venerdì 15 febbraio 2019

Santi Faustino e Giovita, Martiri

Semplice.
Paramenti rossi.

Faustino e Giovita, nobili fratelli bresciani, nati in una famiglia pagana e vissuti nel II secolo, entrarono a far parte dell'ordine equestre e divennero cavalieri. Convertiti al Cristianesimo, ricevettero il santo Battesimo da Sant'Apollonio, vescovo di Brescia.
Subito si impegnarono nell'evangelizzazione delle terre bresciane e furono predicatori tanto efficaci che lo stesso vescovo Sant'Apollonio ordinò Faustino presbitero e Giovita diacono. Il successo della loro predicazione li rese invisi ai maggiorenti di Brescia che, approfittando della persecuzione voluta dall'imperatore Traiano, chiesero a Italico, governatore della Rezia, di eliminare i due col pretesto del mantenimento dell'ordine pubblico. Essendo sopravvenuta la morte dell'imperatore Traiano, il governatore dovette ritardare la cattura in attesa del nuovo imperatore.
Santi Faustino e Giovita, martiri, cittadini e protettori di Brescia.
Allorché il nuovo imperatore Adriano andò in visita a Milano, il governatore denunciò i due fratelli come nemici della religione pagana. L'imperatore preoccupato allora concesse l'autorizzazione a Italico per perseguitarli. Questi dapprima minacciandoli di decapitazione chiese ai due giovani di abiurare la loro fede e di sacrificare agli idoli; ma essi si rifiutarono di compiere tale empietà e per questo vennero incarcerati. Nel frattempo essendo rientrato l'imperatore Adriano dalla campagna militare nelle Gallie, egli sostò a Brescia e il governatore Italico lo rese partecipe del caso; in questa occasione lo stesso imperatore chiese ai due giovani predicatori di sacrificare al dio sole. Faustino e Giovita non solo si rifiutarono nuovamente ma, portati innanzi alla statua del dio, essi la colpirono danneggiandola.
L'imperatore irritato ordinò che fossero esposti alle fiere, ma queste dimentiche della loro ferocia si accovacciarono ai piedi dei due giovani: tale miracolo suscitò la conversione di molti spettatori tra cui Afra, moglie del governatore, la quale morì successivamente martire. Inoltre, la conversione del ministro del palazzo imperiale nonché comandante della coorte pretoriana, Calocero, irritò ancor più l'imperatore che ordinò che i due giovani fossero scorticati vivi e gettati sul rogo; ma le fiamme li lasciarono illesi e non lambirono nemmeno le loro vesti.
Dopo ciò, i due giovani rimasero imprigionati per molto tempo a Brescia; però, poiché le conversioni continuavano ad aumentare in città, Faustino e Giovita, sempre carichi di catene, furono condotti via di lì e in molte città d'Italia ebbero a soffrire crudelissimi tormenti, ma rimasero sempre intrepidi nel confessare la fede cristiana. Dapprima furono menati a Milano, dove la loro fede, provata coi più raffinati tormenti, nelle sofferenze brillò sempre più, come l'oro nel fuoco. Poi trasferiti a Roma, ivi furono fortificati da papa San Sisto I e là pure crudelmente torturati. Infine imbarcati e condotti a Napoli, furono tormentati anche in questa città in diverse maniere, e, legati loro mani e piedi, vennero gettati in mare; ma degli Angeli ve li trassero miracolosamente. Quindi sia per la costanza nei tormenti sia per la virtù dei miracoli convertirono molti alla fede di Cristo.
In ultimo, l'imperatore Adriano ordinò che fossero fatti rientrare a Brescia, ove il prefetto eseguì la sentenza di decapitazione il 15 febbraio, tra il 120 e il 134, poco fuori Porta Matolfa (odierna Porta Cremona-Volta); così Faustino e Giovita conseguirono la gloriosa corona del martirio. I loro corpi furono sepolti nel vicino cimitero di San Latino, dove il vescovo San Faustino successivamente fece edificare la Chiesa di San Faustino ad Sanguinem (poi Chiesa di Sant'Afra, oggi Chiesa di Sant'Angela Merici).


Vincenzo Foppa, Pala della Mercanzia, Pinacoteca Tosio Martinengo,
Brescia (Lombardia), fine XV secolo.


Non dobbiamo scandalizzarci dei beni che i cattivi e gli empi godono sulla terra e del male dei buoni. Un giorno le parti si invertiranno, perché l'empio vedrà scomparire la sua felicità caduca e il giusto gioirà del bene eterno.

INTROITUS
Ps 36:39. Salus autem justórum a Dómino: et protéctor eórum est in témpore tribulatiónis. Ps 36:1. Noli aemulári in malignántibus: neque zeláveris faciéntes iniquitátem. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Salus autem justórum a Dómino: et protéctor eórum est in témpore tribulatiónis.

Ps 36:39. Per i giusti la salvezza viene dal Signore: Egli è il loro rifugio nel tempo della prova. Ps 36:1. Non invidiare i malvagi e non essere geloso degli operatori di iniquità. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Per i giusti la salvezza viene dal Signore: Egli è il loro rifugio nel tempo della prova.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui nos ánnua sanctórum Mártyrum tuórum Faustíni et Jovítae solemnitáte laetíficas: concéde propítius; ut, quorum gaudémus méritis, accendámur exémplis. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che ci rallegri con la festività annuale dei tuoi martiri Faustino e Giovita, concedici benigno di essere animati dagli esempi di coloro dei cui meriti ci allietiamo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima, se si celebra tale festa con rito doppio o semidoppio, si fa la commemorazione della Feria.

