domenica 20 gennaio 2019

Santi Fabiano Papa e Sebastiano, Martiri

Doppio.
Paramenti rossi.

I due grandi martiri romani, Fabiano e Sebastiano, manifestarono con il loro coraggio, il primo nel 250 durante la persecuzione di Decio, il secondo durante la persecuzione di Diocleziano, la potenza divina di Nostro Signore Gesù Cristo «che operò in loro dei miracoli» (Graduale). Gli antichi martirologi uniscono i loro nomi. Come i martiri di cui ci parla l'Epistola, questi due Santi «furono trovati perfetti nel testimoniare la loro fede in Cristo» perché «per causa del Figlio dell'Uomo furono perseguitati» (Evangelium).

Fabiano, cittadino romano e umile contadino, trovandosi nella città di Roma nel momento in cui i cristiani dovevano eleggere il successore di papa Sant'Antero, egli fu designato divinamente quale successore al trono apostolico da una colomba che si posò sul suo capo (cfr. Eusebio di Cesarea, Historia Ecclesiatica, VI, 29). Quindi fu eletto sommo Pontefice unanimemente il 10 gennaio 236, al tempo dell'imperatore Massimino. Durante il suo pontificato si ebbe una parentesi pacifica sul fronte delle persecuzioni contro i cristiani.
Secondo il Liber Pontificalis, divise la città di Roma in sette distretti (diaconie), ognuno supervisionato da un diacono, il quale doveva aver cura dei poveri. Creò altrettanti suddiaconi, i quali avevano il compito di raccogliere gli Atti dei Martiri, scritti da sette notai. Inoltre, provvide a sistemare i cimiteri cristiani e, dopo aver fatto riesumare papa San Ponziano, deportato nelle miniere in Sardegna ed ivi morto nel 235, lo fece traslare nelle Catacombe di San Callisto a Roma. Stabilì pure, che ogni anno il Giovedì Santo, in Coena Domini, bruciato il vecchio, si rinnovasse il santo crisma.
Nel 249 ripresero le persecuzioni contro i cristiani, con la salita al potere dell'imperatore Decio. Questi emanò l'editto del libello (libellus), in cui si decretava che tutti i sudditi dell'Impero romano avrebbero dovuto proclamare solennemente e pubblicamente la loro adesione al paganesimo tradizionale, attraverso un sacrificio; in cambio di questo atto cultuale i sacrificanti avrebbero ricevuto un “libellus”, una sorta di certificato che attestava la loro qualità di seguaci degli antichi culti dello Stato e quindi la loro appartenenza a Roma. Coloro che non si attenevano a questa prassi venivano dichiarati fuorilegge e nemici dello Stato. I cristiani insorsero, ma non tutti adottarono lo stesso comportamento: alcuni abiurarono la fede cristiana (lapsi); altri, soprattutto nobili, acquistarono il libello senza compiere il sacrificio prescritto (libellatici); altri ancora affrontarono la via del martirio.
Tra i primi a rifiutare questa imposizione fu papa Fabiano, che l'imperatore vedeva come un nemico personale e un rivale. Imprigionato nel carcere Tullianum, il Santo Pontefice si spense per fame e stenti, il 20 gennaio 250, ricevendo la gloriosa corona del martirio, e fu sepolto nella cripta papale delle Catacombe di San Callisto sulla via Appia, dopo aver governato la Santa Chiesa quindici anni e quattro giorni. Nel mese di dicembre fece cinque ordinazioni, nelle quali creò ventidue preti, sette diaconi e undici vescovi per luoghi diversi.
Attualmente la sua testa è conservata nella cappella Albani della Basilica di San Sebastiano fuori le mura; mentre, dal XV secolo, le sue ossa sono collocate nella cappella delle reliquie del museo diocesano della Diocesi di Cuneo presso la chiesa di San Sebastiano.

Sebastiano, nato a Narbona, in Gallia, verso il 256, da padre Narbonese e madre Milanese, fu educato a Milano, ove fu istruito nei principi della fede cristiana. Si trasferì poi a Roma e intraprese la carriera militare, fino a diventare tribuno della prima coorte imperiale, i pretorani. Egli fu molto caro per la nobiltà della sua nascita e per il suo valore all'imperatore Diocleziano, che non sospettava affatto fosse cristiano.
Forte del suo ruolo, aiutava coll'opera e coi beni i Cristiani la cui fede professava segretamente e colle sue esortazioni fortificava talmente quelli che vedeva paventare la violenza dei tormenti, che molti si offrivano spontaneamente ai carnefici per Nostro Signore Gesù Cristo. Tra questi ci furono i due giovani fratelli cristiani, Marco e Marcelliano, che furono arrestati in quanto cristiani; il loro padre Tranquillino ottenne dal prefetto Agrezio Cromazio, un periodo di trenta giorni per far riflettere i suoi due figli, affinché essi potessero salvarsi sacrificando agli déi. Dato che i due giovani stavano per cedere, il tribuno Sebastiano intervenne convincendoli a perseverare nella fede. Mentre Sebastiano parlava loro, fu visto circondato di una luce soprannaturale. Tra i presenti a tale evento miracoloso, vi era Zoe, moglie di Nicostrato, capo della cancelleria imperiale, la quale, muta da sei anni, alle preghiere di Sebastiano e al segno della santa croce sulle sue labbra, recuperò l'uso della parola. A fronte di tale miracolo, Nicostrato e Zoe e altre persone credettero e chiesero di ricevere il santo Battesimo, che fu amministrato dal prete Policarpo. Scaduti i trenta giorni di prigionia dei due fratelli, il padre Tranquillino riferì al prefetto Cromazio di esser divenuto anch'egli cristiano e lo stesso Prefetto, condotto alla fede, ricevette il santo Battesimo insieme col figlio Tiburzio.
Essendo stato denunciato Sebastiano come cristiano, l'imperatore Diocleziano se lo fece condurre e, dopo averlo fortemente ripreso, si sforzò con ogni artifizio di distornarlo dalla fede di Cristo. Ma non riuscendo a nulla né colle promesse né colle minacce, fattolo denudare e legare ad un palo, ordinò che lo si trafiggesse con frecce. Credendolo tutti morto, fu abbandonato in pasto alle bestie selvatiche. Poco dopo, una nobile e santa donna, Irene, ne fece recuperare il corpo di notte per dargli sepoltura; ma trovatolo ancora vivo, lo curò in casa sua.
Pertanto riacquistata la salute, si ripresentò all'imperatore Diocleziano, che stava salendo al tempio di Ercole, e gli rimproverò ancor più liberamente la sua empietà. Alla sua vista dapprima questi stupì, credendolo morto; poi sia per la novità della cosa sia per il severo rimprovero di Sebastiano, acceso di collera, comandò che venisse battuto con verghe a morte. L'esecuzione della condanna avvenne nell'ippodromo del Palatino, ove colpito atrocemente rese l'anima a Dio: era il 304. Il suo corpo venne gettato nella Cloaca Maxima, affinché i cristiani non potessero recuperarlo.
La notte seguente, la matrona Lucina fu avvertita in sogno dallo stesso Sebastiano dove era il suo corpo e le fu ordinato di seppellirlo accanto alle tombe degli apostoli. Infatti le Catacombe della via Appia avevano ospitato temporaneamente, durante la persecuzione di Valeriano, le reliquie dei Santi Apostoli Pietro e Paolo: erano quindi dette “Memoria apostolorum”. Su tale luogo papa Damaso († 384) fece edificare una celebre chiesa dedicata a San Sebastiano.
Le reliquie di questo Santo Martire, sistemate dapprima in una cripta sotto la basilica costantiniana detta “Basilica Apostolorum”, furono divise sotto il pontificato di papa Eugenio II, che ne mandò una parte alla chiesa di San Medardo di Soissons il 13 ottobre 826. Il suo successore, papa Gregorio VI, fece traslare il resto del corpo nell'oratorio di San Gregorio sul colle Vaticano. Il capo, inserito in un prezioso reliquiario da papa Leone IV, fu poi trasferito nella Basilica dei Quattro Coronati, dove è ancora venerato. Gli altri resti del suo corpo rimasero nella Basilica Vaticana fino al 1218, quando papa Onorio III concesse ai monaci cistercensi di risistemare le reliquie del Santo Martire nell'antica cripta della Basilica dedicata in suo onore. Nel XVII secolo l'urna contenente le reliquie di San Sebastiano venne posta in una cappella della nuova chiesa, sotto l'altare, dove tuttora le sue reliquie si venerano.
Monumenti antichissimi dimostrano come il suo culto sia stato diffuso, oltre che in Italia, anche nella Spagna e nell'Africa.


