mercoledì 23 gennaio 2019

Sant'Ildefonso, Vescovo e Confessore

Semidoppio.
Paramenti bianchi.

Ildefonso, che è anche detto Alfonso, di nazionalità spagnola, nato a Toledo verso il 607 da nobilissimi genitori Stefano e Lucia, e allevato con ogni cura, fu istruito nelle discipline liberali. Prima ebbe come precettore suo zio Sant'Eugenio, arcivescovo di Toledo, dal quale per il mirabile ingegno fu inviato a Siviglia da Sant'Isidoro, che era allora ricco di mirabile erudizione. Trattenutosi presso Sant'Isidoro per dodici anni, dopo esser stato formato infine da buona rettitudine e da sana dottrina, ritornò a Toledo da Sant'Eugenio.
Doménikos Theotokopoulos detto El Greco, Sant'Ildefonso,
Ospedale di Nostra Signora della Carità,
Illescas, Spagna, 1603-1605.
Dopo che fu fatto per di più Arcidiacono della Chiesa di Toledo da Sant'Eugenio per il candore di vita e per la perizia non usuale, desiderando di sfuggire i lacci del mondo, nel monastero Agaliense, che era dedicato ai santi martiri Cosma e Damiano, vestì il cucullo quale emblema dell'amor di Dio. I genitori, ora con la supplica, ora con la forza, tentando ogni cosa, non smisero di contrapporsegli, perché non rimanesse costantemente nel suo santo proposito.
I monaci, non molto tempo dopo, fecero eleggere Ildefonso al posto dell'Abate deceduto: dato che scorgevano in lui, oltre alle restanti virtù, l'equità, la buona disposizione dei costumi, la prudenza, la rara santità. E così tanto splendore, tanta luce della vera pietà - cosa che lo stesso Ildefonso temeva -, non poté celarsi. Morto dunque Sant'Eugenio, nel 657 fu creato Arcivescovo di Toledo per decreto del Clero, del Senato e di tutto il popolo.
Senza dubbio, nel suo ministero episcopale, quanto Ildefonso sia avanzato con la parola, quali miracoli abbia compiuto, come sia stato benemerito per le molte iscrizioni sulla Vergine Madre, non facilmente qualcuno è stato in grado di spiegarlo. Edificò un cenobio di vergini nella casa di campagna di Deilfenso, e lo colmò di grandi doni. Confutò dottissimamente, per la precisione, gli eretici, che in Spagna propagavano l'eresia elvidiana che negava la verginità perpetua della Beata Vergine Maria Madre di Dio, e li scacciò dalla Spagna; espose tale disputa nel libro, che scrisse sulla perpetua verginità di Maria Santissima, cioè il De virginitate Sanctae Mariae contra tres infideles (Sulla verginità di Santa Maria contro tre infedeli) in cui i tre infedeli sono Gioviniano, Elvidio e un ebreo anonimo, confermando tale cosa un miracolo. Quando infatti Ildefonso si recò in chiesa di notte per le preghiere mattutine nella festa dell'Aspettazione della Beata Vergine Maria (18 dicembre 665), i suoi confratelli sull'uscio della Chiesa, spaventati da un fulgore davvero repentino, indietreggiarono. Egli invece intrepido, avvicinandosi all'altare, vide la stessa Vergine, e la venerò: ricevette dalla stessa una pianeta candidissima, della quale si serviva nel Santo Sacrificio della Santa Messa.
Bartolomé Esteban Pérez Murillo, Sant'Ildefonso riceve la pianeta
dalla Beata Vergine Maria, Museo del Prado, Madrid, Spagna, 1658-1660.
Quando si compì inoltre il giorno festivo di Santa Leocadia, e il Clero e il popolo numeroso si furono radunati, Ildefonso, accedendo al sepolcro della santa vergine Leocadia, pregava supplichevole inginocchiato. Ed ecco apertosi repentinamente il sarcofago, la santissima Leocadia venne fuori; vedendo tutti e ascoltando, ella rese illustri i meriti di Ildefonso riguardo la Vergine Maria, dicendo: O Ildefonso, per te vive la mia Signora, che tiene le sommità del Cielo. E lodato il Vescovo, ritornava nel sarcofago. Ildefonso, affinché cotanta cosa non fosse raccontata ai posteri senza testimoni, afferrato lo spadino del re Recesvinto, che si trovava allora per caso, recise parte del vestito, che copriva il capo di Santa Leocadia; e la introdusse assieme al regale coltello con solenne pompa nel sacrario, ove fino ad oggi è conservata.
Scrisse nel linguaggio comune più chiaro molte cose, delle quali egli, impedito dalle varie faccende che gli recavano cruccio, lasciò in eredità alcune inziate, altre incompiute. Sant'Ildefonso morì infine felicemente e santamente, a Toledo il 23 gennaio nell'anno del Signore 667 circa, sotto il regno di Recesvinto in Spagna, dopo aver seduto sul trono episcopale per nove anni e due mesi, e fu sepolto nella Basilica di Santa Leocadia. Il suo corpo fu poi traslato nella città di Zamora durante la generale occupazione delle Spagne da parte dei Saraceni, e riposando onorificamente nella Chiesa di San Pietro, è venerato con grande pietà di tutto il popolo.
Sebbene Sant'Ildefonso non sia stato dichiarato Dottore della Chiesa, per la sua festa è assegnata tuttavia la Santa Messa riservata a costoro.


Andrés de Islas, Imposizione della pianeta a Sant'Ildefonso, 1774.


La Chiesa loda il Signore per aver conferito ai Santi Dottori la sapienza, l'intelligenza e la santità con cui spandere dovunque il lume della dottrina evangelica.

INTROITUS
Eccli 15:5. In médio Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae índuit eum. Ps 91:2. Bonum est confitéri Dómino: et psállere nómini tuo, Altíssime. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. In médio Ecclésiae apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiae et intelléctus: stolam glóriae índuit eum.