Gli Ebrei convertiti al cristianesimo erano stati soggetti a grandi sofferenze e a crudeli persecuzioni. Non solo avevano sopportato senza cedere, ma avevano anche incoraggiato gli altri cristiani pur essi perseguitati per la giustizia. San Paolo ricorda loro che devono perseverare con grande spirito di fede in Gesù, che presto verrà a ricompensarli.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Hebraeos.
Hebr 10:32-38.
Fratres: Rememorámini prístinos dies, in quibus illumináti magnum certámen sustinuístis passiónum; et in áltero quidem oppróbriis et tribulatiónibus spectáculum facti: in áltero autem sócii táliter conversántium effécti. Nam et vinctis compássi estis, et rapínam bonórum vestrórum cum gáudio suscepístis, cognoscéntes vos habére meliórem et manéntem substántiam. Nolíte itaque amíttere confidéntiam vestram, quae magnam habet remuneratiónem. Patiéntia enim vobis necessária est: ut, voluntátem Dei faciéntes, reportétis promissiónem. Adhuc enim módicum aliquántulum, qui ventúrus est, véniet, et non tardábit. Justus autem meus ex fide vivit.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo agli Ebrei.
Hebr 10:32-38.
Fratelli, richiamate alla memoria quei primi giorni in cui, appena illuminati dal Vangelo, doveste sostenere grande lotta di sofferenze; ora esposti a ludibrio di tutti con tormenti ed ignominia, ora divenendo compagni di chi era in tale stato. Voi infatti foste compassionevoli verso i carcerati e con gioia accettaste la confisca dei vostri beni, sapendo di aver beni migliori e più duraturi. Non vogliate pertanto perdere quella vostra fiducia, alla quale è riserbata grande ricompensa. Per voi, infatti, è necessaria la pazienza, affinché, facendo la volontà di Dio, possiate conseguire ciò che vi è stato promesso; poiché ancora un tantino, e chi ha da venire verrà, e non tarderà. Infatti il giusto, come l'intendo io, vive di fede.

GRADUALE
Ps 33:18-19. Clamavérunt justi, et Dóminus exaudívit eos: et ex ómnibus tribulatiónibus eórum liberávit eos. ℣. Juxta est Dóminus his, qui tribuláto sunt corde: et húmiles spíritu salvábit.

Ps 33:18-19. I giusti hanno levato le loro grida e il Signore li ha esauditi; e li ha liberati da ogni loro tribolazione. ℣. Il Signore assiste gli affranti d'animo e soccorre gli abbattuti di spirito.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. ℣. Te Mártyrum candidátus laudat exércitus, Dómine. Allelúja.

Alleluia, alleluia. ℣. Il candido esercito dei tuoi martiri inneggia a te, o Signore. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 125:5-6. Qui séminant in lácrimis, in gáudio metent. . Eúntes ibant et flébant, mitténtes sémina sua. . Veniéntes autem vénient cum exsultatióne, portántes manípulos suos.

Ps 125:5-6. Chi semina nelle lacrime, mieterà nel gaudio. . Nell'andare procedevano piangendo e portando il seme da gettare. . Ma nel tornare verranno cantando e portando i propri covoni.

L'ipocrisia, dice Nostro Signore Gesù Cristo, finisce sempre per essere smascherata. Inutile dunque dissimulare la verità; in tal modo egli insegna assai chiaramente di non temere gli uomini che non possono togliere che la vita temporale, ma Colui che può condannare all'inferno dove e il corpo e l'anima sono perduti. Allorché dunque i nostri nemici ci perseguitano, abbiamo confidenza in Colui che ha cura dei passeri e financo dei capelli del nostro capo e che ricompenserà davanti agli Angeli chi avrà confessato il suo nome davanti agli uomini.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 12:1-8.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Atténdite a ferménto pharisaeórum, quod est hypócrisis. Nihil autem opértum est, quod non revelétur: neque abscónditum, quod non sciátur. Quóniam, quae in ténebris dixístis, in lúmine dicéntur: et quod in aurem locuti estis in cubículis, praedicábitur in tectis. Dico autem vobis amícis meis: Ne terreámini ab his, qui occídunt corpus, et post haec non habent ámplius quid fáciant. Osténdam autem vobis, quem timeátis: timéte eum, qui, postquam occíderit, habet potestátem míttere in gehénnam. Ita dico vobis: hunc timéte. Nonne quinque pásseres véneunt dipóndio, et unus ex illis non est in oblivióne coram Deo? Sed et capílli cápitis vestri omnes numerári sunt. Nolíte ergo timére: multis passéribus pluris estis vos. Dico autem vobis: Omnis, quicúmque conféssus fúerit me coram homínibus, et Fílius hóminis confitébitur illum coram Angelis Dei.

Seguito del santo Vangelo secondo Luca.
Luc 12:1-8.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Guardatevi dal lievito dei Farisei che è l'ipocrisia. Ma non c'è niente di nascosto che non abbia ad essere scoperto, e niente di occulto che non abbia a venir conosciuto. Perciò quanto avrete detto all'oscuro, sarà detto nella luce, e quel che avrete detto all'orecchio nel segreto della camera, sarà strombazzato sui tetti. A voi poi, amici miei, io dico: Non abbiate paura di coloro che uccidono il corpo, e dopo ciò non possono far altro; ma vi mostrerò io chi dovete temere: temete colui che dopo avervi fatto morire ha potere di mandarvi all'inferno: temete questo, vi ripeto. Si vendono cinque passeri per due soldi, non è vero? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato dinanzi a Dio; anzi perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete adunque, voi valete ben più di molti passeri. Or vi dico: chi avrà riconosciuto Me davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli Angeli di Dio.

OFFERTORIUM (dopo Settuagesima si omette l'alleluja)
Sap 3:1; 3:2; 3:3. Justórum ánimae in manu Dei sunt: et non tanget illos torméntum malítiae: visi sunt óculis insipiéntium mori: illi autem sunt in pace, allelúja.

Sap 3:1; 3:2; 3:3. I giusti sono nelle mani di Dio e non li toccherà il tormento della malvagità; parvero morire agli occhi degli stolti: invece essi sono nella pace, alleluia.

SECRETA
Adésto, Dómine, supplicatiónibus nostris, quas in Sanctórum tuórum commemoratióne deférimus: ut, qui nostrae justítiae fidúciam non habémus, eórum, qui tibi placuérunt, méritis adjuvémur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, sii vicino alle nostre suppliche, che ti innalziamo nella festività dei tuoi santi, affinché noi che non possiamo contare sulla nostra santità, siamo aiutati per i meriti di coloro che ti furono cari. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima, se si celebra tale festa con rito doppio o semidoppio, si fa la commemorazione della Feria.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

In Quaresima si dice:

PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui corporáli jejúnio vitia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et praemia: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizi, sollevi la mente, largisci virtù e premi: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Matt 10:27. Quod dico vobis in ténebris, dícite in lúmine, dicit Dóminus: et quod in aure audítis, praedicáte super tecta.

Matt 10:27. Ciò che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, afferma il Signore, e ciò che avete udito all'orecchio predicatelo dai tetti.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Quaesumus, Dómine, salutáribus repléti mystériis: ut, quorum solémnia celebrámus, eórum oratiónibus adjuvémur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Nutriti dal mistero di salvezza ti supplichiamo, Signore, affinché ci aiutino le preghiere dei santi martiri di cui celebriamo la festa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima, se si celebra tale festa con rito doppio o semidoppio, si fa la commemorazione della Feria; della quale in fine si legge il Vangelo.

giovedì 14 febbraio 2019

San Valentino, Prete e Martire

Semplice.
Paramenti rossi.

