lunedì 4 febbraio 2019

Sant'Andrea Corsini, Vescovo e Confessore

Doppio.
Paramenti bianchi.

Guido Reni, Sant'Andrea Corsini,
Pinacoteca Nazionale di Bologna (Emilia-Romagna), 1639 circa.
Andrea nacque a Firenze dalla nobile famiglia dei Corsini, il 30 novembre 1301. I suoi genitori, avendolo ottenuto da Dio con preghiere, lo consacrarono alla Beata Vergine Maria. Un presagio divino mostrò, prima ancora che nascesse, quello che sarebbe stato un giorno: infatti, mentre la madre lo portava ancora nel seno, le parve, in un sogno, di aver messo al mondo un lupo, che, recatosi alla chiesa dei Carmelitani, fu subito cambiato in agnello, non appena esso fu nel vestibolo del tempio.
Giovanetto, educato piamente e conforme al suo grado, siccome a poco a poco si lasciava andare al vizio, ne fu spesso ripreso dalla madre. Ma appena conobbe che i suoi genitori l'avevano con voto consacrato alla Vergine Madre di Dio, infiammato dall'amore di Dio e avvertito della visione della madre, entrò nell'Ordine della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo nel 1318; nel quale, sebbene vessato dal demonio con varie tentazioni, mai però poté essere smosso dal proposito di farsi religioso. Nel 1328 fu ordinato sacerdote e inviato bentosto a Parigi ad approfondire gli studi teologici e filosofici; fu poi ammesso alla corte pontificia di Avignone. Terminato il corso di studi e laureatosi, nel 1332 venne richiamato in patria e nel 1348 fu preposto al governo del suo Ordine in Toscana.
Frattanto la chiesa di Fiesole era rimasta priva del proprio pastore morto di peste; quindi, nel 1349, il capitolo della cattedrale lo elesse vescovo di quella città. Poiché si stimava indegno di questa carica, rimase molto tempo nascosto, finché, svelato dalla voce di un bambino che parlò miracolosamente e ritrovato fuori della città, per non contraddire alla divina volontà, accettò l'episcopato. Rivestito di tale dignità, si esercitò più che mai nell'umiltà che aveva sempre coltivato; e alla sollecitudine pastorale unì la misericordia verso i poveri, la liberalità, l'assiduità alla preghiera, le veglie, e le altre virtù, e fu ancora illustre per lo spirito profetico, a tal punto che la sua santità era celebrata da tutti.
Il sommo Pontefice Urbano V, mosso da queste cose, inviò Andrea come legato pontificio a Bologna per calmare una sedizione. In tale missione ebbe molto a soffrire, e spense con somma prudenza le inimicizie che avevano armato i cittadini gli uni contro gli altri (Epistola); poi, ristabilita la tranquillità, ritornò alla sua diocesi. Non molto dopo, stremato dalle continue fatiche e dalle volontarie macerazioni della carne, ricevuto dalla Beata Vergine Maria l'annunzio del giorno della sua morte, se ne partì per il regno celeste, il 6 gennaio nell'anno del Signore 1374 (1373 secondo il calendario fiorentino), a 61 anni di età. Divenuto celebre per molti e grandi miracoli, il sommo Pontefice Eugenio IV lo iscrisse nell'Albo dei Beati nel 1440 e il sommo Pontefice Urbano VIII lo iscrisse dipoi nel numero dei Santi, il 22 aprile 1629. Il sommo Pontefice Alessandro VII fissò la sua festa al 4 febbraio e la estese a tutta la Chiesa.
Il suo corpo riposa nella Cappella Corsini della Basilica di Santa Maria del Carmine di Firenze, e vi è onorato colla massima venerazione dagli abitanti, ai quali fu di aiuto non una volta soltanto nel pericolo imminente.
Fatti lupi per ragione dei nostri peccati, diventiamo come Sant'Andrea Corsini, agnelli con la penitenza, affinché, «seguendo le tracce di questo santo confessore, possiamo pervenire alle stesse ricompense» (Oratio).


Guido Cagnacci, Visione di Sant'Andrea Corsini (in alto) con Santa Teresa d'Avila e Santa Maria Maddalena de' Pazzi (in basso),
Chiesa di San Giovanni Battista, Rimini (Emilia-Romagna), XVII sec.


La Santa Chiesa paragona il Pontefice, che celebriamo, al levita Finees che si mostrò pieno di zelo per la difesa della Legge di Dio. Il versetto loda la pia sollecitudine del re Davide per edificare il tempio.

INTROITUS
Eccli 45:30. Státuit ei Dóminus testaméntum pacis, et príncipem fecit eum: ut sit illi sacerdótii dígnitas in aetérnum. Ps 131:1. Meménto, Dómine, David: et omnis mansuetúdinis ejus. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Státuit ei Dóminus testaméntum pacis, et príncipem fecit eum: ut sit illi sacerdótii dígnitas in aetérnum.

