Doppio di I classe
con Ottava comune. Semidoppio (infra l'Ottava: 9-14 dicembre). Doppio maggiore (Ottava: 15 dicembre).
Paramenti bianchi.
Avendo
da tutta l'eternità deciso di fare di Maria Santissima la Madre del Verbo
Incarnato (Epistola), Iddio volle che dal primo istante del suo concepimento
Ella schiacciasse la testa del serpente, e la circondò di un ornamento di
santità (Introitus) e fece della sua anima, che preservò da ogni macchia,
un'abitazione degna del suo Figliuolo (Oratio). L'Immacolata Concezione della
Beata Vergine Maria, già enunziata da molti Santi Padri sulla base della Sacra
Scrittura e della Santa Tradizione, iniziò a celebrarsi in Palestina dal secolo
VIII. Quindi si diffuse per tutto l'Oriente, ove si celebrava tale festa il 9
dicembre, e da lì in Occidente: nel secolo IX in Irlanda la si celebrava il 3
maggio e nel secolo XI in Inghilterra l’8 dicembre.
I
benedettini con Sant'Anselmo e i francescani con Duns Scoto († 1308) si dimostrarono
favorevoli alla festa dell'Immacolata Concezione, celebrata dal 1128 nei
monasteri anglosassoni. A seguito delle dispute medievali intorno a tale
dottrina, papa Sisto IV - egli stesso immacolatista - nel 1473 introdusse la
festa dell'Immacolata Concezione a Roma, proibendo a macolisti e immacolatisti
di accusarsi vicendevolmente di eresia. Il concilio di Trento non incluse la
Beata Vergine Maria nel decreto del peccato originale.
Nel frattempo diversi Regni come la Spagna, la Sicilia e la Sardegna si proclamarono pubblicamente con voto difensori e propagatori della verità di fede e del culto della Beata Vergine Maria concepita senza peccato di Adamo. Nel caso specifico del Meridione d'Italia, la devozione all'Immacolata Concezione fu diffusa dai Francescani, specialmente Conventuali, e dalle Congregazioni mariane. Alcuni documenti attestano che, già nel secolo XV, l'8 dicembre era festa di precetto in alcune città della Sicilia, però ivi fu ufficialmente di precetto solo dal 1615 allorché il Vicerè d. P. Giron ordinò di celebrare tale festa solennemente. A seguito dell'ordinanza di Filippo IV di Spagna, nel 1643 il Vicerè Caprera proclamò l'Immacolata Concezione patrona di tutta l'Isola e ne ordinò la celebrazione solenne l'8 dicembre. Il 2 luglio 1655 il Vicerè Rodrigo Sandoval impartì a tutti i vescovi della Sicilia l'ordine di emettere voto e giuramento di difendere il culto dell'Immacolata. Successivamente, divenuto Carlo III di Borbone re di Napoli e di Sicilia, nel 1737, l'Immacolata Concezione fu confermata e proclamata ufficialmente Patrona principale del Regno delle Due Sicilie e di tutta l'Armata di Terra e di Mare, da papa Clemente XII, a supplica dello stesso re Carlo III e della sua consorte, la regina Maria Amalia. Inoltre, Carlo III di Borbone eresse un'obelisco in onore dell'Immacolata Concezione, una maestosa guglia di marmo bianco e bardiglio sita in Piazza del Gesù Nuovo a Napoli, tra il 1747 e il 1750.
Ritornando a quanto detto prima di questo excursus, papa Alessandro VII, con la bolla “Sollecitudo omnium Ecclesiarum” dell'8 dicembre 1661, rinnovò i decreti dei suoi antecessori Sisto IV, Paolo V e Gregorio XV a favore dell'Immacolata Concezione come dogma di fede, specificando che l'oggetto della festa fosse la pienezza di grazia nel momento del concepimento e non una successiva santificazione. Tale documento fu riconosciuto ortodosso anche da alcuni Patriarchi orientali scismatici. Papa Clemente XI estese la solennità a tutta la Chiesa nel 1708. Finalmente papa Pio IX, l'8 dicembre 1854, nella basilica Vaticana, davanti a un'immensa assemblea di Padri di santa Romana Chiesa, di Cardinali e di Vescovi, proclamò ufficialmente questo dogma con la bolla “Ineffabilis Deus”:
Nel frattempo diversi Regni come la Spagna, la Sicilia e la Sardegna si proclamarono pubblicamente con voto difensori e propagatori della verità di fede e del culto della Beata Vergine Maria concepita senza peccato di Adamo. Nel caso specifico del Meridione d'Italia, la devozione all'Immacolata Concezione fu diffusa dai Francescani, specialmente Conventuali, e dalle Congregazioni mariane. Alcuni documenti attestano che, già nel secolo XV, l'8 dicembre era festa di precetto in alcune città della Sicilia, però ivi fu ufficialmente di precetto solo dal 1615 allorché il Vicerè d. P. Giron ordinò di celebrare tale festa solennemente. A seguito dell'ordinanza di Filippo IV di Spagna, nel 1643 il Vicerè Caprera proclamò l'Immacolata Concezione patrona di tutta l'Isola e ne ordinò la celebrazione solenne l'8 dicembre. Il 2 luglio 1655 il Vicerè Rodrigo Sandoval impartì a tutti i vescovi della Sicilia l'ordine di emettere voto e giuramento di difendere il culto dell'Immacolata. Successivamente, divenuto Carlo III di Borbone re di Napoli e di Sicilia, nel 1737, l'Immacolata Concezione fu confermata e proclamata ufficialmente Patrona principale del Regno delle Due Sicilie e di tutta l'Armata di Terra e di Mare, da papa Clemente XII, a supplica dello stesso re Carlo III e della sua consorte, la regina Maria Amalia. Inoltre, Carlo III di Borbone eresse un'obelisco in onore dell'Immacolata Concezione, una maestosa guglia di marmo bianco e bardiglio sita in Piazza del Gesù Nuovo a Napoli, tra il 1747 e il 1750.
