sabato 9 febbraio 2019

San Cirillo di Alessandria Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa - Commemorazione di Sant'Apollonia, Vergine e Martire

Doppio.
Paramenti bianchi.

La Santa Chiesa celebra oggi San Cirillo, Patriarca di Alessandria, il cui elogio non si fonda soltanto sulla testimonianza di alcuni, ma è celebrato altresì negli atti dei Concili ecumenici di Efeso (431) e di Calcedonia (451).
Ignác František Platzer, San Cirillo di Alessandria,
Chiesa di San Nicola in Malá Strana, Praga, Repubblica Ceca, 1760 circa.
Cirillo nacque a Teodosia d'Egitto (oggi el-Mahalla el-Kubra, nel delta del Nilo) da illustri genitori intorno al 370. Era nipote di Teofilo, vescovo di Alessandria d'Egitto, e fin da giovanetto diede chiari segni d'ingegno superiore. Perfettamente istruito nelle lettere e nelle scienze, si recò presso Giovanni, vescovo di Gerusalemme, affin di perfezionarsi nella fede cristiana. Tornato poi ad Alessandria, ed essendo morto lo zio Teofilo, l'ancora giovane Cirillo fu eletto Vescovo di quella sede patriarcale nel 412: nella qual carica mostrò sempre sì bene in se stesso il tipo del perfetto pastore tracciato dall'Apostolo, da acquistarsi a buon diritto la riputazione di prelato santissimo.
Infiammato di zelo per la salvezza delle anime, mise ogni diligenza a mantenere nell'integrità della fede e dei costumi il gregge affidatogli e a preservarlo dai pascoli avvelenati degli infedeli e degli eretici. Quindi si sforzò di espellere dalla città i seguaci di Novato e di punire, secondo le leggi, i Giudei che, nella loro frenesia, avevano cospirato di massacrare i Cristiani. Ma, a partire dal 428, lo zelo di Cirillo per l'integrità della fede cattolica si mostrò soprattutto contro Nestorio, vescovo di Costantinopoli, il quale, negando la divina maternità di Maria Santissima, veniva con ciò stesso ad intaccare il domma dell'unione ipostatica del Verbo divino colla natura umana presa dalla Vergine Santa; infatti, l'eretico Nestorio pretendeva che Gesù Cristo nato da Maria Vergine fosse solo uomo e non Dio, e che la divinità gli fosse stata accordata in grazia dei suoi meriti. Dopo aver tentato invano di ridurlo a resipiscenza, Cirillo lo denunziò al sommo Pontefice San Celestino I.
Per delegazione di papa San Celestino I, egli presiedé al Concilio di Efeso (431), in cui l'eresia Nestoriana fu interamente proscritta, Nestorio condannato e deposto dalla sua Sede, e il domma cattolico di una sola e divina persona in Cristo, e della divina maternità della gloriosa Vergine Maria proclamato. Edotto sugli esiti del Concilio e sulla vittoria dell'Ortodossia, l'intero popolo, per manifestare l'irrefrenabile gioia, accompagnò i vescovi a casa con faci accese. Ma, a causa di tutto ciò, Cirillo ebbe appunto a subire calunnie, ingiurie e moltissime persecuzioni da Nestorio e dai suoi fautori; egli le sopportò colla massima pazienza, così che, sollecito soltanto della fede, stimava un niente tutto quanto gli eretici dicevano e macchinavano contro di lui.
Finalmente, dopo aver sostenuto per la Chiesa di Dio le più grandi fatiche, ed esser stati pubblicati moltissimi scritti sia a confutazione dei pagani e degli eretici sia a spiegazione delle Sacre Scritture e del domma cattolico, finì santamente la sua vita terrena e passò alla gloria dei Santi, ad Alessandria d'Egitto il 27 giugno nell'anno 444, nel trentesimo secondo del suo episcopato. Il sommo Pontefice Leone XIII lo proclamò Dottore della Chiesa il 28 luglio 1882, estendendo a tutta la Chiesa l'Ufficio e la Santa Messa di questo illustrissimo campione della fede cattolica e luminare della Chiesa Orientale, e al contempo ordinando che in tutto l'orbe cattolico se ne celebrasse la festa il 9 febbraio.

Francisco de Zurbarán, Sant'Apollonia, XVII sec.
Il martirio della vergine Sant'Apollonia ci è narrato dallo storico Eusebio di Cesarea, che, nella sua Historia Ecclesiastica scritta nel III secolo, riporta un brano della lettera di San Dionigi il Grande di Alessandria, indirizzata a Fabio d'Antiochia, in cui si narrano alcuni episodi di cui era stato testimone (Historia Ecclesiatica, Libro VI, cap. XLI, n. 7).
Scoppiò, tra il 248 e il 249, ad Alessandria d'Egitto una sommossa popolare contro i cristiani, aizzata da un indovino pagano alessandrino; in tale occasione molti Cristiani furono flagellati e lapidati, e subirono anche saccheggi nelle loro case. Durante questo furore sanguinario, al tempo dell'imperatore Decio (autunno del 249), avvenne che i persecutori si impadronirono di Apollonia, onoratissima vergine di Alessandria, già avanzata in età. Apollonia fu condotta davanti agli idoli, perché facesse segno di venerarli; ma invece disprezzatili, dichiarò altamente che si doveva adorare solo il vero Dio Gesù Cristo. Perciò le furono pesti e strappati tutti i denti; ed empi carnefici, acceso un rogo, minacciarono che l'avrebbero bruciata viva, se ella non avesse detetasto Cristo e avesse adorato gli dèi. A costoro la vergine rispose di esser pronta a subire qualsiasi morte per la fede di Gesù Cristo. Pertanto presa per esser bruciata e fermatasi alquanto come per deliberare sul da fare, si svincolò improvvisamente dalle loro mani, e, accesa internamente da maggior ardore dello Spirito Santo, giuliva si gettò da sé nel fuoco preparatole. Onde in breve consumato il corpo, lo spirito purissimo se ne volò al cielo a ricevervi la corona immortale del martirio. Gli autori stessi di quella crudeltà rimasero sbigottiti, come si fosse trovata più pronta una donna alla morte che il persecutore alla pena.


