Semidoppio - Domenica privilegiata di II classe.
Paramenti violacei.
Tutta
la liturgia di questo giorno è piena del pensiero di Isaia - nome che significa
“Domini Salus”: Salvezza del Signore -, che è per eccellenza il profeta che
annuncia l'avvento del regno del Cristo Redentore. Egli predice, sette secoli
prima, che «una Vergine concepirà e partorirà l'Emmanuele» (Mattutino del Sabato
della Prima Settimana di Avvento); che Dio manderà «il suo Angelo, - cioè San
Giovanni Battista - per preparare la via avanti a sé» (Evangelium) e che il
Messia verrà, rivestito della potenza di Dio stesso (I e III antifona dei
Vespri) per liberare tutti i popoli dalla tirannia di Satana. «Il bue - dice ancora
il profeta Isaia - riconosce il suo possessore e l'asino la stalla del suo
padrone; Israele non m'ha riconosciuto: il mio popolo non m'ha accolto»
(Mattutino della Prima Domenica di Avvento). «Il germoglio di Iesse - continua -
s'innalzerà per regnare sulle nazioni» (Epistola) e «i sordi e i ciechi che
sono nelle tenebre (cioè i pagani) comprenderanno le parole del libro e
verranno» (Evangelium). Allora la vera Gerusalemme (cioè la Chiesa) «trasalirà
di gioia» (Communio) perché i popoli santificati da Cristo vi accorreranno
(Graduale, Alleluja). Il Messia - spiega Isaia - «porrà in Sion la salvezza e
in Gerusalemme la gloria»; «Sion sarà forte perché il Salvatore sarà sua muraglia
e suo parapetto», cioè il suo potente protettore. Così la Stazione è a Roma,
nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, scrigno romano delle Reliquie
della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Dall'Esposizione
di San Girolamo Prete sul Profeta Isaia.
Libro
4 sul capo 11 di Isaia.
Ed uscirà un
rampollo dal ceppo di Iesse (Is 11:1).
Fino al principio della visione, o del castigo di Babilonia, che vide Isaia,
figlio di Amos, tutta questa profezia si riferisce a Cristo: e noi vogliamo
spiegarla partitamente, affinché, proposta e discussa tutta insieme, non
confonda la mente del lettore. Il rampollo e il fiore del ceppo di Iesse i
Giudei li interpretano per lo stesso Signore: quasi che nel rampollo sia
designata la potenza regale e nel fiore la sua bellezza.
Noi però per
rampollo della radice di Iesse intendiamo la santa Vergine Maria, la quale non
s'è mai unita a nessun altro pollone, e della quale sopra abbiam letto: Ecco
che una vergine diventerà madre e darà alla luce un figlio (Is 7:14). E per il fiore intendiamo il
Salvatore, che dice di sé nel Cantico dei Cantici: Io sono il fiore del campo,
e il giglio delle valli (Cant 2:1).
Su questo fiore dunque,
che per mezzo di Maria spunta all'improvviso dal ceppo e dalla radice di Iesse,
riposerà lo Spirito del Signore, poiché in esso si compiacque di abitare
corporalmente tutta la pienezza della divinità (Coloss 2:9); e non in parte, come negli altri Santi, ma, come
leggono i Nazzareni nel loro Vangelo scritto in lingua Ebraica: Discenderà su
di lui tutta la sorgente dello Spirito Santo. Ora il Signore è Spirito; e dove
è lo Spirito del Signore, ivi è la libertà.
Nostro Signore Gesù Cristo sarà il Liberatore ed il Pastore dei Giudei fedeli e dei Gentili.
INTROITUS
Is 30:30. Pópulus
Sion, ecce Dóminus véniet ad salvándas gentes: et audítam fáciet Dóminus
glóriam vocis suae in laetítia cordis vestri. Ps 79:2. Qui regis Israël,
inténde: qui dedúcis, velut ovem, Joseph. ℣. Glória Patri, et Fílio, et
Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula
saeculórum. Amen. Pópulus Sion, ecce Dóminus véniet ad salvándas gentes: et
audítam fáciet Dóminus glóriam vocis suae in laetítia cordis vestri.
Is 30:30. Popolo
di Sion, ecco il Signore verrà a salvare tutte le genti: il Signore farà udire
la gloria della sua voce inondando di letizia i vostri cuori. Ps 79:2. Ascolta,
tu che reggi Israele, tu che guidi Giuseppe come un gregge. ℣. Gloria al Padre
e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei
secoli dei secoli. Amen. Popolo di Sion, ecco il Signore verrà a salvare tutte
le genti: il Signore farà udire la gloria della sua voce inondando di letizia i
vostri cuori.
Il
Gloria in excelsis non si dice nelle
Sante Messe del Tempo di Avvento (Domeniche e ferie) fino alla vigilia di
Natale.