Ritornando a quanto detto prima di questo excursus, papa Alessandro VII, con la bolla “Sollecitudo omnium Ecclesiarum” dell'8 dicembre 1661, rinnovò i decreti dei suoi antecessori Sisto IV, Paolo V e Gregorio XV a favore dell'Immacolata Concezione come dogma di fede, specificando che l'oggetto della festa fosse la pienezza di grazia nel momento del concepimento e non una successiva santificazione. Tale documento fu riconosciuto ortodosso anche da alcuni Patriarchi orientali scismatici. Papa Clemente XI estese la solennità a tutta la Chiesa nel 1708. Finalmente papa Pio IX, l'8 dicembre 1854, nella basilica Vaticana, davanti a un'immensa assemblea di Padri di santa Romana Chiesa, di Cardinali e di Vescovi, proclamò ufficialmente questo dogma con la bolla “Ineffabilis Deus”:
“Dopo
aver offerto senza interruzione, nell'umiltà e nel digiuno, le Nostre private
preghiere e quelle pubbliche della Chiesa a Dio Padre, per mezzo del suo
Figlio, affinché si degnasse di dirigere e sostenere la Nostra mente con la
virtù dello Spirito Santo; dopo aver implorato il soccorso di tutta la corte
celeste, e invocato con gemiti lo Spirito consolatore, per sua ispirazione, a
onore della Santa e indivisibile Trinità, a decoro e ornamento della Vergine
Madre di Dio, a esaltazione della fede cattolica, e a incremento della
religione cristiana, con l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei beati
apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, pronunziamo e definiamo la
dottrina, che sostiene che la Beatissima Vergine Maria nel primo istante della
sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in vista
dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, è stata preservata
immune da ogni macchia di peccato originale, è stata rivelata da Dio e perciò
si deve credere fermamente e inviolabilmente da tutti i fedeli. Quindi, se
qualcuno (che Dio non voglia!) deliberatamente presumerà di pensare
diversamente da quanto è stato da Noi definito, conosca e sappia di essere
condannato dal suo proprio giudizio, di aver fatto naufragio nella fede, di
essersi separato dall'unità della Chiesa, e di essere inoltre incorso da sé,
per il fatto stesso, nelle pene stabilite dalle leggi contro colui che osa
manifestare oralmente o per iscritto, o in qualsiasi altro modo esterno, gli
errori che pensa nel suo cuore”.
Il
sommo Pontefice Pio IX, in tale definizione, interpretò nient'altro che la
Santa Tradizione cristiana, sintetizzata dalle parole dell'Angelo: «Ave Maria,
piena di grazia, il Signore è teco» (Evangelium). «Sei tutta bella, o Maria, e
macchia originale non è in te» dice con grande verità il verso alleluiatico.
Come
l'aurora, messaggera del giorno, Maria Santissima precede l'astro, Nostro
Signore Gesù Cristo, che ben presto illuminerà il mondo delle anime (Communio),
ed introduce nel mondo il suo Figlio unigenito. Ella si presenta per prima nel
ciclo liturgico; infatti, la nascita della Beata Vergine Maria (8 settembre)
offre felicemente il punto di partenza per fissare la festa odierna, la prima
delle feste di Maria Santissima, in questo tempo, in cui la Santa Chiesa
attende l'«Emmanuele, che sarà concepito da una Vergine» (Communio del Mercoledì delle
Quattro Tempora di Avvento). La devozione alla Madre di Dio occupa un posto
importante nella liturgia dell'Avvento, a tal punto che si può dire che il
periodo che comprende l'Avvento, il Natale e l'Epifania costituisce il vero
tempo o mese di Maria Santissima.
Onde
comprendiamo bene il posto speciale che la Madre di Nostro Signore Gesù Cristo
occupa nel suo culto, la Santa Chiesa dedica a Lei un Prefazio riservato a
ciascuna delle sue feste. In esso vengono annunziati, a mano a mano che si
celebrano, i vari misteri della vita di Maria Santissima. Così, durante tutta
l'Ottava dell'Immacolata Concezione, il sacerdote proclama che «è cosa degna e
salutare il render grazie a Dio in questa festa dell'Immacolata Concezione
della Beatissima Maria sempre Vergine, che ha concepito il suo unico Figlio per
virtù di Spirito Santo, e conservando sempre la propria verginità, ha dato al
mondo la luce eterna, Gesù Cristo, Nostro Signore».
Inoltre, come
simbolo dell'immacolata purezza della Beata Vergine Maria, il sacerdote riveste
i paramenti bianchi[1],
che una volta erano i soli in uso. Gli antichi dicevano che il bianco era
colore divino. Il profeta Daniele (Dan 7:9) ci parla di Dio apparso vestito di
bianco; e gli Evangelisti ci dicono che nella Trasfigurazione le vesti di
Nostro Signore Gesù Cristo erano «risplendenti di bianchezza» (Marc 9:2). La
liturgia della festa dell'Immacolata Concezione applica questo medesimo testo
alla Vergine, dicendo che «questa veste di salvezza» (Introitus), della quale
Dio l'ha rivestita, è «un abito bianco come la neve» (II antifona dei Vespri).
Domandiamo
a Dio colla Santa Chiesa, in questa festa della Beata Vergine Maria, d'essere
«per la di lei intercessione purificati da tutte le nostre colpe» (Oratio), «di
guarirci e di purificarci da tutti i nostri peccati» (Secreta, Postcommunio),
affinché possiamo esser resi degni di accogliere Nostro Signore Gesù Cristo che
viene nei nostri cuori. Infine, ringraziamo Dio per il privilegio
dell'Immacolata Concezione e per la solennità che ogni anno la celebra, che ci
permette sempre più di imitare questo modello di ogni purezza.
(Cfr. Ignazio E. Buttitta, Le fiamme dei santi: usi rituali del fuoco nelle feste siciliane, Meltemi Editore s.r.l., 1999, pp. 98-100; Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, blog Sardinia Tridentina)
(Cfr. Ignazio E. Buttitta, Le fiamme dei santi: usi rituali del fuoco nelle feste siciliane, Meltemi Editore s.r.l., 1999, pp. 98-100; Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, blog Sardinia Tridentina)
L'Immacolata Concezione, Messale Romano 1943. |
INTROITUS
Is 61:10. Gaudens
gaudébo in Dómino, et exsultábit ánima mea in Deo meo: quia índuit me
vestiméntis salútis: et induménto justítiae circúmdedit me, quasi sponsam
ornátam monílibus suis. Ps 29:2. Exaltábo te, Dómine, quóniam suscepísti me:
nec delectásti inimícos meos super me. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui
Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula
saeculórum. Amen. Gaudens gaudébo in Dómino, et exsultábit ánima mea in Deo
meo: quia índuit me vestiméntis salútis: et induménto justítiae circúmdedit me,
quasi sponsam ornátam monílibus suis.