La Chiesa loda il Signore per aver conferito ai Santi Dottori la sapienza, l'intelligenza e la santità con cui spandere dovunque il lume della dottrina evangelica.

INTROITUS
Eccli 15:5. In médio Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae índuit eum. Ps 91:2. Bonum est confitéri Dómino: et psállere nómini tuo, Altíssime. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. In médio Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae índuit eum.

Eccli 15:5. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria. Ps 91:2. È bene cantare la gloria al Signore: e lodare, Altissimo, il tuo Nome. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui beátum Cyríllum, Confessórem tuum atque Pontíficem, divínae maternitátis beatíssimae Vírginis Maríae assertórem invíctum effecísti: concéde, ipso intercedénte; ut, qui vere eam Genitrícem Dei crédimus, matérna ejúsdem protectióne salvémur. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che hai fatto del beato Cirillo, tuo confessore e vescovo, un invitto assertore della divina Maternità della beatissima Vergine Maria, concedici, per sua intercessione, che mentre crediamo veramente Madre di Dio la Vergine Maria, siamo pure salvati dalla sua materna protezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.
Poi si fa la commemorazione di Sant'Apollonia, Vergine e Martire.

Orémus.
Deus, qui inter cétera poténtiae tuae mirácula étiam in sexu frágili victóriam martýrii contulísti: concéde propítius; ut, qui beátae Apollóniae Vírginis et Mártyris tuae natalítia cólimus, per ejus ad te exémpla gradiámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che fra gli altri prodigi della tua potenza compisti anche quello di dare al sesso fragile la forza del martirio, fa' che noi, che celebriamo il natale della beata Apollonia vergine e martire tua, imitando i suoi esempi avanziamo verso di te. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

I Dottori della Chiesa hanno messo in pratica i consigli che San Paolo dava a San Timoteo. Predicarono in ogni maniera la dottrina di Gesù Cristo, reagendo contro quella curiosità morbosa che rende certe anime avide ad intendere teorie nuove ed erronee in fatto di religione. Avendo combattuta la buona battaglia, come l'Apostolo, per il Vangelo e conservato intatto il deposito sacro della dottrina cristiana, ricevono in cielo la corona destinata a compensarli della loro santità apostolica.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Timótheum.
2Tim 4:1-8.
Caríssime: Testíficor coram Deo, et Jesu Christo, qui judicatúrus est vivos et mórtuos, per advéntum ipsíus et regnum ejus: praedica verbum, insta opportúne, importúne: árgue, óbsecra, íncrepa in omni patiéntia, et doctrína. Erit enim tempus, cum sanam doctrínam non sustinébunt, sed ad sua desidéria coacervábunt sibi magístros, pruriéntes áuribus, et a veritáte quidem audítum avértent, ad fábulas autem converténtur. Tu vero vígila, in ómnibus labóra, opus fac Evangelístae, ministérium tuum ímple. Sóbrius esto. Ego enim jam delíbor, et tempus resolutiónis meae instat. Bonum certámen certávi, cursum consummávi, fidem servávi. In réliquo repósita est mihi coróna justítiae, quam reddet mihi Dóminus in illa die, justus judex: non solum autem mihi, sed et iis, qui díligunt advéntum ejus.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo a Timoteo.
2Tim 4:1-8.
Carissimo: Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo, che ha da venire a giudicare i vivi ed i morti, per la sua venuta e per il suo regno: predica la Parola, insisti a tempo opportuno e fuori tempo. Riprendi, esorta, sgrida con paziente insegnamento; perché verrà tempo in cui la gente non potrà sopportare la sana dottrina, ma per assecondare la propria passione e per prurito di novità, si creerà una folla di maestri, e per non ascoltare la verità andrà dietro a favole. Ma tu veglia sopra tutte le cose, sopporta le afflizioni, compi l'ufficio di predicare il Vangelo, adempi il tuo ministero e sii temperante. In quanto a me il mio sangue sta per essere versato come una libazione e il tempo del mio scioglimento dal corpo è vicino. Ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede. Non mi resta che ricevere la corona di giustizia, che mi darà in quel giorno il Signore, giusto giudice; e non solo a me, ma anche a quelli che desiderano la sua venuta.

GRADUALE
Ps 36:30-31. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium. . Lex Dei ejus in corde ipsíus: et non supplantabúntur gressus ejus.

Ps 36:30-31. La bocca del giusto esprime sapienza e la sua lingua parla secondo giustizia. . Ha nel cuore la legge del suo Dio e i suoi passi non sono esitanti.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Eccli 45:9. . Amávit eum Dóminus, et ornávit eum: stolam glóriae índuit eum. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Eccli 45:9. . Il Signore lo ha amato e lo ha colmato d'onore: lo ha rivestito di una veste di gloria. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluia e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 111:1-3. Beátus vir, qui timet Dóminum: in mandátis ejus cupit nimis. . Potens in terra erit semen ejus: generátio rectórum benedicétur. . Glória et divítiae in domo ejus: et justítia ejus manet in saeculum saeculi.

Ps 111:1-3. Beato l'uomo che teme il Signore: molto si compiace nei suoi comandamenti. . Potente sulla terra sarà la sua stirpe: sarà benedetta la discendenza dei giusti. . Gloria e ricchezza nella sua casa: la sua giustizia rimane nei secoli dei secoli.

