Stazione a San
Pietro.
Semidoppio -
Domenica privilegiata di II classe.
Paramenti rosacei o
violacei.
Il Signore è già vicino, venite, adoriamolo (Invitatorio). Nel primo Avvento è Maria Santissima che ci dà Nostro Signore Gesù Cristo: «Tu sei felice, o Maria, perché tutto quello che è stato detto dal Signore, si compirà in te» (Antifona Magnificat). «Da Bethlem verrà il Re dominatore, che porterà la pace a tutte le Nazioni» (II responsorio del Mattutino) «e che libererà il suo popolo dal dominio dei suoi nemici» (IV responsorio del Mattutino). Le nostre anime parteciperanno in un modo speciale a questa liberazione nelle feste di Natale, che sono l'anniversario della venuta in questo mondo del vincitore di Satana. «Fa', chiede la Santa Chiesa, che la nascita secondo la carne del tuo unico Figlio ci liberi dall'antica schiavitù che ci tiene sotto il giogo del peccato» (Santa Messa del giorno, 25 dicembre). San Giovanni Battista prepara i Giudei alla venuta del Messia: egli ci prepara anche all'unione, ogni anno più intima, che Nostro Signore Gesù Cristo contrae con le nostre anime a Natale. «Appianate la via del Signore» dice il Precursore. Appianiamo dunque le vie del nostro cuore, e Nostro Signore Gesù Cristo Salvatore vi entrerà per darci le sue grazie liberatrici.
San Gregorio fa allusione al secondo Avvento di Nostro Signore Gesù Cristo alla fine del mondo allorché, spiegando l'Evangelium, dice: «Giovanni, il Precursore del Redentore, precede Gesù nello spirito e nella virtù d'Elia, che sarà il precursore del Giudice» (IX Lezione del Mattutino). Dell'avvento di Nostro Signore Gesù Cristo come Giudice parlano l'Epistola e l'Introitus. Se proviamo gran gioia nell'avvicinarsi delle feste del Natale, che ci ricordano la venuta dell'umile bambino della mangiatoia, quanto più il pensiero della sua venuta in tutto lo splendore della sua potenza e della sua maestà, non deve empirci di santa esultanza, perché allora soltanto la nostra redenzione sarà compiuta.
Il Signore è già vicino, venite, adoriamolo (Invitatorio). Nel primo Avvento è Maria Santissima che ci dà Nostro Signore Gesù Cristo: «Tu sei felice, o Maria, perché tutto quello che è stato detto dal Signore, si compirà in te» (Antifona Magnificat). «Da Bethlem verrà il Re dominatore, che porterà la pace a tutte le Nazioni» (II responsorio del Mattutino) «e che libererà il suo popolo dal dominio dei suoi nemici» (IV responsorio del Mattutino). Le nostre anime parteciperanno in un modo speciale a questa liberazione nelle feste di Natale, che sono l'anniversario della venuta in questo mondo del vincitore di Satana. «Fa', chiede la Santa Chiesa, che la nascita secondo la carne del tuo unico Figlio ci liberi dall'antica schiavitù che ci tiene sotto il giogo del peccato» (Santa Messa del giorno, 25 dicembre). San Giovanni Battista prepara i Giudei alla venuta del Messia: egli ci prepara anche all'unione, ogni anno più intima, che Nostro Signore Gesù Cristo contrae con le nostre anime a Natale. «Appianate la via del Signore» dice il Precursore. Appianiamo dunque le vie del nostro cuore, e Nostro Signore Gesù Cristo Salvatore vi entrerà per darci le sue grazie liberatrici.