Eccli 45:30. Il Signore ha stabilito con lui un'alleanza di pace e ne ha fatto un principe: e così durerà per sempre la sua dignità sacerdotale. Ps 131:1. Ricordati, Signore, di David e di tutta la pietà sua. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Il Signore ha stabilito con lui un'alleanza di pace e ne ha fatto un principe: e così durerà per sempre la sua dignità sacerdotale.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui in Ecclésia tua nova semper instáuras exémpla virtútum: da pópulo tuo beáti Andréae Confessóris tui atque Pontíficis ita sequi vestígia; ut assequátur et praemia. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che nella tua Chiesa sempre susciti nuovi esempi di virtù, concedi al popolo tuo di seguire le vestigia del beato Andrea confessore tuo e vescovo, così da conseguirne anche il premio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

La Santa Liturgia applica ai Santi Confessori quanto l'autore sacro dice, nell'Ecclesiastico, dei più santi personaggi dell'Antico Testamento: Enoch, Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè e Aronne. In tal modo la Santa Chiesa fa un bellissimo elogio dei suoi Santi.

LECTIO
Léctio libri Sapiéntiae.
Eccli 44:16-27; 45:3-20.
Ecce sacérdos magnus, qui in diébus suis plácuit Deo, et invéntus est justus: et in témpore iracúndiae factus est reconciliátio. Non est invéntus símilis illi, qui conservávit legem Excélsi. Ideo jurejurándo fecit illum Dóminus créscere in plebem suam. Benedictiónem ómnium géntium dedit illi, et testaméntum suum confirmávit super caput ejus. Agnóvit eum in benedictiónibus suis: conservávit illi misericórdiam suam: et invénit grátiam coram óculis Dómini. Magnificávit eum in conspéctu regum: et dedit illi corónam glóriae. Státuit illi testaméntum aetérnum, et dedit illi sacerdótium magnum: et beatificávit illum in glória. Fungi sacerdótio, et habére laudem in nómine ipsíus, et offérre illi incénsum dignum in odórem suavitátis.

Lettura del libro della Sapienza.
Eccli 44:16-27; 45:3-20.
Ecco il gran sacerdote che nei suoi giorni piacque a Dio, e fu trovato giusto, e nel tempo dell'ira fu strumento di riconciliazione. Nessuno fu trovato simile a lui nel conservare la legge dell'Eccelso. Per questo, con giuramento, il Signore gli assicurò la gloria nella sua stirpe. In lui benedisse Iddio tutte le genti, e confermò il suo patto su di lui. Lo ricolmò delle sue benedizioni; conservò per lui la sua misericordia, ed egli trovò grazia agli occhi del Signore. Lo glorificò al cospetto dei re, e gli diede la corona di gloria. Stabilì con lui un patto eterno, e gli conferì un grande sacerdozio, e lo circondò di gloria. Gli fece compiere le funzioni sacerdotali ed avere gloria nel suo nome, e offrirgli un degno sacrificio di incenso, di soave profumo.

GRADUALE
Eccli 44:16. Ecce sacérdos magnus, qui in diébus suis plácuit Deo. Eccli 44:20. . Non est invéntus símilis illi, qui conservaret legem Excélsi.

Eccli 44:16. Ecco il grande pontefice, che nella sua vita piacque a Dio. Eccli 44:20. . Non si trovò alcuno simile a lui nell'osservare la legge dell'Eccelso.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 109:4. . Tu es sacérdos in aetérnum, secúndum órdinem Melchísedech. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 109:4. . Tu sei sacerdote per sempre secondo l'ordine di Melchisedech. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 111:1-3. Beátus vir, qui timet Dóminum: in mandátis ejus cupit nimis. . Potens in terra erit semen ejus: generátio rectórum benedicétur. . Glória et divítiae in domo ejus: et justítia ejus manet in saeculum saeculi.

Ps 111:1-3. Beato l'uomo che teme il Signore: molto si compiace nei suoi comandamenti. . Potente sulla terra sarà la sua stirpe: sarà benedetta la discendenza dei giusti. . Nella sua casa gloria e ricchezza: la sua giustizia rimane nei secoli dei secoli.