La Santa Chiesa onora oggi il martire San Valentino: questi si consacrò alla sequela del Redentore «portando la croce dietro di Lui» (Evangelium); «avendo sacrificato la sua vita per Lui, la ritrovò» (Introitus), perché «vittorioso nelle terribili lotte» (Epistola), Dio «lo incoronò in cielo di gloria e di onore» (Offertorium).
Effigie lignea di San Valentino con reliquia ex ossibus,
Cappella gentilizia dei signori Capece-Minutolo,
San Valentino Torio (Campania), XVIII sec.
Valentino, vissuto nel III secolo, era un sacerdote romano di grande reputazione, sapienza e santità da esser ammirato per le sue doti non solo dai fedeli cristiani, ma persino dagli stessi pagani. La sua carità lo faceva acclamare come “padre dei poveri”; il suo zelo per la religione era tanto più efficace quanto era più puro e disinteressato. La sua umiltà, la sua mansuetudine, la sua fermezza nel pensiero e un'aurea di santità in ogni sua azione rapivano gli animi di chiunque avesse a che fare con lui, guadagnandogli sincera stima e rispetto.
Questa così grande fama delle sue rare doti raggiunse in fretta la corte dell'imperatore Claudio II il Gotico: questi ne aveva sentito spesso parlare come un uomo eccellente, che si distingueva tra tutti, e così si risolse ad invitarlo a corte. L'imperatore stesso lo accolse facendo trapelare quanta stima e rispetto nutrisse per Valentino. Appena gli comparve innanzi, Claudio disse: «Di grazia, perché non volete voi godere della nostra amicizia, e vivere unito ai cittadini della nostra repubblica? Molte cose ho udito riguardo la vostra sapienza e virtù, ma non capisco come, essendo voi così sapiente, possiate seguire la vana superstizione dei cristiani». Al che il venerabile sacerdote rispose: «Oh se voi sapeste, o signore, e se conosceste il dono di Dio! So bene che vi rallegrereste, e la vostra repubblica con voi, e vi stimereste troppo felice di aver per padrone Colui che io adoro e servo. Quanto presto vi verrebbe a noia il culto che voi ora ciecamente prestate ai demoni! Vi assicuro che adorereste ben presto il vero Dio, Colui che dal nulla creò il cielo e la terra e quanto è compreso in questo vasto universo, e il suo unico Figlio, Gesù Cristo, Redentore degli uomini, uguale in tutto a Dio Padre. Da Lui è l'impero. Egli solo può fare la vostra felicità, e quella di tutti i vostri sudditi!».
La dolcezza e il modo così mansueto di parlare rapì il cuore di Claudio; al fianco dell'imperatore stava un certo dottore che, quando si accorse che le parole di Valentino facevano breccia nel cuore del sovrano, immediatamente interruppe il discorso del Santo e replicò: «E che pensate voi dunque, quale concetto avete del nostro grande dio Giove, e di Mercurio?».
«Ciò che penso - rispose il santo sacerdote - è quello che appunto voi stessi dovreste pensare, cioè che non vi furono uomini più empi ed egoisti di quelli che voi chiamate dèi: i vostri poeti hanno posto tutto il loro studio nel farvi sapere le loro immondezze e azioni infami. Voi avete in mano le loro storie: mostratemi solo la loro genealogia, e il riassunto della loro vita; e vi darò vinta causa, se non appare evidente che furono uomini ingiusti, lordi e scellerati».
Una risposta così inaspettata e precisa fece andare su tutte le furie il dottore, il quale si mise a gridare: «Costui è un bestemmiatore! Un sacrilego!», e alle sue grida ne fecero eco altre, che chiedevano di condannare a morte il Santo. L'imperatore però, forse persuaso interiormente della verità udita o forse non prestando attenzione alle grida dei cortigiani, volle continuare a parlare con il Santo, e dopo averlo interrogato con molta affabilità riguardo i tanti misteri della religione cristiana, gli disse: «Se Gesù Cristo è Dio, perché non si manifesta? Perché non mi fa conoscere una verità così interessante?». «Mi ascolti la vostra pietà, o gran principe» gli rispose il Santo: e dopo avergli spiegati nella maniera più forte e più chiara i punti essenziali della fede cristiana, soggiunse: «Volete voi, o imperatore, essere felice? Volete che l'impero fiorisca e che tutti i vostri nemici siano distrutti, e volete assicurare a voi stesso un'eterna felicità? Dovete aggrapparvi a questo partito, e a questo grande ricordo: pentitevi di cuore degli eccessi commessi nello spargere il sangue di tanti innocenti cristiani da voi condannati a morte; credete in Gesù Cristo, sottomettete il vostro impero alle sue sante leggi, e ricevete il Battesimo. Come non v'è altro Dio che il Dio dei cristiani, così non v'è da sperare salvezza fuori da questa religione. Sì, o gran principe, fuori del cristianesimo non c'è salvezza».
L'energia e la sapienza del colloquio avuto con Valentino aveva commosso veramente il cuore dell'imperatore, il quale, non potendo dissimulare la forte impressione ricevuta nel proprio spirito, rivolto ai cortigiani disse: «Bisogna riconoscere che quest'uomo ci va dicendo molte buone dottrine. Udite anche voi, o cittadini romani, le grandi verità che ci annunzia, contro le quali è difficile difendersi: non vi è argomento che possa ribattergli». A queste parole il prefetto della città, di nome Calpurnio, esclamò: «Tu, o principe, sei sedotto da una falsa dottrina! Questo ingannatore ti ha sconvolto la mente. E come lasceremo noi la religione dei nostri antenati, che abbiamo ricevuta sin nella culla, per abbracciare una setta così vile e ignota?». La risposta sediziosa del prefetto fece temere a Claudio una ribellione contro di lui, e uno stolto timore s'impadronì dell'anima che poco prima aveva visto la grazia che lo stimolava a convertirsi; sacrificando la sua salvezza ad un così vile rispetto umano, soffocò tutti i suoi sentimenti e consegnò Valentino al prefetto, dicendogli: «Ascoltalo con pazienza, e se non riconosci che la sua dottrina è giusta, giudicalo secondo le leggi dell'impero». Allora Calpurnio consegnò Valentino ad Asterio, il giudice, perché iniziasse un processo, con la promessa che se avesse vinto e fosse riuscito ad umiliare il sacerdote sarebbe stato ricompensato in oro e argento.
