Doppio maggiore.
Paramenti bianchi.
La storia della Traslazione. Per la Santa Casa si intende quella piccola
casa di Nazaret che fu abitata dalla Beatissima Vergine Maria, insieme al
castissimo suo sposo San Giuseppe, che fu distinta dall'Annunciazione fatta a
Maria Santissima dall'Arcangelo Gabriele, e ove con Maria Santissima e San
Giuseppe abitò per trent'anni il divin Redentore Nostro Signore Gesù Cristo.
Fin dai primi
giorni del Cristianesimo, la Santa Casa per opera degli Apostoli fu convertita
in una divota cappella, erigendovi un semplice altare con una croce di legno,
sopra cui venne dipinta l'immagine del Redentore, e con una statua di cedro
rappresentante la Madre di Dio, lavoro dell'Evangelista San Luca. Passata poi
la Palestina sotto il dominio dei Musulmani, la Santa Casa si trovò esposta
alle profanazioni degli Infedeli; quindi, la Provvidenza divina dispose che gli
Angeli la levassero da Nazaret, nella notte tra il 9 e il 10 maggio 1291, e la portassero
in Illiria, comprendente a quei tempi l'attuale Dalmazia ed Albania, presso un
castello denominato Fiume, più precisamente nella località di Tersatto (in
croato Trsat). La notizia dell'arrivo della piccola dimora, rinvenuta da alcuni
boscaioli, giunse all'allora signore di Tersatto, il principe Nikola Francopan,
che subito si recò in loco per constatare cosa fosse accaduto. Questi si
premurò di inviare in Palestina una spedizione che al proprio ritorno informò
il principe che la casa di Maria Santissima era scomparsa da Nazaret.
Non essendo a
Tersatto onorata come si conveniva, alcuni anni dopo, gli Angeli levarono la
Santa Casa da quel luogo, e sorvolando il Mar Adriatico, la depositarono nei
pressi di Ancona, nel luogo in cui sorge la chiesa di Santa Maria Liberatrice
di Posatora, il cui nome la tradizione fa derivare da questo evento: posa
et ora - fermati e prega. Quivi rimase per nove mesi, dopodiché gli
Angeli la risollevarono per posarla nei pressi di Porto Recanati, in località
“Banderuola”, ove ancora sorge una chiesetta. Lì vi era una selva, proprietà di
una nobildonna di Recanati detta Loreta, onde la Santa Casa prese il nome di Santa
Maria di Loreto; essa fu rivenuta da alcuni pastori dietro a una luce
abbagliante che usciva dalle nubi. Essendo troppo vicina alla costa esposta
alle incursioni saracene, ed essendovi ben presto accorsi anche alcuni
malfattori che nel folto della selva si annidavano per spogliare e maltrattare
i pellegrini che accorrevano alla portentosa chiesuola, otto mesi più tardi,
gli Angeli la risollevarono e la deposero sopra un monte, su un terreno i cui
proprietari erano due fratelli, i conti Simone e Stefano Rinaldi di Antici.
Venuti questi in discordia per la cupidigia di appropriarsi tutte le offerte
dei fedeli, dopo soli quattro mesi, il 10 dicembre 1294, gli Angeli la
risollevarono nuovamente sulla via comune, che da Recanati va al suo porto,
sulla cima della collina, monte Prodo, ove si trova anche al presente, posata
sulla superficie della terra, senza fondamenti, lasciati a Nazaret.
Autore anonimo, Descrizione della Traslazione della Santa Casa da Nazaret in Illiria e di qui a Loreto, Museo Pinacoteca, Loreto (Marche), sec. XVI. |
La Santa Casa, di
forma quadrangolare (9,50 x 4 x 3 m), nel suo nucleo originario, è costituita
da sole tre pareti, perché ove sorge l'altare dava, a Nazaret, sull'entrata
della Grotta.
Le tre pareti originarie della Santa Casa. |
Essa presenta l'antico camino o focolare ancor nero, ed ha
scavato nel muro un piccolo armadio che serviva di ripostiglio alle poche
suppellettili più necessarie alla Sacra Famiglia, delle quali si conserva
ancora una scodella di terracotta, che opera spesso grandi prodigi al sol
toccarla o col solo bere per mezzo di essa un poco d'acqua.
In origine la
Santa Casa aveva un'unica porta, sul muro settentrionale, la quale fu chiusa
verso il 1535, quando fu aperta quella contigua, spostando le pietre dall'una
all'altra. Della porta primitiva resta l'architrave in legno, tuttora visibile.
