mercoledì 6 febbraio 2019

San Tito, Vescovo e Confessore - Commemorazione di Santa Dorotea, Vergine e Martire

Doppio.
Paramenti bianchi.

È risaputo come Tito, vescovo dei Cretesi, appena iniziato per bocca di San Paolo Apostolo ai sacramenti e ai misteri della fede cristiana, rifulse di tale luce di santità nella Chiesa allora nascente, che meritò di essere annoverato tra i discepoli dello stesso santo Dottore dei Gentili. La Santa Chiesa appunto afferma che «Dio lo ornò delle virtù di un apostolo» (Oratio) e che egli fu «uno degli operai che il Padrone della messe mandò a mietere» (Evangelium). Infatti, chiamato a partecipare all'onere della predicazione, divenne così caro a San Paolo per lo zelo nel predicare il Vangelo e per la sua fedeltà, che egli, venuto in Troade per il Vangelo di Cristo, dichiarò che il suo spirito non ebbe pace perché non vi trovò Tito, suo fratello. E poco dopo andando in Macedonia, così dimostra di nuovo il suo affetto verso di lui: «Ma Colui che consola gli umili, Dio, ha consolato anche noi colla venuta di Tito» (2Cor 7:6).
San Tito, Vescovo e Confessore.
San Paolo si servì di lui in parecchie importanti circostanze: il nome di Tito, infatti, ritorna dieci volte sotto la penna di San Paolo nelle sue lettere ai Corinti e a Timoteo. Inviato perciò dall'Apostolo a Corinto, assolse con tanta sapienza e dolcezza questa missione, che consisteva principalmente nel raccogliere offerte dalla pietà dei fedeli per sollevare la povertà della Chiesa degli Ebrei, che non solo mantenne nella fede di Cristo i Corinti, ma eccitò in essi il desiderio, il pianto, l'emulazione per San Paolo, che era stato il primo ad istruirli.
Dopo aver fatti più viaggi per terra e per mare alfine di spargere la semente della divina parola fra i Gentili diversi per lingua e nazionalità, e dopo aver sostenuto con grande fermezza d'animo cure e fatiche per il trionfo della croce, approdò all'isola di Creta insieme con San Paolo suo maestro. Scelto poi dall'Apostolo a vescovo di questa chiesa (Tit 1:5; Introitus, Epistola, Offertorium), non è da dubitare, che egli si diportasse così bene in quella carica, da mostrare in se stesso, in conformità alle istruzioni dello stesso suo maestro San Paolo che gli indirizzò una delle Lettere cosiddette Pastorali, «un modello di buone opere nella dottrina, nell'integrità, nella gravità» (Tit 2:7). Pertanto, come una lucerna, egli diffuse la luce della religione fra coloro che giacevano, quasi sotto l'ombra della morte, nelle tenebre dell'idolatria e della menzogna. È tradizione che egli si affaticasse validamente per inalberare il vessillo della croce fra i Dalmati.
Finalmente pieno di meriti e di giorni, a 94 anni, il 4 gennaio intorno all'anno 69, si addormentò nel Signore colla preziosa morte dei giusti, e fu sepolto nella chiesa dove l'Apostolo l'aveva stabilito ministro di Dio. Il suo nome, elogiato specialmente da San Giovanni Crisostomo e da San Girolamo, si legge lo stesso giorno nel Martirologio Romano; poi il sommo Pontefice Pio IX ordinò che la sua festa fosse celebrata da tutta la Chiesa nella data odierna.

