martedì 19 febbraio 2019

Martedì di Settuagesima: Festa dell'Orazione di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Orto sul Monte degli Ulivi

Doppio maggiore.
Paramenti rossi.

Orazione e Agonia di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Orto di Getsemani. 
Il lungo periodo che dalla Domenica di Settuagesima ci porta a Pasqua prevede la contemplazione dei misteri della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo e la venerazione degli strumenti impiegati durante la medesima. Si inizia, il Martedì di Settuagesima, col mistero dell'Orazione e Agonia di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Orto di Getsemani. Così Sant'Alfonso Maria de' Liguori ci fa contemplare questo mistero: «Il nostro amante Redentore, venuta l'ora della sua morte, si portò nell'orto di Getsemani, in cui da se stesso diede principio alla sua amarissima Passione con dar licenza al timore, al tedio e alla mestizia, che venissero a tormentarlo: Coepit pavere, taedere et maestus esse (Marc. XIV, 33; Matth. XXVI, 37). Cominciò dunque a sentire un gran timore e tedio della morte e delle pene che doveano accompagnarla. Se gli rappresentarono allora i flagelli, le spine, i chiodi, la croce, e non già l'uno dopo l'altro, ma tutti insieme vennero ad affliggerlo, e specialmente se gli fece innanzi quella morte desolata, che dovea patire abbandonato da ogni conforto umano e divino. Sicché atterrito alla vista dell'orrido apparato di tanti strazi ed ignominie, prega l'Eterno Padre che ne lo liberi: Pater mi, si possibile est, transeat a me calix iste (Matth. XXVI, 29). Ma come? non era Gesù quegli che tanto avea desiderato di patire e morire per gli uomini, dicendo: Baptismo habeo baptizari, et quomodo coarctor usquedum perficiatur? (Luc. XII, 50). E come poi così teme queste pene e questa morte? Ah che ben egli volea morire per noi: ma acciocché non pensassimo ch'esso per virtù della sua divinità morisse senza pena, perciò fece quella preghiera al Padre, per farci conoscere che non solo moriva per nostro amore, ma moriva con una morte sì tormentosa, che grandemente lo spaventava» (Sant'Alfonso Maria de' Liguori, Meditazioni sulla Passione di Gesù Cristo per ciascun giorno della settimana, Pel Lunedì, I).
(Cfr. L'Orazione di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Orto degli Ulivi, blog Tradidi quod et accepi)

Dal Trattato di San Cipriano, Vescovo e Martire.
Sull'Orazione del Signore.
Non solo con le parole ma anche con i fatti il Signore ci insegnò a pregare, pregando egli stesso frequentemente e supplicando, e mostrando col suo esempio ciò che bisogna che noi facciamo, come sta scritto: Ed egli si ritirò nel deserto per adorare [il Padre]. E ancora: Andò a pregare sul monte e stette tutta la notte a pregare Dio. Che se egli, che era senza peccato, pregava, quanto più bisogna che preghiamo noi peccatori? E se lui vegliò tutta la notte in continuata preghiera, quanto più noi dobbiamo frequentare la preghiera e le veglie notturne? Pregava il Signore, ma non per sé: perché avrebbe pregato per se stesso lui che era innocente? Ma per i nostri peccati pregava, come egli stesso dichiara, quando dice a Pietro: Ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano, ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede. E poi prega il Padre per tutti dicendo: Non prego per questi soltanto, ma anche per quelli che per la parola di questi crederanno in me, affinché tutti siano una cosa sola come tu, Padre, in me ed io in te, affinché anche essi siano in noi una cosa sola.

Dai Commentari di Sant'Anselmo, Vescovo.
Sull'Epistola agli Ebrei cap. 5.
Come vero Pontefice offrì preghiere; infatti nel Vangelo spesso si legge aver pregato e soprattutto in Luca, che in lui descrisse la persona del sacerdote. Ma tutte le cose che fece nella sua carne mortale, le preghiere e le suppliche, furono in favore degli uomini. Durante tutta la sua vita pregò il Padre per la resurrezione della sua carne, e per la nostra salvezza, e nell'incalzare della passione offrì suppliche, cioè umilissime e pressantissime preghiere con cuore sommamente devoto e con affetto, quando in preda all'agonia pregava ancor più intensamente e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. E queste preghiere e suppliche le offrì, cioè le presentò davanti al Padre perché fosse esaudito lui che le presentava. Le offrì a colui che poteva salvarlo dalla morte, ossia resuscitarlo; a colui che conobbe capace di salvarlo, cioè di farlo immortale ed impassibile, strappandolo alla morte, affinché la sua anima non restasse nell'inferno e la carne non si putrefacesse nel sepolcro.
E le offrì con grandi grida, cioè con una fortissima ed efficacissima intenzione di pia devozione, come quando pregava più intensamente e anche con lacrime; perché in quell'intensa orazione s'ha da credere che abbia effuso lacrime, quando pure scorrevano dal suo corpo gocce di sudore sanguigno, e fu esaudito perché quello che aveva chiesto lo ricevette nella resurrezione. Fu esaudito, cioè fra tutti gli altri fu ascoltato, perché dopo la milizia del suo sforzo fu sublimato dal Padre al di sopra di ogni creatura, e questo per la riverenza di lui, cioè, conforme al fatto che come Figlio di Dio egli è degno di riverenza e venerazione, oppure per la sua riverenza verso Dio, cioè a motivo del fatto che egli su tutto ha riverito e onorato il Padre. Oppure per la sua riverenza, cioè come ha meritato la sua religione. Anche l'effusione del suo sangue può essere interpretata come grande grido che fu esaudito per la riverenza della stessa passione. Riverenza è il fatto che senza peccato patì per amore soltanto.