San Gregorio fa allusione al secondo Avvento di Nostro Signore Gesù Cristo alla fine del mondo allorché, spiegando l'Evangelium, dice: «Giovanni, il Precursore del Redentore, precede Gesù nello spirito e nella virtù d'Elia, che sarà il precursore del Giudice» (IX Lezione del Mattutino). Dell'avvento di Nostro Signore Gesù Cristo come Giudice parlano l'Epistola e l'Introitus. Se proviamo gran gioia nell'avvicinarsi delle feste del Natale, che ci ricordano la venuta dell'umile bambino della mangiatoia, quanto più il pensiero della sua venuta in tutto lo splendore della sua potenza e della sua maestà, non deve empirci di santa esultanza, perché allora soltanto la nostra redenzione sarà compiuta.
San
Paolo scrive ai cristiani: «Godete, rallegratevi nel Signore, ve lo ripeto
ancora perché il Signore è vicino». E come nella Domenica Laetare[1],
i sacerdoti che lo desiderano celebrano oggi con paramenti rosacei, colore che
simboleggia la gioia della Gerusalemme celeste, dove Nostro Signore Gesù Cristo
ci introdurrà alla fine dei tempi. «Gerusalemme, sii piena di gioia, perché il
tuo Salvatore sta per venire» (II antifona dei Vespri). Desideriamo dunque
questo avvento, che l'Apostolo dice vicino e, invece di temerlo, auguriamoci
con santa impazienza che si realizzi presto. «Muovi, o Signore, la tua potenza,
e vieni a soccorrerci»[2]
(Alleluja). «Vieni, o Signore, non tardare» (IV antifona delle Lodi). «Per
adventum tuum libera nos, Domine» (Litanie dei Santi).
Sermone
di San Leone, Papa.
Sermone
2 sul digiuno del decimo mese e sulle collette.
Come ce ne avverte
la natura del tempo e la consuetudine della nostra devozione, noi vi esortiamo,
o dilettissimi, con sollecitudine di pastore, ad osservare il digiuno del
decimo mese, affine di offrire a Dio un giustissimo sacrificio di continenza
per il conseguito raccolto di tutti i frutti ch'egli ci ha largito. Che cosa
infatti può esser più efficace del digiuno? Osservandolo, noi ci avviciniamo a
Dio, e, resistendo al diavolo, superiamo le attrattive del vizio.
Infatti il digiuno
fu sempre un alimento per la virtù.
Dall'astinenza infine procedono i pensieri casti, le sagge risoluzioni, i
consigli più salutari: e, colle volontarie mortificazioni, la carne muore alle
male voglie, e lo spirito si rinnova colle virtù. Ma perché la salvezza delle
anime nostre non si acquista solo col digiuno, aggiungiamo al nostro digiuno le
opere di misericordia verso i poveri. Facciamo servire alla virtù ciò che
sottraiamo alla sensualità. L'astinenza di chi digiuna divenga il pasto del
povero.
Attendiamo a
difendere le vedove, ad assistere gli orfani, a consolare chi piange, a
rappacificare i dissidenti. Accogliamo il pellegrino, soccorriamo l'oppresso,
vestiamo l'ignudo, assistiamo l'infermo: affinché ognuno di noi, dopo avere
offerto a Dio, autore di ogni bene, con queste buone opere un sacrificio di
pietà, meriti di ricevere da lui in ricompensa il regno celeste. Digiuniamo
dunque Mercoledì e Venerdì; Sabato poi vegliamo insieme presso il beato Pietro
Apostolo, affinché, soccorsi dai suoi meriti, possiamo impetrare ciò che
domandiamo per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo, che col Padre e collo
Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli. Così sia.
Il popolo di Giacobbe liberato dalla schiavitù di Babilonia è una figura del popolo Cristiano liberato da Nostro Signore Gesù Cristo dalla schiavitù del peccato.
INTROITUS
Phil 4:4-6. Gaudéte in Dómino semper: íterum dico, gaudéte. Modéstia vestra nota sit ómnibus homínibus: Dóminus enim prope est. Nihil sollíciti sitis: sed in omni oratióne petitiónes vestrae innotéscant apud Deum. Ps 84:2. Benedixísti, Dómine, terram tuam: avertísti captivitátem Jacob. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Gaudéte in Dómino semper: íterum dico, gaudéte. Modéstia vestra nota sit ómnibus homínibus: Dóminus enim prope est. Nihil sollíciti sitis: sed in omni oratióne petitiónes vestrae innotéscant apud Deum.
