giovedì 17 gennaio 2019

Sant'Antonio, Abate

Doppio.
Paramenti bianchi.

Dopo San Paolo, il padre degli anacoreti, celebrato il 15 gennaio, la Santa Chiesa ci invita oggi ad onorare Sant'Antonio, il padre dei cenobiti, la cui vita ci è nota soprattutto attraverso la Vita Antonii, opera agiografica scritta da Sant'Atanasio, vescovo di Alessandria, che conobbe Antonio e fu da lui coadiuvato nella lotta contro l'arianesimo.
Antonio nacque verso il 250 da una famiglia nobile e cristiana di agricoltori nel villaggio di Coma, attuale Qumans in Egitto. Verso i 18-20 anni rimase orfano dei genitori, con un ricco patrimonio da amministrare e con una sorella minore da educare. Un giorno entrando in chiesa e avendo udito quelle parole del Vangelo: «Se vuoi essere perfetto, va' e vendi quanto hai, e dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi» (Matt 19:21), come se fossero rivolte a se stesso, credé dover subito ubbidire a Cristo Signore. Venduto pertanto ogni suo avere e distribuitone tutto il danaro ai poveri, e affidata la sorella a una comunità di vergini, libero allora da ogni impedimento, intraprese a menare sulla terra un genere di vita celeste: si dedicò alla vita ascetica dapprima davanti alla sua casa, poi nel deserto al di fuori del paese. Ma siccome discendeva nell'arena ad un pericoloso combattimento, stimò dover aggiungere allo scudo della fede onde era armato, il sussidio delle altre virtù; e si accese di tanto ardore per acquistarle, che si sforzava d'imitare chiunque gli sembrasse eccellere in qualche virtù.
Francisco de Zurbaran, Sant'Antonio Abate,
1664.
Nessuno pertanto fu più continente di lui, nessuno più vigilante. Nella pazienza, nella dolcezza, nella misericordia, nell'umiltà, nel lavoro, nello studio delle divine Scritture superava tutti. Aveva tale orrore d'incontrarsi e di parlare cogli eretici e scismatici, specie se Ariani, che diceva non doversi neppure avvicinarli. Dormiva per terra quando ve lo costringeva un necessario sonno. Amò così il digiuno, che non mangiava prima del tramonto del sole, e non spegneva la sete che coll'acqua; né si rifocillava con alcun cibo o bevanda prima del tramonto del sole, e spesso anche si asteneva dal cibo per due giorni; spessissimo passava la notte in preghiera. Antonio divenuto così un vero soldato di Dio, il nemico del genere umano assalì il santissimo giovane con varie tentazioni, ch'egli vinse col digiuno e coll'orazione. Ma nonostante le sue numerose vittorie su satana, Antonio non si credeva sicuro, perché conosceva le innumerevoli arti di nuocere del diavolo.
Perciò, nel 285 si ritirò in una vastissima solitudine dell'Egitto, in una fortezza romana abbandonata con una fonte sorgiva sul monte Pispir, dove progredendo ogni giorno nella cristiana perfezione, giunse a disprezzare talmente i demoni - i cui assalti erano tanto più violenti quanto più Antonio diveniva forte a resistere - fino a rimproverarli della loro debolezza. La sua santità attirò ben presto le anime desiderose di veder trionfare in loro, con una più grande perfezione, la regalità divina del Cristo. Legislatore novello, egli diede loro «la dottrina e la regola di vita che aveva ricevuto da Dio nella preghiera» (Epistola). A Sant'Antonio, primo degli abati, risale l'istituzione della vita monastica in comune (cenobio), nella quale si formano le anime di elezione, sempre pronte, come il loro padre in Dio, a ricevere il Signore, quando verrà a trarle di questo mondo (Evangelium). Antonio sovente eccitava i suoi discepoli a combattere contro il diavolo, e insegnava loro con quali armi poter vincere: «Credete a me, fratelli, diceva, satana teme le pie veglie, le preghiere, i digiuni, la povertà volontaria, la misericordia e l'umiltà, massimamente poi l'amore ardente a Cristo Signore, al cui solo segno della santissima croce fugge spossato». Egli poi divenne sì formidabile ai demoni, che molti posseduti da essi nell'Egitto, invocato il nome di Antonio, erano subito liberati.
Nel 311, durante la persecuzione dell'imperatore Massimino Daia, Antonio tornò ad Alessandria per sostenere e confortare i martiri. Non fu oggetto di persecuzioni personali. In quell'occasione il suo amico Sant'Atanasio scrisse una lettera all'imperatore Costantino I per intercedere nei suoi confronti. Tornata la pace, Antonio, pur sostenendo una delle lotte più rudi contro l'arianesimo, e con Sant'Atanasio, che l'onorava della sua amicizia, difendendo vittoriosamente il dogma della divinità di Cristo, visse i suoi ultimi anni nel deserto della Tebaide, nell'Alto Egitto, pregando e coltivando un piccolo orto per il proprio sostentamento. Era tanta la fama della sua santità, che l'imperatore Costantino Magno e i suoi figli si raccomandavano per lettera alle sue preghiere.
Giunto infine all'età di centocinque anni, avendo già innumerevoli imitatori del genere di vita che egli aveva istituito, radunati i suoi monaci e date loro istruzioni sulla regola perfetta della vita cristiana, illustre per santità e miracoli se ne andò in cielo, il 17 gennaio 356. Venne sepolto dai suoi discepoli in un luogo segreto.
Dopo il ritrovamento del luogo di sepoltura nel deserto egiziano per divina rivelazione, le reliquie furono prima traslate nella città di Alessandria e sepolte nella chiesa di San Giovanni Battista, intorno alla metà del VI secolo, al tempo dell'imperatore Giustiniano. Poi, a seguito dell'occupazione araba dell'Egitto, furono portate a Costantinopoli (670 circa). Nell'XI secolo il nobile francese Jaucelin (Joselino), signore di Châteauneuf, nella diocesi di Vienne, le ottenne in dono dall'imperatore di Costantinopoli e le portò in Francia nel Delfinato. Qui il nobile Guigues de Didier fece poi costruire, nel villaggio di La Motte aux Bois che in seguito prese il nome di Saint-Antoine-l'Abbaye, una chiesa che accolse le reliquie poste sotto la tutela del priorato benedettino che faceva capo all'abbazia di Montmajour (vicino ad Arles, in Provenza, Francia).
Manifestiamo, ad imitazione di Sant'Antonio, la nostra partecipazione alla divinità di Nostro Signore Gesù Cristo con la perfezione della nostra vita.


