giovedì 6 dicembre 2018

San Nicola, Vescovo e Confessore

Doppio.
Paramenti bianchi.

Nicola nacque a Pàtara in Licia (nell'odierna Turchia), intorno al 270, da illustre famiglia, e i genitori l'impetrarono da Dio colle preghiere. Quanta dovesse essere la santità di questo uomo, apparve fin dalla culla. Infatti, bambino, mentre gli altri giorni prendeva sovente il latte dalla nutrice, il mercoledì e il venerdì lo prendeva una volta sola, e verso sera: e questa abitudine di digiunare la conservò per tutta la vita. Rimasto orfano giovanetto, distribuì ogni suo avere ai poveri. Di lui si racconta questo bell'esempio di cristiana generosità, che non potendo un suo povero concittadino maritare le sue tre figlie nubili e pensando perciò di prostituirle, Nicola, saputa la cosa, di notte, da una finestra, gettò tanto denaro in quella casa, quanto bastava per la dote d'una figlia: cosa che avendo fatto una seconda e terza volta, quelle tre vergini furono maritate a tre onesti uomini.
Consacratosi tutto a Dio, egli partì per la Palestina affin di visitarvi i luoghi santi e venerarli di persona. In questo pellegrinaggio imbarcatosi con un cielo sereno e mare tranquillo, predisse ai marinai terribile tempesta; la quale suscitatasi presto, essendo tutti in sommo pericolo, egli la sedò miracolosamente colle sue preghiere. Ritornato a casa, mentre dava a tutti esempi di singolare santità, dietro avviso di Dio, andò a Myra, capitale della Licia; avendo perduto essa il suo vescovo proprio allora, vi si trovavano radunati i vescovi delle provincie per scegliere il successore. Mentre pertanto deliberavano, furono supernamente avvertiti di eleggere quello che l'indomani sarebbe entrato per primo in chiesa, di nome Nicola. Postisi in osservazione, trovarono alla porta della chiesa Nicola, il quale con somma soddisfazione di tutti fu creato vescovo di Myra. Nell'episcopato risplendé ognora per la castità, che aveva sempre conservata, la gravità, l'assiduità nella preghiera, le veglie, l'astinenza, la liberalità e l'ospitalità, la dolcezza nell'esortare, la severità nel riprendere.
Assisté sempre le vedove e gli orfani con denaro, consiglio ed opera; s'applicò con tanto ardore a sollevare gli oppressi, da liberare perfino tre tribuni condannati, dietro calunnia, dall'imperatore Costantino, i quali, incoraggiati dalla fama dei suoi miracoli, si erano nell'orazione raccomandati a lui, comparendo ancor vivente, sebbene assai distante, all'imperatore e spaventandolo con minacce. Siccome poi egli predicava a Myra, contrariamente all'editto di Diocleziano e Massimiano, la verità della fede cristiana, fu arrestato dai satelliti imperiali, condotto assai lontano, e gettato in carcere (305); dove rimase fino all'imperator Costantino, per cui ordine scarcerato ritornò a Myra (313). Quindi si portò al concilio di Nicea (325); ivi condannò insieme con quei trecentodiciotto Padri l'eresia Ariana. Noto è lo schiaffo che il Santo, secondo la tradizione, avrebbe dato all'eresiarca Ario nell'assise del Concilio Niceno. Donde ritornato al suo vescovado a Myra, di lì a non molto, appressandosi la morte, fissando il cielo e vedendosi venirgli incontro gli Angeli, pronunziando il Salmo: «In te, Signore, ho sperato» (Ps 30:1), e giunto al verso: «Nelle tue mani raccomando lo spirito mio» (Ps 30:6), se ne andò alla patria celeste: era il 6 dicembre del 343. Il suo corpo fu trasportato a Bari nella Puglia (8 maggio 1087), ove è sommamente celebre e venerato.


Statua di San Nicola, Basilica di San Nicola, Bari (Puglia).


INTROITUS
Eccli 45:30. Státuit ei Dóminus testaméntum pacis, et príncipem fecit eum: ut sit illi sacerdótii dignitas in aetérnum. Ps 131:1. Meménto, Dómine, David: et omnis mansuetúdinis ejus. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Státuit ei Dóminus testaméntum pacis, et príncipem fecit eum: ut sit illi sacerdótii dignitas in aetérnum.

Eccli 45:30. Il Signore stabilì per lui un patto di pace, e lo costituì principe, affinché possedesse in eterno la dignità sacerdotale. Ps 131:1. Ricòrdati, o Signore, di David e di tutta la sua sollecitudine. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Il Signore stabilì per lui un patto di pace, e lo costituì principe, affinché possedesse in eterno la dignità sacerdotale.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui beátum Nicoláum Pontíficem innúmeris decorásti miráculis: tríbue, quaesumus; ut ejus méritis et précibus a gehénnae incéndiis liberémur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che hai esaltato il beato vescovo Nicola con innumerevoli miracoli; concedici, te ne preghiamo, che per i suoi meriti e le sue preghiere siamo liberati dalle fiamme dell'inferno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.