Eccli 15:5. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria. Ps 91:2. È bene cantare la gloria al Signore: e lodare, Altissimo, il tuo Nome. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui per gloriosíssimam Fílii tui Matrem beátum Ildefónsum Confessórem tuum atque Pontíficem, misso de thesáuris coeléstibus múnere, decorásti: concéde propítius; ut, per ejus preces et mérita, múnera capiámus aetérna. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo
O Dio, che per il tramite della gloriosissima Madre del tuo Figlio hai decorato il beato Ildefonso tuo Confessore e Pontefice con un dono prelevato dai tesori del cielo: concedici, propizio, che per le sue preghiere e i suoi meriti, otteniamo i doni eterni. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

I Dottori della Chiesa hanno messo in pratica i consigli che San Paolo dava a San Timoteo. Predicarono in ogni maniera la dottrina di Gesù Cristo, reagendo contro quella curiosità morbosa che rende certe anime avide ad intendere teorie nuove ed erronee in fatto di religione. Avendo combattuta la buona battaglia, come l'Apostolo, per il Vangelo e conservato intatto il deposito sacro della dottrina cristiana, ricevono in cielo la corona destinata a compensarli della loro santità apostolica.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Timótheum.
2Tim 4:1-8.
Caríssime: Testíficor coram Deo, et Jesu Christo, qui judicatúrus est vivos et mórtuos, per advéntum ipsíus et regnum ejus: praedica verbum, insta opportúne, importúne: árgue, óbsecra, íncrepa in omni patiéntia, et doctrína. Erit enim tempus, cum sanam doctrínam non sustinébunt, sed ad sua desidéria coacervábunt sibi magístros, pruriéntes áuribus, et a veritáte quidem audítum avértent, ad fábulas autem converténtur. Tu vero vígila, in ómnibus labóra, opus fac Evangelístae, ministérium tuum ímple. Sóbrius esto. Ego enim jam delíbor, et tempus resolutiónis meae instat. Bonum certámen certávi, cursum consummávi, fidem servávi. In réliquo repósita est mihi coróna justítiae, quam reddet mihi Dóminus in illa die, justus judex: non solum autem mihi, sed et iis, qui díligunt advéntum ejus.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo a Timoteo.
2Tim 4:1-8.
Carissimo: Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo, che ha da venire a giudicare i vivi ed i morti, per la sua venuta e per il suo regno: predica la Parola, insisti a tempo opportuno e fuori tempo. Riprendi, esorta, sgrida con paziente insegnamento; perché verrà tempo in cui la gente non potrà sopportare la sana dottrina, ma per assecondare la propria passione e per prurito di novità, si creerà una folla di maestri, e per non ascoltare la verità andrà dietro a favole. Ma tu veglia sopra tutte le cose, sopporta le afflizioni, compi l'ufficio di predicare il Vangelo, adempi il tuo ministero e sii temperante. In quanto a me il mio sangue sta per essere versato come una libazione e il tempo del mio scioglimento dal corpo è vicino. Ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede. Non mi resta che ricevere la corona di giustizia, che mi darà in quel giorno il Signore, giusto giudice; e non solo a me, ma anche a quelli che desiderano la sua venuta.

GRADUALE
Ps 36:30-31. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium. . Lex Dei ejus in corde ipsíus: et non supplantabúntur gressus ejus.

Ps 36:30-31. La bocca del giusto esprime sapienza e la sua lingua parla secondo giustizia. . Ha nel cuore la legge del suo Dio e i suoi passi non sono esitanti.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Eccli 45:9. . Amávit eum Dóminus, et ornávit eum: stolam glóriae índuit eum. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Eccli 45:9. . Il Signore lo ha amato e lo ha colmato d'onore: lo ha rivestito di una veste di gloria. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 111:1-3. Beátus vir, qui timet Dóminum: in mandátis ejus cupit nimis. . Potens in terra erit semen ejus: generátio rectórum benedicétur. . Glória et divítiae in domo ejus: et justítia ejus manet in saeculum saeculi.

Ps 111:1-3. Beato l'uomo che teme il Signore: molto si compiace nei suoi comandamenti. . Potente sulla terra sarà la sua stirpe: sarà benedetta la discendenza dei giusti. . Nella sua casa gloria e ricchezza: la sua giustizia rimane nei secoli dei secoli.

I Dottori sono il sale che deve preservare le anime dalla corruzione: sono la luce che illumina gli uomini immersi nelle tenebre dell'errore e del peccato. Predicando con la loro dottrina e il loro esempio, glorificano Dio, il quale solo dà la grazia di compiere bene il proprio dovere. E siccome l'osservanza delle minime prescrizioni della legge riceve la sua ricompensa, essi sono grandi nel regno dei cieli.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 5:13-19.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Vos estis sal terrae. Quod si sal evanúerit, in quo saliétur? Ad níhilum valet ultra, nisi ut mittátur foras, et conculcétur ab homínibus. Vos estis lux mundi. Non potest cívitas abscóndi supra montem pósita. Neque accéndunt lucérnam, et ponunt eam sub módio, sed super candelábrum, ut lúceat ómnibus qui in domo sunt. Sic lúceat lux vestra coram homínibus, ut vídeant ópera vestra bona, et gloríficent Patrem vestrum, qui in coelis est. Nolíte putáre, quóniam veni sólvere legem aut prophétas: non veni sólvere, sed adimplére. Amen, quippe dico vobis, donec tránseat coelum et terra, iota unum aut unus apex non praeteríbit a lege, donec ómnia fiant. Qui ergo solverit unum de mandátis istis mínimis, et docúerit sic hómines, mínimus vocábitur in regno coelórum: qui autem fécerit et docúerit, hic magnus vocábitur in regno coelórum.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 5:13-19.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Voi siete il sale della terra. E se il sale perde la sua virtù, come lo si riattiverà? Non è più buono se non ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo. Non può rimanere nascosta una città posta sopra un monte. Né si accende la lucerna per riporla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia lume a quanti sono in casa. Così risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto ad abrogare la Legge o i Profeti, ma a completare. In verità vi dico che finché non passi il cielo e la terra non passerà un solo iota o un apice solo della Legge, che tutto non sia compiuto. Chi pertanto violerà uno dei minimi di questi comandamenti e insegnerà così agli uomini, sarà tenuto minimo nel regno dei cieli; ma colui che avrà operato ed insegnato, sarà tenuto grande nel regno dei cieli.