Mattia Preti, Sant'Antonio Abate, Collezione d'Arte M (privata), 1628 circa. 


Meditando la dottrina celeste, i Santi hanno compreso che la prosperità dei cattivi è ingannatrice e che solo i giusti sono veramente felici.

INTROITUS
Ps 36:30-31. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus. Ps 36:1. Noli aemulári in malignántibus: neque zeláveris faciéntes iniquitátem. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus.

Ps 36:30-31. La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio. Ps 36:1. Non invidiare i malvagi e non essere geloso degli operatori di iniquità. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Intercessio nos, quaesumus Domine, beati Antonii Abbatis commendet: ut, quod nostris meritis non valemus, ejus patrocinio assequamur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
L'intercessione del beato Antonio Abate ci raccomandi presso di Te, o Signore, affinché per il suo patrocinio otteniamo ciò che non possiamo conseguire con i nostri meriti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Come Mosè, i Santi Abati, superiori di monasteri, ebbero spesso un grande ascendente sulla società del loro tempo e sempre si sono distinti per la loro fede e per la loro mansuetudine.

LECTIO
Lectio libri Sapientiae.
Eccli 45:1-6.
Diléctus Deo et homínibus, cujus memória in benedictióne est. Símilem illum fecit in glória sanctórum, et magnificávit eum in timóre inimicórum, et in verbis suis monstra placávit. Gloríficávit illum in conspéctu regum, et jussit illi coram pópulo suo, et osténdit illi glóriam suam. In fide et lenitáte ipsíus sanctum fecit illum, et elégit eum ex omni carne. Audívit enim eum et vocem ipsíus, et indúxit illum in nubem. Et dedit illi coram praecépta, et legem vitae et disciplínae.

Lettura del libro della Sapienza.
Eccli 45:1-6.
Fu amato da Dio e dagli uomini: il suo ricordo è benedizione. Lo rese glorioso come i santi e lo rese grande a timore dei nemici. Per la sua parola fece cessare i prodigi e lo glorificò davanti ai re; gli diede autorità sul suo popolo e gli mostrò una parte della sua gloria. Lo santificò nella fedeltà e nella mansuetudine; lo scelse fra tutti i viventi. Gli fece udire la sua voce; lo introdusse nella nube oscura e gli diede a faccia a faccia i comandamenti, legge di vita e di intelligenza.

GRADUALE
Ps 20:4-5. Dómine, praevenísti eum in benedictiónibus dulcédinis: posuísti in cápite ejus corónam de lápide pretióso. ℣. Vitam pétiit a te, et tribuísti ei longitúdinem diérum in saeculum saeculi.

Ps 20:4-5. Lo hai prevenuto, Signore, con dolci benedizioni: hai posto sul suo capo una corona di gemme preziose. ℣. Vita ti ha chiesto, a lui l'hai concessa, lunghi giorni in eterno, senza fine.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 91:13. ℣. Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 91:13. ℣. Il giusto fiorirà come palma e crescerà come un cedro del Libano. Alleluia.

Gli orientali, usando lunghe vesti, le raccoglievano ai fianchi con cintura, allorché lavoravano, per essere più spediti nei loro movimenti. Dovendo attendere di notte il padrone, i servi stavano pronti colle lampade accese. Così i santi furono spediti nel bene e si tennero pronti alla venuta del Signore.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 12:35-40.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Sint lumbi vestri praecíncti, et lucernae ardéntes in mánibus vestris, et vos símiles homínibus exspectántibus dóminum suum, quando revertátur a núptiis: ut, cum vénerit et pulsáverit, conféstim apériant ei. Beáti servi illi, quos, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántes: amen, dico vobis, quod praecínget se, et fáciet illos discúmbere, et tránsiens ministrábit illis. Et si vénerit in secúnda vigília, et si in tértia vigília vénerit, et ita invénerit, beáti sunt servi illi. Hoc autem scitóte, quóniam, si sciret paterfamílias, qua hora fur veníret, vigiláret útique, et non síneret pérfodi domum suam. Et vos estóte paráti, quia, qua hora non putátis, Fílius hóminis véniet.

