disponga alla celebrazione del sacrificio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE SANCTISSIMA TRINITATE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónae, sed in uníus Trinitáte substántiae. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne verae sempiternaeque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur aequálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre cotídie, una voce dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigenito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Così che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

Nei giorni feriali in cui si riprende tale Santa Messa, si dice:

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 4:22. Mirabántur omnes de his, quae procedébant de ore Dei.

Luc 4:22. Si meravigliavano tutti delle parole che uscivano dalla bocca di Dio.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Quos tantis, Dómine, largíris uti mystériis: quaesumus; ut efféctibus nos eórum veráciter aptáre dignéris. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Signore, che ci concedi di partecipare a tanto mistero, degnati, Te ne preghiamo, di renderci atti a riceverne realmente gli effetti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

domenica 20 gennaio 2019

Seconda Domenica dopo l'Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo

Semidoppio.
Paramenti verdi.

Se questa Domenica fosse impedita dalla Settuagesima, né potrà esser recuperata dopo Pentecoste, la si anticipa al sabato con tutti i privilegi propri della Domenica e perciò si dice il Gloria in excelsis, il Credo e il Praefatio de Sanctissima Trinitate.

Fedele alla promessa che aveva fatta ad Abramo ed ai suoi discendenti, Dio inviò il Figlio suo per salvare il suo popolo. E nella sua misericordia, Egli volle anche riscattare tutti i pagani. Nostro Signore Gesù Cristo è il Re che tutta la terra deve adorare e celebrare come suo Redentore (Introitus, Graduale). Morendo sulla croce Nostro Signore Gesù Cristo è diventato il nostro Re, e col Santo Sacrifizio della Santa Messa - rinnovazione, però in maniera incruenta, e ricordo dello stesso sacrifizio del Calvario - applica alle nostre anime i meriti della sua redenzione ed esercita quindi la sua regalità su di noi.
A considerazione di ciò, la Santa Chiesa Romana, quale Maestra saggia, celebra oggi la terza Epifania del Signore, cioè le Nozze di Cana, in cui il Verbo incarnato si manifesta quale supremo Dominatore di tutte le cose create. Così col miracolo delle Nozze di Cana - simbolo dell'Eucaristia - Nostro Signore Gesù Cristo manifesta per la prima volta in modo aperto ai suoi Apostoli la sua divinità, cioè il suo carattere divino e regale, ed è allora che «i suoi discepoli credono in Lui».
La trasformazione dell'acqua in vino è figura del mistero della transustanziazione eucaristica, che San Tommaso d'Aquino chiama il più grande di tutti i miracoli, e in virtù del quale il vino Eucaristico diviene il Sangue dell'Alleanza di Pace (Oratio) che Dio ha stabilito con la sua Chiesa (cfr. parole della Consacrazione). E poiché il Re divino vuole sposare le nostre anime, è con l'Eucaristia che si celebra questo sposalizio mistico, poiché essa aumenta la fede e l'amore che ci fanno membri viventi del Signore Gesù Cristo nostro Capo: «L'unità del corpo mistico, dice sempre San Tommaso d'Aquino, è prodotta dal vero corpo ricevuto sacramentalmente». Le Nozze di Cana raffigurano anche l'unione del Verbo con la Chiesa sua sposa. «Invitato alle nozze - dice Sant'Agostino - Gesù vi andò per confermare la castità coniugale e per mostrare che egli è l'autore del Sacramento del Matrimonio e per rivelarci il significato simbolico di queste nozze, cioè l'unione del Cristo con la sua Chiesa. In tal modo anche quelle anime che hanno votato a Dio la loro verginità, non sono senza nozze, partecipando esse con tutta la Chiesa a quelle nozze in cui lo Sposo è Cristo».