Matthias Stomer, Agonia di Gesù nel Getsemani, Staatliche Museen, Berlino, Germania, XVII sec.


INTROITUS
Ps 54:5-6. Cor meum conturbátum est in me, et formído mortis cécidit super me. Timor et tremor venérunt super me. Ps 68:2. Salvum me fac, Deus, quóniam intravérunt aquae usque ad ánimam meam. ℣. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ℞. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Cor meum conturbátum est in me, et formído mortis cécidit super me. Timor et tremor venérunt super me.

Ps 54:5-6. Dentro di me freme il mio cuore, piombano su di me terrori di morte. Timore e spavento mi invadono. Ps 68:2. Salvami, o Dio, perché l'acqua è penetrata fino alla mia anima. ℣. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. ℞. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Dentro di me freme il mio cuore, piombano su di me terrori di morte. Timore e spavento mi invadono.

ORATIO
Orémus.
Dómine Jesu Christe, qui in horto verbo et exémplo nos oráre docuísti, ad tentatiónum perícula superánda: concéde propítius, ut nos, oratióni semper inténti, ejus copiósum fructum cónsequi mereámur: Qui vivis et regnas cum Deo Patre in unitáte Spíritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Signore Gesù Cristo, che nell'orto, con le parole e con l'esempio, ci insegnasti a pregare per superare i pericoli delle tentazioni, concedici propizio, che, sempre intenti all'orazione, meritiamo di conseguirne copioso frutto: Tu che sei Dio e vivi e regni con Dio Padre nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Pauli Apóstoli ad Hebraeos.
Hebr 5:5-10.
Fratres: Christus non semetípsum clarificávit ut Póntifex fíeret: sed qui locútus est ad eum: Fílius meus es tu, ego hódie génui te. Quemádmodum et in álio loco dicit: Tu es Sacérdos in aetérnum secúndum órdinem Melchísedech. Qui in diébus carnis suae preces supplicationésque ad eum, qui possit illum salvum fácere a morte, cum clamóre válido et lácrimis ófferens, exaudítus est pro sua reveréntia: et quidem, cum esset Fílius Dei, dídicit ex iis, quae passust est, obediéntiam: et consummátus, factus est ómnibus obtemperántibus sibi causa salútis aetérnae, appellátus a Deo Póntifex juxta órdinem Melchísedech.

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo agli Ebrei.
Hebr 5:5-10.
Fratelli, Cristo non si arrogò da sé la gloria di diventare Pontefice, ma gliela conferì Colui che gli disse: Mio Figlio sei tu, oggi ti ho generato. Siccome in un altro passo dice: Tu sei Sacerdote per sempre, secondo l'ordine di Melchisedech. Proprio per questo nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a Colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà; pur essendo Figlio di Dio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio Pontefice secondo l'ordine di Melchisedech.

GRADUALE
Ps 87:4-5. Repléta est malis ánima mea, et vita mea inférno appropinquávit. ℣. Aestimátus sum cum descendéntibus in lacum, factus sum sicut homo sine adjutório.

Ps 87:4-5. L'anima mia è ripiena di sventure e la mia vita è vicina all'inferno. ℣. Sono annoverato tra quelli che scendono nella fossa, sono diventato come un uomo senza aiuto.

TRACTUS
Ps 68:17; 68:18. Exáudi me, Dómine, quóniam benígna est misericórdia tua. ℣. Et ne avértas fáciem tuam a púero tuo: quóniam tríbulor, velóciter exáudi me. Ps 21:12. ℣. Ne discésseris a me: quóniam tribulátio próxima est: quóniam non est qui ádjuvet.