Phil 4:4-6. Godete sempre nel Signore; ve lo ripeto: godete. La vostra modestia sia manifesta a tutti gli uomini. Il Signore è vicino. Non siate ansiosi per alcuna cosa, ma in ogni circostanza fate conoscere a Dio i vostri bisogni. Ps 84:2. Hai benedetto, o Signore, la tua terra; hai liberato Giacobbe dalla schiavitù. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Godete sempre nel Signore; ve lo ripeto: godete. La vostra modestia sia manifesta a tutti gli uomini. Il Signore è vicino. Non siate ansiosi per alcuna cosa, ma in ogni circostanza fate conoscere a Dio i vostri bisogni.
Il Gloria in excelsis non si dice nelle Sante Messe del Tempo di Avvento (Domeniche e ferie) fino alla vigilia di Natale.
ORATIO
Orémus.
Aurem tuam, quaesumus, Dómine, précibus nostris accómmoda: et mentis nostrae ténebras, grátia tuae visitatiónis illústra: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
O Signore, Te ne preghiamo, porgi benigno ascolto alle nostre preghiere e illumina le tenebre della nostra mente con la grazia della tua venuta. Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
San Paolo esorta i Cristiani ad una grande gioia al pensiero dell'ultimo avvento di Nostro Signore Gesù Cristo che è vicino; a questo avvento l'Apostolo ci prepara non meno che alla celebrazione dell'anniversario del primo avvento.
LECTIO
Lectio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Philippénses.
Phil 4:4-7.
Fratres: Gaudéte in Dómino semper: íterum dico, gaudéte. Modéstia vestra nota sit ómnibus homínibus: Dóminus prope est. Nihil sollíciti sitis: sed in omni oratióne et obsecratióne, cum gratiárum actióne, petitiónes vestrae innotéscant apud Deum. Et pax Dei, quae exsúperat omnem sensum, custódiat corda vestra et intellegéntias vestras, in Christo Jesu, Dómino nostro.
Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Filippesi.
Phil 4:4-7.
Fratelli: Godete sempre nel Signore; ve lo ripeto: godete. La vostra modestia sia manifesta a tutti gli uomini. Il Signore è vicino. Non siate ansiosi per alcuna cosa, ma in ogni circostanza fate conoscere a Dio i vostri bisogni per mezzo delle vostre preghiere e suppliche con azioni di grazie. E la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù nostro Signore.
Il Profeta concepisce il Cielo conforme all'immagine del Tempio di Gerusalemme, dove la Divinità si manifestava fra i Cherubini dell'Arca. Nostro Signore Gesù Cristo è il Capo della Santa Chiesa figurata da Israele e da Giuseppe.
GRADUALE
Ps 79:2; 79:3; 79:2. Qui sedes, Dómine, super Chérubim, éxcita poténtiam tuam, et veni. ℣. Qui regis Israël, inténde: qui dedúcis, velut ovem, Joseph.
Ps 79:2; 79:3; 79:2. O Signore, Tu che hai per trono i Cherubini, suscita la tua potenza e vieni. ℣. Ascolta, Tu che reggi Israele: che guidi Giuseppe come un gregge.
ALLELUJA
Allelúja, allelúja. ℣. Excita, Dómine, potentiam tuam, et veni, ut salvos fácias nos. Allelúja.
Alleluia, alleluia. ℣. Suscita, o Signore, la tua potenza e vieni, affinché ci salvi. Alleluia.
Quando nelle ferie dell'Avvento si ripete la Santa Messa della Domenica, non si dice l'Alleluja e il suo Versetto, ma solo il Graduale.
