lunedì 11 febbraio 2019

Apparizione della Beata Vergine Maria Immacolata a Lourdes

Doppio maggiore.
Paramenti bianchi.

Quattro anni dopo la definizione dommatica dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, sulla sponda del fiume Gave presso il borgo di Lourdes, nella diocesi di Tarbes in Francia, la stessa Vergine si fece vedere diciotto volte, dall'11 febbraio al 16 luglio 1858, nell'insenatura di una roccia nella grotta di Massabielle a una fanciulla di quattordici anni chiamata volgarmente Bernadette (dalla famiglia Soubirous), davvero poverissima ma ingenua e pia. La Vergine Immacolata appariva di aspetto giovane e benevolo, ricoperta di una veste e di un velo bianchi come la neve, e cinta di una fascia celeste; una rosa d'oro ne adornava i piedi nudi.
Apparizione della Beata Vergine Immacolata a Lourdes.
Il primo giorno dell'apparizione, che fu l'11 febbraio dell'anno 1858, la Beata Vergine Maria insegnò alla fanciulla a far bene e con pietà il segno della croce e, facendo scorrere nella mano la corona che prima le pendeva dal braccio, l'eccitò, col suo esempio, alla recita del Santo Rosario: cosa che ripeté pure nelle altre apparizioni. Ma il secondo giorno dell'apparizione (14 febbraio 1858), la fanciulla, temendo, nella semplicità del suo cuore, un'insidia diabolica, gettò sulla Vergine dell'acqua benedetta; ma la Beata Vergine, dolcemente sorridendo, le si mostrò con volto ancor più benevolo. Nella terza apparizione (18 febbraio 1858), poi invitò la fanciulla alla grotta per quindici giorni. D'allora le parlò più spesso, e la esortò a pregare per i peccatori, a baciar la terra e a far penitenza; quindi le ordinò di dire ai sacerdoti che edificassero ivi una cappella, e che vi si venisse alla stessa guisa con solenni processioni. Di più le ordinò di bere dell'acqua della fonte, che era ancora nascosta sotto la sabbia ma sarebbe subito sgorgata, e di lavarsi con essa. Finalmente nella festa dell'Annunciazione, nel corso della sedicesima apparizione (25 marzo 1858), domandando la fanciulla istantemente il nome di lei, che s'era degnata di apparirle tante volte, la Vergine, portate le mani sul petto ed alzati gli occhi al cielo, rispose in dialetto guascone: «Que soy era Immaculada Councepciou», in italiano: «Io sono l'Immacolata Concezione».
Crescendo la fama dei benefizi, che si asseriva aver ricevuto i fedeli nella sacra grotta, aumentò ogni dì sempre più il concorso degli uomini attirati alla grotta dalla venerazione del luogo. Ond'è che il vescovo di Tarbes, mons. Bertrand-Sévère Mascarou-Laurence, mosso dalla fama dei prodigi e dal candore della fanciulla, quattro anni dopo le cose narrate, il 18 gennaio 1862, dopo giuridica inquisizione dei fatti, riconobbe con sua sentenza, che i caratteri dell'apparizione erano soprannaturali, e permise nella stessa grotta il culto alla Beata Vergine Immacolata. Il 4 agosto 1864, lo stesso vescovo di Tarbes prese parte alla prima solenne processione alla grotta di Massabielle, ove benedisse una statua della Beata Vergine Maria (opera dello scultore Joseph-Hugues Fabisch) che fu collocata nella nicchia delle apparizioni.
Effigie della Beata Vergine Maria nella nicchia della grotta delle apparizioni.
Subito vi si edificò una primitiva cappella (attuale Cripta), che fu inaugurata il 19 maggio 1866; nello stesso anno, vennero avviati i lavori per l'edificazione della Basilica dell'Immacolata Concezione (attuale Basilica Superiore). Tale basilica, in stile gotico duecentesco, costruita sullo strapiombo roccioso sovrastante la grotta delle apparizioni, fu benedetta il 15 agosto 1871 e consacrata il 2 luglio 1876. Da quel giorno sono quasi innumerevoli le folle di fedeli che vi accorrono ogni anno per ragione di voto e di supplica dalla Francia, dal Belgio, dall'Italia, dalla Spagna e da altre regioni d'Europa e fin dalle lontane Americhe, e il nome dell'Immacolata di Lourdes diviene celebre in tutto l'universo. L'acqua della fontana, portata in tutte le parti del mondo, rende la sanità agli infermi. E l'orbe cattolico, veramente riconoscente di tanti benefici, vi ha eretto intorno meravigliosi monumenti sacri. Innumerevoli vessilli, mandati là dalle città e dai popoli quali testimoni dei benefici ricevuti, formano una decorazione meravigliosa al tempio della Vergine. In questa sua quasi dimora la Vergine Immacolata è venerata continuamente: di giorno con preghiere, canti religiosi e altre solenni funzioni; di notte invece con quelle sacre processioni nelle quali turbe pressoché infinite di pellegrini con ceri e faci accesi sfilano cantando le lodi della Beata Vergine.
A tutti è noto come questi pellegrinaggi abbiano ravvivato la fede in questo secolo pieno di freddezza, abbiano incoraggiato a professare la legge cristiana, ed abbiano mirabilmente accresciuto il culto alla Vergine Immacolata. In questa meravigliosa manifestazione di fede il popolo cristiano ha per duci i sacerdoti, che conducono là le loro popolazioni. Gli stessi vescovi si recano spesso a questo santuario, presiedono ai pellegrinaggi, e assistono alle feste più solenni. Né è troppo raro vedere accorrervi come umili pellegrini gli stessi principi della Chiesa Romana vestiti della porpora. A loro volta, i Romani Pontefici, nella loro devozione verso l'Immacolata di Lourdes, arricchirono il sacro tempio di favori i più insigni. Il sommo Pontefice Pio IX l'onorò di sante indulgenze, del privilegio di un'arciconfraternita e del titolo di Basilica minore (sin dal 1874); e volle che la statua della Madre di Dio, che vi si venera, fosse incoronata con solenne rito dal suo nunzio apostolico in Francia. Il sommo Pontefice Leone XIII poi le conferì innumerevoli benefizi, concesse l'indulgenza in forma di giubileo nel venticinquesimo dell'Apparizione e incoraggiò colla sua autorità e parola i pellegrinaggi. Sotto il suo pontificato, nel 1883, si avviarono i lavori per l'edificazione di una nuova Basilica sotto il titolo di Nostra Signora del Rosario (attuale Basilica Inferiore), opera dell'architetto Léopold Amédée Hardy, che fu ultimata il 7 agosto 1889 e consacrata solennemente dal Card. Benoît-Marie Langénieux, Arcivescovo di Reims, a nome del sommo Pontefice, il 6 ottobre 1901. Inoltre, lo stesso sommo Pontefice coronò la molteplicità di questi privilegi concedendo benignamente, a preghiera di moltissimi vescovi, di celebrare una festa solenne sotto il titolo dell'Apparizione della Beata Vergine Maria Immacolata con Ufficio proprio e Santa Messa propria. Finalmente il sommo Pontefice San Pio X nella sua pietà verso la Madre di Dio, e per assecondare i voti di moltissimi vescovi, estese la stessa festa alla Chiesa universale.