L'attuale volta a botte, a sostituzione di un tetto a spioventi, fu costruita
nel 1536. Le sezioni superiori delle pareti furono coperte da affreschi nel
secolo XIV, mentre le sezioni sottostanti furono lasciate a vista, esposte alla
venerazione dei fedeli.
Altare e Iconostasi della Santa Casa. |
In una nicchia
sull'altare vi è una Statua della Santa Vergine Maria Santissima, scolpita su
legno di un cedro del Libano dei Giardini Vaticani, la quale sostituisce quella
del secolo XIV, andata distrutta in un incendio scoppiato in Santa Casa nel
1921. Fu fatta scolpire da papa Pio XI, che nel 1922 la incoronò in Vaticano e
la fece trasportare a Loreto. Fu modellata da Enrico Quattrini ed eseguita e
dipinta da Leopoldo Celani che le conferì una tonalità troppo scura rispetto a
quella dell'originale.
L'altare, con
contigua Iconostasi, è stato realizzato su disegno dell'architetto Guido
Cirilli nel 1922. Sulla fascia di marmo è scritto: Hic Verbum Caro Factum est - “Qui
il Verbo si è fatto carne”.
La Santa Casa esternamente è inglobata in un Rivestimento marmoreo, che sostituisce l'antico muro dei recanatesi costruito agli inizi del secolo XIV per proteggere l'augusta dimora. Questo fu voluto da papa Giulio II che nel 1507 inviò a Loreto l'architetto Donato Bramante col compito di realizzarvi “cose magne e … per disegnare molte opere”. I lavori iniziarono nel 1511, sotto la direzione di Giovan Cristoforo Romano, dopo che il fiorentino Antonio Pellegrini, su incarico e su disegno del Bramante, aveva approntato il modello ligneo su scala. Dal 1513 al 1527 diresse l'impresa Andrea Contucci, detto il Sansovino. I lavori ripresero nel 1531, dopo l'interruzione dovuta al sacco di Roma (1527), sotto la direzione di Rinieri Nerucci. Nella fase finale essi passarono alla direzione di Antonio da Sangallo il Giovane. L'opera fu conclusa nel 1538. Successivamente furono collocate nelle nicchie le statue delle Sibille e dei Profeti.
Il Bramante ha
inteso celebrare la Madre del Redentore e Salvatore, vaticinato dalle dieci
Sibille (Ellespontica,
Frigia, Tiburtina, Libica, Delfica, Persica, Cumana o Cumea o Cimmeria,
Eritrea, Cumana del Ponto, Samia) scolpite dai fratelli Giovan Battista e Tommaso Della Porta (1570-1572), preannunciato dai dieci
Profeti (Isaia,
Daniele, Amos, Geremia, Ezechiele, Zaccaria, David, Malachia, Mosè, Balaam) scolpiti dai fratelli Girolamo e Aurelio Lombardo (1540-1570), e figurato con la Madre
nelle “storie” del dado marmoreo, secondo questa successione, a partire dalla parete
settentrionale: “Natività di Maria” di Baccio Bandinelli (1519) e Raffaele da Montelupo (1531-1533); “Sposalizio”
di Andrea Sansovino (1525-1526) e Niccolò Tribolo (1531-1533); “Annunciazione” di Andrea Sansovino (1518-1522) e sotto, “Visitazione”
di Raffaele da Montelupo (1531-1533) e “Censimento” di Francesco da Sangallo (1531-1533); “Natale” di Andrea Sansovino (1518-1524); “Adorazione
dei magi” di Raffaele da Montelupo (1531-1534); “Transito della Vergine” di Domenico D’Aima (1518-1525) con aggiunta di una sezione da parte di Niccolò Tribolo e di Francesco da Sangallo (1531-1534), rappresentante dei soldati che confabulano di rapire il corpo della Vergine. A sé stante è
la “Traslazione della Santa Casa" di Francesco da Sangallo e Niccolò Tribolo (1531-1534), desunta dal racconto del Teramano.
