Stazione a San
Paolo fuori le mura.
Doppio di II classe
con Ottava semplice.
Paramenti violacei.
La
festa dei Santi Innocenti rimonta al V secolo circa. Il massacro di questi
fanciulli manifesta la regalità di Nostro Signore Gesù Cristo. Il re Erode vede
un rivale nel Bambino di Betlemme perché crede alla parola dei Magi e a quella
dei capi dei Sacerdoti che ha consultato; perciò perseguita con gelosia questo
«Re dei Giudei che è nato ora» (Evangelium dell'Epifania). Ma canta la Santa
Chiesa: «crudele Erode, che temi tu da un Dio che viene a regnare? Non abbatte
gli scettri mortali, Egli, che dà i regni celesti» (Inno dei Vespri
dell'Epifania). «È questo Dio-Re che gli Innocenti testimoniano con la loro
morte» (Oratio). «La loro passione è l'esaltazione di Cristo» (III Notturno del
Mattutino). E la lode che essi rendono a Dio è per i nemici di Nostro Signore
Gesù Cristo motivo di confusione (Introitus), perché, invece di raggiungere il
loro scopo, essi compiono semplicemente le profezie che annunciavano: «il
Figlio dell'Uomo tornerà dall'Egitto» (Evangelium) e si udiranno da Betlemme i
lamenti delle madri piangenti i loro figli. Per dipingerci con colori più vivi
la loro disperazione, il profeta Geremia evoca Rachele, che riempie dei suoi lamenti i
dintorni di Rama (città situata a due ore a nord di Gerusalemme, nell'antico
territorio di Beniamino, figlio di Rachele), perché i suoi figli sono morti.
Come una madre compassionevole, la Santa Chiesa fa suo il lutto delle madri
betlemite; inoltre, a motivo della temporanea pena del danno che subirono gli
Innocenti nel Limbo dei Padri sopprime il canto del Gloria e dell'Alleluja, e riveste
i suoi sacerdoti di paramenti di dolore, violacei, riservando i rossi al giorno
ottavo (4 gennaio).
La
Santa Chiesa tiene la sua Stazione nella Basilica di San Paolo fuori le mura,
ove si venerano alcune reliquie dei Santi Innocenti.
Attestiamo
con una vita senza vizi la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, che queste
anime innocenti hanno confessato con la loro morte (Oratio).
Sermone
di Sant'Agostino, Vescovo.
Sermone
10 sui Santi.
Quest'oggi,
fratelli carissimi, noi celebriamo il natale di quei bambini che il testo del
Vangelo ci dice essere stati uccisi dal crudelissimo re Erode. E perciò con
somma gioia esulti la terra, madre feconda di questi celesti soldati e di tali prodigi.
Certo, l'empio tiranno non avrebbe potuto giovare tanto a questi fanciulli col
suo affetto quanto giovò loro coll'odio. Perché, come manifesta la sacra
solennità di questo giorno, quanto più grande fu l'iniquità contro i beati
fanciulli, tanto più copiosa discese su di essi la grazia e la benedizione.
Beata te, o
Betlemme, terra di Giuda, che soffristi la crudeltà del re Erode nella strage
dei tuoi fanciulli; che nello stesso tempo meritasti di offrire a Dio una candida
moltitudine di imbelle infanzia. Giustamente pertanto celebriamo il natale di
quelli che il mondo, facendoli nascere all'eterna vita, rese più felici di
quello che facessero le loro madri generandoli alla terra. Perché furono
trovati degni della vita eterna, prima ancora d'aver fatto uso della vita
presente.
La morte preziosa
di altri Martiri merita lode per la confessione, quella di questi è gloriosa
per l'immolazione; poiché ai primordi d'una vita incipiente, la morte che mise
fine alla vita presente, valse loro subito d'entrare in possesso della gloria.
Essi che l'empietà di Erode strappò ancora lattanti dal seno delle madri, sono
a buon diritto chiamati fiori dei Martiri, perché, sbocciati in mezzo al freddo
dell'incredulità, la brina della persecuzione li seccò come prime tenere gemme
della Chiesa.
Sermone
di Sant'Agostino, Vescovo.
Sermone
1 sugli Innocenti.