Il Santo Pontefice, oggi festeggiato, anziché conservare improduttivi i talenti affidatigli da Dio, li ha fatti fruttificare. Per questo Dio si felicita con lui e gli dà in cambio la felicità celeste.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 25:14-23.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis parábolam hanc: Homo péregre proficíscens vocávit servos suos, et trádidit illis bona sua. Et uni dedit quinque talénta, álii autem duo, álii vero unum, unicúique secúndum própriam virtútem, et proféctus est statim. Abiit autem, qui quinque talénta accéperat, et operátus est in eis, et lucrátus est ália quinque. Simíliter et, qui duo accéperat, lucrátus est ália duo. Qui autem unum accéperat, ábiens fodit in terram, et abscóndit pecúniam dómini sui. Post multum vero témporis venit dóminus servórum illórum, et pósuit ratiónem cum eis. Et accédens qui quinque talénta accéperat, óbtulit ália quinque talénta, dicens: Dómine, quinque talénta tradidísti mihi, ecce, ália quinque superlucrátus sum. Ait illi dóminus ejus: Euge, serve bone et fidélis, quia super pauca fuísti fidélis, super multa te constítuam: intra in gáudium dómini tui. Accessit autem et qui duo talénta accéperat, et ait: Dómine, duo talénta tradidísti mihi, ecce, alia duo lucrátus sum. Ait illi dóminus ejus: Euge, serve bone et fidélis, quia super pauca fuísti fidélis, super multa te constítuam: intra in gáudium dómini tui.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 25:14-23.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: Un uomo, partendo per un paese lontano, chiamò i servi, e consegnò loro i suoi beni: a uno diede cinque talenti, all'altro due, ad un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e subito partì. Tosto colui, che aveva ricevuto cinque talenti, andò a negoziarli e ne guadagnò altri cinque. Similmente quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Ma colui che ne aveva ricevuto uno andò a fare una buca nella terra e vi nascose il danaro del suo padrone. Or molto tempo dopo ritornò il padrone di quei servi, e li chiamò a render conto. E venuto quello che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque dicendo: Signore, me ne desti cinque, ecco ne ho guadagnati altri cinque. E il padrone a lui: Bene, servo buono e fedele, perché sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; entra nella gioia del tuo Signore. E presentatosi l'altro che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, me ne hai affidati due; eccone guadagnati altri due. E il padrone a lui: Bene, servo buono e fedele, perché sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto: entra nella gioia del tuo Signore.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 9 sui Vangeli.
La lettura del santo Vangelo, fratelli carissimi, ci avverte di considerare diligentemente che noi, che abbiamo ricevuto in questo mondo più degli altri, saremo poi giudicati più severamente dall'autore del mondo. Infatti più i doni sono numerosi, e tanto più grande è il conto che bisogna renderne. Le grazie dunque che si ricevono, devono rendere ciascuno tanto più umile e più pronto a servire a Dio, quanto più si vide obbligato a renderne conto. Ecco un uomo che, nel mettersi in viaggio, chiama i suoi servi e divide tra loro i talenti da far fruttare. Ma dopo molto tempo ritorna per chiederne conto, e ricompensa del guadagno fatto coloro che li hanno impiegati bene, mentre condanna il servo che fu negligente nel farli fruttare.
Chi è dunque quest'uomo che si mette in viaggio, se non il nostro Redentore che, col corpo che aveva preso, se ne andò in cielo? La terra è infatti il luogo proprio della carne; ed essa è comò condotta a mettersi in viaggio quando dal nostro Redentore viene portata in cielo. Ma, come quest'uomo, egli, prima di mettersi in viaggio, consegnò ai suoi servi i propri beni, perché concesse ai suoi fedeli dei doni spirituali. E ad uno diede cinque talenti, ad un altro due, ad un altro uno. Cinque sono infatti i sensi del corpo, cioè: la vista, l'udito, il gusto, l'odorato e il tatto. Con i cinque talenti dunque viene rappresentato il dono dei cinque sensi, cioè la conoscenza delle cose esteriori; con i due talenti invece vengono indicati l'intelletto e l'azione; con l'unico talento infine si indica soltanto l'intelletto.
Mira colui che aveva ricevuto cinque talenti ne guadagnò altri cinque: perché ci sono alcuni che, pur non riuscendo a penetrare le profondità mistiche, tuttavia in vista della patria celeste insegnano, per quanto possono, la rettitudine; dagli stessi talenti esteriori che hanno ricevuto ne ricavano il doppio; e mentre proteggono sé stessi dall'insolenza della carne, dalla corruzione delle cose terrene e dai piaceri delle cose visibili, distolgono da esse con l'esortazione anche gli altri. Ci sono pure alcuni che, quasi arricchiti di due talenti, ricevono il dono dell'intelletto e dell'azione, comprendono le sottigliezze interiori e operano meraviglie all'esterno; e mentre predicano agli altri con l'intelligenza e l'azione, riportano quasi un doppio guadagno dalla loro attività.

OFFERTORIUM
Ps 88:21-22. Invéni David servum meum, óleo sancto meo unxi eum: manus enim mea auxiliábitur ei, et bráchium meum confortábit eum.

Ps 88:21-22. Ho trovato Davide mio servo; l'ho consacrato col mio sacro olio; sicché sia sempre con lui la mia mano, e il mio braccio gli dia forza.

SECRETA
Sancti tui, quaesumus, Dómine, nos ubíque laetíficent: ut, dum eórum mérita recólimus, patrocínia sentiámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Signore, i tuoi santi ovunque ci rallegrino, affinché, mentre ne ricordiamo i meriti, ne esperimentiamo il patrocinio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 12:42. Fidélis servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in témpore trítici mensúram.

Luc 12:42. Fedele e saggio è il servitore che il Signore ha preposto alla sua casa: perché al tempo conveniente dia il cibo che spetta a ciascuno.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Praesta, quaesumus, omnípotens Deus: ut, de percéptis munéribus grátias exhibéntes, intercedénte beáto Andréa Confessóre tuo atque Pontífice, benefícia potióra sumámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio onnipotente, concedici, te ne preghiamo, che, mentre ti ringraziamo dei doni ricevuti, per intercessione del beato Andrea confessore tuo e vescovo, ne riceviamo dei maggiori. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

domenica 3 febbraio 2019

San Biagio, Vescovo e Martire

Semplice.
Paramenti rossi.

