giovedì 27 dicembre 2018

San Giovanni, Apostolo ed Evangelista

Stazione a Santa Maria Maggiore.
Doppio di II classe con Ottava semplice.
Paramenti bianchi.

La Santa Chiesa tiene oggi la sua Stazione nella Basilica di Santa Maria Maggiore per onorare Colei, alla quale Nostro Signore Gesù Cristo moribondo confidò l'Apostolo San Giovanni: «Madre, ecco tuo figlio!». L'Apostolo Giovanni, il discepolo prediletto di Nostro Signore Gesù Cristo, nato a Betsaida, era figlio di Zebedeo e Salome, e fratello dell'Apostolo Giacomo il Maggiore, decapitato da Erode dopo la passione del Signore.
È un Dio quello che noi adoriamo a Betlemme nel tempo di Natale. San Giovanni, l'Evangelista per eccellenza della divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, doveva dunque trovarsi accanto alla mangiatoia per dirci tutta la grandezza del Bambino che vi riposa. A lui Nostro Signore Gesù Cristo confiderà Maria Santissima quando San Giuseppe sarà scomparso. Così la liturgia ama mostrarci insieme, presso il Bambino e sua Madre, quello che il Vangelo chiamò Giusto: «San Giuseppe suo sposo era un uomo giusto» (Matt 1:19), e colui al quale la Santa Chiesa dà oggi lo stesso titolo (Offertorium). L'Uomo-Dio si circonda nel presepio di anime pure: Maria Santissima è la Vergine Santa, San Giuseppe è lo sposo vergine, Santo Stefano è il primo martire che lavi la sua veste nel Sangue dell'Agnello. Ecco ora San Giovanni, l'Apostolo Vergine. Coronato dell'aureola di quelli che seppero vincere la loro carne, divenne per questo «il discepolo che Gesù prediligeva, e che, durante la cena, poggiò il capo sul petto di Gesù» (Evangelium). Per la sua purezza angelica attinse la saggezza sublime di cui ci parla l'Epistola e che gli valse l'aureola dei Dottori. Così l'Introitus della sua Messa è quello che la Santa Chiesa usa al «Comune dei Dottori». A San Giovanni, che scrisse un Vangelo, tre Epistole e l'Apocalisse, si devono le pagine più belle sulla divinità di questo Verbo fatto carne. Infatti, dietro preghiera dei vescovi dell'Asia, scrisse l'ultimo e quarto Vangelo per completare le narrazioni dei Sinottici e confutare le serpeggianti eresie di Cerinto ed altri eretici, e specialmente la dottrina che cominciava a sorgere degli Ebioniti, i quali pretendevano che Nostro Signore Gesù Cristo non fosse esistito prima di Maria Santissima: ciò lo determinò a proclamare la generazione divina di Lui. Ed è per questo motivo che è simboleggiato dall'aquila che vola nelle altezze.
Nell'anno decimo quarto dell'imperatore Domiziano, nella persecuzione suscitata da questi, la seconda dopo Nerone, San Giovanni ricevette finalmente a Roma l'aureola del martirio, perché, essendo stato calato in una caldaia di olio bollente, sfuggì una morte violenta solo per quella specialissima protezione di cui parla l'Evangelium, e che fece credere a molti che il discepolo prediletto non dovesse mai morire. Fu relegato in esilio nell'isola di Patmos, ove scrisse l'Apocalisse, che fu interpretata da San Giustino Martire e da Sant'Ireneo. Ucciso poi l'imperatore Domiziano e annullati dal senato gli atti di lui perché troppo crudeli, sotto il governo dell'imperatore Nerva, il Santo Apostolo ritornò ad Efeso dove, dimorando fino all'impero di Traiano, fondò e governò tutte le chiese dell'Asia. Dimorando in Efeso fino alla più tarda vecchiaia, e non potendo essere condotto in chiesa se non tra le braccia dei discepoli, né potendo più fare lunghi discorsi, in ogni adunanza non faceva che ripetere questo: «Figlioli, amatevi scambievolmente». Alla fine i discepoli ed i fratelli presenti annoiati di sentire sempre la stessa cosa, gli dissero: «Maestro, perché fai sempre la stessa raccomandazione?». Allora egli diede questa risposta degna di Giovanni: «Perché è il precetto del Signore; e se questo solo sarà osservato, basta». Stremato dalla vecchiaia, morì centenario nell'anno sessantotto dopo la passione di Nostro Signore Gesù Cristo, ovvero intorno al 100, e fu sepolto presso la medesima città di Efeso. Fu l'ultimo degli Apostoli a morire e con lui si concluse la Rivelazione pubblica.
Il nome di San Giovanni è citato insieme a quello degli altri Apostoli nel Canone della Santa Messa (I elenco). Il desiderio di collegare la memoria dei grandi Santi alla festa della Natività, faceva anche celebrare in questo giorno, fuorché a Roma, la festa di San Giacomo, fratello di San Giovanni, e il 28 quella dei Santi Pietro e Paolo.
Quando vediamo effigiata sui nostri leggii, l'aquila, che è il Simbolo dell'Evangelista della divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, confessiamo con San Giovanni che il Verbo si è fatto carne.
(Cfr. Libro di San Girolamo Prete sugli Scrittori ecclesiastici, cap. 9; Commentari di San Girolamo Prete sulla Lettera ai Galati, libro 3 cap. 6)