Ambito senese, Madonna con Gesù Bambino in gloria con angeli tra i Santi Fabiano e Sebastiano,
Chiesa di San Giorgio, Montemerano, 1620 circa.


INTROITUS
Ps 78:11-12; 78:10. Intret in conspéctu tuo, Dómine, gémitus compeditórum: redde vicínis nostris séptuplum in sinu eórum: víndica sánguinem Sanctórum tuórum, qui effúsus est. Ps 78:1. Deus, venérunt gentes in hereditátem tuam: polluérunt templum sanctum tuum: posuérunt Jerúsalem in pomórum custódiam. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Intret in conspéctu tuo, Dómine, gémitus compeditórum: redde vicínis nostris séptuplum in sinu eórum: víndica sánguinem Sanctórum tuórum, qui effúsus est.

Ps 78:11-12; 78:10. Signore, il gemito dei prigionieri giunga al tuo cospetto: rendi il settuplo ai nostri nemici; vendica il sangue versato dei tuoi santi. Ps 78:1. O Dio, i pagani hanno invaso il tuo retaggio, profanato il tuo santo tempio, ridotto Gerusalemme a un tugurio da guardiani di frutta. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Signore, il gemito dei prigionieri giunga al tuo cospetto: rendi il settuplo ai nostri nemici; vendica il sangue versato dei tuoi santi.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Infirmitátem nostram réspice, omnípotens Deus: et, quia pondus própriae actiónis gravat, beatórum Mártyrum tuórum Fabiáni et Sebastiáni intercéssio gloriósa nos prótegat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Dio onnipotente, guarda alla nostra debolezza: e poiché grava su di noi il peso dei peccati, ci protegga l'intercessione gloriosa dei tuoi santi martiri Fabiano e Sebastiano. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Hebraeos.
Hebr 11:33-39.
Fratres: Sancti per fidem vicérunt regna, operáti sunt justítiam, adépti sunt repromissiónes, obturavérunt ora leónum, exstinxérunt ímpetum ignis, effugérunt áciem gládii, convaluérunt de infirmitáte, fortes facti sunt in bello, castra vertérunt exterórum: accepérunt mulíeres de resurrectióne mórtuos suos: álii autem disténti sunt, non suscipiéntes redemptiónem, ut meliórem invenírent resurrectiónem: alii vero ludíbria et vérbera expérti, ínsuper et víncula et cárceres: lapidáti sunt, secti sunt, tentáti sunt, in occisióne gládii mórtui sunt: circuiérunt in melótis, in péllibus caprínis, egéntes, angustiáti, afflicti: quibus dignus non erat mundus: in solitudínibus errantes, in móntibus et spelúncis et in cavérnis terrae. Et hi omnes testimónio fídei probáti, invénti sunt in Christo Jesu, Dómino nostro.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo agli Ebrei.
Hebr 11:33-39.
Fratelli, i Santi mediante la fede debellarono i regni, esercitarono la giustizia, conseguirono le promesse, turarono le gole dei leoni, estinsero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, guarirono dalle malattie, diventarono prodi in guerra, misero in fuga eserciti stranieri; le donne riebbero i loro morti risuscitati. Chi fu messo alla tortura, e non accettò liberazione per ottenere una risurrezione migliore; chi ebbe a patire scherni e flagelli ed anche catene e prigione. Furon lapidati, segati, sottoposti a dure prove; moriron di spada; andaron raminghi coperti di pelli di pecora o di capra, privi di tutto, vessati, maltrattati. Essi di cui non era degno il mondo, andavano errando per deserti e per monti, in spelonche e caverne della terra. Tutti questi, per la testimonianza resa alla loro fede, conseguirono la promessa, in Gesù Cristo Signor nostro.

GRADUALE
Exod 15:11. Gloriósus Deus in Sanctis suis: mirábilis in majestáte, fáciens prodígia. Exod 15:6. ℣. Déxtera tua, Dómine, glorificáta est in virtúte: déxtera manus tua confrégit inimícos.

Exod 15:11. Dio è glorioso nei suoi santi, mirabile nella sua maestà, operatore di prodigi. Exod 15:6. ℣. La tua destra, o Signore, si è distinta nella forza; la tua destra ha spezzato i nemici.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 144:10-11. ℣. Sancti tui, Dómine, benedícent te: glóriam regni tui dicent. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 144:10-11. ℣. I tuoi santi ti benedicono, o Signore; essi proclamano la gloria del tuo regno. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 125:5-6. Qui séminant in lácrimis, in gáudio metent. . Eúntes ibant et flébant, mitténtes sémina sua. . Veniéntes autem vénient cum exsultatióne, portántes manípulos suos.