Biagio, nato da una nobile famiglia cappadoce a Sebaste in Armenia nel III secolo, risplendendo per ogni genere di virtù, fu creato vescovo della sua città da medico che era, affinché la cura delle anime prendesse il posto della cura dei mali del corpo. Allorché prestava la sua opera sollecita e pia nel suo ministero episcopale, una violenza crudele si accese da parte del tiranno Licinio verso i Cristiani.
Marco Benefial, Miracolo di San Biagio, XVIII sec.
Il Santo Vescovo, per ispirazione divina, su consiglio ed esempio di Cristo, si ritirò sul monte Argeo, e si nascose in una spelonca, nella quale, dedicandosi alla contemplazione delle cose divine, ricevette il nutrimento quotidiano dalle stesse fiere, dimentiche della loro nativa ferocia, e fu trattato con molti riguardi. Lì condusse una vita ritirata per tanto tempo, finché intercettato per caso dai soldati del Preside Agricolao che ivi cacciavano, trascinato via di lì e condotto davanti al Preside, fu, per suo ordine, gettato in prigione. Ma nel qual luogo Biagio incatenato liberò dalle catene di diversi morbi molti infermi, che era accorsi al Santo Vescovo a motivo della sua fama di santità. Tra questi ci fu un bambino, il quale, persa ogni speranza di salvezza da parte dei medici, per una spina che era rimasta di traverso nella gola, stava per esalare l'ultimo respiro; per le preghiere del Santo Vescovo il bambino riebbe la salute. A motivo di questa guarigione, la Santa Chiesa gli ha riconosciuto «la prerogativa di guarire i mali di gola». Essa benedice a questo scopo due candele colle quali usa, in questo giorno, benedire la gola ai fedeli, domandando a Dio, che essi siano liberati dai mali di gola e da tutti gli altri mali per i meriti della passione di questo santo Martire. Inoltre, il Santo Vescovo è uno dei quattordici Santi ausiliari.
L'illustre medico certamente tanto dei corpi quanto delle anime, non per scienza umana ma per quella divina, con rimedi non procurati dalla natura ma acquistati dalla grazia di Cristo, restituì i sofferenti alla salute di prima, e fu insigne proprio per ogni genere di miracoli. Infatti, rinnovò i miracoli di Cristo che camminava sulle acque e di Elia che moltiplicava le provviste di viveri alla vedova di Sarepta.
Il Santo Vescovo, condotto due volte davanti al Preside, poiché né colle blandizie né colle minacce si era potuto indurlo a sacrificare agli idoli, fu tormentato da atrocissimi tormenti per ordine del stesso crudelissimo Preside: fu battuto dalle dure verghe, contorto sul cavalletto, dilaniato dai pettini di ferro e colpito da altre raffinatissime torture. Ma la sua fede potè essere provata certamente, però non vinta. Benché il corpo fosse lacerato, l'animo infranto resistette. Inoltre, fatto gettare in un lago, fece il segno della croce e camminò sulle acque, invitando i pagani a camminarvi anch'essi sopra se confidavano nei loro idoli: vi entrarono e vi annegarono, mentre al Santo apparve uno spirito beato che lo elogiò: “O anima illuminata dal Signore, o Pontefice amico di Dio, esci da codesta acqua per ricevere la corona della gloria immortale”. Infatti, il confuso e irato Agricolao lo fece decapitare. Conseguì la palma del martirio il 3 febbraio 316. Con lui furono decapitati anche due fanciulli e alcune donne che si erano esposte a raccogliere il suo sangue.
Il corpo di San Biagio fu sepolto nella cattedrale di Sebaste. Nel 732 una parte dei suoi resti mortali, deposti in un'urna di marmo, furono imbarcati, per esser portati a Roma. Una tempesta fermò la navigazione sulla costa lucana di Maratea (Potenza), dove i fedeli accolsero l'urna contenente le reliquie - il sacro torace e altre parti del corpo - e la conservarono nella Basilica di Maratea, sul monte San Biagio. La cappella con le reliquie fu poi posta sotto la tutela della Regia Curia dal re Filippo IV d'Asburgo, con lettera reale datata 23 dicembre 1629: da allora è nota popolarmente col nome di Regia Cappella.
Partecipiamo con San Biagio alle sofferenze del Redentore, affine di poter partecipare con lui al suo trionfo (Epistola).


Il Cantico dei tre giovani nella fornace di Babilonia invita tutte le opere di Dio e in modo speciale i sacerdoti a lodare Dio. Ciò ha fatto il Santo di cui celebriamo la festa.

INTROITUS
Dan 3:84; 3:87. Sacerdótes Dei, benedícite Dóminum: sancti et húmiles corde, laudáte Deum. Dan 3:57. Benedícite, ómnia ópera Dómini, Dómino: laudáte et superexaltáte eum in saecula. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Sacerdótes Dei, benedícite Dóminum: sancti et húmiles corde, laudáte Deum.