Ps 68:17; 68:18. Esaudiscimi, o Signore, poiché la tua misericordia è benigna. ℣. Non distogliere il tuo volto dal tuo servo: poiché sono tribolato, esaudiscimi presto. Ps 21:12. ℣. Da me non stare lontano, poiché la tribolazione è vicina e non vi è chi mi aiuti.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 22:39-44.
In illo témpore: Egréssus Jesus ibat, secúndum consuetúdinem, in montem Olivárum. Secúti sunt autem illum et discípuli. Et cum pervenísset ad locum, dixit illis: Oráte, ne intrétis in tentatiónem. Et ipse avúlsus est ab eis, quantum jactus est lápidis, et pósitis génibus orábat, dicens: Pater, si vis, transfer cálicem istum a me: verúmtamen non mea volúntas, sed tua fiat. Appáruit autem illi Angelus de coelo, confórtans eum. Et factus in agonía, prolíxius orábat. Et factus est sudor ejus, sicut guttae sánguinis decurréntis in terram.

Seguito del santo Vangelo secondo Luca.
Luc 22:39-44.
In quel tempo, Gesù, uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: Pregate, per non entrare in tentazione. Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà. Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra.

Omelia di Sant'Ambrogio, Vescovo.
Libro 10 Commento sul cap. 22 di Luca.
Allontana da me questo calice: come uomo respinge la morte, come Dio mantiene la sua sentenza. Noi dobbiamo infatti morire al mondo, allo scopo di risuscitare a Dio, affinché, secondo la sentenza divina, la legge della maledizione sia soddisfatta con il ritorno della nostra natura nel fango della terra. Quando dice: Non la mia volontà, ma la tua si faccia; egli riferì la sua volontà all'umanità, e quella del Padre alla divinità. È infatti temporale il volere dell'uomo, eterno quello di Dio. Non che la volontà del Padre sia diversa da quella del Figlio: uno solo è il volere, come una è la divinità. Apprendi tuttavia a essere sottomesso a Dio, a non scegliere di tua propria volontà, ma a fare ciò che sai esser gradito a Dio.
Consideriamo ora il significato proprio delle parole. La mia anima, dice, è triste; e altrove: La mia anima è in un estremo turbamento. Non è turbato colui che ha preso l'anima, ma si turba l'anima che egli ha preso. L'anima infatti è soggetta alle passioni, mentre da esse è esente la divinità. Infine: Lo spirito è pronto, ma la carne è debole. Non è il Signore che è triste, ma la sua anima. Non è triste la sapienza, non è triste la sostanza divina, ma l'anima. Egli infatti ha assunto la mia anima, ha assunto il mio corpo. E non mi ha ingannato con l'essere diverso da quanto appariva. Appariva triste e triste era, ma non per la sua passione bensì per la nostra dispersione.
Per questo dice: Io colpirò il pastore e le pecore del gregge saranno disperse. Egli era triste, perché ci lasciava mentre eravamo ancora tanto piccoli. Quanto al resto, la Scrittura ci dimostra con quale coraggio egli si offrì alla morte: dal momento che andò incontro a coloro che lo cercavano, confortò coloro che erano turbati, incoraggiò i trepidanti, si degnò infine di accettare anche il bacio del traditore. E non è contrario alla verità dire che egli era triste anche per i suoi persecutori, in quanto sapeva che essi avrebbero espiato il loro immane sacrilegio nel supplizio. Anche per questo disse: Allontana da me questo calice. Non perché, quale Dio, il Figlio di Dio temeva la morte, ma perché non voleva che i malvagi perissero a causa di se stessi.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 68:2. Salvum me fac, Deus, quóniam intravérunt aquae usque ad ánimam meam.

Ps 68:2. Salvami, o Dio, perché l'acqua è penetrata fino alla mia anima.

SECRETA
Hujus sancti sacrifícii méritis fac nos, quaesumus, Dómine, divína institutióne formátos curam oratióni tam efficáciter impéndere: ut Jesus Christus Fílius tuus, in éxitu nostro vígiles nos et a culpa solútos invéniat: Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Per i meriti di questo santo sacrificio fa', o Signore, che noi, formati da una istruzione divina, ci applichiamo così efficacemente all'orazione, affinché Gesù Cristo, tuo Figlio, ci trovi vigili e senza colpa al momento della nostra morte: Egli che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRAEFATIO DE SANCTA CRUCE
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui salútem humáni géneris in ligno Crucis constituísti: ut, unde mors oriebátur, inde vita resúrgeret: et, qui in ligno vincébat, in ligno quoque vincerétur: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che hai procurato la salvezza del genere umano col legno della Croce: così che da dove venne la morte, di là risorgesse la vita, e chi col legno vinse, dal legno fosse vinto: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Matt 26:41. Vigiláte, et oráte, ut non intrétis in tentatiónem: spíritus quidem promptus est, caro autem infírma.

Matt 26:41. Vegliate e pregate affinché non entriate in tentazione: infatti lo spirito è pronto, ma la carne è debole.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Refécti alimónia coelésti, súpplices te rogámus, Pater omnípotens: ut, per Unigéniti Fílii tui oratiónis virtútem, nos in tantis córporis et ánimae perículis constitúti, ad coeléstia regna secúre perveníre mereámur. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ristorati dall'alimento celeste, ti preghiamo supplichevoli, o Padre onnipotente, onde, in virtù dell'orazione del tuo Figlio Unigenito, noi, che ci troviamo fra tanti pericoli per l'anima e per il corpo, meritiamo di giungere con sicurezza al regno dei cieli. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

lunedì 18 febbraio 2019

Santa Maria Bernarda Soubirous, Vergine

Doppio maggiore.
Paramenti bianchi.