Ps 125:5-6. Chi semina nelle lacrime, mieterà nel gaudio. . Nell'andare procedevano piangendo e portando il seme da gettare. . Ma nel tornare verranno cantando e portando i propri covoni.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 6:17-23.
In illo témpore: Descéndens Jesus de monte, stetit in loco campéstri, et turba discipulórum ejus, et multitúdo copiósa plebis ab omni Judaea, et Jerúsalem, et marítima, et Tyri, et Sidónis, qui vénerant, ut audírent eum, et sanaréntur a languóribus suis. Et, qui vexabántur a spirítibus immúndis, curabántur. Et omnis turba quaerébat eum tángere: quia virtus de illo exíbat, et sanábat omnes. Et ipse, elevátis óculis in discípulos suos, dicebat: Beáti, páuperes: quia vestrum est regnum Dei. Beáti, qui nunc esurítis: quia saturabímini. Beáti, qui nunc fletis: quia ridébitis. Beáti éritis, cum vos óderint hómines, et cum separáverint vos et exprobráverint, et ejécerint nomen vestrum tamquam malum, propter Fílium hóminis. Gaudéte in illa die et exsultáte: ecce enim, merces vestra multa est in coelo.

Seguito del santo Vangelo secondo Luca.
Luc 6:17-23.
In quel tempo, Gesù si fermò in un ripiano con la folla dei suoi discepoli e gran quantità di popolo che da tutta la Giudea e da Gerusalemme e dalle marine di Tiro e di Sidone era venuta ad ascoltarlo e farsi guarire dalle proprie infermità. E quelli che erano vessati da spiriti immondi ne erano liberati; e tutto il popolo cercava di toccarlo, perché da lui scaturiva una potenza che sanava tutti. E alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: Beati voi, che siete poveri, perché a voi appartiene il Regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e oltraggeranno e ripudieranno il vostro nome come di malvagi per cagione del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate; ecco, la vostra mercede sarà grande nel cielo.

Omelia di Sant'Ambrogio, Vescovo.
Libro 5 sul cap. 6 di Luca, dopo l'inizio.
Fate bene attenzione a tutto, al modo in cui sale con i discepoli e discende alle folle. In che modo infatti la folla poteva vedere Cristo se non in basso? Non Lo segue sulle altezze, non sale ai vertici. Pertanto dove discende, trova gli infermi: sulle altezze infatti non ci possono essere infermi. Indi anche Matteo insegna che i debilitati furono sanati nei luoghi inferiori. Prima difatti va sanato ciascuno in modo che possa ascendere al monte pian piano con le forze che crescono; e quindi sana ciascuno nei luoghi inferiori, cioè, li richiama dalla lussuria, rimuove il danno della cecità. È sceso alle nostre ferite, affinché, con un certo uso ed abbondanza della sua natura, ci faccia essere compartecipi del regno dei cieli.
Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. San Luca pose soltanto quattro beatitudini del Signore, mentre San Matteo otto: ma in quelle otto ci stanno queste quattro, ed in queste quattro quelle otto. Questi infatti ha come abbracciato le quattro virtù cardinali; quello in quelle otto ha rivelato un numero mistico. Infatti molti Salmi hanno l'iscrizione “per l'ottava”: e ricevi ordine di metterti in grado di partecipare in qualche modo a queste otto beatitudini. Come infatti l'ottava è la perfezione della nostra speranza, così l'ottava è la somma delle virtù.
Ma prima guardiamo a quelle che sono più grandi. Beati, disse, i poveri, perché vostro è il regno di Dio. Entrambi gli Evangelisti posero questa beatitudine. Infatti è la prima in ordine, è una madre e la generazione delle virtù: poiché chi avrà disprezzato le cose del mondo, egli meriterà la vita eterna; né può meritare il regno dei cieli colui che, oppresso dal desiderio del mondo, non ha la capacità di emergere.

OFFERTORIUM
Ps 31:11. Laetámini in Dómino et exsultáte, justi: et gloriámini, omnes recti corde.

Ps 31:11. Gioite nel Signore ed esultate, o giusti: inneggiate voi tutti, animi retti.

SECRETA
Hóstias tibi, Dómine, beatórum Mártyrum tuórum Fabiáni et Sebastiáni dicátas méritis, benígnus assúme: et ad perpétuum nobis tríbue proveníre subsídium. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Accetta, o Signore, per la tua bontà queste offerte, che ti presentiamo in onore dei meriti dei tuoi santi martiri Fabiano e Sebastiano; e fa' che esse ci meritino una continua protezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 6:18; 6:19. Multitúdo languéntium, et qui vexabántur a spirítibus immúndis, veniébant ad eum: quia virtus de illo exíbat, et sanábat omnes.

Luc 6:18; 6:19. Una folla di malati e di vessati da spiriti immondi venivano a Lui, perché da Lui usciva una virtù che li sanava tutti.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Refécti participatióne múneris sacri, quaesumus, Dómine, Deus noster: ut, cujus exséquimur cultum, intercedéntibus sanctis Martýribus tuis Fabiáno et Sebastiáno, sentiámus efféctum. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ristorati dalla partecipazione a questo sacramento, ti preghiamo, o Signore nostro Dio, affinché per l'intercessione dei tuoi santi martiri Fabiano e Sebastiano, sentiamo l'effetto duraturo del sacrificio celebrato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Seconda Domenica dopo l'Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo

Semidoppio.
Paramenti verdi.

Se questa Domenica fosse impedita dalla Settuagesima, né potrà esser recuperata dopo Pentecoste, la si anticipa al sabato con tutti i privilegi propri della Domenica e perciò si dice il Gloria in excelsis, il Credo e il Praefatio de Sanctissima Trinitate.