Dal Trattato di Sant'Agostino Vescovo su Giovanni.
Trattato 36.
Dei quattro Vangeli, o piuttosto dei quattro libri dello stesso Vangelo, il più elevato e più sublime è quello di San Giovanni Apostolo, il quale, paragonato, non ingiustamente e in un senso spirituale, all'aquila, sorpassò col suo racconto gli altri tre; e nella sua elevazione, volle sollevare anche i nostri cuori. Difatti gli altri tre Evangelisti sembrano camminare sulla terra col Signore, considerandolo come uomo, e ci dicono poco della sua divinità; questo invece quasi gli rincrescesse di vivere sulla terra, elevò talmente la voce che, come appare dal principio stesso del suo scritto, si sollevò non solo al disopra della terra, dell'atmosfera, e degli astri, ma ancora al disopra di tutto l'esercito degli Angeli e di tutte le Potenze invisibili stabilite da Dio, giungendo a colui che ha fatto tutte le cose, dicendo: Nel principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, anzi il Verbo era Dio (Joann 1:1).
A tale sublimità di esordio adeguò tutto il Vangelo, e come nessun altro parlò della divinità del Signore. Con profusione comunicò ciò che aveva bevuto alla fonte. Non per nulla si dice di lui in questo medesimo Vangelo che nell'ultima Cena stava appoggiato sul cuore del Signore (cf. Joann 13:23). Da quel cuore segretamente attinse e, ciò che segretamente aveva attinto, pubblicamente proclamò, affinché fosse nota a tutti i popoli non solo l'incarnazione del Figlio di Dio, la sua passione e risurrezione, ma altresì ciò che era prima dell'incarnazione: Unigenito del Padre, Verbo del Padre, coeterno a colui che lo generò, uguale a colui che lo mandò, ma diventato inferiore nella medesima missione affinché il Padre risultasse maggiore di lui.
Rimane l'aquila, cioè Giovanni, l'araldo delle cose più sublimi, colui che contempla con occhio sicuro la luce invisibile ed eterna. Si dice che il giovane aquilotto viene addestrato in questo modo: il padre con i suoi artigli lo tiene sospeso in alto e lo pone di fronte al sole; l'aquilotto che riesce a fissare il sole fermamente, viene riconosciuto come figlio; quello che sbatte gli occhi viene considerato bastardo e lasciato andare. Pensate dunque quali cose sublimi abbia dovuto annunciare colui che è stato paragonato all'aquila. E tuttavia noi, così terra terra, deboli e di poco conto, osiamo commentare e spiegare queste cose, con la speranza anche di poterle capire quando le meditiamo, e di essere capiti quando le esponiamo.




