Paramenti rossi.
Il
tempo di Natale, manifestandoci la filiazione divina del Bambino del presepio,
ci mostra che Egli è Sacerdote, poiché fu unto dell'unzione medesima della
divinità. Il suo sacerdozio consiste nell'offrire a Dio la sua vita per salvare
le anime e nel difendere, così i diritti divini della Santa Chiesa, sua amata
sposa. San Tommaso Becket che oggi festeggiamo imitò perfettamente nel sacerdozio Nostro
Signore Gesù Cristo in questa somma opera.
Tommaso
Becket nacque a Londra, in Inghilterra, il 21 dicembre 1118, dal mercante
Gilberto Becket di Thierville e Matilda di Mondeville, stabilitisi in
Inghilterra sotto il re Guglielmo il Conquistatore. Venne avviato sin
dall'infanzia alla carriera ecclesiastica: dopo la prima formazione ricevuta
presso l'abbazia di Merton, approfondì gli studi a Parigi e, tornato in patria,
entrò a servizio dell'arcivescovo di Canterbury, Teobaldo di Bec. Questi,
riconosciutene le capacità, ne fece uno dei suoi più stretti collaboratori: lo
inviò ad approfondire lo studio del diritto canonico a Bologna e ad Auxerre;
Tommaso accompagnò l'arcivescovo al concilio tenutosi a Reims nel 1148 e, nel
1154, venne ordinato diacono e nominato prevosto di Beverley e Arcidiacono
della Cattedrale.
Enrico
II, re d'Inghilterra, consigliato dal clero, lo nominò Cancelliere del Regno,
subito dopo l'incoronazione. Tommaso Becket era la persona più vicina al
sovrano, e, custode del sigillo reale. Contro le aspettative dell'episcopato e
dei baroni che ne avevano assecondato la nomina, il nuovo cancelliere assecondò
la grande opera riformatrice del sovrano, tesa a limitare l'indipendenza dei
feudatari e a ristabilire l'ordine e l'autorità monarchica: Enrico II si servì
della buona conoscenza che Tommaso aveva del diritto romano per creare
un'amministrazione centralizzata, controllata dalla Curia regis.
Nel
1162 Tommaso Becket, succeduto al su menzionato Teobaldo di Bec, divenne
Arcivescovo di Canterbury e Primate d'Inghilterra: egli che prima aveva esercitato
con onore la carica di cancelliere, si mostrò forte e invitto nei doveri
dell'episcopato. Quando infatti Enrico II, re d'Inghilterra, convocati a sé in
un'assemblea i vescovi e i grandi del suo regno, voleva portare delle leggi
contrarie all'interesse e alla dignità della Santa Chiesa, egli si oppose alla
cupidigia del re per la difesa della giustizia e dell'immunità ecclesiastica con
tanta costanza, che non essendosi piegato né con promesse né con minacce, si
vide obbligato a ritirarsi segretamente per non essere gettato in carcere.
Quindi tutti i suoi parenti d'ogni età, amici e fautori vennero cacciati dal
regno, dopo aver fatto giurare a tutti quelli cui lo permetteva l'età, che
sarebbero andati a trovare Tommaso, affine di scuoterlo, colla vista dello
stato pietoso dei suoi, dalla santa risoluzione, che non era stato possibile
vincere colla minaccia delle personali sofferenze. Ma egli non ebbe riguardo né
della carne né del sangue, né alcun sentimento umano scosse la sua costanza
pastorale.
Egli
pertanto si recò da papa Alessandro III, il quale lo ricevé con bontà e lo
raccomandò ai monaci del monastero di Pontigny, dell'ordine dei Cistercensi,
presso i quali si recò. Il re Enrico II, avendolo saputo, mandò delle lettere
minacciose al capitolo dei Cistercensi per costringerli a cacciar Tommaso fuori
dal monastero di Pontigny. Quindi il sant'uomo temendo che per sua cagione
l'ordine Cistercense non avesse a soffrire qualche male, se ne partì da se stesso
e si ritirò presso Luigi VII, re di Francia, che lo aveva invitato; quivi
rimase finché, per l'intervento del sommo Pontefice e dello stesso re
richiamato dall'esilio, rientrò in Inghilterra, il 1 dicembre 1170, con grande
soddisfazione di tutto il regno. Ma mentre si applicava senza timori a compiere
i doveri d'un buon pastore, ecco dei calunniatori riportare al re ch'egli
macchinava molte cose contro il regno e la tranquillità pubblica; così che il
re si lamentava spesso che nel suo regno non c'era che un vescovo col quale non
potesse aver pace.