Omelia di Sant'Agostino, Vescovo.
Libro 1 sul Sermone del Signore sul monte, cap. 6, tom. 4.
Il Signore ci mostra doversi giudicare insensati coloro che, cercando l'abbondanza dei beni temporali o temendo d'esserne privati, perdono gli eterni, che gli uomini non possono né dare né togliere. Ora se il sale diventa insipido, con che si salerà? (Matt 5:13). Cioè, se voi, che dovete in certo modo condire i popoli, per timore delle persecuzioni temporali, perderete il regno dei cieli: quali saranno gli uomini che potranno ritrarvi dall'errore, dal momento che Dio ha scelto voi per togliere gli altri dall'errore?
Dunque il sale insipido non serve più a nulla se non ad essere gettato via pestato dagli uomini (Matt 5:13). Pertanto non è calpestato dagli uomini chi soffre persecuzione, ma chi istupidisce per timore della persecuzione. Poiché non può essere calpestato se non uno inferiore; ma non è inferiore chi, sebbene patisca molto sulla terra nel corpo, tuttavia col cuore abita in cielo.
Voi siete la luce del mondo (Matt 5:14). Come più sopra ha detto il sale della terra (Matt 5:13), così ora dice la luce del mondo. Ora per questa terra, di cui si parla più sopra, non si deve intendere quella che calpestiamo coi nostri piedi corporei; bensì gli uomini che abitano sulla terra, o anche i peccatori, a rialzare i quali col condimento della sapienza e a distruggere le loro perverse inclinazioni, il Signore inviò nel mondo il sale apostolico. E qui mondo si deve intendere non il cielo e la terra, ma gli uomini che sono nel mondo o amano il mondo, e che gli Apostoli hanno la missione d'illuminare. Non può rimaner nascosta una città situata su un monte (Matt 5:14): cioè, fondata sopra un'insigne e grande giustizia, significata anche nello stesso monte, su cui il Signore si trova a parlare.

OFFERTORIUM
Ps 91:13. Justus ut palma florébit: sicut cedrus, quae in Líbano est, multiplicábitur.

Ps 91:13. Il giusto fiorirà come palma, crescerà come un cedro del Libano.

SECRETA
Sancti Ildefónsi Confessóris tui atque Pontíficis, quaesumus, Dómine, ánnua solémnitas pietáti tuae nos reddat accéptos: ut, per haec piae placatiónis offícia, et illum beáta retribútio comitétur, et nobis grátiae tuae dona concíliet. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

L'annua solennità del beato Ildefonso Confessore e Pontefice tuo, ci renda, o Signore, a te accetti, affinché, mediante questo pio rito di espiazione, la stessa solennità al Santo torni di gloria e a noi concilii la tua grazia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 12:42. Fidélis servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in témpore trítici mensúram.

Luc 12:42. Fedele e saggio è il servitore che il Signore ha preposto alla sua casa: perché al tempo conveniente dia il cibo che spetta a ciascuno.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Deus, fidélium remunerátor animárum: praesta; ut beáti Ildefónsi Confessóris tui atque Pontíficis, cujus venerándam celebrámus festivitátem, précibus indulgéntiam consequámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, rimuneratore delle anime fedeli, concedi che otteniamo il perdono per le preghiere del beato Ildefonso Confessore e Pontefice tuo, di cui celebriamo la festa veneranda. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Festa del castissimo Sposalizio della Beata Vergine Maria con San Giuseppe

Doppio maggiore.
Paramenti bianchi.

Il mistero che la Santa Chiesa ci fa venerare in questa festa, è chiaramente esposto nell'Evangelium proprio della Messa. Notiamo che la liturgia venera insieme la Santissima Vergine e San Giuseppe, accordando a questi una commemorazione privilegiata. Così in essa è onorata anche la virtù e la santità del Giusto, scelto da Dio come Custode della Vergine Immacolata e Padre putativo del Bambino Gesù.
La commemorazione dello Sposalizio verginale tra Maria e Giuseppe nacque in Francia dove ebbe per promotore Giovanni Gersone († 1429). La festa fu concessa da papa Leone X alle Suore dell'Annunciazione nel 1517. Di seguito ottennero la stessa concessione i Francescani, i Serviti e i Cistercensi. La prima diocesi che celebrò la festa dello Sposalizio fu quella francese di Arras dove vi si celebrò dal 23 gennaio 1556. Nel 1678 fu concessa all'Austria e nel 1780 alla Spagna. Nel 1784 in ringraziamento della vittoria di Vienna fu estesa a tutto l'Impero. Nel 1689 fu introdotta in Terra Santa, nel 1720 in Toscana e nel 1725 negli Stati Pontifici. La Santa Chiesa latina tradizionalmente celebra questa festa il 23 gennaio, il 26 novembre nei paesi di lingua spagnola.
(Cfr. Festa del castissimo Sposalizio della beata Vergine Maria con san Giuseppe, blog Sardinia Tridentina)

Sermone di San Bernardo, Abate.
Dall'omelia 2 sul Missus.
Occorreva che il mistero del divino consiglio fosse per qualche tempo celato al principe del mondo: non che Dio, se volesse fare la sua opera manifestamente, avrebbe timore di poter essere impedito da quello; ma, poiché lo stesso Dio, che non solo potentemente, ma anche sapientemente, qualsiasi cosa volle, fece, come in tutte le sue opere fu solito conservare qualsiasi cosa, o le armonie dei tempi per la bellezza dell'ordine, così in questa quanto più magnifica opera sua della nostra senza dubbio riparazione, volle mostrare non tanto la sua potenza, ma anche la sua prudenza.
Era, dunque, conveniente, che disponesse soavemente anche tutte le cose, celesti appunto e terrene, poiché sia da quel momento stornando l'irrequieto, stabilisse in pace gli altri, sia questi che avrebbe debellato il geloso, ci lasciasse certamante un esempio necessario migliore di sua umiltà e mansuetudine; e che fosse fatto dal governo mirabile della sapienza, cosicché apparisse soave ai suoi, e forte ai nemici.
Cosa gioverebbe che il diavolo fosse vinto da Dio, lasciandoci superbi? Necessariamente dunque Maria è promessa in matrimonio a Giuseppe, giacché per mezzo di esso sia è nascosto il santo dai violenti, sia la verginità è comprovata dallo sposo, e tanto si ha riguardo della modestia della vergine, quanto si provvede alla sua fama. Cosa più sapiente, cosa più degno della divina provvidenza? Per un solo siffatto consiglio, ai segreti celesti un testimone è ammesso, il nemico è escluso, e l'integra fama della Vergine Madre è conservata.