Jacopo da Ponte, detto Jacopo Bassano, San Valentino battezza Santa Lucilla,
Museo Civico di Bassano del Grappa (Veneto), 1575 circa.
Asterio, che era stato testimone delle verità annunciate da Valentino, siccome proprio a lui si presentava quell'occasione, volle avere il piacere di parlargli personalmente e tentare tutti gli artifizi possibili per far traballare la fede del venerabile sacerdote. Lo fece dunque ospitare a casa sua ed entratovi il Santo, alzando gli occhi e le mani al cielo, si inginocchiò e iniziò a pregare: «Signore mio Gesù Cristo, Creatore e Redentore del genere umano, che siete la vera luce e il riposo di noi miseri pellegrini, rischiarate con il lume della vostra fede le menti di coloro che abitano in questa casa, affinché conoscano voi, o Signore, che assieme col Padre e lo Spirito Santo vivete nei secoli eterni».
Asterio, udita tale preghiera, disse: «Ammiro che, essendo voi stimato uomo di così buon senno, considerate il vostro Cristo come vera luce. Oh se sapeste quale compassione io provo nel vedervi giacere in tali errori!». «Io in errore! - esclamò il Santo – Sappiate, Asterio, che tanto più è lungi essere io nell'errore, che anzi nulla vi è più vero di questa verità, cioè che il mio Gesù, e Salvatore del mondo, il quale si degnò farsi uomo per noi, sia la vera luce, che illumina chiunque viene al mondo». «Se questo è vero - riprese Asterio, quasi ridendo - voglio fare una prova. Io ho una figlia, teneramente amata, che da molti anni è cieca: se voi fate in modo che il vostro Cristo le restituisca la vista perduta, vi prometto di farmi cristiano con tutta la mia famiglia». «Su dunque - rispose il Santo - fate che venga alla mia presenza!».
Il padre andò sollecito a prendere la figlia e Valentino, appena la vide, gemendo e spargendo lacrime, alzati gli occhi al cielo fece il segno della Croce sopra gli occhi della fanciulla, e disse: «Mio Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, che avete restituito la vista ad un cieco nato, e volete la salvezza di tutti gli uomini, degnatevi di ascoltare la preghiera di questo povero peccatore, e guarire questa povera fanciulla. Voi che siete il vero lume, e il Signore di tutti i principi, vi invoco affinché non la mia ma la vostra eterna volontà si compia» e così dicendo pose le mani sopra gli occhi della fanciulla, continuando: «Signore Gesù Cristo, illuminate questa vostra creatura, perché voi solo siete la vera luce». Non terminò neppure l'orazione, che la ragazza recuperò immediatamente la vista.
A tale miracolo, Asterio si gettò ai piedi del Santo, e lo pregò per Gesù Cristo, che gli aveva illuminato la figliola, a ordinargli cosa mai dovesse fare per salvare l'anima propria. Allora Valentino gli rispose: «Qualora crediate di cuore, dovete fare ciò che vi dico: rompete in mille pezzi tutti gli idoli, digiunate, ricevete il Battesimo e sarete salvo». Trascorsi tre giorni di intenso catechismo e istruzione nella santa dottrina, Valentino battezzò Asterio con tutta la sua famiglia di domenica, e chiamato il vescovo Callisto li fece cresimare, in tutto 44 persone. Trenta giorni impiegarono tutti assieme nel dar lodi al Signore, e nello stabilirsi sempre più nella fede abbracciata. Intanto Claudio, volendo sapere come fosse andato il processo di Valentino, saputo che perfino Asterio con tutta la sua famiglia si era convertito al cristianesimo per il miracolo avvenuto sulla figlia, spedì immediatamente un manipolo di soldati per incarcerarli tutti: la loro permanenza in prigione fu di breve durata, perché presto morirono martiri per la fede in Cristo.
Rimaneva il sacerdote Valentino, che avrebbe volentieri dato alla morte se non avesse temuta una ribellione; quindi, lo diede in mano ai giudici, perché fosse giudicato secondo le leggi. Prima di morire il Santo dovette così subire le pesanti catene di un'oscura e fetida prigione, tollerò molte e crudeli percosse, e infine fu condannato alla decapitazione fuori dalla città nella via Flaminia intorno l'anno 270. Una certa matrona di nome Savinilla (o Sabinilla) raccolse il corpo del Santo, e lo seppellì al secondo miglio della via Flaminia (oggi Viale Maresciallo Pilsudski) vicino alla porta della città, che col passare degli anni fu chiamata “la porta di San Valentino”. Sulla sua tomba, venne edificata una basilica in suo onore da papa Giulio I (336-352); essa fu ricostruita da papa Onorio I (625-638), ampliata da papa Benedetto II (684-685) ed ebbe un monastero annesso al tempo di papa Niccolò II (1059-1061). Nel XIII secolo le reliquie di San Valentino, molto probabilmente, furono portate nella Basilica di Santa Prassede e riposte nell'Oratorio di San Zenone. Qui le reliquie dei Santi Zenone e Valentino erano in un'arca marmorea dalla quale vennero rimosse nel 1699. Il Diario Romano (1926) ricorda l'esposizione delle reliquie nell'attigua cappella della Colonna. Nella cappella dedicata a San Nicola da Tolentino nella Basilica dei Santi Trifone e Agostino in Campo Marzio sono visibili, presso l'altare, parte delle spoglie di un presbitero di nome Valentino.
Partecipando col nostro spirito di penitenza alle sofferenze redentrici del Salvatore, domandiamogli «per intercessione di San Valentino, di essere liberati da tutti i mali che ci minacciano» (Offertorium).
(Cfr. San Valentino, prete e martire, dal sito Corsia dei Servi; San Valentino, presbitero e martire, dall'opera «Reliquie Insigni e “Corpi Santi” a Roma» di Giovanni Sicari).