Fedele alla promessa che aveva fatta ad Abramo ed ai suoi discendenti, Dio inviò il Figlio suo per salvare il suo popolo. E nella sua misericordia, Egli volle anche riscattare tutti i pagani. Nostro Signore Gesù Cristo è il Re che tutta la terra deve adorare e celebrare come suo Redentore (Introitus, Graduale). Morendo sulla croce Nostro Signore Gesù Cristo è diventato il nostro Re, e col Santo Sacrifizio della Santa Messa - rinnovazione, però in maniera incruenta, e ricordo dello stesso sacrifizio del Calvario - applica alle nostre anime i meriti della sua redenzione ed esercita quindi la sua regalità su di noi.
A considerazione di ciò, la Santa Chiesa Romana, quale Maestra saggia, celebra oggi la terza Epifania del Signore, cioè le Nozze di Cana, in cui il Verbo incarnato si manifesta quale supremo Dominatore di tutte le cose create. Così col miracolo delle Nozze di Cana - simbolo dell'Eucaristia - Nostro Signore Gesù Cristo manifesta per la prima volta in modo aperto ai suoi Apostoli la sua divinità, cioè il suo carattere divino e regale, ed è allora che «i suoi discepoli credono in Lui».
La trasformazione dell'acqua in vino è figura del mistero della transustanziazione eucaristica, che San Tommaso d'Aquino chiama il più grande di tutti i miracoli, e in virtù del quale il vino Eucaristico diviene il Sangue dell'Alleanza di Pace (Oratio) che Dio ha stabilito con la sua Chiesa (cfr. parole della Consacrazione). E poiché il Re divino vuole sposare le nostre anime, è con l'Eucaristia che si celebra questo sposalizio mistico, poiché essa aumenta la fede e l'amore che ci fanno membri viventi del Signore Gesù Cristo nostro Capo: «L'unità del corpo mistico, dice sempre San Tommaso d'Aquino, è prodotta dal vero corpo ricevuto sacramentalmente». Le Nozze di Cana raffigurano anche l'unione del Verbo con la Chiesa sua sposa. «Invitato alle nozze - dice Sant'Agostino - Gesù vi andò per confermare la castità coniugale e per mostrare che egli è l'autore del Sacramento del Matrimonio e per rivelarci il significato simbolico di queste nozze, cioè l'unione del Cristo con la sua Chiesa. In tal modo anche quelle anime che hanno votato a Dio la loro verginità, non sono senza nozze, partecipando esse con tutta la Chiesa a quelle nozze in cui lo Sposo è Cristo».

Sermone di San Giovanni Crisostomo.
Prefazione alle Epistole del Beato Paolo Apostolo.
Mentre assiduamente ascolto la lettura delle Epistole del Beato Paolo, lettura che si fa sovente due, tre e quattro volte ogni settimana, ogni volta che celebriamo le memorie dei Santi Martiri, esulto per la contentezza, godendo di questa tromba spirituale, e mi sento eccitato e infiammato d'ardore nel riconoscere una voce a me sì cara, e mi sembra quasi di vederlo presente e di sentirlo parlare. Ma d'altra parte mi rincresce e mal sopporto che non tutti conoscano quest'uomo come si conviene: anzi molti lo ignorano talmente da non conoscere esattamente neppure il numero delle sue Epistole. Ora ciò proviene non da incapacità, ma dal non voler avere assiduamente tra le mani gli scritti di questo sant'uomo.
Giacché quel che noi sappiamo, se qualche cosa sappiamo, non lo sappiamo per la bontà e l'acume dell'ingegno, ma perché, affezionati grandemente a quest'uomo, non ne tralasciamo mai la lettura: coloro infatti che amano, conoscono più di tutti gli altri le opere di quelli che amano, perché se ne occupano con sollecitudine. Cosa questa che ci mostra lo stesso beato, dicendo ai Filippesi: È giusto che io pensi così di tutti voi, perché sia nelle mie catene, sia nella difesa e confermazione del Vangelo vi porto nel mio cuore (Philipp 1:7).
Ond'è che se anche voi vorrete attendere con diligenza a questa lettura, non vi rimarrà da cercare nient'altro. Vera è la parola di Cristo che dice: Cercate e troverete, picchiate e vi sarà aperto (Matt 7:7). Ma poiché molti di quelli che si radunano qui con noi hanno il dovere di educare i figli, e di curare la moglie, e di provvedere alla famiglia, e perciò non possono dedicarsi completamente a questa occupazione: eccitatevi almeno da voi stessi a profittare di ciò che altri hanno raccolto, mettendo altrettanto studio nell'ascoltare ciò che si dice, quanto ne impiegate nell'accumulare denari. E sebbene sia troppo poco domandare a voi simile studio, tuttavia è desiderabile che ci accordiate almeno questo.




INTROITUS
Ps 65:4. Omnis terra adóret te, Deus, et psallat tibi: psalmum dicat nómini tuo, Altíssime. Ps 65:1-2. Jubiláte Deo, omnis terra, psalmum dícite nómini ejus: date glóriam laudi ejus. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Omnis terra adóret te, Deus, et psallat tibi: psalmum dicat nómini tuo, Altíssime.

Ps 65:4. Tutta la terra Ti adori, o Dio, e inneggi a Te: canti salmi al tuo nome, o Altissimo. Ps 65:1-2. Alza a Dio voci di giubilo, o terra tutta: canta salmi al suo nome e gloria alla sua lode. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Tutta la terra Ti adori, o Dio, e inneggi a Te: canti salmi al tuo nome, o Altissimo.

Gloria (non si dice quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)

ORATIO
Orémus.
Omnípotens sempitérne Deus, qui coeléstia simul et terréna moderáris: supplicatiónes pópuli tui cleménter exáudi; et pacem tuam nostris concéde tempóribus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio onnipotente ed eterno, che governi cielo e terra, esaudisci clemente le preghiere del tuo popolo e concedi ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

La Santa Chiesa, in questo periodo dell'anno liturgico, legge nella Santa Messa l'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Romani. Il Dottore delle Genti ivi dichiara che è stato scelto da Dio per annunziare ai Gentili che Nostro Signore Gesù Cristo è venuto per riscattarli. Tutti quindi devono, come membri del corpo mistico, di cui Cristo è il capo, avere i medesimi sentimenti di carità e umiltà che ebbe Lui.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Romános.
Rom 12:6-16.
Fratres: Habéntes donatiónes secúndum grátiam, quae data est nobis, differéntes: sive prophétiam secúndum ratiónem fídei, sive ministérium in ministrándo, sive qui docet in doctrína, qui exhortátur in exhortándo, qui tríbuit in simplicitáte, qui praeest in sollicitúdine, qui miserétur in hilaritáte. Diléctio sine simulatióne. Odiéntes malum, adhaeréntes bono: Caritáte fraternitátis ínvicem diligéntes: Honóre ínvicem praeveniéntes: Sollicitúdine non pigri: Spíritu fervéntes: Dómino serviéntes: Spe gaudéntes: In tribulatióne patiéntes: Oratióni instántes: Necessitátibus sanctórum communicántes: Hospitalitátem sectántes. Benedícite persequéntibus vos: benedícite, et nolíte maledícere. Gaudére cum gaudéntibus, flere cum fléntibus: Idípsum ínvicem sentiéntes: Non alta sapiéntes, sed humílibus consentiéntes.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Romani.
Rom 12:6-16.
Fratelli, abbiamo doni diversi a seconda della grazia a noi data: chi ha la profezia, se ne serva secondo le norme della fede; chi il ministero, eserciti il ministero; chi ha il dono di insegnare insegni; chi di esortare esorti; chi dà del suo lo faccia con semplicità; chi sta al comando governi con sollecitudine; chi fa opera di misericordia lo faccia con gioia. L'amore sia senza simulazione. Aborrite il male, attenetevi al bene; vogliatevi bene gli uni gli altri con amore fraterno. Prevenitevi a vicenda nel rendervi onore; non siate pigri nello zelo; siate ferventi nello spirito; servite il Signore; siate lieti nella speranza; pazienti nella tribolazione; perseveranti nella preghiera. Provvedete alle necessità dei santi, siate propugnatori di ospitalità. Benedite i vostri persecutori: benedite e non maledite. Godete con chi è nella gioia, piangete con chi piange. Abbiate tra voi gli stessi sentimenti. Non aspirate a cose alte, ma accontentatevi delle umili.