La Santa Casa esternamente è inglobata in un Rivestimento marmoreo, che sostituisce l'antico muro dei recanatesi costruito agli inizi del secolo XIV per proteggere l'augusta dimora. Questo fu voluto da papa Giulio II che nel 1507 inviò a Loreto l'architetto Donato Bramante col compito di realizzarvi “cose magne e … per disegnare molte opere”. I lavori iniziarono nel 1511, sotto la direzione di Giovan Cristoforo Romano, dopo che il fiorentino Antonio Pellegrini, su incarico e su disegno del Bramante, aveva approntato il modello ligneo su scala. Dal 1513 al 1527 diresse l'impresa Andrea Contucci, detto il Sansovino. I lavori ripresero nel 1531, dopo l'interruzione dovuta al sacco di Roma (1527), sotto la direzione di Rinieri Nerucci. Nella fase finale essi passarono alla direzione di Antonio da Sangallo il Giovane. L'opera fu conclusa nel 1538. Successivamente furono collocate nelle nicchie le statue delle Sibille e dei Profeti.
Rivestimento marmoreo della Santa Casa. |
Il Rivestimento
è costituito da un basamento con ornamenti geometrici, su cui vi è un'iscrizione latina che descrive la storia della traslazione angelica della Santa Casa e che fu fatta incidere da papa Clemente VIII nel 1595, nel terzo centenario del mirabile evento, e dal quale di elevano
colonne sormontate da capitelli corinzi, che sorreggono un cornicione
aggettante. La balaustra, opera di Antonio da Sangallo, nasconde la volta a
botte della Santa Casa e funge da cornice all'intera opera. Diversi fregi,
festoni, putti alati sopra i timpani dei portali, stemmi e anelli medicei, sia
gentilizi che pontifici (papi Clemente VII e Leone X), e ornamenti con figure
mitologiche sono opere di vari artisti, eseguite, nel 1515-1525 e nel 1528-1535.
Basilica della Santa Casa. |
Dato che i
pellegrini aumentavano, Niccolò delle Aste, vescovo di Recanati, nel 1468 fece
iniziare i lavori per costruire un magnifico tempio che inglobasse la Santa
Casa. Morto il vescovo, nel 1469 i lavori furono portati avanti da papa Paolo
II, il quale, ancora cardinale, aveva ottenuto la guarigione dalla peste per
intercessione della Vergine Lauretana.
Il Santuario godeva di fama universale e papa Sisto IV nel 1476 decise di porlo sotto l'immediata dipendenza della Santa Sede, ma, per pressione dei recanatesi, lo restituì alla giurisdizione del loro vescovo, Girolamo Basso della Rovere, che governò la diocesi dal 1476 al 1507. Tramite quest’ultimo, il sommo Pontefice attuò le prime importanti opere pittoriche nel Santuario.
Nel 1488 il Santuario fu affidato alla custodia dei carmelitani, che nel 1499 lo abbandonarono, e così esso tornò alla diocesi. Nel 1497 fu costruito il Palazzo Apostolico e, nel 1499 iniziarono i lavori (terminati il 23 maggio 1500) della calotta della cupola da parte di Giuliano da Sangallo.
Il Santuario godeva di fama universale e papa Sisto IV nel 1476 decise di porlo sotto l'immediata dipendenza della Santa Sede, ma, per pressione dei recanatesi, lo restituì alla giurisdizione del loro vescovo, Girolamo Basso della Rovere, che governò la diocesi dal 1476 al 1507. Tramite quest’ultimo, il sommo Pontefice attuò le prime importanti opere pittoriche nel Santuario.
Nel 1488 il Santuario fu affidato alla custodia dei carmelitani, che nel 1499 lo abbandonarono, e così esso tornò alla diocesi. Nel 1497 fu costruito il Palazzo Apostolico e, nel 1499 iniziarono i lavori (terminati il 23 maggio 1500) della calotta della cupola da parte di Giuliano da Sangallo.
I privilegi
pontifici e la devozione sempre crescente dei fedeli di tutta Europa fecero del
Santuario Lauretano il più celebre tra quelli mariani. Il suo prestigio non fu
scalfito nemmeno dalle accuse protestanti riguardo la tradizione lauretana, cui
rispose anche San Pietro Canisio. Dal 1507 si susseguirono diversi artisti,
scultori, pittori e architetti nella fabbrica del Santuario, per realizzavi
grandi opere.
Nel 1555 il Santuario fu affidato alla custodia dei gesuiti, i quali, essendo in possesso delle principali lingue europee, potevano meglio accogliere i pellegrini provenienti da ogni parte d'Europa, soprattutto per le confessioni. Alla fine del secolo XVI il Santuario venne completato o quasi, per interessamento di papa Sisto V che nel 1586 elevò Loreto alla dignità di diocesi e città.