I Farisei, tenendosi alla lettera della legge, si stupiscono nel vedere San Giovanni Battista battezzare; quindi, cercano di sapere chi egli sia, verso il quale le folle accorrono per essere battezzate, e gli domandano la ragione di ciò che fa. Egli lo fa per preparare con la penitenza gli uomini ad accettare, come Messia, Nostro Signore Gesù Cristo, che egli ha la missione di manifestare loro. Nostro Signore Gesù Cristo stesso più tardi, parlando di San Giovanni Battista dirà: «Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto» (Matt 17:12). «Non vi è affatto contraddizione, spiega San Gregorio, con le parole di San Giovanni Battista quando dice di non essere Elia, perché senza essere Elia in persona, ha la virtù e lo spirito di Elia, ed è il precursore di Cristo nella sua prima venuta come Elia lo sarà nella seconda» (IX Lezione del Mattutino).
EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Joánnem.
Joann 1:19-28.
In illo tempore: Misérunt Judaei ab Jerosólymis sacerdótes et levítas ad Joánnem, ut interrogárent eum: Tu quis es? Et conféssus est, et non negávit: et conféssus est: Quia non sum ego Christus. Et interrogavérunt eum: Quid ergo? Elías es tu? Et dixit: Non sum. Prophéta es tu? Et respondit: Non. Dixérunt ergo ei: Quis es, ut respónsum demus his, qui misérunt nos? Quid dicis de te ipso? Ait: Ego vox clamántis in desérto: Dirígite viam Dómini, sicut dixit Isaías Prophéta. Et qui missi fúerant, erant ex pharisaeis. Et interrogavérunt eum, et dixérunt ei: Quid ergo baptízas, si tu non es Christus, neque Elías, neque Prophéta? Respóndit eis Joánnes, dicens: Ego baptízo in aqua: médius autem vestrum stetit, quem vos nescítis. Ipse est, qui post me ventúrus est, qui ante me factus est: cujus ego non sum dignus ut solvam ejus corrígiam calceaménti. Haec in Bethánia facta sunt trans Jordánem, ubi erat Joánnes baptízans.
Seguito ✠ del santo Vangelo secondo Giovanni.
Joann 1:19-28.
In quel tempo, da Gerusalemme mandarono a Giovanni sacerdoti e leviti per domandargli: Chi sei? Ed egli riconobbe, e non negò, e confessò: Non sono il Cristo. Allora gli chiesero: Chi sei dunque? Elia? E disse: Non lo sono. Sei il profeta? E rispose: No. E allora gli dissero: Chi sei, così che possiamo riferire a chi ci ha mandati? Cosa dici di te stesso? Disse: Sono una voce che grida nel deserto: Appianate la via del Signore, come disse il profeta Isaia. E quelli che erano stati inviati erano dei Farisei, e lo interrogarono dicendo: Come dunque battezzi se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta? Giovanni rispose loro dicendo: Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che non conoscete, che verrà dopo di me, ma che esisteva già prima di me, cui non sono degno di sciogliere il legaccio dei calzari. Ciò avvenne in Betania oltre il Giordano, dove Giovanni stava a battezzare.
Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 7 sui Vangeli.
Le parole che ora abbiamo inteso leggere, fratelli carissimi, ci lodano l'umiltà di Giovanni, il quale, pur essendo di tanta virtù da poter essere creduto il Cristo, preferì rimaner saldo al suo posto, e non di essere dall'umana opinione vanamente esaltato più di quello che era. Infatti egli confessò, e non negò: e confessò: Non sono io il Cristo. Ma dicendo egli: Non sono, negò sì quel che non era, ma non negò quello che era, affinché, dicendo la verità, divenisse membro di colui il cui nome egli falsamente non si usurpava. Onde perché non vuole attribuirsi il nome di Cristo, diviene membro di Cristo e mentre si studia di riconoscere umilmente la propria debolezza, merita veramente di partecipare alla di lui grandezza.