Per
le quali parole del re, sperando alcuni empi sgherri di far cosa grata al re se
avessero tolto di mezzo Tommaso, datisi convegno segretamente a Canterbury,
aggredirono il vescovo nella cattedrale mentre celebrava l'ufficio del vespro.
E mentre il clero si sforzava a chiuder loro l'entrata del tempio, egli invece
correva ad aprirne la porta, dicendo ai suoi queste parole: «La Chiesa di Dio
non deve essere custodita come un accampamento; io soffrirò volentieri la morte
per la Chiesa di Dio». Poi rivolto ai soldati: «Da parte di Dio vi proibisco di
far male ad alcuno dei miei». Indi postosi in ginocchio, raccomandata la Santa Chiesa
e se stesso a Dio, alla beata Vergine Maria, a san Dionigi, e agli altri santi
patroni della sua cattedrale, presentò la sacra testa al ferro sacrilego colla
stessa costanza onde aveva resistito alle leggi dell'iniquissimo re, il 29 dicembre
dell'anno del Signore 1170; il suo cervello sprizzò su tutto il pavimento del tempio.
Così, Martire di Nostro Signore Gesù Cristo, passò all'eterna gloria. Illustrato
poi da molti miracoli, lo stesso papa Alessandro III l'iscrisse nell'albo dei
Santi, il 21 febbraio 1173.
La
festa di San Tommaso Becket ci mostra come, partecipando alla dignità sacerdotale di Nostro
Signore Gesù Cristo, questo Arcivescovo di Canterbury, seppe come il divin
Pastore, difendere il suo gregge contro il lupo rapace (Evangelium). Alle mire del sovrano Enrico II di fargli sanzionare degli usi contrari alla libertà della Santa Chiesa, San Tommaso, sapendo che rendere questa società divina, dipendente dalla potenza
secolare, sarebbe stato attentare alla sua stessa costituzione, dichiarò che
«Sacerdote di Gesù Cristo, avrebbe sofferto volentieri la morte per difendere
la Chiesa di Dio».
Contro
coloro che cercano di asservire la Santa Chiesa, non usiamo né l'abilità
politica, né le armi omicide, ma, secondo l'esempio «del glorioso Tommaso
caduto sotto la spada degli empi per difendere la Chiesa» (Oratio) sappiamo
resistere apertamente con tutta la forza che dà la difesa dei diritti di Dio.
San Tommaso Becket nella Cappella del Venerabile Collegio Inglese, Roma (Lazio). |
INTROITUS
Gaudeámus omnes in
Dómino, diem festum celebrántes sub honóre beáti Thomae Mártyris: de cujus
passióne gaudent Angeli et colláudant Fílium Dei. Ps 32:1. Exsultáte, justi, in Dómino: rectos decet collaudátio. ℣.
Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et
nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Gaudeámus omnes in Dómino,
diem festum celebrántes sub honóre beáti Thomae Mártyris: de cujus passióne
gaudent Angeli et colláudant Fílium Dei.
Rallegriamoci
tutti nel Signore celebrando questo giorno di festa in onore del beato Martire Tommaso!
Della sua passione gioiscono gli angeli, e insieme lodano il Figlio di Dio. Ps
32:1. Esultate, o giusti, nel Signore, ai buoni si addice la lode. ℣. Gloria al
Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen. Rallegriamoci tutti nel Signore celebrando
questo giorno di festa in onore del beato Martire Tommaso! Della sua passione
gioiscono gli angeli, e insieme lodano il Figlio di Dio.
Gloria
ORATIO
Orémus.
Deus, pro cujus
Ecclésia gloriósus Póntifex Thomas gládiis impiórum occúbuit: praesta, quaesumus;
ut omnes, qui ejus implórant auxílium, petitiónis suae salutárem consequántur
efféctum. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et
regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
O
Dio, per la cui Chiesa il glorioso Pontefice Tommaso è caduto sotto la spada
degli empi, fa' che tutti quelli che implorano il suo aiuto, ottengano il
benefico effetto della loro preghiera. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo
Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per
tutti i secoli dei secoli. Amen.