Davide benedice Dio per le sue vittorie sui nemici. Chi muore martire, sembra essere una vittima, ma in realtà egli è il vincitore: perché con la grazia di Dio affronta coraggiosamente la morte anziché fare il male. In tal modo riceverà in cielo un grande premio.

INTROITUS
Ps 20:2-3. In virtúte tua, Dómine, laetábitur justus: et super salutáre tuum exsultábit veheménter: desidérium ánimae ejus tribuísti ei. Ps 20:4. Quóniam praevenísti eum in benedictiónibus dulcédinis: posuísti in cápite ejus corónam de lápide pretióso. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. In virtúte tua, Dómine, laetábitur justus: et super salutáre tuum exsultábit veheménter: desidérium ánimae ejus tribuísti ei.

Ps 20:2-3. Signore, nella tua potenza si allieterà il giusto e quanto esulterà del tuo soccorso! Tu hai soddisfatto il desiderio del suo cuore. Ps 20:4. Poiché l'hai prevenuto con le più gioconde benedizioni, e in capo gli hai posto una corona di pietre preziose. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Signore, nella tua potenza si allieterà il giusto e quanto esulterà del tuo soccorso! Tu hai soddisfatto il desiderio del suo cuore.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Praesta, quaesumus, omnípotens Deus: ut, qui beáti Valentíni Mártyris tui natalítia cólimus, a cunctis malis imminéntibus, ejus intercessióne, liberémur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Concedici, te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che celebrando l'anniversario del tuo beato martire Valentino, per la sua intercessione, siamo liberati da tutti i mali che ci sovrastano. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima, se si celebra tale festa con rito doppio o semidoppio, si fa la commemorazione della Feria.

La Santa Chiesa applica al Santo di cui si celebra la festa, quello che la Sacra Scrittura dice dei due Patriarchi Giacobbe e Giuseppe, che Dio sostenne nelle prove.

LECTIO
Léctio libri Sapiéntiae.
Sap 10:10-14.
Justum dedúxit Dóminus per vias rectas, et osténdit illi regnum Dei, et dedit illi sciéntiam sanctórum: honestávit illum in labóribus, et complévit labores illíus. In fraude circumveniéntium illum áffuit illi, et honéstum fecit illum. Custodívit illum ab inimícis, et a seductóribus tutávit illum, et certámen forte dedit illi, ut vínceret et sciret, quóniam ómnium poténtior est sapiéntia. Haec vénditum justum non derelíquit, sed a peccatóribus liberávit eum: descendítque cum illo in fóveam, et in vínculis non derelíquit illum, donec afférret illi sceptrum regni, et poténtiam advérsus eos, qui eum deprimébant: et mendáces osténdit, qui maculavérunt illum, et dedit illi claritátem aetérnam, Dóminus, Deus noster.

Lettura del libro della Sapienza.
Sap 10:10-14.
Il Signore guidò per diritte vie il giusto, e gli mostrò il regno di Dio, e gli diede la conoscenza delle cose sante: ne prosperò le fatiche e ne coronò i lavori con frutti abbondanti. Lo assisté tra le frodi di chi lo raggirava e lo fece ricco. Lo guardò dai nemici, lo protesse dalle insidie, gli porse vittoria in aspra lotta, perché esperimentasse, che di tutto trionfa la sapienza. Questa non abbandonò il giusto venduto, ma lo liberò dai peccatori e con lui discese nel carcere, ed anche tra le catene non lo lasciò, finché non gli ebbe procurato lo scettro del regno e il potere contro coloro che l'opprimevano: dimostrò bugiardi i suoi accusatori e gli procurò eterna gloria il Signore Dio nostro.

GRADUALE
Ps 111:1-2. Beátus vir, qui timet Dóminum: in mandátis ejus cupit nimis. ℣. Potens in terra erit semen ejus: generátio rectórum benedicétur.

Ps 111:1-2. Beato l'uomo che teme il Signore: molto si compiace nei suoi comandamenti. ℣. Potente sulla terra sarà la sua stirpe: sarà benedetta la discendenza dei giusti.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 20:4. ℣. Posuísti, Dómine, super caput ejus corónam de lápide pretióso. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 20:4. ℣. O Signore, gli hai posto in capo una corona di gemme preziose. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 20:3-4. Desidérium ánimae ejus tribuísti ei: et voluntáte labiórum ejus non fraudásti eum. . Quóniam praevenísti eum in benedictiónibus dulcédinis. . Posuísti in cápite ejus corónam de lápide pretióso.

Ps 20:3-4. Hai adempiuto il desiderio della sua anima e non hai insoddisfatto i voti delle sue labbra. . Infatti l'hai prevenuto con fauste benedizioni. . Gli hai posto in capo una corona di pietre preziose.

La religione suscita l'odio dei cattivi. Nostro Signore Gesù Cristo esige che il nostro amore per lui domini i nostri più legittimi affetti. Val meglio perdere la vita terrena che quella eterna. Ogni opera compiuta per un motivo soprannaturale avrà la sua ricompensa in cielo.
I discepoli di Nostro Signore Gesù Cristo sono chiamati piccoli, perché umili.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 10:34-42.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Nolíte arbitrári, quia pacem vénerim míttere in terram: non veni pacem míttere, sed gládium. Veni enim separáre hóminem advérsus patrem suum, et fíliam advérsus matrem suam, et nurum advérsus socrum suam: et inimíci hóminis, doméstici ejus. Qui amat patrem aut matrem plus quam me, non est me dignus: et qui amat fílium aut fíliam super me, non est me dignus. Et qui non áccipit crucem suam, et séquitur me, non est me dignus. Qui invénit ánimam suam, perdet illam: et qui perdíderit ánimam suam propter me, invéniet eam. Qui récipit vos, me récipit: et qui me récipit, récipit eum, qui me misit. Qui récipit prophétam in nómine prophétae, mercédem prophétae accípiet: et qui récipit justum in nómine justi, mercédem justi accípiet. Et quicúmque potum déderit uni ex mínimis istis cálicem aquae frígidae tantum in nómine discípuli: amen, dico vobis, non perdet mercédem suam.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 10:34-42.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: Non crediate che io sia venuto a mettere pace sulla terra. Non sono venuto a mettere la pace, ma la spada. Perché son venuto a dividere il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: così che i nemici dell'uomo saranno quelli di casa. Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me. E chi ama il figlio e la figlia più di me, non è degno di me. E chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi conserva la sua vita, la perderà; e chi avrà perduta la sua vita per amor mio, la ritroverà. Chi riceve voi, riceve me; e chi riceve me, riceve Colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta appunto perché profeta, riceverà la mercede del profeta; e chi riceve un giusto come giusto, riceverà la mercede del giusto. E chiunque avrà dato da bere, anche un solo bicchiere di acqua fresca, ad uno di questi piccoli, perché mio discepolo, in verità vi dico, non perderà la sua ricompensa.

OFFERTORIUM
Ps 8:6-7. Glória et honore coronásti eum: et constituísti eum super ópera mánuum tuárum, Dómine.

Ps 8:6-7. Lo hai coronato di gloria e di onore: e lo hai costituito sopra le opere delle tue mani, o Signore.