GRADUALE
Ps 106:20-21. Misit Dóminus verbum suum, et sanávit eos: et erípuit eos de intéritu eórum. ℣. Confiteántur Dómino misericórdiae ejus: et mirabília ejus fíliis hóminum.

Ps 106:20-21. Il Signore mandò la sua parola e li risanò: li salvò dalla distruzione. ℣. Diano lode al Signore le sue misericordie e le sue meraviglie in favore degli uomini.

ALLELUJA (si dice anche quando tale Santa Messa si riprende nei giorni feriali)
Allelúja, allelúja. Ps 148:2. ℣. Laudáte Dóminum, omnes Angeli ejus: laudáte eum, omnes virtútes ejus. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 148:2. ℣. Lodate il Signore, voi tutti suoi Angeli: lodatelo, voi tutte milizie sue. Alleluia.

«In Gesù Cristo - dice Sant'Agostino - dobbiamo considerare due nascite: una in quanto è generato dal Padre, e l'altra in quanto nasce da una madre. La prima è tutta divina; con la seconda si umilia fino a prendere la nostra natura e i nostri dolori. E perciò quanto vi ha nelle sue azioni di elevato al disopra della natura, dell'età e dell'ordine comune, non si deve attribuire alle forze proprie dell'umanità, ma alla potenza divina. E se sua madre lo prega, in questa occasione, a venire in aiuto ai loro ospiti, si è perché sapeva di non domandargli un favore ordinario, ma un favore che solo Dio può rendere, cioè un miracolo» (III Notturno della Domenica infra l'Ottava dell'Epifania). Questo miracolo manifesta la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo: e mostra inoltre come Maria Santissima sia potente quale Madre di Dio.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Joánnem.
Joann 2:1-11.
In illo témpore: Núptiae factae sunt in Cana Galilaeae: et erat Mater Jesu ibi. Vocátus est autem et Jesus, et discípuli ejus ad núptias. Et deficiénte vino, dicit Mater Jesu ad eum: Vinum non habent. Et dicit ei Jesus: Quid mihi et tibi est, mulier? nondum venit hora mea. Dicit Mater ejus minístris: Quodcúmque díxerit vobis, fácite. Erant autem ibi lapídeae hýdriae sex pósitae secúndum purificatiónem Judaeórum, capiéntes síngulae metrétas binas vel ternas. Dicit eis Jesus: Implete hýdrias aqua. Et implevérunt eas usque ad summum. Et dicit eis Jesus: Hauríte nunc, et ferte architriclíno. Et tulérunt. Ut autem gustávit architriclínus aquam vinum fáctam, et non sciébat unde esset, minístri autem sciébant, qui háuserant aquam: vocat sponsum architriclínus, et dicit ei: Omnis homo primum bonum vinum ponit: et cum inebriáti fúerint, tunc id, quod detérius est. Tu autem servásti bonum vinum usque adhuc. Hoc fecit inítium signórum Jesus in Cana Galilaeae: et manifestávit glóriam suam, et credidérunt in eum discípuli ejus.

Seguito del santo Vangelo secondo Giovanni.
Joann 2:1-11.
In quel tempo, vi furono delle nozze in Cana di Galilea, e lì vi era la Madre di Gesù. E alle nozze fu invitato anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la Madre di Gesù disse a Lui: Non hanno più vino. E Gesù rispose: Che ha a che fare con me e con te, o donna? La mia ora non è ancora venuta. Disse sua Madre ai domestici: Fate tutto quello che vi dirà. Orbene, vi erano lì sei pile di pietra, preparate per la purificazione dei Giudei, ciascuna contenente due o tre metrete. Gesù disse loro: Empite d'acqua le pile. E le empirono fino all'orlo. Gesù disse: Adesso attingete e portate al maestro di tavola. E portarono. E, non appena ebbe assaggiato l'acqua mutata in vino, il maestro di tavola, che non sapeva donde l'avessero attinta, ma i domestici lo sapevano, chiamato lo sposo, gli disse: Tutti servono da principio il vino migliore, e danno il meno buono quando sono brilli, ma tu hai conservato il vino migliore fino ad ora. Così Gesù, in Cana di Galilea dette inizio ai miracoli, e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui.

Omelia di Sant'Agostino, Vescovo.
Trattato 9 su Giovanni, dopo il principio.
Il Signore, invitato, coll'andare alle nozze, anche prescindendo dal significato mistico, volle confermare che egli stesso ha fatto le nozze. Più tardi, infatti, degli uomini, di cui parla l'Apostolo, vietavano di sposarsi, dicendo che le nozze fossero cosa cattiva, e che le aveva fatte il diavolo; mentre vediamo nel Vangelo che lo stesso Signore, interrogato se sia lecito all'uomo di ripudiare la moglie per qualunque causa, rispose non esser lecito, eccetto in caso di infedeltà. Nella quale risposta, se lo ricordate, disse questo: L'uomo non divida quel che Dio ha congiunto (Marc 10:9).
Quelli che sono bene istruiti nella fede cattolica, sanno che Dio ha stabilito le nozze: e come l'unione degli sposi viene da Dio, così il divorzio viene dal diavolo. Sì, in caso di infedeltà, è lecito rimandare la moglie, perché essa stessa per prima ha rinunziato ad essere moglie col non conservare verso il marito la fedeltà coniugale. Quelle stesse che votano a Dio la verginità, benché abbiano nella Chiesa un grado più elevato di onore e di santità, non sono senza nozze, perché anch'esse partecipano con tutta la Chiesa a quelle nozze, nelle quali lo sposo è Cristo.
E perciò il Signore, invitato, andò alle nozze, per confermare la castità coniugale, e rivelare il mistero significato da queste nozze: perché anche qui la persona del Signore era figurata dallo sposo, cui fu detto: Hai conservato il vino buono fino ad ora (Joann 2:10). Cristo infatti ha conservato fino ad ora il vino buono, cioè, il suo Vangelo.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 65:1-2; 65:16. Jubiláte Deo, univérsa terra: psalmum dícite nómini ejus: veníte et audíte, et narrábo vobis, omnes qui timétis Deum, quanta fecit Dóminus ánimae meae, allelúja.