André Gorse, Montagna del Rosario e Cappella a Lourdes, Biblioteca di Tolosa, Francia, XIX sec.

La festa odierna ci ricorda dunque il trionfo di Maria Santissima sul serpente infernale. Come la donna vista da San Giovanni Apostolo «rivestita di sole, con la luna sotto i piedi e una corona di dodici stelle sulla testa», la Vergine di Lourdes appare rivestita di una veste e di un velo bianchi come la neve, di una cintura celeste e reca sui piedi nudi una rosa d'oro, altrettanti simboli del suo amore verginale. La Santa Vergine esorta alla penitenza gli infelici figli di Eva, che non sono stati come lei preservati dal peccato. Soltanto il giorno dell'Annunciazione la Vergine Santa dichiara il suo nome, volendo dimostrare che in vista dell'Incarnazione Dio le ha accordato «l'esenzione dal peccato originale». Ricordando che Maria Santissima è «l'arca della nuova alleanza», ricorriamo con fiducia a Colei che, «piena di grazia, viene a visitare la nostra terra per moltiplicare in noi i doni delle sue ricchezze».


INTROITUS
Apoc 21:2. Vidi civitátem sanctam, Jerúsalem novam, descendéntem de coelo a Deo, parátam sicut sponsam ornátam viro suo. Ps 44:2. Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Vidi civitátem sanctam, Jerúsalem novam, descendéntem de coelo a Deo, parátam sicut sponsam ornátam viro suo.

Apoc 21:2. Vidi la Città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal Cielo da presso Dio, abbigliata come una sposa ornata per il suo sposo. Ps 44:2. Vibra nel mio cuore un ispirato pensiero mentre al Sovrano canto il mio poema. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Vidi la Città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal Cielo da presso Dio, abbigliata come una sposa ornata per il suo sposo.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui per immaculátam Vírginis Conceptiónem dignum Fílio tuo habitáculum praeparásti: súpplices a te quaesumus; ut, ejúsdem Vírginis Apparitiónem celebrántes, salútem mentis et córporis consequámur. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che per mezzo dell'Immacolata Concezione della Vergine preparasti al tuo Figliuolo una degna dimora, ti supplichiamo umilmente che, celebrando l'apparizione della Vergine stessa, siamo fatti degni di conseguire la salute dell'anima e del corpo. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

LECTIO
Léctio libri Apocalýpsis Beáti Joánnis Apóstoli.
Apoc 11:19; 12:1; 12:10.
Apértum est templum Dei in coelo: et visa est arca testaménti ejus in templo ejus, et facta sunt fúlgura et voces et terraemótus et grando magna. Et signum magnum appáruit in coelo: Múlier amícta sole, et luna sub pédibus ejus, et in cápite ejus coróna stellárum duódecim. Et audívi vocem magnam in coelo dicéntem: Nunc facta est salus et virtus, et regnum Dei nostri et potéstas Christi ejus.

Lettura del libro dell'Apocalisse del Beato Giovanni Apostolo.
Apoc 11:19; 12:1; 12:10.
Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo, e nel suo tempio apparve l'arca della sua Alleanza, e ne vennero folgori e grida e terremoti e grandine forte. Poi apparve nel cielo un gran prodigio: una Donna vestita di sole, che aveva la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. E udii una gran voce che in cielo diceva: Ecco ora la salvezza, la potenza, il regno del nostro Dio e il potere del suo Cristo.

GRADUALE
Cant 2:12. Flores apparuérunt in terra nostra, tempus putatiónis advénit, vox túrturis audíta est in terra nostra. Cant 2:10; 2:14. ℣. Surge, amíca mea, speciósa mea, et veni: colúmba mea in foramínibus petrae, in cavérna macériae.

Cant 2:12. I fiori sono spuntati sulla nostra terra, il tempo della potatura è venuto, si è sentito nelle nostre campagne il tubar della tortorella. Cant 2:10; 2:14. ℣. Sorgi, amica mia, bella mia, e vieni: colomba mia che ti celi nelle fessure delle rocce, nei nascondigli dei dirupi.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. ℣. Osténde mihi fáciem tuam, sonet vox tua in áuribus meis: vox enim tua dulcis, et fácies tua decóra. Allelúja.

Alleluia, alleluia. ℣. Mostrami il tuo viso, risuoni la tua voce alle mie orecchie: poiché la tua voce è soave e il tuo viso è leggiadro. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Judith 15:10. Tu glória Jerúsalem, tu laetítia Israël, tu honorificéntia pópuli nostri. Cant 4:7. ℣. Tota pulchra es, María: et mácula originális non est in te. ℣. Felix es, sacra Virgo María, et omni laude digníssima, quae serpéntis caput virgíneo pede contrivísti.

Judith 15:10. Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu la letizia di Israele, tu l'onore del nostro popolo. Cant 4:7. ℣. Tutta bella sei, o Maria, e la macchia originale non è in te. ℣. Felice sei, o beata Vergine Maria, e degnissima di ogni lode, tu che schiacciasti col virgineo piede la testa del serpente.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 1:26-31.
In illo témpore: Missus est Angelus Gábriël a Deo in civitátem Galilaeae, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Joseph, de domo David, et nomen Vírginis María. Et ingréssus Angelus ad eam, dixit: Ave, grátia plena; Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus. Quae cum audísset, turbáta est in sermóne ejus: et cogitábat, qualis esset ista salutátio. Et ait Angelus ei: Ne tímeas, María, invenísti enim grátiam apud Deum: ecce, concípies in útero et páries fílium, et vocábis nomen ejus Jesum.