Colla nascita del
Signore incomincia un lutto, non in cielo, ma in terra: le madri si lamentano,
gli Angeli esultano, dei fanciulli son tolti dal mondo. È nato un Dio: si devono
delle vittime Innocenti a Lui che viene per condannare la malizia del mondo. Si
devono immolare degli agnelli, perché l'Agnello che toglie i peccati del mondo,
dovrà essere crocifisso. Ma le pecore, loro madri, urlano, perché perdono i
loro agnelli che sanno appena belare. Grande martirio, crudele spettacolo! Si
sguaina la spada, ma senza alcun motivo: sola strilla la gelosia, perché colui
che è nato non commette alcuna violenza. Ma consideriamo le madri che si
lamentano sui loro agnelli. Una voce s'è udita in Rama, gran pianti e urla (Jer 31:15). Esse (si vedono private) di
un pegno che non hanno solo ricevuto in custodia, ma generato; non viene dato
in deposito, ma è esposto (al macello).
È testimone la
stessa natura, che lottava contro i Martiri, quando il tiranno gettava gli
infanti. La madre si strappava i capelli del capo, la quale perdeva l'ornamento
del capo. In quanti modi voleva nascondere l'infante, e lo stesso bambinello si
palesava! Non sapeva tacere, perché non aveva ancora imparato a temere. La
madre lottava, ed anche il carnefice: egli tirava, ella tratteneva. La madre
gridava al carnefice: Perché me lo togli, che l'ho generato da me? Il ventre
l'ha generato, egli non rimase, quando visse, invano torcendo per il latte le
mie poppe. Lo trasportai con cura, mentre lo vedo da te essere gettato con mano
crudele. Lo hanno appena rilasciato le mie viscere, e tu lo sbatti a terra.
Esclamava un'altra
madre, mentre l'esattore furfante non obbligava che fosse insieme al piccolo
uccisa la madre: Perché mi lasci incolume? Se c'è colpa, è mia; se non c'è
crimine, congiungi la morte, e libera la madre. Un'altra diceva: Che cercate? Cercate
uno, ed uccidete molti; e all'uno, che è uno, non potete giungere. Un'altra al
contrario gridava: Vieni già, vieni Salvatore del mondo, quanto aspetti? Non
temi nessuno: ti veda il soldato, e non uccida i nostri infanti. Si mescolava
il lamento delle madri, e l'offerta dei piccoli se ne andava al cielo.
INTROITUS
Ps
8:3. Ex ore
infántium, Deus, et lacténtium perfecísti laudem propter inimicos tuos. Ps 8:2. Dómine, Dóminus noster: quam
admirábile est nomen tuum in univérsa terra! ℣. Glória Patri, et Fílio, et
Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula
saeculórum. Amen. Ex ore infántium, Deus, et lacténtium perfecísti laudem
propter inimicos tuos.
Ps
8:3. O Dio, dalle labbra dei bambini e dei lattanti cavi lode a confusione dei
tuoi nemici. Ps 8:2. O Signore, Signor nostro, quant'è mirabile il tuo Nome su
tutta la terra! ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come
era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. O Dio, dalle
labbra dei bambini e dei lattanti cavi lode a confusione dei tuoi nemici.
Si
dice il Gloria in excelsis quando la
festa cade di Domenica o si celebra con rito doppio di I classe.
ORATIO
Orémus.
Deus, cujus
hodierna die praecónium Innocéntes Mártyres non loquéndo, sed moriéndo conféssi
sunt: ómnia in nobis vitiórum mala mortífica; ut fidem tuam, quam lingua nostra
lóquitur, étiam móribus vita fateátur. Per Dominum nostrum Jesum Christum,
Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per
omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
I
santi Innocenti Martiri, o Signore, hanno oggi proclamato il tuo messaggio
non a parole ma col sangue: inaridisci in noi le radici del male, perché la tua
fede che professiamo con le labbra, sia testimoniata dalla nostra vita. Per il
nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in
unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Si
fa la commemorazione dell'Ottava di Natale.
Orémus.
Concéde, quaesumus,
omnípotens Deus: ut nos Unigéniti tui nova per carnem Natívitas líberet; quos
sub peccáti jugo vetústa sérvitus tenet. Per eundem Dominum nostrum Jesum
Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti,
Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Concedici,
Te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che la nuova nascita secondo la carne del
tuo Unigenito, liberi noi, che l'antica schiavitù tiene sotto il gioco del
peccato. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e
vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei
secoli. Amen.