Sermone di San Giovanni Crisostomo.
Prefazione alle Epistole del Beato Paolo Apostolo.
Mentre assiduamente ascolto la lettura delle Epistole del Beato Paolo, lettura che si fa sovente due, tre e quattro volte ogni settimana, ogni volta che celebriamo le memorie dei Santi Martiri, esulto per la contentezza, godendo di questa tromba spirituale, e mi sento eccitato e infiammato d'ardore nel riconoscere una voce a me sì cara, e mi sembra quasi di vederlo presente e di sentirlo parlare. Ma d'altra parte mi rincresce e mal sopporto che non tutti conoscano quest'uomo come si conviene: anzi molti lo ignorano talmente da non conoscere esattamente neppure il numero delle sue Epistole. Ora ciò proviene non da incapacità, ma dal non voler avere assiduamente tra le mani gli scritti di questo sant'uomo.
Giacché quel che noi sappiamo, se qualche cosa sappiamo, non lo sappiamo per la bontà e l'acume dell'ingegno, ma perché, affezionati grandemente a quest'uomo, non ne tralasciamo mai la lettura: coloro infatti che amano, conoscono più di tutti gli altri le opere di quelli che amano, perché se ne occupano con sollecitudine. Cosa questa che ci mostra lo stesso beato, dicendo ai Filippesi: È giusto che io pensi così di tutti voi, perché sia nelle mie catene, sia nella difesa e confermazione del Vangelo vi porto nel mio cuore (Philipp 1:7).
Ond'è che se anche voi vorrete attendere con diligenza a questa lettura, non vi rimarrà da cercare nient'altro. Vera è la parola di Cristo che dice: Cercate e troverete, picchiate e vi sarà aperto (Matt 7:7). Ma poiché molti di quelli che si radunano qui con noi hanno il dovere di educare i figli, e di curare la moglie, e di provvedere alla famiglia, e perciò non possono dedicarsi completamente a questa occupazione: eccitatevi almeno da voi stessi a profittare di ciò che altri hanno raccolto, mettendo altrettanto studio nell'ascoltare ciò che si dice, quanto ne impiegate nell'accumulare denari. E sebbene sia troppo poco domandare a voi simile studio, tuttavia è desiderabile che ci accordiate almeno questo.




INTROITUS
Ps 65:4. Omnis terra adóret te, Deus, et psallat tibi: psalmum dicat nómini tuo, Altíssime. Ps 65:1-2. Jubiláte Deo, omnis terra, psalmum dícite nómini ejus: date glóriam laudi ejus. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Omnis terra adóret te, Deus, et psallat tibi: psalmum dicat nómini tuo, Altíssime.

Ps 65:4. Tutta la terra Ti adori, o Dio, e inneggi a Te: canti salmi al tuo nome, o Altissimo. Ps 65:1-2. Alza a Dio voci di giubilo, o terra tutta: canta salmi al suo nome e gloria alla sua lode. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Tutta la terra Ti adori, o Dio, e inneggi a Te: canti salmi al tuo nome, o Altissimo.

Gloria (non si dice quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)

ORATIO
Orémus.
Omnípotens sempitérne Deus, qui coeléstia simul et terréna moderáris: supplicatiónes pópuli tui cleménter exáudi; et pacem tuam nostris concéde tempóribus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio onnipotente ed eterno, che governi cielo e terra, esaudisci clemente le preghiere del tuo popolo e concedi ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

La Santa Chiesa, in questo periodo dell'anno liturgico, legge nella Santa Messa l'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Romani. Il Dottore delle Genti ivi dichiara che è stato scelto da Dio per annunziare ai Gentili che Nostro Signore Gesù Cristo è venuto per riscattarli. Tutti quindi devono, come membri del corpo mistico, di cui Cristo è il capo, avere i medesimi sentimenti di carità e umiltà che ebbe Lui.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Romános.
Rom 12:6-16.
Fratres: Habéntes donatiónes secúndum grátiam, quae data est nobis, differéntes: sive prophétiam secúndum ratiónem fídei, sive ministérium in ministrándo, sive qui docet in doctrína, qui exhortátur in exhortándo, qui tríbuit in simplicitáte, qui praeest in sollicitúdine, qui miserétur in hilaritáte. Diléctio sine simulatióne. Odiéntes malum, adhaeréntes bono: Caritáte fraternitátis ínvicem diligéntes: Honóre ínvicem praeveniéntes: Sollicitúdine non pigri: Spíritu fervéntes: Dómino serviéntes: Spe gaudéntes: In tribulatióne patiéntes: Oratióni instántes: Necessitátibus sanctórum communicántes: Hospitalitátem sectántes. Benedícite persequéntibus vos: benedícite, et nolíte maledícere. Gaudére cum gaudéntibus, flere cum fléntibus: Idípsum ínvicem sentiéntes: Non alta sapiéntes, sed humílibus consentiéntes.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Romani.
Rom 12:6-16.
Fratelli, abbiamo doni diversi a seconda della grazia a noi data: chi ha la profezia, se ne serva secondo le norme della fede; chi il ministero, eserciti il ministero; chi ha il dono di insegnare insegni; chi di esortare esorti; chi dà del suo lo faccia con semplicità; chi sta al comando governi con sollecitudine; chi fa opera di misericordia lo faccia con gioia. L'amore sia senza simulazione. Aborrite il male, attenetevi al bene; vogliatevi bene gli uni gli altri con amore fraterno. Prevenitevi a vicenda nel rendervi onore; non siate pigri nello zelo; siate ferventi nello spirito; servite il Signore; siate lieti nella speranza; pazienti nella tribolazione; perseveranti nella preghiera. Provvedete alle necessità dei santi, siate propugnatori di ospitalità. Benedite i vostri persecutori: benedite e non maledite. Godete con chi è nella gioia, piangete con chi piange. Abbiate tra voi gli stessi sentimenti. Non aspirate a cose alte, ma accontentatevi delle umili.