Seguito del santo Vangelo secondo Luca.
Luc 1:26-31.
In quel tempo, l'Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una Vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La Vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, l'Angelo disse: Ave, o piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'Angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figliuolo, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.

Omelia di San Bernardo, Abate.
Omelia 2 sul Missus est.
Rallegrati, padre Adamo, ma tu soprattutto, madre Eva, esulta: come foste i progenitori di tutti, così di tutti foste pure la rovina; e, quel ch'è più deplorevole, prima rovina che progenitori. Consolatevi, lo dico a tutti e due, per questa figlia, e per tale figlia; ma principalmente a quella che fu la prima cagione del male, il cui obbrobrio s'è trasmesso a tutte le donne. Infatti si approssima il tempo in cui ormai sarà tolto l'obbrobrio, e l'uomo non avrà più di che accusare la donna: lui che in ogni modo, cercando impudentemente di scusare se stesso, non dubitò di accusarla crudelmente, dicendo: La donna, che m'hai data, m'ha dato del frutto, ed io l'ho mangiato (Gen 3:12). O Eva, corri dunque a Maria; o madre, corri a tanta figlia; risponda la figlia per la madre; liberi lei la madre dall'obbrobrio; lei soddisfaccia al padre per la madre: ecco, perché se l'uomo è caduto per la donna, egli ora non si rialza che per la donna.
Che dicevi, o Adamo? La donna che m'hai data, m'ha dato del frutto, e io l'ho mangiato (Gen 3:12). Queste sono parole maliziose, colle quali aggravi anziché diminuire la tua colpa. Nondimeno la Sapienza ha vinto la malizia, perché ella ha trovato nel tesoro della sua inesauribile bontà quell'occasione di perdono che Dio, interrogandoti, cercò, ma non poté cavare da te. Infatti invece della prima donna ti è data un'altra donna, una prudente, invece di una stolta, una umile, invece di una superba; la quale invece d'un frutto di morte, ti dia a gustare un frutto di vita, e in cambio di quell'amaro e velenoso alimento, ti procuri la dolcezza d'un frutto eterno. Muta, dunque, le parole della stolta scusa in voci di azioni di grazie, e di': Signore, la donna che m'hai data, m'ha dato del frutto (dell'albero) della vita, e io l'ho mangiato; ed esso è più dolce alla mia bocca del miele, perché per esso m'hai reso la vita. Ed ecco perché l'Angelo fu mandato alla Vergine. O ammirabile e d'ogni onore degnissima! O donna singolarmente veneranda, ammirabile più che tutte le donne, riparatrice dei tuoi progenitori, sorgente di vita per l'intera posterità!
Qual altra donna ti sembra aver Dio preannunziato, quando disse al serpente: Porrò inimicizia fra te e la donna? (Gen 3:15). E se dubiti ancora avere egli inteso di Maria, ascolta quel che segue: Ella ti schiaccerà la testa. A chi è riservata questa vittoria, se non a Maria? Ella senza dubbio ha schiacciato la testa velenosa, ella ha ridotto a niente ogni suggestione del maligno sia ch'esso tenti colla seduzione della carne sia ch'esso tenti con l'orgoglio dello spirito. E qual altra cercava Salomone quando diceva: Chi troverà la donna forte? (Prov 31:10). Conosceva infatti quest'uomo sapiente l'infermità di questo sesso, la fragilità del suo corpo, la volubilità del suo spirito. Ma siccome egli aveva letto la promessa fatta da Dio, e gli pareva conveniente che colui che aveva vinto per una donna fosse vinto per mezzo di essa, sommamente meravigliato, esclamava: Chi troverà la donna forte? Ch'è quanto dire: Se dalla mano di una donna dipende così e la nostra comune salvezza e la restituzione dell'innocenza, e la vittoria sul nemico: è assolutamente necessario di trovare una donna forte che possa essere capace di tanta opera.

Credo

OFFERTORIUM
Luc 1:28. Ave, grátia plena: Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus.

Luc 1:28. Ave, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne.

SECRETA
Hóstia laudis, quam tibi, Dómine, per mérita gloriósae et immaculátae Vírginis offérimus, sit tibi in odórem suavitátis, et nobis optátam cónferat córporis et ánimae sanitátem. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, i doni che ti offriamo, per i meriti della gloriosa ed Immacolata Vergine, salgano a te in odore di soavità, e a noi conferiscano la desiderata sanità del corpo e dell'anima. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

PRAEFATIO DE BEATA MARIA VIRGINE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubique grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Et te in Conceptióne immaculáta beátae Maríae semper Vírginis collaudáre, benedícere et praedicáre. Quae et Unigénitum tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte, lumen aetérnum mundo effúdit, Jesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Te, nella Concezione immacolata della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed esaltiamo. La quale concepì il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesù Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Ps 64:10. Visitásti terram et inebriásti eam, multiplicásti locupletáre eam.

Ps 64:10. Visitasti la terra e la inebriasti, la colmasti di ricchezze.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Quos coelésti, Dómine, aliménto satiásti, súblevet dextera Genitrícis tuae immaculátae: ut ad aetérnam pátriam, ipsa adjuvánte, perveníre mereámur: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Signore, noi che saziasti con cibo celeste, difenda la mano potente della tua immacolata Genitrice, affinché, mediante il suo aiuto, meritiamo di raggiungere la patria eterna: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria; della quale in fine si legge il Vangelo.

domenica 10 febbraio 2019

Santa Scolastica, Vergine

Doppio.
Paramenti bianchi.