Nel 1555 il Santuario fu affidato alla custodia dei gesuiti, i quali, essendo in possesso delle principali lingue europee, potevano meglio accogliere i pellegrini provenienti da ogni parte d'Europa, soprattutto per le confessioni. Alla fine del secolo XVI il Santuario venne completato o quasi, per interessamento di papa Sisto V che nel 1586 elevò Loreto alla dignità di diocesi e città.
Il secolo XVII si
apre con la costruzione della Sala del Tesoro, o Sagrestia Nuova, voluta da papa
Clemente VIII; essa era destinata ad accogliere gli innumerevoli e preziosissimi
doni, che andavano accumulandosi nel Santuario. Nel 1638 Luigi XIII e Anna d'Austria,
reali di Francia, ringraziarono la Santa Vergine di Loreto per la nascita dell'erede
Luigi XIV, inviando al Tesoro due corone di diamanti del valore di 75 mila
scudi e, a nome del popolo francese, un cuscino d'argento con sopra un regio bambino
aureo del peso del neonato. La regina Cristina di Svezia, dopo la sua abiura al
luteranesimo, recandosi a Roma in pellegrinaggio, nel 1655 visitò Loreto e fece
dono alla Santa Vergine del suo scettro e della sua corona regale, cui aveva
rinunciato per esser fedele alla religione cattolica.
Tra il 1604 e il
1614 furono realizzate diverse opere: la decorazione della Sala del Tesoro iniziate
da Cristoforo Roncalli e portate a termine dal Pomarancio, gli stucchi dell'Atrio
del Tesoro di Francesco Selva, il Battistero di Tiburzio Vergelli, e la fontana
in Piazza del Santuario di Carlo Maderno e suo zio.
A seguito della
vittoria di Vienna del 1683 sui Turchi, ad opera del re polacco Giovanni
Sobiescki, attribuita all'intercessione della Santa Vergine di Loreto, papa
Innocenzo XI fece coniare una medaglia commemorativa della Santa Casa.
Nel 1728 il
Santuario fu elevato al grado di Basilica. Tra il 1750-1754 venne arricchita di
un elegante campanile, costruito su progetto dell'architetto Luigi Vanvitelli.
Nel 1773, a
seguito della soppressione della Compagnia di Gesù da parte di papa Clemente
XIV, i gesuiti abbandonarono la custodia della Basilica a detrimento del
servizio religioso e culturale. Essi furono rimpiazzati dai frati conventuali,
che si distinsero anche per opere sociali.
Il 23 febbraio
1797 furono depredati il Tesoro e la Basilica da Napoleone Bonaparte, che non
risparmiò neanche il simulacro ligneo della Santa Vergine venerato nella Santa
Casa. Nel 1801 quest'ultimo fu restituito dallo stesso Napoleone, su richiesta
di papa Pio VII, il quale prima lo ornò
di una veste ingemmata di perle e di una corona, poi lo trasferì a Loreto.
Simulacro della Santa Vergine Lauretana. |
Le inquiete vicende politiche ristagnarono il flusso peregrinatorio, situazione
che non si sbloccò manco con le prestigiose visite dei papi Gregorio XVI (1841)
e Pio IX (1857). La rinascita della
Basilica si ebbe nell'ultimo ventennio del secolo XIX con l'istituzione della
Congregazione della Santa Casa, fondata dal vescovo di Loreto Tommaso Gallucci
nel 1883 e affidata ai frati cappuccini. La Congregazione si prefisse il
compito di propagare con la stampa e con altri mezzi la devozione alla Santa
Vergine Lauretana, curando anche, attraverso un “collegio di difesa”, di
favorire studi specifici sulla tradizione della Santa Casa, contro la
demolitrice critica del tempo.
Alla fine del secolo XIX il tempio subì un radicale restauro. Il “VI Centenario della Traslazione della Santa Casa”, ricorrente tra il 1894-1895, fu celebrato con un breve da papa Leone XIII il 23 gennaio 1894 e rianimò il movimento peregrinatorio.
Alla fine del secolo XIX il tempio subì un radicale restauro. Il “VI Centenario della Traslazione della Santa Casa”, ricorrente tra il 1894-1895, fu celebrato con un breve da papa Leone XIII il 23 gennaio 1894 e rianimò il movimento peregrinatorio.