Ma quando ci torna alla mente un altro detto del nostro Redentore, le parole che abbiamo letto sollevano in noi una questione molto intricata. Difatti in altro luogo il Signore, richiestogli dai discepoli intorno alla venuta di Elia, rispose: Elia è già venuto, e non lo conobbero, ma fecero contro di lui tutto ciò che vollero; e, se lo volete sapere, proprio Giovanni è Elia (Matt 17:12). Giovanni poi, richiestone, risponde: Io non sono Elia. Or come va, fratelli carissimi, che la Verità afferma una cosa, e il profeta della verità la nega? Giacché son cose molto diverse: Egli è; e: Io non sono. Come dunque è egli profeta della verità, se non è d'accordo colle parole della stessa Verità?
Ma se noi cerchiamo d'approfondire la verità, troviamo come ciò che pare contraddittorio non lo è appunto. Infatti l'Angelo, parlando di Giovanni, dice a Zaccaria: Egli andrà dinanzi a lui collo spirito e colla potenza di Elia (Luc 1:17). E lo dice dover venire collo spirito e colla potenza di Elia, perché, come Elia precederà la seconda venuta del Signore, così Giovanni ha preceduto la prima. E come quello sarà il precursore del Giudice, così questo è stato il precursore del Redentore. Giovanni dunque era Elia per lo spirito, ma nella persona non era Elia. Quindi ciò che il Signore afferma dello spirito, Giovanni lo nega della persona.
Credo
OFFERTORIUM
Ps 84:2. Benedixísti, Dómine, terram tuam: avertísti captivitátem Jacob: remisísti iniquitatem plebis tuae.
Ps 84:2. Hai benedetto, o Signore, la tua terra; hai liberato Giacobbe dalla schiavitù; hai perdonato l'iniquità del tuo popolo.
SECRETA
Devotiónis nostrae tibi, quaesumus, Dómine, hóstia júgiter immolétur: quae et sacri péragat institúta mystérii, et salutáre tuum in nobis mirabíliter operétur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Ti sia sempre immolata, o Signore, quest'ostia offerta dalla nostra devozione, e serva sia al compimento del sacro mistero, sia ad operare in noi mirabilmente la tua salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
PRAEFATIO DE SANCTISSIMA TRINITATE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónae, sed in uníus Trinitáte substántiae. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne verae sempiternaeque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur aequálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre cotídie, una voce dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigenito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Così che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.
Nelle ferie in cui si ripete la Santa Messa della Domenica, purché non si faccia qualche commemorazione che richieda il Prefazio proprio, si dice:
PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.
COMMUNIO
Is 35:4. Dícite: pusillánimes, confortámini et nolíte timére: ecce, Deus noster véniet et salvábit nos.
Is 35:4. Dite: Pusillanimi, confortatevi e non temete: ecco che verrà il nostro Dio e ci salverà.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Implorámus, Dómine, cleméntiam tuam: ut haec divína subsídia, a vítiis expiátos, ad festa ventúra nos praeparent. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Imploriamo, o Signore, la tua clemenza, affinché questi divini soccorsi, liberandoci dai nostri vizi, ci preparino alla prossima festa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Si dice il Benedicamus Domino, invece dell'Ite, missa est. Così ogni volta che non si recita il Gloria in excelsis.
CONCLUSIO
℣. Benedicamus Domino.
℞. Deo gratias.
℣. Benediciamo il Signore.
℞. Rendiamo grazie a Dio.
Il popolo di Giacobbe liberato dalla schiavitù di Babilonia è una figura del popolo Cristiano liberato da Nostro Signore Gesù Cristo dalla schiavitù del peccato.
INTROITUS
Phil 4:4-6. Gaudéte in Dómino semper: íterum dico, gaudéte. Modéstia vestra nota sit ómnibus homínibus: Dóminus enim prope est. Nihil sollíciti sitis: sed in omni oratióne petitiónes vestrae innotéscant apud Deum. Ps 84:2. Benedixísti, Dómine, terram tuam: avertísti captivitátem Jacob. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Gaudéte in Dómino semper: íterum dico, gaudéte. Modéstia vestra nota sit ómnibus homínibus: Dóminus enim prope est. Nihil sollíciti sitis: sed in omni oratióne petitiónes vestrae innotéscant apud Deum.