Is 61:10. Mi
rallegrerò nel Signore, e l'anima mia esulterà nel mio Dio: perché mi ha
rivestita di una veste di salvezza e mi ha ornata del manto della giustizia,
come sposa adorna dei suoi gioielli. Ps 29:2. Ti esalterò, o Signore, perché mi
hai rialzato: e non hai permesso ai miei nemici di rallegrarsi del mio danno. ℣.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e
ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Mi rallegrerò nel Signore, e l'anima
mia esulterà nel mio Dio: perché mi ha rivestita di una veste di salvezza e mi ha
ornata del manto della giustizia, come sposa adorna dei suoi gioielli.
Gloria
ORATIO
Orémus.
Deus, qui per Immaculátam Vírginis Conceptiónem dignum Fílio tuo habitáculum praeparásti:
quaesumus; ut, qui ex morte ejúsdem Filii tui praevísa eam ab omni labe praeservásti,
nos quoque mundos ejus intercessióne ad te perveníre concédas. Per eundem
Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in
unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
O Dio, che
mediante l'Immacolata Concezione della Vergine preparasti al Figlio tuo una
degna dimora, Ti preghiamo, che, come in previsione della morte del medesimo tuo Figlio preservasti lei da ogni macchia, così concedi anche a noi, per sua
intercessione, di giungere a Te purificati. Per il medesimo nostro Signore Gesù
Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito
Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Si fa la
commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.
Se la solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria cade di Domenica, si fa la commemorazione della Domenica con le sue proprie Orazioni corrispondenti.
Se la solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria cade di Domenica, si fa la commemorazione della Domenica con le sue proprie Orazioni corrispondenti.
La Santa Chiesa
applica a Maria Santissima quello che Salomone disse della Sapienza, perché la
Beata Vergine Maria è la Madre del Verbo che è la Sapienza del Padre.
LECTIO
Léctio libri
Sapiéntiae.
Prov 8:22-35.
Dóminus possedit
me in inítio viárum suárum, ántequam quidquam fáceret a princípio. Ab aetérno
ordináta sum, et ex antíquis, ántequam terra fíeret. Nondum erant abýssi, et
ego jam concépta eram: necdum fontes aquárum erúperant: necdum montes gravi
mole constíterant: ante colles ego parturiébar: adhuc terram non fécerat et
flúmina et cárdines orbis terrae. Quando praeparábat coelos, áderam: quando
certa lege et gyro vallábat abýssos: quando aethera firmábat sursum et librábat
fontes aquárum: quando circúmdabat mari términum suum et legem ponébat aquis,
ne transírent fines suos: quando appendébat fundaménta terrae. Cum eo eram
cuncta compónens: et delectábar per síngulos dies, ludens coram eo omni
témpore: ludens in orbe terrárum: et delíciae meae esse cum filiis hóminum.
Nunc ergo, filii, audíte me: Beáti, qui custódiunt vias meas. Audíte
disciplínam, et estóte sapiéntes, et nolíte abjícere eam. Beátus homo, qui
audit me et qui vígilat ad fores meas quotídie, et obsérvat ad postes óstii
mei. Qui me invénerit, invéniet vitam et háuriet salútem a Dómino.
Lettura del libro
della Sapienza.
Prov 8:22-35.
Il Signore mi
possedette dal principio delle sue azioni, prima delle sue opere, fin d'allora.
Fui stabilita dall'eternità e fin dalle origini, prima che fosse fatta la
terra. Non erano ancora gli abissi e io ero già concepita; non scaturivano
ancora le fonti delle acque; i monti non posavano ancora nella loro grave mole;
io ero generata prima che le colline; non era ancora fatta la terra, né i
fiumi, né i cardini del mondo. Quando preparava i cieli, io ero presente;
quando cingeva con la volta gli abissi; quando in alto dava consistenza alle
nubi e in basso dava forza alle sorgenti delle acque; quando fissava i confini
dei mari e stabiliva che le acque non superassero i loro limiti; quando gettava
le fondamenta della terra. Ero con Lui e mi dilettava ogni giorno e mi ricreavo
in sua presenza e mi ricreavo nell'universo; e le mie delizie sono lo stare con
i figli degli uomini. Dunque, o figli, ascoltatemi: Beati quelli che battono le
mie vie. Udite l'insegnamento, siate saggi e non rigettatelo. Beato l'uomo che
mi ascolta e veglia ogni giorno all'ingresso della mia casa, e sta attento sul
limitare della mia porta. Chi troverà me, troverà la vita e riceverà la
salvezza dal Signore.
GRADUALE
Judith 13:23. Benedícta
es tu, Virgo María, a Dómino Deo excélso, prae ómnibus muliéribus super terram.
Judith 15:10. ℣. Tu glória Jerúsalem, tu laetítia Israël, tu honorificéntia
pópuli nostri.
Judith 13:23. Benedetta
sei tu, o Vergine Maria, dal Signore Iddio Altissimo, più che tutte le donne
della terra. Judith 15:10. ℣. Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu l'allegrezza
di Israele, tu l'onore del nostro popolo.
ALLELUJA
Allelúja, allelúja.
Cant 4:7. ℣. Tota pulchra es, María: et mácula originális non est in te.
Allelúja.
Alleluia, alleluia.
Cant 4:7. ℣. Sei tutta bella, o Maria: e in te non v'è macchia originale.
Alleluia.
«Doveva essere
piena di grazia, dice San Girolamo[2], colei che diede la gloria ai
cieli, e il Signore alla terra, che profuse la pace e la fede alle nazioni, che
diede fine ai vizii, ordine alla vita, disciplina ai costumi… In Maria
sopravvenne, per quanto in una maniera diversa, tutta la pienezza di grazia che
è nel Cristo» (Mattutino).
EVANGELIUM
Sequéntia ✠
sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 1:26-28.
