domenica 9 dicembre 2018

Seconda Domenica di Avvento

Stazione a Santa Croce in Gerusalemme.
Semidoppio - Domenica privilegiata di II classe.
Paramenti violacei.

Tutta la liturgia di questo giorno è piena del pensiero di Isaia - nome che significa “Domini Salus”: Salvezza del Signore -, che è per eccellenza il profeta che annuncia l'avvento del regno del Cristo Redentore. Egli predice, sette secoli prima, che «una Vergine concepirà e partorirà l'Emmanuele» (Mattutino del Sabato della Prima Settimana di Avvento); che Dio manderà «il suo Angelo, - cioè San Giovanni Battista - per preparare la via avanti a sé» (Evangelium) e che il Messia verrà, rivestito della potenza di Dio stesso (I e III antifona dei Vespri) per liberare tutti i popoli dalla tirannia di Satana. «Il bue - dice ancora il profeta Isaia - riconosce il suo possessore e l'asino la stalla del suo padrone; Israele non m'ha riconosciuto: il mio popolo non m'ha accolto» (Mattutino della Prima Domenica di Avvento). «Il germoglio di Iesse - continua - s'innalzerà per regnare sulle nazioni» (Epistola) e «i sordi e i ciechi che sono nelle tenebre (cioè i pagani) comprenderanno le parole del libro e verranno» (Evangelium). Allora la vera Gerusalemme (cioè la Chiesa) «trasalirà di gioia» (Communio) perché i popoli santificati da Cristo vi accorreranno (Graduale, Alleluja). Il Messia - spiega Isaia - «porrà in Sion la salvezza e in Gerusalemme la gloria»; «Sion sarà forte perché il Salvatore sarà sua muraglia e suo parapetto», cioè il suo potente protettore. Così la Stazione è a Roma, nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, scrigno romano delle Reliquie della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.

Dall'Esposizione di San Girolamo Prete sul Profeta Isaia.
Libro 4 sul capo 11 di Isaia.
Ed uscirà un rampollo dal ceppo di Iesse (Is 11:1). Fino al principio della visione, o del castigo di Babilonia, che vide Isaia, figlio di Amos, tutta questa profezia si riferisce a Cristo: e noi vogliamo spiegarla partitamente, affinché, proposta e discussa tutta insieme, non confonda la mente del lettore. Il rampollo e il fiore del ceppo di Iesse i Giudei li interpretano per lo stesso Signore: quasi che nel rampollo sia designata la potenza regale e nel fiore la sua bellezza.
Noi però per rampollo della radice di Iesse intendiamo la santa Vergine Maria, la quale non s'è mai unita a nessun altro pollone, e della quale sopra abbiam letto: Ecco che una vergine diventerà madre e darà alla luce un figlio (Is 7:14). E per il fiore intendiamo il Salvatore, che dice di sé nel Cantico dei Cantici: Io sono il fiore del campo, e il giglio delle valli (Cant 2:1).
Su questo fiore dunque, che per mezzo di Maria spunta all'improvviso dal ceppo e dalla radice di Iesse, riposerà lo Spirito del Signore, poiché in esso si compiacque di abitare corporalmente tutta la pienezza della divinità (Coloss 2:9); e non in parte, come negli altri Santi, ma, come leggono i Nazzareni nel loro Vangelo scritto in lingua Ebraica: Discenderà su di lui tutta la sorgente dello Spirito Santo. Ora il Signore è Spirito; e dove è lo Spirito del Signore, ivi è la libertà.




Nostro Signore Gesù Cristo sarà il Liberatore ed il Pastore dei Giudei fedeli e dei Gentili.

INTROITUS
Is 30:30. Pópulus Sion, ecce Dóminus véniet ad salvándas gentes: et audítam fáciet Dóminus glóriam vocis suae in laetítia cordis vestri. Ps 79:2. Qui regis Israël, inténde: qui dedúcis, velut ovem, Joseph. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Pópulus Sion, ecce Dóminus véniet ad salvándas gentes: et audítam fáciet Dóminus glóriam vocis suae in laetítia cordis vestri.