Dan 3:84; 3:87. Sacerdoti di Dio, benedite il Signore; lodatelo, o santi ed umili di cuore. Dan 3:57. Benedite il Signore, o voi tutte opere di Dio: lodatelo ed esaltatelo nei secoli. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Sacerdoti di Dio, benedite il Signore; lodatelo, o santi ed umili di cuore.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui nos beáti Blásii Mártyris tui atque Pontíficis ánnua solemnitáte laetíficas: concéde propítius; ut, cujus natalítia cólimus, de ejúsdem étiam protectióne gaudeámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che ci rallegri con l'annuale solennità del beato Biagio martire tuo e vescovo: concedici benigno di godere del patrocinio suo, come ne celebriamo l'anniversario. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

La Santa Chiesa attribuisce al Santo di cui si celebra la festa, gli stessi sentimenti di San Paolo, che benediceva Dio delle grandi consolazioni dategli in mezzo alle sue tribolazioni e si diceva felice di poter, dal canto suo, consolare quelli che soffrono.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Corínthios.
2Cor 1:3-7.
Fratres: Benedíctus Deus et Pater Dómini nostri Jesu Christi, Pater misericordiárum, et Deus totíus consolatiónis, qui consolátur nos in omni tribulatióne nostra: ut póssimus et ipsi consolári eos, qui in omni pressúra sunt, per exhortatiónem, qua exhortámur et ipsi a Deo. Quóniam sicut abúndant passiónes Christi in nobis: ita et per Christum abúndat consolátio nostra. Sive autem tribulámur pro vestra exhortatióne et salúte, sive consolámur pro vestra consolatióne, sive exhortámur pro vestra exhortatióne et salúte, quae operátur tolerántiam earúndem passiónum, quas et nos pátimur: ut spes nostra firma sit pro vobis: sciéntes, quod, sicut sócii passiónum estis, sic éritis et consolatiónis: in Christo Jesu, Dómino nostro.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Corinti.
2Cor 1:3-7.
Fratelli: Benedetto sia Dio, Padre del Signor nostro Gesù Cristo, datore di tutte le misericordie, e Dio di ogni consolazione. Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, affinché mediante la consolazione che riceviamo noi stessi da Dio, possiamo consolare anche gli altri, in qualunque affanno si trovino. Perché come in noi abbondano i dolori che ci rendono simili a Cristo, così in Lui abbonda anche la nostra consolazione. Ma se siamo tribolati è per la vostra consolazione e salvezza; se siamo consolati è per la vostra consolazione; se siamo incoraggiati, è per la vostra esortazione e salute, che vi fa sopportare con pazienza i medesimi patimenti che noi soffriamo. Così la speranza che abbiamo di voi è sicura, perché sappiamo che voi, come siete compagni nelle sofferenze, lo sarete pure nella consolazione in Cristo Gesù nostro Signore.

GRADUALE
Ps 8:6-7. Glória et honóre coronásti eum. . Et constituísti eum super ópera mánuum tuárum, Dómine.

Ps 8:6-7. Di gloria e di onore lo coronasti. . E lo costituisti sopra le opere delle tue mani, o Signore.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. . Hic est Sacérdos, quem coronávit Dóminus. Alleluja.

Alleluia, alleluia. . Questi è il sacerdote, che il Signore coronò. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 111:1-3. Beátus vir, qui timet Dóminum: in mandátis ejus cupit nimis. . Potens in terra erit semen ejus: generátio rectórum benedicétur. . Glória et divítiae in domo ejus: et justítia ejus manet in saeculum saeculi.

Ps 111:1-3. Beato l'uomo che teme il Signore: molto si compiace nei suoi comandamenti. . Potente sulla terra sarà la sua stirpe: sarà benedetta la discendenza dei giusti. . Nella sua casa gloria e ricchezza: la sua giustizia rimane nei secoli dei secoli.

Chi vorrà salvare la vita del corpo qui nella terra, col rinnegare la sua fede, perderà la vita eterna. E chi saprà perdere la vita del corpo accettando il martirio, piuttosto che offendere Dio, salverà la vita della sua anima. Questa vale più di ogni bene terreno e se si perde, nessun riscatto varrà a riacquistarla. Nel giorno del giudizio, Dio ricompenserà chi avrà sofferto per Lui.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 16:24-27.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Si quis vult post me veníre, ábneget semetípsum, et tollat crucem suam, et sequátur me. Qui enim voluerit ánimam suam salvam fácere, perdet eam: qui autem perdíderit ánimam suam propter me, invéniet eam. Quid enim prodest hómini, si mundum univérsum lucrétur, ánimae vero suae detriméntum patiátur? Aut quam dabit homo commutatiónem pro ánima sua? Fílius enim hóminis ventúrus est in glória Patris sui cum Angelis suis: et tunc reddet unicuíque secúndum ópera ejus.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 16:24-27.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Poiché chi vorrà salvare la vita sua, la perderà; e chi perderà la vita sua per amor mio, la troverà. Che giova infatti all'uomo guadagnare tutto il mondo, se poi perde la sua anima? O che darà l'uomo in cambio dell'anima sua? Perché il Figliuolo dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo coi suoi Angeli, e allora renderà a ciascuno secondo il suo operato.