Phil 4:4-6. Godete sempre nel Signore; ve lo ripeto: godete. La vostra modestia sia manifesta a tutti gli uomini. Il Signore è vicino. Non siate ansiosi per alcuna cosa, ma in ogni circostanza fate conoscere a Dio i vostri bisogni. Ps 84:2. Hai benedetto, o Signore, la tua terra; hai liberato Giacobbe dalla schiavitù. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Godete sempre nel Signore; ve lo ripeto: godete. La vostra modestia sia manifesta a tutti gli uomini. Il Signore è vicino. Non siate ansiosi per alcuna cosa, ma in ogni circostanza fate conoscere a Dio i vostri bisogni.
Il Gloria in excelsis non si dice nelle Sante Messe del Tempo di Avvento (Domeniche e ferie) fino alla vigilia di Natale.
ORATIO
Orémus.
Aurem tuam, quaesumus, Dómine, précibus nostris accómmoda: et mentis nostrae ténebras, grátia tuae visitatiónis illústra: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
O Signore, Te ne preghiamo, porgi benigno ascolto alle nostre preghiere e illumina le tenebre della nostra mente con la grazia della tua venuta. Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
San Paolo esorta i Cristiani ad una grande gioia al pensiero dell'ultimo avvento di Nostro Signore Gesù Cristo che è vicino; a questo avvento l'Apostolo ci prepara non meno che alla celebrazione dell'anniversario del primo avvento.
LECTIO
Lectio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Philippénses.
Phil 4:4-7.
Fratres: Gaudéte in Dómino semper: íterum dico, gaudéte. Modéstia vestra nota sit ómnibus homínibus: Dóminus prope est. Nihil sollíciti sitis: sed in omni oratióne et obsecratióne, cum gratiárum actióne, petitiónes vestrae innotéscant apud Deum. Et pax Dei, quae exsúperat omnem sensum, custódiat corda vestra et intellegéntias vestras, in Christo Jesu, Dómino nostro.
Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Filippesi.
Phil 4:4-7.
Fratelli: Godete sempre nel Signore; ve lo ripeto: godete. La vostra modestia sia manifesta a tutti gli uomini. Il Signore è vicino. Non siate ansiosi per alcuna cosa, ma in ogni circostanza fate conoscere a Dio i vostri bisogni per mezzo delle vostre preghiere e suppliche con azioni di grazie. E la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù nostro Signore.
Il Profeta concepisce il Cielo conforme all'immagine del Tempio di Gerusalemme, dove la Divinità si manifestava fra i Cherubini dell'Arca. Nostro Signore Gesù Cristo è il Capo della Santa Chiesa figurata da Israele e da Giuseppe.
GRADUALE
Ps 79:2; 79:3; 79:2. Qui sedes, Dómine, super Chérubim, éxcita poténtiam tuam, et veni. ℣. Qui regis Israël, inténde: qui dedúcis, velut ovem, Joseph.
Ps 79:2; 79:3; 79:2. O Signore, Tu che hai per trono i Cherubini, suscita la tua potenza e vieni. ℣. Ascolta, Tu che reggi Israele: che guidi Giuseppe come un gregge.
ALLELUJA
Allelúja, allelúja. ℣. Excita, Dómine, potentiam tuam, et veni, ut salvos fácias nos. Allelúja.
Alleluia, alleluia. ℣. Suscita, o Signore, la tua potenza e vieni, affinché ci salvi. Alleluia.
Quando nelle ferie dell'Avvento si ripete la Santa Messa della Domenica, non si dice l'Alleluja e il suo Versetto, ma solo il Graduale.