Si
fa la commemorazione dell'Ottava di Natale.
Orémus.
Concéde, quaesumus,
omnípotens Deus: ut nos Unigéniti tui nova per carnem Natívitas líberet; quos
sub peccáti jugo vetústa sérvitus tenet. Per eundem Dominum nostrum Jesum
Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti,
Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Concedici,
Te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che la nuova nascita secondo la carne del
tuo Unigenito, liberi noi, che l'antica schiavitù tiene sotto il gioco del
peccato. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e
vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei
secoli. Amen.
LECTIO
Léctio Epístolae Beáti
Pauli Apóstoli ad Hebraeos.
Hebr
5:1-6.
Fratres: Omnis
póntifex ex homínibus assúmptus, pro homínibus constitúitur in iis, quae sunt
ad Deum: ut ófferat dona, et sacrifícia pro peccátis: qui condolére possit iis,
qui ígnorant et errant: quóniam et ipse circúmdatus est infirmitáte: et
proptérea debet, quemádmodum pro pópulo, ita étiam et pro semetípso offérre pro
peccátis. Nec quisquam sumit sibi honórem, sed qui vocátur a Deo, tamquam
Aaron. Sic et Christus non semetípsum clarificávit, ut Póntifex fíeret: sed qui
locútus est ad eum: Fílius meus es tu, ego hódie génui te. Quemádmodum et in
álio loco dicit: Tu es sacérdos in aetérnum, secúndum órdinem Melchísedech.
Lettura
dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo agli Ebrei.
Hebr
5:1-6.
Fratelli,
ogni pontefice è scelto tra gli uomini ed è costituito a pro degli uomini in
tutto ciò che riguarda Dio affinché offra doni e sacrifici in espiazione dei
peccati; e affinché sappia compatire gli ignoranti e gli erranti: essendo
anch'egli assediato da debolezza. Ecco perché egli deve, come per il popolo,
così anche per se stesso offrir sacrificio per i peccati. Tale dignità però
nessuno può assumerla di suo arbitrio, ma solo chi è chiamato da Dio, come
Aronne. Così anche Cristo non prese da se stesso la gloria d'esser fatto
pontefice: ma l'ebbe da Colui che disse: Mio figlio sei tu, io oggi ti ho
generato. Come anche altrove dice: Tu sei sacerdote per sempre, secondo
l'ordine di Melchisedech.
GRADUALE
Eccli
44:16. Ecce
sacérdos magnus, qui in diébus suis plácuit Deo. Eccli 44:20. ℣. Non est invéntus símilis illi, qui conserváret
legem Excélsi.
Eccli
44:16. Ecco il grande sacerdote, che nella sua vita piacque a Dio. Eccli 44:20.
℣. Non si trovò alcuno simile a lui nell'osservare la legge dell'Eccelso.
ALLELUJA
Allelúja,
allelúja. Joann 10:14. ℣. Ego sum
pastor bonus: et cognósco oves meas, et cognóscunt me meae. Allelúja.
Alleluia,
alleluia. Joann 10:14. ℣. Io sono il buon Pastore: io conosco le mie pecorelle
ed esse conoscono me. Alleluia.
EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum
Joannem.
Joann
10:11-16.
In illo témpore:
Dixit Jesus pharisaeis: Ego sum pastor bonus. Bonus pastor ánimam suam dat pro
óvibus suis. Mercenárius autem, et qui non est pastor, cujus non sunt oves
própriae, videt lupum veniéntem, et dimíttit oves et fugit: et lupus rapit et
dispérgit oves; mercenárius autem fugit, quia mercenárius est et non pértinet
ad eum de óvibus. Ego sum pastor bonus: et cognósco meas et cognóscunt me meae.
Sicut novit me Pater, et ego agnósco Patrem, et ánimam meam pono pro óvibus
meis. Et álias oves hábeo, quae non sunt ex hoc ovíli: et illas opórtet me
addúcere, et vocem meam áudient, et fiet unum ovíle et unus pastor.
Seguito
✠ del santo Vangelo secondo
Giovanni.