OFFERTORIUM
Ps 88:21-22. Invéni David servum meum, óleo sancto meo unxi eum: manus enim mea auxiliábitur ei, et bráchium meum confortábit eum.

Ps 88:21-22. Ho trovato Davide mio servo; l'ho consacrato col mio sacro olio; sicché sia sempre con lui la mia mano, e il mio braccio gli dia forza.

SECRETA
Múnera tibi, Dómine, dicáta sanctífica: et, intercedénte beáto Blásio Mártyre tuo atque Pontífice, per éadem nos placátus inténde. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Santifica, Signore, i doni a te consacrati: e per questi medesimi doni, intercedendo il beato Biagio martire tuo e vescovo, guardaci con clemenza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Ps 20:4. Posuísti, Dómine, in cápite ejus corónam de lápide pretióso.

Ps 20:4. O Signore, gli hai posto in capo una corona di pietre preziose.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Haec nos commúnio, Dómine, purget a crímine: et, intercedénte beáto Blásio Mártyre tuo atque Pontífice, coeléstis remédii fáciat esse consórtes. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Questa comunione ci mondi dalla colpa, o Signore, e per l'intercessione del beato Biagio martire tuo e vescovo, ci renda perennemente partecipi del rimedio celeste. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Quarta Domenica dopo l'Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo

Semidoppio.
Paramenti verdi.

Se questa Domenica fosse impedita dalla Settuagesima, né potrà esser recuperata dopo Pentecoste, la si anticipa al sabato con tutti i privilegi propri della Domenica e perciò si dice il Gloria in excelsis, il Credo e il Praefatio de Sanctissima Trinitate.

La Santa Messa della Quarta Domenica dopo l'Epifania si riallaccia anch'essa al Tempo di Natale, pertanto l'Introitus, il Graduale, l'Alleluja, l'Offertorium e il Communio - gli stessi della Domenica precedente -, ci manifestano che Nostro Signore Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo, che opera prodigi, e che bisogna adorarlo. La Santa Chiesa continua, infatti, in questo Tempo dopo l'Epifania, a dichiarare la divinità di Cristo e quindi la sua regalità su tutta la terra.
L'Evangelium è tratto dallo stesso capo del Santo Vangelo della Terza Domenica dopo l'Epifania. È il racconto di un nuovo miracolo. Gesù manifesta la sua divinità comandando ad elementi potenti ed indocili come le acque sconvolte ed i venti scatenati. E l'Evangelista fa risaltare l'importanza del prodigio, opponendo alla «grande agitazione delle onde», «la grande calma che ne segue» (Evangelium). Ma è nella Santa Chiesa che si esercita la divina regalità di Gesù. Così i Santi Padri  della Chiesa hanno visto nei venti, che soffiano in tempesta, un simbolo dei demoni, il cui orgoglio suscita le persecuzioni contro i Santi, e nel mare tumultuoso, le passioni e la malvagità degli uomini, causa delle trasgressioni ai comandamenti e delle lotte fraterne. Nella Santa Chiesa, al contrario, regna la gran legge della carità, perché, se i tre primi precetti del Decalogo ci impongono l'amore di Dio, gli altri sette ci impongono, come conseguenza logica, l'amore del prossimo (Epistola); Dio infatti è nel prossimo perché, mediante la grazia, noi siamo, in certo qual modo, il complemento del corpo di Cristo.
È questo il mistero dell'Epifania. Gesù si rivela Figlio di Dio e tutti quelli che, riconoscendolo tale, lo riconoscono loro Capo, divengono membri del suo corpo mistico. Formando tutti un solo corpo nel Cristo, i cristiani devono anche amarsi reciprocamente.
«Questa barca, dice Sant'Agostino, rappresenta la Chiesa» la quale manifesta attraverso i secoli la divinità di Cristo. È infatti alla protezione del Salvatore che Essa deve «malgrado la sua fragilità» (Oratio, Secreta), se non è inghiottita in mezzo a tanti pericoli che la minacciano (Oratio) quali le persecuzioni, le eresie, gli scismi e l'apostasia. Ma se questa fragilità ci sconforta, dobbiamo ricordare con fede che Cristo, vero Dio, scampa sempre la sua Sposa dalla rovina. E le sofferenze che permette sono tutte ordinate alla nostra purificazione in vista dell'eterna gioia del Cielo. Negli eventi dolorosi e nella prova, inoltre, ricordiamoci quel che ci dice San Giovanni Crisostomo: Gesù sembra che dorma per costringerci a ricorrere a Lui, e salva sempre quelli che lo invocano.

