Doppio di II
classe.
Paramenti rossi.
L'apostolo
Tommaso, detto anche Didimo (cioè gemello), era Galileo, e, dopo aver ricevuto
lo Spirito Santo, andò a predicare il Vangelo di Cristo in molte provincie:
insegnò i precetti della fede e della vita cristiana ai Parti, ai Medi, ai
Persiani, agli Ircani e ai Battriani. Da ultimo portandosi agli Indiani, li
istruì nella religione cristiana. Infine, per la santità della sua vita e
dottrina, e per la grandezza dei suoi miracoli, avendo suscitata l'ammirazione
di tutti verso di lui e l'amore a Gesù Cristo, il re di quella regione, zelante
adoratore degli idoli, si accese ancor più d'ira: onde il santo, condannato a
morte e trapassato da dardi, a Calamina (odierna Mylapore, sobborgo di
Chennai-Madras) illustrò così il suo apostolato colla corona del martirio, il 3
luglio 72. Sul luogo del suo martirio e sepolcro vi è ancora una croce con un'iscrizione
in antico persiano del VII secolo. Da questo sepolcro le reliquie del santo
Apostolo, come affermano gli stessi Atti di San Tommaso e poi, verso la fine
del IV secolo, il siriano Sant'Efrem, erano state trafugate e trasferite ad
Edessa, nella Mesopotamia, probabilmente già dal 230. Successivamente furono traslate
sull'isola greca di Chios; dipoi trafugate da tre galee ortonesi, raggiunsero
ad Ortona, nell'Abruzzo, il 6 settembre 1258.
Nella
Santa Messa di San Tommaso la liturgia ci ricorda che gli Apostoli sono il
fondamento della Santa Chiesa, della quale Nostro Signore Gesù Cristo è la
pietra angolare (Epistola); è per questo motivo che le loro feste un tempo
erano paragonabili alla domenica. L'Evangelium ci richiama la scena così
celebre avvenuta nel Cenacolo, dopo la Risurrezione del Salvatore. San Tommaso
dubitava, e fu solo quando Nostro Signore Gesù Cristo gli fece mettere un dito
nelle sue piaghe, che, passando improvvisamente dall'incredulità alla fede più
ardente, gridò «Dominus meus et Deus
meus - Mio Signore e mio Dio». Questo dito, ci dice un Padre della Chiesa,
è diventato maestro del mondo, perché ha rivelato la realtà della carne di
Nostro Signore Gesù Cristo. Crediamo, dunque, al grande mistero del Verbo
Incarnato, che ben presto si manifesterà al mondo.
Il
nome di San Tommaso è presente nel Canone della Santa Messa (I elenco). Durante
il Santo Sacrificio della Messa, all'Elevazione dell'Ostia consacrata da
parte del sacerdote, ripetiamo con San Tommaso, «Dominus meus et Deus meus - Mio Signore e mio Dio». Papa San Pio X
ha arricchito questa pratica di alcune indulgenze: un'indulgenza
di 7 anni a chi contempla con fede, pietà e amore la Santa Ostia, dicendo
quanto sopra; inoltre a chi lo farà ogni giorno, è accordata un'indulgenza plenaria una volta alla
settimana, purché confessato e comunicato preghi secondo le intenzioni del
Sommo Pontefice (Preces et pia Opera n. 107). La doppia elevazione dell'Ostia
e del calice ci richiama alla reale separazione del Corpo e del Sangue di
Nostro Signore Gesù Cristo sulla Croce.
Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, L'incredulità di San Tommaso, Bildergalerie Sanssouci, Potsdam, Germania, 1600-1601. |
INTROITUS
Ps
138:17. Mihi
autem nimis honoráti sunt amíci tui, Deus: nimis confortátus est principatus
eórum. Ps 138:1-2. Dómine, probásti
me et cognovísti me: tu cognovísti sessiónem meam et resurrectiónem meam. ℣.
Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et
nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Mihi autem nimis honoráti sunt
amíci tui, Deus: nimis confortátus est principatus eórum.
Ps
138:17. I tuoi amici, o Dio, sono sommamente onorati; veramente forte è diventato
il loro principato. Ps 138:1-2. Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci
quando siedo e quando sorgo. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito
Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. I
tuoi amici, o Dio, sono sommamente onorati; veramente forte è diventato il loro
principato.
Gloria
ORATIO
Orémus.