Giovanni Venanzi, Santa Dorotea condotta al martirio,
Poggi Dipinti Antichi, Roma (Lazio), XVII sec.
Dorotea, vergine della fine del III secolo, originaria di Cesarea nella Cappadocia (attuale Kayseri in Turchia), si distinse per la sua carità, purezza e sapienza. La fama delle sue virtù giunse fino a Saprizio, Preside di quella Provincia, che la fece chiamare e la invitò a sacrificare agli idoli; però, Dorotea confessando la fede cristiana, si rifiutò di compiere tale empietà, quindi fu arrestata dal governatore e consegnata alle due sorelle Crista e Callista che avevano apostatato dalla fede cristiana, affinché le facessero cambiare risoluzione. Ma avvenne il contrario: perché Dorotea le ricondusse alla pratica della religione cristiana, per la quale soffrirono anche il martirio. Perciò la Vergine, prima tormentata coll'eculeo, poi lunghissimamente percossa cogli schiaffi, da ultimo fu condannata alla decapitazione.
Mentre Dorotea era condotta al luogo del martirio, incontrò lungo la strada un certo retore Teofilo, il quale le chiese ironicamente: «Sposa di Cristo, mandami delle mele e delle rose dal giardino del tuo sposo». Dorotea rispose che avrebbe soddisfatto la sua domanda anche se era provocatoria. Prima di esser decapitata, pregò in un estremo atto di fede. Terminata l'orazione, ecco apparire un angelo nelle sembianze di un fanciullo che offrì a Teofilo tre rose e tre mele. Scomparso l'angelo, Dorotea reclinò il capo che le fu reciso con un colpo di spada: così ella ricevé la doppia palma della verginità e del martirio, intorno all'anno 311.
Tanto fu edificante la morte di Dorotea e il prodigio delle mele e delle rose, che il retore Teofilo, convertitosi alla fede di Cristo, fu denunciato a Saprizio, che subito lo fece torturare crudelmente e, alla fine, uccidere colla spada.


La Santa Chiesa paragona il Pontefice, che celebriamo, al levita Finees che si mostrò pieno di zelo per la difesa della Legge di Dio. Il versetto loda la pia sollecitudine del re Davide per edificare il tempio.

INTROITUS
Eccli 45:30. Státuit ei Dóminus testaméntum pacis, et príncipem fecit eum: ut sit illi sacerdótii dígnitas in aetérnum. Ps 131:1. Meménto, Dómine, David: et omnis mansuetúdinis ejus. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Státuit ei Dóminus testaméntum pacis, et príncipem fecit eum: ut sit illi sacerdótii dígnitas in aetérnum.

Eccli 45:30. Il Signore ha stabilito con lui un'alleanza di pace e ne ha fatto un principe: e così durerà per sempre la sua dignità sacerdotale. Ps 131:1. Ricordati, Signore, di David e di tutta la pietà sua. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Il Signore ha stabilito con lui un'alleanza di pace e ne ha fatto un principe: e così durerà per sempre la sua dignità sacerdotale.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui beátum Titum Confessórem tuum atque Pontíficem apostólicis virtútibus decorásti: ejus méritis et intercessióne concéde; ut, juste et pie vivéntes in hoc saeculo, ad coeléstem pátriam perveníre mereámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che hai ornato di virtù apostoliche il beato Tito, vescovo e confessore tuo, concedici che, per i suoi meriti e per la sua intercessione, vivendo in pietà e giustizia, meritiamo di raggiungere la patria celeste. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.
Poi si fa la commemorazione di Santa Dorotea, Vergine e Martire.

Orémus.
Indulgéntiam nobis, quaesumus, Dómine, beáta Doróthea Virgo et Martyr implóret: quae tibi grata semper éxstitit, et mérito castitátis, et tuae professióne virtútis. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Signore, implori per noi clemenza la beata Dorotea vergine e martire, la quale ti fu sempre accetta e per il merito della castità e per la fiducia nella tua potenza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

La Santa Liturgia applica ai Santi Confessori quanto l'autore sacro dice, nell'Ecclesiastico, dei più santi personaggi dell'Antico Testamento: Enoch, Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè e Aronne. In tal modo la Santa Chiesa fa un bellissimo elogio dei suoi Santi.

LECTIO
Léctio libri Sapiéntiae.
Eccli 44:16-27; 45:3-20.
Ecce sacérdos magnus, qui in diébus suis plácuit Deo, et invéntus est justus: et in témpore iracúndiae factus est reconciliátio. Non est invéntus símilis illi, qui conservávit legem Excélsi. Ideo jurejurándo fecit illum Dóminus créscere in plebem suam. Benedictiónem ómnium géntium dedit illi, et testaméntum suum confirmávit super caput ejus. Agnóvit eum in benedictiónibus suis: conservávit illi misericórdiam suam: et invénit grátiam coram óculis Dómini. Magnificávit eum in conspéctu regum: et dedit illi corónam glóriae. Státuit illi testaméntum aetérnum, et dedit illi sacerdótium magnum: et beatificávit illum in glória. Fungi sacerdótio, et habére laudem in nómine ipsíus, et offérre illi incénsum dignum in odórem suavitátis.