Is 30:30. Popolo di Sion, ecco il Signore verrà a salvare tutte le genti: il Signore farà udire la gloria della sua voce inondando di letizia i vostri cuori. Ps 79:2. Ascolta, tu che reggi Israele, tu che guidi Giuseppe come un gregge. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Popolo di Sion, ecco il Signore verrà a salvare tutte le genti: il Signore farà udire la gloria della sua voce inondando di letizia i vostri cuori.

Il Gloria in excelsis non si dice nelle Sante Messe del Tempo di Avvento (Domeniche e ferie) fino alla vigilia di Natale.

ORATIO
Orémus.
Excita, Dómine, corda nostra ad praeparándas Unigéniti tui vias: ut, per ejus advéntum, purificátis tibi méntibus servíre mereámur: Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Eccita, o Signore, i nostri cuori a preparare le vie del tuo Unigenito, affinché, mediante la sua venuta, possiamo servirti con anime purificate: Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Isaia aveva predetto: «Un germoglio sortirà dalla radice di Iesse e un fiore si eleverà dalla sua radice» (I Lezione del Mattutino). «Questo germoglio, spiega San Girolamo, è la Santa Vergine Maria e per il fiore noi intendiamo il Signore nostro Salvatore» (V Lezione del Mattutino). Così nell'Epistola San Paolo parla di questo germoglio di Iesse, che è la speranza dei Giudei fedeli e di tutte le nazioni, e spinge tutti quelli che sono chiamati a una stessa gloria ad essere uniti di cuore in Nostro Signore Gesù Cristo.

LECTIO
Lectio Epístolae Beati Pauli Apostoli ad Romános.
Rom 15:4-13.
Fatres: Quaecúmque scripta sunt, ad nostram doctrínam scripta sunt: ut per patiéntiam et consolatiónem Scripturárum, spem habeámus. Deus autem patiéntiae et solátii, det vobis idípsum sápere in altérutrum secúndum Jesum Christum: ut unánimes, uno ore honorificétis Deum et Patrem Dómini nostri Jesu Christi. Propter quod suscípite ínvicem, sicut et Christus suscépit vos in honórem Dei. Dico enim Christum Jesum minístrum fuísse circumcisiónis propter veritátem Dei, ad confirmándas promissiónes patrum: gentes autem super misericórdia honoráre Deum, sicut scriptum est: Proptérea confitébor tibi in géntibus, Dómine, et nómini tuo cantábo. Et íterum dicit: Laetámini, gentes, cum plebe ejus. Et iterum: Laudáte, omnes gentes, Dóminum: et magnificáte eum, omnes pópuli. Et rursus Isaías ait: Erit radix Jesse, et qui exsúrget régere gentes, in eum gentes sperábunt. Deus autem spei répleat vos omni gáudio et pace in credéndo: ut abundétis in spe et virtúte Spíritus Sancti.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Romani.
Rom 15:4-13.
Fratelli: Tutto ciò che è scritto (prima di noi, nell'Antico Testamento) lo è per nostro insegnamento, perché mediante la pazienza e la consolazione che ci danno le Scritture, noi abbiamo la speranza (dei beni eterni). Il Dio di pazienza e di consolazione vi conceda di aver gli stessi sentimenti tra voi secondo Gesù Cristo, affinché con una sola anima e con una sola bocca possiate glorificare Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. E perciò accoglietevi gli uni gli altri come vi ha accolto il Cristo per la gloria di Dio. Perché io dico che il Cristo Gesù è divenuto ministro dei circoncisi per essere fedele alle promesse di Dio e mantenere quanto promise ai padri; mentre i gentili rendono gloria a Dio per la sua misericordia come è scritto: Per la qual cosa io ti loderò in mezzo ai gentili, o Signore, e inneggerò al tuo nome. Ed è anche scritto: Rallegratevi, o nazioni, insieme al suo popolo. E anche: Lodate il Signore, voi genti tutte, e voi popoli tutti celebratelo. E pure Isaia dice: Spunterà il germoglio di Iesse e Colui che sorge per regnare sui popoli, e in Lui gli uomini spereranno. Iddio della speranza vi ricolmi di ogni gioia e pace nel credere, onde abbondiate nella speranza per virtù dello Spirito Santo.