Da nobis, quaesumus,
Dómine, beáti Apóstoli tui Thomae solemnitátibus gloriári: ut ejus semper et
patrocíniis sublevémur; et fidem cóngrua devotióne sectémur. Per Dominum
nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate
Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Concedici,
o Signore, te ne preghiamo, di gloriarci della festa del tuo beato Apostolo
Tommaso, affinché possiamo sempre dalla sua protezione essere confortati, e con
devozione conveniente ne seguiamo la fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Si
fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.
I
Cristiani sono i familiari di Dio e le pietre viventi, inserite in quel
maestoso edificio che è la Santa Chiesa, fondata da Nostro Signore Gesù Cristo,
sui dodici Apostoli.
LECTIO
Léctio Epístolae Beáti
Pauli Apóstoli ad Ephésios.
Ephes
2:19-22.
Fratres: Jam non estis
hóspites et ádvenae: sed estis cives sanctórum et doméstici Dei: superaedificáti
super fundaméntum Apostolórum et Prophetárum, ipso summo angulári lápide
Christo Jesu: in quo omnis aedificátio constrúcta crescit in templum sanctum in
Dómino, in quo et vos coaedificámini in habitáculum Dei in Spíritu.
Lettura
dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo agli Efesini.
Ephes
2:19-22.
Fratelli:
Voi dunque non siete più ospiti e estranei; ma concittadini dei santi, e membri
della famiglia di Dio, edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti,
essendo lo stesso Cristo Gesù la prima pietra angolare, sopra di cui tutto
l'edificio ben costruito s'innalza in tempio santo del Signore, sopra del quale
anche voi siete insieme edificati, per divenire, mediante lo Spirito, dimora di
Dio.
GRADUALE
Ps
138:17-18. Nimis
honorati sunt amíci tui, Deus: nimis confortátus est principátus eórum. ℣.
Dinumerábo eos, et super arénam multiplicabúntur.
Ps
138:17-18. I tuoi amici, o Dio, sono sommamente onorati; veramente forte è
diventato il loro principato. ℣. Se vorrò contarli, saranno più numerosi
dell'arena.
ALLELUJA
Allelúja,
allelúja. Ps 32:1. ℣. Gaudéte, justi,
in Dómino: rectos decet collaudátio. Allelúja.
Alleluia,
alleluia. Ps 32:1. ℣. Esultate, o giusti, nel Signore, ai buoni si addice la
lode. Alleluia.
«La
divina Provvidenza, dice San Gregorio Magno, ha tutto disposto in modo
ammirabile, sì che questo discepolo, con il suo dubitare finché non ebbe
toccate le ferite del corpo del suo Maestro, risanò in noi le ferite dell'incredulità.
Poiché, vedendo lui tornare alla fede toccando le ferite di Cristo, il nostro
spirito depone ogni dubbio e si fortifica nella fede» (Mattutino).
EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum
Joánnem.
Joann
20:24-29.
In illo témpore:
Thomas, unus ex duódecim, qui dícitur Dídymus, non erat cum eis, quando venit
Jesus. Dixérunt ergo ei alii discípuli: Vídimus Dóminum. Ille autem dixit eis:
Nisi vídero in mánibus ejus fixúram clavórum, et mittam dígitum meum in locum
clavórum, et mittam manum meam in latus ejus, non credam. Et post dies octo,
íterum erant discípuli ejus intus, et Thomas cum eis. Venit Jesus jánuis
clausis, et stetit in médio, et dixit: Pax vobis. Deinde dicit Thomae: Infer
dígitum tuum huc, et vide manus meas, et affer manum tuam, et mitte in latus
meum: et noli esse incrédulus, sed fidélis. Respóndit Thomas et dixit ei:
Dóminus meus et Deus meus. Dixit ei Jesus: Quia vidisti me, Thoma, credidísti:
beáti, qui non vidérunt, et crediderunt.
Seguito
✠ del santo Vangelo secondo
Giovanni.
Joann
20:24-29.