ORATIO
Orémus.
Excita, Dómine,
corda nostra ad praeparándas Unigéniti tui vias: ut, per ejus advéntum,
purificátis tibi méntibus servíre mereámur: Qui tecum vivit et regnat in
unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Eccita, o Signore,
i nostri cuori a preparare le vie del tuo Unigenito, affinché, mediante la sua
venuta, possiamo servirti con anime purificate: Lui che è Dio, e vive e regna
con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Isaia
aveva predetto: «Un germoglio sortirà dalla radice di Iesse e un fiore si
eleverà dalla sua radice» (I Lezione del Mattutino). «Questo germoglio, spiega San Girolamo,
è la Santa Vergine Maria e per il fiore noi intendiamo il Signore nostro
Salvatore» (V Lezione del Mattutino). Così nell'Epistola San Paolo parla di questo germoglio
di Iesse, che è la speranza dei Giudei fedeli e di tutte le nazioni, e spinge
tutti quelli che sono chiamati a una stessa gloria ad essere uniti di cuore in Nostro Signore Gesù Cristo.
LECTIO
Lectio Epístolae
Beati Pauli Apostoli ad Romános.
Rom
15:4-13.
Fatres: Quaecúmque
scripta sunt, ad nostram doctrínam scripta sunt: ut per patiéntiam et
consolatiónem Scripturárum, spem habeámus. Deus autem patiéntiae et solátii,
det vobis idípsum sápere in altérutrum secúndum Jesum Christum: ut unánimes,
uno ore honorificétis Deum et Patrem Dómini nostri Jesu Christi. Propter quod
suscípite ínvicem, sicut et Christus suscépit vos in honórem Dei. Dico enim
Christum Jesum minístrum fuísse circumcisiónis propter veritátem Dei, ad
confirmándas promissiónes patrum: gentes autem super misericórdia honoráre
Deum, sicut scriptum est: Proptérea confitébor tibi in géntibus, Dómine, et
nómini tuo cantábo. Et íterum dicit: Laetámini, gentes, cum plebe ejus. Et
iterum: Laudáte, omnes gentes, Dóminum: et magnificáte eum, omnes pópuli. Et
rursus Isaías ait: Erit radix Jesse, et qui exsúrget régere gentes, in eum
gentes sperábunt. Deus autem spei répleat vos omni gáudio et pace in credéndo:
ut abundétis in spe et virtúte Spíritus Sancti.
Lettura
dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Romani.
Rom
15:4-13.
Fratelli:
Tutto ciò che è scritto (prima di noi, nell'Antico Testamento) lo è per nostro
insegnamento, perché mediante la pazienza e la consolazione che ci danno le
Scritture, noi abbiamo la speranza (dei beni eterni). Il Dio di pazienza e di consolazione
vi conceda di aver gli stessi sentimenti tra voi secondo Gesù Cristo, affinché
con una sola anima e con una sola bocca possiate glorificare Dio, Padre del Signore
nostro Gesù Cristo. E perciò accoglietevi gli uni gli altri come vi ha accolto
il Cristo per la gloria di Dio. Perché io dico che il Cristo Gesù è divenuto
ministro dei circoncisi per essere fedele alle promesse di Dio e mantenere
quanto promise ai padri; mentre i gentili rendono gloria a Dio per la sua
misericordia come è scritto: Per la qual cosa io ti loderò in mezzo ai gentili,
o Signore, e inneggerò al tuo nome. Ed è anche scritto: Rallegratevi, o
nazioni, insieme al suo popolo. E anche: Lodate il Signore, voi genti tutte, e
voi popoli tutti celebratelo. E pure Isaia dice: Spunterà il germoglio di Iesse
e Colui che sorge per regnare sui popoli, e in Lui gli uomini spereranno. Iddio
della speranza vi ricolmi di ogni gioia e pace nel credere, onde abbondiate
nella speranza per virtù dello Spirito Santo.
GRADUALE
Ps
49:2-3; 49:5. Ex
Sion species decóris ejus: Deus maniféste véniet. ℣. Congregáte illi sanctos
ejus, qui ordinavérunt testaméntum ejus super sacrifícia.
Ps
49:2-3; 49:5. Da Sion, ideale bellezza: appare Iddio raggiante. ℣. Radunategli
i suoi santi, che sanciscono il suo patto col sacrifizio.
ALLELUJA
Allelúja,
allelúja. Ps 121:1. ℣. Laetátus sum in his, quae dicta sunt mihi: in domum
Dómini íbimus. Allelúja.
Alleluia,
alleluia. Ps 121:1. ℣. Mi sono rallegrato in ciò che mi è stato detto: andremo
nella casa del Signore. Alleluia.