Infine, papa Pio XI, dopo aver sciolto il capitolo dei canonici e la penitenzieria dei frati conventuali, con chirografo pontificio del 24 settembre 1934, affidava per intero la custodia della Basilica ai frati cappuccini.
(Cfr. Giuseppe Santarelli, Loreto. Nella storia e nell'arte, Edizioni Aniballi, Ancona 1997)
Il 10 dicembre si fa anche la commemorazione di San Melchiade (o Milziade), Papa dal 22 luglio 311 all'11 gennaio 314, il quale, nella persecuzione di Massimiano, ebbe molto a soffrire; restituita poi la pace alla Santa Chiesa, alla quale trionfante della persecuzione venne riconosciuta la Libertà, si riposò nel Signore.
(Cfr. Giuseppe Santarelli, Loreto. Nella storia e nell'arte, Edizioni Aniballi, Ancona 1997)
Il 10 dicembre si fa anche la commemorazione di San Melchiade (o Milziade), Papa dal 22 luglio 311 all'11 gennaio 314, il quale, nella persecuzione di Massimiano, ebbe molto a soffrire; restituita poi la pace alla Santa Chiesa, alla quale trionfante della persecuzione venne riconosciuta la Libertà, si riposò nel Signore.
INTROITUS
Gen 28:17. Terribilis
est locus iste: hic domus Dei est et porta coeli: et vocabitur aula Dei. Ps
83:2-3. Quam dilecta tabernacula tua, Domine virtutum! Concupiscit et deficit
anima mea in atria Domini. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen.
Terribilis est locus iste: hic domus Dei est et porta coeli: et vocabitur aula
Dei.
Gen
28:17. È terribile questo luogo: qui è la casa di Dio e la porta del cielo. Ps 83:2-3. Quanto sono amabili i tuoi tabernacoli, Signore degli eserciti! L'anima
mia languisce e brama gli atri del Signore.
℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel
principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. È terribile questo luogo:
qui è la casa di Dio e la porta del cielo.
Gloria
ORATIO
Oremus.
Deus, qui beatae
Mariae Virginis domum per incarnati Verbi mysterium misericorditer consecrasti,
eamque in sinu Ecclesiae tuae collocasti: concede; ut, segregati a tabernaculis
peccatorum, digni efficiamur habitatores domus sanctae tuae. Per eundem Dominum
nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate
Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
O
Dio, che misericordiosamente hai consacrato la casa della beata Maria Vergine mediante
il mistero del Verbo incarnato, e la collocasti nel seno della tua Chiesa, concedine
che, segregati dalle dimore dei peccatori, diventiamo degni abitatori della tua
santa casa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e
regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
Oremus.
Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente e
poi, con unica conclusione, la commemorazione di San Melchiade, Papa e Martire.
Gregem tuum,
Pastor aetérne, placátus inténde: et, per beátum Melchíadem Mártyrem tuum atque
Summum Pontíficem, perpétua protectióne custódi; quem totíus Ecclésiae praestitísti
esse pastórem. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit
et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
O
eterno Pastore, volgi lo sguardo benigno sul tuo gregge e custodiscilo con una
continua protezione, per intercessione del tuo martire e sommo Pontefice san
Melchiade, che hai costituito pastore di tutta la Chiesa. Per il nostro Signore
Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo
Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LECTIO
Lectio libri
Sapientiae.
Eccli
24:11-13 et 15-20.
In omnibus requiem
quaesivi, et in hereditate Domini morabor. Tunc praecepit et dixit mihi Creator
omnium: et qui creavit me, requievit in tabernaculo meo, et dixit mihi: In Jacob
inhabita, et in Israel hereditare, et in electis meis mitte radices. Et sic in
Sion firmata sum, et in civitate sanctificata similiter requievi, et in Jerusalem
potestas mea. Et radicavi in populo honorificato, et in parte Dei mei hereditas
illius, et in plenitudine sanctorum detentio mea. Quasi cedrus exaltata sum in
Libano, et quasi cypressus in monte Sion. Quasi palma exaltata sum in Cades, et
quasi plantatio rosae in Jericho. Quasi oliva speciosa in campis, et quasi
platanus exaltata sum juxta aquam in plateis. Sicut cinnamomum et balsamum
aromatizans odorem dedi: quasi myrrha electa dedi suavitatem odoris.
Lettura
del libro della Sapienza.
Eccli
24:11-13 et 15-20.