Girolamo Troppa, Madonna del Rosario con i Santi Benedetto e Scolastica,
Cattedrale di Santa Maria del Popolo, Cittaducale (Lazio), 1692.
Scolastica, sorella gemella del venerabile padre San Benedetto, nacque a Norcia in Italia, intorno al 480. Suo padre, Eutropio Anicio, discendente dall'antica gens senatoriale romana degli Anicii, era Capitano Generale dei romani nella regione di Norcia, mentre la madre, Claudia Abondantia Reguardati, contessa di Norcia, morì subito dopo aver partorito i due gemelli. Il padre, che aveva dedicato grandi cure ai due bambini, fece voto di destinarla alla vita monastica.
Secondo quanto tramanda papa San Gregorio Magno (anche lui della gens Anicia) nel secondo libro dei Dialogi, all'età di dodici anni fu mandata a Roma insieme al fratello per compiere gli studi classici, ma entrambi furono profondamente turbati dalla vita dissoluta che vi si conduceva. Ritiratosi Benedetto in eremitaggio, Scolastica rimase unica erede del patrimonio familiare; però, rifiutando ogni attaccamento ai beni terreni, chiese al padre di potersi consacrare al Signore in un monastero vicino a Norcia. Il padre, sebbene soffrisse per il distacco dalla figlia, si ricordò del voto fatto e accettò la sua decisione.
Consacratasi al Signore fin dalla sua più tenera età, qualche anno dopo seguì il fratello a Subiaco e, quando San Benedetto fondò l'abbazia di Montecassino, volle raggiungerlo e ai piedi di Montecassino fondò il monastero di Piumarola (nel territorio dell'attuale comune di Villa Santa Lucia, Frosinone), ove, vivendo vita comune con un gruppo di donne consacrate e seguendo la Regola di San Benedetto, diede origine al ramo femminile dell'Ordine Benedettino.
Scolara, come indica il suo nome, del Patriarca dei monaci d'Occidente, ella si dedicò sempre alla scuola delle sue virtù (cfr. Prologo della Regola di San Benedetto: «Noi stabiliamo una scuola al servizio del Signore»), perché vedeva in lui il Cristo (cfr. Capitolo II della Regola di San Benedetto: «L'Abate occupa il posto del Cristo, di cui porta il nome: Padre Abate») di cui era la sposa (Epistola). Poiché l'insegnamento del Maestro (cfr. Prologo della Regola di San Benedetto: «Ausculta, o fili, praecepta Magistri»), che ella seguiva, non era altro che l'eco di quello di Gesù durante la sua vita pubblica, così tutta la vita della Santa si riassume in queste parole: «Amare il bene e odiare l'iniquità» (Introitus).
Johann Baptist Wenzel Bergl, Morte di Santa Scolastica,
Basilica-Santuario della Natività della Beata Vergine Maria,
Mariazell, Austria, 1765.
Lo sposo divino, quando stava per venirla a prendere, esaudì con un miracolo la preghiera della sua prediletta. Scolastica - racconta San Gregorio Magno (Dialogi, Libro II, cap. 33) - costumava di andare a visitare il fratello una volta l'anno; e l'uomo di Dio discendeva a riceverla in una proprietà del monastero non molto distante dalla sua residenza. Or un giorno essendo ella andata secondo l'abitudine, il venerabile suo fratello discese a lei con alquanti discepoli; e dopo aver passato tutto il giorno nelle lodi di Dio e in santi colloqui, sul calar delle tenebre della notte, presero insieme il pasto. Allorché erano ancora seduti a mensa e si era protratta l'ora nei santi discorsi, la stessa santa donna sua sorella lo supplicò dicendo: «Ti prego di non abbandonarmi questa notte, affinché parliamo fino al mattino delle gioie della vita celeste». Ma egli le rispose: «Che dici mai, o sorella? A nessun costo posso rimanere fuori del monastero». Il cielo allora era così sereno, che non appariva nessuna nube nel cielo. La santa donna all'udire la risposta negativa del fratello, posò le mani con le dita conserte sulla mensa, reclinò la testa nelle palme e pregò il Signore onnipotente. Nel rialzare la testa dalla mensa, scoppiò tale violenza di lampi e tuoni, e tale diluvio di pioggia, che né il venerabile Benedetto, né i monaci che erano con lui poterono metter piede fuori della soglia del luogo dov'erano.
La santa donna, reclinando la testa nelle mani, aveva versato sulla mensa un torrente di lacrime, onde aveva fatto succedere la pioggia alla serenità dell'aria. Né l'inondazione seguì molto dopo la preghiera; ma fu tanta la simultaneità tra la preghiera e l'inondazione, che nell'alzar la testa dalla mensa già scoppiava il tuono; così che sia l'alzar della testa sia il cader della pioggia fu un solo e identico momento. Allora l'uomo di Dio vedendo che i lampi e i tuoni e il diluvio di pioggia torrenziale non gli permettevano di ritornare al monastero, contristato cominciò a dolersene, dicendo: «Dio onnipotente ti perdoni, sorella: che hai mai fatto?» Ed ella gli rispose: «Ecco, ti ho pregato, e non mi hai voluto dare ascolto; ho pregato il mio Dio, e mi ha ascoltato. Ora esci pure, se puoi; e, lasciatami, ritornatene al monastero». Ma egli non potendo uscire di casa, mentre prima non vi volle rimanere spontaneamente, poi vi rimase suo malgrado. E così avvenne, che passando tutta la notte vegliando e in santi colloqui di vita spirituale, si saziarono nello scambio vicendevole dei loro sentimenti.
Il giorno dopo la venerabile vergine se ne tornò al suo chiostro, e l'uomo di Dio al suo monastero. Di lì a tre giorni, essendo egli nella sua cella intento alla recita dell'Ufficio divino ed avendo alzati gli occhi al cielo, vide l'anima di sua sorella uscita dal corpo penetrare sotto forma di una colomba le altezze misteriose del cielo (10 febbraio 547). Rapito di gioia per tanta gloria di lei, ne rese grazie a Dio onnipotente con cantici e lodi, e ne annunziò la morte ai confratelli. E li mandò subito a prenderne il corpo, perché lo portassero al monastero, e lo seppellissero nel sepolcro che aveva preparato per sé e nel quale fu deposto egli stesso qualche settimana più tardi. Così avvenne, che, come le loro anime erano state sempre unite in Dio, così anche i loro corpi li riunisse una medesima tomba.
Preghiamo Dio, che fece penetrare nel cielo, sotto l'apparenza di colomba, l'anima della beata Vergine Scolastica, di accordarci, per i meriti e le preghiere di questa Santa, di vivere così innocentemente da meritare di pervenire ai gaudi eterni (Oratio).