Lettura del libro della Sapienza.
Eccli 44:16-27; 45:3-20.
Ecco il gran sacerdote che nei suoi giorni piacque a Dio, e fu trovato giusto, e nel tempo dell'ira fu strumento di riconciliazione. Nessuno fu trovato simile a lui nel conservare la legge dell'Eccelso. Per questo, con giuramento, il Signore gli assicurò la gloria nella sua stirpe. In lui benedisse Iddio tutte le genti, e confermò il suo patto su di lui. Lo ricolmò delle sue benedizioni; conservò per lui la sua misericordia, ed egli trovò grazia agli occhi del Signore. Lo glorificò al cospetto dei re, e gli diede la corona di gloria. Stabilì con lui un patto eterno, e gli conferì un grande sacerdozio, e lo circondò di gloria. Gli fece compiere le funzioni sacerdotali ed avere gloria nel suo nome, e offrirgli un degno sacrificio di incenso, di soave profumo.

GRADUALE
Eccli 44:16. Ecce sacérdos magnus, qui in diébus suis plácuit Deo. Eccli 44:20. . Non est invéntus símilis illi, qui conservaret legem Excélsi.

Eccli 44:16. Ecco il grande pontefice, che nella sua vita piacque a Dio. Eccli 44:20. . Non si trovò alcuno simile a lui nell'osservare la legge dell'Eccelso.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 109:4. . Tu es sacérdos in aetérnum, secúndum órdinem Melchísedech. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 109:4. . Tu sei sacerdote per sempre secondo l'ordine di Melchisedech. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 111:1-3. Beátus vir, qui timet Dóminum: in mandátis ejus cupit nimis. . Potens in terra erit semen ejus: generátio rectórum benedicétur. . Glória et divítiae in domo ejus: et justítia ejus manet in saeculum saeculi.

Ps 111:1-3. Beato l'uomo che teme il Signore: molto si compiace nei suoi comandamenti. . Potente sulla terra sarà la sua stirpe: sarà benedetta la discendenza dei giusti. . Nella sua casa gloria e ricchezza: la sua giustizia rimane nei secoli dei secoli.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 10:1-9.
In illo témpore: Designávit Dóminus et álios septuagínta duos: et misit illos binos ante fáciem suam in omnem civitátem et locum, quo erat ipse ventúrus. Et dicébat illis: Messis quidem multa, operárii autem pauci. Rogáte ergo Dóminum messis, ut mittat operários in messem suam. Ite: ecce, ego mitto vos sicut agnos inter lupos. Nolíte portáre sácculum, neque peram, neque calceaménta; et néminem per viam salutavéritis. In quamcúmque domum intravéritis, primum dícite: Pax huic dómui: et si ibi fúerit fílius pacis, requiéscet super illum pax vestra: sin autem, ad vos revertétur. In eádem autem domo manéte, edéntes et bibéntes quae apud illos sunt: dignus est enim operárius mercéde sua. Nolíte transíre de domo in domum. Et in quamcúmque civitátem intravéritis, et suscéperint vos, manducáte quae apponúntur vobis: et curáte infírmos, qui in illa sunt, et dícite illis: Appropinquávit in vos regnum Dei.