GRADUALE
Ps 106:20-21. Misit Dóminus verbum suum, et sanávit eos: et erípuit eos de intéritu eórum. ℣. Confiteántur Dómino misericórdiae ejus: et mirabília ejus fíliis hóminum.

Ps 106:20-21. Il Signore mandò la sua parola e li risanò: li salvò dalla distruzione. ℣. Diano lode al Signore le sue misericordie e le sue meraviglie in favore degli uomini.

ALLELUJA (si dice anche quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)
Allelúja, allelúja. Ps 148:2. ℣. Laudáte Dóminum, omnes Angeli ejus: laudáte eum, omnes virtútes ejus. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 148:2. ℣. Lodate il Signore, voi tutti suoi Angeli: lodatelo, voi tutte milizie sue. Alleluia.

«In Gesù Cristo - dice Sant'Agostino - dobbiamo considerare due nascite: una in quanto è generato dal Padre, e l'altra in quanto nasce da una madre. La prima è tutta divina; con la seconda si umilia fino a prendere la nostra natura e i nostri dolori. E perciò quanto vi ha nelle sue azioni di elevato al disopra della natura, dell'età e dell'ordine comune, non si deve attribuire alle forze proprie dell'umanità, ma alla potenza divina. E se sua madre lo prega, in questa occasione, a venire in aiuto ai loro ospiti, si è perché sapeva di non domandargli un favore ordinario, ma un favore che solo Dio può rendere, cioè un miracolo» (III Notturno della Domenica infra l'Ottava dell'Epifania). Questo miracolo manifesta la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo: e mostra inoltre come Maria Santissima sia potente quale Madre di Dio.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Joánnem.
Joann 2:1-11.
In illo témpore: Núptiae factae sunt in Cana Galilaeae: et erat Mater Jesu ibi. Vocátus est autem et Jesus, et discípuli ejus ad núptias. Et deficiénte vino, dicit Mater Jesu ad eum: Vinum non habent. Et dicit ei Jesus: Quid mihi et tibi est, mulier? nondum venit hora mea. Dicit Mater ejus minístris: Quodcúmque díxerit vobis, fácite. Erant autem ibi lapídeae hýdriae sex pósitae secúndum purificatiónem Judaeórum, capiéntes síngulae metrétas binas vel ternas. Dicit eis Jesus: Implete hýdrias aqua. Et implevérunt eas usque ad summum. Et dicit eis Jesus: Hauríte nunc, et ferte architriclíno. Et tulérunt. Ut autem gustávit architriclínus aquam vinum fáctam, et non sciébat unde esset, minístri autem sciébant, qui háuserant aquam: vocat sponsum architriclínus, et dicit ei: Omnis homo primum bonum vinum ponit: et cum inebriáti fúerint, tunc id, quod detérius est. Tu autem servásti bonum vinum usque adhuc. Hoc fecit inítium signórum Jesus in Cana Galilaeae: et manifestávit glóriam suam, et credidérunt in eum discípuli ejus.

Seguito del santo Vangelo secondo Giovanni.
Joann 2:1-11.
In quel tempo, vi furono delle nozze in Cana di Galilea, e lì vi era la Madre di Gesù. E alle nozze fu invitato anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la Madre di Gesù disse a Lui: Non hanno più vino. E Gesù rispose: Che ha a che fare con me e con te, o donna? La mia ora non è ancora venuta. Disse sua Madre ai domestici: Fate tutto quello che vi dirà. Orbene, vi erano lì sei pile di pietra, preparate per la purificazione dei Giudei, ciascuna contenente due o tre metrete. Gesù disse loro: Empite d'acqua le pile. E le empirono fino all'orlo. Gesù disse: Adesso attingete e portate al maestro di tavola. E portarono. E, non appena ebbe assaggiato l'acqua mutata in vino, il maestro di tavola, che non sapeva donde l'avessero attinta, ma i domestici lo sapevano, chiamato lo sposo, gli disse: Tutti servono da principio il vino migliore, e danno il meno buono quando sono brilli, ma tu hai conservato il vino migliore fino ad ora. Così Gesù, in Cana di Galilea dette inizio ai miracoli, e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui.