I Dottori sono il sale che deve preservare le anime dalla corruzione: sono la luce che illumina gli uomini immersi nelle tenebre dell'errore e del peccato. Predicando con la loro dottrina e il loro esempio, glorificano Dio, il quale solo dà la grazia di compiere bene il proprio dovere. E siccome l'osservanza delle minime prescrizioni della legge riceve la sua ricompensa, essi sono grandi nel regno dei cieli.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 5:13-19.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Vos estis sal terrae. Quod si sal evanúerit, in quo saliétur? Ad níhilum valet ultra, nisi ut mittátur foras, et conculcétur ab homínibus. Vos estis lux mundi. Non potest cívitas abscóndi supra montem pósita. Neque accéndunt lucérnam, et ponunt eam sub módio, sed super candelábrum, ut lúceat ómnibus qui in domo sunt. Sic lúceat lux vestra coram homínibus, ut vídeant ópera vestra bona, et gloríficent Patrem vestrum, qui in coelis est. Nolíte putáre, quóniam veni sólvere legem aut prophétas: non veni sólvere, sed adimplére. Amen, quippe dico vobis, donec tránseat coelum et terra, iota unum aut unus apex non praeteríbit a lege, donec ómnia fiant. Qui ergo solverit unum de mandátis istis mínimis, et docúerit sic hómines, mínimus vocábitur in regno coelórum: qui autem fécerit et docúerit, hic magnus vocábitur in regno coelórum.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 5:13-19.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Voi siete il sale della terra. E se il sale perde la sua virtù, come lo si riattiverà? Non è più buono se non ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo. Non può rimanere nascosta una città posta sopra un monte. Né si accende la lucerna per riporla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia lume a quanti sono in casa. Così risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto ad abrogare la Legge o i Profeti, ma a completare. In verità vi dico che finché non passi il cielo e la terra non passerà un solo iota o un apice solo della Legge, che tutto non sia compiuto. Chi pertanto violerà uno dei minimi di questi comandamenti e insegnerà così agli uomini, sarà tenuto minimo nel regno dei cieli; ma colui che avrà operato ed insegnato, sarà tenuto grande nel regno dei cieli.

Omelia di Sant'Agostino, Vescovo.
Libro 1 sul Sermone del Signore sul monte, cap. 6, tom. 4.
Il Signore ci mostra doversi giudicare insensati coloro che, cercando l'abbondanza dei beni temporali o temendo d'esserne privati, perdono gli eterni, che gli uomini non possono né dare né togliere. Ora se il sale diventa insipido, con che si salerà? (Matt 5:13). Cioè, se voi, che dovete in certo modo condire i popoli, per timore delle persecuzioni temporali, perderete il regno dei cieli: quali saranno gli uomini che potranno ritrarvi dall'errore, dal momento che Dio ha scelto voi per togliere gli altri dall'errore?
Dunque il sale insipido non serve più a nulla se non ad essere gettato via pestato dagli uomini (Matt 5:13). Pertanto non è calpestato dagli uomini chi soffre persecuzione, ma chi istupidisce per timore della persecuzione. Poiché non può essere calpestato se non uno inferiore; ma non è inferiore chi, sebbene patisca molto sulla terra nel corpo, tuttavia col cuore abita in cielo.
Voi siete la luce del mondo (Matt 5:14). Come più sopra ha detto il sale della terra (Matt 5:13), così ora dice la luce del mondo. Ora per questa terra, di cui si parla più sopra, non si deve intendere quella che calpestiamo coi nostri piedi corporei; bensì gli uomini che abitano sulla terra, o anche i peccatori, a rialzare i quali col condimento della sapienza e a distruggere le loro perverse inclinazioni, il Signore inviò nel mondo il sale apostolico. E qui mondo si deve intendere non il cielo e la terra, ma gli uomini che sono nel mondo o amano il mondo, e che gli Apostoli hanno la missione d'illuminare. Non può rimaner nascosta una città situata su un monte (Matt 5:14): cioè, fondata sopra un'insigne e grande giustizia, significata anche nello stesso monte, su cui il Signore si trova a parlare.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 91:13. Justus ut palma florébit: sicut cedrus, quae in Líbano est, multiplicábitur.

Ps 91:13. Il giusto fiorirà come palma, crescerà come un cedro del Libano.

SECRETA
Múnera nostra, omnípotens Deus, benígnus réspice: et, intercedénte beáto Cyríllo, praesta; ut unigénitum tuum Jesum Christum, Dóminum nostrum in tua tecum glória coaetérnum, in córdibus nostris digne suscípere mereámur: Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Dio onnipotente, gradisci benigno le nostre offerte; e per intercessione del beato Cirillo, fa' che possiamo ricevere degnamente nei nostri cuori Gesù Cristo, Unigenito Figlio tuo e Signor nostro nella gloria a te coeterno: Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.
Poi si fa la commemorazione di Sant'Apollonia, Vergine e Martire.

Súscipe, Dómine, múnera, quae in beátae Apollóniae Vírginis et Martyris tuae solemnitáte deférimus: cujus nos confídimus patrocínio liberári. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Accetta, Signore, il sacrificio che ti offriamo nella festa della beata Apollonia vergine e martire tua, fiduciosi di essere salvati per il suo patrocinio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

In Quaresima si dice:

PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui corporáli jejúnio vitia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et praemia: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizi, sollevi la mente, largisci virtù e premi: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 12:42. Fidélis servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in témpore trítici mensúram.

Luc 12:42. Fedele e saggio è il servitore che il Signore ha preposto alla sua casa: perché al tempo conveniente dia il cibo che spetta a ciascuno.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Divínis, Dómine, refécti mystériis, te súpplices deprecámur: ut, exémplis et méritis beáti Cyrílli Pontíficis adjúti, sanctíssimae Genitríci Unigéniti tui digne famulári valeámus: Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ristorati, o Signore, dai divini misteri, supplici ti preghiamo, affinché, sull'esempio e pei meriti del beato Cirillo vescovo, serviamo degnamente la santissima Genitrice dell'Unigenito tuo: Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.
Poi si fa la commemorazione di Sant'Apollonia, Vergine e Martire.