INTROITUS
Eccli 15:5. In médio Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae índuit eum. Ps 91:2. Bonum est confitéri Dómino: et psállere nómini tuo, Altíssime. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. In médio Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae índuit eum.

Eccli 15:5. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto di gloria. Ps 91:2. È bene cantare la gloria al Signore: e lodare, Altissimo, il tuo Nome. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto di gloria.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Ecclésiam tuam, Dómine, benígnus illústra: ut, beáti Joánnis Apóstoli tui et Evangelístae illumináta doctrínis, ad dona pervéniat sempitérna. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Illumina, o Signore, con bontà la tua Chiesa: nella luce degli insegnamenti del tuo santo Apostolo ed Evangelista Giovanni, essa raggiunga i beni eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione dell'Ottava di Natale.

Orémus.
Concéde, quaesumus, omnípotens Deus: ut nos Unigéniti tui nova per carnem Natívitas líberet; quos sub peccáti jugo vetústa sérvitus tenet. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Concedici, Te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che la nuova nascita secondo la carne del tuo Unigenito, liberi noi, che l'antica schiavitù tiene sotto il gioco del peccato. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

San Giovanni fu ripieno della sapienza divina, perciò la Santa Chiesa applica a lui il passo celebre del libro della Sapienza.

LECTIO
Lectio libri Sapiéntiae.
Eccli 15:1-6.
Qui timet Deum, fáciet bona: et qui cóntinens est justítiae, apprehéndet illam, et obviábit illi quasi mater honorificáta. Cibábit illum pane vitae et intelléctus, et aqua sapiéntiae salutáris potábit illum: et firmábitur in illo, et non flectétur: et continébit illum, et non confundétur: et exaltábit illum apud próximos suos, et in médio ecclésiae apériet os ejus, et adimplébit illum spíritu sapiéntiae et intelléctus, et stola glóriae véstiet illum. Jucunditátem et exsultatiónem thesaurizábit super illum, et nómine aetérno hereditábit illum, Dóminus, Deus noster.

Lettura del libro della Sapienza.
Eccli 15:1-6.
Chi teme Dio farà bene, e chi abbraccia la legge conseguirà la sapienza. Essa gli andrà incontro qual madre onorificata. Lo nutrirà col pane della vita e dell'intelligenza, lo disseterà coll'acqua della salutare sapienza. Ed egli si appoggerà a lei e non vacillerà; a lei si affiderà e non rimarrà deluso. Lo farà grande sopra i suoi compagni. Nelle pubbliche adunanze gli darà la parola, lo riempirà dello spirito di sapienza e d'intelligenza, e lo coprirà col manto della gloria; ammasserà su di lui tesori di gioia e di allegrezza, e gli farà ereditare un nome eterno, il Signore Dio nostro.

GRADUALE
Joann 21:23; 21:19. Exiit sermo inter fratres, quod discípulus ille non móritur: et non dixit Jesus: Non móritur. ℣. Sed: Sic eum volo manére, donec véniam: tu me séquere.

Joann 21:23; 21:19. Tra i fratelli si sparse questa voce, che quel discepolo non morrebbe. Ma Gesù non disse: Non morrà. ℣. Bensì: Se io voglio che egli rimanga finché io venga; tu seguimi.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Joann 21:24. ℣. Hic est discípulus ille, qui testimónium pérhibet de his: et scimus, quia verum est testimónium ejus. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Joann 21:24. ℣. Questi è quel discepolo che attesta tali cose, e sappiamo che la sua testimonianza è veridica. Alleluia.