In illo témpore:
Missus est Angelus Gábriël a Deo in civitátem Galilaeae, cui nomen Názareth, ad
Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Joseph, de domo David, et nomen
Vírginis María. Et ingréssus Angelus ad eam, dixit: Ave, grátia plena; Dóminus
tecum: benedícta tu in muliéribus.
Seguito ✠
del santo Vangelo secondo Luca.
Luc 1:26-28.
In quel tempo, fu
mandato da Dio l'Angelo Gabriele in una città della Galilea chiamata Nazaret,
ad una Vergine sposata ad un uomo della casa di David, di nome Giuseppe, e la
Vergine si chiamava Maria. Ed entrato da lei, l'Angelo disse: Ave, piena di
grazia: il Signore è con te: Benedetta tu fra le donne.
Sermone
di San Girolamo, Prete.
Sull'Assunzione
della Beata Vergine Maria.
Chi e quanto
grande sia la beata e gloriosa sempre Vergine Maria, ci è dichiarato
dall'Angelo da parte di Dio quando dice: Salve, piena di grazia, il Signore è
con te: la benedetta tu sei fra le donne (Luc 1:28). E conveniva che tali doni
fossero assicurati alla Vergine, sì da essere piena di grazia lei, che ha dato
la gloria ai cieli, il Signore alla terra, che ha fatto risplendere la pace, ha
portato la fede alle Genti, la fine ai vizi, l'ordine alla vita, la disciplina
ai costumi. Ed è veramente piena, perché mentre agli altri si dona con misura,
in Maria invece discese tutta insieme la pienezza della grazia. È veramente
piena, perché sebbene la grazia si trovò nei santi Padri e Profeti, non ci fu
però nella sua pienezza; in Maria invece discese tutta la pienezza della grazia
ch'è in Cristo, sebbene in maniera differente. E perciò dice: La benedetta tu
sei fra le donne, cioè benedetta più di tutte le altre donne. Ond'è che tutta
la maledizione attirata da Eva fu tutta tolta dalla benedizione di Maria. Di
lei Salomone nei Cantici, quasi in sua lode dice: Vieni, colomba mia,
immacolata mia. Poiché l'inverno è già passato, la pioggia è cessata e sparita (Cant
2:10). E poi soggiunge: Vieni dal Libano, vieni, sarai incoronata (Eccli 24:5).
Non
immeritatamente dunque si invita a venire dal Libano, significandosi per il
Libano il candore. Ella infatti era risplendente per i molti meriti e virtù, e più
candida della neve, più bianca per i doni dello Spirito Santo, e presentava in
tutto la semplicità della colomba: poiché quanto è avvenuto in lei, fu tutto
purezza e semplicità, tutto verità e grazia; tutto misericordia e giustizia che
venne dal cielo; e perciò immacolata, perché in tutto senza macchia. Ella infatti
divenne madre, come attesta San Geremia, ma rimanendo vergine. Il Signore,
dice, farà una novità sulla terra e una donna chiuderà in sé un uomo (Jerem 31:22).
Novità veramente inaudita, novità delle virtù eccedente ogni altra novità, che
un Dio - che il mondo non può contenere, e nessuno vedere senza morire - sia
entrato nel seno d'una vergine come in un asilo, senza essere prigioniero di
questa corpo; e tuttavia Dio vi sia contenuto tutto intero; e che ne sia uscito
lasciando - come dice Ezechiele - la porta del tutto chiusa (Ezech 44:2). Onde
si canta di lei negli stessi Cantici: Orto chiuso, fonte sigillata, le tue
emanazioni sono un paradiso (Cant 4:12). Vero giardino di delizie, che aduna
tutte le specie di fiori, e i profumi di virtù; e chiuso siffattamente, che né
la violenza né l'astuzia possono forzarne l'entrata. Quindi, fonte sigillata
col sigillo di tutta la Trinità.
Omelia
di Sant'Epifanio, Vescovo.
Discorso
sulle lodi della Santa Madre di Dio Maria.
Che dire, o come
parlare dell'illustre e santa Vergine? Poiché, eccettuato Dio solo, ella è
superiore a tutti: è più bella per natura degli stessi Cherubini e Serafini, e
di tutto l'esercito angelico: onde nessuna lingua è bastevole né in terra né in
cielo, a cantare le sue lodi, e neppure quella degli Angeli. O Vergine beata,
colomba pura e sposa celeste, Maria, cielo, tempio e trono della divinità, a te
appartiene il Cristo, questo fulgido sole del cielo e della terra! Nuvola
luminosa, che hai attratto dal cielo, per rischiarar la terra, il suo fulgore
più splendido, il Cristo. Salve, piena di grazia, porta dei cieli, di cui evidentemente
e chiaramente parla il profeta nei Cantici nel corso del suo dire allorché
esclama: Sei un giardino chiuso, sorella mia sposa, sei un giardino chiuso, una
fonte sigillata (Cant 4:12).
La Vergine è il
giglio immacolato, che ha generato la rosa immarcescibile, il Cristo. O santa
Madre di Dio, pecorella immacolata che hai dato alla luce l'Agnello, il Cristo,
il Verbo incarnatosi in te! O Vergine santissima, che hai fatto stupire
l'esercito degli Angeli! C'è un prodigio stupendo nel cielo, una donna ammantata
di sole, che porta la luce fra le braccia: c'è un prodigio stupendo nel cielo,
il seno d'una Vergine che possiede il Figlio di Dio: c'è un prodigio stupendo
nel cielo, il Signore degli Angeli s'è fatto bambino della Vergine. Gli Angeli
accusavano Eva, ora invece, glorificano Maria, che ha rialzato Eva dalla
caduta, e ha menato in cielo Adamo scacciato dal paradiso. Ella invero è la
mediatrice fra il cielo e la terra, avendone procurato l'unione in maniera
naturale.
La grazia della
santa Vergine è immensa. Perciò Gabriele saluta subito la Vergine dicendo:
Salve, piena di grazia (Lc 1:28), che sei un cielo splendido. Salve, piena di
grazia, o Vergine ornata d'ogni virtù. Salve, piena di grazia, che sei l'urna
d'oro contenente la manna celeste. Salve, piena di grazia, che i sitibondi
disseti coll'acqua dolce d'una fontana perenne. Salve, santissima Madre
immacolata, che hai dato alla luce il Cristo, che è prima di te. Salve, porpora
reale, che hai rivestito il Re del cielo e della terra. Salve, libro profondo,
che hai dato a leggere al mondo il Verbo, il Figlio del Padre.