SECRETA
Súscipe, quaesumus, Dómine, múnera dignánter obláta: et, beáti Valentini Mártyris tui suffragántibus méritis, ad nostrae salútis auxílium proveníre concéde. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Accetta, o Signore, te ne preghiamo, i doni offerti con riverente devozione e, intercedendo per noi i meriti del tuo beato martire Valentino, concedi che essi siano di aiuto alla nostra salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima, se si celebra tale festa con rito doppio o semidoppio, si fa la commemorazione della Feria.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

In Quaresima si dice:

PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui corporáli jejúnio vitia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et praemia: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizi, sollevi la mente, largisci virtù e premi: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Matt 16:24. Qui vult veníre post me, ábneget semetípsum, et tollat crucem suam, et sequátur me.

Matt 16:24. Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Sit nobis, Dómine, reparátio mentis et córporis coeléste mystérium: ut, cujus exséquimur actiónem, intercedénte beáto Valentíno Mártyre tuo, sentiámus efféctum. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Il celeste mistero, o Signore, sia per noi ristoro della mente e del corpo, affinché, per intercessione del tuo beato martire Valentino, esperimentiamo l'effetto di quel che compiamo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima, se si celebra tale festa con rito doppio o semidoppio, si fa la commemorazione della Feria; della quale in fine si legge il Vangelo.

martedì 12 febbraio 2019

I Santi Sette Fondatori dell'Ordine dei Servi della Beata Vergine Maria, Confessori

Doppio.
Paramenti bianchi.

Nel secolo XIII, allorché le contrade più fiorenti d'Italia erano divise dallo scisma funesto dell'imperatore Federico II e da crudeli fazioni, la provvidenza misericordiosa di Dio suscitò, fra gli altri uomini illustri per santità, sette nobili mercanti fiorentini, i quali, uniti nella carità, offrissero uno splendido esempio di amore fraterno.
I Santi Sette Fondatori dell'Ordine dei Servi della Beata Vergine Maria.
Questi sette uomini, vale a dire Bonfiglio (o Buonfiglio) dei Monaldi (1262), Bonagiunta (o Buonagiunta) Manetti (1257), Manetto dell'Antella (1268), Amadio (o Amedeo o Amideo) degli Amidei (1266), Uguccione degli Uguccioni (1282), Sostene (o Sostegno) dei Sostegni (1282) e Alessio Falconieri (1310), appartenevano alla Compagnia dei Servi di Santa Maria, o dei Laudesi (o dei Laudanti), cioè una pia confraternita che al loro tempo sorgeva accanto alla cattedrale di Santa Reparata a Firenze e che si proponeva di tributare un culto speciale alla Santissima Vergine. Il dì dell'Assunzione della Beata Vergine Maria dell'anno 1233, mentre pregavano con maggior fervore la Madre di Dio, esaltandone la vita e i dolori con laudi in lingua volgare, in una delle radunanze di questa pia confraternita, apparve a ognuno di essi la stessa Madre di Dio, invitandoli ad abbracciare un genere di vita più santo e più perfetto.
Preso pertanto prima consiglio dell'arcivescovo di Firenze, questi sette uomini, rinunziando alla nobiltà e alle ricchezze del casato (Evangelium), portando un cilizio sotto le vesti poverissime e usate, si ritirarono l'8 settembre 1233 in un'umile casetta di campagna (Villa Camarzia) per inaugurarvi il principio di una vita più santa il giorno stesso in cui la Madre di Dio aveva cominciato la sua vita santissima in mezzo ai mortali. Il sacerdote Iacopo da Poggibonsi, cappellano dei Laudesi e loro direttore spirituale, celebrò la Santa Messa e impose a ciascuno di essi l'abito dei Fratelli della Penitenza, un mantello e una tunica di lana grezza di colore grigio. Il più anziano di loro, Bonfiglio dei Monaldi, fu eletto superiore della piccola comunità, che alternava la giornata tra la preghiera, il lavoro e la questua per le vie della città.
Dio mostrò con un miracolo quanto gli fosse accetto questo tenore di vita. Infatti, poco dopo, allorché questi sette uomini domandavano elemosina alle porte delle case per la città di Firenze, avvenne che d'un tratto furono acclamati “Servi della Beata Maria” dalla voce di alcuni bambini, tra cui ci fu San Filippo Benizi di appena cinque mesi di età: e col qual nome furono poi sempre chiamati. Quindi, onde evitare il concorso del popolo e presi dall'amore della solitudine, nel 1234, si ritirarono tutti nella solitudine del Monte Senario, vicino a Firenze, dove intrapresero un genere di vita veramente celeste. Infatti abitavano in caverne, contenti di sola acqua e di erbe; mortificavano il corpo con veglie ed altre austerità in espiazione dei peccati degli uomini (Inno del Mattutino), e meditavano continuamente la passione di Cristo e i dolori della sua afflittissima Madre (Oratio, Postcommunio). Applicandosi una volta a ciò con più ardore il Venerdì Santo, apparve loro a più riprese la stessa Beata Vergine Maria, mostrando l'abito lugubre che dovevano vestire; e fece conoscere che le sarebbe stato graditissimo se avessero fondato nella Chiesa un nuovo ordine religioso, il quale ricordasse continuamente e promovesse la memoria dei dolori che ella soffrì sotto la croce del Signore. San Pietro, illustre Martire dell'Ordine dei Predicatori, avendo appreso queste cose dalla relazione famigliare che aveva con quei santi uomini e anche da una particolare rivelazione della Madre di Dio, li indusse a fondare un ordine religioso sotto il nome di Servi della Beata Vergine Maria (Oratio).
Matteo Rosselli, Apparizione della Beata Vergine Maria ai Santi Sette Fondatori,
Chiesa della Santissima Annunziata dei Servi, Lucca (Toscana), XVII sec.
Il sommo Pontefice Innocenzo IV per primo concesse loro la protezione della Santa Sede e l'approvazione della vita di povertà e di penitenza da essi abbracciata con la bolla Ut religionis vestrae del 1° agosto 1254; il successore, il sommo Pontefice Alessandro IV, nel 1256 confermò questo atto del suo predecessore con la lettera Deo grata. La Regola e le Costituzioni dell'ordine furono approvate definitivamente solo dal sommo Pontefice Benedetto XI con la bolla Dum levamus dell'11 febbraio 1304.
Pertanto quei santi uomini, cui si erano uniti numerosi compagni, cominciarono a percorrere le città e le borgate d'Italia, principalmente della Toscana, ovunque predicando Cristo crocifisso, calmando le civili discordie e richiamando sul sentiero della virtù pressoché innumerevoli traviati. Onorarono con le loro fatiche evangeliche non solo l'Italia, ma anche la Francia, la Germania e la Polonia. Infine dopo aver sparso in lungo e in largo il buon odore di Cristo, ed essersi resi ancora illustri in portenti, se ne volarono al Signore. Ma come la vera fratellanza e la religione li aveva riuniti in vita in un solo e medesimo amore, così dopo morte li racchiuse una stessa tomba sul Monte Senario, ed ebbero una stessa venerazione nel popolo. Quindi il sommo Pontefice Clemente XI confermò dapprima il culto di Alessio Falconieri (1° dicembre 1717), poi il sommo Pontefice Benedetto XIII quello dei suoi sei compagni (1725). Infine, il sommo Pontefice Leone XIII, dopo averne approvati i miracoli, operati da Dio per loro collettiva intercessione dopo che era stata concessa la loro venerazione, nel cinquantesimo anno del suo sacerdozio, il 15 gennaio 1888, li arricchì degli onori dei Santi, e stabilì che ogni anno se ne celebrasse la memoria in tutta la Chiesa con Ufficio e Santa Messa.
«Infiammati di amore per l'afflitta Madre di Gesù» (Secreta), «associamoci alle lacrime» (Oratio) dei santi, che festeggiamo oggi, affinché, «meritando di gustare i frutti della Redenzione di Cristo (Postcommunio), abbiamo parte alle loro gioie» (Oratio).