Fra
tutti questi luoghi cercai un luogo di riposo e fisserò la mia dimora
nell'eredità del Signore. Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine, Colui
che mi creò stabilì la mia tenda e mi disse: Abita con Giacobbe e prendi in
eredità Israele. Prima dei secoli, fin dal principio, io sono stata creata; per
tutta l'eternità non verrò meno. Ho officiato nel Santo Tabernacolo, davanti a
lui ho esercitato il mio ministero. Così mi sono stabilita in Sion, nella città
amata ho posto il luogo del mio riposo: in Gerusalemme è il mio potere. Ho
posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore, sua
eredità. Mi innalzai come un cedro sul Libano, come un cipresso sul monte Sion.
Sono cresciuta come una palma di Cades, come i roseti di Gerico, come un ulivo
maestoso nei campi; sono cresciuta come un platano nel piano vicino all'acqua.
Come cinnamomo e balsamo ho diffuso profumo; come mirra scelta ho sparso soave
odore.
GRADUALE
Ps 26:4. Unam
petii a Domino, hanc requiram, ut inhabitem in domo Domini omnibus diebus vitae
meae. ℣. Ut videam voluptatem Domini, et visitem templum ejus.
Ps
26:4. Una cosa sola chiesi al Signore e questa ricercherò: abitare nella casa
del Signore tutti i giorni della mia vita. ℣. Per vedere la bellezza del
Signore e visitare il suo tempio.
ALLELUJA
Alleluja, alleluja.
Ps 83:5. ℣. Beati, qui habitant in domo tua, Domine: in saecula saeculorum
laudabunt te. Alleluja.
Alleluia,
alleluia. Ps 83:5. ℣. Beati coloro che abitano la tua casa, Signore: sempre
canteranno le tue lodi. Alleluia.
EVANGELIUM
Sequentia ✠ sancti Evangelii secundum Lucam.
Sequentia ✠ sancti Evangelii secundum Lucam.
Luc
1:26-38.
In illo tempore:
Missus est Angelus Gabriel a Deo in civitatem Galilaeae, cui nomen Nazareth, ad
Virginem desponsatam viro, cui nomen erat Joseph, de domo David, et nomen
Virginis Maria. Et ingressus Angelus ad eam dixit: Ave, gratia plena, Dominus
tecum: benedicta tu in mulieribus. Quae cum audisset, turbata est in sermone ejus:
et cogitabat qualis esset ista salutatio. Et ait Angelus ei: Ne timeas, Maria,
invenisti enim gratiam apud Deum: ecce, concipies in utero et paries filium, et
vocabis nomen ejus Jesum. Hic erit magnus, et Filius Altissimi vocabitur, et
dabit illi Dominus Deus sedem David, patris ejus: et regnabit in domo Jacob in
aeternum, et regni ejus non erit finis. Dixit autem Maria ad Angelum: Quomodo
fiet istud, quoniam virum non cognosco? Et respondens Angelus, dixit ei:
Spiritus Sanctus superveniet in te, et virtus Altissimi obumbrabit tibi. Ideoque
et quod nascetur ex te Sanctum, vocabitur Filius Dei. Et ecce, Elisabeth,
cognata tua, et ipsa concepit filium in senectute sua: et hic mensis sextus est illi, quae vocatur sterilis: quia non erit impossibile apud Deum omne verbum. Dixit autem Maria: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum.
Seguito
✠ del santo Vangelo
secondo Luca.
Luc
1:26-38.
In
quel tempo, l'Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea,
chiamata Nazaret, a una Vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide,
chiamato Giuseppe. La Vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: Ave, o
piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne. A queste
parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
L'Angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
Ecco concepirai un figliuolo, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà
grande e chiamato Figliuolo dell'Altissimo; il Signore Iddio gli darà il trono
di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno
non avrà fine. Allora Maria disse all'Angelo: Come è possibile? Non conosco
uomo. Le rispose l'Angelo: Lo Spirito Santo scenderà in te, su te stenderà la
sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque Santo e
chiamato Figliuolo di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua
vecchiaia, ha concepito un figliuolo e questo è il sesto mese per lei, che
tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio. Allora Maria disse: Eccomi,
sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto.
Sermone di San Bernardo, Abate.
Sermone di San Bernardo, Abate.
Sermone
52 su diversi.