Santa Maria Bernarda Soubirous, al secolo Bernadette, figlia maggiore di una famiglia numerosa di Lourdes, nacque nel borgo pirenaico di Lourdes, al Molino di Boly, il 7 gennaio 1844. I suoi genitori, François Soubirous e Louise Castérot, la battezzarono due giorni più tardi, il 9 gennaio, primo anniversario del loro matrimonio, nella chiesa parrocchiale di San Pietro.
Santa Maria Bernarda Soubirous, al secolo Bernadette.
La santa fanciulla aveva quattordici anni, quando, l'11 febbraio 1858, andata a raccogliere un po' di legna secca nei pressi della grotta di Massabielle, vide apparire una “Signora” nell'insenatura della roccia, sopra una rosa canina. La “Signora” appariva di aspetto giovane e benevolo, ricoperta di una veste e di un velo bianchi come la neve, e cinta di una fascia celeste; una rosa d'oro ne adornava i piedi nudi. La “Signora” che doveva, il 25 marzo 1858, rivelare il suo nome, l'Immacolata Concezione, apparve diciotto volte a Bernadette, dall'11 febbraio al 16 luglio 1858, la qual cosa fu per la povera e pia fanciulla occasione di ogni genere di umiliazioni e di maltrattamenti.
Dopo queste apparizioni, mantenendo intatta la santa umiltà, Bernadette sentì il desiderio di entrare nell'Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo. Turbata dall'interesse che stava richiamando su di sé, la fanciulla si trasferì presso la scuola-convitto di Lourdes tenuta dalle Sorelle della Carità di Nevers, dove imparò a leggere e scrivere. Dal 1860 al 1866, quasi sempre malata, ella rimase a Lourdes come ospite presso le Sorelle dell'Ospizio. Nel luglio 1866, dopo aver dato l'addio in lacrime alla Grotta, Bernadette entrò come postulante nella Congregazione delle Sorelle della Carità e dell'Istruzione cristiana, a Nevers, con lo scopo ben fermo di vivere una vita nascosta e di svanire da questo mondo. Il 29 luglio, ella prese l'abito col nome di Suor Maria Bernarda e, il 30 ottobre 1867, pronunciò i suoi voti di religione.
Quasi costantemente malata anche a Nevers, Bernadette fu nominata aiuto-infermiere nella Casa Madre della Congregazione. Per tredici anni, ella fu molto duramente trattata dalla Superiora Generale che, non credendo alle apparizioni, la considerava «una buona a nulla». Di natura molto sensibile, Bernadette sentì profondamente queste umiliazioni e combatté costantemente per reprimere le vivacità e gli sbalzi di umore del suo temperamento. Durante i suoi ultimi due anni, moltiplicandosi le sofferenze fisiche e morali, Bernadette si offrì a Dio come vittima. Dopo aver svolto con amore il suo servizio, passò al Signore a Nevers, alle tre del pomeriggio del 16 aprile 1879, all'età di trentacinque anni, mentre recitava l'Ave Maria.
Il Sommo Pontefice Pio XI, che già le aveva decretato il culto dei Beati il 14 giugno 1925, l'ascrisse fra i Santi l'8 dicembre 1933, solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. La festa di Santa Maria Bernarda Soubirous si celebra due volte: il 18 febbraio, nell'Ottava dell'Apparizione della Beata Vergine Maria Immacolata a Lourdes, e il 16 aprile, dies natalis della Santa. Il suo venerabile corpo si conserva ancora perfettamente incorrotto nella cappella del Convento di Saint Gildard a Nevers.


Corpo di Santa Maria Bernarda Soubirous dopo l'ultima esumazione (18 aprile 1925)
e prima di essere conservato nell'urna corrente (18 luglio 1925).   


INTROITUS
Ps 44:13; 44:15; 44:16. Vultum tuum deprecabúntur omnes dívites plebis: adducéntur Regi Vírgines post eam: próximae ejus adducéntur tibi in laetítia et exsultatióne. (T.P. Allelúja, allelúja.) Ps 44:2. Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Vultum tuum deprecabúntur omnes dívites plebis: adducéntur Regi Vírgines post eam: próximae ejus adducéntur tibi in laetítia et exsultatióne. (T.P. Allelúja, allelúja.)

Ps 44:13; 44:15; 44:16. Ti rendono omaggio tutti i ricchi del popolo: dietro a lei le vergini sono condotte a te, o Re; le sue compagne ti sono portate con festevole esultanza. (T.P. Alleluia, alleluia.) Ps 44:2. Vibra nel mio cuore un ispirato pensiero, mentre al Sovrano canto il mio poema. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Ti rendono omaggio tutti i ricchi del popolo: dietro a lei le vergini sono condotte a te, o Re; le sue compagne ti sono portate con festevole esultanza. (T.P. Alleluia, alleluia.)