INTROITUS
Sap 10:20-21. Justi decantavérunt, Dómine, nomen sanctum tuum, et victrícem manum tuam laudavérunt páriter: quóniam sapiéntia apéruit os mutum et linguas infántium fecit disértas. Ps 8:2. Dómine, Dóminus noster, quam admirábile est nomen tuum in univérsa terra! ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Justi decantavérunt, Dómine, nomen sanctum tuum, et victrícem manum tuam laudavérunt páriter: quóniam sapiéntia apéruit os mutum et linguas infántium fecit disértas.

Sap 10:20-21. I giusti inneggiarono, o Signore, al tuo santo nome, e lodarono unanimi la vittoriosa tua mano, poiché la sapienza aprì la bocca dei muti e rese eloquenti le bocche dei fanciulli. Ps 8:2. O Signore, nostro Dio, quanto è ammirabile il tuo Nome su tutta la terra! ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. I giusti inneggiarono, o Signore, al tuo santo nome, e lodarono unanimi la vittoriosa tua mano, poiché la sapienza aprì la bocca dei muti e rese eloquenti le bocche dei fanciulli.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Dómine Jesu Christe, qui, ad recoléndam memóriam dolórum sanctíssimae Genitrícis tuae, per septem beátos Patres nova Servorum ejus família Ecclésiam tuam fecundásti: concéde propítius; ita nos eórum consociári flétibus, ut perfruámur et gáudiis: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Signore Gesù Cristo, che ad onorare la memoria dei dolori della santissima Genitrice tua donasti alla tua Chiesa, per mezzo di sette beati Padri, la nuova famiglia dei Serviti, concedi propizio, che noi ci uniamo così ai loro pianti da goderne anche le gioie: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

LECTIO
Léctio libri Sapiéntiae.
Eccli 44:1-15.
Laudémus viros gloriósos et paréntes nostros in generatióne sua. Multam glóriam fecit Dóminus magnificéntia sua a saeculo. Dominántes in potestátibus suis, hómines magni virtúte et prudéntia sua praediti, nuntiántes in prophétis dignitátem prophetárum, et imperántes in praesénti pópulo, et virtúte prudéntiae pópulis sanctíssima verba. In perítia sua requiréntes modos músicos, et narrántes cármina scripturárum. Hómines dívites in virtúte, pulchritúdinis stúdium habéntes: pacificántes in dómibus suis. Omnes isti in generatiónibus gentis suae glóriam adépti sunt, et in diébus suis habéntur in láudibus. Qui de illis nati sunt, reliquérunt nomen narrándi laudes eórum. Et sunt, quorum non est memória: periérunt, quasi qui non fúerint: et nati sunt, quasi non nati, et fílii ipsórum cum ipsis. Sed illi viri misericórdiae sunt, quorum pietátes non defuérunt: cum sémine eórum pérmanent bona, heréditas sancta nepótes eórum, et in testaméntis stetit semen eórum: et fílii eórum propter illos usque in aetérnum manent: semen eórum et glória eórum non derelinquétur. Córpora ipsórum in pace sepúlta sunt, et nomen eórum vivit in generatiónem et generatiónem. Sapiéntiam ipsórum narrent pópuli, et laudem eórum núntiet Ecclésia.

Lettura del libro della Sapienza.
Eccli 44:1-15.
Lodiamo gli uomini virtuosi, i nostri padri secondo i loro tempi. Molta gloria concesse loro il Signore di sua magnificenza fin da principio. Sovrani nei loro regni, furono uomini grandi nel valore, e, forniti di prudenza, onniveggenti per dono profetico, principi delle nazioni per il loro accorgimento, capi del popolo per la loro sagacia, saggi parlatori. Colla loro abilità trovarono le melodie della musica e pubblicarono i cantici delle Scritture. Uomini pieni di virtù, dotati di gusto per la bellezza, vissuti in pace nelle loro case. Tutti questi, tra la gente della loro generazione, ebbero gloria e stima nei loro tempi. Quelli che nacquero da essi lasciarono un nome che fa raccontare le loro lodi. E vi sono degli altri dei quali non esiste memoria, che perirono come se non fossero mai esistiti, nacquero, ma son come non nati, e con essi i loro figli. Ma quelli furono uomini virtuosi, e le loro opere di pietà non sono state dimenticate. Alla loro posterità ne restano i beni e la loro eredità passa ai nipoti, e i loro posteri stettero fedeli all'alleanza divina. E per merito loro ne rimangono in eterno i figli; la loro stirpe, la loro gloria non sarà mai dimenticata. I loro corpi riposano in pace, e il loro nome vive di generazione in generazione. Celebrino i popoli la loro sapienza e nelle adunanze si ripetano le loro lodi.

GRADUALE
Is 65:23. Elécti mei non laborábunt frustra, neque germinábunt in conturbatióne: quia semen benedictórum Dómini est, et nepótes eórum cum eis. Eccli 44:14. ℣. Córpora ipsorum in pace sepúlta sunt, et nomen eórum vivit in generatiónem et generatiónem.