Orémus.
Auxiliéntur nobis, Dómine, sumpta mystéria: et, intercedénte beáta Apollónia Vírgine et Mártyre tua, sempitérna fáciant protectióne gaudére. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
I misteri che abbiamo ricevuto, o Signore, siano il nostro soccorso, e per l'intercessione della beata Apollonia vergine e martire tua, ci ottengano la gioia della tua protezione perenne. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si legge in fine il Vangelo della Feria.

venerdì 8 febbraio 2019

San Giovanni de Matha, Confessore

Doppio.
Paramenti bianchi.

Giovanni de Matha nacque a Faucon-de-Barcelonnette nelle Alpi dell'Alta Provenza (Francia), il 23 giugno 1154, da genitori distinti per pietà e nobiltà. Educato con ogni cura, fino dalla sua fanciullezza mostrò tali doti d'ingegno, di serietà ed un cuore così sensibile per le miserie altrui, da far presagire in lui il futuro angelo consolatore degli afflitti. Per volere dei genitori frequentò per ragione di studi dapprima la scuola di Aix-en-Provence, poi fu mandato all'Accademia di Parigi, ove terminò il corso teologico e ne conseguì la laurea dottorale.
Vincenzo Carducci (in spagnolo: Vicente Carducho),
Ordinazione e Prima Messa di San Giovanni de Matha,
Museo del Prado, Madrid, Spagna, XVI-XVII sec.
Rifulgendo per scienza e pietà, il Vescovo di Parigi gli conferì, nonostante l'umile sua resistenza, l'ordine sacro del sacerdozio, affinché, durante il suo soggiorno in quella città, la sua sapienza e condotta illuminasse i giovani studenti. Nell'offrire per la prima volta a Dio il Santo Sacrificio della Messa (28 febbraio 1193) nella cappella del Vescovo, che vi assisteva con altre persone, fu allietato di un celeste favore. Gli apparve appunto un Angelo dal volto radioso, vestito con un abito di meravigliosa bianchezza, che aveva attaccata sul petto una croce di color rosso e celeste; le sue braccia erano incrociate e posate su due schiavi con catene ai piedi collocati ai lati, l'uno pallido e macilento (Cristiano) e l'altro nero e deforme (Mauritano). Per la quale visione rapito in estasi, l'uomo di Dio comprese subito che egli era destinato al riscatto di quei cristiani fatti schiavi dal potere degli infedeli Maomettani (Oratio).
Ma per procedere con più maturità in cosa di tanta importanza, si ritirò nella solitudine in località Cerfroid a Brumetz nell'Alta Francia. Quivi avvenne, per divino volere, che si incontrasse con San Felice di Valois, che dimorava nell'eremo già da molti anni: al quale si unì, vivendo insieme per tre anni nella preghiera e nella contemplazione, ed esercitandosi nella pratica di ogni virtù (Introitus). Or avvenne, che, mentre ragionavano insieme di cose divine presso una fonte, si avvicinò loro un cervo portando tra le corna una croce di color rosso e celeste. E siccome Felice si meravigliava della novità della cosa, Giovanni gli raccontò la visione avuta nella prima Messa; quindi si applicarono con rinnovato fervore alla preghiera e, avvisatine tre volte in sogno, risolsero di partire per Roma, per impetrare dal sommo Pontefice l'istituzione del nuovo ordine per il riscatto degli schiavi.
Frattanto era stato eletto sommo Pontefice Innocenzo III; questi li ricevé con bontà, e mentre deliberava sulla loro proposta, nella festa di Sant'Agnese per la seconda volta, nel Laterano, durante l'elevazione dell'Ostia della Messa solenne, gli apparve un Angelo bianco-vestito, colla croce bicolore, sotto sembiante d'uomo che riscattava gli schiavi. Dietro la quale visione, il sommo Pontefice approvò l'istituto e la sua regola il 17 dicembre 1198 con la bolla Operante divine dispositionis, e volle che la nuova famiglia religiosa si chiamasse Ordine della Santissima Trinità per il riscatto degli schiavi, ingiungendo ai suoi professi di portare abito bianco con una croce rossa e celeste.
Istituito così l'Ordine, i santi fondatori se ne tornarono in Francia, e, fondato il primo cenobio a Cerfroid nella diocesi di Meaux (dal 1801 nella diocesi di Soissons), vi rimase a governarlo Felice; mentre Giovanni con alquanti compagni fece ritorno a Roma, ove papa Innocenzo III donò loro la casa, la chiesa abbaziale e l'ospedale di San Tommaso in Formis sul colle Celio con molte rendite e proprietà. Egli diede loro pure delle lettere per il miramolino (dall'arabo amīr al-mu'minīn «emiro capo dei credenti») re del Marocco, e così l'opera del riscatto cominciò sotto felice auspicio. Allora Giovanni partì per la Spagna oppressa in gran parte dal giogo dei Saraceni, ed eccitò il cuore dei re, dei principi e degli altri fedeli alla compassione verso gli schiavi e i poveri. Grazie alle numerose elemosine (Epistola) ottenute da re e da principi di Francia e di Spagna, poté liberare un gran numero di cristiani, caduti in mano agli infedeli. Edificò monasteri, eresse ospedali, e riscattò molti schiavi con grande profitto delle anime.
Finalmente ritornato a Roma, vi si diede ad opere sante e visse molti anni al servizio di papa Gregorio IX, in qualità di Cappellano Pontificio. Affranto dalle continue fatiche e sfinito dalla malattia, bruciando del più ardente amore per Iddio e per il prossimo, si ridusse agli estremi. Onde radunati i confratelli ed esortatili efficacemente all'opera del riscatto indicatagli dal cielo, si addormentò nel Signore il 17 dicembre nell'anno della salute 1213. Il suo corpo fu sepolto con condegno onore nella stessa Chiesa di San Tommaso in Formis al Celio, ma nel 1665 fu traslato da due frati trinitari a Madrid. Giovanni de Matha fu canonizzato da papa Alessandro VII, il 21 ottobre 1666.