Questo Introitus è tratto dal Salmo 44, epitalamio per le nozze di Nostro Signore Gesù Cristo e della sua Chiesa. Lo scrittore sacro dice che Dio Padre ha unto lo sposo regale con olio profumato, simbolo di allegrezza. Questo olio designa per eccellenza l'unzione della divinità ricevuta dall'umanità di Nostro Signore Gesù Cristo. Questo re tiene in mano lo scettro della giustizia. Le Vergini sono sue spose, unte dalla grazia divina che proviene dal loro sposo celeste.

INTROITUS
Ps 44:8. Dilexísti justítiam, et odísti iniquitátem: proptérea unxit te Deus, Deus tuus, óleo laetítiae prae consórtibus tuis. Ps 44:2. Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Dilexísti justítiam, et odísti iniquitátem: proptérea unxit te Deus, Deus tuus, óleo laetítiae prae consórtibus tuis.

Ps 44:8. Hai amato la giustizia, e odiato l'iniquità: perciò il Signore, tuo Dio, ti ha unto con l'olio di letizia a preferenza delle tue compagne. Ps 44:2. Vibra nel mio cuore un ispirato pensiero, mentre al Sovrano canto il mio poema. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Hai amato la giustizia, e odiato l'iniquità: perciò il Signore, tuo Dio, ti ha unto con l'olio di letizia a preferenza delle tue compagne.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui ánimam beátae Vírginis tuae Scholásticae ad ostendéndam innocéntiae viam in colúmbae spécie coelum penetráre fecísti: da nobis ejus méritis et précibus ita innocénter vívere; ut ad aetérna mereámur gáudia perveníre. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che per mostrarci la via dell'innocenza, facesti penetrare in cielo sotto l'apparenza di colomba l'anima della tua beata vergine Scolastica, concedici, per i suoi meriti e per le sue preghiere, di vivere con tale innocenza da conseguire i gaudi eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

San Paolo previene i Corinti contro i falsi dottori che si lodano da se stessi. Questi non possono che rompere quella fedeltà con la quale i cristiani devono aderire a Cristo, come una sposa al suo sposo. Le vergini consacrate al servizio di Nostro Signore Gesù Cristo non gli torneranno gradite se non saranno profondamente umili.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Corínthios.
2Cor 10:17-18; 11:1-2.
Fratres: Qui gloriátur, in Dómino gloriétur. Non enim, qui seípsum comméndat, ille probátus est; sed quem Deus comméndat. Utinam sustinerétis módicum quid insipiéntiae meae, sed et supportáte me: aemulor enim vos Dei aemulatióne. Despóndi enim vos uni viro vírginem castam exhibére Christo.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Corinti.
2Cor 10:17-18; 11:1-2.
Fratelli, chi si vanta, si vanti nel Signore. Poiché non chi si raccomanda da sé è approvato, bensì colui che il Signore raccomanda. Oh se poteste sopportare un po' di follia da parte mia! Ma certo, voi mi sopportate. Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo.

GRADUALE
Ps 44:5. Spécie tua et pulchritúdine tua inténde, próspere procéde et regna. . Propter veritátem et mansuetúdinem et justítiam: et dedúcet te mirabíliter déxtera tua.

Ps 44:5. Nello splendore della tua bellezza incedi, avanza trionfante e regna! . Per la verità, la mitezza e la giustizia: la tua destra ti faccia vedere prodigi.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 44:15-16. . Adducéntur Regi Vírgines post eam: próximae ejus afferéntur tibi in laetítia. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 44:15-16. . Le vergini dietro di lei saranno condotte al Re; le sue compagne saranno condotte a Te con gioia ed esultanza. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 44:11; 44:12. Audi, fília, et vide, et inclína aurem tuam: quia concupívit Rex speciem tuam. Ps 44:13; 44:10. . Vultum tuum deprecabúntur omnes dívites plebis: fíliae regum in honóre tuo. Ps 44:15-16. . Adducéntur Regi Vírgines post eam: próximae ejus afferéntur tibi. . Afferéntur in laetítia et exsultatióne: adducéntur in templum Regis.

Ps 44:11; 44:12. Ascolta e guarda, tendi l'orecchio, o figlia: il Re si è invaghito della tua bellezza. Ps 44:13; 44:10. . Ti rendono omaggio tutti i ricchi del popolo, stanno al tuo seguito le figlie dei re. Ps 44:15-16. . Le vergini dietro a lei sono condotte al Re, le sue compagne sono condotte a Te. . Sono condotte con gioia ed esultanza, sono introdotte nel palazzo del Re.