Omelia
di San Germano, Vescovo.
Nella
Presentazione della Madre di Dio.
Salve, o Maria,
piena di grazia, più santa dei Santi, e più eccelsa dei celi, e più gloriosa
dei Cherubini, e più onorevole dei Serafini, e venerabile più d'ogni altra
creatura. Salve, o colomba, la quale sia ci porti il frutto dell'olivo, sia ci
annunzi colui per cui siamo preservati dal diluvio spirituale ed è il porto
della salvezza; le ali della quale risplendono come l'argento e il suo dorso
come il fulgore dell'oro e dei raggi dello Spirito santissimo e illuminatore.
Salve, amenissima e razionale paradiso di Dio, dalla sua benignissima ed
onnipotente destra piantato quest'oggi ad Oriente, esalante per lui il soave
odore del giglio, e germogliante la rosa immarcescibile per la guarigione di
quelli che avevano bevuto ad Occidente l'amarezza d'una morte disastrosa e
funesta all'anima; paradiso, in cui fiorisce l'albero della vita per la
conoscenza della verità, che dona l'immortalità a chi ne avrà gustato. Salve,
edificio sacrosanto, immacolato, palazzo purissimo di Dio sommo Re, ornato
d'ogni parte dalla magnificenza del medesimo Re Divino, palazzo che offre a
tutti ospitalità e ristora con misteriose delizie; in cui si trova il talamo
non manufatto dello Sposo spirituale e risplendente di svariato ornato; in cui
il Verbo, volendo chiamare la umanità errante, si disposò alla carne, per
riconciliare col Padre quelli che se ne erano allontanati di propria volontà.
Salve, monte di
Dio fertilissimo e ombreggiato, nel quale fu nutrito l'Agnello ragionevole che
portò i nostri peccati e le nostre infermità; monte, dal quale si rotolò, senza che
nessuna mano la staccasse, quella pietra che frantumò gli altari degli idoli,
ed è diventata testata d'angolo meravigliosa agli occhi nostri (Ps 117:22).
Salve, trono santo di Dio, altare divino, casa di gloria, ornamento
incomparabile, tesoro eletto, propiziatorio di tutto l'universo, e cielo che
narra la gloria di Dio. Salve, urna formata d'oro puro, contenente la dolcezza
più soave delle anime nostre, cioè Cristo, la vera manna. O Vergine purissima e
degnissima di ogni lode ed ossequio, tempio consacrato a Dio eccedente in
eccellenza ogni creatura, terra intatta, campo fecondo senza coltura, vigna
tutta fiorita, fontana che spande acque abbondanti, vergine feconda, e madre senza
conoscere uomo, tesoro ascoso d'innocenza e bellezza tutta santa: colle tue
accettissime e valide preghiere, grazie alla tua autorità materna, presso il
Signore Dio e Creatore di tutto, il tuo Figlio generato da te senza padre
terreno, degnati di prendere in mano il governo dell'ordine ecclesiastico e di
condurci al porto tranquillo.
Rivesti
splendidissimamente i sacerdoti di giustizia e di sentimenti d'una fede
provata, pura e sincera. I principi ortodossi, che ti hanno scelta, a
preferenza d'ogni splendore di porpora o di oro, e di perle e di pietre preziose,
per diadema e manto e ornamento solidissimo del loro regno, dirigili nel loro
governo tranquillamente e prosperamente. Abbatti e soggioga le nazioni infedeli
che bestemmiano contro di te e contro il Dio nato da te; e conferma nella fede
il popolo loro soggetto, affinché perseveri, secondo il precetto di Dio,
nell'obbedienza e in una dolce dipendenza. Corona dell'onore della vittoria
questa tua stessa città, la quale ti considera come torre e fondamento; custodisci,
circondandola di fortezza, l'abitazione di Dio; conserva sempre il decoro del
tempio; libera i tuoi lodatori da ogni pericolo e angoscia di spirito; dona la
libertà agli schiavi, sii il sollievo dei viandanti privi di tetto e di ogni
altro aiuto. Porgi la tua mano soccorritrice al mondo universale, affinché
passiamo le tue feste nella gioia e nell'esultanza, e si terminino tutte, come
questa che ora celebriamo, lasciandoci splendidi frutti in Gesù Cristo Re
dell'universo e nostro vero Dio, a cui sia gloria e potenza insieme col Padre santo
principio della vita, e collo Spirito coeterno, consustanziale e coregnante,
ora e sempre e per i secoli dei secoli. Così sia.
Omelia
di San Sofronio, Vescovo.
Omelia
sull'Annunziazione della Madre di Dio.
Che dice
quest'Angelo beato mandato alla Vergine tutta pura? O come le trasmette questo
faustissimo annunzio? Salve, piena di grazia: il Signore è con te (Luc 1:28).
Messaggero di gioia, egli comincia a parlarle di gioia. Egli conosceva infatti
e sapeva benissimo, che quel suo messaggio annunziava la gioia a tutti gli
uomini e insieme a tutte le creature, e a tutti il sollievo da ogni dolore;
egli conosceva, che la notizia di questo divino mistero avrebbe rischiarato il
mondo; conosceva, che avrebbe dissipato le tenebre dell'errore; conosceva, che
avrebbe spuntato l'aculeo della morte; conosceva, che avrebbe abbattuta la
forza della corruzione; conosceva, che avrebbe tolta la vittoria all'inferno;
conosceva, che avrebbe fatta risplendere la salvezza all'uomo caduto, che già
da tanto tempo era oppresso dal giogo di questi mali, dal momento cioè che fu
espulso dal paradiso di delizie, ed esiliato da quel felice soggiorno. Perciò
dalla gioia esordisce la sua ambasciata; perciò premette al suo dire voci di
gioia; perciò la gioia precede il fausto annunzio, siccome quello che doveva
far gioire tutti i credenti.