Girolamo Romani detto Romanino, Sposalizio della Vergine,
Palazzo Martinengo Villagana, Brescia (Lombardia), 1540-1545.


L'Introitus è ricavato dagli scritti di Sedulio, poeta cristiano del V secolo, che consacrò la sua penna a celebrare Nostro Signore Gesù Cristo.

INTROITUS
Sedulius. Salve, Sancta Parens, eníxa puérpera Regem: qui coelum terrámque regit in saecula saeculorum. Ps 44:2. Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Salve, Sancta Parens, eníxa puérpera Regem: qui coelum terrámque regit in saecula saeculorum.

Sedulius. Salve, o Madre Santa, che hai dato alla luce il Re, che governa il cielo e la terra nei secoli dei secoli. Ps 44:2. Erompe dal mio cuore una fausta parola: io canto le mie opere al Re. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Salve, o Madre Santa, che hai dato alla luce il Re, che governa il cielo e la terra nei secoli dei secoli.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Fámulis tuis, quaesumus, Dómine, coeléstis grátiae munus impertíre: ut, quibus Beátae Vírginis partus éxstitit salútis exórdium; Desponsatiónis ejus votíva solémnitas pacis tríbuat increméntum. Per Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Signore, Te ne preghiamo, concedi ai tuoi servi il dono della grazia celeste, affinché, a quanti il parto della beata Vergine fu principio di salvezza, la votiva festa del suo sposalizio procuri incremento di pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione di San Giuseppe, Sposo della Beata Vergine Maria e Confessore.

Orémus.
Sanctíssimae Genitrícis tuae Sponsi, quaesumus, Dómine, méritis adjuvémur: ut, quod possibílitas nostra non óbtinet, ejus nobis intercessióne donétur: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ti preghiamo, o Signore, di essere aiutati dai meriti dello Sposo della tua Santissima Madre: ciò che noi non possiamo ottenere, ci sia concesso per la sua intercessione: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

La Santa Chiesa applica a Maria Santissima quello che Salomone disse della Sapienza, perché la Beata Vergine Maria è la Madre del Verbo che è la Sapienza del Padre.

LECTIO
Léctio libri Sapiéntiae.
Prov 8:22-35.
Dóminus possedit me in inítio viárum suárum, ántequam quidquam fáceret a princípio. Ab aetérno ordináta sum, et ex antíquis, ántequam terra fíeret. Nondum erant abýssi, et ego jam concépta eram: necdum fontes aquárum erúperant: necdum montes gravi mole constíterant: ante colles ego parturiébar: adhuc terram non fécerat et flúmina et cárdines orbis terrae. Quando praeparábat coelos, áderam: quando certa lege et gyro vallábat abýssos: quando aethera firmábat sursum et librábat fontes aquárum: quando circúmdabat mari términum suum et legem ponébat aquis, ne transírent fines suos: quando appendébat fundaménta terrae. Cum eo eram cuncta compónens: et delectábar per síngulos dies, ludens coram eo omni témpore: ludens in orbe terrárum: et delíciae meae esse cum filiis hóminum. Nunc ergo, filii, audíte me: Beáti, qui custódiunt vias meas. Audíte disciplínam, et estóte sapiéntes, et nolíte abjícere eam. Beátus homo, qui audit me et qui vígilat ad fores meas quotídie, et obsérvat ad postes óstii mei. Qui me invénerit, invéniet vitam et háuriet salútem a Dómino.

Lettura del libro della Sapienza.
Prov 8:22-35.
Il Signore mi possedette dal principio delle sue azioni, prima delle sue opere, fin d'allora. Fui stabilita dall'eternità e fin dalle origini, prima che fosse fatta la terra. Non erano ancora gli abissi e io ero già concepita; non scaturivano ancora le fonti delle acque; i monti non posavano ancora nella loro grave mole; io ero generata prima che le colline; non era ancora fatta la terra, né i fiumi, né i cardini del mondo. Quando preparava i cieli, io ero presente; quando cingeva con la volta gli abissi; quando in alto dava consistenza alle nubi e in basso dava forza alle sorgenti delle acque; quando fissava i confini dei mari e stabiliva che le acque non superassero i loro limiti; quando gettava le fondamenta della terra. Ero con Lui e mi dilettava ogni giorno e mi ricreavo in sua presenza e mi ricreavo nell'universo; e le mie delizie sono lo stare con i figli degli uomini. Dunque, o figli, ascoltatemi: Beati quelli che battono le mie vie. Udite l'insegnamento, siate saggi e non rigettatelo. Beato l'uomo che mi ascolta e veglia ogni giorno all'ingresso della mia casa, e sta attento sul limitare della mia porta. Chi troverà me, troverà la vita e riceverà la salvezza dal Signore.

GRADUALE
Benedícta et venerábilis es, Virgo María: quae sine tactu pudóris invénta es Mater Salvatóris. ℣. Virgo, Dei Génitrix, quem totus non capit orbis, in tua se clausit víscera factus homo.

Tu sei benedetta e venerabile, o Vergine Maria, che senza offesa del pudore sei diventata la Madre del Salvatore. ℣. O Vergine Madre di Dio, nel tuo seno, fattosi uomo, si rinchiuse Colui che l'universo non può contenere.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. ℣. Felix es, sacra Virgo María, et omni laude digníssima: quia ex te ortus est sol justítiae, Christus, Deus noster. Allelúja.

Alleluia. alleluia. ℣. Tu sei beata, o santa vergine Maria, e degnissima di ogni lode, perché da te nacque il sole di giustizia, il Cristo Dio nostro. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluia e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Gaude, María Virgo, cunctas haereses sola interemísti. ℣. Quae Gabriélis Archángeli dictis credidísti. ℣. Dum Virgo Deum et hóminem genuísti: et post partum, Virgo, invioláta permansísti. ℣. Dei Génitrix, intercéde pro nobis.