Quando avveniva un matrimonio presso gli Ebrei, le giovani amiche della sposa, l'accompagnavano con lampade accese allorché la sera delle nozze andava dallo sposo per il banchetto nuziale. Nostro Signore Gesù Cristo paragona il regno dei cieli a cinque di queste vergini che sono prudenti, per aver portato una provvista di olio per alimentare le loro lampade.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 25:1-13.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis parábolam hanc: Símile erit regnum coelórum decem virginibus: quae, accipiéntes lámpades suas, exiérunt óbviam sponso et sponsae. Quinque autem ex eis erant fátuae, et quinque prudéntes: sed quinque fátuae, accéptis lampádibus, non sumpsérunt oleum secum: prudéntes vero accepérunt óleum in vasis suis cum lampádibus. Moram autem faciénte sponso, dormitavérunt omnes et dormiérunt. Média autem nocte clamor factus est: Ecce, Sponsus venit, exíte óbviam ei. Tunc surrexérunt omnes vírgines illae, et ornavérunt lámpades suas. Fátuae autem sapiéntibus dixérunt: Date nobis de óleo vestro: quia lámpades nostrae exstinguúntur. Respondérunt prudéntes, dicéntes: Ne forte non suffíciat nobis et vobis, ite pótius ad vendéntes, et émite vobis. Dum autem irent émere, venit sponsus: et quae parátae erant, intravérunt cum eo ad núptias, et clausa est jánua. Novíssime vero véniunt et réliquae vírgines, dicéntes: Dómine, Dómine, aperi nobis. At ille respóndens, ait: Amen, dico vobis, néscio vos. Vigiláte ítaque, quia nescítis diem neque horam.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 25:1-13.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo e alla sposa. Ma cinque di esse erano stolte e cinque prudenti. Le cinque stolte, nel prendere le lampade, non presero l'olio con sé; le prudenti, invece, insieme con le lampade presero anche l'olio, nei loro vasi. Tardando a venire lo sposo, si assopirono tutte e si addormentarono. Ma a mezzanotte si udì un clamore: Ecco viene lo sposo! Uscitegli incontro. Allora tutte le vergini si alzarono e prepararono le loro lampade. E dissero le stolte alle prudenti: Dateci un po' del vostro olio, poiché le nostre lampade stanno per spegnersi. Risposero le prudenti dicendo: Non basterebbe né a noi, né a voi: andate piuttosto dai rivenditori e compratevene. Mentre esse andavano, giunse lo Sposo; e quelle che erano pronte entrarono con lui alla festa nuziale, e la porta fu chiusa. All'ultimo momento, giunsero anche le altre vergini, dicendo: Signore, Signore, aprici. Ma egli rispose: In verità vi dico, non vi conosco. Vigilate, dunque, poiché non sapete né il giorno né l'ora.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 12 sui Vangeli.
Spesso vi raccomando, fratelli carissimi, di fuggire le opere cattive e di evitare la corruzione di questo mondo, ma quest'oggi la lettura del santo Vangelo mi costringe a dirvi di stare molto attenti a non perdere il merito delle vostre buone opere, di non cercare, nel bene che fate, il favore o la stima degli uomini, di impedire che si insinui in voi il desiderio della lode e di agire in modo che, quanto appare di fuori, non sia dentro vuoto di ricompensa. Il Redentore infatti ci parla di dieci vergini, e le dice tutte vergini; eppure non tutte hanno meritato di essere ammesse al soggiorno della beatitudine, perché alcune di esse, mentre cercavano una gloria esteriore della loro verginità, non si curarono di mettere dell'olio nelle loro lampade.
Ma prima dobbiamo chiederci che cosa sia il regno dei cieli, o perché lo si paragoni a dieci vergini, ed anche quali vengano dette vergini prudenti e quali vergini stolte. Mentre infatti è certo che nessun reprobo entrerà nel regno dei cieli, perché questo viene paragonato anche a delle vergini stolte? Dobbiamo sapere che spesso nel linguaggio sacro la Chiesa del tempo presente viene chiamata regno dei cieli. Onde altrove il Signore dice: Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, e toglieranno dal suo regno tutti gli scandali. Certamente in quel regno di beatitudine, dove c'è la suprema pace, non si potranno trovare scandali da togliere.
Ciascuno vive in un corpo che ha cinque sensi; il numero cinque poi, raddoppiato, dà dieci. E, poiché la moltitudine dei fedeli comprende ambedue i sessi, la santa Chiesa si dice simile a dieci vergini. E poiché in essa i cattivi si trovano mescolati coi buoni e i reprobi con gli eletti, giustamente viene paragonata a delle vergini prudenti ed anche a delle vergini stolte. Infatti ci sono molti che vivono nella continenza, che si guardano dagli appetiti esteriori, e dalla speranza sono portati ai beni interiori, che mortificano la propria carne, e anelano alla patria celeste con tutta la forza del loro desiderio, agognano i premi eterni, e non vogliono ricevere lodi umane per le loro fatiche. Questi certamente non ripongono la loro gloria nelle parole degli uomini, ma la nascondono nella loro coscienza. E ci sono poi molti che affliggono il loro corpo con l'astinenza, ma per questa stessa loro astinenza cercano gli applausi degli uomini.

OFFERTORIUM
Ps 44:10. Fíliae regum in honóre tuo, ástitit regína a dextris tuis in vestítu deauráto, circúmdata varietate.

Ps 44:10. Ti rendono onore figlie di re: alla tua destra sta la Regina con un abito d'oro e ammantata di vari ornamenti.

SECRETA
Accépta tibi sit, Dómine, sacrátae plebis oblátio pro tuorum honore Sanctórum: quorum se meritis de tribulatione percepísse cognóscit auxílium. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Accetta, o Signore, l'offerta presentata in onore dei tuoi santi dal popolo che ti è consacrato: esso sa che per i loro meriti ha ottenuto il soccorso nella prova. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

In Quaresima si dice:

PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui corporáli jejúnio vitia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et praemia: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizi, sollevi la mente, largisci virtù e premi: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Matt 25:4; 25:6. Quinque prudéntes vírgines accepérunt óleum in vasis suis cum lampádibus: média autem nocte clamor factus est: Ecce, sponsus venit: exíte óbviam Christo Dómino.

Matt 25:4; 25:6. Le cinque vergini prudenti portarono anche l'olio nei vasetti, insieme con le loro lucerne. Ma a mezzanotte si levò un clamore: Ecco viene lo sposo! Uscite incontro al Cristo Signore!

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Satiásti, Dómine, famíliam tuam munéribus sacris: ejus, quaesumus, semper interventióne nos réfove, cujus solémnia celebrámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Hai saziato, o Signore, la tua famiglia con sacri doni: ti preghiamo di rinforzarci sempre per l'intervento di colei di cui celebriamo la solennità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria; della quale in fine si legge il Vangelo.

Quinta Domenica dopo l'Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo

Semidoppio.
Paramenti verdi.

Se questa Domenica fosse impedita dalla Settuagesima, né potrà esser recuperata dopo Pentecoste, la si anticipa al sabato con tutti i privilegi propri della Domenica e perciò si dice il Gloria in excelsis, il Credo e il Praefatio de Sanctissima Trinitate.

La Santa Messa della Quinta Domenica dopo l'Epifania si riallaccia anch'essa al Tempo di Natale, pertanto l'Introitus, il Graduale, l'Alleluja, l'Offertorium e il Communio - gli stessi delle due Domeniche precedenti -, ci manifestano che Nostro Signore Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo, che opera prodigi, e che bisogna adorarlo. La Santa Chiesa continua, infatti, in questo Tempo dopo l'Epifania, a dichiarare la divinità di Cristo e quindi la sua regalità su tutta la terra.
Mentre nei Vangeli delle precedenti Domeniche dopo l'Epifania la divinità di Gesù Cristo appariva nei suoi miracoli, oggi essa si afferma nella sua dottrina che «riempì di ammirazione» i Giudei di Nazaret (Communio). Gesù è nostro Re (Introitus, Alleluja), perché accoglie nel suo regno non solo i Giudei, ma anche i Gentili. Chiamati per pura misericordia a far parte del corpo mistico di Cristo, bisogna dunque che anche noi usiamo misericordia al prossimo, perché noi facciamo in Gesù una cosa sola con Lui (Epistola). Perciò bisogna esercitarsi nella pazienza, perché nel regno di Dio, qui sulla terra, ci sono buoni e cattivi, e verranno separati per sempre gli uni dagli altri solo quando Gesù verrà per giudicare gli uomini.