Seguito del santo Vangelo secondo Luca.
Luc 10:1-9.
In quel tempo, il Signore designò anche altri settantadue discepoli e li mandò a due a due innanzi a sé in ogni città e luogo dove egli stava per andare. E diceva loro: La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai per la sua mietitura. Andate! Ecco, io vi mando come agnelli in mezzo a lupi. Non portate né borsa, né sacca, né sandali; e per la strada non salutate nessuno. In qualunque casa entrerete, dite prima di tutto: Pace a questa casa. E se ci sarà un figlio di pace riposerà su di lui la pace vostra, altrimenti ritornerà a voi. E nella stessa casa restate, mangiando e bevendo di quel che vi danno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non girate di casa in casa. E in qualunque città entrerete, se vi accolgono, mangiate di quel che vi sarà messo davanti e guarite gli infermi che ci sono, e dite loro: Sta per venire a voi il Regno di Dio.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 17 sui Vangeli.
Il Signore e Salvatore nostro, fratelli carissimi, ci avvisa ora con parole ed ora con opere. Infatti le sue stesse opere sono precetti: poiché, mentre fa qualche cosa, anche senza dir nulla, ci mostra quello che dobbiamo fare noi. Ecco, dunque, egli manda i discepoli a predicare a due a due, perché sono due i precetti della carità, cioè l'amor di Dio e l'amor del prossimo, e bisogna essere almeno in due per poter praticare la carità. Infatti propriamente parlando, non si esercita la carità verso se stessi; ma l'amore, perché possa essere carità, deve avere per oggetto un altro.
Ecco dunque che il Signore manda i discepoli a predicare a due a due, insinuandoci così tacitamente come, chi non ha carità verso gli altri, in nessun modo deve assumersi l'ufficio della predicazione. E con ragione si dice che li mandò davanti a sé in ogni città e luogo dove egli stava per andare. Infatti il Signore segue i suoi predicatori; la predicazione infatti precede, e allora il Signore viene ad abitare nell'anima nostra, quando è preceduto dalle parole di coloro che ci esortano; ed è così che la verità è ricevuta dallo spirito.
Ed ecco perché Isaia dice agli stessi predicatori: Preparate la via del Signore, raddrizzate i sentieri del Dio nostro. Ed il Salmista dice ai figli di Dio: Preparate la via a colui che ascende da occidente. Infatti il Signore ascese da occidente; perché quanto più il Signore si è abbassato nella sua passione, tanto più ha manifestato la sua gloria nella risurrezione. Ascese veramente da occidente, perché, risorgendo, calpestò la morte che aveva subita. Noi dunque prepariamo la strada a colui che salì da occidente, quando predichiamo alle vostre anime la sua gloria, affinché egli stesso poi venendo, le illumini con la sua presenza e con il suo amore.

OFFERTORIUM
Ps 88:21-22. Invéni David servum meum, óleo sancto meo unxi eum: manus enim mea auxiliábitur ei, et bráchium meum confortábit eum.

Ps 88:21-22. Ho trovato Davide mio servo; l'ho consacrato col mio sacro olio; sicché sia sempre con lui la mia mano, e il mio braccio gli dia forza.

SECRETA
Sancti tui, quaesumus, Dómine, nos ubíque laetíficent: ut, dum eórum mérita recólimus, patrocínia sentiámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Signore, i tuoi santi ovunque ci rallegrino, affinché, mentre ne ricordiamo i meriti, ne esperimentiamo il patrocinio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.
Poi si fa la commemorazione di Santa Dorotea, Vergine e Martire.

Hóstias tibi, Dómine, beátae Dorótheae Vírginis et Mártyris tuae dicatas méritis, benígnus assúme: et ad perpétuum nobis tríbue proveníre subsídium. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, accetta benigno i doni che ti offriamo in onore della beata Dorotea vergine e martire, e fa' che ci siano di perpetuo aiuto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

In Quaresima si dice:

PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui corporáli jejúnio vitia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et praemia: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizi, sollevi la mente, largisci virtù e premi: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 12:42. Fidélis servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in témpore trítici mensúram.

Luc 12:42. Fedele e saggio è il servitore che il Signore ha preposto alla sua casa: perché al tempo conveniente dia il cibo che spetta a ciascuno.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Praesta, quaesumus, omnípotens Deus: ut, de percéptis munéribus grátias exhibéntes, intercedénte beáto Tito Confessóre tuo atque Pontífice, benefícia potióra sumámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio onnipotente, concedici, te ne preghiamo, che, mentre ti ringraziamo dei doni ricevuti, per intercessione del beato Tito confessore tuo e vescovo, ne riceviamo dei maggiori. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.
Poi si fa la commemorazione di Santa Dorotea, Vergine e Martire.

Orémus.
Divíni múneris largitáte satiáti, quaesumus, Dómine, Deus noster: ut, intercedénte beáta Doróthea Vírgine et Mártyre tua, in ejus semper participatióne vivámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Nutriti dall'abbondanza del dono divino, ti preghiamo, o Signore nostro Dio, per l'intercessione della tua santa vergine e martire Dorotea, di farci vivere sempre in questa comunione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si legge in fine il Vangelo della Feria.

martedì 5 febbraio 2019

Sant'Agata, Vergine e Martire

Doppio.
Paramenti rossi.