Is 65:23. I miei eletti non si affaticheranno invano, né genereranno nell'agitazione, perché sono la stirpe benedetta del Signore, e con essi i loro discendenti. Eccli 44:14. ℣. I loro corpi riposano in pace, e il loro nome vive di generazione in generazione.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Eccli 44:15. ℣. Sapiéntiam ipsorum narrent pópuli, et laudem eórum núntiet Ecclésia. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Eccli 44:15. ℣. I popoli celebrino la loro sapienza e nelle adunanze siano ripetute le loro lodi. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 125:5-6. Qui séminant in lácrimis, in exsultatióne metent. . Eúntes ibant et flébant, mitténtes sémina sua. . Veniéntes autem vénient cum exsultatióne, portántes manípulos suos.

Ps 125:5-6. Chi semina nelle lacrime, mieterà nel gaudio. . Nell'andare procedevano piangendo e portando il seme da gettare. . Ma nel tornare verranno cantando e portando i propri covoni.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 19:27-29.
In illo témpore: Dixit Petrus ad Jesum: Ecce, nos relíquimus ómnia, et secúti sumus te: quid ergo erit nobis? Jesus autem dixit illis: Amen, dico vobis, quod vos, qui secúti estis me, in regeneratióne, cum séderit Fílius hóminis in sede majestátis suae, sedébitis et vos super sedes duódecim, judicántes duódecim tribus Israël. Et omnis, qui relíquerit domum, vel fratres, aut soróres, aut patrem, aut matrem, aut uxórem, aut fílios, aut agros, propter nomen meum, céntuplum accípiet, et vitam aetérnam possidébit.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 19:27-29.
In quel tempo, Pietro disse a Gesù: Ecco noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito; che cosa adunque avremo noi? E Gesù disse loro: In verità vi dico: Voi che mi avete seguito, nella rigenerazione, quando il Figlio dell'uomo sederà sul trono della sua gloria, sederete anche voi sopra dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. E chiunque avrà lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o padre o madre, o moglie o figli, o campi per amore del nome mio, riceverà il centuplo e possederà la vita eterna.

Omelia di San Girolamo, Prete.
Libro 3 su Matteo cap. 19.
Grande fiducia! Pietro era pescatore, non era mai stato ricco, si guadagnava il cibo col lavoro delle mani; e tuttavia dice con gran sicurezza: Abbiamo abbandonato tutto. E siccome non basta solo abbandonare, aggiunge ciò che è perfetto: E ti abbiamo seguito. Abbiamo fatto quello che hai comandato: che cosa ci darai dunque per ricompensa? E Gesù disse loro: In verità vi dico: voi che mi avete seguito, quando nella rigenerazione il Figlio dell'uomo siederà sul trono della sua maestà, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. Non disse: Voi che avete lasciato ogni cosa, poiché questo lo fece anche il filosofo Crates, e molti altri disprezzarono le ricchezze, ma disse: Voi che mi avete seguito; il che è proprio degli apostoli e dei credenti.
Nella rigenerazione, quando il Figlio dell'uomo si sarà assiso sul trono della sua maestà - quando anche i morti risorgeranno incorrotti dalla corruzione -, siederete anche voi sui seggi dei giudici a condannare le dodici tribù d'Israele, perché, mentre voi credeste, esse non vollero credere. E chi avrà lasciato la casa, o i fratelli, o le sorelle, o il padre, o la madre, o la moglie, o i figli, o i campi per amor del mio nome, riceverà il centuplo e possederà la vita eterna. Questo passo è in armonia con l'altra affermazione del Salvatore che dice: Non sono venuto a portare la pace, ma la spada. Perché sono venuto a dividere il figlio dal padre suo, e la figlia dalla madre, e la nuora dalla suocera; e l'uomo avrà per nemici quelli di casa. Coloro dunque che, per la fede in Cristo e per la predicazione del Vangelo avranno disprezzato tutti gli affetti e le ricchezze e i piaceri del mondo, costoro riceveranno il centuplo e possederanno la vita eterna.
Da questa affermazione alcuni prendono occasione per sostenere che dopo la risurrezione ci sarà un periodo di mille anni nel quale, dicono, riceveremo il centuplo di tutto ciò che abbiamo lasciato e poi la vita eterna; non comprendendo che, se per tutte le altre cose la ricompensa è conveniente, per quanto riguarda la moglie, sarebbe una vergogna che colui che ne ha lasciata una per il Signore in futuro ne ricevesse cento. Questo dunque è il significato: chi avrà abbandonato per il Salvatore i beni carnali, ne riacquisterà di spirituali; e paragonare il valore di questi a quello dei primi, sarà come paragonare il numero cento ad un piccolo numero.

OFFERTORIUM
Is 56:7. Addúcam eos in montem sanctum meum, et laetificábo eos in domo oratiónis meae: holocáusta eórum et víctimae eórum placébunt mihi super altáre meum.

Is 56:7. Li condurrò al mio santo monte, li farò lieti nella mia casa d'orazione; i loro olocausti e le loro vittime mi saranno graditi sul mio altare.

SECRETA
Accipe, quaesumus, Dómine, hóstias quas tibi offérimus: et praesta; ut, intercedéntibus Sanctis tuis, libera tibi mente serviámus, et perdoléntis Vírginis Genitrícis Fílii tui amóre inflammémur. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Ti preghiamo, o Signore, di accettare queste ostie che ti presentiamo; fa' che per intercessione dei tuoi santi, ti serviamo con mente pura e siamo infiammati di amore per l'Addolorata Vergine, Genitrice del Figlio tuo. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

In Quaresima si dice:

PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui corporáli jejúnio vitia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et praemia: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizi, sollevi la mente, largisci virtù e premi: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Joann 15:16. Ego vos elégi de mundo, ut eátis et fructum afferátis: et fructus vester máneat.

Joann 15:16. Io vi ho scelto di mezzo al mondo, perché andiate e portiate frutto: e il frutto vostro sia duraturo.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Coeléstibus refécti mystériis te, Dómine, deprecámur: ut, quorum festa percólimus imitántes exémpla; juxta Crucem Jesu cum María Matre ejus fidéliter adstémus, et ejúsdem redemptiónis fructum percípere mereámur. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ristorati, o Signore, da questi celesti misteri, ti scongiuriamo affinché ad imitazione di coloro di cui celebriamo la festa, stiamo fedelmente presso la Croce di Gesù con Maria sua madre e meritiamo di conseguire il frutto della redenzione. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria; della quale in fine si legge il Vangelo.