Sermone di Sant'Agostino, Vescovo.
Sulle Parole dell'Apostolo, Sermone 8, al principio.
È verità per gli uomini e degna di essere da tutti accolta, che Gesù Cristo è venuto in questo mondo per salvare i peccatori (1Tim 1:15). Fa' attenzione al Vangelo: Il Figlio dell'uomo è venuto infatti a cercare e a salvare ciò che era perduto (Matt 18:16). Se l'uomo non si fosse perduto, il Figlio dell'uomo non sarebbe venuto. Dunque l'uomo si era perduto: ma è venuto un Dio-uomo, e l'uomo è stato ritrovato. L'uomo si era perduto per la sua libera volontà: un Dio-uomo è venuto a salvarlo colla sua grazia liberatrice.
Vuoi sapere qual è il potere del libero arbitrio per il male? Richiama alla memoria l'uomo che pecca. Vuoi conoscere la potenza di un Dio-uomo per soccorrerci? Considera in lui la grazia che ci libera. In nessun caso, ciò che può l'uso della volontà umana posseduta dall'orgoglio e separata dal soccorso di Dio ha potuto mostrarsi meglio, e la sua malizia manifestarsi maggiormente né con più evidenza che nel primo uomo. Ecco, il primo uomo si perdette, e dove egli sarebbe se non fosse venuto il secondo uomo? E poiché quello era uomo, perciò anche questo si fa uomo; e quindi questa “verità” è “per gli uomini”.
Davvero che in nessun caso apparisce tanto la bontà della grazia e la liberalità dell'onnipotenza di Dio, quanto in quest'uomo mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo. Infatti, che diciamo noi, o miei fratelli? Parlo a fedeli nutriti nella fede cattolica, a delle anime guadagnate alla pace dalla (Chiesa) cattolica. Lo sappiamo e crediamo che il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo, in quanto uomo era della stessa natura onde siamo anche noi. Infatti la nostra carne e la sua carne non sono di natura diversa: né di diversa natura è l'anima nostra e l'anima sua. La natura che egli prese è quella che aveva risoluto di salvare.




INTROITUS
Ps 96:7-8. Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Judae. Ps 96:1. Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et laetáta est Sion: et exsultavérunt fíliae Judae.

Ps 96:7-8. Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda. Ps 96:1. Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda.

Gloria (non si dice quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)

ORATIO
Orémus.
Famíliam tuam, quaesumus, Dómine, contínua pietáte custódi: ut, quae in sola spe grátiae coeléstis innítitur, tua semper protectióne muniátur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Custodisci, o Signore, Te ne preghiamo, la tua famiglia con una costante bontà, affinché essa, che si appoggia sull'unica speranza della grazia celeste, sia sempre munita della tua protezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Nostro Signore Gesù Cristo, nella sua grande misericordia, ci ha perdonato i nostri peccati, costituendo così la grande Famiglia che è la Chiesa. Egli ne è il capo. Tutti quelli che ne fanno parte ringrazino Dio ed usino, a loro volta, misericordia gli uni agli altri. In ogni focolare cristiano regni la pace di Cristo.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Colossénses.
Col 3:12-17.
Fratres: Indúite vos sicut elécti Dei, sancti et dilécti, víscera misericórdiae, benignitátem, humilitátem, modéstiam, patiéntiam: supportántes ínvicem, et donántes vobismetípsis, si quis advérsus áliquem habet querélam: sicut et Dóminus donávit vobis, ita et vos. Super ómnia autem haec caritátem habéte, quod est vínculum perfectiónis: et pax Christi exsúltet in córdibus vestris, in qua et vocáti estis in uno córpore: et grati estóte. Verbum Christi hábitet in vobis abundánter, in omni sapiéntia, docéntes et commonéntes vosmetípsos psalmis, hymnis et cánticis spirituálibus, in grátia cantántes in córdibus vestris Deo. Omne, quodcúmque fácitis in verbo aut in ópere, ómnia in nómine Dómini Jesu Christi, grátias agéntes Deo et Patri per Jesum Christum, Dóminum nostrum.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Colossesi.
Col 3:12-17.
Fratelli, come eletti di Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di dolcezza e di pazienza, sopportandovi e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno ha da dolersi di un altro: come il Signore vi ha perdonato, così anche voi. Ma al di sopra di tutto questo rivestitevi della carità, che è il vincolo della perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché siete stati chiamati a questa pace in guisa da formare un solo corpo: siate riconoscenti. La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente, istruitevi e avvisatevi gli uni gli altri con ogni sapienza, e, ispirati dalla grazia, levate canti a Dio nei vostri cuori con salmi, inni e cantici spirituali. E qualsiasi cosa facciate in parole e in opere, fate tutto nel nome del Signore Gesù Cristo, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di Gesù Cristo, Signore nostro.

GRADUALE
Ps 101:16-17. Timébunt gentes nomen tuum, Dómine, et omnes reges terrae glóriam tuam. . Quóniam aedificávit Dóminus Sion, et vidébitur in majestáte sua.

Ps 101:16-17. Le genti temeranno il tuo nome, o Signore: tutti i re della terra la tua gloria. . Poiché il Signore ha edificato Sion: e si è mostrato nella sua potenza.

ALLELUJA (si dice anche quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)
Allelúja, allelúja. Ps 96:1. . Dóminus regnávit, exsúltet terra: laeténtur ínsulae multae. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 96:1. . Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. Alleluia.