Gioisci, Maria Vergine: tu sola hai distrutte tutte le eresie. ℣. Tu che hai creduto alle parole dell'Arcangelo Gabriele. ℣. Quando Vergine generasti l'Uomo-Dio e Vergine rimanesti dopo il parto. ℣. Madre di Dio, intercedi per noi.

«La condotta di San Giuseppe, dice San Girolamo, è una testimonianza favorevole a Maria. Conoscendo la castità della sua sposa, ammira ciò che accade e nasconde sotto il velo del silenzio l'avvenimento di cui non comprende il mistero. Ben merita dunque il titolo di Giusto» (Mattutino). Un Angelo allora gli annunzia il grande mistero dell'Incarnazione: «Maria darà alla luce un Figliuolo che è frutto dello Spirito Santo».

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secundum Matthaeum.
Matt 1:18-21.
Cum esset desponsáta Mater Jesu Maria Joseph, ántequam convenírent, inventa est in útero habens de Spiritu Sancto. Joseph autem, vir ejus, cum esset justus et nollet eam tradúcere, vóluit occúlte dimíttere eam. Haec autem eo cogitánte, ecce, Angelus Dómini appáruit in somnis ei, dicens: Joseph, fili David, noli timére accípere Maríam cónjugem tuam: quod enim in ea natum est, de Spíritu Sancto est. Páriet autem fílium, et vocábis nomen ejus Jesum: ipse enim salvum fáciet pópulum suum a peccátis eórum.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 1:18-21.
Maria, Madre di Gesù, sposata con Giuseppe, prima di abitare con lui fu trovata incinta per virtù dello Spirito Santo. Ora, Giuseppe, suo marito, essendo giusto e non volendo esporla all'infamia, pensò di rimandarla segretamente. Mentre pensava a questo, ecco apparirgli in sogno un Angelo del Signore, che gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, in sposa: poiché quel che è nato in Lei è opera dello Spirito Santo. Ella partorirà un figlio che chiamerai Gesù: poiché egli libererà il suo popolo dai suoi peccati.

Omelia di San Girolamo, Prete.
Libro 1 Commento al cap. 1 di Matteo.
Perché fu concepito non da una semplice vergine, ma da una sposata? Primo, perché dalla genealogia di Giuseppe si mostrasse la stirpe di Maria; secondo, perché ella non fosse lapidata dai Giudei come adultera; terzo, perché fuggitiva in Egitto avesse un sostegno. Il martire Ignazio aggiunge ancora una quarta ragione perché egli fu concepito da una sposata: Affinché, dice, il suo concepimento rimanesse celato al diavolo, che lo credé il frutto non d'una vergine, ma d'una maritata.
Prima che stessero insieme, si scoperse che stava per esser madre per opera dello Spirito Santo. Si scoperse non da altri se non da Giuseppe, al quale per la confidenza di marito non sfuggiva nulla di quanto riguardava la sua futura sposa. Dal dirsi poi: Prima che stessero insieme, non ne segue che stessero insieme dopo, perché la Scrittura constata che ciò non era avvenuto.
Or Giuseppe, marito di lei, essendo uomo giusto, e non volendo esporla all'infamia, pensò di rimandarla segretamente (Matt 1:19). Se uno si unisce a cattiva donna, diventa un solo corpo con essa, e nella legge è prescritto che non solo i rei, ma anche i complici del delitto sono colpevoli: come dunque Giuseppe, occultando il delitto della sposa, è chiamato giusto? Ma ciò è una testimonianza in favore di Maria, perché Giuseppe conoscendo la sua castità, e ammirando quanto era avvenuto, nasconde nel silenzio quello di cui non comprendeva il mistero.

Credo

OFFERTORIUM
Beáta es, Virgo María, quae ómnium portásti Creatórem: genuísti qui te fecit, et in aetérnum pérmanes Virgo.

Beata sei, o Vergine Maria, che hai portato il Creatore di tutti: hai generato chi ti ha fatta e resti Vergine in eterno.

SECRETA
Unigéniti tui, Dómine, nobis succúrrat humánitas: ut, qui natus de Vírgine, Matris integritátem non mínuit, sed sacrávit; in Desponsatiónis ejus solémniis, nostris non piáculis éxuens, oblatiónem nostram tibi fáciat accéptam Jesus Christus, Dominus noster: Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Ci soccorra, o Signore, l'umanità del tuo Unigenito: affinché, Egli che nato da una Vergine non diminuì l'integrità della Madre, ma la consacrò, nella festa solenne dello sposalizio di Maria, spogliandoci delle nostre colpe, Ti renda accetta la nostra oblazione, Gesù Cristo nostro Signore: Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione di San Giuseppe, Sposo della Beata Vergine Maria e Confessore.

Débitum tibi, Dómine, nostrae réddimus servitútis, supplíciter exorántes: ut, suffrágiis beáti Joseph, Sponsi Genitrícis Fílii tui Jesu Christi, Dómini nostri, in nobis tua múnera tueáris, ob cujus venerándam commemoratiónem laudis tibi hóstias immolámus. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Ti rendiamo, o Signore, il doveroso omaggio della nostra sudditanza, prengandoTi supplichevolmente, di custodire in noi i tuoi doni per intercessione del beato Giuseppe, Sposo della Madre del Figlio Tuo Gesù Cristo, nostro Signore, nella cui veneranda commemorazione Ti presentiamo appunto queste ostie di lode. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE BEATA MARIA VIRGINE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubique grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Et te in Desponsatióne beátae Maríae semper Vírginis collaudáre, benedícere et praedicáre. Quae et Unigénitum tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte, lumen aetérnum mundo effúdit, Jesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Te, nello Sposalizio della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed esaltiamo. La quale concepì il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesù Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Beáta víscera Maríae Vírginis, quae portavérunt aetérni Patris Fílium.

Beate le viscere di Maria Vergine, che portarono il Figlio dell'eterno Padre.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Súmpsimus, Dómine, celebritátis ánnuae votíva sacraménta: praesta, quaesumus; ut et temporális vitae nobis remédia praebeant et aetérnae. Per Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Abbiamo ricevuto, o Signore, i sacramenti destinati a celebrare la votiva solennità: fa', Te ne preghiamo, che ci procurino i rimedi temporali e quelli della vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione di San Giuseppe, Sposo della Beata Vergine Maria e Confessore.