Autore meridionale, San Michele Arcangelo con San Martino di Tours (a sinistra) e San Giovanni de Matha (a destra),
Basilica Cattedrale Metropolitana di Maria Santissima Assunta in Cielo, Reggio Calabria (Calabria), XVIII sec.


Meditando la dottrina celeste, i Santi hanno compreso che la prosperità dei cattivi è ingannatrice e che solo i giusti sono veramente felici.

INTROITUS
Ps 36:30-31. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus. Ps 36:1. Noli aemulári in malignántibus: neque zeláveris faciéntes iniquitátem. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus.

Ps 36:30-31. La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio. Ps 36:1. Non invidiare i malvagi e non essere geloso degli operatori di iniquità. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui per sanctum Joánnem órdinem sanctíssimae Trinitátis ad rediméndum de potestáte Saracenórum captívos caelitus institúere dignátus es: praesta quaesumus; ut, ejus suffragántibus méritis, a captivitáte córporis et ánimae, te adjuvánte, liberémur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che con celeste visione ti sei degnato di istituire, per mezzo di san Giovanni, l'Ordine della Santissima Trinità per la redenzione dei prigionieri dalle mani dei Saraceni, fa', te ne preghiamo, che per i suoi meriti, siamo con la tua grazia liberati dalla schiavitù del corpo e dell'anima. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

LECTIO
Léctio libri Sapiéntiae.
Eccli 31:8-11.
Beátus vir, qui invéntus est sine mácula, et qui post aurum non ábiit, nec sperávit in pecúnia et thesáuris. Quis est hic, et laudábimus eum? fecit enim mirabília in vita sua. Qui probátus est in illo, et perféctus est, erit illi glória aetérna: qui potuit tránsgredi, et non est transgréssus: fácere mala, et non fecit: ídeo stabilíta sunt bona illíus in Dómino, et eleemósynas illíus enarrábit omnis ecclésia sanctórum.

Lettura del libro della Sapienza.
Eccli 31:8-11.
Beato l'uomo che è trovato senza macchia, che non è andato dietro all'oro, e non ha sperato nel danaro e nei tesori. Chi è costui e gli daremo lode? Poiché certo ha fatto meraviglie nella sua vita. Messo alla prova con l'oro e trovato perfetto, ne avrà gloria eterna. Egli poteva peccare e non peccò, fare del male e non lo fece. Per questo i suoi beni sono resi stabili nel Signore e le sue elemosine saranno lodate nell'assemblea dei Santi.

GRADUALE
Ps 91:13; 91:14. Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur in domo Dómini. Ps 91:3. . Ad annuntiándum mane misericórdiam tuam, et veritátem tuam per noctem.

Ps 91:13; 91:14. Il giusto fiorirà come palma; crescerà come cedro del Libano nella casa del Signore. Ps 91:3. . Per annunziare la tua misericordia al mattino, e la tua fedeltà nella notte.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Jac 1:12. . Beátus vir, qui suffert tentatiónem: quóniam, cum probátus fúerit, accípiet corónam vitae. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Jac 1:12. . Beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluia e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 111:1-3. Beátus vir, qui timet Dóminum: in mandátis ejus cupit nimis. . Potens in terra erit semen ejus: generátio rectórum benedicétur. . Glória et divítiae in domo ejus: et justítia ejus manet in saeculum saeculi.

Ps 111:1-3. Beato l'uomo che teme il Signore: molto si compiace nei suoi comandamenti. . Potente sulla terra sarà la sua stirpe: sarà benedetta la discendenza dei giusti. . Gloria e ricchezza nella sua casa: la sua giustizia rimane nei secoli dei secoli.

Gli orientali, usando lunghe vesti, le raccoglievano ai fianchi con cintura, allorché lavoravano, per essere più spediti nei loro movimenti. Dovendo attendere di notte il padrone, i servi stavano pronti colle lampade accese. Così i santi furono spediti nel bene e si tennero pronti alla venuta del Signore.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 12:35-40.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Sint lumbi vestri praecíncti, et lucernae ardéntes in mánibus vestris, et vos símiles homínibus exspectántibus dóminum suum, quando revertátur a núptiis: ut, cum vénerit et pulsáverit, conféstim apériant ei. Beáti servi illi, quos, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántes: amen, dico vobis, quod praecínget se, et fáciet illos discúmbere, et tránsiens ministrábit illis. Et si vénerit in secúnda vigília, et si in tértia vigília vénerit, et ita invénerit, beáti sunt servi illi. Hoc autem scitóte, quóniam, si sciret paterfamílias, qua hora fur veníret, vigiláret útique, et non síneret pérfodi domum suam. Et vos estóte paráti, quia, qua hora non putátis, Fílius hóminis véniet.