Omelia di Sant'Agostino, Vescovo.
Trattato 9 su Giovanni, dopo il principio.
Il Signore, invitato, coll'andare alle nozze, anche prescindendo dal significato mistico, volle confermare che egli stesso ha fatto le nozze. Più tardi, infatti, degli uomini, di cui parla l'Apostolo, vietavano di sposarsi, dicendo che le nozze fossero cosa cattiva, e che le aveva fatte il diavolo; mentre vediamo nel Vangelo che lo stesso Signore, interrogato se sia lecito all'uomo di ripudiare la moglie per qualunque causa, rispose non esser lecito, eccetto in caso di infedeltà. Nella quale risposta, se lo ricordate, disse questo: L'uomo non divida quel che Dio ha congiunto (Marc 10:9).
Quelli che sono bene istruiti nella fede cattolica, sanno che Dio ha stabilito le nozze: e come l'unione degli sposi viene da Dio, così il divorzio viene dal diavolo. Sì, in caso di infedeltà, è lecito rimandare la moglie, perché essa stessa per prima ha rinunziato ad essere moglie col non conservare verso il marito la fedeltà coniugale. Quelle stesse che votano a Dio la verginità, benché abbiano nella Chiesa un grado più elevato di onore e di santità, non sono senza nozze, perché anch'esse partecipano con tutta la Chiesa a quelle nozze, nelle quali lo sposo è Cristo.
E perciò il Signore, invitato, andò alle nozze, per confermare la castità coniugale, e rivelare il mistero significato da queste nozze: perché anche qui la persona del Signore era figurata dallo sposo, cui fu detto: Hai conservato il vino buono fino ad ora (Joann 2:10). Cristo infatti ha conservato fino ad ora il vino buono, cioè, il suo Vangelo.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 65:1-2; 65:16. Jubiláte Deo, univérsa terra: psalmum dícite nómini ejus: veníte et audíte, et narrábo vobis, omnes qui timétis Deum, quanta fecit Dóminus ánimae meae, allelúja.

Ps 65:1-2; 65:16. Alza a Dio voci di giubilo, o terra tutta: cantate un salmo al suo nome: venite, e ascoltate, voi tutti che temete Iddio, e vi racconterò quanto Egli ha fatto per l'anima mia, alleluia.

SECRETA
Oblata, Dómine, múnera sanctífica: nosque a peccatórum nostrórum máculis emúnda. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Santifica, o Signore, i doni offerti, e mondaci dalle macchie dei nostri peccati. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE SANCTISSIMA TRINITATE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónae, sed in uníus Trinitáte substántiae. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne verae sempiternaeque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur aequálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre cotídie, una voce dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigenito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Così che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

Nei giorni feriali in cui si riprende tale Santa Messa, si dice:

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Joann 2:7; 2:8; 2:9; 2:10-11. Dicit Dóminus: Implete hýdrias aqua et ferte architriclíno. Cum gustásset architriclínus aquam vinum factam, dicit sponso: Servásti bonum vinum usque adhuc. Hoc signum fecit Jesus primum coram discípulis suis.

Joann 2:7; 2:8; 2:9; 2:10-11. Dice il Signore: Empite d'acqua le pile e portate al maestro di tavola. E il maestro di tavola, non appena ebbe assaggiato l'acqua mutata in vino, disse allo sposo: Hai conservato il vino migliore fino ad ora. Questo fu il primo miracolo che Gesù fece davanti ai suoi discepoli.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Augeátur in nobis, quaesumus, Dómine, tuae virtútis operatio: ut divínis vegetáti sacraméntis, ad eórum promíssa capiénda, tuo múnere praeparémur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Cresca in noi, o Signore, Te ne preghiamo, l'opera della tua potenza: affinché, nutriti dai divini sacramenti, possiamo divenire degni, per tua grazia, di raccoglierne i frutti promessi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.