Orémus.
Adésto nobis, quaesumus, miséricors Deus: et, intercedénte pro nobis beáto Joseph Confessóre, tua circa nos propitiátus dona custódi. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Assistici, Te ne preghiamo, o Dio misericordioso: e, intercedendo per noi il beato Giuseppe Confessore, propizio custodisci in noi i tuoi doni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

San Raimondo di Peñafort, Confessore - Commemorazione di Sant'Emerenziana, Vergine e Martire

Semidoppio.
Paramenti bianchi.

La Santa Chiesa oggi festeggia San Raimondo di Peñafort. Come per mezzo della sua dottrina e dei suoi miracoli Cristo si mostrò Figlio di Dio, così mediante la scienza e i miracoli di San Raimondo, la Santa Chiesa oggi ci mostra come Ella, grazie ai suoi santi, partecipi della divinità del Verbo.
Il beato Raimondo nacque verso il 1175 a Santa Margarida i els Monjos, nella provincia di Barcellona (Catalogna) in Spagna, dalla nobile famiglia di Peñafort. Istruito negli elementi della religione cristiana, ancor fanciullo fece presagire qualche cosa di grande per le rare qualità di anima e di corpo. Infatti, completati gli studi, appena ventenne aprì una scuola, su invito del vescovo di Barcellona, nei chiostri della Cattedrale della città, ove insegnò lettere umanistiche, cioè Logica e Retorica. In seguito, andò a Bologna, dove, datosi con ardore ai doveri della pietà e allo studio del diritto canonico e civile e conseguita la laurea dottorale, spiegò i sacri canoni con grande ammirazione di tutti.
Crescendo sempre più la fama delle sue virtù, nel 1218 Berengario, vescovo di Barcellona, ritornando da Roma alla sua chiesa, passò per Bologna collo scopo di vederlo, e ottenne infine a forza di preghiere che Raimondo ritornasse con lui in patria, affinché insegnasse nel seminario che intendeva fondare per la formazione del suo clero, conformemente ai decreti del IV Concilio Lateranense.
A Barcellona, insignito bentosto del canonicato e della prepositura della medesima chiesa, rifulse a tutto il clero e popolo per integrità, modestia, dottrina e dolcezza di modi, e accrebbe sempre con tutte le forze l'onore e il culto della Beata Vergine Maria, Madre di Dio, che venerava con pietà e affetto singolari.
Intanto Raimondo si sentiva chiamato alla vita religiosa. Avendo abbandonato tutto, a circa quarantasette anni di età, precisamente il venerdì santo del 1222, entrò nell'Ordine dei frati Predicatori (domenicani), del quale è una delle glorie. Fatta la professione nell'Ordine fondato da San Domenico, qual nuovo soldato si esercitò in ogni genere di virtù, ma soprattutto nella carità verso gli indigenti, e principalmente verso gli schiavi tenuti dagli infedeli. Dietro sua esortazione avendo San Pietro Nolasco - di cui egli ascoltava le confessioni - consacrati i suoi beni a quest'opera di pietà, la Beatissima Vergine Maria apparve tanto a lui che al beato Raimondo e a Giacomo I re di Aragona, dicendo che avrebbero fatto cosa gratissima a sé e al suo Figlio Unigenito, se avessero istituito in suo onore un ordine di religiosi, che avesse avuto la cura di liberare gli schiavi dalla tirannia degli infedeli. Quindi, dopo aver conferito tra loro, fondarono l'Ordine di Santa Maria della Mercede per la redenzione degli schiavi: per il quale il beato Raimondo stabilì certe regole di vita assai adatte alla vocazione dello stesso ordine, impetrandone, alquanti anni dopo, l'approvazione da papa Gregorio IX, e creando primo maestro generale dell'ordine il suddetto San Pietro, cui egli stesso colle proprie mani aveva dato l'abito.
Raimondo, che meditava continuamente la legge di Dio (Introitus), fu un'autorità nella materia del Sacramento della Penitenza, tanto che gli fu ordinato di scrivere la Summa de Casibus Poenitentiae (Somma dei casi di coscienza) ad uso dei confessori, che è un riassunto di morale cristiana molto pregiato. Pertanto la Santa Chiesa l'onora del titolo di «insigne ministro del sacramento della penitenza» (Oratio).
Chiamato a Roma dallo stesso papa Gregorio IX e scelto per suo cappellano, penitenziere e confessore, per ordine suo egli raccolse nel volume delle Decretali i decreti dei Romani Pontefici sparsi negli atti di vari concili e in diverse lettere. Questo lavoro, chiamato Liber Extra (o Decretalium Gregorii IX compilatio), fu promulgato in via ufficiale il 5 settembre 1234 dal sommo Pontefice e presentato all'università di Parigi e di Bologna. Durante la sua permanenza presso la corte pontificia, a nome del Papa, Raimondo diede numerose risposte a consultazioni giuridiche, che furono raccolte con il nome di Dubitalia.
Ricusò sempre con fermezza l'arcivescovado di Tarragona (in Catalogna, Spagna) offertogli dallo stesso Pontefice, e si dimise spontaneamente da Maestro Generale dell'Ordine dei Predicatori che aveva governato santissimamente per due anni (1238-1240).
Egli determinò Giacomo I re d'Aragona a stabilire nei suoi stati il santo uffizio dell'Inquisizione. Fu molto impegnato, inoltre, nella lotta contro l'eresia in Spagna e gli era molto a cuore la missione per evangelizzare gli infedeli, mori ed ebrei. Tanto che spinse San Tommaso d'Aquino a comporre un testo per fornire i missionari delle conoscenze intellettuali necessarie a controbattere le obiezioni degli infedeli: il Liber de Veritate Catholicae Fidei contra errores infidelium, meglio conosciuto come Summa contra gentiles.
Fece molti miracoli, fra i quali il più celebre fu che ritornando dall'isola di Maiorca delle Baleari a Barcellona, disteso il mantello sulle acque, fece centosessanta miglia di cammino in sei ore ed entrò nel suo cenobio a porte chiuse (miracolo cui allude l'Oratio).
Non volendo essere sorpreso dall'arrivo inatteso del Signore (Evangelium), impiegò in modo speciale gli ultimi trentacinque anni della sua vita a prepararsi alla sua morte. Quasi centenario, ricolmo di virtù e di meriti, si addormentò nel Signore, a Barcellona, il 6 gennaio nell'anno della salute 1275. Papa Clemente VIII l'inserì nel numero dei Santi, il 29 aprile 1601. Il suo corpo si conserva onorevolmente nella Cattedrale di Barcellona.
Per l'intercessione di San Raimondo, che fu insigne ministro del sacramento della penitenza e che attraversò miracolosamente il mare, impetriamo di compiere degni frutti di penitenza e di arrivare al porto della salute eterna (Oratio).