Nostro Signore Gesù Cristo non volle dire a San Pietro quale sarebbe stata la fine del discepolo diletto, perché ciò non lo riguardava. La risposta evasiva, e la vita longeva di San Giovanni fecero credere che non sarebbe morto. E dopo la morte dell'Apostolo si credette per molto tempo che San Giovanni fosse solamente addormentato nella sua tomba. L'Evangelista rigetta anticipatamente questa falsa interpretazione, opponendo al «non morrà», che è assoluto, la parola stessa del Salvatore, «Se io voglio che resti», che è condizionale.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secundum Joannem.
Joann 21:19-24.
In illo témpore: Dixit Jesus Petro: Séquere me. Convérsus Petrus vidit illum discípulum, quem diligébat Jesus, sequéntem, qui et recúbuit in coena super pectus ejus, et dixit: Dómine, quis est qui tradet te? Hunc ergo cum vidísset Petrus, dixit Jesu: Dómine, hic autem quid? Dicit ei Jesus: Sic eum volo manére, donec véniam, quid ad te? tu me séquere. Exiit ergo sermo iste inter fratres, quia discípulus ille non móritur. Et non dixit ei Jesus: Non móritur; sed: Sic eum volo manére, donec véniam; quid ad te? Hic est discípulus ille, qui testimónium pérhibet de his, et scripsit haec: et scimus, quia verum est testimónium ejus.

Seguito del santo Vangelo secondo Giovanni.
Joann 21:19-24.
In quel tempo, Gesù disse a Pietro: Seguimi. Pietro, voltandosi, si vide vicino il discepolo prediletto da Gesù, quello che nella cena posò il capo sul petto di lui, e disse: Signore, chi è il tuo traditore? Or vedutolo, Pietro disse a Gesù: Signore, e di lui che ne sarà? Gesù rispose: Se io voglio che resti finché io non ritorni, che te ne importa? Tu seguimi. Si sparse perciò tra i fratelli questa voce, che quel discepolo non morrebbe. Gesù però non gli disse: Non morrà; bensì: Se io voglio che resti finché io non ritorni, che te ne importa? E questi è il discepolo che attesta tali cose, e le ha scritte: sappiamo che la sua testimonianza è verace.

Omelia di Sant'Agostino, Vescovo.
Trattato 124 sopra Giovanni, dopo la metà.
La Chiesa sa che ci sono due vite fatte conoscere e raccomandatele da Dio: l'una consiste nella fede, l'altra nella visione; l'una si svolge in questo pellegrinaggio temporaneo, l'altra dura per tutta l'eternità; l'una trascorre nella fatica, l'altra nel riposo; l'una è propria del nostro viaggio, l'altra della patria; l'una consiste nell'operosità dell'azione, l'altra nella ricompensa della contemplazione. Nell'una si evita il male, e si opera il bene; nell'altra non c'è alcun male da evitare, e c'è invece un gran bene da godere. Nell'una si combatte contro il nemico; nell'altra si regna senza nemico.
Nell'una si soccorre l'indigente; nel soggiorno dell'altra non c'è verun indigente. Nell'una si perdonano i peccati altrui, perché siano perdonati i propri; nell'altra non c'è nulla che abbia a perdonarsi, né si commette cosa che esiga l'altrui venia. L'una è flagellata dai mali, affinché non ci si insuperbisca per i beni; l'altra è colma di tanta pienezza di grazia ch'è esente da ogni male, ed è unita al sommo bene senza alcuna tentazione di superbia.
L'una dunque è buona, ma ancora piena di miserie; l'altra è migliore e beata. Quella è significata nell'Apostolo Pietro, questa in Giovanni. Quella si svolge tutta quaggiù sino alla fine di questo secolo allorché avrà termine; quella non riceverà la sua perfezione che alla consumazione di questo secolo, ma nel secolo futuro non avrà fine. Perciò a questo è detto: Seguimi (Joann 21:22). Dell'altro invece: Se io voglio ch'egli rimanga finché venga io, cosa t'importa? Tu seguimi. Che significa ciò? Per quanto so, per quanto capisco, che significa ciò? Se non: Tu seguimi, imitandomi nel sopportare i mali temporali; l'altro rimanga, finché io venga a dare i beni eterni.