GRADUALE
Ps 49:2-3; 49:5. Ex Sion species decóris ejus: Deus maniféste véniet. ℣. Congregáte illi sanctos ejus, qui ordinavérunt testaméntum ejus super sacrifícia.

Ps 49:2-3; 49:5. Da Sion, ideale bellezza: appare Iddio raggiante. ℣. Radunategli i suoi santi, che sanciscono il suo patto col sacrifizio.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 121:1. ℣. Laetátus sum in his, quae dicta sunt mihi: in domum Dómini íbimus. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 121:1. ℣. Mi sono rallegrato in ciò che mi è stato detto: andremo nella casa del Signore. Alleluia.

Quando nelle ferie dell'Avvento si ripete la Santa Messa della Domenica, non si dice l'Alleluja e il suo Versetto, ma solo il Graduale.

Isaia aveva annunziato che il Messia si riconosceva dai suoi miracoli. Così, quando San Giovanni Battista, inviato da Dio, come aveva predetto il medesimo profeta, «per preparare la via del Messia», fa domandare a Nostro Signore Gesù Cristo se egli era «Colui che doveva venire», Nostro Signore Gesù Cristo attestò la sua missione divina con i miracoli che operava. «Ma, spiega San Gregorio, dopo tanti prodigi, la morte di Gesù fu causa di grande scandalo nell'animo degli uomini infedeli a Dio. Così Gesù Cristo ci previene contro questo scandalo di cui furono vittima i Giudei» (VII Lezione del Mattutino). Possiamo dunque accogliere Nostro Signore Gesù Cristo nell'umiltà del suo presepio, perché allora egli ci accoglierà nel suo regno di gloria allorché verrà a giudicare il mondo.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secundum Matthaeum.
Matt 11:2-10.
In illo tempore: Cum audísset Joánnes in vínculis ópera Christi, mittens duos de discípulis suis, ait illi: Tu es, qui ventúrus es, an alium exspectámus? Et respóndens Jesus, ait illis: Eúntes renuntiáte Joánni, quae audístis et vidístis. Caeci vident, claudi ámbulant, leprósi mundántur, surdi áudiunt, mórtui resúrgunt, páuperes evangelizántur: et beátus est, qui non fúerit scandalizátus in me. Illis autem abeúntibus, coepit Jesus dícere ad turbas de Joánne: Quid exístis in desértum vidére? arúndinem vento agitátam? Sed quid exístis videre? hóminem móllibus vestitum? Ecce, qui móllibus vestiúntur, in dómibus regum sunt. Sed quid exístis vidére? Prophétam? Etiam dico vobis, et plus quam Prophétam. Hic est enim, de quo scriptum est: Ecce, ego mitto Angelum meum ante fáciem tuam, qui praeparábit viam tuam ante te.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 11:2-10.
In quel tempo, non appena Giovanni, nel carcere, sentì delle opere del Cristo, mandò due suoi discepoli a chiedergli: Sei tu quello che deve venire o attenderemo un altro? E Gesù rispose loro: Andate e riferite a Giovanni ciò che avete udito e visto. I ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti resuscitano, i poveri sono evangelizzati: ed è beato chi non si scandalizzerà di me. Andati via quelli, Gesù incominciò a parlare di Giovanni alla folla: Cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? Ma cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito mollemente? Ecco, quelli che vestono mollemente abitano nelle case dei re. Ma cosa siete andati a vedere? Un profeta? Vi dico anzi: più che un Profeta. Questi invero è colui del quale è scritto: Ecco mando il mio angelo avanti a te, affinché ti prepari la via.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 6 sui Vangeli, dopo il principio.
Alla vista di tanti segni e di tanti miracoli, nessuno poteva scandalizzarsi, ma ognuno restar meravigliato. Eppure la mente degl'infedeli ne riportò grave scandalo, quando lo vide morire dopo tanti miracoli. Onde Paolo dice: Noi poi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i Gentili (1Cor 1:23). Perché parve stoltezza agli uomini, che l'autore della vita morisse per gli uomini: e l'uomo prese motivo di scandalo in lui, proprio da ciò che doveva eccitarlo a maggior riconoscenza. Poiché tanto più degnamente Dio dev'essere onorato dagli uomini, quanto più indegne cose sostenne per gli uomini.
Che vuol dire dunque: Beato chi non si scandalizzerà in me, se non dichiarare apertamente l'abbiezione e l'umiliazione della sua morte? Come se dicesse apertamente: Io fo, sì, prodigi, ma non disdegno di soffrire abbiezioni. Perché dunque io mi fo simile a te, morendo, gli uomini che venerano i miei miracoli, si guardino bene dal disprezzare in me la morte.
Ma lasciati i discepoli di Giovanni, ascoltiamo ciò che dello stesso Giovanni dice alle turbe: Che siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? E disse ciò non per affermare (l'esattezza della comparazione) ma per negarla. Infatti la canna appena soffi un'auretta, si piega dall'altra parte. E che si designa per la canna, se non l'animo carnale? Il quale, appena è tocco dal favore o dalla disgrazia, si piega subito dall'una o dall'altra parte.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 84:7-8. Deus, tu convérsus vivificábis nos, et plebs tua laetábitur in te: osténde nobis, Dómine, misericórdiam tuam, et salutáre tuum da nobis.