Tommaso Dolabella, San Raimondo di Peñafort, Convento di San Domenico, Cracovia, Polonia, XVII sec.  


Emerenziana, vergine romana del III secolo, sorella di latte di Sant'Agnese, ancora catecumena ma ardente di fede e di carità, per aver rimproverato con veemenza agli adoratori degli idoli le violenze che commettevano contro i Cristiani, venne lapidata da una moltitudine ammutinata. Pregando in mezzo alle sofferenze, ella fu battezzata nel proprio sangue, che sparse coraggiosamente per Cristo, e rese l'anima a Dio presso la tomba di Sant'Agnese, ove la santa fanciulla stava pregando. Si narra che abbia sofferto il martirio poco dopo Sant'Agnese, i cui parenti ne seppellirono il corpo nei confini del piccolo podere di Agnese. Così, secondo gli Atti di Sant'Agnese.
Le sue reliquie furono traslate nel IX secolo nella Basilica di Sant'Agnese fuori le mura sulla via Nomentana. Nel 1615, papa Paolo V commissionò un'artistica cassa argentea, in cui fece richiudere i corpi delle Sante Agnese ed Emerenziana e che collocò sotto l'altare maggiore. A Roma, nella Basilica di San Pietro in Vicoli si conserva il suo capo, mentre nella Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli un suo dito.


Martirio di Sant'Emerenziana.


Meditando la dottrina celeste, i Santi hanno compreso che la prosperità dei cattivi è ingannatrice e che solo i giusti sono veramente felici.

INTROITUS
Ps 36:30-31. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus. Ps 36:1. Noli aemulári in malignántibus: neque zeláveris faciéntes iniquitátem. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus.

Ps 36:30-31. La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio. Ps 36:1. Non invidiare i malvagi e non essere geloso degli operatori di iniquità. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui beátum Raymúndum poeniténtiae sacraménti insígnem minístrum elegísti, et per maris undas mirabíliter traduxísti: concéde; ut ejus intercessióne dignos poeniténtiae fructus fácere, et ad aetérnae salútis portum perveníre valeámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.


Preghiamo.
O Dio, che eleggesti il beato Raimondo ad insigne ministro del sacramento della penitenza e gli facesti traversare miracolosamente il mare, concedici, per la sua intercessione, di fare degni frutti di penitenza e di arrivare al porto della salvezza eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione di Sant'Emerenziana, Vergine e Martire.

Orémus.
Indulgéntiam nobis, quaesumus, Dómine, beáta Emerentiána Virgo et Martyr implóret: quae tibi grata semper éxstitit, et merito castitatis, et tuae professione virtútis. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Signore, implori per noi clemenza la beata Emerenziana vergine e martire, la quale ti fu sempre accetta e per il merito della castità e per la fiducia nella tua potenza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Léctio libri Sapiéntiae.
Eccli 31:8-11.
Beátus vir, qui invéntus est sine mácula, et qui post aurum non ábiit, nec sperávit in pecúnia et thesáuris. Quis est hic, et laudábimus eum? fecit enim mirabília in vita sua. Qui probátus est in illo, et perféctus est, erit illi glória aetérna: qui potuit tránsgredi, et non est transgréssus: fácere mala, et non fecit: ídeo stabilíta sunt bona illíus in Dómino, et eleemósynas illíus enarrábit omnis ecclésia sanctórum.

Lettura del libro della Sapienza.
Eccli 31:8-11.
Beato l'uomo che è trovato senza macchia, che non è andato dietro all'oro, e non ha sperato nel danaro e nei tesori. Chi è costui e gli daremo lode? Poiché certo ha fatto meraviglie nella sua vita. Messo alla prova con l'oro e trovato perfetto, ne avrà gloria eterna. Egli poteva peccare e non peccò, fare del male e non lo fece. Per questo i suoi beni sono resi stabili nel Signore e le sue elemosine saranno lodate nell'assemblea dei Santi.

GRADUALE
Ps 91:13; 91:14. Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur in domo Dómini. Ps 91:3. ℣. Ad annuntiándum mane misericórdiam tuam, et veritátem tuam per noctem.

Ps 91:13; 91:14. Il giusto fiorirà come palma; crescerà come cedro del Libano nella casa del Signore. Ps 91:3. ℣. Per annunziare la tua misericordia al mattino, e la tua fedeltà nella notte.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Jac 1:12. ℣. Beátus vir, qui suffert tentatiónem: quóniam, cum probátus fúerit, accípiet corónam vitae. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Jac 1:12. ℣. Beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluia e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 111:1-3. Beátus vir, qui timet Dóminum: in mandátis ejus cupit nimis. ℣. Potens in terra erit semen ejus: generátio rectórum benedicétur. ℣. Glória et divítiae in domo ejus: et justítia ejus manet in saeculum saeculi.

Ps 111:1-3. Beato l'uomo che teme il Signore: molto si compiace nei suoi comandamenti. ℣. Potente sulla terra sarà la sua stirpe: sarà benedetta la discendenza dei giusti. ℣. Gloria e ricchezza nella sua casa: la sua giustizia rimane nei secoli dei secoli.