Gloria

ORATIO
Orémus.
Humílium, Deus, protéctor et amátor, qui fámulam tuam Maríam Bernárdam Immaculátae Vírginis Máriae apparitióne et allóquio recreásti: praesta, quaesumus; ut per símplices fídei sémitas, ad tuam in coelis visiónem perveníre mereámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, protettore ed amante degli umili, che hai confortato la tua serva Maria Bernarda per mezzo dell'apparizione e del dialogo con l'Immacolata Vergine Maria: fa' che per le semplici strade della fede meritiamo di giungere a vedere Te nei cieli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

LECTIO
Léctio Isaíae Prophétae.
Is 55:1-3; 55:6-9.
Omnes sitiéntes, veníte ad aquas: et qui non habétis argéntum, properáte, émite et comédite: veníte, émite absque argénto, et absque ulla commutatióne, vinum, et lac. Quare appénditis argéntum non in pánibus, et labórem vestrum non in saturiráte? Audíte audiéntes me, et comédite bonum, et delectábitur in crassitúdine ánima vestra. Inclináte aurem vestram, et veníte ad me: audíte, et vivet ánima vestra, et fériam vobíscum pactum sempitérnum, misericórdias David fidéles. Quaerite Dóminum, dum inveníri potest: invocáte eum, dum prope est. Derelínquat ímpius viam suam, et vir iníquus cogitatiónes suas, et revertátur ad Dóminum: et miserébitur ejus, et ad Deum nostrum: quóniam multus est ad ignoscéndum. Non enim cogitationes meae cogitatiónes vestrae: neque viae vestrae viae meae, dicit Dóminus. Quia sicut exaltántur coeli a terra, sic exaltátae sunt viae meae a viis vestris, et cogitatiónes meae a cogitatiónibus vestris.

Lettura del Profeta Isaia.
Is 55:1-3; 55:6-9.
Voi tutti assetati venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e voi vivrete. Io stabilirò per voi un'alleanza sempiterna, i favori assicurati a Davide. Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L'empio abbandoni la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

GRADUALE
Ps 44:5. Spécie tua et pulchritúdine tua inténde, próspere procéde et regna. . Propter veritátem et mansuetúdinem et justítiam: et dedúcet te mirabíliter déxtera tua.

Ps 44:5. Nello splendore della tua bellezza incedi, avanza trionfante e regna! . Per la verità, la mitezza e la giustizia: la tua destra ti faccia vedere prodigi.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. . Vidi speciósam sicut colúmbam, et circúmdabant eam flores rosárum et lília convállium. Allelúja.

Alleluia, alleluia. . La vidi bella come una colomba e la circondavano i fiori delle rose e i gigli delle valli. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluja e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 44:11; 44:12. Audi, fília, et vide, et inclína aurem tuam: quia concupívit Rex speciem tuam. Ps 44:13; 44:10. . Vultum tuum deprecabúntur omnes dívites plebis: fíliae regum in honóre tuo. Ps 44:15-16. . Adducéntur Regi Vírgines post eam: próximae ejus afferéntur tibi. . Afferéntur in laetítia et exsultatióne: adducéntur in templum Regis.

Ps 44:11; 44:12. Ascolta e guarda, tendi l'orecchio, o figlia: il Re si è invaghito della tua bellezza. Ps 44:13; 44:10. . Ti rendono omaggio tutti i ricchi del popolo, stanno al tuo seguito le figlie dei re. Ps 44:15-16. . Le vergini dietro a lei sono condotte al Re, le sue compagne sono condotte a Te. . Sono condotte con gioia ed esultanza, sono introdotte nel palazzo del Re.

Nel Tempo Pasquale, il Graduale e l'Alleluja sono sostituiti da:

Allelúja, allelúja. . Vidí speciósam sicut colúmbam, et circúmdabant eam flores rosárum et lília convállium. Allelúja. . Veni, elécta mea, et ponam in te thronum meum quia concupívit Rex spéciem tuam. Allelúja.

Alleluia, alleluia. . La vidi bella come una colomba e la circondavano i fiori delle rose e i gigli delle valli. Alleluia. . Vieni, o mia eletta, ch'io ti ponga sul mio trono, poiché s'appassionò il re della tua bellezza. Alleluia.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 13:44-52.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis parábolam hanc: Símile est regnum coelórum thesáuro abscóndito in agro: quem qui invénit homo, abscóndit, et prae gáudio illíus vadit, et vendit univérsa, quae habet, et emit agrum illum. Iterum símile est regnum coelórum hómini negotiatóri, quaerénti bonas margarítas. Invénta autem una pretiósa margaríta, ábiit, et véndidit ómnia, quae hábuit, et emit eam. Iterum símile est regnum coelórum sagénae, missae in mare et ex omni génere píscium congregánti. Quam, cum impléta esset, educéntes, et secus littus sedéntes, elegérunt bonos in vasa, malos autem foras misérunt. Sic erit in consummatióne saeculi: exíbunt Angeli, et separábunt malos de médio justórum, et mittent eos in camínum ignis: ibi erit fletus et stridor déntium. Intellexístis haec ómnia? Dicunt ei: Etiam. Ait illis: Ideo omnis scriba doctus in regno coelórum símilis est hómini patrifamílias, qui profert de thesáuro suo nova et vétera.