La Sapienza, che
era di Dio ed era Dio, venendo a noi dal seno del Padre, si è edificata una
casa, cioè la sua stessa Madre, la Vergine Maria, nella quale ha intagliato le
sue sette colonne. Cos'è intagliare in lei le sue sette colonne, se non
prepararsela quale dimora degna di fede e di opere? Certamente il numero tre si
riferisce alla fede per la Santa Trinità; il numero quattro ai costumi per le
quattro principali virtù. Che allora la Santa Trinità sia stata nella beata
Maria, - sia stata, dico, per mezzo della presenza della maestà, dove solo il
Figlio era per mezzo dell'assunzione dell'umanità -, lo attesta il nunzio
celeste, che, dischiudendole gli arcani misteri, dice: Ave, o piena di grazia,
il Signore è con te; e poco dopo: Lo Spirito Santo scenderà in te e la potenza
dell'Altissimo stenderà su di te la sua ombra. Ecco tu hai il Signore, hai la potenza dell'Altissimo,
hai lo Spirito Santo, hai il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Se allora abbia
avuto anche le quattro principali virtù, così come le quattro colonne, sarà
degno di indagine. Dapprima vediamo, se abbia avuto la fortezza. Come questa
virtù poté non addirsi appunto a colei, che, rinunciate le pompe del secolo e
disprezzate le voluttà della carne, promise di vivere in verginità solo per
Dio? Se non erro, è questa la Vergine, di cui presso Salomone si legge: Chi
troverà la donna forte? Il suo pregio supera quanto da lontano e da vicino vi è
di più prezioso. Inoltre, che sia stata temperante e giusta, lo comproviamo più
chiaramente alla luce, dalla conversazione dell'Angelo e dalla sua stessa risposta.
Salutata infatti con tanta riverenza dall'Angelo: Ave, o piena di grazia, il
Signore è con te, non si innalzò, come chi fosse benedetta da un singolare
privilegio di grazia, ma stette in silenzio e pensò tra sé quale senso avesse
un tale saluto. In qual cosa, che ella non fu se non temperante? Ma veramente
allorché fu istruita dal medesimo Angelo sui misteri celesti, chiese
diligentemente, in che modo concepisse e partorisse, lei che non conosceva assolutamente
uomo. E in ciò, senza dubbio, si mostrò prudente.
Mostra allora l'insegna
della giustizia, dove confessa di esser ancella del Signore. Infatti, che sia
la confessione dei giusti, lo attesta colui che dice: Veramente i giusti
confideranno nel tuo nome. La beata Vergine Maria fu allora forte nel
proposito, temperante nel silenzio, prudente nel domandare, giusta nel
confessare. Così con queste quattro colonne dei costumi e le suddette tre della
fede, la Sapienza celeste costruì in lei per sé una casa; essa che davvero
riempì la di lei mente, affinché anche la carne fosse fecondata della pienezza
della mente.
Sermone
di San Bernardo, Abate.
Omelia
1 sul Missus est.
Chi è questa
vergine tanto venerabile, da esser salutata da un Angelo; tanto umile, da esser
promessa sposa a un artigiano? Bella unione di verginità e umiltà: non poco
piace a Dio quell'anima, nella quale sia l'umiltà valorizza la verginità, sia
la verginità abbellisce l'umiltà. Ma di quanta venerazione, ritieni, sia degna,
colei in cui la fecondità esalta l'umiltà e il parto consacra la verginità? Ascolti
la vergine, ascolti l'umile. Lodevole virtù è la verginità, ma di più necessaria
è l'umiltà: quella è deliberata, questa è presa per prima.
Omelia
2 sul medesimo luogo.
Fu inviato, dice,
l'Angelo a una Vergine: vergine nella carne, vergine nella mente, vergine nel
proposito, vergine infine, come l'Apostolo scrive, santa nella mente e nel
corpo; non trovata né recentemente né per caso, ma eletta dalla generazione, prevista
dall'Altissimo e preparata per sé, servita dagli Angeli, presignata dai Padri,
promessa dai Profeti. Affinché io parli poco di parecchie cose, chi altra Dio
ti sembra aver predetto, quando dice al serpente: Porrò inimicizia tra te e la
donna? E se finora tu dubiti se lo abbia detto di Maria, ascolta ciò che segue:
Ella schiaccerà il tuo capo. A chi questa vittoria fu riservata, se non a
Maria?
Omelia
3 sul medesimo luogo.