Seguito del santo Vangelo secondo Luca.
Luc 12:35-40.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: I vostri fianchi siano cinti ed accese nelle vostre mani le lucerne, come coloro che aspettano il loro padrone quando torni da nozze, per aprirgli appena giunge e picchia. Beati quei servi che il padrone, arrivando, troverà desti. In verità vi dico, che, cintosi, li farà sedere a tavola e si metterà a servirli. E se giungerà alla seconda vigilia e se giungerà alla terza vigilia e li troverà così, beati loro! Sappiate però che se il padrone conoscesse in qual ora viene il ladro, veglierebbe senza dubbio, e non si lascerebbe sfondare la casa. E anche voi tenetevi pronti, perché, nell'ora che non pensate, verrà il Figlio dell'uomo.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 13 sui Vangeli.
La lettura del santo Vangelo, fratelli carissimi, è chiara. Ma affinché, per la sua stessa semplicità, non sembri a qualcuno troppo elevata, esaminiamola brevemente in modo che la sua esposizione sia chiara per quelli che la ignorano, senza essere gravosa per quelli che la conoscono. Il Signore dice: Siano cinti i vostri fianchi. Noi cingiamo i fianchi, quando freniamo con la continenza i movimenti della carne. Ma poiché è poco astenersi dal male, se ciascuno non si applica ancora, e con assidui sforzi, a fare il bene, subito si aggiunge: e le lucerne siano accese nelle vostre mani. Noi teniamo in mano le lucerne accese, quando diamo al nostro prossimo con le buone opere esempi che lo illuminano. A proposito di tali opere il Signore dice: La vostra luce risplenda davanti agli uomini, affinché essi vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.
Sono due quindi le cose che vengono comandate: cingere i fianchi e tenere le lucerne, cioè la castità deve risplendere nel nostro corpo e la luce della verità nelle nostre opere. Infatti l'una cosa senza l'altra non può assolutamente essere gradita al nostro Redentore: né colui che compie opere buone, finché non abbandoni le sozzure della lussuria, né colui che eccelle per la sua castità ma non si esercita nelle opere buone. Né la castità dunque è una grande virtù senza le opere buone, né le opere buone possono valere qualcosa senza la castità. Ma anche se si osservano i due comandamenti, rimane il dovere, per chiunque si tratti, di tendere con la speranza alla patria superna e di non star lontano in alcun modo dai vizi soltanto per l'onore di questo mondo.
E voi siate come coloro che aspettano il loro padrone quando torni dalle nozze, per aprirgli subito appena giungerà e picchierà alla porta. Il Signore in verità viene quando si affretta al giudizio; picchia poi quando, con gli affanni della malattia, ci avverte che ormai la morte è vicina. Noi gli apriamo subito, se lo riceviamo con amore. Non vuole infatti aprire al giudice che picchia, colui che ha paura di uscire dal corpo e ha timore di vedere questo giudice, che ricorda di aver disprezzato. Ma chi è tranquillo per la sua speranza e per il suo modo di agire, apre subito a chi picchia, perché accoglie con gioia il giudice; e, quando è vicino il tempo della morte, egli si rallegra pensando ad una gloriosa retribuzione.

OFFERTORIUM
Ps 88:25. Véritas mea et misericórdia mea cum ipso: et in nómine meo exaltábitur cornu ejus.

Ps 88:25. Con lui staranno la mia fedeltà e il mio amore, e s'innalzerà nel mio Nome la sua forza.

SECRETA
Laudis tibi, Dómine, hóstias immolámus in tuórum commemoratióne Sanctórum: quibus nos et praeséntibus éxui malis confídimus et futúris. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Ti offriamo, o Signore, un sacrificio di lode in memoria dei tuoi santi, e per esso speriamo di essere liberati dai mali presenti e futuri. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

In Quaresima si dice:

PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui corporáli jejúnio vitia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et praemia: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizi, sollevi la mente, largisci virtù e premi: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Matt 24:46-47. Beátus servus, quem, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántem: amen, dico vobis, super ómnia bona sua constítuet eum.

Matt 24:46-47. Beato il servo, che il padrone al suo ritorno troverà vigilante: in verità vi dico che lo porrà a capo di tutti i suoi beni.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Refécti cibo potúque coelesti, Deus noster, te súpplices exorámus: ut, in cujus haec commemoratióne percépimus, ejus muniámur et précibus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ristorati dal cibo e dalla bevanda celeste, ti supplichiamo, o Signore Dio nostro, affinché sia nostra difesa la preghiera del santo, nella cui festa abbiamo partecipato a questi doni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria; della quale in fine si legge il Vangelo.

giovedì 7 febbraio 2019

San Romualdo, Abate

Doppio.
Paramenti bianchi.