Il culto di questa Santa Vergine Martire catanese è antichissimo e diffusissimo non soltanto in Sicilia, ma in tutto l'orbe cattolico. La sua festa si celebrava già a Roma nel VI secolo. Dio, accordando con la sua Onnipotenza la vittoria del martirio a questa debole donna (Oratio), volle dimostrare che Egli solo è la nostra vera forza. Appunto a questo «scopo, egli scelse i deboli per ridurre al nulla quelli che confidano nelle loro forze» (Epistola).
Sant'Agata, Vergine e Martire.
La vergine Agata, cui i Palermitani e i Catanesi si contendono di aver dato i natali, nacque, secondo molte fonti, a San Giovanni Galermo (nord-ovest della città di Catania) in Sicilia da una nobile e ricca famiglia catanese, l'8 settembre tra il 229 e il 235. Il padre Rao e la madre Apolla, proprietari di case e terreni, sia in città sia nei dintorni, essendo cristiani, educarono Agata nella fede cattolica.
Cresciuta nella sua fanciullezza ed adolescenza in beltà, candore e purezza verginale, sin da piccola desiderava ardentemente appartenere totalmente a Cristo. All'età di quindici anni, chiese al Vescovo di Catania di consacrarsi a Dio e, accolta tale richiesta, durante la cerimonia della “velatio”, lo stesso vescovo le impose il “flammeum”, cioè il velo rosso indossato dalle vergini consacrate.
Tra la fine del 250 e l'inizio del 251, Quinziano, proconsole (governatore) della Sicilia, giunse alla sede di Catania ove ebbe modo di vedere Agata, che era egualmente rinomata per beltà e castità, e se ne innamorò. In forza dell'editto di persecuzione dell'imperatore Decio, Quinziano l'accusò di vilipendio della religione di Stato, quindi ordinò che la catturassero e la conducessero al Palazzo Pretorio. Secondo diverse tradizioni, per scampare l'arresto, Agata si rifugiò con la famiglia in una contrada poco distante da Catania, detta Galermo, oppure a Malta oppure a Palermo alla Guilla; ma comunque venne catturata e condotta davanti a Quinziano.
Il governatore, dopo aver tentato con tutti i modi di piegare Agata ai suoi desideri, non potendo ridurla ai suoi voleri, fattala definitivamente arrestare sotto il pretesto della superstizione cristiana, la diede a corrompere a una certa donna Afrodisia. Ma la compagnia di Afrodisia non avendo potuto scuotere né la fermezza della sua fede né il voto della sua verginità, quella annunziò a Quinziano che tutti i suoi sforzi erano riusciti inutili. Perciò egli ordinò che gli si conducesse la Vergine, e le disse: «Non ti vergogni, tu che sei nata da nobile famiglia, di menare la vita umile e servile dei Cristiani?». A cui Agata rispose: «L'umiltà e la servitù cristiana sono molto più preferibili alle ricchezze e grandezze dei re».
Giovanni Gaspare Lanfranco, Sant'Agata visitata in carcere da San Pietro e l'Angelo,
Galleria Nazionale di Parma (Emilia-Romagna), 1613-1614.
Quindi il governatore sdegnato le diede a scegliere o di onorare gli dei o di subire la violenza dei tormenti. Ma rimanendo ella ferma nella fede, venne prima schiaffeggiata e messa in prigione; donde fatta uscire l'indomani, e perseverando nel suo proposito, fu torturata sul cavalletto con l'applicazione di lastre arroventate. Poi le si recisero le mammelle con delle tenaglie. Durante questo supplizio, la Vergine indirizzandosi a Quinziano: «Crudele tiranno, disse, non ti vergogni di recidere a una donna ciò che tu stesso hai succhiato dalla madre tua?». Gettata di nuovo in prigione, la notte seguente fu guarita da un certo vegliardo, che si diceva Apostolo di Cristo (secondo la tradizione San Pietro).
Chiamata ancora dal governatore, e perseverando ella nella confessione di Cristo, fu rotolata su rottami aguzzi e su carboni accesi. Nel qual tempo tutta la città traballò per gran terremoto, e due pareti, crollando, seppellirono Silvino e Falconio, domestici del governatore. Quindi essendo la città di Catania in preda a vivo fermento, Quinziano, temendo una sedizione nel popolo, ordinò che Agata mezza morta fosse ricondotta di nascosto in prigione. Ivi ella pregò Dio così: «Signore, tu che mi hai custodita fin dall'infanzia, che hai tolto da me l'amore del secolo, che mi hai resa superiore ai tormenti dei carnefici, accogli l'anima mia». E in questa preghiera se ne andò al cielo a ricevere la gloriosa corona del martirio, a Catania il 5 febbraio 251. Il suo corpo venne sepolto dai Cristiani.
La Santa salvò varie volte la sua città, che devotissimamente ne conserva e venera le sacre reliquie, dai flagelli: infatti, molte volte il velo verginale, che copriva la tomba di Sant'Agata arrestò la lava, che discendeva in torrenti di fuoco dall'Etna e minacciava di seppellire la città.
Il suo nome si trova inserito nel Canone della Santa Messa (II elenco). Invochiamo Sant'Agata per preservare le nostre case dall'incendio e per spegnere, con lo spirito della penitenza, le fiamme impure che bruciano i nostri corpi e le nostre anime.