E certo, era ben
giusto che l'annunzio divino della gioia avesse principio da parole ed
espressioni significanti la gioia. Per questo infatti anche l'Angelo annunzia
prima di tutto la gioia, perché non ignora l'esito felice della sua ambasciata,
e sa benissimo che il colloquio ch'egli ha, riuscirà certamente di gioia a
tutto il mondo. E veramente qual gioia o qual contentezza si potrà trovare, che
non sia di gran lunga al disotto del colloquio avuto colla beata Vergine,
cagione della nostra gioia? Gioisci dunque, o madre della gioia più che
celeste. Gioisci, o nutrice della gioia più sublime. Gioisci, o trono il più
eccellente della gioia della nostra salvezza. Gioisci, o autrice della nostra
gioia immortale. Gioisci, o soggiorno mistico della gioia ineffabile. Gioisci,
o sorgente beatissima della gioia indefettibile. Gioisci, o tesoro dell'eterna
gioia, tu che porti Dio. Gioisci, o albero sempre verdeggiante della gioia
vivificante. Gioisci, o Madre di Dio sempre vergine. Gioisci, o Vergine anche
dopo il parto purissima. Gioisci, o spettacolo degno d'ammirazione più che
tutte le meraviglie.
Chi potrà mai
ridire il tuo splendore? Chi oserà mai spiegare il portento che tu sei? Chi
potrà mai sperare di pubblicare la tua magnificenza? Tu sei l'ornamento della
natura umana; tu sei superiore ai cori degli Angeli; tu eclissi i fulgori degli
Arcangeli; le sublimi sedi dei troni sono sotto di te; l'altezza delle
Dominazioni s'è abbassata davanti a te; i Principati ti han ceduto la
precedenza del comando; la forza delle Potestà pare debole dinanzi alla tua; tu
hai mostrato una virtù più potente delle stesse Virtù; tu cogli occhi tuoi
corporali hai sorpassato la vista acutissima dei Cherubini; tu colle ali
dell'anima, sollevata dal soffio divino, hai volato più in alto dei Serafini dalle
sei ali; tu infine superi di gran lunga ogni altra creatura, siccome quella che
hai brillato in purezza sopra ogn'altra creatura, ed hai accolto in te il
Creatore di tutte le creature; e l'hai portato nel tuo seno e generato; e sola,
tra tutte le creature, sei divenuta Madre di Dio. (…)
Veramente tu sei
la benedetta fra le donne, perché hai cambiato in benedizione la maledizione
contro Eva; perché hai fatto sì che Adamo, il quale prima giaceva sotto il peso
dell'anatema, fosse per te benedetto. Veramente tu sei la benedetta fra le
donne, perché per te la benedizione del Padre celeste s'è sparsa sugli uomini,
e li ha liberati dall'antica maledizione. Veramente tu sei la benedetta fra le
donne, perché per te i tuoi progenitori hanno trovato la salvezza: dacché tu
devi dare alla luce il Salvatore, che otterrà loro la salvezza da Dio.
Veramente tu sei la benedetta fra le donne, perché senza concorso d'uomo hai
prodotto il frutto che dona al mondo intero la benedizione, e lo riscatta dalla
maledizione che gli faceva germinare spine. Veramente tu sei la benedetta fra
le donne, perché non essendo che una donna secondo la natura, tuttavia sei
divenuta vera Madre di Dio. Infatti, se colui che deve nascere da te, è vero
Dio incarnato, a tutto buon dritto tu ti appelli Madre di Dio, avendo tu
verissimamente generato un Dio.
Non temere, Maria,
perché hai trovato tal grazia presso Dio, che non può mai perire; hai trovato
presso Dio una grazia al disopra d'ogni grazia; hai trovato presso Dio una
grazia meritevole d'essere ricercata con tutti i voti; hai trovato presso Dio
una grazia che sorpassa in splendore ogni altra grazia; hai trovato presso Dio
una grazia che non viene mai meno; hai trovato presso Dio una grazia che ti fa
salva; hai trovato presso Dio una grazia che non sarà scossa da nessun attacco;
hai trovato presso Dio una grazia sempre vittoriosa; hai trovato presso Dio una
grazia di eterna durata. Certo anche altri, e molti altri rifulsero prima di te
per eminente santità. Ma a nessuno venne donata, come a te, la pienezza della
grazia; nessuno, come te, è stato innalzato a tanta magnificenza; nessuno, come
te, è stato prevenuto dalla grazia che purifica; nessuno, come te, rifulse di
luce celeste; nessuno, come te, è stato esaltato al disopra d'ogni grandezza.
E certo conveniva
che fosse così poiché nessuno, al pari di te, s'è avvicinato a Dio; nessuno, al
pari di te, è stato arricchito dei doni da Dio; nessuno, al pari di te, è stato
fatto partecipe della grazia di Dio. Tu vinci tutto quanto può eccellere fra
gli uomini; tu superi tutti i doni che la liberalità di Dio ha sparso sulle
altre creature. Tu infatti sei arricchita, più di tutti, della possessione di
Dio che abita in te. Nessuno poté mai contenere così Dio dentro di sé; nessuno
poté mai godere così della presenza di Dio; nessuno si trovò mai degno d'essere
così illuminato da Dio: e perciò non solo ricevesti in te Dio Creatore e
Signore di tutto, ma è in te ch'egli s'è ineffabilmente incarnato, e tu l'hai
portato nel tuo seno, e poi l'hai generato, colui che doveva riscattare tutti
gli uomini dalla condanna contro il primo padre e largire loro la salvezza che
non avrà più fine. Per questo io, rivolto a te, ho esclamato ed esclamerò di
nuovo con tutto l'ardore: Salve, piena di grazia: il Signore è con te; tu sei
la benedetta fra le donne (Lc 1:28).
Omelia
di San Tarasio, Vescovo.
Sulla
Presentazione della Madre di Dio.