Joann
10:11-16.
In
quel tempo, disse Gesù ai Farisei: Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà
la sua vita per le sue pecore. Il mercenario, invece, che non è pastore, al
quale non appartengono le pecore, se vede venire il lupo, abbandona le pecore e
fugge; allora il lupo rapisce e disperde le pecore. II mercenario fugge, perché
è mercenario, e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, e
conosco le mie pecore, e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me,
e io conosco il Padre; e io dò la mia vita per le mie pecore. Ed ho altre
pecore, che non sono di quest'ovile: anche quelle devo condurre: e ascolteranno
la mia voce, e si farà un solo gregge ed un solo pastore.
Omelia
di San Giovanni Crisostomo.
Omelia
59 su Giovanni.
È una gran cosa,
dilettissimi, è una gran cosa, dico, la dignità di prelato nella Chiesa, e che
esige molta sapienza e coraggio come l'ha proposto Cristo che cioè
sacrifichiamo la vita per le pecore, e non le abbandoniamo mai; e che
resistiamo generosamente al lupo. Poiché questa è la differenza fra il pastore
e il mercenario: l'uno, non curandosi delle pecore, pensa solo alla propria
salute; l'altro, non curante della propria salute, veglia sempre al benessere
delle pecore. Mostrata dunque la caratteristica del pastore, accenna a due
ingannatori: al ladro che ammazza e rapisce le pecore, e al mercenario che
permette ciò senza difendere le pecore affidategli.
Ciò che altra
volta strappava a Ezechiele queste invettive: Guai ai pastori d'Israele: non
pascono essi forse se stessi? non è forse dei pastori pascere i greggi? (Ezech 34:2). Ma essi facevano il contrario,
condotta delle più criminali e causa d'infiniti mali. Perciò dice: Non
sollevavano le cadute; né cercavano le traviate; né fasciavano le membra rotte,
né curavano le malate, solleciti com'erano non di pascere il gregge, ma solo di
sé (Ezech 34:4). Lo stesso esprime
Paolo in altri termini: Tutti cercano il proprio interesse, non quello di Gesù
Cristo (Philipp 2:21).
Ma Cristo si
dimostra ben diverso da tutti e due: da quelli cioè che vengono per la rovina
altrui, dichiarando d'esser egli venuto perché abbiano la vita e l'abbiano
abbondantemente (Joann 10:10); e da
quelli che permettevano colla loro negligenza ai lupi di rapir le pecore,
dichiarando ch'egli dava la sua vita, perché le sue pecore non perissero (Joann 10:15). Difatti benché i Giudei
cercassero di ucciderlo, non per questo cessò d'insegnare né abbandonò i suoi
discepoli, ma rimase al suo posto, e soffrì la morte; perciò ripete spesso: Io
sono il buon pastore (Joann 10:11).
Ma queste cose non vedendosi provate (che desse infatti la sua vita, si avverò
solo qualche tempo dopo; e che avessero la vita, e l'avessero sovrabbondantemente,
non doveva realizzarsi che nel secolo futuro), egli conferma l'una cosa
coll'altra.
Credo
OFFERTORIUM
Ps
20:4-5. Posuísti,
Dómine, in capite ejus corónam de lápide pretióso: vitam pétiit a te, et
tribuísti ei, allelúja.
Ps
20:4-5. O Signore, gli hai posto in capo una corona di pietre preziose: Ti
chiese la vita e tu gliela desti, alleluia.
SECRETA
Múnera tibi,
Dómine, dicáta sanctífica: et, intercedénte beáto Thoma Mártyre tuo atque
Pontífice, per éadem nos placátus inténde. Per Dominum nostrum Jesum Christum,
Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per
omnia saecula saeculorum. Amen.
Santifica,
Signore, i doni a te consacrati: e per questi medesimi doni, intercedendo il
beato Tommaso Martire tuo e Vescovo, guardaci con clemenza. Per il nostro
Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con
lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Si
fa la commemorazione dell'Ottava di Natale.
Obláta, Dómine,
múnera, nova Unigéniti tui Nativitáte sanctífica: nosque a peccatórum nostrórum
máculis emúnda. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui
tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula
saeculorum. Amen.