La vita di San Romualdo, di cui la Santa Chiesa celebra oggi la festa, ci è raccontata da San Pier Damiani, camaldolese, nella sua Vita sancti Romualdi. Romualdo, nato a Ravenna nel X secolo, proveniva da un nobile casato: il padre era il duca Sergio degli Onesti di Ravenna e la madre Traversara Traversari. In seguito a uno scontro sanguinoso in cui era coinvolto il suo casato, il giovanetto Romualdo, all'età di vent'anni, si ritirò nel vicino e antico monastero di Sant'Apollinare in Classe per dedicarsi ad un vita di preghiera, di meditazione e di penitenza. Quivi infiammato di zelo ardente per la pietà dai discorsi di un santo religioso, e ricevute anche nella chiesa, di notte, due apparizioni di Sant'Apollinare, si fece monaco, secondo la predizione che gli aveva fatta il servo di Dio.
Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, San Romualdo,
Museo d'Arte della città di Ravenna (Emilia-Romagna), 1640-1641.
Bentosto si recò sui confini del Veneto dall'eremita Marino, celebre in quel tempo per la santità della vita e l'austerità della disciplina, per averlo quale maestro e guida nella via stretta e sublime della perfezione. Qui conobbe l'abate Guarino, che convinse il giovane eremita, non ancora trentenne, a seguirlo nell'abbazia benedettina di Saint-Michel di Cuxa (in catalano Sant Miquel de Cuixà), in Catalogna (attualmente in Linguadoca-Rossiglione, Francia), dove Romualdo si trattenne dieci anni e compì la sua formazione.
Ritornato in Italia, si dedicò a vita eremitica nell'eremo di Pereo, sulla cosiddetta Isola delle Rose, presso Ravenna. Rinunciò poi alla dignità di Abate e, portandosi nel territorio del monte Fumaiolo (nell'attuale comune di Verghereto, nell'Appennino tosco-romagnolo), fondò un monastero in onore di San Michele Arcangelo. A causa dei suoi continui richiami disciplinari e morali ai monaci, venne cacciato con belluino furore a vergate insieme ai suoi discepoli. Intorno all'anno 1001 il giovane imperatore Ottone III convinse l'eremita Romualdo a divenire Abate di Sant'Apollinare in Classe; ma chiamato da Dio alla solitudine e al rinnovamento della vita eremitica, dopo appena un anno, rinunciò all'incarico, e si recò a Montecassino.
Assalito da Satana, che gli tendeva molte insidie, seppe sempre inspirargli terrore (Epistola); e combattuto dall'invidia degli uomini, egli si esercitava tanto più umilmente e assiduamente nel digiuno e nella preghiera, e si dedicava alla meditazione delle cose celesti, versandovi copiose lacrime: e tuttavia era sempre così gioviale, da rallegrare chi lo guardava. Fu in grande onore presso principi e re (Epistola); e molti, per suo consiglio, rinunziando alle attrattive del mondo, si ritirarono nella solitudine. Acceso dal desiderio del martirio, partì per la Pannonia sperando di trovarvelo, ma una malattia che lo tormentava quando s'avanzava, e l'abbandonava quando retrocedeva, lo costrinse a ritornarsene.
Illustre per miracoli in vita e dopo morte, ebbe anche lo spirito di profezia. Come il Patriarca Giacobbe, egli scorse in visione una scala che dalla terra si elevava al cielo e per la quale salivano e scendevano degli uomini bianco-vestiti; nella quale meravigliosa visione riconobbe designarsi i monaci della Congregazione camaldolese dell'Ordine di San Benedetto, detti Monaci Camaldolesi, di cui egli fu istitutore (Communio). Nel 1012, difatti, acquistò dal proprietario di nome Maldulo il luogo nel quale avvenne la visione, situato nell'Appennino casentinese (Arezzo, in Toscana), ed edificò colà il monastero, al quale diede nome di Camaldoli (Campo di Maldoli) con il quale nome ancora oggi viene designato il suo Ordine.
Finalmente dopo esser vissuto 120 anni e aver servito a Dio per un secolo con una vita austerissima, passò alla gloria eterna nell'Abbazia di San Salvatore in Valdicastro (Fabriano, nelle Marche), il 19 giugno nell'anno della salute 1027. Il suo corpo ritrovato intatto cinque anni dopo la sua sepoltura, fu deposto con onore nella chiesa camaldolese di San Biagio a Fabriano; però, fu trafugato nel 1480 da due monaci di Sant'Apollinare in Classe che lo portarono a Jesi e, dopo un anno, il 7 febbraio 1481, fu traslato definitivamente nella chiesa di Fabriano, ove inizialmente era stato deposto. Romualdo fu canonizzato da papa Clemente VIII nel 1595.


Maestranze napoletane, Busto-reliquario di San Romualdo,
Eremo di Camaldoli (Arezzo, Toscana), XVII sec.


Meditando la dottrina celeste, i Santi hanno compreso che la prosperità dei cattivi è ingannatrice e che solo i giusti sono veramente felici.

INTROITUS
Ps 36:30-31. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus. Ps 36:1. Noli aemulári in malignántibus: neque zeláveris faciéntes iniquitátem. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus.

Ps 36:30-31. La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio. Ps 36:1. Non invidiare i malvagi e non essere geloso degli operatori di iniquità. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Intercessio nos, quaesumus Domine, beati Romualdi Abbatis commendet: ut, quod nostris meritis non valemus, ejus patrocinio assequamur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
L'intercessione del beato Romualdo Abate ci raccomandi presso di Te, o Signore, affinché per il suo patrocinio otteniamo ciò che non possiamo conseguire con i nostri meriti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

Come Mosè, i Santi Abati, superiori di monasteri, ebbero spesso un grande ascendente sulla società del loro tempo e sempre si sono distinti per la loro fede e per la loro mansuetudine.

LECTIO
Lectio libri Sapientiae.
Eccli 45:1-6.
Diléctus Deo et homínibus, cujus memória in benedictióne est. Símilem illum fecit in glória sanctórum, et magnificávit eum in timóre inimicórum, et in verbis suis monstra placávit. Gloríficávit illum in conspéctu regum, et jussit illi coram pópulo suo, et osténdit illi glóriam suam. In fide et lenitáte ipsíus sanctum fecit illum, et elégit eum ex omni carne. Audívit enim eum et vocem ipsíus, et indúxit illum in nubem. Et dedit illi coram praecépta, et legem vitae et disciplínae.

Lettura del libro della Sapienza.
Eccli 45:1-6.
Fu amato da Dio e dagli uomini: il suo ricordo è benedizione. Lo rese glorioso come i santi e lo rese grande a timore dei nemici. Per la sua parola fece cessare i prodigi e lo glorificò davanti ai re; gli diede autorità sul suo popolo e gli mostrò una parte della sua gloria. Lo santificò nella fedeltà e nella mansuetudine; lo scelse fra tutti i viventi. Gli fece udire la sua voce; lo introdusse nella nube oscura e gli diede a faccia a faccia i comandamenti, legge di vita e di intelligenza.

GRADUALE
Ps 20:4-5. Dómine, praevenísti eum in benedictiónibus dulcédinis: posuísti in cápite ejus corónam de lápide pretióso. . Vitam pétiit a te, et tribuísti ei longitúdinem diérum in saeculum saeculi.

Ps 20:4-5. Lo hai prevenuto, Signore, con dolci benedizioni: hai posto sul suo capo una corona di gemme preziose. . Vita ti ha chiesto, a lui l'hai concessa, lunghi giorni in eterno, senza fine.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 91:13. . Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 91:13. . Il giusto fiorirà come palma e crescerà come un cedro del Libano. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 111:1-3. Beátus vir, qui timet Dóminum: in mandátis ejus cupit nimis. . Potens in terra erit semen ejus: generátio rectórum benedicétur. . Glória et divítiae in domo ejus: et justítia ejus manet in saeculum saeculi.