Giovanni di Bartolo, Busto-reliquario argenteo di Sant'Agata,
Cattedrale metropolitana di Sant'Agata, Catania (Sicilia), 1376.


INTROITUS
Gaudeámus omnes in Dómino, diem festum celebrántes sub honóre beátae Agathae Vírginis et Martyris: de cujus passióne gaudent Angeli et colláudant Fílium Dei. Ps 44:2. Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Gaudeámus omnes in Dómino, diem festum celebrántes sub honóre beátae Agathae Vírginis et Martyris: de cujus passióne gaudent Angeli et colláudant Fílium Dei.

Rallegriamoci tutti nel Signore celebrando questo giorno di festa in onore della beata Agata vergine e martire! Del suo martirio gioiscono gli angeli, e insieme lodano il Figlio di Dio. Ps 44:2. Vibra nel mio cuore un ispirato pensiero, mentre al Sovrano canto il mio poema. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Rallegriamoci tutti nel Signore celebrando questo giorno di festa in onore della beata Agata vergine e martire! Del suo martirio gioiscono gli angeli, e insieme lodano il Figlio di Dio.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui inter cétera poténtiae tuae mirácula étiam in sexu frágili victóriam martýrii contulísti: concéde propítius; ut, qui beátae Agathae Vírginis et Mártyris tuae natalítia cólimus, per ejus ad te exémpla gradiámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che fra gli altri prodigi della tua potenza compisti anche quello di dare al sesso fragile la forza del martirio, fa' che noi, che celebriamo il natale della beata Agata vergine e martire tua, imitando i suoi esempi avanziamo verso di te. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Corinthios.
1Cor 1:26-31.
Fratres: Vidéte vocatiónem vestram: quia non multi sapiéntes secúndum carnem, non multi poténtes, non multi nóbiles: sed quae stulta sunt mundi elégit Deus, ut confúndat sapiéntes: et infírma mundi elégit Deus, ut confúndat fórtia: et ignobília mundi et contemptibília elégit Deus, et ea quae non sunt, ut ea quae sunt destrúeret: ut non gloriétur omnis caro in conspéctu ejus. Ex ipso autem vos estis in Christo Jesu, qui factus est nobis sapiéntia a Deo, et justítia, et sanctificátio, et redémptio: ut, quemádmodum scriptum est: Qui gloriátur, in Dómino gloriétur.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Corinti.
1Cor 1:26-31.
Fratelli, considerate la vostra vocazione, come pochi siano i sapienti secondo la carne, pochi i potenti, pochi i nobili; ma Dio ha scelto ciò che è stolto agli occhi del mondo per confondere i sapienti; come ha scelto ciò che per il mondo è debole affin di confondere i forti. E Iddio ha scelto ciò che secondo il mondo è ignobile e spregevole, e ciò che è un niente, per ridurre al niente ciò che esiste, così che nessuno si possa vantare dinanzi a Lui. Orbene è per Lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale da Dio è stato fatto per noi sapienza e giustizia e santificazione e redenzione, affinché, come sta scritto: Chi si vanta, si vanti nel Signore.

GRADUALE
Ps 45:6. Adjuvábit eam Deus vultu suo: Deus in médio ejus, non commovébitur. Ps 45:5. ℣. Flúminis impetus laetíficat civitátem Dei: sanctificávit tabernáculum suum Altíssimus.