Ps 84:7-8. O Dio, rivolgendoti a noi ci darai la vita, e il tuo popolo si rallegrerà in Te: mostraci, o Signore, la tua misericordia, e concedici la tua salvezza.

SECRETA
Placáre, quaesumus, Dómine, humilitátis nostrae précibus et hóstiis: et, ubi nulla suppétunt suffrágia meritórum, tuis nobis succúrre praesídiis. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, Te ne preghiamo, sii placato dalle preghiere e dalle offerte della nostra umiltà: e dove non soccorre merito alcuno, soccorra la tua grazia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE SANCTISSIMA TRINITATE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónae, sed in uníus Trinitáte substántiae. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne verae sempiternaeque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur aequálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre cotídie, una voce dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigenito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Così che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

Nelle ferie in cui si ripete la Santa Messa della Domenica, purché non si faccia qualche commemorazione che richieda il Prefazio proprio, si dice:

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

La gioia che Dio invia a Gerusalemme, ossia alla Santa Chiesa, è la folla dei Gentili, che vi fa entrare.

COMMUNIO
Bar 5:5; 4:36. Jerúsalem, surge et sta in excélso, et vide jucunditátem, quae véniet tibi a Deo tuo.

Bar 5:5; 4:36. Sorgi, o Gerusalemme, e sta in alto: osserva la felicità che ti viene dal tuo Dio.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Repléti cibo spirituális alimóniae, súpplices te, Dómine, deprecámur: ut, hujus participatióne mystérii, dóceas nos terréna despícere et amáre coeléstia. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Saziàti dal cibo che ci nutre spiritualmente, supplici Ti preghiamo, o Signore, affinché, mediante la partecipazione a questo mistero, ci insegni a disprezzare le cose terrene e ad amare le cose celesti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si dice il Benedicamus Domino, invece dell'Ite, missa est. Così ogni volta che non si recita il Gloria in excelsis.

CONCLUSIO
℣. Benedicamus Domino.
℞. Deo gratias.

℣. Benediciamo il Signore.
℞. Rendiamo grazie a Dio.