Seguito del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 13:44-52.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose? Gli risposero: Sì. Ed egli disse loro: Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche.

OFFERTORIUM
Ps 44:15; 44:16. Afferéntur Regi Vírgines post eam: próximae ejus afferéntur tibi in laetítia et exsultatióne: adducéntur in templum Regi Domino. (T.P. Allelúja.)

Ps 44:15; 44:16. Dopo di lei saranno condotte al Re altre vergini: le sue compagne saranno a te condotte. Ti saranno condotte con gioia ed esultanza: saranno condotte al tempio del Re Signore. (T.P. Alleluia.)

SECRETA
Coeléstem nobis, Dómine, praebeant tua Sancta fervórem, quo beáta Virgo María Bernárda seípsam hóstiam laudis tibi placéntem exhíbuit. Per Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

I tuoi sacramenti, o Signore, ci diano quel celeste fervore per il quale la beata vergine Maria Bernarda si offrì a te quale gradita vittima di lode. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

In Quaresima si dice:

PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui corporáli jejúnio vitia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et praemia: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizi, sollevi la mente, largisci virtù e premi: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

Nel Tempo Pasquale si dice:

PRAEFATIO PASCHALIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre: Te quidem, Dómine, omni témpore, sed in hoc potíssimum gloriósius praedicáre, cum Pascha nostrum immolátus est Christus. Ipse enim verus est Agnus, qui ábstulit peccáta mundi. Qui mortem nostram moriéndo destrúxit et vitam resurgéndo reparávit. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis exércitus hymnum glóriae tuae cánimus, sine fine dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che Te, o Signore, esaltiamo in ogni tempo, ma ancor più gloriosamente in questo tempo in cui, nostro Agnello pasquale, si è immolato il Cristo. Egli infatti è il vero Agnello, che tolse i peccati del mondo. Che morendo distrusse la nostra morte, e risorgendo ristabilì la vita. E perciò con gli Angeli e gli Arcangeli, con i Troni e le Dominazioni, e con tutta la milizia dell'esercito celeste, cantiamo l'inno della tua gloria, dicendo senza fine: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Eccli 39:19. Floréte flores, quasi lílium, et date odórem, et frondéte in grátiam, collaudáte cánticum, et benedícite Dóminum in opéribus suis. (T.P. Allelúja.)

Eccli 39:19. Gettate fiori, come il giglio, e spargete profumo, e gettate amene fronde; intonate un canto di lode e benedite il Signore per tutte le opere sue. (T.P. Alleluia.)

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Sacris, Dómine, recreáti mystériis, quaesumus, ut miram beátae Maríae Bernárdae constántiam aemulántes, patiéntiae praemium cónsequi mereámur aetérnum. Per Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ristorati dai sacri misteri, ti preghiamo, o Signore, che, emulando la mirabile costanza della beata Maria Bernarda, conseguiamo l'eterno premio della pazienza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima si fa la commemorazione della Feria; della quale in fine si legge il Vangelo.

San Simeone, Vescovo e Martire

Semplice.
Paramenti rossi.

Le testimonianze su San Simeone sono limitate alle citazioni tramandate dagli storici Egesippo (uno dei primissimi scrittori cristiani, forse palestinese, giunto a Roma verso la metà del II secolo) ed Eusebio di Cesarea nella sua Historia Ecclesiatica (III, 11).
Simeone, discendente di Davide, figlio di Cleofa e cugino germano del Signore, figura tra i testimoni che videro il Cristo risorto. Dopo il martirio di San Giacomo il Minore, consanguineo del Signore e primo vescovo della Chiesa di Gerusalemme, Simeone fu eletto vescovo dagli ultimi Apostoli ancora in vita per succedergli in quella Chiesa. Con ogni probabilità, egli stesso diresse la partenza dei cristiani di Gerusalemme e il loro ritiro a Pella di Perea, oltre il fiume Giordano, al tempo della distruzione della città santa di Gerusalemme.
Sotto l'imperatore Traiano, Simeone fu denunciato presso il console Claudio Attico, governatore della Giudea, non solamente in quanto cristiano, ma pure in quanto discendente della stirpe di Davide e parente di Cristo. A quel tempo infatti si imprigionavano quanti erano della stipe regale di Davide. Quindi, il santo vegliardo avendo affermato la sua fede con fermezza, fu straziato lungamente con molti supplizi per due giorni e, infine, fu condannato allo stesso genere di supplizio subito dal Signore. Si meravigliarono tutti gli astanti e lo stesso giudice nel vedere come un uomo consunto dagli anni - aveva infatti centoventi anni - sopportasse con tanta fortezza e costanza i crudeli dolori della croce. Ricevette infine la corona di vita, che Dio prepara a coloro che lo amano (Epistola), a Gerusalemme, intorno all'anno 107. Simeone governò la Chiesa di Gerusalemme per quarantatré anni.
Come San Simeone, siamo sempre uniti a Nostro Signore Gesù Cristo, abbandonando in questo tempo di penitenza i nostri peccati.