Ps 111:1-3. Beato l'uomo che teme il Signore: molto si compiace nei suoi comandamenti. . Potente sulla terra sarà la sua stirpe: sarà benedetta la discendenza dei giusti. . Nella sua casa gloria e ricchezza: la sua giustizia rimane nei secoli dei secoli.

Questo Vangelo è applicato dalla Santa Chiesa agli Abati, perché superiori di Ordini religiosi nei quali tutti abbandonano i loro beni e le loro famiglie per mettersi al servizio di Dio.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 19:27-29.
In illo témpore: Dixit Petrus ad Jesum: Ecce, nos relíquimus ómnia, et secúti sumus te: quid ergo erit nobis? Jesus autem dixit illis: Amen, dico vobis, quod vos, qui secúti estis me, in regeneratióne, cum séderit Fílius hóminis in sede majestátis suae, sedébitis et vos super sedes duódecim, judicántes duódecim tribus Israël. Et omnis, qui relíquerit domum, vel fratres, aut soróres, aut patrem, aut matrem, aut uxórem, aut fílios, aut agros, propter nomen meum, céntuplum accípiet, et vitam aetérnam possidébit.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 19:27-29.
In quel tempo, Pietro disse a Gesù: Ecco noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito; che cosa adunque avremo noi? E Gesù disse loro: In verità vi dico: Voi che mi avete seguito, nella rigenerazione, quando il Figlio dell'uomo sederà sul trono della sua gloria, sederete anche voi sopra dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. E chiunque avrà lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o padre o madre, o moglie o figli, o campi per amore del nome mio, riceverà il centuplo e possederà la vita eterna.

Omelia di San Girolamo, Prete.
Libro 3 su Matteo cap. 19.
Grande fiducia! Pietro era pescatore, non era mai stato ricco, si guadagnava il cibo col lavoro delle mani; e tuttavia dice con gran sicurezza: Abbiamo abbandonato tutto. E siccome non basta solo abbandonare, aggiunge ciò che è perfetto: E ti abbiamo seguito. Abbiamo fatto quello che hai comandato: che cosa ci darai dunque per ricompensa? E Gesù disse loro: In verità vi dico: voi che mi avete seguito, quando nella rigenerazione il Figlio dell'uomo siederà sul trono della sua maestà, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. Non disse: Voi che avete lasciato ogni cosa, poiché questo lo fece anche il filosofo Crates, e molti altri disprezzarono le ricchezze, ma disse: Voi che mi avete seguito; il che è proprio degli apostoli e dei credenti.
Nella rigenerazione, quando il Figlio dell'uomo si sarà assiso sul trono della sua maestà - quando anche i morti risorgeranno incorrotti dalla corruzione -, siederete anche voi sui seggi dei giudici a condannare le dodici tribù d'Israele, perché, mentre voi credeste, esse non vollero credere. E chi avrà lasciato la casa, o i fratelli, o le sorelle, o il padre, o la madre, o la moglie, o i figli, o i campi per amor del mio nome, riceverà il centuplo e possederà la vita eterna. Questo passo è in armonia con l'altra affermazione del Salvatore che dice: Non sono venuto a portare la pace, ma la spada. Perché sono venuto a dividere il figlio dal padre suo, e la figlia dalla madre, e la nuora dalla suocera; e l'uomo avrà per nemici quelli di casa. Coloro dunque che, per la fede in Cristo e per la predicazione del Vangelo avranno disprezzato tutti gli affetti e le ricchezze e i piaceri del mondo, costoro riceveranno il centuplo e possederanno la vita eterna.
Da questa affermazione alcuni prendono occasione per sostenere che dopo la risurrezione ci sarà un periodo di mille anni nel quale, dicono, riceveremo il centuplo di tutto ciò che abbiamo lasciato e poi la vita eterna; non comprendendo che, se per tutte le altre cose la ricompensa è conveniente, per quanto riguarda la moglie, sarebbe una vergogna che colui che ne ha lasciata una per il Signore in futuro ne ricevesse cento. Questo dunque è il significato: chi avrà abbandonato per il Salvatore i beni carnali, ne riacquisterà di spirituali; e paragonare il valore di questi a quello dei primi, sarà come paragonare il numero cento ad un piccolo numero.

OFFERTORIUM
Ps 20:3; 20:4. Desidérium ánimae ejus tribuísti ei, Dómine, et voluntáte labiórum ejus non fraudásti eum: posuísti in cápite ejus corónam de lápide pretióso.

Ps 20:3; 20:4. Hai soddisfatto il desiderio del suo cuore, Signore, non hai respinto il voto delle sue labbra e hai posto sul suo capo una corona di gemme preziose.

SECRETA
Sacris altáribus, Dómine, hóstias superpósitas sanctus Romuáldus Abbas, quaesumus, in salútem nobis proveníre depóscat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Per intercessione del santo abate Romualdo, o Signore, queste offerte deposte sull'altare giovino alla nostra salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

In Quaresima si dice:

PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui corporáli jejúnio vitia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et praemia: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizi, sollevi la mente, largisci virtù e premi: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 12:42. Fidélis servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in témpore trítici mensúram.

Luc 12:42. Fedele e saggio è il servitore che il Signore ha preposto alla sua casa: perché al tempo conveniente dia il cibo che spetta a ciascuno.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Prótegat nos, Dómine, cum tui perceptióne sacraménti beátus Romuáldus Abbas, pro nobis intercedéndo: ut et conversatiónis ejus experiámur insígnia, et intercessiónis percipiámus suffrágia. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ci protegga, o Signore, insieme al tuo sacramento che abbiamo ricevuto l'intercessione del beato Romualdo abate, affinché della sua vita seguiamo gli esempi e della sua protezione sentiamo gli effetti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria; della quale in fine si legge il Vangelo.