Quando
nelle ferie dell'Avvento si ripete la Santa Messa della Domenica, non si dice
l'Alleluja e il suo Versetto, ma solo il Graduale.
Isaia
aveva annunziato che il Messia si riconosceva dai suoi miracoli. Così, quando
San Giovanni Battista, inviato da Dio, come aveva predetto il medesimo profeta,
«per preparare la via del Messia», fa domandare a Nostro Signore Gesù Cristo se
egli era «Colui che doveva venire», Nostro Signore Gesù Cristo attestò la sua
missione divina con i miracoli che operava. «Ma, spiega San Gregorio, dopo
tanti prodigi, la morte di Gesù fu causa di grande scandalo nell'animo degli
uomini infedeli a Dio. Così Gesù Cristo ci previene contro questo scandalo di
cui furono vittima i Giudei» (VII Lezione del Mattutino). Possiamo dunque accogliere Nostro
Signore Gesù Cristo nell'umiltà del suo presepio, perché allora egli ci
accoglierà nel suo regno di gloria allorché verrà a giudicare il mondo.
EVANGELIUM
Sequéntia ✠
sancti Evangélii secundum Matthaeum.
Matt
11:2-10.
In illo tempore:
Cum audísset Joánnes in vínculis ópera Christi, mittens duos de discípulis
suis, ait illi: Tu es, qui ventúrus es, an alium exspectámus? Et respóndens
Jesus, ait illis: Eúntes renuntiáte Joánni, quae audístis et vidístis. Caeci vident,
claudi ámbulant, leprósi mundántur, surdi áudiunt, mórtui resúrgunt, páuperes
evangelizántur: et beátus est, qui non fúerit scandalizátus in me. Illis autem
abeúntibus, coepit Jesus dícere ad turbas de Joánne: Quid exístis in desértum
vidére? arúndinem vento agitátam? Sed quid exístis videre? hóminem móllibus
vestitum? Ecce, qui móllibus vestiúntur, in dómibus regum sunt. Sed quid
exístis vidére? Prophétam? Etiam dico vobis, et plus quam Prophétam. Hic est
enim, de quo scriptum est: Ecce, ego mitto Angelum meum ante fáciem tuam, qui
praeparábit viam tuam ante te.
Seguito
✠
del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt
11:2-10.
In
quel tempo, non appena Giovanni, nel carcere, sentì delle opere del Cristo,
mandò due suoi discepoli a chiedergli: Sei tu quello che deve venire o
attenderemo un altro? E Gesù rispose loro: Andate e riferite a Giovanni ciò che
avete udito e visto. I ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono
mondati, i sordi odono, i morti resuscitano, i poveri sono evangelizzati: ed è
beato chi non si scandalizzerà di me. Andati via quelli, Gesù incominciò a
parlare di Giovanni alla folla: Cosa siete andati a vedere nel deserto? Una
canna agitata dal vento? Ma cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito
mollemente? Ecco, quelli che vestono mollemente abitano nelle case dei re. Ma
cosa siete andati a vedere? Un profeta? Vi dico anzi: più che un Profeta.
Questi invero è colui del quale è scritto: Ecco mando il mio angelo avanti a
te, affinché ti prepari la via.
Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 6 sui Vangeli, dopo il principio.
Alla vista di tanti segni e di tanti miracoli, nessuno poteva scandalizzarsi, ma ognuno restar meravigliato. Eppure la mente degl'infedeli ne riportò grave scandalo, quando lo vide morire dopo tanti miracoli. Onde Paolo dice: Noi poi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i Gentili (1Cor 1:23). Perché parve stoltezza agli uomini, che l'autore della vita morisse per gli uomini: e l'uomo prese motivo di scandalo in lui, proprio da ciò che doveva eccitarlo a maggior riconoscenza. Poiché tanto più degnamente Dio dev'essere onorato dagli uomini, quanto più indegne cose sostenne per gli uomini.
Che vuol dire dunque: Beato chi non si scandalizzerà in me, se non dichiarare apertamente l'abbiezione e l'umiliazione della sua morte? Come se dicesse apertamente: Io fo, sì, prodigi, ma non disdegno di soffrire abbiezioni. Perché dunque io mi fo simile a te, morendo, gli uomini che venerano i miei miracoli, si guardino bene dal disprezzare in me la morte.
Ma lasciati i discepoli di Giovanni, ascoltiamo ciò che dello stesso Giovanni dice alle turbe: Che siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? E disse ciò non per affermare (l'esattezza della comparazione) ma per negarla. Infatti la canna appena soffi un'auretta, si piega dall'altra parte. E che si designa per la canna, se non l'animo carnale? Il quale, appena è tocco dal favore o dalla disgrazia, si piega subito dall'una o dall'altra parte.
Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 6 sui Vangeli, dopo il principio.