Nostro Signore Gesù Cristo compì il suo sacrificio fuori di Gerusalemme, cioè fuori dell'antico sistema teocratico giudaico. Per partecipare a questo sacrificio occorre dunque rinunciare a tutte le pratiche giudaiche e unirsi agli atti del sacerdozio, che i sacerdoti esercitano nel nome di Nostro Signore Gesù Cristo, che è il grande Pontefice della nuova Legge.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Hebraeos.
Hebr 13:7-17.
Fratres: Mementóte praepositórum vestrórum, qui vobis locúti sunt verbum Dei: quorum intuéntes éxitum conversatiónis, imitámini fidem. Jesus Christus heri et hódie: ipse et in saecula. Doctrínis váriis et peregrínis nolíte abdúci. Optimum est enim grátia stabilíre cor, non escis, quae non profuérunt ambulántibus in eis. Habémus altáre, de quo édere non habent potestátem, qui tabernáculo deserviunt. Quorum enim animálium infértur sanguis pro peccáto in Sancta per pontíficem, horum córpora cremántur extra castra. Propter quod et Jesus, ut sanctificáret per suum sánguinem pópulum, extra portam passus est. Exeámus ígitur ad eum extra castra, impropérium ejus portántes. Non enim habémus hic manéntem civitátem, sed futúram inquírimus. Per ipsum ergo offerámus hóstiam laudis semper Deo, id est fructum labiórum confiténtium nómini ejus. Beneficéntiae autem et communiónis nolíte oblivísci: tálibus enim hóstiis promerétur Deus. Oboedíte praepósitis vestris et subjacéte eis. Ipsi enim pervígilant, quasi ratiónem pro animábus vestris redditúri.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo apostolo agli Ebrei.
Hebr 13:7-17.
Fratelli: Ricordatevi dei vostri pastori che vi annunziarono la parola di Dio: considerando l'esito della loro vita, imitatene la fede. Gesù Cristo ieri e oggi, egli anche in eterno. Non vi lasciate fuorviare da dottrine varie e peregrine, perché val meglio confermare il cuore mediante la grazia, che non mangiando carni (di vittime immolate) che nulla giovarono a chi vi si attenne. Noi abbiamo un altare di cui non possono mangiare (la vittima ivi offerta) quelli che servono nel Tabernacolo (giudaico). Siccome i corpi di quegli animali, il cui sangue è dal pontefice portato nel Santuario come offerta per il peccato, son bruciati fuori degli alloggiamenti;  per questo appunto anche Gesù, per santificare col suo sangue il popolo, patì fuori della porta della città. Usciamo adunque dagli alloggiamenti per andare a lui, portando la sua ignominia; perché non abbiamo quaggiù città stabile, ma andiamo cercando la futura. Per mezzo di lui adunque offriamo sempre a Dio il sacrificio di lode, cioè il frutto delle labbra che celebrano il suo nome. E non vi dimenticate della beneficenza e della liberalità perché con tali vittime si rende propizio Dio. Obbedite ai vostri superiori e state loro sottomessi, perché essi vigilano, dovendo rendere conto delle anime vostre.

GRADUALE
Ps 88:21-23. Invéni David servum meum, óleo sancto meo unxi eum: manus enim mea auxiliábitur ei, et bráchium meum confortábit eum. ℣. Nihil profíciet inimícus in eo, et fílius iniquitátis non nocébit ei.

Ps 88:21-23. Ho trovato Davide, mio servo; l'ho unto col mio santo olio; perciò la mia mano lo aiuterà e il mio braccio gli darà vigore. ℣. Il nemico non lo soverchierà, né il figlio dell'iniquità gli potrà nuocere.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 91:13. ℣. Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 91:13. ℣. Il giusto fiorirà come palma, crescerà come un cedro del Libano. Alleluia.