«Come
lo manifesta la santa solennità di questo giorno, quanto l'iniquità s'è
accanita contro questi fortunati fanciulli, altrettanto si sparse su di essi la
grazia della benedizione celeste. Il mondo, nel farli nascere alla vita eterna,
li ha resi più felici di quanto non avevano fatto le madri generandoli per
questa terra: poiché sono stati trovati degni di una vita senza fine, prima di
aver potuto far uso della vita presente» (Sant'Agostino, II Notturno del
Mattutino).
La
Santa Chiesa ci descrive la loro felicità in Cielo con la visione che ebbe San
Giovanni, nella quale egli vide in Cielo una schiera eletta in mezzo ai
riscattati. Sono le anime verginali preservate in modo speciale dal peccato, e
che formano la parte eletta di quelli che sono stati riscattati dall'Agnello di
Dio. Ad essi appartengono i santi Innocenti: nella loro bocca non s'è trovata
menzogna, essi sono vergini e «uccisi per il Verbo di Dio e gli hanno reso
testimonianza» (IV responsorio del Mattutino) e hanno lavate le loro stole nel
sangue dell'Agnello.
LECTIO
Léctio libri
Apocalýpsis Beáti Joánnis Apóstoli.
Apoc
14:1-5.
In diébus illis:
Vidi supra montem Sion Agnum stantem, et cum eo centum quadragínta quatuor
mília, habéntes nomen ejus, et nomen Patris ejus scriptum in fróntibus suis. Et
audívi vocem de coelo, tamquam vocem aquárum multárum, et tamquam vocem
tonítrui magni: et vocem, quam audívi, sicut citharaedorum citharizántium in
cítharis suis. Et cantábant quasi cánticum novum ante sedem, et ante quátuor
animália, et senióres: et nemo póterat dícere cánticum, nisi illa centum
quadragínta quátuor mília, qui empti sunt de terra. Hi sunt, qui cum muliéribus
non sunt coinquináti: vírgines enim sunt. Hi sequúntur Agnum, quocúmque íerit.
Hi empti sunt ex homínibus primítiae Deo, et Agno: et in ore eórum non est
invéntum mendácium: sine mácula enim sunt ante thronum Dei.
Lettura
del libro dell'Apocalisse del Beato Giovanni Apostolo.
Apoc
14:1-5.
Poi
guardai, e vidi l'Agnello che stava sul monte Sion e con lui
centoquarantaquattromila persone che avevan scritto in fronte il Nome di Lui e
quello del suo Padre. E udii venir dal cielo un suono simile al rumore di molte
acque e al rombo di gran tuono, e il suono che sentivo era come un concerto di
arpisti che suonino i loro strumenti. E cantavano come un cantico nuovo dinanzi
al trono, dinanzi ai quattro viventi e ai vegliardi, cantico che nessuno poteva
imparare, se non quei centoquarantaquattromila riscattati dalla terra: quelli
cioè che non si sono macchiati con donne, essendo vergini. Essi seguono
l'Agnello dovunque vada; essi furon riscattati di mezzo agli uomini, quale primizie
a Dio e all'Agnello; né fu trovata menzogna nella loro bocca; e sono senza
macchia davanti al trono di Dio.
GRADUALE
Ps
123:7-8. Anima
nostra, sicut passer, erépta est de láqueo venántium. ℣. Láqueus contrítus est,
et nos liberáti sumus: adjutórium nostrum in nómine Dómini, qui fecit coelum et
terram.
Ps
123:7-8. L'anima nostra come passero è sfuggita al laccio del cacciatore. ℣. Il
laccio si spezzò, e noi siamo stati liberati. II nostro aiuto è nel nome del
Signore, Egli ha fatto cielo e terra.
Si
dice l'Alleluja con il suo versetto
quando la festa cade di Domenica o si celebra con rito doppio di I classe.
ALLELUJA
Allelúja,
allelúja. Ps 112:1. ℣. Laudáte,
púeri, Dóminum, laudáte nomen Dómini. Allelúja.
Alleluia,
alleluia. Ps 112:1. ℣. Lodate, o bimbi, il Signore; lodate il nome del Signore.
Alleluia.
Il
Tractus non si dice quando è stato
recitato l'Alleluja.
TRACTUS
Ps
78:3; 78:10. Effundérunt
sánguinem sanctórum, velut aquam, in circúitu Jerúsalem. ℣. Et non erat qui
sepelíret. ℣. Víndica, Dómine, sánguinem sanctórum tuórum, qui effúsus est
super terram.
Ps
78:3; 78:10. Hanno sparso come acqua il sangue dei santi intorno a Gerusalemme.