Alla vista di tanti segni e di tanti miracoli, nessuno poteva scandalizzarsi, ma ognuno restar meravigliato. Eppure la mente degl'infedeli ne riportò grave scandalo, quando lo vide morire dopo tanti miracoli. Onde Paolo dice: Noi poi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i Gentili (1Cor 1:23). Perché parve stoltezza agli uomini, che l'autore della vita morisse per gli uomini: e l'uomo prese motivo di scandalo in lui, proprio da ciò che doveva eccitarlo a maggior riconoscenza. Poiché tanto più degnamente Dio dev'essere onorato dagli uomini, quanto più indegne cose sostenne per gli uomini.
Che vuol dire dunque: Beato chi non si scandalizzerà in me, se non dichiarare apertamente l'abbiezione e l'umiliazione della sua morte? Come se dicesse apertamente: Io fo, sì, prodigi, ma non disdegno di soffrire abbiezioni. Perché dunque io mi fo simile a te, morendo, gli uomini che venerano i miei miracoli, si guardino bene dal disprezzare in me la morte.
Ma lasciati i discepoli di Giovanni, ascoltiamo ciò che dello stesso Giovanni dice alle turbe: Che siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? E disse ciò non per affermare (l'esattezza della comparazione) ma per negarla. Infatti la canna appena soffi un'auretta, si piega dall'altra parte. E che si designa per la canna, se non l'animo carnale? Il quale, appena è tocco dal favore o dalla disgrazia, si piega subito dall'una o dall'altra parte.
Credo
OFFERTORIUM
Ps 84:7-8. Deus,
tu convérsus vivificábis nos, et plebs tua laetábitur in te: osténde nobis,
Dómine, misericórdiam tuam, et salutáre tuum da nobis.
Ps
84:7-8. O Dio, rivolgendoti a noi ci darai la vita, e il tuo popolo si
rallegrerà in Te: mostraci, o Signore, la tua misericordia, e concedici la tua
salvezza.
SECRETA
Placáre, quaesumus,
Dómine, humilitátis nostrae précibus et hóstiis: et, ubi nulla suppétunt
suffrágia meritórum, tuis nobis succúrre praesídiis. Per Dominum nostrum Jesum
Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti
Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
O
Signore, Te ne preghiamo, sii placato dalle preghiere e dalle offerte della
nostra umiltà: e dove non soccorre merito alcuno, soccorra la tua grazia. Per
il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in
unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
PRAEFATIO
DE SANCTISSIMA TRINITATE
Vere dignum et
justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine
sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu
Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónae, sed
in uníus Trinitáte substántiae. Quod enim de tua glória, revelánte te,
crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis
sentímus. Ut in confessióne verae sempiternaeque Deitátis, et in persónis
propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur aequálitas. Quam
laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant
clamáre cotídie, una voce dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus
Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus,
qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
È
veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni
luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio:
che col Figlio tuo unigenito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo
Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una
sola sostanza. Così che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria,
il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo.
Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la
proprietà nelle persone e l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà. La
quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non
cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: Santo, Santo, Santo il
Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.
Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Osanna nell'alto dei cieli.
Nelle
ferie in cui si ripete la Santa Messa della Domenica, purché non si faccia
qualche commemorazione che richieda il Prefazio proprio, si dice:
PRAEFATIO
COMMUNIS
Vere dignum et
justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine
sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem
majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli
coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum
quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione
dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et
terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini.
Hosánna in excélsis.
È
veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere
grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le
Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i
Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro
canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di
lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che
viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.
La
gioia che Dio invia a Gerusalemme, ossia alla Santa Chiesa, è la folla dei
Gentili, che vi fa entrare.
COMMUNIO
Bar 5:5; 4:36. Jerúsalem,
surge et sta in excélso, et vide jucunditátem, quae véniet tibi a Deo tuo.
Bar
5:5; 4:36. Sorgi, o Gerusalemme, e sta in alto: osserva la felicità che ti
viene dal tuo Dio.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Repléti cibo
spirituális alimóniae, súpplices te, Dómine, deprecámur: ut, hujus
participatióne mystérii, dóceas nos terréna despícere et amáre coeléstia. Per
Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in
unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Saziàti dal cibo
che ci nutre spiritualmente, supplici Ti preghiamo, o Signore, affinché,
mediante la partecipazione a questo mistero, ci insegni a disprezzare le cose terrene
e ad amare le cose celesti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che
è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli
dei secoli. Amen.
Si
dice il Benedicamus Domino, invece
dell'Ite, missa est. Così ogni volta
che non si recita il Gloria in excelsis.
CONCLUSIO
℣. Benedicamus
Domino.
℞. Deo gratias.
℣.
Benediciamo il Signore.
℞.
Rendiamo grazie a Dio.