Di quali lodi ti
colmeremo, o Maria? O donzella immacolata; o vergine senza macchia; o decoro
delle donne, gloria delle fanciulle! O Vergine e madre tutta santa, tu sei
benedetta tra tutte le donne; tu illustre per la tua innocenza; tu sei il
suggello della verginità. Tu hai espiato la maledizione di Adamo; tu hai pagato
il debito di Eva. Tu sei l'offerta purissima di Abele; il meglio delle sue
primizie; il sacrificio immacolato ch'egli offriva. Tu quella speranza in Dio
ch'Enos non arrossiva di mostrare; tu quella giustizia d'Enoch che comincia
sulla terra per passare in una vita più sicura. Tu l'arca di Noè, e, presso
Dio, tu ci ottieni il beneficio della seconda rigenerazione. Tu lo splendore
illustrissimo del regno e del sacerdozio di Melchidesech; tu la ferma fiducia
di Abramo e quella fede docile, netta promessa d'una posterità che doveva
nascere da lui. Tu il nuovo sacrificio d'Isacco e l'olocausto d'una creatura
ragionevole; tu la cagione per cui Giacobbe vide la scala per la quale si
saliva e scendeva, e l'espressione più nobile di quella fecondità donde sortono
le dodici tribù. Tu sei apparsa figlia di Giuda per l'origine; tu sei la
castità di Giuseppe e la rovina dell'antico Egitto, cioè della sinagoga dei
Giudei, o Immacolata! Tu sei il libro dato da Dio a Mosè, il promulgatore della
legge, libro nel quale è scritto il mistero della rigenerazione, ed è scolpita
su tavole col dito di Dio la legge come già sul monte Sinai; per te il nuovo
Israele sarà sottratto alla schiavitù degli Egiziani spirituali, e nutrito,
come l'antico popolo nella solitudine, di manna e di acqua scaturita dalla
pietra, pietra ch'era il Cristo che doveva nascere dal tuo seno, come uno sposo
esce dalla camera nuziale. Tu la verga fiorente d'Aronne; tu sei la figlia di
David adorna di vesti dalle frange d'oro, risplendente di svariati ornamenti.
Tu sei lo specchio
dei profeti e il termine delle loro profezie. Te Ezechiele, nel suo ardore
profetico, chiamò la porta chiusa (Ezech 44:22), per la quale nessun uomo
passerà mai, all'infuori del Signore Dio solo, il quale conserverà la porta
chiusa. Te Isaia, il più eloquente dei profeti, preannunzia qual verga di
Jesse, da cui spunterà quel fiore, il Cristo (Is 11:1), il quale, estirpati fin
dalle radici i germi dei vizi, porrà nel suo campo la pianta della conoscenza
di Dio. Te predisse Geremia, dicendo: Ecco, verranno giorni, dice il Signore,
in cui io farò una nuova alleanza colla casa d'Israele e colla casa di Giuda,
siccome ho promesso ai loro padri (Jerem 31:31), indicando così la venuta e la
nascita del tuo Figlio, e invitando il popolo dei Gentili da tutta la terra ad
adorarlo come Dio. Te anche Daniele, l'uomo dei desideri, proclamò qual monte
grandioso, dal quale Cristo, pietra angolare, si staccherà per rovinare e
ridurre in polvere i simulacri del serpente multiforme (Dan 2,45). Te io onoro
agnella immacolata, te predico piena di grazia, te canto siccome l'abitazione
pura e immacolata di Dio. E certo, dove abbondò la colpa, sovrabbondò pure la
grazia (Rom 5:20). Per una donna ci venne la morte; per una donna Dio riparerà
ogni cosa. Per il serpente ricevemmo un alimento di sapore amaro, ma il suo
figlio ci nutrirà di un nuovo alimento d'immortalità. Eva, nostra prima madre,
diede alla luce Caino, il primo invidioso e malvagio; ma il tuo Figlio
unigenito sarà il primogenito della vita e della risurrezione. O prodigio
inaudito! O novità ammirabile! O sapienza che nessuna parola potrà esprimere
adeguatamente.
E noi popolo di
Dio, nazione santa, società accetta, figli della colomba, progenie della
grazia, in questa solennità della Vergine innalziamo soavi cantici con animi
puri, con labbra incontaminate, con tutta la forza della nostra voce. Onorando,
come si conviene, questa festa insigne, questa augusta solennità che letifica
gli Angeli e merita d'esser celebrata da tutte le lingue degli uomini, cantiamo
insieme con riverenza e santa gioia il saluto di Gabriele. Salve, delizia del
Padre, per mezzo della quale la cognizione di Dio s'è estesa fino agli estremi
confini della terra. Salve, dimora del Figlio, dalla quale egli uscì rivestito
di carne. Salve, santuario ineffabile dello Spirito Santo. Salve, più santa dei
Cherubini; salve, più gloriosa dei Serafini; salve, più grande del cielo;
salve, più risplendente del sole; salve, più lucente della luna; salve, più
brillante di tutti gli astri; salve, nube leggera, che spandi la rugiada della
pioggia celeste. Salve, aura santa, che hai dissipato dalla terra lo spirito di
malizia. Salve, nobile oggetto di lode dei Profeti; salve, tu, il cui nome gli
Apostoli han fatto udire per tutto l'universo; salve, testimonianza eccellente
dei Martiri; salve, acclamata con ogni elogio dai Patriarchi; salve, sublime
ornamento dei Santi. Salve, causa di salvezza per tutti i mortali; salve,
regina conciliatrice di pace; salve, splendore immacolato delle madri. Salve,
mediatrice di tutto ciò ch'è sotto il cielo; salve, riparatrice di tutto
l'universo; salve, piena di grazia, il Signore è con te: egli, ch'essendo
innanzi a te, è nato da te, per vivere con noi. A lui lode, insieme col Padre e
collo Spirito santissimo e vivificatore, ora e sempre, e per gl'infiniti secoli
dei secoli. Così sia.
Omelia
di San Bernardo, Abate.
Omelia
2 sul Missus est.
Rallegrati, padre
Adamo, ma tu soprattutto, madre Eva, esulta, che come foste i progenitori di
tutti, così di tutti foste pure la rovina; e, quel ch'è più deplorevole, prima
rovina che progenitori. Consolatevi, lo dico a tutti due, per questa figlia, e
per tale figlia; ma principalmente a quella che fu la prima cagione del male,
il cui obbrobrio s'è trasmesso a tutte le donne. Infatti si approssima il tempo
in cui ormai sarà tolto l'obbrobrio, e l'uomo non avrà più di che accusare la
donna: egli specialmente, cercando impudentemente di scusare se stesso, non
dubitò di accusarla crudelmente, dicendo: La donna, che m'hai data, m'ha dato del
frutto, ed io l'ho mangiato (Gen 3:12). O Eva, corri dunque a Maria; o madre,
corri a tanta figlia; risponda la figlia per la madre; liberi lei la madre
dall'obbrobrio; lei soddisfaccia al padre per la madre: perché se l'uomo è
caduto per la donna, egli ora non si rialza che per la donna.