℣. E non v'era chi li seppellisse. ℣.
Vendica, Signore, il sangue dei tuoi santi, che è stato sparso sulla terra.
Nostro
Signore Gesù Cristo, fin dalla sua infanzia, fu perseguitato dagli uomini. Per
essere sicuro di raggiungere il suo fine, il re Erode aveva fatti uccidere
tutti i fanciulli di Betlemme fino ai due anni. Per le madri fu un dolore
grande, e in questo San Matteo vede la realizzazione di una profezia del profeta Geremia, fatta nel tempo della presa di Gerusalemme da parte dei Caldei. I Giudei,
che dovevano essere deportati a Babilonia, furono concentrati in Rama, città a
due ore al nord di Gerusalemme, nell'antico territorio di Beniamino. E per
esprimere quanto grande fosse allora la desolazione del popolo di Dio, il
profeta suppose, con una figura commovente, che Rachele, madre di Beniamino,
uscita in questo momento dal suo sepolcro, che era nelle vicinanze di Betlemme,
pianga i suoi discendenti. Così le madri dei piccoli Innocenti avrebbero pianto
sui loro figli.
EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum
Matthaeum.
Matt
2:13-18.
In illo témpore:
Angelus Dómini appáruit in somnis Joseph, dicens: Surge, et áccipe Púerum et
Matrem ejus, et fuge in Aegýptum, et esto ibi, usque dum dicam tibi. Futúrum
est enim, ut Heródes quaerat Púerum ad perdéndum eum. Qui consúrgens accépit
Púerum et Matrem ejus nocte, et secéssit in Aegýptum: et erat ibi usque ad
óbitum Heródis: ut adimplerétur quod dictum est a Dómino per Prophétam
dicéntem: Ex Aegýpto vocávi Fílium meum. Tunc Heródes videns, quóniam illúsus
esset a Magis, irátus est valde, et mittens occídit omnes púeros, qui erant in
Béthlehem et in ómnibus fínibus ejus, a bimátu et infra, secúndum tempus, quod
exquisíerat a Magis. Tunc adimplétum est, quod dictum est per Jeremíam
Prophetam dicéntem: Vox in Rama audíta est, plorátus et ululátus multus: Rachel
plorans fílios suos, et nóluit consolári, quia non sunt.
Seguito
✠ del santo Vangelo secondo
Matteo.
Matt
2:13-18.
In
quel tempo, (partiti i Magi) ecco un Angelo del Signore apparire a Giuseppe in
sogno e dirgli: Levati, prendi il bambino e sua madre, e fuggi in Egitto; e
resta là finché non t'avviserò, perché Erode cercherà del bambino per farlo
morire. Egli, alzatosi, durante la notte, prese il bambino e la madre di lui e
si ritirò in Egitto, ove stette fino alla morte di Erode, affinché si adempisse
quanto era stato detto dal Signore per il profeta: Dall'Egitto ho richiamato il
mio Figlio. Allora Erode, vedendosi burlato dai Magi, s'irritò grandemente e
mandò ad uccidere tutti i fanciulli maschi che erano in Betlemme e in tutti i suoi
dintorni, dai due anni in giù, secondo il tempo che aveva rilevato dai Magi.
Allora si adempì ciò che era stato detto per bocca del profeta Geremia: Un
grido si è udito in Rama, di gran pianto e lamento: Rachele che piange i figli
suoi, e non vuole esser consolata, perché non ci sono più.
Omelia
di San Girolamo, Prete.
Libro
1 Commento al cap. 2 di Matteo e nella Glossa Ord.
Quando prese il
Bambino e la sua Madre per andare in Egitto, lo prese di notte e nelle tenebre:
perché lasciò nella notte dell'ignoranza gl'increduli dai quali egli
s'allontanò. Quando invece ritorna nella Giudea, nel Vangelo non si parla né di
notte né di tenebre: perché alla fine del mondo i Giudei, ricevendo la fede
figurata in Cristo che ritorna dall'Egitto, saranno nella luce.
Affinché si
adempisse ciò che è stato detto dal Signore per mezzo del Profeta: Dall'Egitto
chiamai il Figlio mio (Os 11:1).
Quelli che negano la verità dei libri Ebraici, dicano dove si legga questo
nella versione dei Settanta. Ma siccome non lo trovano, noi diciamo loro che
ciò è scritto nel profeta Osea, come l'attestano gli esemplari che abbiamo
recentemente pubblicati.