I Farisei, tenendosi alla lettera della legge, si stupiscono nel vedere San Giovanni Battista battezzare; quindi, cercano di sapere chi egli sia, verso il quale le folle accorrono per essere battezzate, e gli domandano la ragione di ciò che fa. Egli lo fa per preparare con la penitenza gli uomini ad accettare, come Messia, Nostro Signore Gesù Cristo, che egli ha la missione di manifestare loro. Nostro Signore Gesù Cristo stesso più tardi, parlando di San Giovanni Battista dirà: «Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto» (Matt 17:12). «Non vi è affatto contraddizione, spiega San Gregorio, con le parole di San Giovanni Battista quando dice di non essere Elia, perché senza essere Elia in persona, ha la virtù e lo spirito di Elia, ed è il precursore di Cristo nella sua prima venuta come Elia lo sarà nella seconda» (IX Lezione del Mattutino).
EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Joánnem.
Joann 1:19-28.
In illo tempore: Misérunt Judaei ab Jerosólymis sacerdótes et levítas ad Joánnem, ut interrogárent eum: Tu quis es? Et conféssus est, et non negávit: et conféssus est: Quia non sum ego Christus. Et interrogavérunt eum: Quid ergo? Elías es tu? Et dixit: Non sum. Prophéta es tu? Et respondit: Non. Dixérunt ergo ei: Quis es, ut respónsum demus his, qui misérunt nos? Quid dicis de te ipso? Ait: Ego vox clamántis in desérto: Dirígite viam Dómini, sicut dixit Isaías Prophéta. Et qui missi fúerant, erant ex pharisaeis. Et interrogavérunt eum, et dixérunt ei: Quid ergo baptízas, si tu non es Christus, neque Elías, neque Prophéta? Respóndit eis Joánnes, dicens: Ego baptízo in aqua: médius autem vestrum stetit, quem vos nescítis. Ipse est, qui post me ventúrus est, qui ante me factus est: cujus ego non sum dignus ut solvam ejus corrígiam calceaménti. Haec in Bethánia facta sunt trans Jordánem, ubi erat Joánnes baptízans.
Seguito ✠ del santo Vangelo secondo Giovanni.
Joann 1:19-28.
In quel tempo, da Gerusalemme mandarono a Giovanni sacerdoti e leviti per domandargli: Chi sei? Ed egli riconobbe, e non negò, e confessò: Non sono il Cristo. Allora gli chiesero: Chi sei dunque? Elia? E disse: Non lo sono. Sei il profeta? E rispose: No. E allora gli dissero: Chi sei, così che possiamo riferire a chi ci ha mandati? Cosa dici di te stesso? Disse: Sono una voce che grida nel deserto: Appianate la via del Signore, come disse il profeta Isaia. E quelli che erano stati inviati erano dei Farisei, e lo interrogarono dicendo: Come dunque battezzi se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta? Giovanni rispose loro dicendo: Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che non conoscete, che verrà dopo di me, ma che esisteva già prima di me, cui non sono degno di sciogliere il legaccio dei calzari. Ciò avvenne in Betania oltre il Giordano, dove Giovanni stava a battezzare.
Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 7 sui Vangeli.
Le parole che ora abbiamo inteso leggere, fratelli carissimi, ci lodano l'umiltà di Giovanni, il quale, pur essendo di tanta virtù da poter essere creduto il Cristo, preferì rimaner saldo al suo posto, e non di essere dall'umana opinione vanamente esaltato più di quello che era. Infatti egli confessò, e non negò: e confessò: Non sono io il Cristo. Ma dicendo egli: Non sono, negò sì quel che non era, ma non negò quello che era, affinché, dicendo la verità, divenisse membro di colui il cui nome egli falsamente non si usurpava. Onde perché non vuole attribuirsi il nome di Cristo, diviene membro di Cristo e mentre si studia di riconoscere umilmente la propria debolezza, merita veramente di partecipare alla di lui grandezza.