In
quel tempo, uno dei dodici, Tommaso, detto Didimo, non era con i discepoli
quando venne Gesù. Allora gli altri discepoli gli dissero: Abbiamo visto il
Signore. Ma egli rispose: Se non vedo nelle sue mani la ferita dei chiodi, e non
metto il mio dito nel posto dei chiodi e la mia mano nel suo costato, non
crederò. Otto giorni dopo, i discepoli erano di nuovo in casa, e con loro anche
Tommaso. Entrò Gesù, a porte chiuse, e stette in mezzo a loro e disse: La pace
sia con voi. Poi, rivolto a Tommaso: Metti qua il tuo dito, guarda le mie mani:
avvicinati con la mano e mettila nel mio costato, e non essere incredulo, ma
credente. Gli rispose Tommaso: Signore mio e Dio mio! E Gesù gli disse: Tu hai
creduto, Tommaso, perché mi hai veduto; beati coloro che non hanno visto,
eppure hanno creduto.
Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 26 sui Vangeli, dopo la metà.
Che cosa, fratelli carissimi, che cosa pensate di ciò? Credete forse, che sia accaduto per caso che quel discepolo eletto (dal Signore) fosse allora assente, poi, tornato, udisse, udendo dubitasse, dubitando palpasse, palpando credesse? No, non avvenne ciò per caso, ma per divina disposizione. E la divina bontà ha condotto tutto in maniera mirabile, affinché quel discepolo, dubitando e palpando così le ferite del corpo del suo maestro, guarisse in noi le piaghe dell'incredulità. Infatti ha giovato più l'incredulità di Tommaso alla nostra fede, che la fede degli altri discepoli già convinti; perché vedendo ch'egli è ricondotto alla fede palpando, la nostra mente rigetta ogni dubbio, e si fortifica nella fede.
E così il Signore permise che dopo la sua risurrezione un discepolo dubitasse, senza però abbandonarlo nel dubbio; come già prima della sua nascita aveva voluto che Maria avesse uno sposo, senza cessare però d'essere vergine. Per tal modo dunque quel discepolo dubitando e palpando, divenne testimone della vera risurrezione, come lo sposo della madre (di Dio) era stato custode della sua purissima verginità. Palpò dunque ed esclamò: Signor mio e Dio mio! E Gesù gli dice: Perché mi hai visto, hai creduto (Joann 20:28). Ora dicendo l'Apostolo Paolo: La fede è il fondamento delle cose che si sperano, la dimostrazione delle cose che non si vedono (Hebr 11:1), è chiaro e certo che la fede è la dimostrazione di quelle cose che non possono vedersi. Infatti le cose che si vedono, non sono più oggetto della fede, ma della conoscenza.
Perché dunque si dice a Tommaso allorché ebbe visto e palpato: Perché m'hai visto, hai creduto (Joann 20:28)? Ma egli vide una cosa, e ne credé un'altra. Infatti un uomo mortale non può vedere la divinità. Egli vide dunque Gesù uomo, ma lo confessò Dio, dicendo: Signor mio e Dio mio! (Joann 20:28). Vedendo quindi credé, perché considerando la sua vera umanità, proclamò la sua Divinità, che non poteva vedere. Consola assai ciò che segue: Beati quelli che non hanno visto, eppure hanno creduto (Joann 20:29). Questa sentenza è indirizzata specialmente a noi, i quali, non avendolo visto nella carne, lo riteniamo nell'anima. Siamo designati noi, se però le nostre opere sono conformi alla nostra fede. Infatti, crede veramente colui il quale mette in pratica ciò che crede.
Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 26 sui Vangeli, dopo la metà.
Che cosa, fratelli carissimi, che cosa pensate di ciò? Credete forse, che sia accaduto per caso che quel discepolo eletto (dal Signore) fosse allora assente, poi, tornato, udisse, udendo dubitasse, dubitando palpasse, palpando credesse? No, non avvenne ciò per caso, ma per divina disposizione. E la divina bontà ha condotto tutto in maniera mirabile, affinché quel discepolo, dubitando e palpando così le ferite del corpo del suo maestro, guarisse in noi le piaghe dell'incredulità. Infatti ha giovato più l'incredulità di Tommaso alla nostra fede, che la fede degli altri discepoli già convinti; perché vedendo ch'egli è ricondotto alla fede palpando, la nostra mente rigetta ogni dubbio, e si fortifica nella fede.