Seguito del santo Vangelo secondo Luca.
Luc 12:35-40.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: I vostri fianchi siano cinti ed accese nelle vostre mani le lucerne, come coloro che aspettano il loro padrone quando torni da nozze, per aprirgli appena giunge e picchia. Beati quei servi che il padrone, arrivando, troverà desti. In verità vi dico, che, cintosi, li farà sedere a tavola e si metterà a servirli. E se giungerà alla seconda vigilia e se giungerà alla terza vigilia e li troverà così, beati loro! Sappiate però che se il padrone conoscesse in qual ora viene il ladro, veglierebbe senza dubbio, e non si lascerebbe sfondare la casa. E anche voi tenetevi pronti, perché, nell'ora che non pensate, verrà il Figlio dell'uomo.

Omelia di San Gregorio, Papa.
Omelia 13 sui Vangeli.
La lettura del santo Vangelo, fratelli carissimi, è chiara. Ma affinché, per la sua stessa semplicità, non sembri a qualcuno troppo elevata, esaminiamola brevemente in modo che la sua esposizione sia chiara per quelli che la ignorano, senza essere gravosa per quelli che la conoscono. Il Signore dice: Siano cinti i vostri fianchi. Noi cingiamo i fianchi, quando freniamo con la continenza i movimenti della carne. Ma poiché è poco astenersi dal male, se ciascuno non si applica ancora, e con assidui sforzi, a fare il bene, subito si aggiunge: e le lucerne siano accese nelle vostre mani. Noi teniamo in mano le lucerne accese, quando diamo al nostro prossimo con le buone opere esempi che lo illuminano. A proposito di tali opere il Signore dice: La vostra luce risplenda davanti agli uomini, affinché essi vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.
Sono due quindi le cose che vengono comandate: cingere i fianchi e tenere le lucerne, cioè la castità deve risplendere nel nostro corpo e la luce della verità nelle nostre opere. Infatti l'una cosa senza l'altra non può assolutamente essere gradita al nostro Redentore: né colui che compie opere buone, finché non abbandoni le sozzure della lussuria, né colui che eccelle per la sua castità ma non si esercita nelle opere buone. Né la castità dunque è una grande virtù senza le opere buone, né le opere buone possono valere qualcosa senza la castità. Ma anche se si osservano i due comandamenti, rimane il dovere, per chiunque si tratti, di tendere con la speranza alla patria superna e di non star lontano in alcun modo dai vizi soltanto per l'onore di questo mondo.
E voi siate come coloro che aspettano il loro padrone quando torni dalle nozze, per aprirgli subito appena giungerà e picchierà alla porta. Il Signore in verità viene quando si affretta al giudizio; picchia poi quando, con gli affanni della malattia, ci avverte che ormai la morte è vicina. Noi gli apriamo subito, se lo riceviamo con amore. Non vuole infatti aprire al giudice che picchia, colui che ha paura di uscire dal corpo e ha timore di vedere questo giudice, che ricorda di aver disprezzato. Ma chi è tranquillo per la sua speranza e per il suo modo di agire, apre subito a chi picchia, perché accoglie con gioia il giudice; e, quando è vicino il tempo della morte, egli si rallegra pensando ad una gloriosa retribuzione.

OFFERTORIUM
Ps 20:3; 20:4. Desidérium ánimae ejus tribuísti ei, Dómine, et voluntáte labiórum ejus non fraudásti eum: posuísti in cápite ejus corónam de lápide pretióso.

Ps 20:3; 20:4. Hai soddisfatto il desiderio del suo cuore, Signore, non hai respinto il voto delle sue labbra e hai posto sul suo capo una corona di gemme preziose.

SECRETA
Sacris altáribus, Dómine, hóstias superpósitas sanctus Antonius Abbas, quaesumus, in salútem nobis proveníre depóscat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Per intercessione del santo abate Antonio, o Signore, queste offerte deposte sull'altare giovino alla nostra salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Luc 12:42. Fidélis servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in témpore trítici mensúram.

Luc 12:42. Fedele e saggio è il servitore che il Signore ha preposto alla sua casa: perché al tempo conveniente dia il cibo che spetta a ciascuno.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Prótegat nos, Dómine, cum tui perceptióne sacraménti beátus Antonius Abbas, pro nobis intercedéndo: ut et conversatiónis ejus experiámur insígnia, et intercessiónis percipiámus suffrágia. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ci protegga, o Signore, insieme al tuo sacramento che abbiamo ricevuto l'intercessione del beato Antonio abate, affinché della sua vita seguiamo gli esempi e della sua protezione sentiamo gli effetti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.