Dal libro dei Morali di San Gregorio Papa.
Libro 4, cap. 30.
Rifocilliamo il corpo con ristori, affinché, estenuato, non venga meno; lo estenuiamo coll'astinenza, affinché, ben nutrito, non ci opprima; ne manteniamo il vigore col moto, affinché, immobilizzato, non perisca; ma subito sostiamo per farlo riposare, onde non soccomba sotto lo stesso suo esercizio; lo copriamo con vesti, affinché il freddo non lo uccida; e gettiam via le vesti già cercate, affinché il caldo non lo consumi. Provvedendo dunque a tante diverse necessità, che cosa facciamo noi se non vivere alla dipendenza della sua corruzione, e sostenere, con una moltitudine di cure, questo corpo che accasciano l'inquietudine, l'infermità e il cambiamento?
Onde con ragione Paolo dice: La creatura è stata assoggettata alla vanità non per volontà sua, ma di colui che ve l'assoggettò, colla speranza che anch'essa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per aver parte alla gloriosa libertà dei figli di Dio (Rom 8:20). La creatura dunque è soggetta alla vanità contro il suo volere perché l'uomo, che rinunziò volontariamente allo stato di immortalità che gli era connaturale, assoggettato giustamente al peso della mortalità, è costretto, sebbene contro voglia, a dipendere dalla sua mutabilità e corruzione. Ma questa creatura allora sarà affrancata dalla schiavitù della corruzione, quando, risorgendo incorrotta, sarà sollevata alla gloria dei figli di Dio.
Quaggiù dunque gli eletti sono incatenati nella sofferenza, perché sono ancora oppressi da questo penoso stato di corruzione: ma quando saremo spogliati di questa carne corruttibile, saremo liberati da questi molesti legami, che ora ci tengono schiavi. Noi già desideriamo di comparire alla presenza di Dio, ma ancora ne siamo impediti dall'ostacolo di questo corpo mortale. Con ragione pertanto possiamo dirci incatenati, perché noi non abbiamo ancora presso Dio il libero accesso che desideriamo. Onde rettamente Paolo, desiderando i beni eterni, ma carico ancora del fardello della mortalità e incatenato, esclama: Bramo d'essere sciolto, ed essere con Cristo (Philipp 1:23). Ora, non cercherebbe d'essere sciolto, se certamente non si vedesse legato.




INTROITUS
Ps 96:7-8. Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Judae. Ps 96:1. Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Judae.

Ps 96:7-8. Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda. Ps 96:1. Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda.

Gloria (non si dice quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)

ORATIO
Orémus.
Deus, qui nos in tantis perículis constitútos, pro humána scis fragilitáte non posse subsístere: da nobis salútem mentis et córporis; ut ea, quae pro peccátis nostris pátimur, te adjuvánte vincámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che sai come noi, per l'umana fragilità, non possiamo sussistere fra tanti pericoli, concedici la salute dell'anima e del corpo, affinché, col tuo aiuto, superiamo quanto ci tocca patire per i nostri peccati. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

La Santa Chiesa legge in questo giorno, come Epistola, un passo di San Paolo ai Romani, ove l'Apostolo dice che Gesù è venuto a salvare tutti gli uomini. Tutti sono dunque chiamati ad entrare nel suo regno e far parte del suo corpo mistico. Perciò si devono amare in Gesù. L'Apostolo dimostra che questa prescrizione della legge evangelica, non differisce da quella della legge mosaica che già si compendiava nell'amore di Dio e del prossimo. È il modo migliore di assicurarsi, alla fine dei tempi, un giudizio pieno di misericordia.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Romános.
Rom 13:8-10.
Fratres: Némini quidquam debeátis, nisi ut ínvicem diligátis: qui enim díligit próximum, legem implévit. Nam: Non adulterábis: Non occídes: Non furáberis: Non falsum testimónium dices: Non concupísces: et si quod est áliud mandátum, in hoc verbo instaurátur: Díliges próximum tuum sicut teípsum. Diléctio próximi malum non operátur. Plenitúdo ergo legis est diléctio.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Romani.
Rom 13:8-10.
Fratelli, non abbiate con alcuno altro debito che quello dell'amore reciproco: poiché chi ama il prossimo ha adempiuta la legge. Infatti: non commettere adulterio, non ammazzare, non rubare, non dire falsa testimonianza, non desiderare, e qualunque altro comandamento, si riassume in questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. L'amore del prossimo non fa alcun male. Dunque l'amore è il compimento della legge.

GRADUALE
Ps 101:16-17. Timébunt gentes nomen tuum, Dómine, et omnes reges terrae glóriam tuam. . Quóniam aedificávit Dóminus Sion, et vidébitur in majestáte sua.

Ps 101:16-17. Le genti temeranno il tuo nome, o Signore: tutti i re della terra la tua gloria. . Poiché il Signore ha edificato Sion: e si è mostrato nella sua potenza.

ALLELUJA (si dice anche quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)
Allelúja, allelúja. Ps 96:1. . Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 96:1. . Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. Alleluia.