Ps 45:6. Dio le sarà d'aiuto col suo sguardo: Dio è in lei, ed essa non vacilla. Ps 45:5. ℣. Un fiume rallegra col suo corso la città di Dio: l'Altissimo ha santificato la sua dimora.

ALLELUJA
Alleluja, alleluia. Ps 118:46. ℣. Loquébar de testimóniis tuis in conspéctu regum, et non confundébar. Alleluja.

Alleluia, alleluia. Ps 118:46. ℣. Parlavo dei tuoi precetti alla presenza dei re e non ne arrossivo. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 125:5-6. Qui séminant in lácrimis, in gáudio metent. . Eúntes ibant et flébant, mitténtes sémina sua. . Veniéntes autem vénient cum exsultatióne, portántes manípulos suos.

Ps 125:5-6. Chi semina nelle lacrime, mieterà nel gaudio. . Nell'andare procedevano piangendo e portando il seme da gettare. . Ma nel tornare verranno cantando e portando i propri covoni.

I Farisei interrogano Gesù sul suo modo di vedere intorno al divorzio. Il Maestro cita loro il testo sacro nel quale il matrimonio apparisce tale quale fu stabilito da Dio alla sua origine. Creando l'uomo e la donna, il Creatore li ha fatti l'uno per l'altra. L'uomo non separi dunque col divorzio quello che Dio ha unito. Ma, obiettano i Farisei, Mosè ha ordinato, in certi casi, il divorzio: dunque è un precetto formale. No, risponde il Maestro, Mosè non l'ha ordinato, ma semplicemente permesso per evitare un male maggiore a causa della rilassatezza dei vostri costumi. Al principio non era così e nella Chiesa il divorzio è assolutamente bandito. E come i discepoli trovavano questa dottrina del tutto contraria alle idee e alle usanze di quel tempo, Gesù la fece esaltare più vivacemente facendo l'elogio di quelli che rinunziano al matrimonio per amore della verginità. Loda di fatti la schiera di eletti chiamata da vocazione divina ad iscriversi in questo stato più raro, ma assolutamente superiore, perché assoggetta di più il corpo all'anima.
L'Evangelista con estrema concisione abbraccia due casi. Dapprima quello d'uomo che ripudia la moglie adultera, e se ne separa senza passare ad altre nozze: questa separazione, per causa di adulterio, è lecita. Nel caso poi che, oltre a separarsi dall'adultera, volesse sposarsi con altra, commetterebbe anch'egli adulterio, come pure lo commetterebbe chi sposasse la ripudiata.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 19:3-12.
In illo témpore: Accessérunt ad Jesum pharisaei, tentántes eum et dicéntes: Si licet hómini dimíttere uxórem suam quacúmque ex causa? Qui respóndens, ait eis: Non legístis, quia, qui fecit hóminem ab inítio, másculum et féminam fecit eos? et dixit: Propter hoc dimíttet homo patrem, et matrem, et adhaerébit uxóri suae, et erunt duo in carne una. Itaque jam non sunt duo, sed una caro. Quod ergo Deus conjúnxit, homo non séparet. Dicunt illi: Quid ergo Móyses mandávit dare libéllum repúdii, et dimíttere? Ait illis: Quóniam Móyses ad durítiam cordis vestri permísit vobis dimíttere uxóres vestras: ab inítio autem non fuit sic. Dico autem vobis, quia, quicúmque dimíserit uxórem suam, nisi ob fornicatiónem, et áliam dúxerit, moechátur: et qui dimíssam duxerit, moechátur. Dicunt ei discípuli ejus: Si ita est causa hóminis cum uxore, non éxpedit núbere. Qui dixit illis: Non omnes cápiunt verbum istud, sed quibus datum est. Sunt enim eunúchi, qui de matris útero sic nati sunt; et sunt eunúchi, qui facti sunt ab homínibus; et sunt eunúchi, qui seípsos castravérunt propter regnum coelórum. Qui potest cápere, cápiat.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 19:3-12.
In quel tempo si accostarono a Gesù dei Farisei per tentarlo, e gli dissero: È lecito all'uomo ripudiare, per un motivo qualsiasi, la propria moglie? Ed egli rispose loro: Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina? e disse: Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà con la moglie e i due saranno una sola carne. Dunque, non son più due, ma una sola carne. Ciò che Dio ha congiunto l'uomo dunque non lo divida. Allora gli replicarono: Ma perché Mosè comandò di dare il libello di divorzio e di mandarla via? E Gesù: Per la durezza del vostro cuore, Mosè vi permise di ripudiare le vostre mogli; ma da principio non fu così. Io poi vi dico: chi rimanda la propria donna, se non è concubinato, e ne prende un'altra, è adultero; e chi sposa la ripudiata è adultero. Gli dissero i suoi discepoli: Se tale è la condizione dell'uomo rispetto alla moglie, non conviene ammogliarsi. Ed egli disse loro: Non tutti capiscono questo, ma soltanto quelli a cui è stato concesso. Ci sono infatti degli eunuchi, usciti tali dal seno della madre, e ci sono degli eunuchi fatti tali dagli uomini, e ci sono di quelli che si son fatti eunuchi da sé in vista del regno dei cieli. Comprenda chi può.