Martirio di San Simeone di Gerusalemme, Menologion di Basilio II,
Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano, fine X-inizi XI sec.


La Santa Chiesa paragona il Pontefice, che celebriamo, al levita Finees che si mostrò pieno di zelo per la difesa della Legge di Dio. Il versetto loda la pia sollecitudine del re Davide per edificare il tempio.

INTROITUS
Eccli 45:30. Státuit ei Dóminus testaméntum pacis, et príncipem fecit eum: ut sit illi sacerdótii dígnitas in aetérnum. Ps 131:1. Meménto, Dómine, David: et omnis mansuetúdinis ejus. . Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. . Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen. Státuit ei Dóminus testaméntum pacis, et príncipem fecit eum: ut sit illi sacerdótii dígnitas in aetérnum.

Eccli 45:30. Il Signore ha stabilito con lui un'alleanza di pace e ne ha fatto un principe: e così durerà per sempre la sua dignità sacerdotale. Ps 131:1. Ricordati, Signore, di David e di tutta la pietà sua. . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. . Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Il Signore ha stabilito con lui un'alleanza di pace e ne ha fatto un principe: e così durerà per sempre la sua dignità sacerdotale.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Infirmitátem nostram réspice, omnípotens Deus: et, quia pondus própriae actiónis gravat, beáti Simeónis Martyris tui atque Pontíficis intercéssio gloriósa nos prótegat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Riguarda, Dio onnipotente, alla nostra debolezza: e perché il peso del nostro mal operato è grave, ci protegga la gloriosa intercessione del tuo beato Martire e Pontefice Simeone. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima, se si celebra tale festa con rito doppio o semidoppio, si fa la commemorazione della Feria.

Come eco del sermone sulla montagna, San Giacomo dichiara beato colui che sopporta la prova con coraggio. L'eccitamento al male proviene dalla nostra natura corrotta. Dio non è dunque responsabile. Da Lui proviene ogni bene ed è la sua grazia che, sostenendo gli uomini in mezzo alle prove, li fa nascere alla vita soprannaturale.

LECTIO
Léctio Epístolae Beáti Jacóbi Apóstoli.
Jac 1:12-18.
Caríssimi: Beátus vir qui suffert tentatiónem: quóniam cum probátus fúerit, accípiet corónam vitae, quam repromísit Deus diligéntibus se. Nemo cum tentátur, dicat, quóniam a Deo tentátur: Deus enim intentátor malorum est: ipse autem néminem tentat. Unusquísque vero tentátur a concupiscéntia sua abstráctus, et illéctus. Deínde concupiscéntia cum concéperit, parit peccátum: peccátum vero cum consummátum fúerit, génerat mortem. Nolíte ítaque erráre, fratres mei dilectíssimi. Omne datum óptimum, et omne donum perféctum desúrsum est, descéndens a Patre lúminum, apud quem non est transmutátio, nec vicissitúdinis obumbrátio. Voluntárie enim génuit nos verbo veritátis, ut simus inítium áliquod creatúrae ejus.

Lettura dell'Epistola del Beato Giacomo Apostolo.
Jac 1:12-18.
Carissimi, beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché, quando sarà stato provato, riceverà la corona di vita, che il Signore ha promesso a quelli che lo amano. Nessuno, quando è tentato, dica che è tentato da Dio: poiché come Dio non può essere tentato al male, così egli non tenta nessuno. Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza, che lo attrae e lo alletta. Indi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; il peccato poi, consumato che sia, genera la morte. Non vogliate dunque ingannarvi, fratelli miei dilettissimi. Ogni cosa ottima e ogni dono perfetto viene dall'alto, discendendo da quel Padre dei lumi, in cui non è mutamento, né ombra di vicissitudine. Egli infatti di sua volontà ci generò con la parola di verità, affinché noi siamo quali primizie delle sue creature.

GRADUALE
Ps 88:21-23. Invéni David servum meum, óleo sancto meo unxi eum: manus enim mea auxiliábitur ei, et bráchium meum confortábit eum. . Nihil profíciet inimícus in eo, et fílius iniquitátis non nocébit ei.