«Ché Gesù sgridi le creature o pure dia loro degli ordini, dice San Girolamo, tutti sentono il suo impero e lo riconoscono come loro Creatore, perché le stesse creature insensibili risentono gli effetti della maestà del Creatore» (III Notturno del Mattutino). Comandare ai flutti è nella Sacra Scrittura considerato come proprio della potenza divina: «qui mitigas fluctus ejus», perché l'uomo è impotente dinanzi alle onde agitate e ai venti tempestosi. «Ora, egli dormiva, dice San Girolamo, e i discepoli si avvicinano a lui, lo svegliano dicendo: o Signore, salvaci. Noi vediamo nella storia di Giona, una figura di questo prodigio, quando in mezzo al pericolo e allo spavento generale, egli dorme tranquillamente, e lo risvegliano; e con la potenza e con il misterioso segreto della sua passione libera quelli che lo risvegliano» (III Notturno del Mattutino). Uscito dal sonno della morte, Gesù libera allo stesso modo tutti gli uomini che ricorrono a Lui.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 8:23-27.
In illo témpore: Ascendénte Jesu in navículam, secúti sunt eum discípuli ejus: et ecce, motus magnus factus est in mari, ita ut navícula operirétur flúctibus, ipse vero dormiébat. Et accessérunt ad eum discípuli ejus, et suscitavérunt eum, dicéntes: Dómine, salva nos, perímus. Et dicit eis Jesus: Quid tímidi estis, módicae fídei? Tunc surgens, imperávit ventis et mari, et facta est tranquíllitas magna. Porro hómines miráti sunt, dicéntes: Qualis est hic, quia venti et mare oboediunt ei?

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 8:23-27.
In quel tempo, Gesù montò in barca, seguito dai suoi discepoli; ed ecco che una grande tempesta si levò sul mare, tanto che la barca era quasi sommersa dai flutti. Gesù intanto dormiva. Gli si accostarono i suoi discepoli e lo svegliarono, dicendogli: Signore, salvaci, siamo perduti. E Gesù rispose: Perché temete, o uomini di poca fede? Allora, alzatosi, comandò ai venti e al mare, e si fece gran bonaccia. Onde gli uomini ne furono ammirati e dicevano: Chi è costui al quale obbediscono i venti e il mare?

Omelia di San Girolamo, Prete.
Libro 1 Commento al cap. 8 di Matteo.
Gesù fece il quinto miracolo, quando, montato nella barca a Cafarnao, comandò ai venti e al mare. Il sesto, quando nella regione dei Geraseni, diede potere ai demoni sui porci. Il settimo, quando, entrando nella sua città, guarì il secondo paralitico nel letto. Infatti, il primo paralitico guarito è il servo del centurione.
Ma egli dormiva: allora i discepoli gli si accostarono, e lo svegliarono, dicendo: Signore, salvaci (Matt 8:24). Leggiamo una figura di questo prodigio in Giona, quando, in mezzo al pericolo di tutti, egli dorme tranquillamente ed è svegliato: e colla potenza e col misterioso segreto della sua passione libera quelli che lo svegliano. Allora alzatosi, comandò ai venti e al mare (Matt 8:26). Da ciò comprendiamo che tutte le creature riconoscono il loro Creatore. Perché o le riprenda o comandi loro, esse sentono il suo comando: non già perché condividiamo l'errore degli eretici, che credono tutti gli esseri animati, ma perché le creature, insensibili per noi, sono sensibili alla maestà del Creatore.
Onde gli uomini ne restarono ammirati, e dicevano: Chi è mai costui, al quale ubbidiscono i venti e il mare? (Matt 8:27). Non i discepoli, ma i marinai e gli altri che erano nella barca si meravigliavano. Che se qualcuno volesse contestare e pretendere che quelli che si meravigliavano erano i discepoli, noi risponderemo, che giustamente sono chiamati qui “uomini” quelli che ancora non conoscevano la potenza del Salvatore.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 117:16; 117:17. Déxtera Dómini fecit virtutem, déxtera Dómini exaltávit me: non móriar, sed vivam, et narrábo ópera Dómini.

Ps 117:16; 117:17. La destra del Signore ha fatto prodigi, la destra del Signore mi ha esaltato: non morirò, ma vivrò e narrerò le opere del Signore.

SECRETA
Concéde, quaesumus, omnípotens Deus: ut hujus sacrifícii munus oblátum, fragilitátem nostram ab omni malo purget semper et múniat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Dio onnipotente, concedici, Te ne preghiamo, che questa offerta, a Te presentata, difenda e purifichi sempre da ogni male la nostra fragilità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE SANCTISSIMA TRINITATE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónae, sed in uníus Trinitáte substántiae. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne verae sempiternaeque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur aequálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre cotídie, una voce dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigenito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Così che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

Nei giorni feriali in cui si riprende tale Santa Messa, si dice:

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 4:22. Mirabántur omnes de his, quae procedébant de ore Dei.

Luc 4:22. Si meravigliavano tutti delle parole che uscivano dalla bocca di Dio.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Múnera tua nos, Deus, a delectatiónibus terrenis expédiant: et coeléstibus semper instáurent aliméntis. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
I tuoi doni, o Dio, ci distolgano dai diletti terreni e ci ristorino sempre coi celesti alimenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.