Omelia di San Giovanni Crisostomo.
Omelia 87 su Giovanni, circa la metà.
Dopo che Cristo ebbe comunicato grandi cose a Pietro, ed affidatogli la cura di tutta la terra, e predetto il martirio e comprovato il suo maggior amore verso di lui, volendo Pietro Giovanni come socio e collega, disse: E di questi che sarà? Forse che farà la stessa strada? E nel modo in cui durante la cena non aveva osato interrogare, si appoggiò a Giovanni, così ora si ripete, pensando di volerlo, ma non osando chiedere da sé. Allora Cristo: Se io vorrò che questi rimanga sino a tanto che io venga, che importa a te?
Poiché Pietro diceva ciò con grandissima carità, né voleva essere diviso da lui, Cristo mostrando che, per quanto grande amore gli mostrasse, non poteva raggiungere il suo, disse: Se io vorrò che questi rimanga, che importa a te? Ci insegna con queste parole che non bisogna dolersi, né con troppa curiosità investigare oltre la volontà divina. Infatti visto che Pietro sempre usciva fuori con tali domande con troppo fervore, di nuovo smorzando il suo fervore, perché non si interroghi oltre, rispose in questo modo.
Si sparse perciò questa voce tra i fratelli che quel discepolo non morrebbe. E Gesù non disse: Egli non morrà; bensì: Se voglio che egli rimanga fino a tanto che io venga, che importa a te? Non pensare, disse, che io abbia disposto di voi nel medesimo modo. E ciò disse per togliere l'affetto fuori tempo e il desiderio della compagnia. Infatti visto che si sarebbero presi cura di tutta la terra, non era opportuno che fossero oltre insieme: sarebbe stato infatti grande danno per il mondo. Perciò disse: Hai preso un compito, consideralo: completa, lavora, ed esponiti alle lotte. Che ti importa, se voglio che rimanga qui? Tu pensa al tuo compito, ed eseguilo.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 91:13. Justus ut palma florébit: sicut cedrus, quae in Líbano est, multiplicábitur.

Ps 91:13. Il giusto fiorirà come palma; crescerà come un cedro del Libano.

SECRETA
Súscipe, Dómine, múnera, quae in ejus tibi solemnitáte deférimus, cujus nos confídimus patrocínio liberári. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Accetta, Signore, i doni che ti offriamo nella solennità del tuo Santo, fiduciosi di essere liberati per il suo patrocinio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione dell'Ottava di Natale.

Obláta, Dómine, múnera, nova Unigéniti tui Nativitáte sanctífica: nosque a peccatórum nostrórum máculis emúnda. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Santifica, o Signore, con la nuova nascita del tuo Unigenito, i doni offerti, e purificaci dalle macchie dei nostri peccati. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE NATIVITATE DOMINI
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Quia per incarnáti Verbi mystérium nova mentis nostrae óculis lux tuae claritátis infúlsit: ut, dum visibíliter Deum cognóscimus, per hunc in invisibílium amorem rapiámur. Et ideo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis exércitus hymnum glóriae tuae cánimus, sine fine dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Poiché mediante il mistero del Verbo incarnato rifulse alla nostra mente un nuovo raggio del tuo splendore, così che mentre visibilmente conosciamo Dio, per esso veniamo rapiti all'amore delle cose invisibili. E perciò con gli Angeli e gli Arcangeli, con i Troni e le Dominazioni, e con tutta la milizia dell'esercito celeste, cantiamo l'inno della tua gloria, dicendo senza fine: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNICANTES DE NATIVITATE DOMINI
Communicántes, et diem sacratíssimum celebrántes, quo beátae Maríae intemeráta virgínitas huic mundo édidit Salvatórem: sed et memóriam venerántes, in primis ejúsdem gloriósae semper Vírginis Maríae, Genitrícis ejúsdem Dei et Dómini nostri Jesu Christi: sed et beatórum Apostolórum ac Mártyrum tuórum, Petri et Pauli, Andréae, Jacóbi, Joánnis, Thomae, Jacóbi, Philíppi, Bartholomaei, Matthaei, Simónis et Thaddaei: Lini, Cleti, Cleméntis, Xysti, Cornélii, Cypriáni, Lauréntii, Chrysógoni, Joánnis et Pauli, Cosmae et Damiáni: et ómnium Sanctórum tuórum; quorum méritis precibúsque concédas, ut in ómnibus protectiónis tuae muniámur auxílio. Per eúndem Christum, Dóminum nostrum. Amen.