Ps 88:21-23. Ho trovato Davide mio servo e l'ho unto col mio sacro olio: gli sarà d'aiuto la mia mano e lo rinforzerà il mio braccio. . Nulla potrà su di lui il nemico e non gli nuocerà il figlio dell'iniquità.

ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Ps 109:4. . Tu es sacérdos in aetérnum, secúndum órdinem Melchísedech. Allelúja.

Alleluia, alleluia. Ps 109:4. . Tu sei sacerdote per sempre secondo l'ordine di Melchisedech. Alleluia.

Dopo Settuagesima, omessi l'Alleluia e il suo Versetto, si dice:

TRACTUS
Ps 20:3-4. Desidérium ánimae ejus tribuísti ei: et voluntáte labiórum ejus non fraudásti eum. . Quóniam praevenísti eum in benedictiónibus dulcédinis. . Posuísti in cápite ejus corónam de lápide pretióso.

Ps 20:3-4. Hai adempiuto il desiderio della sua anima e non hai insoddisfatto i voti delle sue labbra. . Infatti l'hai prevenuto con fauste benedizioni. . Gli hai posto in capo una corona di pietre preziose.

Il vero discepolo di Nostro Signore Gesù Cristo pospone i suoi interessi naturali agli interessi di Dio. Non teme dunque la lotta contro i suoi o contro se stesso, lotta che ostacola spesso l'adempimento del proprio dovere di cristiano. Come usa il costruttore prima di iniziare una fabbrica e il re prima di partire per la guerra, il Santo che celebriamo, dopo una matura riflessione, s'è messo per sempre al servizio di Dio e vi è rimasto sempre fedele.

EVANGELIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 14:26-33.
In illo témpore: Dixit Jesus turbis: Si quis venit ad me, et non odit patrem suum, et matrem, et uxórem, et fílios, et fratres, et soróres, adhuc autem et ánimam suam, non potest meus esse discípulus. Et qui non bájulat crucem suam, et venit post me, non potest meus esse discípulus. Quis enim ex vobis volens turrim aedificáre, non prius sedens cómputat sumptus, qui necessárii sunt, si hábeat ad perficiéndum; ne, posteáquam posúerit fundaméntum, et non potúerit perfícere, omnes, qui vident, incípiant illúdere ei, dicéntes: Quia hic homo coepit aedificáre, et non pótuit consummáre? Aut quis rex iturus commíttere bellum advérsus álium regem, non sedens prius cógitat, si possit cum decem míllibus occúrrere ei, qui cum vigínti míllibus venit ad se? Alióquin, adhuc illo longe agénte, legatiónem mittens, rogat ea, quae pacis sunt. Sic ergo omnis ex vobis, qui non renúntiat ómnibus, quae póssidet, non potest meus esse discípulus.

Seguito del santo Vangelo secondo Luca.
Luc 14:26-33.
In quel tempo, Gesù disse alle turbe: Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

OFFERTORIUM
Ps 88:25. Véritas mea et misericórdia mea cum ipso: et in nómine meo exaltábitur cornu ejus.

Ps 88:25. Staranno sempre con lui la mia verità e la mia misericordia: nel mio Nome si innalzerà la sua potenza.

SECRETA
Hóstias tibi, Dómine, beáti Simeónis Mártyris tui atque Pontíficis dicátas méritis, benígnus assúme: et ad perpétuum nobis tríbue proveníre subsídium. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Accetta, o Signore, la vittima consacrata ai meriti del beato Simeone, tuo Martire e Pontefice, e fa' che noi possiamo godere di un aiuto duraturo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima, se si celebra tale festa con rito doppio o semidoppio, si fa la commemorazione della Feria.

PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a Te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni Ti adorano, le Potenze Ti venerano con tremore. A Te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

In Quaresima si dice:

PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA
Vere dignum et justum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, aetérne Deus: Qui corporáli jejúnio vitia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et praemia: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt coeli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizi, sollevi la mente, largisci virtù e premi: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

COMMUNIO
Ps 88:36; 88:37-38. Semel jurávi in sancto meo: Semen ejus in aetérnum manébit: et sedes ejus sicut sol in conspéctu meo, et sicut luna perfécta in aetérnum, et testis in coelo fidélis.

Ps 88:36; 88:37-38. Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre: In eterno durerà la sua discendenza, il suo trono davanti a me quanto il sole, sempre saldo come la luna, testimone fedele nel cielo.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Refécti participatióne múneris sacri, quaesumus, Dómine, Deus noster: ut, cujus exséquimur cultum, intercedénte beáto Simeóne Mártyre tuo atque Pontífice, sentiámus efféctum. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ristorati dalla partecipazione al sacro dono, ti preghiamo, o Signore Iddio nostro, che per l'intercessione del beato Simeone, tuo Martire e Pontefice, sentiamo in noi l'effetto del culto che in suo onore abbiamo compiuto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In Quaresima, se si celebra tale festa con rito doppio o semidoppio, si fa la commemorazione della Feria; della quale in fine si legge il Vangelo.