La pericope evangelica di questa Domenica ci fa meditare sulla parabola del buon grano e del loglio (o della zizzania). Nostro Signore Gesù Cristo, il divin Seminatore, attraverso le gerarchie ecclesiastiche, getta in piena luce nel campo della Chiesa il seme del buon grano della vita cristiana, ciò che San Paolo chiama «parola di Cristo» (Epistola). Questa semenza ha per frutti tutte quelle virtù che l'Apostolo San Paolo raccomanda nella sua Epistola: «la pace del Cristo», «la carità per la quale si ama nel Cristo», «la preghiera con il Cristo», «le parole o azioni fatte in nome del Cristo». Il demonio, questo malvagio seminatore, semina nell'ombra il loglio, che è un'erba venefica, cioè il seme del peccato. Nella Chiesa militante il buon grano (figura dei buoni o giusti) e il loglio (figura dei cattivi o reprobi) crescono insieme. I servi del padre di famiglia, troppo zelanti ed anche ignoranti, vorrebbero separare i buoni dai cattivi; ma come le radici del grano e del loglio si intrecciano e non possono essere separate se non al tempo della mietitura, è solo al giudizio finale che la giustizia divina farà la separazione necessaria. Alla fine del mondo, i reprobi, paglia infruttuosa, saranno bruciati nelle fiamme dell'Inferno, mentre i giusti, liberati dai loro persecutori, saranno tutti con Gesù nel Cielo, in Paradiso: «riportate il grano nel mio granaio».
Questa parabola mostra che l'Inferno e i suoi fautori, affannandosi a far male, esercitano i giusti, i meriti dei quali crescono in proporzione delle patite persecuzioni.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 13:24-30.
In illo témpore: Dixit Jesus turbis parábolam hanc: Símile factum est regnum coelórum hómini, qui seminávit bonum semen in agro suo. Cum autem dormírent hómines, venit inimícus ejus, et superseminávit zizánia in médio trítici, et ábiit. Cum autem crevísset herba et fructum fecísset, tunc apparuérunt et zizánia. Accedéntes autem servi patrisfamílias, dixérunt ei: Dómine, nonne bonum semen seminásti in agro tuo? Unde ergo habet zizánia? Et ait illis: Inimícus homo hoc fecit. Servi autem dixérunt ei: Vis, imus, et collígimus ea? Et ait: Non: ne forte colligéntes zizánia eradicétis simul cum eis et tríticum. Sínite utráque créscere usque ad messem, et in témpore messis dicam messóribus: Collígite primum zizánia, et alligáte ea in fascículos ad comburéndum, tríticum autem congregáte in hórreum meum.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 13:24-30.
In quel tempo, Gesù disse alle turbe questa parabola: Il regno dei cieli è simile a un uomo che seminò buon seme nel suo campo. Ma nel tempo che gli uomini dormivano, il suo nemico andò e seminò della zizzania in mezzo al grano, e partì. Cresciuta poi l'erba, e venuta a frutto, comparve anche la zizzania. E i servi del padre di famiglia, accostatisi, gli dissero: Signore, non hai seminato buon seme nel tuo campo? Donde dunque è venuta la zizzania? Ed egli rispose loro: Qualche nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi che andiamo a coglierla? Ed egli rispose: No, perché cogliendo la zizzania non strappiate con essa anche il grano. Lasciate che l'uno e l'altra crescano sino alla messe, e al tempo della messe dirò ai mietitori: Strappate per prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla, e il grano raccoglietelo nel mio granaio.

Omelia di Sant'Agostino, Vescovo.
Libro delle Questioni Evangeliche al cap. 11 di Matteo, tom. 4.
Allorché i pastori della Chiesa si mostravano negligenti, o gli Apostoli furono colti dal sonno della morte, venne il diavolo, e sparse nel campo già seminato quelli che il Signore chiama figli perversi. Ma ci si domanda: forse che essi siano gli eretici, o quei cattolici che vivono male? Difatti anche gli eretici possono dirsi figli perversi, perché nati dallo stesso seme del Vangelo, e portando il nome di Cristo, si sono lasciati trascinare dai loro erronei giudizi a false dottrine.
Ma perché li dice seminati in mezzo al grano, sembra quasi che qui vengano designati (i cristiani) di una stessa comunione. Tuttavia poiché il Signore stesso ha interpretato questo campo, non per la Chiesa, ma per questo mondo, qui vanno ben intesi gli eretici, che in questo mondo si trovano mescolati coi buoni non per i legami di una sola e medesima Chiesa o di una stessa fede, ma per la società del solo nome cristiano che a loro è comune. Ma quelli che sono cattivi nel seno della stessa fede, sono piuttosto simili alla paglia che alla zizzania perché la paglia ha di comune col frumento la radice e il gambo.
Così per la rete, nella quale sono raccolti pesci cattivi e buoni, non irragionevolmente si intendono i cattivi cattolici. Difatti altro è il mare, che rappresenta ancor meglio questo mondo; altro la rete, che sembra figurare la comunione in una sola fede, o in una sola Chiesa. Tra gli eretici e i cattivi cattolici c'è questa differenza, che gli eretici si attaccano all'errore, mentre quelli, credendo le verità, non conformano la loro vita alla loro fede.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 117:16; 117:17. Déxtera Dómini fecit virtutem, déxtera Dómini exaltávit me: non móriar, sed vivam, et narrábo ópera Dómini.

Ps 117:16; 117:17. La destra del Signore ha fatto prodigi, la destra del Signore mi ha esaltato: non morirò, ma vivrò e narrerò le opere del Signore.

SECRETA
Hóstias tibi, Dómine, placatiónis offérimus: ut et delícta nostra miserátus absólvas, et nutántia corda tu dírigas. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Ti offriamo, o Signore, ostie di propiziazione, affinché, mosso a pietà, perdoni i nostri peccati e diriga i nostri incerti cuori. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE SANCTISSIMA TRINITATE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónae, sed in uníus Trinitáte substántiae. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne verae sempiternaeque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur aequálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre cotídie, una voce dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigenito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Così che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

Nei giorni feriali in cui si riprende tale Santa Messa, si dice:

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 4:22. Mirabántur omnes de his, quae procedébant de ore Dei.

Luc 4:22. Si meravigliavano tutti delle parole che uscivano dalla bocca di Dio.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Quaesumus, omnípotens Deus: ut illíus salutáris capiámus efféctum, cujus per haec mystéria pignus accépimus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ti preghiamo, onnipotente Iddio, affinché otteniamo l'effetto di quella salvezza, della quale, per mezzo di questi misteri, abbiamo ricevuto il pegno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.