Omelia di San Giovanni Crisostomo.
Omelia 63 su Matteo, verso la metà.
Nostro Signore, parendogli grave esortare direttamente alla verginità, cerca di trarli all'amore di essa coll'obbligo della legge dell'insolubilità del matrimonio. Poi, per mostrare ch'essa è possibile, dice così: Ci sono degli eunuchi i quali sono nati così dal seno materno, e ce ne sono degli altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ce ne sono di quelli che si sono fatti tali da sé per il regno dei cieli (Matt 19:12). Colle quali parole indirettamente li esorta a scegliere la verginità, facendo vedere essere possibile questa virtù.
Con ciò pare quasi voglia dire: Pensa tra te stesso, se o per natura tu fossi tale, o avessi sofferto ingiusta violenza dagli uomini, che faresti, mentre saresti privo della gloria delle nozze e, pur essendone privo, non ne avresti nessuna ricompensa? Ora dunque ringrazia Dio che il tuo sacrificio avrà ricompensa e corona, mentre quelli soffrono senza né corona né ricompensa. Anzi non è neppure la stessa cosa, ma molto più leggera: sia per la speranza che solleva e per la coscienza di far bene, sia perché non sei sbattuto dai flutti così forti della concupiscenza.
Dopo aver dunque parlato di quelle persone caste che, se non son pure anche di cuore, invano e inutilmente sono tali, e di quelle ancora che osservano continenza col fine di conseguire il regno dei cieli, soggiunse ancora e disse: Chi può comprendere, comprenda (Matt 19:12): per animare ancor più a questa virtù rappresentandola opera tanto elevata, senza però, nella sua ineffabile bontà, volerne fare una legge. Ma dicendo così, egli dimostra ancor di più ch'essa è possibile, affin di aumentare l'ardore dei nostri desideri.

OFFERTORIUM
Ps 44:15. Afferéntur Regi Vírgines post eam: próximae ejus afferéntur tibi.

Ps 44:15. Le vergini dietro a lei sono condotte al Re; le sue compagne sono condotte a Te.

SECRETA
Súscipe, Dómine, múnera, quae in beátae Agathae Vírginis et Mártyris tuae solemnitáte deférimus: cujus nos confídimus patrocínio liberári. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Accetta, Signore, il sacrificio che ti offriamo nella festa della beata Agata vergine e martire tua, fiduciosi di essere salvati per il suo patrocinio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

In Quaresima si dice:

PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui corporáli jejúnio vitia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et praemia: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizi, sollevi la mente, largisci virtù e premi: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Qui me dignátus est ab omni plaga curáre et mamíllam meam meo péctori restitúere, ipsum ínvoco Deum vivum.

Io invoco quel Dio vivo, che si è degnato di guarirmi da ogni piaga e di restituire l'integrità al mio seno.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Auxiliéntur nobis, Dómine, sumpta mystéria: et, intercedénte beáta Agatha Vírgine et Mártyre tua, sempitérna protectióne confírment. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
I misteri che abbiamo ricevuto, o Signore, siano il nostro soccorso, e, per l'intercessione della beata Agata vergine e martire tua, ci ottengano la gioia della tua protezione perenne. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria; della quale in fine si legge il Vangelo.