Ps 65:1-2; 65:16. Alza a Dio voci di giubilo, o terra tutta: cantate un salmo al suo nome: venite, e ascoltate, voi tutti che temete Iddio, e vi racconterò quanto Egli ha fatto per l'anima mia, alleluia.

SECRETA
Oblata, Dómine, múnera sanctífica: nosque a peccatórum nostrórum máculis emúnda. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Santifica, o Signore, i doni offerti, e mondaci dalle macchie dei nostri peccati. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE SANCTISSIMA TRINITATE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónae, sed in uníus Trinitáte substántiae. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne verae sempiternaeque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur aequálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre cotídie, una voce dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigenito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Così che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

Nei giorni feriali in cui si riprende tale Santa Messa, si dice:

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Joann 2:7; 2:8; 2:9; 2:10-11. Dicit Dóminus: Implete hýdrias aqua et ferte architriclíno. Cum gustásset architriclínus aquam vinum factam, dicit sponso: Servásti bonum vinum usque adhuc. Hoc signum fecit Jesus primum coram discípulis suis.

Joann 2:7; 2:8; 2:9; 2:10-11. Dice il Signore: Empite d'acqua le pile e portate al maestro di tavola. E il maestro di tavola, non appena ebbe assaggiato l'acqua mutata in vino, disse allo sposo: Hai conservato il vino migliore fino ad ora. Questo fu il primo miracolo che Gesù fece davanti ai suoi discepoli.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Augeátur in nobis, quaesumus, Dómine, tuae virtútis operatio: ut divínis vegetáti sacraméntis, ad eórum promíssa capiénda, tuo múnere praeparémur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Cresca in noi, o Signore, Te ne preghiamo, l'opera della tua potenza: affinché, nutriti dai divini sacramenti, possiamo divenire degni, per tua grazia, di raccoglierne i frutti promessi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

sabato 19 gennaio 2019

Santi Mario, Marta, Audiface ed Abaco, Martiri - Commemorazione di San Canuto IV, Re e Martire

Semplice.
Paramenti rossi.

Mario, nato in Persia da nobile casato, si portò a Roma nel 270 sotto l'imperatore Claudio II insieme con Marta sua moglie, di pari nobiltà, e i due figli Audiface e Abaco, per venerarvi i sepolcri dei Martiri. Ivi consolavano i Cristiani che erano nelle catene, li assistevano coll'opera e coi loro beni, e, aiutati dal prete Giovanni, seppellivano lungo la via Salaria i corpi di oltre 260 santi martiri, che giacevano uccisi in aperta campagna.
Scoperti, furono tutti arrestati e interrogati dal prefetto Flaviano e dal governatore Marciano; ma né le minacce né il terrore degli empi avendoli piegati a sacrificare agli déi, furono dapprima fiaccati con battiture, poi tirati con funi, quindi bruciati con lamine roventi e scarnificati con uncini di ferro. Da ultimo troncate le mani, legati per il collo e condotti per la città, furono uccisi a tredici miglia da Roma, sulla via Cornelia, nella località detta Ninfa: e prima a Marta, che aveva esortato con veemenza il marito e i figli a soffrire coraggiosamente i supplizi per la fede di Gesù Cristo, e poi agli altri fu recisa la testa sulla stessa arena, e i loro corpi furono gettati sul fuoco. I loro corpi semibruciati furono poi raccolti dalla pia e nobile matrona romana Felicita e furono seppelliti in un suo possedimento agricolo chiamato “Buxus”, oggi Tenuta Boccea, sulla stessa via Cornelia. In tale luogo sorse una chiesa di cui tuttora esistono i ruderi e che fu meta di pellegrinaggi nel Medioevo.
Verso la seconda metà del XVIII secolo a seguito del graduale aumento della popolazione nell'area, e per interessamento del Canonico Pietro Fiorenzi, si impose al Capitolo di San Pietro proprietario del fondo “ab antiquo”, di finanziare la costruzione di una nuova Chiesa “più capace e più decorosa”. Ottenuti l'indulto e la somma necessaria per la costruzione di tale opera da papa Pio VI, il progetto fu affidato all'architetto Virginio Bracci, mentre al costruttore Giuseppe Viventi venne affidato l'incarico di portare a termine i lavori. L'8 settembre 1779, dopo appena un anno dall'inizio dei lavori, S.E. il Cardinale Carlo Rezzonico, Vescovo di Porto e Santa Rufina, con solenne funzione alla quale parteciparono illustri principi della Chiesa e un gran numero di abitanti, benediceva la nuova chiesa dei Santi Mario, Marta, Audiface e Abaco. La Tenuta di Boccea e la relativa Chiesa dei Santi Martiri rimasero di proprietà del Capitolo Vaticano sino al 1873, anno in cui esse furono incamerate dal Regno d'Italia.
Per quanto concerne le reliquie di questi Santi Martiri, esse ebbero vicende molto complesse: alcune furono traslate a Roma nelle chiese di sant'Adriano e di santa Prassede; una parte di esse, nell'828, fu inviata a Eginardo, biografo di Carlo Magno, che la donò al monastero di Seligenstadt (in Assia, Germania).
Meditando il martirio di questi Santi, che «senza temere quelli che li perseguitavano» (Communio) subirono tutti i supplizi, ringraziandone Dio, perché vedevano nel martirio il mezzo per raggiungere l'eterna gioia (Introitus), chiediamo a Nostro Signore Gesù Cristo, «che si mostrò così mirabile nei suoi martiri» (Alleluja) di manifestare anche nelle anime nostre gli effetti della sua divina potenza, affinché «godendo della pace in questa vita, noi riceviamo nell'altra l'eterna ricompensa» (Oratio).


Bartolomeo Colombo, Decapitazione dei Santi Mario, Marta, Audiface e Abaco,
Cappella dei Martiri Persiani, Duomo di Tivoli (Lazio), XVII sec.