Gli orientali, usando lunghe vesti, le raccoglievano ai fianchi con cintura, allorché lavoravano, per essere più spediti nei loro movimenti. Dovendo attendere di notte il padrone, i servi stavano pronti colle lampade accese. Così i santi furono spediti nel bene e si tennero pronti alla venuta del Signore.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 12:35-40.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Sint lumbi vestri praecíncti, et lucernae ardéntes in mánibus vestris, et vos símiles homínibus exspectántibus dóminum suum, quando revertátur a núptiis: ut, cum vénerit et pulsáverit, conféstim apériant ei. Beáti servi illi, quos, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántes: amen, dico vobis, quod praecínget se, et fáciet illos discúmbere, et tránsiens ministrábit illis. Et si vénerit in secúnda vigília, et si in tértia vigília vénerit, et ita invénerit, beáti sunt servi illi. Hoc autem scitóte, quóniam, si sciret paterfamílias, qua hora fur veníret, vigiláret útique, et non síneret pérfodi domum suam. Et vos estóte paráti, quia, qua hora non putátis, Fílius hóminis véniet.

Seguito del santo Vangelo secondo Luca.
Luc 12:35-40.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: I vostri fianchi siano cinti ed accese nelle vostre mani le lucerne, come coloro che aspettano il loro padrone quando torni da nozze, per aprirgli appena giunge e picchia. Beati quei servi che il padrone, arrivando, troverà desti. In verità vi dico, che, cintosi, li farà sedere a tavola e si metterà a servirli. E se giungerà alla seconda vigilia e se giungerà alla terza vigilia e li troverà così, beati loro! Sappiate però che se il padrone conoscesse in qual ora viene il ladro, veglierebbe senza dubbio, e non si lascerebbe sfondare la casa. E anche voi tenetevi pronti, perché, nell'ora che non pensate, verrà il Figlio dell'uomo.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 13 sui Vangeli.
La lettura del santo Vangelo, fratelli carissimi, è chiara. Ma affinché, per la sua stessa semplicità, non sembri a qualcuno troppo elevata, esaminiamola brevemente in modo che la sua esposizione sia chiara per quelli che la ignorano, senza essere gravosa per quelli che la conoscono. Il Signore dice: Siano cinti i vostri fianchi. Noi cingiamo i fianchi, quando freniamo con la continenza i movimenti della carne. Ma poiché è poco astenersi dal male, se ciascuno non si applica ancora, e con assidui sforzi, a fare il bene, subito si aggiunge: e le lucerne siano accese nelle vostre mani. Noi teniamo in mano le lucerne accese, quando diamo al nostro prossimo con le buone opere esempi che lo illuminano. A proposito di tali opere il Signore dice: La vostra luce risplenda davanti agli uomini, affinché essi vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.
Sono due quindi le cose che vengono comandate: cingere i fianchi e tenere le lucerne, cioè la castità deve risplendere nel nostro corpo e la luce della verità nelle nostre opere. Infatti l'una cosa senza l'altra non può assolutamente essere gradita al nostro Redentore: né colui che compie opere buone, finché non abbandoni le sozzure della lussuria, né colui che eccelle per la sua castità ma non si esercita nelle opere buone. Né la castità dunque è una grande virtù senza le opere buone, né le opere buone possono valere qualcosa senza la castità. Ma anche se si osservano i due comandamenti, rimane il dovere, per chiunque si tratti, di tendere con la speranza alla patria superna e di non star lontano in alcun modo dai vizi soltanto per l'onore di questo mondo.
E voi siate come coloro che aspettano il loro padrone quando torni dalle nozze, per aprirgli subito appena giungerà e picchierà alla porta. Il Signore in verità viene quando si affretta al giudizio; picchia poi quando, con gli affanni della malattia, ci avverte che ormai la morte è vicina. Noi gli apriamo subito, se lo riceviamo con amore. Non vuole infatti aprire al giudice che picchia, colui che ha paura di uscire dal corpo e ha timore di vedere questo giudice, che ricorda di aver disprezzato. Ma chi è tranquillo per la sua speranza e per il suo modo di agire, apre subito a chi picchia, perché accoglie con gioia il giudice; e, quando è vicino il tempo della morte, egli si rallegra pensando ad una gloriosa retribuzione.

OFFERTORIUM
Ps 88:25. Véritas mea et misericórdia mea cum ipso: et in nómine meo exaltábitur cornu ejus.

Ps 88:25. Con lui staranno la mia fedeltà e il mio amore, e s'innalzerà nel mio Nome la sua forza.

SECRETA
Laudis tibi, Dómine, hóstias immolámus in tuórum commemoratióne Sanctórum: quibus nos et praeséntibus éxui malis confídimus et futúris. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Ti offriamo, o Signore, un sacrificio di lode in memoria dei tuoi santi, e per esso speriamo di essere liberati dai mali presenti e futuri. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione di Sant'Emerenziana, Vergine e Martire.

Hóstias tibi, Dómine, beatae Emerentiánae Vírginis et Mártyris tuae dicátas méritis, benígnus assúme: et ad perpétuum nobis tríbue proveníre subsídium. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, accetta benigno i doni che ti offriamo in onore della beata Emerenziana vergine e martire tua, e fa' che ci siano di perpetuo aiuto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Matt 24:46-47. Beátus servus, quem, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántem: amen, dico vobis, super ómnia bona sua constítuet eum.

Matt 24:46-47. Beato il servo, che il padrone al suo ritorno troverà vigilante: in verità vi dico che lo porrà a capo di tutti i suoi beni.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Refécti cibo potúque coelesti, Deus noster, te súpplices exorámus: ut, in cujus haec commemoratióne percépimus, ejus muniámur et précibus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ristorati dal cibo e dalla bevanda celeste, ti supplichiamo, o Signore Dio nostro, affinché sia nostra difesa la preghiera del santo, nella cui festa abbiamo partecipato a questi doni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione di Sant'Emerenziana, Vergine e Martire.

Orémus.
Divíni múneris largitáte satiáti, quaesumus, Dómine, Deus noster: ut, intercedénte beáta Emerentiána Vírgine et Mártyre tua, in ejus semper participatióne vivamus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo
Nutriti dall'abbondanza del dono divino, ti preghiamo, o Signore nostro Dio, per l'intercessione della tua santa vergine e martire Emerenziana, di farci sempre vivere in questa comunione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.