Allora si adempì
quel che era stato detto dal profeta Geremia: Una voce si udì in Rama, pianto e
grande lamento, Rachele che piange i suoi figli (Jer 31:16). Da Rachele nacque Beniamino, nella cui tribù non si
trova Betlemme. Si domanda perciò come mai Rachele piange, quasi suoi, i figli
di Giuda, cioè di Betlemme. Rispondiamo brevemente: perché ella fu sepolta
vicino a Betlemme in Efrata, e che la sua sepoltura le fece dare il nome di
madre (di Betlemme); oppure perché Giuda e Beniamino erano due tribù limitrofe,
ed Erode aveva comandato di uccidere non solo i bambini in Betlemme, ma anche
in tutti i suoi confini.
Omelia
di San Giovanni Crisostomo.
Dall'Omelia
8 su Matteo, prima di metà.
Avendo Giuseppe
udito queste cose, non subì affatto uno scandalo, né disse: Questa cosa è
incerta, ed inoltre ambigua. Tu poco prima dicevi, che salverà il suo popolo,
ed ora neanche se stesso può liberare dai pericoli; ma la fuga ci è necessaria,
ed il viaggio, e la lontana emigrazione. I fatti sono del tutto contrari alle
promesse. Ma nulla di queste affatto oppone: era infatti un uomo di fede; né
chiede con curiosità il tempo del ritorno, che certamente non era stato espresso
con chiarezza dall'Angelo, ma: Stai là, disse, finché ti dirò.
Invero egli
neppure per queste cose divenne più tardo, ma obbedì volentieri, e credette,
sostenendo inoltre ogni tribolazione con gioia. Infatti Iddio misericordioso
mescolò a questi tristi fatti anche alcune cose liete. Che certamente fa ciò in
tutti i santi, che non permette abbiano né continue tribolazioni né gioie; ma
tesse come con ammirabile varietà la vita dei giusti, or con avversità, or con
prosperità. Considera che anche qui lo abbia fatto.
Vedendo difatti
san Giuseppe la Vergine gravida, cadde in massima preoccupazione: ma arrivò
subito l'Angelo, estinguendo rapidamente il timore. Quindi vedendo il bambino
nato, si riempì di grandissima gioia, ma di nuovo anche a questo gaudio
successe un grande pericolo, mentre proprio tutta la città era sconvolta, lo
stesso re era furioso, e cercava di uccidere il bambino. Ma anche a questo
dolore di nuovo seguì un'altra letizia, l'apparizione cioè della stella, e
l'adorazione dei Magi. Dopo anche questa gioia di nuovo un pericolo, e di nuovo
paura. Disse: Erode cerca di uccidere il bambino, ed è necessario fuggire ed
emigrare in parti lontanissime.
Credo
OFFERTORIUM
Ps
123:7. Anima
nostra, sicut passer, erépta est de láqueo venántium: láqueus contrítus est, et
nos liberáti sumus.
Ps
123:7. L'anima nostra come passero è sfuggita al laccio del cacciatore; il
laccio si spezzò e noi fummo liberati.
SECRETA
Sanctórum tuórum,
Dómine, nobis pia non desit orátio: quae et múnera nostra concíliet, et tuam
nobis indulgéntiam semper obtíneat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium
tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia
saecula saeculorum. Amen.
Non ci manchi, o
Signore, la pia preghiera dei tuoi santi, che renda gradita la nostra offerta e
ci ottenga sempre la tua clemenza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo
Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per
tutti i secoli dei secoli. Amen.
Si
fa la commemorazione dell'Ottava di Natale.
Obláta, Dómine,
múnera, nova Unigéniti tui Nativitáte sanctífica: nosque a peccatórum nostrórum
máculis emúnda. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui
tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula
saeculorum. Amen.
Santifica,
o Signore, con la nuova nascita del tuo Unigenito, i doni offerti, e purificaci
dalle macchie dei nostri peccati. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.