Che dicevi, o
Adamo? La donna che m'hai data, m'ha dato del frutto, e io l'ho mangiato (Gen
3:2). Queste sono parole maliziose, colle quali aggravi anziché diminuire la
tua colpa. Nondimeno la Sapienza ha vinto la malizia, perché ella ha trovato
nel tesoro della sua inesauribile bontà quell'occasione di perdono che Dio,
interrogandoti, cercò, ma non poté cavare da te. Infatti invece della prima
donna ci è data un'altra donna, una prudente invece di una stolta, una umile invece
di una superba; la quale invece d'un frutto di morte, ti dia a gustare un
frutto di vita, e in cambio di quell'amaro e velenoso alimento, ti procuri la
dolcezza d'un frutto eterno. Muta, dunque, le parole della stolta scusa in voci
di azioni di grazie, e di': Signore, la donna che m'hai data m'ha dato del
frutto dell'albero della vita, e io l'ho mangiato; ed esso è più dolce alla mia
bocca del miele, perché per esso m'hai reso la vita. Ed ecco perché l'Angelo fu
mandato alla Vergine ammirabile e d'ogni onore degnissima! O donna
singolarmente veneranda, ammirabile più che tutte le donne, riparatrice dei
tuoi progenitori, sorgente di vita per l'intera posterità!
Qual altra donna
ti sembra aver Dio preannunziato, quando disse al serpente: Porrò inimicizia
fra te e la donna (Gen 3:15)? E se dubiti ancora avere egli inteso di Maria,
ascolta quel che segue: Ella ti schiaccerà la testa. A chi è riservata questa
vittoria, se non a Maria? Ella senza dubbio ha schiacciato la testa velenosa,
ella ha ridotto a niente ogni suggestione del maligno sia ch'esso tenti colla
seduzione della carne o con l'orgoglio dello spirito. E qual altra cercava Salomone
quando diceva: Chi troverà la donna forte? (Prov 31:10). Conosceva infatti
quest'uomo sapiente l'infermità di questo sesso, la fragilità del suo corpo, la
volubilità del suo spirito. Ma siccome egli aveva letto la promessa fatta da
Dio, e gli pareva conveniente che colui che aveva vinto per una donna fosse
vinto per mezzo di essa, sommamente meravigliato, esclamava: Chi troverà la
donna forte? Ch'è quanto dire: Se dalla mano d'una donna dipende così e la
nostra comune salvezza e la restituzione dell'innocenza, e la vittoria sul
nemico, è assolutamente necessario di trovare una donna forte che possa essere
capace di tanta opera.
Credo
OFFERTORIUM
Luc 1:28. Ave,
María, grátia plena: Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus, allelúja.
Luc 1:28. Ave, o
Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne.
Alleluia.
SECRETA
Salutárem hóstiam,
quam in solemnitáte Immaculátae Conceptiónis beátae Vírginis Maríae tibi, Dómine,
offérimus, súscipe et praesta: ut, sicut illam tua grátia praeveniénte ab omni
labe immúnem profitémur; ita ejus intercessióne a culpis ómnibus liberémur. Per
Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in
unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Accetta, o
Signore, quest'ostia di salvezza che Ti offriamo nella solennità
dell'Immacolata Concezione della beata Vergine Maria: e fa' che, come la
crediamo immune da ogni colpa perché prevenuta dalla tua grazia, così, per sua
intercessione, siamo liberati da ogni peccato. Per il nostro Signore Gesù
Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito
Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Si fa la
commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.
Se la solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria cade di Domenica, si fa la commemorazione della Domenica con le sue proprie Orazioni corrispondenti.
Se la solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria cade di Domenica, si fa la commemorazione della Domenica con le sue proprie Orazioni corrispondenti.
Si dice il
Prefazio della Beata Vergine Maria per tutta l'Ottava in tutte le Sante Messe
che non siano del Tempo e che non esigano altro Prefazio a norma delle Rubriche.
PRAEFATIO
DE BEATA MARIA VIRGINE
Vere dignum et
justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubique grátias ágere: Dómine
sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Et te in Conceptióne immaculáta beátae
Maríae semper Vírginis collaudáre, benedícere et praedicáre. Quae et Unigénitum
tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte,
lumen aetérnum mundo effúdit, Jesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem
majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli
coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum
quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessióne
dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et
terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini.
Hosánna in excélsis.
È veramente degno
e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo
grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Te, nella Concezione
immacolata della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed esaltiamo.
La quale concepì il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando
la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesù Cristo nostro
Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le
Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini
la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci
anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il
Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.
Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Osanna nell'alto dei cieli.
COMMUNIO
Gloriósa dicta
sunt de te, María: quia fecit tibi magna qui potens est.
Cose gloriose sono
dette di te, o Maria: perché grandi cose ti ha fatte Colui che è potente.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Sacraménta quae
súmpsimus, Dómine Deus noster: illíus in nobis culpae vúlnera réparent; a qua Immaculátam beátae Maríae Conceptiónem singuláriter praeservásti. Per Dominum
nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate
Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
I sacramenti ricevuti,
o Signore Dio nostro, riparino in noi le ferite di quella colpa dalla quale
preservasti in modo singolare l'Immacolata Concezione della beata Maria. Per il
nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in
unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Si fa la
commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.
Se la solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria cade di Domenica, si fa la commemorazione della Domenica con le sue proprie Orazioni corrispondenti.
Se la solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria cade di Domenica, si fa la commemorazione della Domenica con le sue proprie Orazioni corrispondenti.
[1] Per uno speciale privilegio, nel Regno delle Due
Sicilie, i paramenti per la festa odierna e la sua Ottava sono celesti o blu.
[2] Questo brano in realtà non è di San Girolamo, ma di
Pascasio Radberto, abate di Corbie (IX secolo). Vedi P.L. t. XXX, col. 130.