Canuto IV (in danese: Kund), figlio illegittimo del re danese Sweyn II Estridsson Ulfsson, nato verso il 1040, illustre per fede, pietà e onestà di costumi, diede prova della sua esimia santità dalla più tenera età. Conseguito lo scettro paterno con somma acclamazione di tutti nel 1080, iniziò ad applicarsi con tutte le proprie forze nel promuovere la fede cattolica nel suo Regno, a costruire numerose Chiese che colmò anche di beni, e a fornire le cose più preziose per la sacra suppellettile. Istituì, inoltre, una sorte di sostentamento del clero e trasferì gran parte del potere dai conti ai vescovi che vennero investiti anche di cariche temporali. Quindi infiammato dallo zelo di propagare la fede cattolica, quando affrontò i regni barbari in giusta battaglia, soggiogò le nazioni vinte e sottomesse alla legge cristiana. Illustre ancora per moltissime vittorie e arricchito abbondantemente di beni, rinunciò al diadema regale ai piedi di Cristo crocifisso, assoggettando se stesso e il Regno a colui che è il Re dei re e il Signore dei signori. Castigò il suo corpo con digiuni, cilici e flagelli. Assiduo nell'orazione e nella contemplazione, fu sempre prodigo verso i poveri e generoso verso tutti, né deviò mai dalla strada della giustizia e della legge divina.
Ispirato da queste ed altre virtù, il santo Re si affrettava al raggiungimento della suprema vetta della perfezione. Però avvenne che il regno di Inghilterra fosse invaso da Guglielmo, duca di Normandia, con un formidabile esercito. Implorando gli Angli il soccorso dei Danesi, allorché il Re decretò di soccorrerli, affidò la spedizione di guerra al fratello Olaf. Questi, sedotto dalla bramosia di regnare, nel 1085, volse le armi a danno del Re, dopo che furono incitati soldati e popolo contro di lui. E non mancarono fomenti alla ribellione: poiché il Re infatti aveva decretato, con le leggi emanate, che le decime fossero abolite alle Chiese, fossero osservati i precetti di Dio e della Chiesa e i trasgressori fossero puniti, molti uomini inaspriti, depravati e scellerati, iniziarono dapprima per di più a provocare disordini, poi ad agitare la folla, ed infine a tramare di assassinare il santissimo Re.
Sapendo dunque il Re, presago delle cose future, che la morte gli era imminente a causa della giustizia, essendogli essa stata preannunziata, si recò nella chiesa di Sant'Albano martire presso Odense così come a luogo di battaglia: fortificato anche dai Sacramenti, presentava la sua lotta al Signore. Subito approssimandosi lì la moltitudine dei congiurati, essi tentarono di appiccare il fuoco alla chiesa, di sfondare la porta e di irrompere in essa. Non potendo conseguire ciò, essi, accedendovi dalle finestre, non desistettero di scagliare con gran foga sassi e frecce al santo Re, che pregava in ginocchio per i suoi nemici; finché a colpi di sassi e dardi, stramazzando con le braccia distese davanti all'altare, fu coronato da un glorioso martirio, il 10 luglio 1086, quando sedeva sul trono apostolico papa Vittore III. Insieme al santo Re furono uccisi anche suo fratello Benedikt e otto suoi seguaci.
Iddio illustrò sin da subito il suo santo Martire con molti miracoli. Infatti, la Danimarca, oppressa da una grave carestia e da diverse calamità, espiò le pene del sacrilegio perpetrato. Molti, afflitti anche da vari languori, conseguirono rimedio e incolumità alla sua tomba. Allorché la Regina tentò di sottrarre segretamente il suo sacro corpo nottetempo e di trasferirlo altrove, atterrita dallo splendore straordinario emesso dal cielo, desisté dal proposito.
Papa Pasquale II approvò già il suo culto nel 1101, a seguito delle pressioni degli inviati del re di Danimarca Eric III. Nel 1300 i resti del suo corpo e quelli del fratello furono trasferiti nella Cattedrale di San Canuto, sempre a Odense.


Christian Albrecht von Benzon, Morte di San Canuto, Fyns Kunstmuseum, Odense, Danimarca, 1843.


INTROITUS
Ps 67:4. Justi epuléntur et exsúltent in conspéctu Dei et delecténtur in laetítia. Ps 67:2. Exsúrgat Deus, et dissipéntur inimíci ejus: et fúgiant qui odérunt eum, a fácie ejus. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Justi epuléntur et exsúltent in conspéctu Dei et delecténtur in laetítia.

Ps 67:4. I giusti banchettino ed esultino innanzi a Dio e gioiscano in letizia. Ps 67:2. Sorga Dio e i suoi nemici si disperdano; e quelli che lo odiano, fuggano dal suo Volto. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. I giusti banchettino ed esultino innanzi a Dio e gioiscano in letizia.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Exáudi, Dómine, pópulum tuum cum Sanctórum tuórum patrocínio supplicántem: ut et temporális vitae nos tríbuas pace gaudére; et aetérnae reperíre subsídium. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ascolta, o Signore, il tuo popolo, che ti supplica confidando nel patrocinio dei tuoi santi, e fa', che godiamo pace nella vita presente e troviamo aiuto per la eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione di San Canuto IV, Re e Martire.

Orémus.
Deus, qui ad illustrándam Ecclésiam tuam beátum Canútum regem martýrii palma et gloriósis miráculis decoráre dignátus es: concéde propítius; ut, sicut ipse Domínicae passiónis imitátor fuit, ita nos, per ejus vestígia gradiéntes, ad gáudia sempitérna perveníre mereámur. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che per la gloria della tua Chiesa, decorasti il beato re Canuto della palma del martirio e di gloriosi miracoli; concedi, propizio, che come egli fu imitatore della passione del Signore, così noi, seguendo le sue vestigia, meritiamo di giungere ai gaudi eterni. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Gli Ebrei convertiti al cristianesimo erano stati soggetti a grandi sofferenze e a crudeli persecuzioni. Non solo avevano sopportato senza cedere, ma avevano anche incoraggiato gli altri cristiani pur essi perseguitati per la giustizia. San Paolo ricorda loro che devono perseverare con grande spirito di fede in Gesù, che presto verrà a ricompensarli.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Hebraeos.
Hebr 10:32-38.
Fratres: Rememorámini prístinos dies, in quibus illumináti magnum certámen sustinuístis passiónum; et in áltero quidem oppróbriis et tribulatiónibus spectáculum facti: in áltero autem sócii táliter conversántium effécti. Nam et vinctis compássi estis, et rapínam bonórum vestrórum cum gáudio suscepístis, cognoscéntes vos habére meliórem et manéntem substántiam. Nolíte itaque amíttere confidéntiam vestram, quae magnam habet remuneratiónem. Patiéntia enim vobis necessária est: ut, voluntátem Dei faciéntes, reportétis promissiónem. Adhuc enim módicum aliquántulum, qui ventúrus est, véniet, et non tardábit. Justus autem meus ex fide vivit.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo agli Ebrei.
Hebr 10:32-38.
Fratelli, richiamate alla memoria quei primi giorni in cui, appena illuminati dal Vangelo, doveste sostenere grande lotta di sofferenze; ora esposti a ludibrio di tutti con tormenti ed ignominia, ora divenendo compagni di chi era in tale stato. Voi infatti foste compassionevoli verso i carcerati e con gioia accettaste la confisca dei vostri beni, sapendo di aver beni migliori e più duraturi. Non vogliate pertanto perdere quella vostra fiducia, alla quale è riserbata grande ricompensa. Per voi, infatti, è necessaria la pazienza, affinché, facendo la volontà di Dio, possiate conseguire ciò che vi è stato promesso; poiché ancora un tantino, e chi ha da venire verrà, e non tarderà. Infatti il giusto, come l'intendo io, vive di fede.