Uniti in una stessa comunione, celebriamo il giorno santissimo nel quale l'intemerata verginità della beata Maria diede a questo mondo il Salvatore; e veneriamo anzitutto la memoria della stessa gloriosa sempre Vergine Maria, Madre del medesimo nostro Dio e Signore Gesù Cristo: e dei tuoi beati Apostoli e Martiri, Pietro e Paolo, Andrea, Giacomo, Giovanni, Tommaso, Giacomo, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Simone e Taddeo, Lino, Cleto, Clemente, Sisto, Cornelio, Cipriano, Lorenzo, Crisogono, Giovanni e Paolo, Cosma e Damiano, e di tutti i tuoi Santi; per i meriti e per le preghiere dei quali concedi che in ogni cosa siamo assistiti dall'aiuto della tua protezione. Per il medesimo Cristo nostro Signore. Amen.

COMMUNIO
Joann 21:23. Exiit sermo inter fratres, quod discípulus ille non móritur: et non dixit Jesus: Non móritur; sed: Sic eum volo manére, donec véniam.

Joann 21:23. Tra i discepoli si sparse questa voce, che quel discepolo non morrebbe. Ma Gesù non disse: Non morrà; bensì: Se io voglio che egli rimanga finché io venga.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Refécti cibo potúque coelésti, Deus noster, te súpplices deprecámur: ut, in cujus haec commemoratióne percépimus, ejus muniámur et précibus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ristoràti dal cibo e dalla bevanda celeste, ti supplichiamo, o Signore Dio nostro, sia nostra difesa la preghiera dell'apostolo, nella cui festa abbiamo partecipato a questi misteri. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione dell'Ottava di Natale.

Orémus.
Praesta, quaesumus, omnípotens Deus: ut natus hódie Salvátor mundi, sicut divínae nobis generatiónis est auctor; ita et immortalitátis sit ipse largítor: Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Fa', Te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che il Salvatore del mondo, oggi nato, come è l'autore della nostra divina rigenerazione, così ci sia anche datore dell'immortalità. Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

OTTAVA DI SAN GIOVANNI, APOSTOLO ED EVANGELISTA (3 GENNAIO)
Semplice.
Paramenti bianchi.

Si dice la Santa Messa come nella festa, omettendo la commemorazione dell'Ottava di Natale. Non si dicono il Credo e il Communicantes de Nativitate Domini. Invece del Praefatio de Nativitate Domini si dice:

PRAEFATIO DE APOSTOLIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre: Te, Dómine, supplíciter exoráre, ut gregem tuum, Pastor aetérne, non déseras: sed per beátos Apóstolos tuos contínua protectióne custódias. Ut iísdem rectóribus gubernétur, quos óperis tui vicários eídem contulísti praeésse pastóres. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis exércitus hymnum glóriae tuae cánimus, sine fine dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza innalzare a te, Signore, la nostra preghiera. Ti supplichiamo, Pastore eterno: non abbandonare il tuo gregge, ma per mezzo dei tuoi Santi Apostoli custodiscilo e proteggilo sempre. Continui ad essere governato da quelli che tu stesso hai eletto vicari dell'opera tua, e hai costituito pastori. E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli, ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti, cantiamo con voce incessante l'inno della tua gloria: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.