E così il Signore permise che dopo la sua risurrezione un discepolo dubitasse, senza però abbandonarlo nel dubbio; come già prima della sua nascita aveva voluto che Maria avesse uno sposo, senza cessare però d'essere vergine. Per tal modo dunque quel discepolo dubitando e palpando, divenne testimone della vera risurrezione, come lo sposo della madre (di Dio) era stato custode della sua purissima verginità. Palpò dunque ed esclamò: Signor mio e Dio mio! E Gesù gli dice: Perché mi hai visto, hai creduto (Joann 20:28). Ora dicendo l'Apostolo Paolo: La fede è il fondamento delle cose che si sperano, la dimostrazione delle cose che non si vedono (Hebr 11:1), è chiaro e certo che la fede è la dimostrazione di quelle cose che non possono vedersi. Infatti le cose che si vedono, non sono più oggetto della fede, ma della conoscenza.
Perché dunque si dice a Tommaso allorché ebbe visto e palpato: Perché m'hai visto, hai creduto (Joann 20:28)? Ma egli vide una cosa, e ne credé un'altra. Infatti un uomo mortale non può vedere la divinità. Egli vide dunque Gesù uomo, ma lo confessò Dio, dicendo: Signor mio e Dio mio! (Joann 20:28). Vedendo quindi credé, perché considerando la sua vera umanità, proclamò la sua Divinità, che non poteva vedere. Consola assai ciò che segue: Beati quelli che non hanno visto, eppure hanno creduto (Joann 20:29). Questa sentenza è indirizzata specialmente a noi, i quali, non avendolo visto nella carne, lo riteniamo nell'anima. Siamo designati noi, se però le nostre opere sono conformi alla nostra fede. Infatti, crede veramente colui il quale mette in pratica ciò che crede.
Credo
OFFERTORIUM
Ps
18:5. In omnem
terram exívit sonus eórum: et in fines orbis terrae verba eórum.
Ps
18:5. In tutto il mondo si è diffusa la loro voce, e la loro parola fino ai
confini della terra.
SECRETA
Débitum tibi,
Dómine, nostrae réddimus servitútis, supplíciter exorántes: ut, suffrágiis
beáti Thomae Apóstoli, in nobis tua múnera tueáris, cujus honoránda confessióne
laudis tibi hóstias immolámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula
saeculorum. Amen.
O
Signore, ti rendiamo l'omaggio della nostra sudditanza, umilmente supplicandoti
di custodire in noi i tuoi doni, per intercessione del beato Tommaso Apostolo,
nel cui onore a te immoliamo questa ostia di lode. Per il nostro Signore Gesù
Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito
Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Si
fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.
PRAEFATIO
DE APOSTOLIS
Vere dignum et
justum est, aequum et salutáre: Te, Dómine, supplíciter exoráre, ut gregem
tuum, Pastor aetérne, non déseras: sed per beátos Apóstolos tuos contínua
protectióne custódias. Ut iísdem rectóribus gubernétur, quos óperis tui
vicários eídem contulísti praeésse pastóres. Et ídeo cum Angelis et
Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis
exércitus hymnum glóriae tuae cánimus, sine fine dicéntes: Sanctus, Sanctus,
Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in
excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
È
veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza innalzare a
te, Signore, la nostra preghiera. Ti supplichiamo, Pastore eterno: non
abbandonare il tuo gregge, ma per mezzo dei tuoi Santi Apostoli custodiscilo e
proteggilo sempre. Continui ad essere governato da quelli che tu stesso hai
eletto vicari dell'opera tua, e hai costituito pastori. E noi, uniti agli
Angeli e agli Arcangeli, ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori
celesti, cantiamo con voce incessante l'inno della tua gloria: Santo, Santo,
Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua
gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del
Signore. Osanna nell'alto dei cieli.
COMMUNIO
Joann
20:27. Mitte
manum tuam, et cognósce loca clavórum: et noli esse incrédulus, sed fidélis.
Joann
20:27. Avvicina la tua mano, osserva i fori dei chiodi; e non essere incredulo,
ma credente.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Adésto nobis,
miséricors Deus: et, intercedénte pro nobis beáto Thoma Apóstolo, tua circa nos
propitiátus dona custódi. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui
tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula
saeculorum. Amen.
Preghiamo.
O
Dio misericordioso, sii a noi vicino, e per intercessione del beato Tommaso Apostolo,
benigno conserva in noi i tuoi doni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio,
che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i
secoli dei secoli. Amen.
Si
fa la commemorazione della Feria con le Orazioni della Domenica precedente.
Se
questa festa cade in un giorno delle Quattro Tempora, si fa la commemorazione
della feria delle Quattro Tempora, di cui si legge in fine il Vangelo.