Ma quando ci torna alla mente un altro detto del nostro Redentore, le parole che abbiamo letto sollevano in noi una questione molto intricata. Difatti in altro luogo il Signore, richiestogli dai discepoli intorno alla venuta di Elia, rispose: Elia è già venuto, e non lo conobbero, ma fecero contro di lui tutto ciò che vollero; e, se lo volete sapere, proprio Giovanni è Elia (Matt 17:12). Giovanni poi, richiestone, risponde: Io non sono Elia. Or come va, fratelli carissimi, che la Verità afferma una cosa, e il profeta della verità la nega? Giacché son cose molto diverse: Egli è; e: Io non sono. Come dunque è egli profeta della verità, se non è d'accordo colle parole della stessa Verità?
Ma se noi cerchiamo d'approfondire la verità, troviamo come ciò che pare contraddittorio non lo è appunto. Infatti l'Angelo, parlando di Giovanni, dice a Zaccaria: Egli andrà dinanzi a lui collo spirito e colla potenza di Elia (Luc 1:17). E lo dice dover venire collo spirito e colla potenza di Elia, perché, come Elia precederà la seconda venuta del Signore, così Giovanni ha preceduto la prima. E come quello sarà il precursore del Giudice, così questo è stato il precursore del Redentore. Giovanni dunque era Elia per lo spirito, ma nella persona non era Elia. Quindi ciò che il Signore afferma dello spirito, Giovanni lo nega della persona.
Credo
OFFERTORIUM
Ps 84:2. Benedixísti, Dómine, terram tuam: avertísti captivitátem Jacob: remisísti iniquitatem plebis tuae.
Ps 84:2. Hai benedetto, o Signore, la tua terra; hai liberato Giacobbe dalla schiavitù; hai perdonato l'iniquità del tuo popolo.
SECRETA
Devotiónis nostrae tibi, quaesumus, Dómine, hóstia júgiter immolétur: quae et sacri péragat institúta mystérii, et salutáre tuum in nobis mirabíliter operétur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Ti sia sempre immolata, o Signore, quest'ostia offerta dalla nostra devozione, e serva sia al compimento del sacro mistero, sia ad operare in noi mirabilmente la tua salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
PRAEFATIO DE SANCTISSIMA TRINITATE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónae, sed in uníus Trinitáte substántiae. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne verae sempiternaeque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur aequálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre cotídie, una voce dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigenito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Così che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.
Nelle ferie in cui si ripete la Santa Messa della Domenica, purché non si faccia qualche commemorazione che richieda il Prefazio proprio, si dice:
PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.
COMMUNIO
Is 35:4. Dícite: pusillánimes, confortámini et nolíte timére: ecce, Deus noster véniet et salvábit nos.
Is 35:4. Dite: Pusillanimi, confortatevi e non temete: ecco che verrà il nostro Dio e ci salverà.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Implorámus, Dómine, cleméntiam tuam: ut haec divína subsídia, a vítiis expiátos, ad festa ventúra nos praeparent. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Imploriamo, o Signore, la tua clemenza, affinché questi divini soccorsi, liberandoci dai nostri vizi, ci preparino alla prossima festa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Si dice il Benedicamus Domino, invece dell'Ite, missa est. Così ogni volta che non si recita il Gloria in excelsis.
CONCLUSIO
℣. Benedicamus Domino.
℞. Deo gratias.
℣. Benediciamo il Signore.
℞. Rendiamo grazie a Dio.
[1] Questa pia
pratica in uso per la benedizione della rosa a Roma, nella Domenica Laetare (IV
Domenica di Quaresima), si è estesa a tutti i sacerdoti che ne hanno il
desiderio per la celebrazione della Santa Messa ed è passata alla Domenica
Gaudete, perché queste due domeniche cantano la nostra liberazione dalla
schiavitù del peccato per opera di Nostro Signore Gesù Cristo.
[2] «Ecco - dice l'Apocalisse
- il Signore apparirà e con Lui milioni di santi e sulla sua veste porterà
scritto: Re dei Re e Signore dei Signori» (I responsorio del Mattutino). «Il
Signore degli eserciti verrà con grande potenza» (IV responsorio del Mattutino).
«Il Suo Regno sarà eterno e tutte le Nazioni Lo serviranno» (VI responsorio del
Mattutino).