Il Santo Pontefice (Vescovo), oggi festeggiato, anziché conservare improduttivi i talenti affidatigli da Dio, li ha fatti fruttificare. Per questo Dio si felicita con lui e gli dà in cambio la felicità celeste.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 25:14-23.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis parábolam hanc: Homo péregre proficíscens vocávit servos suos, et trádidit illis bona sua. Et uni dedit quinque talénta, álii autem duo, álii vero unum, unicúique secúndum própriam virtútem, et proféctus est statim. Abiit autem, qui quinque talénta accéperat, et operátus est in eis, et lucrátus est ália quinque. Simíliter et, qui duo accéperat, lucrátus est ália duo. Qui autem unum accéperat, ábiens fodit in terram, et abscóndit pecúniam dómini sui. Post multum vero témporis venit dóminus servórum illórum, et pósuit ratiónem cum eis. Et accédens qui quinque talénta accéperat, óbtulit ália quinque talénta, dicens: Dómine, quinque talénta tradidísti mihi, ecce, ália quinque superlucrátus sum. Ait illi dóminus ejus: Euge, serve bone et fidélis, quia super pauca fuísti fidélis, super multa te constítuam: intra in gáudium dómini tui. Accessit autem et qui duo talénta accéperat, et ait: Dómine, duo talénta tradidísti mihi, ecce, alia duo lucrátus sum. Ait illi dóminus ejus: Euge, serve bone et fidélis, quia super pauca fuísti fidélis, super multa te constítuam: intra in gáudium dómini tui.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 25:14-23.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: Un uomo, partendo per un paese lontano, chiamò i servi, e consegnò loro i suoi beni: a uno diede cinque talenti, all'altro due, ad un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e subito partì. Tosto colui, che aveva ricevuto cinque talenti, andò a negoziarli e ne guadagnò altri cinque. Similmente quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Ma colui che ne aveva ricevuto uno andò a fare una buca nella terra e vi nascose il danaro del suo padrone. Or molto tempo dopo ritornò il padrone di quei servi, e li chiamò a render conto. E venuto quello che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque dicendo: Signore, me ne desti cinque, ecco ne ho guadagnati altri cinque. E il padrone a lui: Bene, servo buono e fedele, perché sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; entra nella gioia del tuo Signore. E presentatosi l'altro che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, me ne hai affidati due; eccone guadagnati altri due. E il padrone a lui: Bene, servo buono e fedele, perché sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto: entra nella gioia del tuo Signore.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 9 sui Vangeli.
La lettura del santo Vangelo, fratelli carissimi, ci avverte di considerare diligentemente che noi, che abbiamo ricevuto in questo mondo più degli altri, saremo poi giudicati più severamente dall'autore del mondo. Infatti più i doni sono numerosi, e tanto più grande è il conto che bisogna renderne. Le grazie dunque che si ricevono, devono rendere ciascuno tanto più umile e più pronto a servire a Dio, quanto più si vide obbligato a renderne conto. Ecco un uomo che, nel mettersi in viaggio, chiama i suoi servi e divide tra loro i talenti da far fruttare. Ma dopo molto tempo ritorna per chiederne conto, e ricompensa del guadagno fatto coloro che li hanno impiegati bene, mentre condanna il servo che fu negligente nel farli fruttare.
Chi è dunque quest'uomo che si mette in viaggio, se non il nostro Redentore che, col corpo che aveva preso, se ne andò in cielo? La terra è infatti il luogo proprio della carne; ed essa è comò condotta a mettersi in viaggio quando dal nostro Redentore viene portata in cielo. Ma, come quest'uomo, egli, prima di mettersi in viaggio, consegnò ai suoi servi i propri beni, perché concesse ai suoi fedeli dei doni spirituali. E ad uno diede cinque talenti, ad un altro due, ad un altro uno. Cinque sono infatti i sensi del corpo, cioè: la vista, l'udito, il gusto, l'odorato e il tatto. Con i cinque talenti dunque viene rappresentato il dono dei cinque sensi, cioè la conoscenza delle cose esteriori; con i due talenti invece vengono indicati l'intelletto e l'azione; con l'unico talento infine si indica soltanto l'intelletto.
Mira colui che aveva ricevuto cinque talenti ne guadagnò altri cinque: perché ci sono alcuni che, pur non riuscendo a penetrare le profondità mistiche, tuttavia in vista della patria celeste insegnano, per quanto possono, la rettitudine; dagli stessi talenti esteriori che hanno ricevuto ne ricavano il doppio; e mentre proteggono sé stessi dall'insolenza della carne, dalla corruzione delle cose terrene e dai piaceri delle cose visibili, distolgono da esse con l'esortazione anche gli altri. Ci sono pure alcuni che, quasi arricchiti di due talenti, ricevono il dono dell'intelletto e dell'azione, comprendono le sottigliezze interiori e operano meraviglie all'esterno; e mentre predicano agli altri con l'intelligenza e l'azione, riportano quasi un doppio guadagno dalla loro attività.

OFFERTORIUM
Ps 88:25. Véritas mea et misericórdia mea cum ipso: et in nómine meo exaltábitur cornu ejus.

Ps 88:25. Con lui staranno la mia fedeltà e la mia misericordia, e s'innalzerà nel mio Nome la sua forza.

SECRETA
Sanctífica, quaesumus, Dómine Deus, haec múnera, quae in solemnitáte sancti Antístitis tui Nicolái offérimus: ut per ea vita nostra inter advérsa et próspera úbique dirigátur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Signore Iddio, santifica questi doni, a te offerti nella festa del tuo vescovo san Nicola; affinché, in grazia di essi, la nostra vita proceda sempre rettamente, sia tra le cose prospere, sia tra le avverse. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Ps 88:36-38. Semel jurávi in sancto meo: Semen ejus in aetérnum manebit, et sedes ejus sicut sol in conspéctu meo, et sicut luna perfécta in aetérnum, et testis in coelo fidélis.

Ps 88:36-38. Questo giurai sulla mia santità: la stirpe di lui durerà in eterno e il suo trono quanto il sole dinanzi a me; perdurerà come la luna e come i cieli sarà stabile in perpetuo.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Sacrifícia, quae súmpsimus, Dómine, pro solemnitáte sancti Pontíficis tui Nicolái, sempitérna nos protectióne consérvent. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Signore, i misteri ricevuti nella celebrazione della solennità del santo vescovo tuo Nicola ci conservino con perenne protezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.