PRAEFATIO
DE NATIVITATE DOMINI
Vere dignum et
justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine
sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Quia per incarnáti Verbi mystérium nova
mentis nostrae óculis lux tuae claritátis infúlsit: ut, dum visibíliter Deum
cognóscimus, per hunc in invisibílium amorem rapiámur. Et ideo cum Angelis et
Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis
exércitus hymnum glóriae tuae cánimus, sine fine dicentes: Sanctus, Sanctus,
Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in
excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
È
veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni
luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio:
Poiché mediante il mistero del Verbo incarnato rifulse alla nostra mente un
nuovo raggio del tuo splendore, così che mentre visibilmente conosciamo Dio,
per esso veniamo rapiti all'amore delle cose invisibili. E perciò con gli
Angeli e gli Arcangeli, con i Troni e le Dominazioni, e con tutta la milizia
dell'esercito celeste, cantiamo l'inno della tua gloria, dicendo senza fine:
Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono
pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene
nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.
COMMUNICANTES
DE NATIVITATE DOMINI
Communicántes, et
diem sacratíssimum celebrántes, quo beátae Maríae intemeráta virgínitas huic
mundo édidit Salvatórem: sed et memóriam venerántes, in primis ejúsdem
gloriósae semper Vírginis Maríae, Genitrícis ejúsdem Dei et Dómini nostri Jesu
Christi: sed et beatórum Apostolórum ac Mártyrum tuórum, Petri et Pauli,
Andréae, Jacóbi, Joánnis, Thomae, Jacóbi, Philíppi, Bartholomaei, Matthaei, Simónis
et Thaddaei: Lini, Cleti, Cleméntis, Xysti, Cornélii, Cypriáni, Lauréntii,
Chrysógoni, Joánnis et Pauli, Cosmae et Damiáni: et ómnium Sanctórum tuórum;
quorum méritis precibúsque concédas, ut in ómnibus protectiónis tuae muniámur
auxílio. Per eúndem Christum, Dóminum nostrum. Amen.
Uniti
in una stessa comunione, celebriamo il giorno santissimo nel quale l'intemerata
verginità della beata Maria diede a questo mondo il Salvatore; e veneriamo
anzitutto la memoria della stessa gloriosa sempre Vergine Maria, Madre del
medesimo nostro Dio e Signore Gesù Cristo: e dei tuoi beati Apostoli e Martiri,
Pietro e Paolo, Andrea, Giacomo, Giovanni, Tommaso, Giacomo, Filippo,
Bartolomeo, Matteo, Simone e Taddeo, Lino, Cleto, Clemente, Sisto, Cornelio,
Cipriano, Lorenzo, Crisogono, Giovanni e Paolo, Cosma e Damiano, e di tutti i
tuoi Santi; per i meriti e per le preghiere dei quali concedi che in ogni cosa
siamo assistiti dall'aiuto della tua protezione. Per il medesimo Cristo nostro
Signore. Amen.
COMMUNIO
Matt
2:18. Vox in
Rama audíta est, plorátus, et ululátus: Rachel plorans fílios suos, et nóluit
consolári, quia non sunt.
Matt
2:18. Un grido si è udito in Rama, di gran pianto e lamento: Rachele che piange
i figli suoi, e non vuole esser consolata, perché non ci sono più.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Votíva, Dómine,
dona percépimus: quae Sanctórum nobis précibus, et praeséntis, quaesumus, vitae
páriter et aetérnae tríbue conférre subsídium. Per Dominum nostrum Jesum
Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti
Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Abbiamo
partecipato, o Signore, ai tuoi santi doni: da essi, per le preghiere dei tuoi santi
martiri, venga a noi l'aiuto per la vita presente e per la vita eterna. Per il
nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in
unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Si
fa la commemorazione dell'Ottava di Natale.
Orémus.
Praesta, quaesumus,
omnípotens Deus: ut natus hódie Salvátor mundi, sicut divínae nobis
generatiónis est auctor; ita et immortalitátis sit ipse largítor: Qui tecum
vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum.
Amen.
Preghiamo.
Fa',
Te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che il Salvatore del mondo, oggi nato, come
è l'autore della nostra divina rigenerazione, così ci sia anche datore
dell'immortalità. Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito
Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
CONCLUSIO
℣. Benedicamus
Domino.
℞. Deo gratias.
℣.
Benediciamo il Signore.
℞.
Rendiamo grazie a Dio.
OTTAVA
DEI SANTI INNOCENTI, MARTIRI (4 GENNAIO)
Semplice.
Paramenti rossi.
Si
dice la Santa Messa come nella festa, omettendo la commemorazione dell'Ottava
di Natale. Si dicono il Gloria in excelsis, l'Alleluja con il suo versetto dopo
il Graduale, e l'Ite, missa est in fine della Santa Messa. Non si dicono il Credo
e il Communicantes de Nativitate Domini.