Ed entrato l'Angelo
da lei, disse: Ave, o piena di grazia, il Signore è con te. Dove entrò da lei? Ritengo
nel segreto della pudica camera da letto, ove quella forse, chiusa l'entrata
dietro di sé, pregava il Padre suo nel nascondimento. Gli Angeli sono soliti di
stare al fianco degli oranti, e di esser dilettati in questi, di cui vedono
innalzare le mani pure in orazione: gioiscono che essi offrano a Dio un
olocausto di santa devozione in odore di soavità. Quanto le orazioni di Maria,
in effetti, siano state gradite al cospetto dell'Altissimo, lo annunciò l'Angelo,
che, entrato da lei, la salutò con tanta venerazione.
Credo
OFFERTORIUM
Ps 5:8. Introibo
in domum tuam, adorabo ad templum sanctum tuum, et confitebor nomini tuo.
Ps
5:8. Entrerò nella tua casa; mi prostrerò nel tuo santo tempio e glorificherò
il tuo nome.
SECRETA
Accipe, quaesumus,
Domine, munera in hac sacra domo dignanter oblata: et, beatae Mariae Virginis suffragantibus
meritis, ad nostrae salutis auxilium provenire concede. Per Dominum nostrum
Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus
Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Accetta,
o Signore, queste doni offerti in questa sacra casa e, per l'intercessione dei
meriti della beata Vergine Maria, concedici di giungere all'aiuto della nostra
salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e
regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente e
poi, con unica conclusione, la commemorazione di San Melchiade, Papa e Martire.
Oblátis munéribus,
quaesumus, Dómine, Ecclésiam tuam benígnus illúmina: ut, et gregis tui
profíciat ubique succéssus, et grati fiant nómini tuo, te gubernánte, pastóres.
Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in
unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Per
i doni che ti offriamo, o Signore, illumina benigno la tua Chiesa, affinché
ovunque il tuo gregge progredisca e, docili alla tua guida, i pastori siano
graditi al tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei
secoli. Amen.
PRAEFATIO
DE BEATA MARIA VIRGINE
Vere dignum et
justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubique grátias ágere: Dómine
sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Et te in Festivitate beátae Maríae
semper Vírginis collaudáre, benedícere et praedicáre. Quae et Unigénitum tuum
Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte,
lumen aetérnum mundo effúdit, Jesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem
majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli
coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum
quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessióne
dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et
terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini.
Hosánna in excélsis.
È
veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni
luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio:
Te, nella Festività della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed
esaltiamo. La quale concepì il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e,
conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesù
Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli,
adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i
beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere
con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo,
Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della
tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del
Signore. Osanna nell'alto dei cieli.
COMMUNIO
Prov 8:34-35. Beatus,
qui audit me, et qui vigilat ad fores meas quotidie, et observat ad postes
ostii mei. Qui me invenerit, inveniet vitam, et hauriet salutem a Domino.
Prov
8.34-35. Beato l'uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per
custodire attentamente la soglia. Chi avrà trovato me, troverà la vita ed
otterrà il favore da Dio.
POSTCOMMUNIO
Oremus.
Quaesumus, Domine,
Deus noster: ut sacrosanta mysteria, quae pro reparationis nostrae munimine
contulisti, intercedente beata Maria semper Virgine, et praesens nobis remedium
esse faciat et futurum. Per Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui
tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum.
Amen.
Preghiamo.
Ti
preghiamo, Signore Iddio nostro, che questi sacrosanti misteri, che ci donasti
come riparo della nostra riparazione, mediante l'intercessione della beata
sempre Vergine Maria, ci siano rimedio al presente e nel futuro. Per il nostro
Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con
lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Oremus.
Si
fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente e
poi, con unica conclusione, la commemorazione di San Melchiade, Papa e Martire.
Refectióne sancta
enutrítam gubérna, quaesumus, Dómine, tuam placátus Ecclésiam: ut, poténti
moderatióne dirécta, et increménta libertátis accípiat et in religiónis
integritáte persístat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui
tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula
saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Guida
benevolmente, o Signore, la tua Chiesa, nutrita con questo santo ristoro:
diretta dal tuo potente governo, essa goda di una crescente libertà e mantenga
integra la sua fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei
secoli. Amen.
Se
questa Santa Messa si dice al Mercoledì delle Quattro Tempora di Avvento, si
legge in fine il Vangelo di San Giovanni: In principio.