GRADUALE
Sap 3:1; 3:2; 3:3. Justórum ánimae in manu Dei sunt: et non tanget illos torméntum malítiae. ℣. Visi sunt óculis insipiéntium mori: illi autem sunt in pace.

Sap 3:1; 3:2; 3:3. I giusti sono nelle mani di Dio e non li toccherà il tormento della malvagità. ℣. Parvero morire agli occhi degli stolti: invece essi sono nella pace.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 67:36. ℣. Mirábilis Deus noster in Sanctis suis. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 67:36. ℣. Il nostro Dio è ammirabile nei suoi santi. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 125:5-6. Qui séminant in lácrimis, in gáudio metent. ℣. Eúntes ibant et flébant, mitténtes sémina sua. ℣. Veniéntes autem vénient cum exsultatióne, portántes manípulos suos.

Ps 125:5-6. Chi semina nelle lacrime, mieterà nel gaudio. ℣. Nell'andare procedevano piangendo e portando il seme da gettare. ℣. Ma nel tornare verranno cantando e portando i propri covoni.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 24:3-13.
In illo témpore: Sedénte Jesu super montem Olivéti, accessérunt ad eum discípuli secréto, dicéntes: Dic nobis, quando haec erunt? et quod signum advéntus tui et consummatiónis saeculi? Et respóndens Jesus, dixit eis: Vidéte, ne quis vos sedúcat. Multi enim vénient in nómine meo, dicéntes: Ego sum Christus: et multos sedúcent. Auditúri enim estis praelia et opiniónes proeliórum. Vidéte, ne turbémini. Opórtet enim haec fíeri, sed nondum est finis. Consúrget enim gens in gentem, et regnum in regnum, et erunt pestiléntiae et fames et terraemótus per loca. Haec autem ómnia inítia sunt dolórum. Tunc tradent vos in tribulatiónem et occídent vos: et éritis odio ómnibus géntibus propter nomen meum. Et tunc scandalizabúntur multi, et ínvicem tradent, et odio habébunt ínvicem. Et multi pseudoprophétae surgent, et sedúcent multos. Et quóniam abundávit iníquitas, refrigéscet cáritas multórum. Qui autem perseveráverit usque in finem, hic salvus erit.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 24:3-13.
In quel tempo, stando Gesù sul monte degli Ulivi, i discepoli vennero a Lui in disparte e gli dissero: Spiegaci, quando avverranno queste cose? E quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo? E Gesù rispose loro: Badate che nessuno vi seduca perché molti verranno in nome mio a dire: Io sono il Cristo; e sedurranno molti. Udrete poi parlar di guerre e di rumori di guerre; badate, non vi turbate! Poiché bisogna che ciò avvenga, ma non è ancora la fine. Ché si solleverà popolo contro popolo, e regno contro regno, e vi saranno pestilenze, carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo non è che il principio dei dolori. Allora vi consegneranno per i supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutte le genti a cagione del mio nome. E allora molti si scandalizzeranno e si denunzieranno a vicenda e si odieranno l'un l'altro. E sorgeranno tanti falsi profeti che sedurranno molti. E per il moltiplicarsi dell'iniquità si raffredderà la carità dei più. Ma chi avrà perseverato sino alla fine, sarà salvo.

OFFERTORIUM
Ps 123:7. Anima nostra, sicut passer, erépta est de láqueo venántium: láqueus contrítus est, et nos liberáti sumus.

Ps 123:7. L'anima nostra come passero è sfuggita al laccio del cacciatore; il laccio si spezzò e noi fummo liberi.

SECRETA
Preces, Dómine, tuórum réspice oblationésque fidélium: ut et tibi gratae sint pro tuórum festivitáte Sanctórum, et nobis cónferant tuae propitiatiónis auxílium. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Riguarda, o Signore, alle preghiere e alle offerte dei tuoi fedeli, affinché siano a te gradite nella festa dei tuoi santi e a noi portino l'aiuto della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione di San Canuto IV, Re e Martire.

Accépta sit in conspéctu tuo, Dómine, nostra devótio: et ejus nobis fiat supplicatióne salutáris, pro cujus solemnitáte defértur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, riesca gradito al tuo cospetto l'ossequio della nostra devozione, e sia a noi di salvezza per le preghiere di colui nella cui solennità te lo presentiamo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 12:4. Dico autem vobis amícis meis: Ne terreámini ab his, qui vos persequúntur.

Luc 12:4. A voi, amici miei, io dico: non abbiate timore di quelli che vi perseguitano.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Sanctórum tuórum, Dómine, intercessióne placátus: praesta, quaesumus; ut, quae temporáli celebrámus actióne, perpétua salvatióne capiámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Placato, o Signore, dall'intercessione dei tuoi santi, fa' che quanto celebriamo con azione temporale, lo conseguiamo nell'eterna salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Si fa la commemorazione di San Canuto IV, Re e Martire.

Orémus.
Refécti participatióne múneris sacri, quaesumus, Dómine, Deus noster: ut, cujus exséquimur cultum, intercedénte beáto Canúto Mártyre tuo, sentiámus efféctum. Per Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ristorati dalla partecipazione a questo sacramento ti preghiamo, o Signore nostro Dio, affinché per l'intercessione del beato Canuto martire tuo, sentiamo l'effetto duraturo del sacrificio celebrato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.