Santifica,
o Signore, con la nuova nascita del tuo Unigenito, i doni offerti, e purificaci
dalle macchie dei nostri peccati. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.
PRAEFATIO
DE NATIVITATE DOMINI
Vere dignum et
justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine
sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Quia per incarnáti Verbi mystérium nova
mentis nostrae óculis lux tuae claritátis infúlsit: ut, dum visibíliter Deum
cognóscimus, per hunc in invisibílium amorem rapiámur. Et ideo cum Angelis et
Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis
exércitus hymnum glóriae tuae cánimus, sine fine dicentes: Sanctus, Sanctus,
Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in
excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
È
veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni
luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio:
Poiché mediante il mistero del Verbo incarnato rifulse alla nostra mente un
nuovo raggio del tuo splendore, così che mentre visibilmente conosciamo Dio,
per esso veniamo rapiti all'amore delle cose invisibili. E perciò con gli
Angeli e gli Arcangeli, con i Troni e le Dominazioni, e con tutta la milizia
dell'esercito celeste, cantiamo l'inno della tua gloria, dicendo senza fine:
Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono
pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene
nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.
COMMUNICANTES
DE NATIVITATE DOMINI
Communicántes, et
diem sacratíssimum celebrántes, quo beátae Maríae intemeráta virgínitas huic
mundo édidit Salvatórem: sed et memóriam venerántes, in primis ejúsdem
gloriósae semper Vírginis Maríae, Genitrícis ejúsdem Dei et Dómini nostri Jesu
Christi: sed et beatórum Apostolórum ac Mártyrum tuórum, Petri et Pauli, Andréae,
Jacóbi, Joánnis, Thomae, Jacóbi, Philíppi, Bartholomaei, Matthaei, Simónis et
Thaddaei: Lini, Cleti, Cleméntis, Xysti, Cornélii, Cypriáni, Lauréntii,
Chrysógoni, Joánnis et Pauli, Cosmae et Damiáni: et ómnium Sanctórum tuórum;
quorum méritis precibúsque concédas, ut in ómnibus protectiónis tuae muniámur
auxílio. Per eúndem Christum, Dóminum nostrum. Amen.
Uniti
in una stessa comunione, celebriamo il giorno santissimo nel quale l'intemerata
verginità della beata Maria diede a questo mondo il Salvatore; e veneriamo
anzitutto la memoria della stessa gloriosa sempre Vergine Maria, Madre del
medesimo nostro Dio e Signore Gesù Cristo: e dei tuoi beati Apostoli e Martiri,
Pietro e Paolo, Andrea, Giacomo, Giovanni, Tommaso, Giacomo, Filippo,
Bartolomeo, Matteo, Simone e Taddeo, Lino, Cleto, Clemente, Sisto, Cornelio,
Cipriano, Lorenzo, Crisogono, Giovanni e Paolo, Cosma e Damiano, e di tutti i
tuoi Santi; per i meriti e per le preghiere dei quali concedi che in ogni cosa
siamo assistiti dall'aiuto della tua protezione. Per il medesimo Cristo nostro
Signore. Amen.
COMMUNIO
Joann
10:14. Ego sum
pastor bonus: et cognósco oves meas, et cognóscunt me meae.
Joann
10:14. Io sono il buon Pastore: io conosco le mie pecorelle ed esse conoscono
me.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Haec nos commúnio,
Dómine, purget a crímine: et, intercedénte beáto Thoma Mártyre tuo atque
Pontífice, coeléstis remédii fáciat esse consórtes. Per Dominum nostrum Jesum
Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti
Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Questa
comunione ci mondi dalla colpa, o Signore, e per l'intercessione del beato
Tommaso Martire tuo e Vescovo, ci renda perennemente partecipi del rimedio
celeste. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e
regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
Si
fa la commemorazione dell'Ottava di Natale.
Orémus.
Praesta, quaesumus,
omnípotens Deus: ut natus hódie Salvátor mundi, sicut divínae nobis
generatiónis est auctor; ita et immortalitátis sit ipse largítor: Qui tecum
vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum.
Amen.
Preghiamo.
Fa',
Te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che il Salvatore del mondo, oggi nato, come
è l'autore della nostra divina rigenerazione, così ci sia anche datore
dell'immortalità. Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito
Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.